TAV, L’UNIVERSITÀ STUDIA L’IMPATTO DEL CANTIERE DI CHIOMONTE SULLA SALUTE DELLA POPOLAZIONE. SIGLATO ACCORDO CON TELT

 
SABATO, 28 MARZO 2015
BY  – PUBLISHED: 03/26/2015 – 

Siglata una convenzione tra TELT, Tunnel Euralpin Lyon Turin, e il Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e pediatriche dell’Università degli Studi di Torino per la realizzazione di uno studio di Valutazione di Impatto sulla Salute (VIS) relativo ai lavori del cantiere di Chiomonte. Un atto innovativo che permetterà di compiere ulteriori studi, attraverso un programma di ricerca eseguito dal gruppo coordinato dal Prof. Enrico Pira, ordinario di medicina del lavoro, per monitorare e analizzare l’impatto sulla salute della popolazione del territorio.

 L’accordo è stato presentato questa mattina nel corso di un incontro in cantiere, alla presenza dei sindaci di Chiomonte, Silvano Ollivier, e Giaglione, Enzo Paini, dedicato alla “Sicurezza e Salute di maestranze e Forze dell’Ordine impegnate nel Sito di Interesse Strategico Nazionale”, che ha visto la partecipazione: del Prof. Enrico Pira di UniTo, del Responsabile Dipartimento Tematico Geologia e Dissesto ARPA Piemonte, Paola Balocco, del referente di ASL/SpreSAL (Servizio Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro), Barbara Galla, del Coordinatore della Sicurezza del cantiere, Achille Sorlini, e del Direttore Generale di TELT, Mario Virano.

 La Valutazione di Impatto della Salute integrerà l’attuale Sistema di Gestione Ambientale che, ad oggi, dalle oltre 20mila misurazioni, attraverso 66 centraline, 26 dentro il cantiere della Maddalena e 40 stazioni esterne nell’arco di 15 km, segnala l’assoluta regolarità e il rispetto delle soglie previste dalla legge. Inoltre i valori sono in linea con i monitoraggi ante operam, evidenziando la mancanza di alterazioni per l’ambiente. I dati rilevati su tutte le componenti ambientali (amianto, polveri, radiazioni, qualità dell’aria e dell’acqua) vengono raccolti in un portale dedicato alla gestione e trasmissione agli enti di controllo in tempo reale.

 TELT, Tunnel Euralpin Lyon Turin, promotore pubblico responsabile della realizzazione e della gestione della Sezione Transfrontaliera della nuova linea ferroviaria, attraverso una partnership di assoluto livello con l’Università di Torino potenzia ulteriormente le attività di monitoraggio a tutela dei cittadini e del territorio. Il Dipartimento già da tempo ha sviluppato ricerche di base ed applicative nel settore della salute e sicurezza dei lavoratori e della popolazione, è interessato a sperimentare ed applicare i risultati finora ottenuti. Le attività del programma di ricerca, iniziate a febbraio dureranno fino al termine dei lavori, saranno svolte presso le strutture del Dipartimento, presso il cantiere della Maddalena e nei comuni di Chiomonte, Giaglione, Exilles, Gravere e Susa. L’Istituto fornirà relazioni periodiche sullo stato di avanzamento dei lavori e sui risultati parziali raggiunti e una relazione finale.

Un investimento per il futuro: la Cassa di Resistenza

post — 26 marzo 2015 at 11:20

cassaNon avendoci piegato in nessun modo, il sistema del Tav e delle grandi opere, mentre s’ingrassa sulle nostre spalle, ha dato il via libera, tramite una crociata portata avanti dalla magistratura, ad un attacco repressivo senza precedenti.

Sono centinaia i procedimenti penali che vedono i notav imputati, non si contano più i reati che ci vengono ascritti, eppure non abbiamo mai ceduto il passo alla paura e ognuno di noi ci ha messo quanto poteva per sostenere la resistenza.

Da poco è terminato il maxiprocesso nei confronti di 53 imputati giudicati per aver resistito nelle giornate del 27 giugno e del 3 luglio. Giornate di lotta che hanno visto la partecipazione di notav da tutte le parti d’Italia. Giornate generose, la cui storia non può essere scritta da nessun tribunale.

Il primo grado si è concluso con quarantasette pesanti condanne, per un totale di 142anni, con l’aggiunta di provvisionali e risarcimenti vari. Con noi, si vuole sperimentare un nuovo modo di reprimere le lotte, non toccando solo la libertà personale, ma i patrimoni e i beni che ognuno, con tanta fatica, è riuscito a costruirsi.

Mentre ci battiamo contro un’opera finanziata da soldi pubblici, che sono rubati a qualcosa di più utile per tutti, la lobby del tav e delle grandi opere sperimenta questo ricatto per provare a batterci.

Serve molto altro per piegarci, e non possiamo accettare passivamente la richiesta di dare dei soldi a chi li ruba quotidianamente, a chi sottrae futuro e presente.

E per questo che per proseguire la lotta dobbiamo trovare il modo di proteggerci a vicenda, non lasciando nessuno indietro, proprio come quando si cammina in salita su uno dei sentieri delle nostre montagne.

Lanciamo questo appello per costruire una cassa di resistenza e solidarietà che sia in grado di tutelare tutti; uno strumento di autodifesa rispetto alle condanne ma al contempo un vero e proprio investimento per il futuro, un futuro fatto di lotte.

Fermarci è impossibile!

Sostieni il Movimento No Tav,

sostieni la Cassa di Resistenza!

Il Movimento Notav

Di seguito gli estremi per i versamenti

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Apericena No Tav tensione ai cancelli.

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di Redazione.

Forse la pizza era troppo calda o non ben cotta, fatto sta che l’apericena ai cancelli dei No Tav sta vivendo qualche momento di tensione. Discussioni con i carabinieri che vanno e vengono dal cancello. A quanto pare ai No Tav è stato impedito l’accesso alla macchina che portava le pizze. E la fame rende nervosi tutti quanti…

Aggiornamento ore 22:30

I No Tav abbandonano il campo. In Clarea la situazione rimane tesa.

Foto NoTav.info

Fincantieri, “No ai microchip nelle scarpe previsti dal jobs act”. Lavoratori in sciopero

giovedì, 26, marzo, 2015

No al microchip nelle scarpe. I lavoratori Fincantieri oggi hanno incrociato le braccia nello stabilimento del Muggiano a La Spezia contro il contratto integrativo in corso di discussione e per la situazione del bacino di carenaggio che il consorzio guidato dalla Provincia vorrebbe vendere. «Ci vogliono fare lavorare gratis mezz’ora ogni giorno e vogliono metterci un microchip nelle scarpe da lavoro» hanno detto i lavoratori.

La riforma del lavoro contenuta nel Jobs Act permette, infatti, alle aziende di controllare a distanza i lavoratori. La norma contestata, tuttavia, è ancora in attesa dei decreti attuativi, ma nelle intenzioni del governo ci sarebbe la possibilità di effettuare delle verifichi attraverso i macchinari, senza quindi coinvolgere direttamente i lavoratori.

L’azienda spiega che si tratta di una misura di sicurezza, ma i sindacati non ci stanno. I lavoratori sollevano, infatti, il dubbio che Fincantieri voglia controllare in ogni momento i propri dipendenti, verificando con il microchip dove si trovano, come si spostano e quanto tempo rimangono in alcune zone dello stabilimento.

Gli operai, appoggiati da Fiom, Fim e Uilm, sono quindi usciti dal cantiere e per oltre un’ora hanno bloccato la strada provinciale La Spezia-Lerici di fronte allo stabilimento e l’ingresso del raccordo autostradale. Da giorni, sono in agitazione per gli stessi motivi anche i lavoratori degli stabilimenti Fincantieri di Riva Trigoso (in provincia di Genova), che fanno un’ora di sciopero ogni turno e presidiano la portineria bloccando il transito delle merci.

Gli operai del cantiere di Sestri Ponente a Genova, invece, dopo una assemblea hanno dato mandato al sindacato di non sottoscrivere il contratto integrativo.
Sinistra Ecologia Libertà ha presentato il 12 marzo una interrogazione al governo a firma Nicola Fratoianni per chiedere al ministro del lavoro Poletti quale era la sua opinione al riguardo. Ad oggi dal governo nessuna risposta.

http://www.imolaoggi.it/2015/03/26/fincantieri-no-microchip-nelle-scarpe-previsti-dal-jobs-act-lavoratori-in-sciopero/

Pompei: Auchan, tagli su salari, malattie, infortuni. Eliminata anche carta di sconto del 5%

Tanti ringraziamenti alla parte sana del paese, sempre in lotta per i diritti degli ultimi. A patto che non siano i lavoratori e disoccupati

25 marzo 2015

Tagli ai salari, alla copertura della malattia e degli infortuni sul lavoro. C’è persino l’eliminazione della carta di sconto del 5% sull’acquisto dei prodotti da parte dei dipendenti e dei loro congiunti nella disdetta unilaterale del contratto integrativo aziendale, comunicata l’altro giorno dal colosso della grande distribuzione Auchan. Una decisione che segue la rottura della trattativa sugli esuberi tra azienda e sindacati, risalente al 12 marzo e che nel Mezzogiorno era stata preceduta dalla chiusura dell’ipermercato di Triggiano, in provincia di Bari, e dalla richiesta di tagli draconiani nell’iper di Pompei. Intanto, il colosso mondiale della grande distribuzione è passato a vie di fatto preferendo alla linea dei singoli interventi territoriali un durissimo provvedimento generalizzato. La disdetta avrà effetto immediato dal primo luglio. Saranno cancellate le condizioni di miglior favore anche nei cinque ipermercati campani dislocati a Nola, Mugnano, Giugliano, Pompei e Napoli-via Argine. Una decisione che porterà i seguenti tagli: 25% della copertura della malattia dopo il terzo giorno (resterà il 75% coperto dall’Inps); eliminazione dello sconto del 5% per gli acquisti dei prodotti da parte dei dipendenti e dei loro congiunti; eliminazione dell’anticipo della copertura Inail per gli infortuni sul lavoro; eliminazione della condizione di miglior favore salariale (50 euro medi al mese) per i dipendenti ex Rinascente ed ex Città Mercato. Sullo sfondo di tutto questo c’è la volontà di Auchan di licenziare, in particolare al Sud, dove il morso della crisi è più potente. Tanto che la multinazionale ha dichiarato al tavolo del confronto che un’eventuale proposta alternativa ai tagli, molto onerosa sia in termini salariali che contrattuali, sarà congiunturale, vale a dire temporanea per gli ipermercati del Centro Nord ma che dovrà essere strutturale, cioè definitiva, per quelli del Mezzogiorno. L’azienda ha proposto come termini di una possibile intesa «la sospensione del contratto integrativo aziendale in ogni sua parte, la definizione di una procedura di mobilità incentivata sull’intero perimetro aziendale avente i presupposti della volontaria adesione delle persone, un accordo a sostegno della mobilità volontaria che preveda l’abbassamento di un livello dell’inquadramento di tutto il personale come misura transitoria al centro-nord e strutturale al sud, e un anno di sospensione del pagamento della quattordicesima mensilità». Tagli draconiani: si prevede una riduzione dei salari in Campania del 40% e solo per i livelli inferiori. Ma i sindacati si oppongono. Ammontano a 1100 su 8mila occupati in Italia gli esuberi strutturali dichiarati dal colosso commerciale d’Oltralpe, che nello stivale possiede 60 ipermercati. E sarà la Campania a dover pagare il prezzo più alto alla crisi. Qui infatti l’azienda ha individuato 320 posti di lavoro da tagliare, 248 dei quali sono concentrati nella fascia di quarto livello. Nella fascia più diffusa, cioè quella del quarto livello, gli esuberi sono 37 a Nola (200 addetti), 45 a Napoli-via Argine (190 addetti), 47 a Mugnano (200 addetti), 60 a Pompei (180 addetti) e 58 a Giugliano (310 addetti). «Non possiamo accettare – fa sapere intanto Antonio Napoletano, segretario di Uiltucs Campania – soluzioni e comportamenti che portano le relazioni sindacali indietro di trent’anni».

Fonte positanonews

http://www.crisitaly.org/notizie/pompei-auchan-tagli-su-salari-malattie-infortuni-eliminata-anche-carta-di-sconto-del-5/

Bergamo: Mercatone Uno, i dipendenti di Verdello bloccano Tir contro chiusura

Ma come? Siamo tanto ricchi e c’è tanto lavoro, per questo andiamo a prendere “risorse” da fuori Italia, c’è una ripresa da sballo…

25 marzo 2015

Sciopero e presidio a sorpresa oggi pomeriggio al ‘Mercatone Unò di Verdello. I lavoratori del punto vendita bergamasco della catena di arredamento hanno bloccato un camion del gruppo che stava caricando articoli dal magazzino per trasportarli altrove. Hanno così deciso di bloccare l’operazione e, contestualmente, di non effettuare l’apertura del negozio. All’esterno si sono precipitati quasi tutti i dipendenti del Mercatone, esasperati dal fatto che «sono oltre due mesi che questa vertenza va avanti e a oggi non si vedono spiragli positivi. Nessuna risposta è stata data e, dal 21 marzo, a Verdello e in altri 34 sparsi per l’Italia, è partita una svendita totale». «È chiaro quello che accadrà: alla fine della svendita Mercatone Uno chiuderà. Oggi i lavoratori, spontaneamente e inaspettatamente, sono scesi in sciopero – dicono Mauro Rossi, di Filcams Cgil Bergamo, e Terry Vavassori, della segreteria Fisascat Cisl di Bergamo -, organizzando un presidio che ha simbolicamente bloccato punto vendita e magazzino, impedendo al tir di caricare merce. Tutti i dipendenti vogliono garanzie, risposte. L’iniziativa di oggi ha dimostrato quanto la pazienza dei lavoratori stia finendo. Siamo pronti a mobilitarci nuovamente, a partire dal prossimo incontro al Ministero che si terrà il primo aprile».

Treviso: Armi, boom di iscrizioni al poligono, «Anziani e casalinghe, sparano tutti»

Si ringrazia mafia capitale per averci portato a questo. Per arricchire il business più redditizio della droga, si è costretti a proteggersi

 25 marzo 2015

C’è il disoccupato che cerca, col porto d’armi, di trovare lavoro. L’industriale che vuole un’arma da tenere in casa per autodifesa. Ma anche il pensionato e la casalinga che per paura di trovarsi faccia a faccia con ladri o rapinatori, vogliono potersi difendere. In pochi mesi è aumentato del 30% il numero dei partecipanti ai corsi «maneggio armi» del Poligono di Treviso, obbligatorio per tutti coloro che acquistano una pistola o un fucile, da tiro a volo o da caccia che sia. Era dal 2007, dopo il delitto di Gorgo al Monticano, che non si registrava un picco così alto di iscrizioni, molte delle quali dettate dal sentimento d’insicurezza instillatosi in chi si è visto svaligiare, magari più di una volta, la propria abitazione. «Avere un’arma costa meno di un impianto d’allarme – spiega Lucio Zorzo, presidente del Tiro a Segno Nazionale Treviso – e in questo periodo molte persone sentono la necessità di proteggersi e vogliono avere una pistola in casa. Noi non incentiviamo nessuno, anzi. Ma è sotto gli occhi di tutti che la richiesta sia aumentata: negli ultimi sei mesi abbiamo avuto circa un terzo di persone in più ai nostri corsi». Al poligono in Fonderia hanno così cominciato a presentarsi persone che fino a poco tempo fa non vi si sarebbero mai avvicinate. «La maggior parte sono uomini, ma ci sono anche casalinghe che vogliono avere un’arma in casa, o che l’hanno ereditata – spiega Zorzo – ed alcuni pensionati, persone per lo più che vivono in campagna, in aree isolate. Oppure coppie e i classici industriali ed imprenditori. C’è una grande varietà, che comprende, vista la crisi, molti disoccupati, che sperano col porto d’armi di trovare un posto di guardia giurata, o giovani, che cercano di avere qualche punto in più per i concorsi delle forze armate». Ovviamente a presentarsi al poligono sono tutte persone che hanno denunciato il possesso della propria arma e fatto una visita d’idoneità psico – fisica, o sono direttamente in possesso di una licenza di caccia, tiro a volo o difesa personale. Proprio quelle di tiro a volo sarebbero quelle preferite dai nuovi amanti del grilletto. «Nessuno comunque prende la cosa alla leggera – conclude Zorzi – ben sapendo anche le conseguenze se si spara per difendersi».

Fonte corrieredelveneto

http://www.crisitaly.org/notizie/treviso-armi-boom-di-iscrizioni-al-poligono-anziani-e-casalinghe-sparano-tutti/

Ormelle: In paese oltre 400 disoccupati, lavoro in cambio delle bollette

Ad altre etnie bollette, vitto e alloggio sono pagate senza chiedere niente in cambio. Eguaglianza. Come dice Renzi e tutti i suoi difensori in piazza, noi siamo ricchi.

25 marzo 2015

Prestito d’onore a Ormelle? Prestazione di lavoro gratuita in cambio del pagamento di bollette, canone d’affitto e simili. La novità è stata introdotta dal sindaco Sebastiano Giangravé per aiutare chi si trova senza lavoro, per licenziamento o per chiusura dell’attività. Come spiega lo stesso sindaco a La Tribuna, a Ormelle ci sono 448 persone rimaste senza lavoro.

Aiutare le persone in cambio lavori socialmente utili: questo l’obiettivo. Il bilancio 2014 del Comune è stato chiuso con un attivo di circa 100 mila euro; 31 mila euro dell’avanzo sono stati investiti per l’acquisto di due scuolabus.

Saranno guidati da due autisti che avevano perso il lavoro, ma dispongono di patente idonea per la guida di questi mezzi. Tramite un bando, saranno assunti a tempo parziale e lavoreranno per il Comune. L’Amministrazione conta di risparmiare 20mila euro.

Fonte oggitreviso

http://www.crisitaly.org/notizie/ormelle-in-paese-oltre-400-disoccupati-lavoro-in-cambio-delle-bollette/

Empoli: 80 operai devono restituire le indennità per l’amianto. Fino a 97mila euro

Comunicati di solidarietà? Interventi per impedire questa ingiustizia? Non sono mica profughi, chi se ne frega, non rendono al business più redditizio della droga.

 24 marzo 2015

Esposti all’amianto per anni nelle vetrerie dell’empolese. E ora condannati dalla Cassazione a restituire circa un milione di euro allo Stato. E’ il totale delle integrazioni sulle pensioni — prima concesse, poi tolte — a circa 80 ex operai delle vetrerie. C’è chi dovrà restituire sei mila euro, chi 97 mila. E poi ci sono anche le vedove o i figli di ex operai ormai deceduti, alcuni per le conseguenze della prolungata esposizione alle fibre d’amianto nelle fabbriche, che dovranno pagare per i parenti morti. La beffa è arrivata per 80 operai a distanza di vent’anni dall’inizio della battaglia legale portata avanti dal patronato dell’Inca Cgil. I condannati a risarcire lo Stato sono gli ultimi che hanno richiesto le indennità. I primi 100 che avevano fatto domanda (su circa 400 cause totali) sono infatti sicuri che non dovranno restituire un centesimo. Perché le loro cause erano già passate in giudicato, mentre per le ultime, l’Inps, ha potuto ricorrere in Cassazione. Tutto è accaduto perché nel 2008 i ricorsi sono stati presentati in nome del «principio di decadenza», la cui funzione sostanziale, si legge nelle motivazioni della Cassazione, è di «tutelare la certezza delle determinazioni sulle erogazioni di spesa gravanti sui bilanci degli enti pubblici». In pratica «non ci sono più soldi per gli ex operai delle vetrerie. — spiega Paolo Grasso dell’Inca — e la Cassazione ha condannato 9 persone a restituire i soldi percepiti oltre ad aver tolto pure la pensione a uno di loro». In base a questa sentenza anche le altre richieste di pensioni che il sindacato stava aspettando per gli ultimi 14 operai saranno negative. In totale gli ex vetrai dovranno risarcire allo Stato una cifra intorno al milione di euro, perché nel frattempo 55 di loro si sono arresi e hanno già iniziato a (ri)pagare. «Siamo riusciti a ottenere una rateizzazione decennale dei debiti e il ripristino della pensione tolta — spiega Grasso — ma è una sconfitta politica se lo Stato non riesce a trovare i soldi per chi è stato esposto per anni ai danni dell’amianto a sua insaputa». Romano Filippetti, uno dei «condannati», dovrà restituire 37 mila euro. Racconta che in vetreria si mangiava dove capitava, vicino ai forni costruiti in amianto:«Eravamo circondati dal veleno e non lo sapevamo». Oggi non esiste più questa disinformazione: «Adesso collaboriamo tra enti, infatti — conclude Grasso — Asl 11, Cgil e Inps hanno organizzato proprio ieri un convegno a Empoli sulle malattie professionali e la prevenzione». Ma per gli 80 ex vetrai il danno e la beffa sono ormai definitivi.

Fonte corrierefiorentino

http://www.crisitaly.org/notizie/empoli-80-operai-devono-restituire-le-indennita-per-lamianto-fino-a-97mila-euro/

Torre Annunziata: Disoccupati fanno irruzione in comune e si incatenano

Sostenere con vitto e alloggio i disoccupati? Guai, non sono eguali ai “profughi” . Nessuna solidarietà, nessun comunicato per loro, FIGURIAMOCI AIUTO CONCRETO

 25 marzo 2015

Rino Palumbo, il disoccupato torrese che nella giornata di martedì si era arrampicato su una torre dello stadio Giraud, si è reso protagonista di un nuovo atto di protesta. L’uomo nella mattinata ha fatto irruzione a Palazzo Criscuolo, sede del Comune di Torre Annunziata, barricandosi all’interno della Sala Siani e incatenandosi. Insieme a lui altre sette persone che hanno inscenato la protesta. Palumbo ha fatto irruzione nel palazzo comunale passando per l’ufficio anagrafe, prima ha minacciato di tagliarsi le vene e poi ha deciso di incatenarsi in segno di protesta.

Fonte lostrillone

http://www.crisitaly.org/notizie/torre-annunziata-disoccupati-fanno-irruzione-in-comune-e-si-incatenano/