Ieri è arrivata la sentenza della Corte europea di Strasburgo che ha condannato l’Italia per i fatti del G8 di Genova. “Quanto compiuto – si legge nel dispositivo – dalle forze dell’ordine italiane nell’irruzione alla Diaz il 21 luglio 2001 “deve essere qualificato come tortura”. Una decisione che sta facendo discutere e che ha scatenato reazioni dal mondo politico (la legge sulla tortura ancora non c’è) a chi in quei giorni fu – di fatto – torturato passando per la polizia, nell’occhio del ciclone per la gestione della piazza in quei concitati giorni.
A intervenire sul tema è Gianni Tonelli, segretario del Sap, il sindacato autonomo di polizia. Intervistato da Luca Fazzo su il Giornale spiega perché il reato di tortura non sia stato ancora introdotto:
Il motivo è semplice: ogni volta che si mette mano alla legge prende voce il partito di chi ha come vero obiettivo non tutelare il cittadino ma colpire le forze di polizia, e dietro a questo obiettivo c’è il furore ideologico verso chiunque indossi una divisa. È un partito che ha numerosi adepti dentro al circo mediatico e alle istituzioni
Tonelli ne contesta il merito
L’assurdità è che nel fatto che si consideri un reato che può essere commesso solo da un pubblico ufficiale. E perché? Dove sta scritto che se un qualunque normale cittadino tortura il prossimo non debba essere punito alla stessa stregua di un poliziotto
Il sindacalista poi difende la sua categoria dalla accuse di violenza, non solo legate al caso di Genova
Ogni asino che raglia finiamo alla sbarra. E ogni occasione è buona per tirare fuori proposte vecchie e inefficaci come l’alfanumerico che servirebbe solo a sommergere di denunce pretestuose chi fa il suo lavoro