Via Crucis in Clarea

Una simbologia o una realtà, la Via Crucis segna uno scenario antico ma al tempo stesso recente, un uomo incarcerato da poliziotti e scortato da soldati alla sua pena, una difesa del sistema che nel tempo non è cambiato.

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di Gabriella Tittonel

Era una tarda mattinata primaverile di un anno tra il 30 e il 33 della nostra Era. In una strada di Gerusalemme che nei secoli successivi avrebbe portato il nome emblematico di «Via dolorosa» -procedeva un piccolo corteo: un condannato a morte, scortato da una pattuglia dell’esercito romano, avanzava reggendo il patibulum, cioè il braccio trasversale di quella croce il cui palo verticale era già piantato lassù, tra le pietre di un piccolo promontorio roccioso (Cranio per la sua forma) chiamato in aramaico Golgota e in latino Calvario. Era questa l’ultima tappa di una storia a tutti nota, al cui centro campeggia la figura di Gesù Cristo, l’uomo crocifisso e umiliato e il Signore risorto e glorioso. Era una storia iniziata nell’oscurità cupa della notte precedente, sotto le fronde degli ulivi di un campo denominato Getsemani, cioè «frantoio per olive». Una storia che si era sviluppata in modo accelerato anche nei palazzi del potere religioso e politico e che era approdata a una condanna alla pena capitale.

Per secoli i cristiani hanno voluto ripercorrere le tappe di questa Via Crucis, un itinerario proteso verso il colle della crocifissione ma con lo sguardo rivolto alla meta ultima, la luce pasquale. L’hanno fatto come pellegrini su quella stessa strada di Gerusalemme, ma anche nelle loro città, nelle loro chiese, nelle loro case e lo facciamo anche noi in questa porzione di Via Francigena che anticamente collegava le nostre terre con il santo Sepolcro.

Ci sposteremo in silenzio per favorire la meditazione personale.
Come gesto di preghiera, ricordando la Passione di Gesù, chi lo vuole può rinunciare alla cena e destinare la cifra equivalente alla raccolta fondi per le spese legali del movimento no tav.

Via Crucis meditata camminando verso la Clarea
Lettura della Passione di Giovanni (cap. 18 e 19)
Venerdì 27 marzo 2015 Ritrovo ore 20 piazzetta da Genio
Inizio Via Crucis ore 20,30 Cappella S.Giovanni
Organizza il Gruppo Cattolici per la Vita della Valle
Movimento No Tav

G.T. 26.3.15

Tav e pacificazione?

 http://www.tgvallesusa.it/2015/03/tav-e-pacificazione/
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Riceviamo e volentieri pubblichiamo un intervento di Dario Fracchia, sindaco di S. Ambrogio di Susa

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L’arresto del massimo funzionario responsabile delle grandi opere pubbliche in Italia è la triste conferma che queste, Tav in Valle di Susa compreso, non rispondono a criteri di priorità e urgenza basati sui reali bisogni dei cittadini e del territorio, ma ad interessi di pochi gestiti da grandi funzionari di Stato e politici corrotti, in una stretta commistione tra pubblico, privato e malavita ai danni della collettività.

Questo è il denominatore costante di tutte le indagini che stanno portando alla luce ciò che è sotto gli occhi di tutti: una corruzione così radicata, diffusa e capillare da costituire un vero cancro nella nostra società.

Per chi protesta contro tutto questo è riservato il silenzio stampa, la marginalizzazione, l’indifferenza fino alla repressione più dura: questo in sintesi il film vissuto in Valle di Susa ma anche in tante altre parti d’Italia mentre in pochi si spartiscono il bottino di denaro pubblico fatto di ruberie, corruzione e tagli alla sanità, alla giustizia, all’edilizia scolastica, al risanamento del territorio, al trasporto pendolare e a tutti i servizi in generale sempre più ridotti e di scarsa qualità. E per cambiare direzione in modo radicale non bastano certo i vecchi slogan “lo vuole L’Europa”,” abbiamo un finanziamento del 40% europeo” ( sempre soldi nostri!)  fino alla proposta dell’ultima ora di “pacificazione”: ma pacificazione da cosa? e con quale percorso? Ho una proposta pratica e di merito da avanzare per una vera pacificazione. Per quanto riguarda il merito, l’obiettivo deve essere quello di ristabilire quel patto fiduciario tra Istituzioni e Cittadini, fondamentale per ricostituire un tessuto sociale sano, ma incrinato in modo grave e preoccupante dalla corruzione dilagante, con un’azione di Governo decisa sulla corruzione di Stato con il solo modo possibile: azzerare gli incarichi di quei vertici che si sono dimostrati infedeli con un totale rinnovamento dei funzionari ed una giustizia rapida ed esemplare per chi ha rubato.

Per quanto riguarda il percorso, questo deve essere ben più serio,impegnativo e corposo di un semplice ritiro dai processi da parte di Ltf: un tavolo politico con la Presidenza del Consiglio dove discutere sui numeri e sulle priorità dei cittadini italiani, sui costi/ benefici dell’investimento, sulla possibilità, senza né vincitori né vinti se non il buon senso e l’interesse generale, di sospendere ciò che oggi non è una priorità a favore di ciò che più urge, con semplicità, pragmatismo e senza pregiudizi.

Solo gli sciocchi non cambiano idea e non ritornano mai sui propri passi: tornare indietro da scelte insensate è possibile e virtuoso e nella Corte dei Conti Francese abbiamo già un alleato potente ed autorevole.

Da anni aspettiamo e chiediamo il ritorno della politica in questa vicenda, diventata il paradigma dell’Italia che spreca  e non funziona: attendiamo collaborativi, tenaci, caparbi e fiduciosi!

Dario Fracchia, Sindaco di Sant’Ambrogio

Se fossero intellettualmente onesti

25 marzo 2015

di Gianni Alioti

……. se fossero intellettualmente onesti i due questori di Genova (Vincenzo Montemagno) e di Alessandria (Mario Della Cioppa), dovrebbero cancellare i “Fogli di Via”, arbitrariamente consegnati a decine di attivisti dei comitati contro la TAV-TerzoValico della Valpolcevera e Valle Scrivia che – nel difendere il territorio e l’ambiente – hanno denunciato e documentato le innumerevoli infiltrazioni mafiose, ‘ndranghetiste e camorriste nei cantieri della grande opera (oltre il sistema di potere e corruzione che ruotava intorno a Ercole Incalza).

Come nelle migliori novelle di Pirandello i due questori hanno rovesciato la realtà utilizzando il Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione…… contro gli attivisti e non contro il sistema malavitoso che sta ingrassando nelle due province grazie ai cantieri del terzo valico, alla movimentazione terra e al traffico di rifiuti speciali e tossico-nocivi.

L’uso del dispositivo repressivo contro le mafie in contesti di conflitto sociale, oltre che infamante per le persone che lo subiscono, e’ una mostruosità sul piano giuridico e del Diritto. Il provvedimento restrittivo della libertà – in base alla normativa antimafia – e’ immediatamente esecutivo, senza che le persone interessate possano difendersi, in sede giudiziale, dai reati contestati. Senza che ci sia un reato specifico contestato, se non l’accusa di essere una persona “socialmente pericolosa”.

Se non hanno il coraggio e l’onesta’ di farlo, che abbiano la dignità di dimettersi!

ATTIVISTI NO TAV BLOCCANO TRIVELLA A BAGNARIA ARSA (UD)

 http://lavallecheresiste.blogspot.com.es/2010/09/attivisti-no-tav-bloccano-trivella.html

LA VALLE CHE RESISTE

mercoledì 1 settembre 2010

da www.info-action.net

Attivisti NO TAV bloccano trivella a Bagnaria Arsa (UD).
La notizia è di stamattina. Un gruppo di attivisti dei comitati NOTAV della bassa friulana allertati dal proprietario del terreno ha bloccato una trivella per i carotaggi per la tratta Portogruaro-Ronchi.
Dopo alcuni momenti di confronto con gli attivisti la trivella s’è ne andata.
Al momento non ci sono ulteriori notizie.
Eccovi le immagini.
Anche in altre parti d’Italia finalmente la gente prende coscienza e si ribella alle logiche degli affari e delle lobby del cemento e del tondino. Qualcosa cambia!!!

Spiegaci un po’, Romilda, di quella telefonata con Incalza…

 

26 marzo 2015

La Stampa di sabato 21 Marzo dedica la prima pagina locale all’intercettazione di Incalza con il prefetto di Alessandria Romilda Tafuri. Al centro della conversazione la posizione ricoperta da Marcheselli, a capo del Cociv, e che secondo il prefetto non può più ricoprire tale carica per via della sua condanna per traffico illecito di rifiuti nel processo sul Mugello.

Il prefetto di Genova non ne vuol sapere di rimuoverlo, nonostante le regole parlino chiaro. E allora la Tafuri si rivolge ad una persona onesta e specchiata (con una quindicina di procedimenti penali alle spalle) come Incalza per farlo rimuovere. Lui ovviamente le liscia il pelo: “ci penso io” e poi più niente. Solo con il cambio di prefetto a Genova, mesi dopo, Marcheselli viene estromesso.

Ora, Romilda, spiegaci un po’ due cose. Com’è possibile che il capo della struttura tecnica di missione del Ministero delle Infrastrutture, noto ladrone, decida sull’attuazione del protocollo antimafia? Non era forse il caso di obbligare il tuo omologo genovese a fare il suo dovere, se necessario denunciandone l’inadempienza?

E che cosa hai pensato quando, passato qualche mese, hai capito che quelle di Incalza erano promesse da marinaio?

Il tuo famoso “protocollo legalità”, Romilda, quello che doveva garantire la “trasparenza”, non ha impedito a decine di aziende di lavorare nei cantieri del Terzo Valico nonostante le accuse di corruzione, truffa aggravata, concussione, abuso d’ufficio, false fatturazioni, evasione fiscale e tanto altro ancora. È una farsa che non si conclude con la fine di un Incalza o di un Marcheselli. È uno schifo che (forse ancora per poco) continua, e ancora oggi nei cantieri troviamo ditte con un passato osceno, grazie al silenzio tuo, dei sindaci e dei parlamentari della zona.

La sconfinata ipocrisia degli intellettuali italiani. Francia docet.

http://www.libero-pensiero.net/la-sconfinata-ipocrisia-degli-intellettuali-italiani-francia-docet/

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Posted on mar 23, 2015 by  |

“Se davvero vuoi la Pace, sii pacifico”.

Mujer Arbol

Erri De Luca

Squallore Italia.

Un paese, il nostro, che trova la sua identità nazionale, mettendo tutti d’accordo, dal Friuli al canale di Sicilia, nel nome della disonestà intellettuale elevata a sistema di vita sociale.

Mi riferisco qui all’informazione, resa pubblica due giorni fa in tutta Europa, che non è stata divulgata in Italia, se non con toni sommessi, in una spruzzata di articolo sul Fatto Quotidiano e in un memento marginale pubblicato su la Repubblica.

La notizia è la seguente: “Dopo l’adesione di circa 600 intellettuali e artisti, tra cui diversi cineasti famosi, celebri pittori, filosofi e giornalisti, è arrivata oggi -19 marzo 2015- la forte presa di posizione del presidente monsieur Hollande, a nome del suo governo. Ha ricevuto all’Eliseo quattro rappresentanti del gruppo “Je suis Erri” dichiarando di sostenere apertamente la battaglia per i diritti civili condotta dallo scrittore napoletano Erri De Luca, e la difesa del suo sacrosanto diritto a manifestare la sua più forte adesione al movimento NoTAV in Val di Susa”.

Ne avete sentito parlare dai telegiornali?

Ne hanno parlato i talk show?

Siete al corrente del fatto che un deputato, un senatore, tra tutti quelli eletti al parlamento italiano, abbia perorato la causa di Erri De Luca e stia menzionando (anche en passant) la battaglia del movimento NoTAV e il processo per “terrorismo” al quale sarà sottoposto lo scrittore italiano per aver sostenuto il diritto dei valligiani piemontesi a difendere il loro territorio? Se lo hanno fatto, a me non è arrivata la notizia, segno che lo hanno fatto “sottovoce”.

E’ una battaglia che è stata abbandonata.

  • Per comodità.
  • Per insipienza.
  • Per negligenza.
  • Per opportunismo.
  • Per ipocrisia.
  • Per vigliaccheria.

Questo passa il convento nazionale.

La notizia del malore ha avuto più “successo”.

Sono disgustato.

Riconfermo, quindi, la mia più ampia solidarietà ad Erri De Luca.

Con l’aggiunta della tristezza patriottica di dover declinare l’espressione di sostegno formulandola in una lingua non italiana, Je suis Erri, come era accaduto ai fratelli Rosselli nel 1936, il cui pensiero era stato accolto a Parigi e bocciato a Roma, città da cui partirono i due sicari mussoliniani che li uccisero entrambi.

Questo post è un memento civile per tutti quanti.

E voglio dedicarlo all’artista siciliano Franco Battiato, uno che si è esposto pubblicamente per dare sostegno a Erri De Luca.

Oggi, compie 70 anni e sta in convalescenza perché si è rotto il femore cadendo sul palco, durante un concerto.

Gli auguro tutta la fortuna del mondo e tanta buona salute.

Licenziato a Palermo dalla sua carica di Assessore alla Cultura della Regione Sicilia, nel 2013, per aver detto la frase sul parlamento italiano che è pullulante di puttane, delinquenti, persone corrotte che pensano soprattutto ai soldi invece di occuparsi del bene collettivo.

Franco Battiato comparve in televisione forse l’ultima volta due anni fa, ospite di Michele Santoro, ricordo che ne scrissi allora. In quell’occasione, quando il giornalista televisivo, con lacrimevole indignazione, si rivolse a lui chiedendogli come si fa a cambiare questa situazione, come si fa a liberarsi di questi personaggi della vecchia politica ammuffita? Battiato rispose con dolce serenità: basta non invitarli più in televisione.

Buon compleanno Battiato, grazie per le tue belle canzoni!

Come ha scritto Mujer Arbol, una comunità femminile di donne intellettuali sudamericane:

Ci hanno sepolto, ma non hanno capito che eravamo diventati un seme.

P.S.: Sostiene Mujer Arbol

La crisis de nuestros tiempos no sólo es una crisis ecológica sino también una crisis del alma. Las respuestas que buscamos no van a venir de la limitada conciencia que todavía rige la cultura sino de una percepción más profunda nacida de la unión del corazón y la cabeza, trayendo la revelación de que toda la vida es espíritu, toda la vida es sagrada. El aspecto femenino del espíritu está reentrando en la conciencia humana en respuesta a la necesidad de un equilibrio físico, una comprensión más profunda, una totalidad, que nos ayuden a recuperar una perspectiva de la vida que se ha ido perdiendo cada vez más hasta que hemos llegado a vivir sin ella, sin reconocer nada más grande que la mente humana. Es un tiempo peligroso pero también es una inmensa oportunidad de lograr un avance evolutivo, si sólo podemos entender qué esta pasando y por qué.

ECOLOGIE RADICALE/ QUAND LES MULTINATIONALES CONTROLENT NOS ASSIETTES : L’ALIMENTATION EN OTAGE

EODE-BOOKS – lire – s’informer – se former

Un service du Département EDUCATION & RESEARCH

de l’Ong EODE

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EODE-BOOKS - L'alimentation en otage (2015 03 26)

 # L’ALIMENTATION EN OTAGE

 Auteur:Jose Bove, Gilles Luneau

Editeur: Autrement

Quand les multinationales contrôlent nos assiettes !

Dans l’ombre de la finance et du profit à court terme, une poignée de multinationales aux pouvoirs tentaculaires ont mis la main sur tous les échelons du système agroalimentaire mondial. De la graine plantée en terre à la grande distribution, des OGM à la sélection génétique animale, du négoce à la transformation, rien ne leur échappe.

Les ressources s’épuisent, les inégalités se creusent, le paysan est dépossédé de son métier, le consommateur berné. Une seule réponse possible face à la superpuissance industrielle mondialisée : « exercer chacun et ensemble, en toute conscience, le droit de choisir ce que nous mangeons disent les auteurs ».

Il y a un José Bove agaçant : le politicien vert madré rentré dans le Système, à la remorque des leaders vert-kakis, les Cohn-Bendit ou les Grünen allemands, en pointe des milieux atlantistes. Et puis il y a le José Bove militant de l’écologie radicale, défenseur de l’alimentation saine, faisant front aux multinationales de l’Alimentaire. Le José Bove qui démontait le Mc Do de Millau et qui nous rappelle ce qu’était cette écologie radicale avant de devenir l’écologie politicienne. C’est ce José Bove que nous retrouvons dans ce livre salutaire. Avec Gilles Luneau il pénètre pour nous l’opacité organisée d’une mal-bouffe devenue industrielle et monopolisatrice …

LM

#  UN EXTRAIT DE L’INTRODUCTION

Imaginez-vous devant un distributeur automatique de morceaux de viande. Vous glissez 5 euros dans la fente et enfoncez le bouton de votre choix, par exemple «bavette». Votre geste déclenche une imprimante 3D alimentée en cellules de viande de boeuf, modèle muscle long, cultivées sous cloche aseptique. La machine ronronne trois minutes… Voilà c’est fait, la viande est enveloppée automatiquement et vous la récupérez en bas de la glissière. Fiction ? A peine… les prototypes sont en route. Vous disposez déjà, chez les fournisseurs de restauration collective, d’oeufs en poudre, blancs et jaunes séparés. Mieux, vous pouvez acheter de la mayonnaise sans oeuf ! Ou de l’escalope… de PST, ou protéines de soja texturées, qui n’a de carné que le nom. Ce succédané de viande qui fait le bonheur des végétariens est aussi une arnaque dans pas mal de plats préparés (type nuggets, boulettes ou raviolis) où le PST sert de «meat extender» comme disent les Anglo-Saxons : en clair, il augmente le poids de la viande. L’emballage et le marketing ne vantent que la viande, pas le reste. Tout comme ils oublient de signifier que les escargots de Bourgogne sont le plus souvent turcs, que l’andouille bretonne est parfois faite avec du boyau coréen et du porc polonais et que le jambon d’Aoste est chinois ou vietnamien. Qu’importe, ils sont conditionnés en France. L’emballage made in France fait illusion.

Nous vivons une époque où le mensonge économique est roi. Une époque où les mots se vident de sens, où les origines des aliments s’effacent au profit de l’image que l’on veut nous vendre d’eux. La perte de repères sur laquelle nous alertent philosophes et politiques touche aussi l’alimentation. L’industrie agroalimentaire et la grande distribution s’ingénient à inventer une histoire à l’aliment qu’ils nous vendent. Peu à peu, son origine réelle, les champs, les étables, les femmes et les hommes de la terre, les saisons, la mort des animaux, les métiers de bouche s’estompent au profit d’une représentation mentale de la denrée ; représentation savamment concoctée par le marketing. Cette représentation n’a plus de lien avec le réel, mais entretient un fantasme visant à berner les gens. Il n’y a plus ni campagne ni paysans dans cette affaire, mais des usines à malbouffe dont on sait qu’elles peuvent faire des raviolis avec du cheval, de la viande avec des OGM, des antibiotiques et bientôt des hormones, des fruits et légumes avec des pesticides cancérigènes, du lait avec des vaches folles et maintenant du steak sans animal et des préparations aux oeufs sans oeufs. Ce brouillage des cartes sur la nature exacte des aliments sert à nous faire avaler les produits qui procurent le maximum de bénéfices aux industriels qui les fabriquent. Qu’on le comprenne bien, il y a des décennies que le commerce agroalimentaire ne sert plus le client mais la Bourse.

Dans les lignes qui vont suivre, vous allez découvrir que votre assiette est sous l’empire de quelques multinationales qui, à grand renfort d’«innovations», rongent notre liberté de choisir notre régime alimentaire selon les saisons et les terroirs, et qu’à l’échelle planétaire, les paysannes et paysans sont les premières victimes de ces stratégies industrielles et financières. Ils sont dépossédés du choix des semences de leurs cultures et de celui des races des animaux qu’ils élèvent. Ils perdent leur accès à la terre, à l’eau, au marché. Notre enquête révèle la volonté permanente d’un certain nombre d’entreprises transnationales de tout faire pour s’interposer entre l’homme et la nature. Pour nous faire oublier d’où nous venons. Pour effacer le souvenir du jardin nourricier primordial qu’est la Terre. Pour endormir notre instinct qui nous pousse à nous tourner vers elle quand nous avons faim et soif ou quand nous sommes malades. Pour nous faire perdre nos repères et mieux nous accrocher à ceux que ces entreprises nous tendent : des marques au lieu de noms d’aliments, une multitude de produits alimentaires industriels, un choix restreint de légumes non transformés, des préparations où la liste des additifs est plus longue que celle des aliments de base, des ersatz peu reluisants, des bidouillages génétiques et tant de gaspillage.

# EXTRAIT D’UNE INTERVIEW AVEC LES AUTEURS

* QUESTION / Vous expliquez, dans votre livre, comment nos habitudes de consommation ont des conséquences à l’autre bout du monde, avec l’exemple des crevettes à bas prix…

Les ONG ont identifié cet esclavage en Asie, sur des bateaux où des familles travaillent 20 heures par jour, comment des villages entiers sont pris en otage pour la pêche ou les fermes aquacoles. Ça entraîne la destruction des mangroves, du littoral et des modes de vie des gens. On peut dire ça aussi pour l’huile de palme, pour le soja en Amérique du sud. On le voit aussi en Afrique avec la confiscation des terres agricoles pour faire de plus en plus d’agrocarburants.

* QUESTION / Vous écrivez qu’à cause du réchauffement climatique “il faut se préparer à la fin des AOC viticoles, voire de certains labels de qualité des terroirs”. A quel horizon ?

Beaucoup de cépages ne pourront pas continuer dès 2040 ou 2050. Il faut s’attendre à une remontée en latitude de certaines AOC, déplacées de centaines de kilomètres, ou de leur disparition. On va avoir de vrais problèmes en Languedoc, en Gironde. On peut aussi penser qu’il faudra abandonner l’élevage en Cévennes ou sur les Causses à cause de sécheresses trop importantes. Ça peut bouleverser l’idée de produire à l’herbe, comme c’est le cas de l’AOC roquefort. Il faut en tout cas prendre conscience de ça pour pouvoir ne pas se retrouver dans cette situation-là. D’où l’importance de la bataille sur le changement climatique. La Camargue peut disparaître avec la montée du niveau de la mer et même, avant ça, va se poser le problème de la salinisation.

QUESTION / Vous parlez du danger des pesticides. Mais comment ne pas être sûr, même dans un marché de proximité, que les légumes ou les fruits n’en sont pas bourrés ?

Il faut favoriser les circuits courts où il y a une identification des modes de production. Dans les grandes surfaces, c’est une question citoyenne. Il faut aller vers des produits qu’on peut tracer, mais il faut aussi que la législation évolue sur l’aspect qualitatif des produits.

Vous dénoncez aussi les “illusionnistes du beefsteack”…

On vous propose des ersatz de viande avec des substituts de viande comme les fameux steaks au soja. Mais l’aspect le plus important, c’est cette course en avant scientiste sur la reconstruction à partir de cellules souches de tissus de viande, qui est en train d’être expérimentée. On pourra ainsi continuer le mythe de la viande comme étant l’aliment central de la modernité et de la réussite sociale. On est passé en France de gagner son pain avant-guerre à gagner son bifteck pendant les Trente glorieuses. Alors qu’on n’a pas besoin de manger autant de viande que ça.

En guise de cadeau empoisonné pour la fin, le livre s’achève sur le dioxyde de titane, nanoparticule utilisée dans les chewing-gums, les plats cuisinés et les dentifrices…

Des études montrent que c’est peut-être cancérigène et vous le retrouvez sur les étiquettes avec la mention E 171. Ça sert à blanchir. Danone a abandonné, mais voulait le travailler avec des yaourts, pour les rendre plus blancs. Comme Coluche avec la lessive et le “plus blanc que blanc”. La commission européenne voudrait légiférer pour rendre légale l’utilisation des nanoparticules dans l’alimentation. Pour l’instant, ça se fait sans aucune législation. Au nom du principe de précaution, il faudrait au contraire ne plus pouvoir l’utiliser, mais il y a des pressions terribles des multinationales.

Broché: 160 pages

Collection : Angles & reliefs

Langue : Français

ISBN-10: 2746741164

ISBN-13: 978-2746741164

EODE / 2015 03 26 /

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PANEUROPEISME ET PANAFRICANISME/ LUC MICHEL VOUS EN DIT PLUS – 006

PCN-TV avec PCN-SPO / 2015 03 23 /

PCN-TV - LMVEDP 006 - paneuropeisme et panafricanisme (2015 03 23)

« Luc Michel vous en dit plus » :

une nouvelle série de videos, où le géopoliticien répond aux questions de ses téléspectateurs sur ses interventions TV (et Radio) et complète ses analyses sans les limites de temps du direct …

 # LUC MICHEL VOUS EN DIT PLUS (006) :

PANEUROPEISME ET PANAFRICANISME

 Video sur le Site de PCN-TV : https://vimeo.com/123185302

Sujets abordés :

 PEUT-ON ÊTRE À LA FOIS PANEUROPÉISTE ET PANAFRICANISTE ?

* La vision de Kadhafi, qui est notre vision : symbiose des unifications africaine et européenne, avec la Méditerranée comme Mer commune (Mare nostrum), et double libération de l’impérialisme américain.

* L’UE n’est pas l’Europe, la soumission à l’OTAN et la colonisation US de l’Europe occidentale depuis 1944.

* la Seconde Europe autour de l’unification eurasiatique de Moscou.

 LE CONCEPT GEOPOLITIQUE DE L’AXE EURASIE-AFRIQUE

* La Géopolitique du futur : le super Bloc continental de l’Axe Eurasie-Afrique.

* Résumé de l’histoire du paneuropéisme depuis la fin du XVIIIe Siècle.

* Résumé de l’histoire du panaficanisme.

 EURASIE ET AFRIQUE : LE DOUBLE PARCOURS DE LUC MICHEL

*Luc MICHEL explique son parcours et ses combats.

* Le rôle de la Jamahiriya et de Kadhafi dans ce parcours et son initiation au panafricanisme.

* 40 ans combat pour la libération de la Grande-Europe, 20 ans de combat panafricain.

PCN-SPO

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ECOLOGIE & CINEMA / ‘SOUS LE DÔME’, LE FILM SUR LA POLLUTION QUI SECOUE LA CHINE

PCN-TV / 2015 03 26 /

Avec Chai Jing’s review – Libération – PCN-SPO/

PCN-TV - Sous le dôme, la pollution qui  secoue la Chine (2015 03 23) FR

REVUE DE PRESSE/

Libération (Paris) consacre un long article au film écologiste qui secoue la Chine …

« Sous le dôme, plutôt que donner des réponses, pose surtout des questions, destinées à nourrir un débat trop souvent inexistant étant donné de l’absence de droits politiques. «Les lois de protection de l’environnement existent, faisons les appliquer», tel est le message de Chai Jing, qui lance un appel au réveil civique. Ce week-end, quelque chose a changé en Chine. »

 LE FILM complet sur PCN-TV /

CHAI JING’S REVIEW – UNDER THE DOME. INVESTIGATING CHINA SMOG :

https://vimeo.com/122941805

 # EXTRAITS DE L’ARTICLE DE LIBE :

 « C’est un événement sans précédent qui s’est produit le week-end dernier (Ndlr: celui du 11 mars) en Chine. Un documentaire sur la pollution atmosphérique, présenté par la célèbre journaliste Chai Jing, s’est propagé sur les réseaux sociaux chinois, et tout le monde en parle depuis, de l’infirmière au chauffeur de taxi en passant par les voisins dans l’ascenseur. Un film qui s’intéresse aux effets du smog sur la santé et dénonce l’impuissance du ministère de l’Environnement, mais incite également le spectateur-citoyen à agir. Le premier jour, le film a été visionné 155 millions de fois, selon le South China Morning Post.

Chai Jing, 39 ans, a longtemps travaillé pour CCTV, la télévision nationale. En 2013, elle a donné le jour aux Etats-Unis à une petite fille atteinte d’une tumeur qu’il a fallu opérer dès la naissance. A l’époque, ce choix d’accoucher à l’étranger avait d’ailleurs déclenché une vague de critiques, certains accusant la jeune maman d’être une mauvaise patriote.

Le film de plus de deux heures s’appelle Sous le dôme. Un dôme qui renferme des gaz toxiques et recouvre toute le Nord de la Chine. En fait, il s’agit d’une mise en abyme, puisqu’il présente Chai Jing sur scène, montrant son film à un parterre de spectateurs, souvent jeunes.

La journaliste prend pour point de départ la tumeur de sa fille, et s’interroge sur les effets de la pollution atmosphérique sur la santé. Patiemment, avec humour et tact, Chai Jing entreprend de répondre à trois questions. Qu’est-ce que le smog? D’où vient-il? Et que devons-nous faire? Elle s’appuie sur des graphiques, des témoignages, des interviews, des images, même un dessin animé. »

 « Si le problème fondamental n’est pas nouveau, Chai Jing met en lumière comme jamais auparavant les responsabilités de chacun. A commencer par les entreprises d’État des secteurs du charbon et du pétrole. Elle montre notamment comment l’Etat se plie devant celles-ci quand il s’agit de fixer des normes de raffinage. La journaliste souligne aussi l’impuissance du ministère de l’Environnement, avec un fonctionnaire qui avoue devant la caméra: «Je n’ose pas ouvrir la bouche, parce qu’on verrait que je n’ai pas de dents!»

Chai Jing s’attaque aux aciéries, qui engloutissent des subsides de l’Etat sans générer de profit, essentiellement pour maintenir des emplois. Mais elle pose également des questions au spectateur qui prend sa voiture pour quelques centaines de mètres et se gare sur la piste cyclable, scène des plus banales aujourd’hui. Finalement, elle l’incite à assumer son rôle de citoyen et à agir. Cela consiste à intervenir directement quand des violations des lois sont constatées, ou à signaler les violations à un numéro vert ad hoc. »

 « Le film suscite bien entendu des questions. Sa sortie à quelques jours de l’ouverture de la session annuelle de l’Assemblée nationale populaire, le parlement qui se réunit une fois par an, ne doit assurément rien au hasard. Et dans un pays où les médias sont strictement contrôlés, un tel succès est impensable sans de sérieux appuis en haut lieu. Le très officiel Quotidien du Peuple a même posté la vidéo sur son site. Enfin le nouveau ministre de l’Environnement Chen Jining s’est empressé de féliciter Chai Jing. »

 UN FILM UTILE AU PRESIDENT XI JINPING QUI A D’ORES ET DEJA FAIT PART DE SON INTENTION DE REFORMER LE SECTEUR DES ENTREPRISES D’ÉTAT

 « Par ailleurs le Président Xi Jinping a d’ores et déjà fait part de son intention de réformer le secteur des entreprises d’État. Des réformes assurément difficiles à imposer tant les implications sont lourdes. Jusqu’ici, la plus grosse victime de la campagne anticorruption est Zhou Yongkang, ancien numéro un de la China National Petroleum Corporation, entreprise plusieurs fois citée dans le documentaire. Si le film apparaît donc utile pour le pouvoir, il n’est pas pour autant une commande, car la journaliste l’a financé de sa propre poche, y consacrant 1 million de yuans (environ 143000 euros). Un gage de crédibilité imparable aux yeux d’un public chinois peu habitué à voir ses dirigeants prêcher par l’exemple. »

 L’article complet du correspondant en Chine de Libé :

Sur http://www.liberation.fr/monde/2015/03/03/sous-le-dome-le-film-sur-la-pollution-qui-secoue-la-chine_1213269

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