Quando Incalza rassicurava Esposito sulla Torino Lione

Quando Incalza rassicurava Esposito sulla Torino Lione

La riconoscenza in politica non è certo una virtù, ma vi sono alcuni casi di ingratitudine che davvero lasciano di stucco. Parliamo del rapporto fra Stefano Esposito ed Ercole Incalza. Esposito è il fan un po’ sopra le righe della Torino-Lione, Incalza uno degli uomini fondamentali nella storia di questo progetto; non solo, a lui si rivolge LTF per chiedere i soldi e sono lui e Signorini, il successore di Incalza al ministero e da poche settimane membro della società per la Torino-Lione, a rispondere alla Corte dei Conti quando questa chiede chiarimenti sul finanziamento del tunnel geognostico di Chiomonte. Incalza fu anche a capo della struttura Economia e Finanza della Commissione Intergovernativa per la Lyon Turin.

Dopo l’arresto il senatore Stefano Esposito ha cercato di relativizzare il ruolo di Incalza nella vicenda della Torino-Lione. Secondo l’esponente Pd il ruolo di Incalza nella Tav in Val Susa si limitava alle compensazioni, nulla più.

esposito incalza

Comprendiamo bene il motivo per cui il Senatore cerchi di minimizzare, ma ci colpisce l’ingratitudine. Solo pochi mesi fa, a settembre 2014, Esposito scriveva: “Il progetto definitivo della Torino-Lione, il cui iter doveva terminare entro il 30 settembre, come da impegni assunti dal Ministro Lupi e da tutti gli attori interessati all’opera, è attualmente bloccato e c’è il rischio concreto di non riuscire a rispettare il cronoprogramma […] Questa mattina ho espresso le mie preoccupazioni all’ing. Ercole Incalza, che mi ha comunicato che convocherà urgentemente una riunione tra il ministero dell’Ambiente e quello delle Infrastrutture” (corsivo nostro).

Se Esposito era preoccupato per la Torino-Lione l’uomo a cui rivolgersi era…Ercole Incalza! Che prontamente rassicura il Senatore.

No, la gratitudine non è una virtù in politica e adesso tutti si affannano ad addebitare le colpe al solo Incalza, quando invece, come suggerisce il nome stesso dell’inchiesta, il problema è il “sistema”. Il sistema delle Grandi Opere Inutili, la cui logica che denunciamo da sempre si legge in controluce fra le carte delle inchieste Mose, Expo e Tav, un sistema in cui una particina è svolta proprio dal senatore fan della Torino-Lione Stefano Esposito.

La Terra nata dalla lotta fra Giove e Saturno – I 2 giganti spazzarono via embrione di un sistema planetario

 Prima pagina: Ansa.it

30 marzo, 09:14

Intorno al nostro Sole un sistema planetario mai nato, distrutto da Giove   (fonte: NASA/JPL-CALTECH)Intorno al nostro Sole un sistema planetario mai nato, distrutto da Giove (fonte: NASA/JPL-CALTECH)

Sarebbe stata la ‘lotta’ tra Sole, Giove e Saturno a rendere unico il nostro Sistema Solare, permetterdo la formazione di un pianeta ‘raro’ come la Terra. Lo indica la simulazione al computer elaborata da Gregory Laughlin, dell’Universita’ della California a Santa Cruz, sulla base dei possibili cambiamenti avvenuti nell’orbita di Giove nelle prime fasi di formazione del Sistema Solare.Pubblicato sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas), il risultato spiega cosi’ perche’ il nostro sistema plamentario sia diverso dagli altri scoperti finora. 

Di stelle circondate da pianeti se ne conoscono ormai moltissime, eppure praticamente tutti i sistemi planetari osservati sono diversi dal nostro. La grande differenza si deve alla presenza dei pianeti rocciosi piccoli e non troppo vicini al Sole (come Venere, Terra e Marte), mentre le altre stelle hanno pianeti rocciosi solitamente molto piu’ grandi, le cosiddette SuperTerre, e molto vicini.

“Il nostro Sistema Solare – ha spiegato Laughlin – ci appare sempre piu’ una ‘stravaganza’”. Per cercare di capire questa stranezza i ricercatori hanno simulato al computer la possibile evoluzione del Sistema Solare, tenendo conto di alcuni nuovi studi che dimostrerebbero che Giove nella sua giovinezza ‘vagabondo”, ossia dopo essersi formato si avvicino’ lentamente al Sole per poi tornare ad allontanarsi a causa dell’attrazione di Saturno. 

Secondo le simulazioni questi cambi di orbita avrebbero di fatto ‘spazzato’ via i primi pianeti rocciosi che si erano formati. Il successivo riallontanamento di Giove dal Sole permise la formazione di nuovi pianeti, stavolta piu’ piccoli e distanti, Mercurio, Marte, Terra e Venere. Lo studio dimostrerebbe quindi che la formazione di pianeti come la Terra sarebbe rara e possibile solo in presenza di ‘lotte’ tra la stella e due pianeti giganti, come Giove e Saturno.

Laser USA getta nel buio l’Olanda, distrusse anche Germanwings?

http://www.sapereeundovere.it/laser-usa-getta-nel-buio-lolanda-distrusse-anche-germanwings/

Sapere è un Dovere

Inserito da admin – 30 marzo 2015   3.143

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Il test del laser USA getta nel buio l’Olanda, distrusse anche Germanwings?

– Angelo Iervolino – 30 marzo 2015 – Un nuovo rapporto del Ministero della Difesa (MoD) circolante al Cremlino, sostiene che dopo il fallito test del 24 marzo dell’US Air Force con il suo High Energy Liquid Laser Area Defense System (HELLADS) nel tentativo di abbattere una finta testata nucleare della Federazione russa, portando all’abbattimento del Volo 9525 della Germanwings, uccidendone i 150 passeggeri, un altro è stato ripetuto il 27 marzo, questa volta causando il catastrofico black-out nell’Olanda del Nord, compresa Amsterdam. Secondo il rapporto, il nuovo test di HELLADS, che ha oscurato l’Olanda del Nord, è stato il terzo effettuato dalla NATO in 24 mesi, gli altri due ebbero per conseguenza (1) il quasi incidente del Volo LH1172 della Lufthansa sulla Francia, nel maggio 2013, e (2) la distruzione del Volo 9525 della Germanwings, il 24 marzo, ancora sulla Francia.

Nel maggio 2013, poco prima dell’incidente del Volo LH1172 della Lufthansa, continua il rapporto, il test di HELLADS dalla NATO, in vista del lancio di un ICBM dalla Vandenberg Air Force Base in California il 22 maggio 2013, sarebbe stato secondo il Ministero della Difesa la causa di un quasi incidente, quando un aereo perse improvvisamente quota. Come nel caso, il rapporto afferma, del lancio dell’ICBM del 23 marzo per il successivo test di HELLADS che distrusse il Volo 9525 della Germanwings, il lancio dell’ICBM del 27 marzo fu seguito dalla paralisi dell’Olanda settentrionale. Proprio come fu condotto il test ICBM-HELLADS, il rapporto spiega, un ICBM LGM-30G-Minuteman III è stato lanciato ad un’altitudine di 1120 km e a una velocità di Mach 24, per poi lanciare un Advanced Maneuverable Reentry Vehicle (AMaRV) su un’orbita polare prima di precipitare nell’Oceano Pacifico. L’AMaRV, che simula le testate nucleari multiple, affermano gli esperti del MoD nel rapporto, viene poi preso di mira dal laser ad alta energia di HELLADS nel tentativo di distruggerlo durante il rientro verso l’obiettivo. “Causa del fallimento” di HELLADS, tuttavia secondo il rapporto, è l’utilizzo come piattaforma del bombardiere B-1, usato in tutti i test precedenti che hanno portato a questi ultimi, e di cui è noto per i continui fallimenti. Il motivo per cui la NATO ha condotto il test di HELLADS il 27 marzo, appena 3 giorni dopo aver abbattuto il Volo 9525della Germanwings, secondo il rapporto, era rispondere al riuscito test di lancio di un missile balistico RS-26 Rubezh della Federazione russa. Il motivo per cui agli occidentali non viene detta la verità su HELLADS della NATO quale causa dell’abbattimento del Volo 9525 della Germanwings, di cui l’agenzia d’intelligence (SVR) aveva già riferito in dettaglio la massiccia operazione di copertura attuata dalle agenzie d’intelligence occidentali, accusando il co-pilota dell’aereo quale responsabile del disastro. Tuttavia, il rapporto del MoD sottolinea, l’audio recuperato dal Volo 9525 della Germanwings dimostra chiaramente il contrario di ciò che la propaganda occidentale ha indicato parlando di “urla dei passeggeri” sentite all’inizio per poi zittirsi e seguiti da “scricchiolio metallico”, allarme della cabina di pilotaggio ed indecifrabili chiacchiere via radio prima del silenzio… tutte indicazioni, notano gli esperti del rapporto, che l’aereo aveva subito un guasto catastrofico uccidendo passeggeri ed equipaggio con l’esplosione in volo dell’aereo di linea… come i rottami sparsi dimostrano. Come è stato dimostrato in altri disastri simili alVolo 9525 della Germanwings, emerge dalla relazione, non vi è alcun rischio che i governi occidentali raccontino alla loro gente la verità su ciò che è successo, come dimostra il continuo insabbiamento sul velivolo delle Malaysia Airlines abbattuto da un caccia ucraino l’anno scorso… e come il Ministro degli EsteriSergej Lavrov avvertiva nuovamente il 19 marzo, quando i media occidentali hanno ignorato le informazioni ufficialmente documentate di testimoni oculari, già avute da media e inquirenti russi, compresa l’indicazione della presenza di un jet militare ucraino nelle vicinanze del volo condannato, e ancora oggi la CIA continua a rifiutarsi di rilasciare i dati che lo dimostranoSecondo questo rapporto MoD, la Flotta del Nord, che è già in allerta da combattimento, è stato allertata per questo incidente dal sommergibile Severomorsk, che attualmente opera nel Mediterraneo e ha riferito che diffuse anomalie elettriche atmosferiche sono state rilevate al sud della Francia, nell’Italia occidentale e a sud-ovest della Svizzera.

Il volo è partito in ritardo rispetto all’orario previsto, le 9:35 (ora CET). Alle 10:30 l’ultimo contatto accertato; alle 10:31 abbandona l’altitudine assegnata (38.000 piedi) e comincia una discesa di circa 17,8 metri al secondo. La torre di controllo cerca invano di contattare il pilota. Alle 10:36 dichiarano l’emergenza; si alza in volo un Miragedall’aereoporto di Marsiglia e raggiunge lo spazio aereo in cui si trova l’airbus 320. Alle 10:47 lo schianto contro la montagna a 700 km all’ora. Questa la ricostruzione ufficiale, riportata anche da tutti i media.

Però, c’è qualcosa che non quadra. Giovedì 26 marzo 2015, alle 9:43, in Twitter l’utente Flightradar24 lancia un messaggio in cui riporta le analisi dei dati del volo 9525. Riportiamo lo screenshot del post.

flightradar24_volo_9525

Da questo post, ovvero dall’analisi dei dati risulta che il pilota automatico è stato programmato manualmente: alle ore 09:30:52 (ora UTC) i dati riportano che l’aereo doveva volare ad un’altitudine di 38.000 piedi ed alle 09:30:55 l’altitudine viene portata a 96 piedi. Sono occorsi tre secondi per modificare l’altitudine.

Domande inquietanti:

Chi ha programmato manualmente il pilota automatico? Se il copilota avesse deciso di suicidarsi perché programmare il pilota automatico?

laser1

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Fonti:

https://aurorasito.wordpress.com/2015/03/29/il-test-del-laser-usa-che-distrusse-germanwings-getta-nel-buio-lolanda/

http://www.ecplanet.com/node/4591

http://beforeitsnews.com/alternative/2015/03/benjamin-fulford-accuses-us-laser-test-of-destroying-germanwings-airliner-killing-150-innocent-civilians-another-potempkin-another-911-false-flag-the-off-agina-on-agiain-world-war-three-what-3128390.html Tratto da: lenewsdiangeloiervolino Leggi anche: Germanwings. L’ altra verità GERMANWINGS: DALLE IMMAGINI DEI RESTI NON SI VEDE IL PUNTO DI IMPATTO. SICURI CHE NON SIA ESPLOSO? FORSE HA RAGIONE CHI SOSPETTA DI UN “ERRORE” NATO?

MAFIA E AFFARI IN VALSUSA / CHIUSE LE INDAGINI DELL’INCHIESTA SAN MICHELE. IL RUOLO DELLA CAVA DI SANT’AMBROGIO, IL TENTATO AGGANCIO ALLA TAV E LA GESTIONE ILLECITA DEI RIFIUTI DI LAZZARO

 http://www.valsusaoggi.it/?p=12277

MARTEDÌ, 31 MARZO 2015

 BY  – PUBLISHED: 03/30/2015 –

CAVA

 L’INCHIESTA DI FABIO TANZILLI

Si sono concluse le indagini preliminari della Procura di Torino in merito all’inchiesta San Michele, in una commistione di affari illeciti tra ‘ndrangheta, imprenditori e appalti avviati nel 2011,  tra cui è emerso anche l’interesse verso i lavori per la linea ad alta velocità Torino-Lione, che si sta costruendo in Val Susa.

Tra gli indagati ci sono anche alcuni valsusini, tra cui l’imprenditore di Susa Ferdinando Lazzaro, difeso dall’avvocato Torre, e l’agente immobiliare di Buttigliera Alta Claudio Ravizza, difeso dall’avvocato Strumia. Sono indagati per reati inerenti allo smaltimento illecito di rifiuti, e non per associazione mafiosa.

Altro indagato di spicco è il detenuto Gregorio Sisca, residente a Giaveno e difeso dagli avvocati Pesavento e Gasparini, che invece avrebbe un ruolo di rilievo per le attività della mafia nel torinese.

IL RUOLO DI GIOVANNI TORO IN VALSUSA

Giovanni Toro è uno degli indagati principali, per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso. Secondo la procura, per mezzo delle sue società (la Toro srl e Cst) attive nel campo edilizio e stradale, e in particolar modo utilizzando la cava di Sant’Ambrogio di Torino, era un punto di riferimento per l’ndrangheta in Val Susa. Avrebbe tratto vantaggio, sia per quanto riguarda le commesse lavorative che per il suo patrimonio, grazie alla sua adesione alla mafia calabrese. Con il ruolo di Toro, secondo le indagini appena concluse, l’ndrangheta avrebbe voluto acquisire in modo diretto o indiretto la gestione, o comunque il controllo, di attività economiche e politiche a Torino e in Val Susa.

Alcuni esempi? Con l’imprenditore Toro, alcune ditte di trasporto indicate espressamente dalla mafia, avrebbero partecipato ad appalti vinti dalla sua sua società (pulizia neve all’aeroporto di Caselle).

Inoltre, secondo la Procura, lo stesso Toro cercava canali preferenziali per l’infiltrazione della mafia nei lavori di realizzazione della Tav alla Maddalena di Chiomonte.

Altro aspetto interessante, consisteva nell’attività di pubbliche relazioni che Toro svolgeva, quasi da intermediario tra esponenti della mafia e personaggi del mondo politico locale. Ad esempio, poco prima delle elezioni amministrative 2012, Giovanni Toro aveva messo in contatto il detenuto giavenese Sisca, appartenente all’ndrangheta,con il consigliere comunale di Bruzolo Antonino Triolo, ex assessore dimessosi dall’incarico dopo lo scandalo degli arresti, che a quel tempo aveva varie deleghe, tra cui quella allo smaltimento urbano dei rifiuti, all’arredo urbano e alla viabilità.

LA QUESTIONE DELLA CAVA DI SANT’AMBROGIO E LA TAV: “CHIUDIAMO IL BUCO E PRENDIAMO 2 MILIONI”

Il giavenese Sisca e Giovanni Toro, sono anche indagati per aver “convinto”, utilizzando metodi violenti e minacce nei confronti di Francesco Butano e del valsusino Claudio Ravizza, a non sfrattare dalla cava di Sant’Ambrogio le società Toro srl e Cst.

Insomma, alla ‘ndrangheta interessava che Toro rimanesse con quella base operativa alla cava di Sant’Ambrogio, perchè l’eventuale sfratto avrebbe intralciato i progetti e gli interessi che l’associazione mafiosa aveva in merito al cantiere della Tav di Chiomonte. “Lo prendiamo noi – dicevano al telefono -…con il coso di chiudere il buco…prendiamo 1.500.000, 2 milioni…questa è la strategia….il treno passa adesso, e se non la sistemi adesso questa cosa, non la sistemerai mai più. attenzione!”

Per convincere Ravizza e Butano a non sfrattare Toro dalla cava di Sant’Ambrogio, la minaccia nell’aria era anche quella di far pervenire in procura delle prove in merito ad una presunta truffa che sarebbe stata fatta da Ravizza e Butano per l’acquisto della stessa cava.

LAZZARO E LA GESTIONE ILLECITA DEI RIFIUTI

Un aspetto dell’inchiesta riguarda anche l’imprenditore di Susa, Ferdinando Lazzaro. Indagato perchè avrebbe concorso, con altre persone (tra cui Toro, Ravizza e Butano) ad ottenere degli ingiusti profitti risparmiando soldi, gestendo in maniera illecita alcuni rifiuti speciali proprio presso la cava di Sant’Ambrogio, e in alcuni casi anche vendendoli dopo il riciclaggio. Si tratterebbe di oltre 50.000 metri cubi di rifiuti speciali, stoccati presso la cava senza autorizzazioni, che sarebbero stati poi sversati in luoghi non autorizzati, oppure riutilizzati come materiali di riempimento in cantiere ferroviari e stradali a Chiusa San Michele e non solo.

DA GIAVENO, IL RUOLO DI GREGORIO SISCA

A differenza di Lazzaro e Ravizza, il giavenese Sisca, è indagato insieme ad altri per aver fatto parte dell’associazione mafiosa ‘ndrangheta, operante da anni sul territorio piemontese, ed avente propri referenti con le strutture organizzative insediate in Calabria. Sul territorio piemontese sono state individuate varie emanazioni locali della mafia, in particolar modo a Volpiano, Moncalieri, Cuorgnè, San Giusto Canavese, Rivoli e ovviamente a Torino.

In particolar modo, alcuni degli indagati e detenuti nell’ambito dell’operazione San Michele, avrebbero fatto parte della ‘ndrina di San Mauro Marchesato, un’ulteriore articolazione della mafia calabrese operante a Torino.

Il giavenese Sisca aveva ricoperto un ruolo di rilievo insieme ad un’altra decina di detenuti, partecipando alle riunioni dell’ndrine e comunicando con i vari associati, con ruoli operativi  e compiendo vari reati: dalle minacce all’intimidazione, dal controllo di appalti e lavori pubblici e privati, alle attività nel settore edilizio, fino alla corruzione e all’ostacolare il libero esercizio del voto durante le elezioni, cercando di convogliare le preferenze sui candidati a loro vicini per ottenere poi vantaggi.

Silenzio strategico

31 marzo 2015

ANALISI Novi Ligure

Negli scorsi giorni è stato riscontrato un intenso traffico di mezzi trasporto terra provenienti dal cantiere del terzo valico di Libarna in direzione della discarica consortile di Novi Ligure. Essendo  la gestione  delle terre da scavo di questa “grande opera” individuata nel progetto, con a seconda dei casi l’indicazione del riutilizzo durante i lavori o del conferimento tramite uno specifico piano cave con un piano del traffico collegato che identifica i percorsi dei trasporti, questa movimentazione di terra legittimamente ha fatto sorgere vari interrogativi. A maggior ragione avvalorati dalla totale assenza di ogni informazione in merito, non avendo avuto notizia ne’ dagli uffici comunali ne’ nelle Commissioni o in Consiglio Comunale (nell’ultimo tenuto in data 23.03.2015 il Sindaco non aveva comunicazioni da fare). Come se la materia non fosse di assoluta importanza e interesse per la città e non si ritenesse opportuno dare adeguata informazione, sempre in nome della tanto sbandierata trasparenza.

Invece, il “Silenzio Strategico”. Quello che da sempre caratterizza la gestione delle grandi opere a ogni livello come evidenziato anche in questi giorni con gli ultimi scandali e arresti. Quello che anche da noi viene adottato quando si parla di terzo valico; finché non ti vengono fatte domande, guardati bene dal parlarne e vai avanti a fare il tuo compito, che naturalmente è quello di agevolare e togliere le castagne dal fuoco all’interesse di turno, da noi quello di Co.Civ.

Trasparenza. Quella di un sistema che mette sempre la gente di fronte al fatto compiuto, salvo poi inventarsi qualche giustificazione da vendere alla pubblica opinione quando emergono i fatti; che ti racconta di come si è costretti a subire, mentre si è attori convinti.  Un sistema talmente trasparente che non ci si riesce a vedere dentro, tranne quando interviene la Magistratura. Una parola, “Sistema”, che è diventata la denominazione di una inchiesta in questi giorni, con arresti eccellenti, indagati, Ministri costretti a dare le dimissioni.

Silenzio strategico. Perché solo a precisa domanda rivolta al Sindaco di Novi Ligure su cosa sia accadendo e successiva richiesta di accesso agli atti a S.R.T., si viene a conoscere come in data 04.02.2015 S.R.T. ovvero la società pubblica che gestisce le discariche di Novi Ligure e Tortona ha autorizzato alla società HTR AMBIENTE SRL, intermediario per conto del produttore CO.CIV. , il conferimento in discarica delle terre da scavo.  Con una sollecitudine encomiabile visto che la richiesta di HTR è stata protocollata dal Comune di Serravalle in data 02.02.2015, in base ai documenti forniti. Ovviamente, nell’assoluto silenzio e senza dare troppa pubblicità alla cosa. Il silenzio strategico, appunto.

Oggetto della richiesta di autorizzazione al conferimento sono 30000 tonnellate di “rifiuti inerti come terre e rocce da scavo” provenienti dallo “scavo per la realizzazione linea ferroviaria AV/AC terzo valico: sottopasso di cui alla WBS IN1B” e caratterizzati dal codice CER 17.05.04 (terre e rocce diverse da quelle di cui alla voce 17.05.03) tramite autocertificazione, basata su analisi svolte su campionamenti effettuati tra Novembre e Dicembre da un laboratorio per conto di Co.Civ.; anche grazie alle variazioni derivanti dal “decreto Clini” sulle terre da scavo (Clini, ministro finito in manette qualche mese fa)…  Come sempre, controllore e controllante coincidono, si identifica quel codice CER “strategico” che ritroviamo un po’ ovunque ci sia qualcosa di poco chiaro, come nell’inchiesta appalti TAV Firenze che nel 2012 fa ha portato ad indagati illustri, Incalza non manca mai, e arresti come Lorenzetti ex presidente PD regione Umbria, ex presidente Italferr; Bellomo componente della commissione VIA per aver  “agevolato” la questione delle terre da scavo (e casualmente componente anche della commissione VIA che ha dato pareri simili anche per il terzo valico). Con la società HTR che oggi ritroviamo, ma che veniva citata anche nei documenti dell’inchiesta TAV Firenze come intermediario. Con l’ex presidente di Co.Civ. Marcheselli che viene, anche se tardivamente, rimosso per la condanna riportata per traffico illecito di rifiuti per la vicenda TAV nel Mugello. Un copione già visto, con attori già conosciuti; o magari semplici coincidenze.

Al di là delle logiche considerazioni basate su quello che sta emergendo con l’indagine della Procura di Firenze, con il Terzo Valico che appare sempre più un’opera inutile, ma ideata e sostenuta dal sistema solo per favorire se stesso. In barba ai diritti ed alle reali necessità dei cittadini come quando Lupi e Incalza hanno il terrore che si distolgano i fondi a favore delle zone alluvionate. Una situazione dove con la semplice presa d’atto si dovrebbe immediatamente procedere con la chiusura di questo folle progetto, restando sul locale da questa autorizzazione nascono legittimamente tutta una serie di domande:

Perché Co.Civ. vuole conferire le terre da scavo in discarica, oltretutto avendo quindi un maggior costo oltre a quanto già indicato per le procedure previste nel progetto e probabilmente andando a richiedere che tale costo venga riconosciuto?

Perché S.R.T.  ne autorizza il conferimento, quando sicuramente 30000 tonnellate andranno a ridurre la vita della discarica stessa e il ricavato massimo che S.R.T. ne potrebbe ottenere, in base alle tariffe riportate nell’autorizzazione, sarà sicuramente inferiore ai costi futuri per identificare una nuova discarica prima del tempo, andare a conferire e trasportare i rifiuti? Non si crea come conseguenza un danno pubblico, con i cittadini che potrebbero vedersi in futuro aumentate le tariffe per i maggiori costi, oltretutto in barba alle recenti manifestazioni virtuose su un nuovo ciclo dei rifiuti sventolate da S.R.T.?

Perché non è stata data adeguata informazione su questo accordo? Si è tenuta presso la Sala Consiliare del Comune di Novi Ligure un’assemblea S.R.T. in data 12.03.2015, nella quale, anche se non indicato dell’odg.,  appare logico pensare si sia parlato di questo accordo, proprio mentre in contemporanea  al piano superiore si teneva una Commissione Consiliare. Il Sindaco, arrivato tardivamente in Commissione perché impegnato nell’assemblea S.R.T. avrebbe potuto darne notizia. O tutto era a insaputa sua e degli altri Sindaci?

Le discariche possono ricevere rifiuti prodotti nel loro ambito territoriale, si ha certezza che queste 30000 tonnellate siano tutte state scavate nel cantiere di  Serravalle/Libarna come indicato nella richiesta, in considerazione del fatto che nei mesi scorsi è stato notato un certo traffico di mezzi  provenienti da altri cantieri verso questo?

Come mai le analisi prodotte, stando ai documenti forniti, coprono un arco temporale limitato e comunque non recente?

Vengono fatte ulteriori analisi al momento del conferimento per avere la certezza del tipo di rifiuto?

In questo momento, con le indagini in corso, con quello che giorno dopo giorno sta emergendo relativamente al terzo valico, è opportuno ed etico sottoscrivere accordi di questo tipo o non sarebbe meglio attendere l’evolversi della situazione?

Quanto sono reali e quanto invece solo di facciata le lamentele dei Sindaci, buone solo per tacitare l’opinione pubblica rappresentando un impegno che in realtà si evidenzia diverso nell’essere sempre disponibili a cavare le castagne dal fuoco quando Co.Civ. ha bisogno? Sindaci partiti per Roma “pronti a tutto perché il tempo è scaduto” e ritornati come ogni volta con le solite promesse da parte dell’allora Ministro Lupi, travolto dopo pochi giorni dagli scandali, come sempre con nulla di concreto?

Di quest’opera si parla da quasi trent’anni. Il progetto è stato bocciato varie volte fino all’avvento della legge obiettivo, tutor Incalza-Lunardi,  che ha messo tutto a posto. Basata su un’analisi costi benefici, finalmente emersa dai meandri del Ministero,  redatta nel 2003 e riferita ad un progetto a suo tempo bocciato e che comunque non è quello attuale. Analisi costi benefici che quindi non esisterebbe in realtà; e che non si è ritenuto aggiornare ne’ rifare ex-novo neanche quando nel 2013 venne richiesto dal M5S di farlo per dimostrare che quest’opera serve oggi prima di concedere la proroga alla pubblica utilità, ricevendo anche in quell’occasione come risposta… il silenzio strategico per più di un anno.

Perché, Incalza docet, gli interessi non si toccano. E bisogna andare avanti anche negando l’evidenza.

Fabrizio Gallo
Consigliere Comunale M5S Novi Ligure

SUR AFRIQUE MEDIA/ LUC MICHEL DANS FACE A L’ACTUALITE DE CE 31 MARS 2015

# Communiqué de la Direction des Programmes d’AFRIQUE MEDIA :

CE MARDI SOIR SUR AFRIQUE MEDIA TV/

EMISSION ‘FACE A L’ACTUALITE’ DU 17 MARS 2015

AMTV - Face à l'actualité du 31 mars (2015 03 31)  FR

 Vers 18h30 GMT ou 19h30 (Yaounde) ou 20h30 (Bruxelles/Paris/Berlin)

REDIFFUSION demain … Le programme complet !!!

Présentée par Alain Michel YETNA

Avec les panelistes, les correspondants internationaux et Luc MICHEL

En direct sur streaming sur http://lb.streamakaci.com/afm 

Retrouvez nous sur Facebook …

GROUPE OFFICIEL AFRIQUE MEDIA TV

(administré par Bachir Mohamed Ladan et Luc Michel)

https://www.facebook.com/groups/afrique.media.groupe.officiel/

 # LES THEMES DE ‘FACE A L’ACTUALITE’ DU MARDI 31 MARS 2015

I- Le président François Hollande a-t-il le droit de traiter les chefs d’Etat africains de vieillards et de dictateurs ?

II- Face au complot de déstabilisation des Etats africains :

Les services de renseignement peuvent-ils jouer le rôle de patriotisme et de panafricanisme ?

III-  Présidentielles au Nigéria :

Cafouillage total. Quelle lecture ?

‘Ndrangheta: perchè La Stampa dimentica il Tav?

Spinta dal Bass

‘Ndrangheta: perchè La Stampa dimentica il Tav?

Forse il diavolo oltre che nei dettagli si nasconde nelle parentesi, e alle volte basta una parentesi per spiegare più di mille parole. Prendete queste due frasi, la prima è presa dall’ordinanza San Michele, indagine su una ‘ndrina operante in Piemonte e sulle sue mille ramificazioni che arrivano su su fino al cantiere di Chiomonte; si riferisce a Giovanni Toro, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa:

“individuava canali preferenziali per l’infiltrazione nei lavori di realizzazione di opere pubbliche, ivi comprese quelle per la realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità (T.A.V.) Torino-Lione”.

La seconda è in un articolo de La Stampa  del 29 marzo 2015, scritto da Giuseppe Legato, che annuncia la chiusura delle indagine dell’inchiesta San Michele; in un virgolettato riferito a Toro e all’ordinanza leggiamo:

“individuava canali preferenziali per l’infiltrazione (non avvenuta) in opere pubbliche compresa la Tav”.

La medesima frase, ma con una aggiunta: una parentesi che apre dei mondi.

L’articolo de La Stampa inizia così: “novecento pagine che si leggono come un romanzo”; ed è vero, le carte dell’ordinanza sembrano davvero un noir con protagonista il movimento terra, gli appalti e la mafia, un romanzo che si svolge nei nostri paesi e le cui trame denunciamo da tempo. Ma subito dopo il giornalista prende una strada curiosa: “un romanzo che è poi la storia di un sogno infranto: quello della ‘ndrangheta di entrare negli appalti legati alla Tav Torino-Lione”. Tutti felici, i buoni vincono, la mafia è sconfitta, forza Tav. Concetto questo ripetuto anche nell’immagine dell’articolo: una foto del cantiere in Clarea con sotto scritto: “il cantiere Tav di Chiomonte in cui la malavita calabrese non è riuscita a infiltrarsi”.

chiom

Purtroppo questo idilliaco scenario appare in contraddizione con ciò che sta scritto nelle carte dell’inchiesta.

Ad esempio Legato si guarda bene dal dire nel suo articolo che Giovanni Toro ha lavorato nel cantiere di Chiomonte. Nell’intercettazione che segue Ferdinando Lazzaro, anche lui indagato nell’inchiesta e definito “uno dei principali riferimenti per le società RFI e LTF”, parla con Giovanni Toro di un lavoro nel cantiere Tav tirando in ballo Elia di LTF (Lyon Turin Ferroviaire).

Toro 1

Non solo. Nell’ordinanza si dice pure che dopo il fallimento della Italcoge di Ferdinando Lazzaro e prima della creazione della Italcostruzioni, Lazzaro continuò ad occuparsi del cantiere proprio grazie a Toro.

Toro 2

Giovanni Toro anche dopo la costituzione della Italcostruzioni continua a collaborare con Lazzaro per lavori relativi al cantiere Tav, questa intercettazione è di fine marzo 2012:

Toro 4

L’ordinanza è ancora più esplicita a pagina 938, un passaggio che dev’essere sfuggito a Legato, dove si parla della “effettiva capacità” della ‘Ndrangheta di infiltrarsi nel cantiere di Chiomonte e di “progressivo inserimento” nei lavori:

Toro 5

Noi comprendiamo lo slancio de La Stampa affinchè il fango della ‘Ndrangheta non schizzi sui lavori per l’Alta Velocità, ma se raccontando così la vicenda dell’inchiesta San Michele fa un ottimo servizio a LTF e ai fautori del Tav, ne fa uno pessimo all’informazione e ai lettori. Raccontare la favola del cantiere immacolato della Maddalena non serve a nulla, oltre ad essere falso. Minimizzare, sminuire, far credere al lettore che può tirare un sospiro di sollievo, non ci pare buon giornalismo. Sarebbe più interessante chiedersi cosa intende Toro quando parlando con Sisca, uno dei principali indagati per il sodalizio mafioso, e sfregandosi le mani per i cantieri in Val Susa dice: “io l’ho vista…la TAV…l’ho vista…l’ALTA VELOCITA’ l’ho vista a Settimo…cosa porta…”

Toro 3

[Per un racconto dettagliato dell’intera vicenda cfr qui]

‘Ndrangheta e Tav, chiuse indagini: 31 indagati, 2 marescialli Carabinieri

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03/30/ndrangheta-tav-chiuse-indagini-31-indagati-2-marescialli-dei-carabinieri/1550222/

‘Ndrangheta e Tav, chiuse indagini: 31 indagati, 2 marescialli Carabinieri

Mafie

Lo scorso primo luglio 20 persone finirono in carcere dopo l’inchiesta sugli interessi delle cosche negli appalti per le opere preliminari dell’Alta velocità. Nelle prossime settimane la procura potrebbe chiedere il processo

di  | 30 marzo 2015

Ci sono anche un ex ispettore capo dei vigili urbani e due carabinieri tra i 31 indagati dell’inchiesta “San Michele” del Ros dei carabinieri e della Dda di Torino. Venerdì pomeriggio la procura ha notificato agli avvocati la conclusione dell’indagine che lo scorso 1° luglio ha portato in carcere venti persone svelando l’esistenza di una cosca distaccata nelle provincia di Torino con interessi nelle attività edili e negli appalti, tra cui quelli per i lavori preliminari della Tav Torino-Lione. Nelle prossime settimane la procura potrebbe chiedere il processo per le 31 persone coinvolte nell’inchiesta.

Quindici di loro sono attualmente indagate per associazione a delinquere di stampo mafioso perché ritenute affiliate alla coscaGreco di San Mauro Marchesato (Crotone) distaccata nella provincia di Torino. A capo dell’organizzazione c’erano Angelo Greco, Domenico Greco e Mario Audia, in rapporti con alcuni esponenti di spicco della ‘ndrangheta “torinese” coinvolti nell’operazione “Minotauro”: Adolfo Crea, Giacomo Losurdo e Antonio Agresta. La cosca Greco era molto agguerrita: la sua attività principale erano le estorsioni fatte per ottenere il controllo di attività economiche, come i cantieri di residenze abitative o la cava a Sant’Antonino di Susa ritenuta strategica per lavorare in Val di Susa nella costruzione della Torino-Lione.

A sostenere la cosca ci sarebbero stati anche dei professionisti, imprenditori, un investigatore privato e alcuni uomini dello Stato, molti dei quali sono accusati di concorso esterno in associazione mafiosa dai pm Roberto Sparagna, Antonio Smeriglio, Giuseppe Riccaboni e Monica Abbatecola. Tra questi componenti della “zona grigia” c’è anche Pietro Tiengo, un ispettore capo della polizia municipale in servizio al tribunale di Torino ora in pensione: il “civich” entrava nel “Re.Ge.”, il registro informatico del tribunale, per ottenere informazioni riservate utili a Domenico Greco. Per gli inquirenti sebbene Tiengo agisse per tornaconto personale, contribuiva “alla permanenza e al consolidamento” della cosca, motivo per cui è ritenuto un “concorrente esterno” alla ‘ndrangheta.

Altri due uomini dello Stato, un ex comandante e un maresciallo della stazione dei carabinieri di Beinasco (Torino), sono indagati per accesso abusivo al sistema informatico e rivelazione di segreto d’ufficio per aver cercato nel database delle forze dell’ordine informazioni su inchieste da comunicare all’investigatore privatoGiovanni Ardis, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Si avvia verso il processo anche l’imprenditoreFerdinando Lazzaro, titolare dell’azienda di Susa Italcoge (ora Italcostruzioni): indagato per smaltimento illecito di rifiuti, sarebbe stato lui a dare un subappalto nel cantiere Tav di Chiomonte all’imprenditore Giovanni Toro, altro “concorrente esterno” alla cosca.

Per quanto riguarda invece il versante politico, dopo gli approfondimenti investigativi nessuno degli eletti citati nell’ordinanza di custodia cautelare di luglio è stato iscritto nel registro degli indagati. Nessuna ipotesi di reato verso l’ex consigliere regionale dell’Udc Alberto Goffi, avvicinato dalla Toroddo e dal presunto ‘ndranghetista Nicola Mirante durante la campagna elettorale. Nessuna accusa neanche per i politici contattati da Giovanni Toro con l’intenzione di ottenere lavori e appalti: si parla del consigliere comunale di Grugliasco Domenico Verduci (“il nostro Cetto Laqualunque”, dicevano di lui gli indagati) e dell’assessore di Bruzolo Antonino Triolo: “Non sono emerse prove e indizi di reati, né risulta che sapessero di avere a che fare con degli ‘ndranghetisti”, spiega una fonte.

I flussi di traffico non sono alberi, non crescono costantemente di anno in anno!

Analisi Costi Benefici del Terzo Valico dei Giovi – I flussi di traffico non sono alberi, non crescono costantemente di anno in anno!

Il Terzo Valico dei Giovi. Forse l’esempio principe di come il sistema alimenta se stesso, inventando e giustificando opere che non hanno altra utilità che quella di garantire appalti, cantieri, nomine, drenaggio di risorse pubbliche, malaffare. Un’opera che compare continuamente nelle intercettazioni per l’indagine sui grandi appalti della Procura di Firenze, vuoi per l’assegnazione della direzione lavori ai soliti noti graditi, vuoi per il timore che i fondi vengano destinati al dissesto idrogeologico e ai danni post alluvione solo per citarne alcune.  Indagine non a caso denominata “Sistema”.

Un’opera che da “solo ipotizzata” diventa subito “strategica e necessaria” e l’appalto assegnato senza gara al general contractor Co.Civ, era il 1991. Strategica nient’altro che per consentire la spartizione della torta “Alta Velocità” tra i vari gruppi di potere del tempo; talmente necessaria da vedere il progetto bocciato per tre volte (1994, 1998, 2000) dalla Commissione di Valutazione Impatto Ambientale per mancanza di giustificazione e insostenibilità dell’impatto ambientale.

Poi il sistema idea e promuove la “Legge Obiettivo”, strumento che permette al sistema di autolegittimarsi e autoalimentarsi favorendo la gestione criminale delle grandi opere, dove controllore e controllato coincidono. Senza mai dover rimettere nulla in discussione e potendo sempre giustificare ogni scelta nascondendosi dietro le parole “pubblica utilità”. Inventandola se serve, la pubblica utilità, anche dove sarebbe impossibile dimostrarla. Gonfiando dati, numeri, previsioni con studi e analisi costruiti ad hoc a sostegno di  campagne mediatiche per influenzare l’opinione pubblica, talmente assurdi e irreali che si evita di renderli pubblici, negandoli alle richieste dei cittadini e di quei pochi Amministratori che pretendono chiarezza e sfuggendo ad ogni confronto in contraddittorio. Con il sostegno della politica che in modo trasversale “osserva” compiacente ed evita di porre le domande che andrebbero fatte.

Il Terzo Valico, opera strategica di pubblica utilità sotto l’egida della Legge Obiettivo, mai messa in dubbio  in questi decenni dalla politica perché utile e strategica per il “sistema”. Con un costo passato in vent’anni e senza aprire cantieri da 1,6 a 6,2 miliardi di Euro per le attualizzazioni dei costi di realizzazione.

Le cose però cambiano, da due anni in Parlamento siedono cittadini “diversamente politici” che vogliono vederci chiaro, ben consci di cosa si nasconda dietro questo sistema marcio. Cittadini che fanno domande, denunciano, interrogano. Che provano a smontarlo, questo sistema. Che anche con le loro denunce portano agli effetti dell’indagine di oggi, con l’arresto di Incalza e soci.

Già nel 2013 qualche mese prima della scadenza della dichiarazione di pubblica utilità del Terzo Valico, il M5S aveva chiesto al Governo con un’interrogazione a firma di 63 Senatori di verificarne la pubblica utilità prima di prorogarla, effettuando una analisi costi benefici attualizzata per dimostrare se quest’opera fosse ancora così “strategica” dopo oltre vent’anni e su quali basi. Ricevendo come risposta… nulla. L’assoluto silenzio da parte dell’allora Ministro Lupi che risponde oltre un anno dopo l’interrogazione, mentre la proroga della pubblica utilità veniva concessa dal CIPE immediatamente alla scadenza e senza naturalmente alcuna nuova valutazione. Rispettando le regole del sistema, che come si capisce dalle intercettazioni non deve correre nessun rischio.

Il sistema che si protegge. Dubbio avvalorato dal fatto che durante un incontro svoltosi a Novi Ligure a fine Ottobre 2014 il Vice Ministro Nencini, praticamente nominato da Ercole Incalza secondo le intercettazioni, a precisa nostra domanda sull’esistenza o meno dell’analisi costi benefici a supporto dell’opera, risponde  con tono quasi ironico e tra i sorrisetti supponenti dei sostenitori dell’opera di averne copia sulla propria scrivania e che avrebbe provveduto a farcela avere. Pensando così di averci tacitato e risolto il problema, ma non immaginando che da quel giorno la sua segreteria sarebbe stata messa sotto assedio con continui solleciti ai quali non possono dare risposta, perché su quella scrivania non si riesce a trovare il documento.

Nei primi giorni di novembre facciamo richiesta di documento alla segreteria del Vice Ministro ed è iniziato così un lungo percorso, fatto di solleciti, email, telefonate su telefonate; un giornale locale scrisse addirittura che il Vice Ministro quando mi vedeva cambiava strada, per evitare di rispondere che le stesse strutture del Ministero facevano ostruzionismo alla sua richiesta di inoltro del documento richiesto.

Dopo un lungo iter e l’interessamento della segreteria del Ministro, finalmente, a Marzo di quest’anno, con un tempismo (si fa per dire) di 5 mesi è arrivata l’agognata email contenente la famosa Analisi Costi – Benefici Tratta Av/Ac Milano Genova – Terzo Valico dei Giovi – Progetto Preliminare. ( http://www.marcoscibona.it/home/wp-content/uploads/2015/03/ACB-Terzo-Valico.pdf )

Ma è un’analisi che risale al 2002, mai aggiornata, dove si descrive un’opera che doveva essere messa in esercizio a fine 2013. Dove i benefici dell’opera sono praticamente quelli già messi in dubbio dalla bocciatura del 2000 e che non si è neanche ritenuto aver il pudore di aggiornare.

Abbiamo sottoposto l’analisi costi benefici all’attenzione del Prof. Marco Ponti e al dott. Francesco Ramella, che ringrazio, richiedendo un parere e… sorpresa! Ad una prima analisi la stima dei benefici derivanti dall’opera appare essere sovrastimata in prima approssimazione di 15 volte (rif. commento all’analisi costi benefici di Ramella e Ponti http://www.marcoscibona.it/home/wp-content/uploads/2015/03/Commenti-ACB-Terzo-Valico.pdf ).

Saturazione delle linee esistenti prevista nel 2010, mentre secondo i dati ufficiali quell’anno si arrivava al 40% dello stimato, con spazio per altri 100 treni.

Volumi di traffico che nel 2010 dovevano raggiungere i 5,8 milioni di tonnellate di merci per poi arrivare a 21,8 milioni nel 2014 con la messa in esercizio della linea e a 32,3 nel 2022, quando la realtà del Porto di Genova oggi é di poco più di 2 milioni dei quali solo il 10% viaggia su rotaia.

Costi ambientali dell’opera sottostimati, mentre si sovrastimano quelli per il confronto con il trasporto su gomma.

Numeri fuori da ogni logica, costruiti probabilmente ad arte e che il sistema si é guardato bene dal ridiscutere o aggiornare, perché avrebbero dimostrato l’assoluta insostenibilità e la conseguente obbligatoria cancellazione dell’opera. Mentre rappresentano la prova evidente di una nuova, inconfutabile puntata della madre di tutte le truffe al Popolo Italiano, l’Alta velocità; e se ce ne fosse ancora bisogno,  la dimostrazione che tutte le persone che da sempre si oppongono alla realizzazione di quest’opera e delle sue gemelle avevano ed hanno ragione e devono ricevere le scuse da parte di chi si é allineato a questo sistema.

Sistema che non vuole fermarsi e prova a continuare come se niente fosse, fiducioso che qualcuno come sempre arrivi a togliere le castagne dal fuoco. Che nel momento della massima messa in discussione di quest’opera, dove semplice buon senso direbbe di fermarsi e attendere lo sviluppo degli eventi, programma l’esproprio del presidio di Radimero ad Arquata Scrivia per il 15 Aprile. Magari con l’uso della forza come già lo scorso 30 Luglio. Subito prima della Manifestazione Nazionale contro il Terzo Valico indetta dai Comitati per il 18 Aprile ad Arquata Scrivia.

Due appuntamenti fondamentali per difendere la nostra terra e i diritti di tutti e per dire basta al sistema marcio che da vent’anni sfrutta le risorse dello Stato per garantire interessi di pochi, negandole alle reali necessità del Popolo. Un sistema che ride quando ha notizia dei terremoti, che impedisce che le risorse vadano a chi é colpito dalle alluvioni.

E’ importante e indispensabile essere ad Arquata Scrivia il 15 Aprile per opporsi pacificamente all’esproprio e il 18 Aprile alla manifestazione. Esserci ed essere in tanti, per dire basta, per pretendere che la Legge Obiettivo venga cancellata, smettendo di alimentare questo sistema. Per pretendere che le risorse vengano destinate ai veri bisogni della gente.

Per chiedere che il Terzo Valico venga fermato e definitivamente cancellato.

Noi ci saremo, e tu?

Manifestazione 18 aprile Terzo Valico

Arresto sindaco Ischia, la coop finanziava D’Alema e gli comprava libri e vino

 corruzione: regali politicamente pesanti

L’ex presidente dei Ds, non indagato, citato nell’inchiesta che ha portato in carcere il sindaco Pd di Ischia per i suoi rapporti con la coop rossa Cpl Concordia. Che finanziava – in modo legittimo – la fondazione Italiani europei. L’ex Psi Simone intercettato: “Mette le mani nella merda”. E sentito dai pm dice: “Fu lui a propormi l’acquisto delle 2000 bottiglie prodotte dalla moglie”

 di Andrea Palladino | 30 marzo 2015

 Lo schema è quello di sempre. Ci sono gli imprenditori, ci sono i politici e – nel centro della galassia degli appalti – i broker. Gente dinamica, sveglia, veloce. Mediatori in grado di avere i contatti giusti al momento giusto, capaci di macinare milioni di euro in contratti, movimentando mazzette e favori. Francesco Simone, secondo i magistrati di Napoli, il mestiere lo aveva nel sangue. Così come la passione per la politica, ereditata dalla sua passata vicinanza con la famiglia Craxi. Così come le giuste entrature e la capacità di capire chi contattare per creare il clima “favorevole ”attorno alla Cpl Concordia, il colosso cooperativo “rosso” che a fine mese gli pagava profumate commissioni. E il cui ex presidente Roberto Casari è indagato dalla Dda di Napoli per concorso esterno in associazione mafiosa, accusato di rapporti con la camorra casalese.

La rubrica telefonica di Simone – finito oggi agli arresti insieme ad alti dirigenti della cooperativa emiliana e al sindaco di Ischia Ferrandino – era decisamente ricca. La procura di Napoli ha evidenziato un nome di peso. Anzi, il nome, quello di Massimo D’Alema. Non è indagato, ma – come nel caso Lupi – si trova ora al centro di regali politicamente pesanti.

“Le mani nella merda”. Gli arresti sono scattati per uno specifico appalto, la metanizzazione dell’isola di Ischia. Secondo i magistrati napoletani il sindaco del Pd Ferrandino avrebbe ricevuto una serie di favori in cambio dell’aggiudicazione dei lavori: un contratto di 160mila euro con l’albergo della famiglia e l’assunzione come consulente del fratello. Il sistema, però, era più ampio. Cpl Concordia per il Gip avrebbe infatti organizzato e gestito un vero e proprio “sistema affaristico”, mantenendo contatti con “l’esponente politico che è stato per anni il leader dello schieramento politico di riferimento per la stessa cooperativa, ovvero l’onorevole Massimo D’Alema”.

“Queste persone poi quando è ora le mani nella merda ce le mettono o no?”, chiedeva al telefono il direttore commerciale della coop rossa Nicola Verrini a Francesco Simone, il 2 marzo 2014. Secca la sua risposta: “D’Alema mette le mani nella merda come ha già fatto con noi ci ha dato delle cose”. Un rapporto dunque stretto. Simone chiarisce: “E’ molto più utile investire negli Italiani Europei dove D’Alema sta per diventare Commissario Europeo, capito”.

Massimo D’Alema, secondo le indagini del Noe, era un politico decisamente amato dalla Cpl Concordia. Nel 2014 la cooperativa rossa decide di acquistare cinquecento copie del libro “Non solo euro” (ma risultano anche acquisti delle opere dell’ex ministro di Forza Italia Giulio Tremonti) e duemila bottiglie di vino prodotte dalla azienda vinicola gestita dalla moglie. Sentito dai pm, Simone la spiega così: “Confermo che la Cpl ha acquistato 2.000 bottiglie di vino prodotte dall’azienda della moglie di D’Alema, tuttavia posso rappresentarvi che fu Massimo D’Alema in persona, in occasione di un incontro casuale tra me, lui, il suo autista e il presidente Casari, a proporre l’acquisto dei suoi vini”.

C’è di più. Durante una perquisizione nella sede dell’azienda i carabinieri hanno trovato tre bonifici da 20mila euro ognuno a favore della fondazione di D’Alema “Italiani europei”. Soldi tracciati e quindi leciti, ma che per i magistrati sono il segno inequivocabile della vicinanza tra la Cpl Concordia e l’esponente del Pd.

Nelle indagini è finito anche il nome dell’ex deputato del Pdl Pasquale Vessa che, secondo i magistrati, avrebbe favorito alcuni appalti della cooperativa nella zona di Salerno, ricevendo in cambio una “fittizia consulenza” con una società riconducibile al parlamentare.

Tunisia mon amour. La storia delle tangenti della coop emiliana passa per la Tunisia. Quasi un revival degli anni ’90, quando Bettino Craxi usò i suoi contatti storici con il nord Africa per crearsi il buen retiro ad Hammamet. E, secondo alcune deposizioni, il broker Simone avrebbe goduto di ottimi contatti in Tunisia proprio grazie al suo passato di segretario di Bobo Craxi.

Nel paese nordafricano sarebbero infatti passati i soldi da usare per il pagamento delle tangenti. Secondo quanto hanno ricostruito gli investigatori Francesco Simone utilizzava una sua società tunisina per ricevere bonifici giustificati da contratti di consulenza, riportando in Italia i soldi per creare provviste in nero, distribuendo i contanti alle famiglie di amici che lo accompagnavano nei sui frequenti viaggi in nord Africa. In un caso – spiegano fonti investigative – una mazzetta di euro era stata nascosta in un passeggino, per passare la dogana all’ingresso in Italia.

Lo schema utilizzava anche passaggi di soldi estero su estero, con bonifici che partivano da San Marino per arrivare sui conti correnti tunisini riconducibili a Simone. Secondo la procura di Napoli il consulente della Cpl Concordia avrebbe corrotto anche alcuni funzionari di banche e doganieri tunisini, facendo così scattare nei suoi confronti anche l’accusa di corruzione internazionale.

Per ora la discovery dell’inchiesta si è concentrata solo sugli elementi indiziari relativi agli appalti di Ischia e di altri comuni minori della Campania. Le carte sono però coperte da numerosi omissis e – secondo fonti investigative – le indagini stanno proseguendo verificando diversi contatti con la politica. Le “mani nella merda” potrebbero essere tante.

 http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03/30/arresto-sindaco-ischia-coop-finanziava-dalema-gli-comprava-libri-vino/1549223/