Local tax, l’ultima porcata

13 Apr 2015

di GIULIO ARRIGHINI

Giù le tasse, scenderemo da quel 43 per cento, annuncia Renzi. Ma certo. Basta allora leggere con attenzione e senza cambiare una virgola l’ultimo rapporto della Cgia di Mestre. Siccome non siamo fessi, guardiamo in faccia il roseo avvenire…

Dal 2016 la Local tax, che sostituira’ l’Imu e la Tasi, assorbira’ il 65% circa delle entrate tributarie comunali. Lo rileva uni studio della Cgia secondo la quale tra le grandi citta’ italiane l’incidenza dovrebbe attestarsi al 69% a Milano, al 66% a Roma, al 57% a Bologna e al 52% a Firenze, Genova e Torino. Abbondantemente al di sotto della media nazionale i risultati emersi a Perugia (47%), a Palermo (45%), a Reggio Calabria (38%) a Venezia (36%) e a Napoli (33%).

Nel calcolare queste incidenze non si è considerato il gettito dell’addizionale comunale Irpef che dovrebbe confluire nelle casse statali in cambio del gettito Imu degli immobili di categoria D (tassati ad aliquota base del 7,6 per mille) che attualmente viene incassato dall’Erario. In alcune citta’ emergono percentuali inferiori al dato medio nazionale. Questo dipende dalla presenza – in fase di transizione – di numerose voci collegate al recupero di gettito di tributi ormai soppressi, ma che figurano ancora tra le entrate. A regime, l’incidenza dovrebbe aumentare anche in questi casi sino a portarsi a un valore attorno al 60%. Per capire il peso della Local tax sono stati analizzati i bilanci dei principali Comuni capoluoghi di regione: dopo aver stimato il gettito delle due imposte che sostituiranno il nuovo tributo è stata calcolata l’incidenza di quest’ultimo sulle entrate tributarie complessive riferite al 2014. “Oltre all’imponente sforzo economico che i proprietari degli immobili sono chiamati a sostenere – spiega Giuseppe Bortolussi segretario Cgia di Mestre – gli italiani sono costretti a farsi carico di un costo addizionale per espletare tutte le operazioni di pagamento che non ha eguali in Europa”. Secondo i dati della Banca Mondiale, per onorare le tasse in Italia sono necessarie 269 ore all’anno, pari a 33 giorni lavorativi. Nell’area dell’ euro solo il Portogallo registra una situazione peggiore della nostra.

“Pertanto – prosegue Bortolussi – ridurre il numero di tributi che grava sulla casa è un provvedimento che va nella direzione giusta, ma non basta. E’ ancor piu’ indispensabile tagliare drasticamente e in misura strutturale il peso fiscale che preme sugli immobili. Ricordo che tra il 2010 e il 2014 la tassazione sulla casa e’ quasi raddoppiata, mentre il valore economico delle abitazioni e’ mediamente sceso di oltre il 16%. Due fenomeni di segno opposto che hanno contribuito a ridurre la ricchezza degli italiani”.

Prendendo come riferimento i dati medi nazionali, infatti, la Cgia ha potuto constatare che in un’abitazione di tipo civile (categoria catastale A2) tra il 2010 e il 2014 il valore di mercato è sceso del 16,4% (da quasi 200.000 a poco meno di 170.000 euro), mentre le imposte ordinarie (cioe’ quelle generalmente versate da tutti i proprietari, come i rifiuti e la Tasi) sono salite del 86% (da 300 a 560 euro). Pertanto, l’ incidenza delle imposte sul valore dell’abitazione è passata dall’1,5 per mille al 3,3 per mille: un incremento del 119%. Gli Artigiani ricordano che le principali imposte comunali attualmente in vigore sono: l’Imu, la Tasi e la Tari che tutte assieme formano la Iuc (Imposta unica comunale). Dopodiché ci sono l’addizionale comunale Irpef, l’Imposta di scopo, l’Imposta di soggiorno, l’imposta sulla pubblicità e i diritti sulle pubbliche affissioni, nonché la tassa/canone sull’occupazione di spazi pubblici. Il processo di semplificazione della normativa fiscale sugli immobili è comunque in corso da qualche anno: i risultati, purtroppo, sono stati deludenti, per non parlare del caos terminologico che si è sviluppato. “La ridda di sigle che abbiamo assistito è stata addirittura imbarazzante. Inizialmente – conclude Bortolussi – si parlava di Service tax, poi di Isi, Imposta per i servizi indivisibili, successivamente di Trise, di Tuc, e infine di Iuc, che attualmente include la Tasi, l’Imu e la Tari. In attesa della Local tax, non ci rimane che incrociare le dita e sperare che gli esperimenti e il dilettantismo di coloro che li hanno compiuti siano finalmente terminati”. Chiederemo asilo politico.

Segretario Indipendenza Lombarda

http://www.lindipendenzanuova.com/local-tax-lultima-porcata/

Local tax, l’ultima porcataultima modifica: 2015-04-14T22:07:56+02:00da davi-luciano
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