Tangenti, il magistrato Imposimato: “Fermare le grandi opere”

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23 marzo 2015 16:22 Cronaca  Firenze

Il cantiere

Il cantiere

“Fermare le grandi opere” al centro dell’inchiesta per corruzione coordinata dalla procura di Firenze: “Non sono realizzate nell’interesse generale, ma solo per consentire a una banda di criminali pericolosi di arricchirsi alle spalle dei cittadini, distruggendo il territorio e violando tutte le norme poste a tutela dell’ambiente”. Lo ha detto il magistrato Ferdinando Imposimato, oggi a Firenze per un incontro dell’associazione di volontariato Idra dedicato alla questione del nodo fiorentino della Tav. “Basta pensare – ha aggiunto – che abbiamo avuto poco tempo fa Clini, ministro dell’ ambiente, arrestato per associazione a delinquere, concussione, truffa, usura: come possiamo pensare, in questo quadro, che si continuino a fare queste grandi opere così come chiede, ad esempio il presidente della Toscana? queste opere non si devono fare, non abbiamo nessuna garanzia che siano fatte nell’interesse dei cittadini”. Secondo Imposimato, sono invece realizzate “nell’interesse dei manigoldi, dei ladri, dei predoni del territorio, che ci stanno distruggendo: abbiamo un’Italia che cola a picco grazie a questi signori che prendono 150 miliardi all’anno di spesa pubblica, cosi’ dilapidata invece di essere destinata a servizi essenziali come scuola pubblica, disoccupati, categorie svantaggiate. E questo è inaccettabile”. Grandi opere quasi sempre inutili – “Le grandi opere sono quasi sempre inutili, come è ormai accertato”. Lo ha detto oggi a Firenze il magistrato Ferdinando Imposimato. “Le grandi opere – ha aggiunto – servono ad arricchire funzionari pubblici che dovrebbero fare l’interesse dello Stato, e imprese che fanno male quello che dovrebbero fare bene. Infatti le attuali accuse giudiziarie riguardano non solo il nodo Tav di Firenze, ma anche, solo per fare qualche esempio, l’autostrada Orte Venezia, che è del tutto superflua, e la tristemente nota Salerno Reggio Calabria. Ci sono solo due categorie di soggetti ai quali questo tipo di opere sono utili: corrotti e corruttori”. Fare il decreto,cambiare la legge Severino ed eliminare la prescrizione breve – Le nuove norme anticorruzione annunciate nei giorni scorsi “sono chiacchiere, promesse: bisognerebbe fare un decreto legge, che entrasse in vigore dall’oggi al domani. Noi sappiamo quali norme bisogna fare: prima di tutto occorre cambiare la legge Severino, che ha ridotto le pene per la concussione”. Lo ha detto il magistrato Ferdinando Imposimato, oggi ad una iniziativa a Firenze. “Come seconda cosa bisognerebbe introdurre il reato di interesse privato in atto d’ufficio – ha aggiunto – introdurre il reato di peculato per distrazione, eliminare la legge della prescrizione breve per tutti i reati di corruzione. Adesso la maggior parte degli accusati sa che il processo non arriverà al termine e tutti saranno salvati dalla prescrizione breve”, ha concluso il magistrato. Fonte: ANSA

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Quando Incalza rassicurava Esposito sulla Torino Lione

Spinta dal Bass

Quando Incalza rassicurava Esposito sulla Torino Lione

La riconoscenza in politica non è certo una virtù, ma vi sono alcuni casi di ingratitudine che davvero lasciano di stucco. Parliamo del rapporto fra Stefano Esposito ed Ercole Incalza. Esposito è il fan un po’ sopra le righe della Torino-Lione, Incalza uno degli uomini fondamentali nella storia di questo progetto; non solo, a lui si rivolge LTF per chiedere i soldi e sono lui e Signorini, il successore di Incalza al ministero e da poche settimane membro della società per la Torino-Lione, rispondere alla Corte dei Conti quando questa chiede chiarimenti sul finanziamento del tunnel geognostico di Chiomonte. Incalza fu anche a capo della struttura Economia e Finanza della Commissione Intergovernativa per la Lyon Turin.

Dopo l’arresto il senatore Stefano Esposito ha cercato di relativizzare il ruolo di Incalza nella vicenda della Torino-Lione. Secondo l’esponente Pd il ruolo di Incalza nella Tav in Val Susa si limitava alle compensazioni, nulla più.

esposito incalza

Comprendiamo bene il motivo per cui il Senatore cerchi di minimizzare, ma ci colpisce l’ingratitudine. Solo pochi mesi fa, a settembre 2014, Esposito scriveva: “Il progetto definitivo della Torino-Lione, il cui iter doveva terminare entro il 30 settembre, come da impegni assunti dal Ministro Lupi e da tutti gli attori interessati all’opera, è attualmente bloccato e c’è il rischio concreto di non riuscire a rispettare il cronoprogramma […] Questa mattina ho espresso le mie preoccupazioni all’ing. Ercole Incalza, che mi ha comunicato che convocherà urgentemente una riunione tra il ministero dell’Ambiente e quello delle Infrastrutture” (corsivo nostro).

Se Esposito era preoccupato per la Torino-Lione l’uomo a cui rivolgersi era…Ercole Incalza! Che prontamente rassicura il Senatore.

No, la gratitudine non è una virtù in politica e adesso tutti si affannano ad addebitare le colpe al solo Incalza, quando invece, come suggerisce il nome stesso dell’inchiesta, il problema è il “sistema”. Il sistema delle Grandi Opere Inutili, la cui logica che denunciamo da sempre si legge in controluce fra le carte delle inchieste Mose, Expo e Tav, un sistema in cui una particina è svolta proprio dal senatore fan della Torino-Lione Stefano Esposito.

SECONDA CANNA FREJUS, NASCE IL FRONTE PER LIMITARE IL NUMERO DI TIR

 

LUNEDÌ, 23 MARZO 2015

 

BY  – PUBLISHED: 03/23/2015 
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Questa mattina il consigliere regionale Ferrentino ha presentato il gruppo di lavoro che, con sindaci, consiglieri regionali, parlamentari ed europarlamentari, lavorerà per limitare il traffico dei tir in Val Susa, in vista dell’apertura della seconda canna del Frejus.
All’incontro erano presenti amministratori dei Comuni di Chianocco, Oulx, Borgone, Sant’Antonino, Bruzolo, Bardonecchia (con il sindaco Roberto Borgis) e Caselette. Oltre ai parlamentari Esposito, Borioli, Fregolent, e i consiglieri regionali del Pd Gariglio, Boeti, Accossato, ecc oltre a Grimaldi di Sel. Aggiornamenti nella prossima edizione.

DER SPIEGEL/ COMMENT LES EUROPEENS VOIENT LE RETOUR DE LA GRANDE-ALLEMAGNE DE MME MERKEL !

# EODE PRESS OFFICE/ ‘DER SPIEGEL’ VALIDE LA DEMONSTRATION DE LUC MICHEL SUR LE “RETOUR DE LA GRANDE-ALLEMAGNE” :
COMMENT LES AUTRES EUROPEENS VOIENT LE BERLIN AGRESSIF ET DOMINATEUR DE MME MERKEL !

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YVZ pour EODE Press Office/ 2015 03 22/

Dans une double émission de son GRAND JEU GEOPOLITIQUE (EODE-TV  et AFRIQUE MEDIA), sorti en février dernier, Luc MICHEL, précédant une fois de plus l’actualité avec ses “analyses géopolitiques prospectives”, expliquait pourquoi les européens comme les africains devaient avoir peur du retour de la Grande-Allemagne de Mme Merkel et de sa politique de grande puissance agressive …
Le grand magazine allemand DER SPIEGEL valide la démonstration et explique avec une couverture choc (Merkel en photomontage au milieu d’officiers nazis sur l’Acropole occupée en 1941) comment les autres européens voient Berlin et ses rêves nostaliques de grandeur issus du IIe Reich (Bismarck et Guillaume II) et du IIIe Reich (Hitler).
“Il ne doit plus jamais y avoir de IVe Reich en Europe” disait déjà en 1965 le grand géopoliticien Jean Thiriart (+1992) …

COMMENT DER SPIEGEL EXPLIQUE SA UNE ?

Les journalistes de Spiegel ont tenté de répondre à la question de pourquoi des parallèles entre les élites politiques de l’Allemagne moderne et du IIIe Reich étaient devenues possibles dans l’espace intellectuel de l’Europe moderne. Selon les auteurs (et Luc MICHEL dans son GRAND JEU), Berlin prétend à un leadership ouvert voire une hégémonie parmi les pays de l’Union européenne (UE) en utilisant des leviers d’influence politique et économique. Un bon exemple est les relations entre l’Allemagne et la Grèce, dont l’avenir dans la zone euro dépend tout d’abord de la politique de crédit de Berlin. Et alors que les Allemands exigent des Grecs qu’ils paient leur facture, ces derniers leur présentent une facture historique: Athènes a récemment demandé à Berlin des compensations importantes pour les dégâts subis lors de la Seconde Guerre mondiale. Ce sont donc ces prétentions grecques qui ont été interprétées par la Une de Spiegel. Par ailleurs, les auteurs analysent en détails le nouveau leadership de l’Allemagne. “Les Allemands sont de nouveau considérés comme une grande puissance. Mais on peut les considérer comme un hégémon plutôt faible et pas fort sur le continent”, conclut Der Spiegel. Qui va évidemment moins loin que Luc MICHEL, qui analyse aussi l’arrivée de Berlin et de sa Bundeswehr en Afrique.

VOIR :

# EODE-TV/LE GRAND JEU. AU CŒUR DE LA GEOPOLITIQUE MONDIALE: LA GRANDE-ALLEMAGNE DE RETOUR/PARTIE 1. UNE MENACE POUR L’EUROPE
sur https://vimeo.com/119400138

# EODE-TV/LE GRAND JEU. AU CŒUR DE LA GEOPOLITIQUE MONDIALE: LA GRANDE-ALLEMAGNE DE RETOUR/PARTIE 2. UNE MENACE SUR L’AFRIQUE
sur https://vimeo.com/120234429

ECOUTER :

# EODE-TV/ RADIO SPUTNIK : LUC MICHEL. L’ALLEMAGNE DE RETOUR EN AFRIQUE. FAUT-IL AVOIR PEUR ?/ GROS PLANS SUR L’AFRIQUE
sur https://vimeo.com/120260647

YVZ / EODE PRESS OFFICE /

Clandestini dal Regno Unito all’Italia per evitare il rimpatrio. E chiedere asilo

Mafia capitale inc si espande

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 sabato, 21, marzo, 2015

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 Arriva dal Regno Unito una spiegazione alla crescita record registrata da Eurostat dei richiedenti asilo in Italia, aumentati in un anno del 143 per cento. Immigrati: richieste di asilo più che raddoppiate in Italia, +143%

Un reportage video diffuso dalla Bbc, girato da un giornalista afgano infiltrato, spiega come migranti illegali arrivati nel Regno Unito riescono a rimanere a lungo sul suolo europeo.

Quando gli irregolari rischiano di essere rimpatriati, pagano 300 sterline a trafficanti di uomini che li aiutano a uscire dall’Inghilterra imbarcandoli su camion al Porto di Dover. Dopo aver attraversato il Canale della Manica, giunti in Francia a Calais, arrivano fino in Italia, dove chiedono asilo e gli vengono prese le impronte digitali. Da lì sono liberi di tornare a Calais e imbarcarsi nuovamente per tornare nel Regno Unito. Questa volta i trafficanti gli chiedono 1.200 sterline per la traversata al contrario. Grazie a questo viaggio, quando saranno intercettati dalle autorità britanniche saranno rispediti in Italia e non nelle loro terre di origine, in Afghanistan, India o Pakistan, prolungando così la loro permanenza sul suolo europeo.

Il giornalista ha dato 300 sterline a un trafficante con cui ha avuto un incontro in un ristorante di Walthamstow, cittadina a est di Londra, da dove è partito trasportato prima su un minivan, poi su un camion. Altri migranti sono stati recuperati prima di imbarcarsi a Dover.
Nel viaggio intrapreso, il giornalista-infiltrato, che ha girato il video con telecamere nascoste, era nel camion con una ventina di migranti illegali, di cui la maggior parte gli ha confessato l’intenzione di tornare nel Regno Unito. I migranti gli hanno raccontato anche che sono entrati per la prima volta in Gran Bretagna con visti per studenti o in maniera irregolare.
Il viaggio in camion è terminato a Veurne, in Belgio, lungo il confine con la Francia e poi i migranti sono stati guidati in diverse destinazioni. Al giornalista-infiltrato è stato indicato come raggiungere la stazione ferroviaria più vicina. Gli stessi contrabbandieri lo hanno invitato a richiamarli sul telefono cellulare per preparare il ritorno e rimettere piede nel Regno Unito.

(Giovanni de Paola)

Redattore Sociale

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Le gomme Pirelli diventano cinesi

Ma non erano i tedeschi a comprarci i brand?

 Entra ChemChina, Tronchetti: entro week end si chiude accordo

Il presidente di Pirelli, Marco Tronchetti Provera © ANSA

Sara Bonifazio

21 marzo 2015 08:59 

Pirelli cambia volto, nel suo azionariato si prepara a entrare un colosso della chimica cinese ChemChina. A conclusione del riassetto sulla Bicocca sarà lanciata un’opa che la valorizza 7,15 miliardi di euro (15 euro per azione) e dirà addio alla Borsa. Quello che non cambierà sarà il timoniere che resterà ancora fino al 2021 Marco Tronchetti Provera. ”Entro il weekend si chiude. Ci sono ancora dei passi da fare” ha detto il presidente di Pirelli lasciando la sede di Gpi. Pirelli resterà italiana? Gli è stato chiesto. ”Finché non ci saranno i comunicati non posso dire nulla” ha risposto.

Il primo cda a dare il via libera all’accordo con ChemChina è stato quello di Nuove Partecipazioni, la holding che fa capo a Marco Tronchetti Provera e che riunisce Gruppo Partecipazioni Industriali, Marco Tronchetti Provera Partecipazioni, Yura International, Vittoria Assicurazioni e Fidim. Secondo quanto si apprende hanno approvato l’operazione anche Unicredit e Intesa Sanpaolo (quest’ultima non ha avuto bisogno di passaggi in cda) anche se le bocche di tutti restano cucite in attesa del via libera definitivo che dovrebbe arrivare durante il fine settimana. La Borsa però non ha aspettato il lancio dell’offerta e ha già portato i titoli della Bicocca oltre il valore che i soci di Camfin hanno attribuito alla loro partecipazione. Il titolo, dopo una fiammata in mattinata, ha chiuso in rialzo del 2,21% a 15,23 euro (valore che incorpora il dividendo che l’anno scorso era stato di 0,32 euro) tra scambi vivaci per oltre 21,5 milioni di pezzi, pari al 4,52% del capitale sociale.

Gli advisor sono al lavoro sulle tecnicalità, forse per questo Pirelli al sollecito di Consob risponde, prima dell’apertura dei mercati, “di non essere stata fino ad oggi destinataria di alcuna comunicazione formale circa il lancio di offerte pubbliche di acquisto”. ”Le trattative sono in corso” risponde invece Camfin alla richiesta di informazioni trasparenti. Obiettivo dichiarato del riassetto è ”garantire stabilità, autonomia e continuità nel percorso di crescita nel tempo del gruppo Pirelli che manterrebbe gli headquarter in Italia”. In particolare l’operazione comporterebbe ”il trasferimento dell’intera partecipazione detenuta da Camfin (26,2% circa) ad un prezzo di euro 15 per azione a una società italiana di nuova costituzione, controllata dal partner industriale internazionale con un contestuale reinvestimento di Camfin in detta società”. Il pacchetto sul mercato costa già oltre gli 1,87 miliardi calcolati sul valore attribuito dalla stessa società. Una volta perfezionatosi tale trasferimento, verrebbe lanciata un’offerta pubblica di acquisto sulla totalità delle azioni di Pirelli che porterebbe al delisting.

“Noi siamo felicissimi di collaborare con la Cina su tutti i formati”: è il commento del ministro dell’Industria e del commercio russo Denis Manturov interpellato in un incontro sull’Expo a Milano sull’atteso accordo per l’ingresso di ChemChina in Pirelli.(ANSA).

80enne malato di Alzheimer ruba una salsiccia, condannato a pagare 11.250 euro

sabato, 21, marzo, 2015

Nel 2015 si viene condannati a 45 giorni di carcere per il furto di una salsiccia. Oppure si paga una pena pecuniaria di 11.250 euro per evitare le sbarre e regolare i conti con la giustizia. La vicenda è ancora più inquietante se a intascarsi il salume, nel giugno 2010, fu un pensionato all’epoca 79enne e con i primi sintomi dell’Alzheimer. La storia tutta vera è accaduta a Cremona con la figlia dell’uomo che non ha mai fatto ricorso perché non mai entrata in possesso degli atti.

Il pensionato, nel giugno 2010, s’intascò una salsiccia da 1,76 euro dal frigo di un supermercato di Cremona. Un controllo all’uscita gli costò il fermo e la denuncia da parte delle guardie giurate all’autorità giudiziaria. Tre anni dopo la condanna di primo grado: 45 giorni per “aver tratto profitto impossessandosi” della merce “con l’aggravante della destrezza” per essersi messo in tasca il salume. La figlia del pensionato si presentò in Tribunale per aver copia degli atti e preparare il ricorso in Appello ma, a suo dire oggi, non ce n’era traccia.

La storia cade nel dimenticatoio fin quando pochi giorni fa la donna non ne parla con il suo avvocato attuale e finisce sulle pagine del “Corriere della Sera”. Ormai la sentenza è passata in giudicato e il “mariuolo” deve sborsare 11250 euro per quella salsiccia. tgcom245

http://www.imolaoggi.it/2015/03/21/80enne-malato-alzheimer-ruba-una-salsiccia-condannato-a-pagare-11-250-euro/

Profughi minacciati a Capaccio, denunciati il deputato Khalid Chaouki ed il Comune di Capaccio

Non avrà servito il menù personalizzato

Pubblicato il 19 marzo 2015.

Abuso d’ufficio, diffamazione, minacce,  danni d’immagine. Sono solo alcuni dei reati per i quali è stata avviata l’azione legale per conto di Alessandro Forlenza,  titolare dell’Hotel Engel, adibito a struttura di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati nel Comune di Capaccio che ha denunciato il deputato del Pd e coordinatore dell’intergruppo parlamentare immigrazione, Khalid Chaouki e l’amministrazione comunale guidata dal SindacoItalo Voza.

L’imprenditore ha dato mandato all’avvocato penalista Michele Sarno, dopo le pesanti accuse lanciate dal parlamentare Chaouki Le Khalid, circa presunte minacce e aggressione agli immigrati, rifugiati o richiedenti asilo, 35 profughi, di nazionalità afgana e pakistana, ospitati presso l’Hotel Engel, struttura gestita dalla Engel Italia srl e dall’associazione Engel for life (centro Sprar), cui poi ha fatto seguito anche la revoca, da parte del Comune, della convenzione all’associazione che gestisce il centro,  con il trasferimento degli ospiti in altri luoghi.

L’avvocato Michele Sarno alla presenza del suo assistito Alessandro Forlenza venerdì 20 marzo alle ore 10.00 nella sala superiore del Bar Moka in corso Vittorio Emanuele n.104 a Salerno,  terrà unaconferenza stampa durante la quale  renderà pubblici gli aspetti della vicenda che ha portato alladenuncia del parlamentare Khalid Chaouki e del Comune di Capaccio raccontando tutta la verità dei fatti,  sulla scorta anche degli esiti dei verbali effettuati dai Nas, Carabinieri di Agropoli, polizia locale e Digos dai non emerge nessuna irregolarità.

http://www.salernonotizie.it/2015/03/19/profughi-minacciati-a-capaccio-denunciati-il-deputato-khalid-chaouki-ed-il-comune-di-capaccio/

Non ha evaso un euro, ma gli arriva una cartella Equitalia da 3 mln di euro

Servono risorse per il business di Mafia capitale

 lunedì, 23, marzo, 2015

Altro contribuente, altra vittima. Questa volta sotto la scure di Equitalia c’è capitato un benzinaio con la figlia che, nonostante la legge abbia stabilito che non abbiano mai evaso un euro, la macchina da guerra dell’ente riscossore, ancora in vita purtroppo, continua a fare vittime. Questa volta con un bimbo di mezzo di Antonio Del Furbo  zonedombraTV

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 “L’agenzia di riscossione mi sta togliendo tutto. Se toccano mia figlia io faccio un casino” ha detto Elio Bertoni mentre porta avanti la protesta davanti la sede dell’ente di Busto Arsizio. Lui, un cinquatottenne disperato, è stato costretto a chiudere l’attività per una presunta evasione di 30mila euro. Poi però il tribunale di Milano, nel 2013, lo ha assolto, con la figlia, ma il danno era fatto. Tutto finito e con tante scuse dello Stato? Manco per niente. Equitalia torna alla carica e batte cassa: pretende 3,2 milioni di euro. E tanto per chiarire le cose l’ente blocca carte di credito, stipendio e assegno di mantenimento per il figlio.

“Equitalia deve ascoltare le mie ragioni, io non devo pagare quella cartella” ha detto Bertoni a Varesenews. “Nonostante ci sia una sentenza del giudice del tribunale di Legnano che mi ha assolto perchè il fatto non sussiste – ha aggiunto – da tempo sto cercando di farmi annullare le cartelle esattoriali ma non vengo minimamente preso in considerazione”. L’uomo ha pagato quasi 30mila euro all’epoca a Equitalia ma:”cosa più assurda è che il giudice mi ha detto che sono un pirla”.

Chi si occuperà di Bertoni? Ovviamente nessuno, nemmeno i carabinieri e i poliziotti giunti sul posto durante la protesta con l’unico scopo di assicurarsi che il benzinaio rispettasse la procedura.

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Luttwak: «Guerra all’Is? Non va combattuta»

Vincere contro i jihadisti? «Impossibile». Il Califfato? «Lasciamo che trovi il suo equilibrio».  Il papa? «Sull’islam moderato dice cretinate». Edward Luttwak a L43.

di Gabriele Lippi

19 Marzo 2015

Non chiamatelo Isis. Non se parlate con Edward Luttwak. «Si chiama Stato islamico, Isis è un eufemismo buonista». E lui, di certo, buonista non è.
Economista, politologo e saggista romeno è consulente strategico del governo americano e membro del National security study group del dipartimento della Difesa Usa.
Gran parte dei suoi studi, dunque, sono stati dedicati al terrorismo e all’islam, e niente di quello che sta accadendo adesso, nemmeno la strage del museo di Tunisi, può stupirlo. «Lo Stato islamico riesce ad attrarre volontari in tutto il mondo, non si può eliminarlo con un guerra». C’è solo una soluzione possibile: «Non combatterla».

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  • Edward Luttwak, consulente strategico del governo Usa (©Getty Images).

 DOMANDA. Dopo Iraq e Siria l’Isis si è spostato dal Medio Oriente al Nord Africa. Prima la Libia, ora la Tunisia.

RISPOSTA. Prima di tutto chiamiamolo col suo nome, lo Stato islamico: è il movimento islamico di maggior successo perché è il più autentico islam.
D. Non è un movimento estremista?
R.
Presidenti e papi che dicono che non ha niente a che fare con l’islam mentono. È una bugia benevola, politicamente furba, ma è una bugia. È lo Stato islamico.

D. E questo cosa comporta?
R.
Riesce ad attrarre volontari in tutto il mondo. Arrivano, combattono e si sacrificano. Contro di loro ci sono dei soldati salariati, spesso di governi che hanno poca legittimità, come ad esempio in Siria e Iraq.

D. L’attacco del 18 marzo in Tunisia è particolarmente significativo perché colpisce un Paese che sta facendo grossi sforzi di democratizzazione. O no?
R.
Si sapeva da tempo che da quel Paese veniva
un numero sproporzionato di volontari dello Stato islamico. La Tunisia è piccola, ma si parlava di 3 mila uomini, più di quelli del grande Egitto. C’era una radice fondamentalista in Tunisia che ha prodotto questo.
D. Come si può combattere lo Stato islamico?
R.
Per prima cosa bisogna dire la verità: non è un’anomalia dell’islam, è l’islam. Bisogna smettere con queste commedie, come ha fatto Obama che ha invitato al vertice anti-terrorismo di Washington tutta questa gente per parlare di estremismo, dicendo che non aveva niente a che fare con l’islam. Però non ha invitato dei presbiteriani o dei metodisti. Ha invitato dei musulmani.

D. E poi?
R.
Quando si combatte lo Stato islamico in Mesopotamia si paga un prezzo geopolitico altissimo, perché indebolendo lo Stato islamico si rinforza l’Iran, che ha già messo le mani su Baghdad, Damasco, Yemen e ha enorme influenza anche a Beirut.

D. E infatti Israele non vede la lotta allo Stato islamico come una priorità.
R.
Lo Stato islamico è arrivato sul Golan da molto tempo, ma non ha fatto niente contro lo Stato di Israele. Così come al Qaeda non aveva fatto niente contro Israele.

D. Come mai?
R.
Non è solo perché hanno paura degli israeliani, e sanno che la risposta sarebbe tremenda, ma anche perché combattono gli sciiti, che per Israele sono la minaccia numero 1 sia per l’Iran sia sulla frontiera col Libano, con Hezbollah che è armato da Teheran. Gli israeliani sarebbero dei cretinetti a impegnarsi contro lo Stato islamico come fanno altri irresponsabili.

D. Israele quindi non può essere un alleato dell’Occidente. E l’Arabia Saudita?
R.
Prima di tutto la religione saudita è la stessa identica religione dello Stato islamico, l’affinità ideologica è totale. Basti pensare che in Arabia Saudita hanno distrutto la tomba di Maometto e dei suoi seguaci a La Mecca. Se l’avessero fatto i cristiani o gli ebrei ci sarebbe stato il mondo islamico in fiamme. Ma l’hanno fatto i sauditi e nessuno ha detto niente.

D. Nessuna possibilità che l’Arabia Saudita faccia qualcosa contro lo Stato islamico, dunque.
R.
Di fronte all’avanzata dell’Iran sciita, i sauditi non vogliono fare niente contro lo Stato islamico. Hanno fatto finta di fare qualcosa all’inizio, ora non fanno neanche finta.

D. Non è che l’Occidente ha le sue colpe?
R.
Sicuramente quella di aver inventato l’islam, che è una derivazione di cristianesimo ed ebraismo. Poi l’Occidente fa, gli altri non fanno. Quando succede qualcosa si può sempre dire che è colpa dell’Occidente.

D. Per esempio?
R.
L’Occidente ha inventato tivù, stampa, mass media. Tutto ciò che permette allo Stato islamico di fare propaganda. In più loro vogliono restaurare il VII secolo ed è chiaro che noi occidentali abbiamo fatto moltissime cose per cambiare la situazione dal VII secolo.

D. Perché tutto questo odio l’Occidente?
R.
Perché ha delle idee velenose per loro, come per esempio che le donne non sono animali domestici, che hanno il diritto di andare a fare la spesa invece di aspettare che gliela porti un figlio con più di 13 anni, o il marito o il padre.

D. E la guerra in Iraq?
R.
Finché l’Occidente esiste esprime lo spirito europeo, che è lo spirito di creazione, guerra e conquista. E quando fai guerre e conquiste ne sbagli una su due. Rimuovere Saddam è stato sicuramente un errore, basato sull’idea che ci potesse essere democrazia nel mondo arabo. Errore ripetuto in Libia con Gheddafi e anche in Tunisia con Ben Ali.

D. Anche in Tunisia?
R.
Certo. Oggi i tunisini sognano i giorni di Ben Ali, che rubava un po’ e governava bene.

D. E perché sui giornali non si è detto questo?
R.
I media hanno trasformato una rivolta islamica in una rivolta democratica. Stessa cosa fatta in Egitto e negli altri Paesi.

D. Gli Stati Uniti sono passati dall’interventismo di Bush a una strategia quasi opposta con Obama.
R.
Sì, fanno molto meno, perché quando hai l’islam contro non puoi fare sviluppo economico e politico, né la guerra. Combattono, non si arrendono. Non puoi vincere, puoi solo sforzarti e perdere tempo. La Libia è stato l’ultimo grave errore.

D. Rinunciare ad agire è stato un errore o era l’unica possibilità?
R.
No, tutti questi tentativi di portare la democrazia nel mondo musulmano sono falliti. L’islam non accetta la democrazia. Dicono che la Turchia è democratica, ma dimenticano che è stato il governo pre-islamico a portare la democrazia in Turchia, da quando ci sono gli islamici riducono la democrazia giorno per giorno.

D. È possibile vincere la guerra con lo Stato islamico?
R.
No, è possibile non combatterla. Ed è un’ottima idea. Lasciare che loro trovino il loro equilibrio. Oggi è assurdo attaccare i nemici dell’Iran. Teheran è la minaccia strategica in Medio Oriente ora, non lo Stato islamico. E se l’Occidente attaccherà lo Stato islamico l’Arabia Saudita si schiererà sempre più al suo fianco. Magari non con truppe, ma coi soldi. È l’unica difesa che hanno sul territorio contro lo Stato islamico.

D. Lo Stato islamico può rappresentare un nuovo blocco di potenze in grando di prendere il posto dell’Unione sovietica?
R.
Sarebbe un grande blocco di potenze al livello del VII secolo. Lo Stato islamico va bene contro gli eroi persiani, non contro un battaglione occidentale in grado di attraversare tutta la Mesopotamia da una parte all’altra. Basta vedere cos’è successo in Palestina: per ogni perdita israeliana ce n’erano sette per Hamas, solo limitandosi ai combattimenti di fanteria.

D. Non possono organizzarsi?
R.
Se conquistano l’Egitto possono al massimo produrre armi leggere. Non creare potere. Il loro focus non è il potere globale, ma quello di impedire alle donne di fare cose disgustose come andare in giro senza marito e senza velo integrale. Ambiscono a questo.

D. E noi cosa possiamo fare per difenderci dagli attacchi terroristici?
R.
Finirla con le cretinate. Quando il papa ha invitato in un gruppo interfede un rappresentante islamico ben selezionato, lui a un metro dal pontefice ha fatto una dichiarazione in arabo che è finita su YouTube, dove dice: «Allah, assicuraci la conquista e il governo di questo giardino».

D. E nessuno se n’è accorto?
R.
Neanche uno dei cretini di Sant’Egidio e Vaticano, che hanno organizzato l’incontro, sapeva l’arabo. È finito su YouTube e ha fatto ridere 1 miliardo di musulmani. Il papa, cretinamente, invita un rappresentante musulmano che pensavano mansueto e che invece ha invocato la conquista di Roma.

D. Cosa possiamo imparare da questo?
R.
L’ignoranza non fa bene, la bugia nemmeno. Bisogna riconoscere la verità: lo Stato islamico è un movimento religioso di stretta fede islamica. Quando facciamo atterrare Qatar Airways in Italia stai permettendo allo Stato islamico di atterrare in Italia. E dico specificamente Qatar, non Emirates o Etihad. Ma Qatar.

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