9 dicembre, arrivano le condanne: 1 anno e 2 mesi per gli scontri in piazza Castello

Venerdì 10 Aprile 2015 18:58

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Questa mattina presso il Tribunale di Torino si è concluso il processo di primo grado per gli imputati che nel dicembre 2013 presero parte alle mobilitazioni promosse dal “Coordinamento 9 dicembre” e per una settimana bloccarono la città di Torino e i comuni limitrofi. Gli imputati – tra i quali figura Tommaso, un compagno del Collettivo Universitario Autonomo di Torino – erano stati arrestati lo scorso 13 maggio con misure cautelari che andavano dagli arresti domiciliari all’obbligo di firma.

Il carattere intimidatorio dell’operazione è da subito risultato palese: ad essere colpiti, infatti, furono per lo più giovani e studenti delle più diverse estrazioni sociali, utilizzati come un comodo capro espiatorio da una classe politica che, di fronte alla rabbia e alla conflittualità delle giornate di dicembre, espresse viva preoccupazione per una protesta che eludeva i caratteri tipici di altre mobilitazioni e per questo risultava più difficilmente controllabile. Proprio a Torino, dunque, dove il cosiddetto movimento dei “forconi” ha avuto delle peculiarità rispetto al resto d’Italia, la magistratura ha deciso di utilizzare mezzi di repressione più “incisivi” e decisamente rapidi.

Dei cinque imputati condannati questa mattina, quattro erano accusati di reati relativi all’ordine pubblico per la giornata del 9 dicembre, quando migliaia di torinesi si riversarono per le strade del centro e portarono un vero e proprio assedio al Palazzo della Regione Piemonte, dove la polizia non esitò a reprimere la protesta (alla faccia della solidarietà con i “cittadini”!) con cariche ripetute e un utilizzo sproporzionato di gas lacrimogeni. L’accusa è stata sostenuta dal pm Antonio Rinaudo – già noto alle cronache, in compagnia del collega Padalino, per l’ostilità nei confronti della lotta No Tav – che ha ripetutamente sottolineato come più che i fatti specifici contestati contassero soprattutto le frequentazioni e gli eventuali precedenti penali degli imputati.

Piccole condanne per possesso di stupefacenti o l’appartenenza a una tifoseria organizzata sono quindi state la leva con cui il “pm con l’elmetto” ha tentato di convincere il giudice di una comune matrice “criminosa” che avrebbe spinto gli imputati a fomentare gli scontri del 9 dicembre. Nel caso di Tommaso, poi, l’appartenenza al csoa Askatasuna e la sua partecipazione a manifestazioni contro la linea Torino-Lione in Valsusa sono diventati elementi cardine nell’arringa del pm, quasi che la caratterizzazione dell’imputato in quanto No Tav lo rendesse più facilmente incline a comportamenti violenti.

La richiesta di condanna a due anni di reclusione è stata poi ridotta dal giudice Paola Boemio a pene che vanno dai quattordici mesi per coloro che erano coinvolti negli scontri del 9 ai sei mesi per episodi relativi ad altre giornate. Una condanna comunque elevata che punta a due scopi precisi: intimidire e punire duramente quella parte di popolazione che il 9 dicembre 2013 ha espresso una rabbia genuinamente conflittuale – seppur non scevra da criticità – mettendo in pratica una mobilitazione radicale e diffusa sul territorio. Una rabbia che ha duramente messo alla prova la stabilità politica e gestionale di una città, dimostrando come, ancora oggi, una risposta dal basso sia capace di fare tremare gli scranni di chi ci comanda.

Qui alcune riflessioni scritte da Tommaso durante i domiciliari.

9 dicembre, arrivano le condanne: 1 anno e 2 mesi per gli scontri in piazza Castelloultima modifica: 2015-04-12T21:10:56+02:00da davi-luciano
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