PAGATO 9000 EURO AL MESE PER LEGGERE I SITI NO TAV. LA CORTE DEI CONTI INDAGA SULL’INCARICO AL CONSULENTE DI VIRANO

 

LUNEDÌ, 9 MARZO 2015

 

BY  – PUBLISHED: 03/08/2015 

di FABIO TANZILLI

In tempi di crisi, chi non lo vorrebbe un lavoro da 9000 euro al mese – di soldi pubblici – per leggere cosa scrivono i siti No Tav? Non 2000 euro, non 3000 euro, non 5000 euro..ma addirittura 9000 euro al mese: quasi 20 milioni di vecchie lire. È quanto accaduto due mesi fa ad un consulente di Mario Virano, che ha ricevuto 18.000 euro netti, per aver svolto questo gravoso incarico dal 3 novembre al 31 dicembre 2014. È questa la cifra stanziata dal Governo Renzi, controfirmata dal sottosegretario Del Rio su proposta del Commissario della Torino-Lione, e ora presidente della nuova società Telt, a favore dell’architetto Fabrizio Bonomo. Una somma notevole, per un simile arduo compito, visti anche i tempi di crisi economica, che ha suscitato dei sospetti alla Corte dei Conti: i giudici hanno chiesto ulteriori chiarimenti al Governo su questo incarico particolare. 

In realtà i magistrati hanno messo sotto la loro lente sia i 18.000 euro a favore di  Bonomo, che gli altrettanti 18.000 euro per un altro consulente, sempre assunto da Virano nello stesso periodo (Fabio Pasquali dell’Anas): il tutto per una spesa totale di 36.000 euro. Pasquali era stato preso come “esperto in materia di valutazione economica e finanziaria di investimenti in progetti infrastrutturali”.

  A dirla tutta, Bonomo non è una new entry: tra i vari incarichi che ha in curriculum, si scopre che collabora con Virano da anni, sempre in qualità di consulente ed esperto. Tra le varie mansioni, ha lavorato sia per la Sitaf (quando Virano era ad), poi per la Musinet (altra società controllata dalla Sitaf), e poi nella stesura editoriale dei vari Quaderni dell’Osservatorio, avendo lui stesso diretto alcune riviste tecniche di architettura.

Ma che cosa ha fatto esattamente l’architetto Bonomo coi 9000 euro al mese, lo spiega lo stesso Virano, nel documento in cui replica alla richiesta di chiarimenti della Corte dei Conti: “Ha svolto un costante monitoraggio dei siti internet dedicati a trasporti e alta velocità, nell’ambito dell’incarico ha concentrato l’attenzione anche sui siti e i blog della galassia antagonista No Tav”.

Insomma, in quei due mesi, Bonomo ha svolto  “una penetrante attività di analisi e documentazione delle posizioni via via egemoni nel movimento, delle tesi sostenute e degli obiettivi-bersagli, in base a quanto risulta desumibile dai blog e nei siti internet”. 

E a cosa serviva tutto questo? “Ciò al fine di tarare le iniziative secondo un’ottica che tenga conto il più possibile dell’attualità, tra cui i materiali da inserire dei Quaderni dell’Osservatorio”. Insomma, leggere cosa dicono i No Tav, per poi inserire le repliche sui quaderni.

 Ma la domanda semplice è: appare normale prendere tutti quei soldi per guardare cosa scrivono i siti No Tav? 9000 euro è lo stipendio base di un consigliere regionale, ma la maggior parte dei lavoratori, anche nel settore informatico e web, se lo sognano. 

Il controllo dei siti No Tav da parte di Bonomo “è stato rivolto ai tre temi più sensibili – dice Virano – le criticità politico-istituzionali presenti in Val Susa, le polemiche su internet riguardo i costi dell’opera e il processo nei confronti degli attivisti No Tav per le violenze al cantiere di Chiomonte”.

Altro lavoro evidentemente molto faticoso, svolto dal consulente di Virano, è stato quello di guardare cosa scrivevano i siti internet sulla “polemica comparativa tra il cantiere di Chiomonte e la seconda canna del Frejus, la cui apertura è stata celebrata a metà novembre”.

 GUARDA I DOCUMENTI SUL CASO DEL CONSULENTE DA 9000 EURO AL MESE

Per fortuna, con quel compenso il consulente non ha letto solo i siti notav.info, notav,eu e simili, ma  ha monitorato anche “i siti degli operatori che segnalano importanti innovazioni tecnologiche, organizzative e commerciali a livello internazionale” (boh!).

 Infine, il consulente ha aiutato Virano nella stesura del Quaderno n.9 dell’Osservatorio, per quanto riguarda “l’impostazione, il progetto grafico, l’impaginazione, l’editing e l’avvio di stampa del testo”. E a tal proposito ha “curato il format di riferimento di tutto il corpus documentale delle riunioni dell’Osservatorio, in vista della comunicazione esterna, secondo moduli più omogenei e fruibili, per una più facile fruizione”.

I 18.000 euro pagati in quei due mesi, pari al reddito medio incassato in 1 anno intero da un buona dei parte dei lavoratori italiani, è servito a questo. 

 

Sul caso sollevato da ValsusaOggi, e denunciato già ieri dai siti No Tav, interviene la consigliera regionale Frediani: “Non siamo stupiti dell’attenzione che finalmente la Corte dei Conti dedica all’operato di Mario Virano. Abbiamo depositato solo pochi giorni fa un esposto che chiede di far luce su alcuni aspetti relativi ai suoi molteplici incarichi nell’ambito dei lavori per il TAV Torino-Lione, speriamo che l’indagine di cui ora veniamo a conoscenza sia soltanto l’anticipo di approfondimenti più ampi – dice – cosi come non ci stupisce apprendere che “l’uomo del dialogo”, appena nominato presidente della nuova TELT, abbia affidato un incarico del valore di 18.000 euro per i mesi di novembre e dicembre (vale a dire 9.000 euro al mese!) all’architetto Fabrizio Bonomo soltanto per monitorare costantemente i siti internet dedicati a trasporti e alta velocità, concentrandosi anche sui siti e i blog della galassia antagonista No Tav”.

“Nessuna sorpresa – aggiunge la grillina – considerando che in questa vicenda abbiamo già assistito ad una spesa da parte di Ltf in un arco temporale di soli 11 mesi di ben 174.000 euro per la pulizia di 11 moduli/container (impiegando a tempo pieno due persone e due furgoni) e quasi 150.000 euro per la fornitura di acqua per i WC.

Queste nuove rivelazioni non fanno che alimentare le nostre preoccupazioni in merito all’uso dei fondi pubblici nell’ambito di un progetto che già di per sè costituisce un inno allo spreco delle risorse pubbliche. Auspichiamo che si faccia finalmente luce sull’intera attività dell’architetto Virano, principale responsabile del clima di incomunicabilità tra le istituzioni che da tempo accompagna la realizzazione progetto TAV in Val di Susa e di molte decisioni prese in merito alla prosecuzione di questo assurdo progetto”

Diga di Sivens: la polizia attacca e sgombera la ZAD di Testet

Sabato 07 Marzo 2015 20:00

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La Polizia francese ha cominciato nella giornata di ieri, venerdì 6 marzo, lo sgombero della ZAD (Zone À Défendre) di Testet, sviluppatasi nell’ottobre del 2013 in opposizione al progetto di mega-diga che distruggerà la foresta di Sivens e tristemente nota alle cronache per la morte del giovane attivista Remi Fraisse causata da una granata stordente lanciata dagli agenti in antisommossa lo scorso 25 ottobre durante una manifestazione.

In seguito alla decisione del Consiglio regionale di sostituire il serbatoio progettato originariamente con uno più piccolo (su consiglio del ministro dell’ambiente Ségolène Royal, che dopo la morte di Remi e in seguito a numerosi episodi di intimidazioni contro gli attivisti della ZAD aveva tentato di guadagnare tempo), il Primo ministro Manuel Valls ha dichiarato che le autorità sarebbero state “estremamente ferme” con tutti coloro che non “rispettano la legge” e ha schierato 300 gendarmi presso il sito di Sivens.

Intorno a mezzogiorno di ieri il prefetto ha dunque dato l’ordine di evacuare il sito della ZAD, che poco tempo dopo è stato attaccato dalla polizia. Nel frattempo, i responsabili del FNSEA (il sindacato reazionario che difende le grandi aziende agricole) hanno lodato il “coraggio” mostrato “in una situazione di tensione” dal Consiglio Generale del Tarn, che ha deciso di sgomberare l’occupazione dei terreni.

Verso le 14 alcune persone si sono arrampicate sull’ultimo albero della zona, che aveva resistito alla distruzione della polizia all’inizio dello scorso ottobre, mentre un vero e proprio esercito di poliziotti respingeva i manifestanti giù per la valle. All’incirca un’ora più tardi lo sgombero della ZAD era stato completato e dodici persone risultano in stato di arresto.

Il nuovo progetto, rispetto al bacino di 1,5 milioni di metri cubi di acqua previsto in precedenza, prevede la costruzione di un serbatoio grande la metà e situato a 330 metri sopra il fiume, o in alternativa quattro serbatoi più piccoli (anche se il Presidente del Consiglio regionale, il socialista Thierry Carcenac, ha dichiarato che la seconda opzione risulta troppo costosa). Un’alternativa che, in ogni caso, non accontenta i resistenti della ZAD e non risolverebbe in nessun modo i gravi squilibri idrogeologici che si verificheranno qualora la maxi opera dovesse essere costruita.

Tav: leggere i siti No Tav può farti guadagnare 9mila euro al mese! Parola di Virano.

La Corte dei Conti arriva in Val Susa e pone sotto la lente di controllo l’operato di Mario Virano.

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di Davide Amerio.

Quando si tratta di spendere soldi per il benessere comune, per le opere utili, per aiutare chi ha difficoltà economiche a causa della crisi, i soldi non ci sono mai. Perlomeno è quello che ci viene raccontato ogni giorno dai media e dai politicanti che occupano le poltrone degli studi televisivi. Austerità… Austerità!

Su come vengono realmente spesi i soldi dei contribuenti ci vuole in fondo poco. Il M5S piemontese ha recentemente presentato un esposto alla Corte dei Conti per sollecitare un controllo sui numerosi incarichi di Mario Virano; mentore, dalla prima all’ultima ora, del progetto Tav per la linea Torino-Lione. L’uomo del dialogo, secondo le istituzioni, l’uomo delle poltrone secondo i suoi critici.

Sarà un caso che Virano è stato nominato recentemente presidente della nuova TELT la società che sostituirà LTF.
Sulle spese di LTF,  il M5S ha da tempo espresso forti perplessità sull’uso dei fondi pubblici. Lo ribadisce Francesca Frediani in un comunicato stampa.

A Virano sembra andare però il merito di una singolare iniziativa (Austerità…Austerità!): l’aver affidato all’architetto Fabrizio Bonomo l’incarico di monitorare le pubblicazioni dei siti che trattano del Tav, sopratutto quelli No Tav, per i mesi di novembre e dicembre. Compenso? Solo 18mila euro in tutto per due mesi di lavoro… (Ah l’Austerità!). E la Corte dei Conti vuole vederci chiaro.

Buone notizie quindi: i disoccupati della Val Susa potranno avere nuove possibilità di impiego. Chiedete a Virano!

D.A. 09.03.15

Consiglieri militari di USA e Israele accusati di aiutare l’ISIS: arrestati

Guerra e verità

Iraq: consiglieri militari americani e israeliani arrestati mentre davano assistenza ai terroristi dello Stato Islamico in Iraq.


Redazione
 domenica 8 marzo 2015 00:50

da Sputnik.

Consiglieri militari americani e israeliani sono stati arrestati mentre davano assistenza ai terroristi dello Stato Islamico in Iraq.
Le forze antiterrorismo irachene hanno arrestato quattro consiglieri militari stranieri provenienti da Stati Uniti e Israele che stavano aiutando lo Stato islamico, riferisce l’agenzia iraniana Tasnim News.
Tre dei consiglieri militari arrestati hanno doppia cittadinanza statunitense e israeliana, mentre il quarto consigliere è di un paese del Golfo Persico, ha affermato l’agenzia irachena Sarma News.
I consiglieri militari stranieri sono stati catturati presso un quartier generale, da cui lo Stato islamico ha organizzato le operazioni militari nella provincia settentrionale irachena di Ninive.
Gli arresti sono avvenuti durante un’operazione denominata “Puntura di scorpione”. Un certo numero di altri combattenti dello Stato Islamico sono stati uccisi durante l’assalto. I consiglieri stranieri detenuti sono stati ora trasferiti a Baghdad

Fonte: http://sputniknews.com/middleeast/20150307/1019201301.html

18000 euro per spiare i siti notav

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Che il sistema Tav abbia timore di quello che scrivono e dicono i no tav è cosa risaputa, ma oggi lo leggiamo nero su bianco in un rilievo della Corte dei Conti.

In un documento di fine 2014 la Corte dei Conti chiede “chiarimenti in ordine ai criteri di determinazione del compenso” per due collaboratori dell’architetto Virano, pagati ognuno 18.000 euro per neanche due mesi di lavoro.

In particolare uno dei due incarichi è stato affidato a Fabrizio Bonomo, già da tempo collaboratore di Virano (ha persino curato un agghiacciante libello per festeggiare i 60 anni dell’architetto) nonché consulente di Musinet (quand’era presieduta da Virano) e Sitaf (quando Virano era amministratore delegato): una carriera intrecciata a quella del suo mentore.

A destare qualche perplessità, oltre al compenso di oltre duemila euro a settimana, è il compito affidato a Bonomo. Per giustificare l’incarico Virano scrive alla Corte dei Conti che Bonomo ha effettuato un monitoraggio “sui siti ed i blog della galassia antagonista No Tav”. Specifica meglio Virano: “nel bimestre di durata del suo incarico l’arch. Bonomo ha svolto una penetrante attività di analisi e documentazione delle posizioni e degli orientamenti dei vari gruppi, delle posizioni via via egemoni nel movimento, delle tesi (tecnico-politico-economiche) sostenute e degli obiettivi-bersagli in base a quanto risulta desumibile dai blog e nei siti internet”. Bonomo ha inoltre monitorato il “dibattito che accompagna la fase finale del processo in Corte d’Assise a Torino nei confronti degli attivisti NoTav imputati delle violenze al cantiere di Chiomonte”.

In pratica diciottomila euro di soldi pubblici per spiare i siti no tav. Un lavoro prezioso per l’architetto Virano, per provare a rispondere con le solite quattro balle mal confezionate alle incongruenze che di volta in volta il movimento ha sollevato in modo puntuale e documentato.

Anche se nel documento sono bollate come “polemiche” la realtà è che bruciano all’architetto che ha dovuto inserire un suo uomo di fiducia per fare questo lavoro.

Emerge sempre di più come attraverso il costante utilizzo di soldi pubblici, il sistema tav coccoli i propri uomini di fiducia e spenda in maniera disinvolta persino per pagare un lurker.

La cosa chiara è che ogni campagna no tav colpisce nel segno e se non fosse così melmosa la cortina che copre questa nefandezza, sarebbe tutto finito da un po’, e il buon Bonomo magari si vedrebbe impegnato nel portare la colazione al mattino a un architetto ormai in pensione.

Lyon Turin : la lutte continue le 7 mars 2015

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Nous profitons de ce 7 mars, jour de la chaîne humaine contre la pollution des vallées et pour une alternative au transport routier, non pour polémiquer de la présence ou non des pro-Lyon Turin qui se sont invités dans la mesure où l’alternative qu’ils proposent est justement le Lyon Turin – les opposants ont démontré que le report modal pouvait se faire déjà maintenant sur la ligne existante (voir tous les articles sur les flux et la capacité de la ligne existante qui vient juste d’être rénovée) – mais pour faire un bilan politique de ces années de luttes contre cette nouvelle ligne ferroviaire. En effet, en ces temps d’élections, nous ne voulons pas que cette lutte soit récupéré par des partis nauséabonds.

 Disons déjà une première chose, nous ne sommes pas opposés à l’Union Européenne et à l’idée d’une Europe même si le projet est un projet Européen (dans la partie Saint Jean de Maurienne- Suse) et s’inscrit dans le cadre du développement ferroviaire à grande vitesse et à haute capacité de l’Europe.

 Le fait que le projet soit européen favorise au contraire les opposants. La négociation de différents traités est plus fastidieux que si le projet était franco-français. De plus les conditions de l’Europe sont nécessaire pour une levée de fond permettant de financer cette ligne même si au final, l’Europe ne finance pas grand chose du projet : seulement un pourcentage qui est encore en négociation sur la portion St Jean de Maurienne- Suse. Le projet financier aurait été monté plus facilement si il aurait été franco-français.

D’un point de vue idéologique, les opposants ne sont pas contre une Europe Politique. Regardons un peu les mouvements politiques et les personnages qui sont opposés au Lyon Turin :

Chronologiquement, nous avons d’abord la coordination des opposants au Lyon Turin dont le leader est Olivier Cabanel qui a écrit pas mal d’article. Celui-ci est un ancien vert. Cependant, la plupart de ses membres vont du Modem à l’UMP. C’est d’ailleurs grâce au travail de cette coordination que Dominique Dord, ancien trésorier de l’UMP et maire d’Aix les bains est devenu lui aussi un opposant au Lyon Turin. Le Modem et l’UDI sont des partis très pro-Européen. Nous ne nous étendront pas plus sur ces partis.

Puis, nous avons aussi du coté des opposants historiques, le mouvement notav Savoie qui s’est actuellement scindé en différents sous groupes. Ce mouvement est globalement plus à gauche avec un noyau de la fédération anarchiste, NPA, des alternatifs et des éléments d’EELV. Nous avons ici une gauche plutôt internationaliste (qui tranche avec les positions souverainistes du front de gauche).

Enfin, nous avons la coordination contre le Lyon Turin, mouvement apolitique qui rassemblent différentes associations et personnes qui sont opposé à cette nouvelles ligne ferroviaire, des éléments proches d’Europe écologie les verts qui se sont même présentés aux élections européennes dans le but de dénoncer ce projet. Mais, pour est juste dans nos propos, les positions d’EELV n’ont pas été toujours contre le Lyon Turin. Au début, ils étaient pour.

Pour ceux qui ne sont pas au courant de la situation politique écologiste en Savoie, celle ci se résumait en deux courants : le mouvement région Savoie (MRS, qui sont régionaliste et autonomiste) et les anti région Savoie.

Ce qui nous amène à parler d’une autre composante des opposants au Lyon Turin qui ont été très actifs lors des manifestations qui sont les indépendantistes Savoisiens. Ces indépendantistes ont dénoncé ce projet assez tôt. Ils avaient organisés une manifestation au Mont Cenis en 2012.

Cependant, au niveau de l’action politique, c’est un mouvement plus modéré qui a pris les rênes, le mouvement région Savoie avec comme leader Noël Communod, conseiller général affilié à Europe écologie les verts. Cette position a d’abord eu comme effet d’élargir le schisme au sein d’EELV entre les pro et anti région Savoie. Rappelons que le mouvement région Savoie et les partis indépendantistes savoisiens ont été les seules à s’afficher (avec le NPA et la FA) lors de la manifestation de Lyon en décembre 2012.

 D’un point de vue politique, le mouvement région Savoie est un parti Européiste puisqu’il fait parti d’ALE qui est allié au niveau européen avec les verts. Au niveau local, il a organisé des alliances avec le parti valdotain « Alpes » et des partis valaisans (colloque du mont dolent). La Savoie historiquement est partagé maintenant ne l’oublions pas, entre la Suisse, l’Italie et la France.

 Enfin, suite à la prise de position de la majorité d’EELV contre le Lyon Turin, une partie du front de gauche s’est rallié à cette cause.

 Après ce bref descriptif, nous allons voir que les partis souverainistes ne se sont pas opposés au Lyon Turin sauf pour dénoncer un projet qui ralliait les peuples donc opposé à leur idéologie. Le front national est contre le Lyon Turin, non pas à cause des coûts et de la pollution mais parce que c’est une liaison transfrontalière.

 Les opposants au Lyon Turin ne sont pas opposés à des liaisons transfrontalières. Des liens étroits se sont fait de part et d’autre des Alpes. Le manque de TER et de TET entre Turin et Chambéry a même été dénoncé par les opposants (il n’y en a pas assez et, plus de TET et de TER pourraient être mise en place tout en favorisant le fret sur les rails avec la ligne actuelle). Les opposants sont pour une interculturalité entre Turin et Chambéry (qui ont fait parti du même pays jusqu’en 1860 et parti du Saint Empire romain germanique jusqu’en 1713, préfiguration de l’Europe moderne).

 Actuellement, nous voyons fleurir de nombreux partis et mouvements comme l’UPR d’Asselineau, Égalité et Réconciliation de Soral et dieudonné, le M’pep (qui si il paraît être un gentil de gauche, n’en a pas moins appelé à l’abstention aux européenne ce qui a permis l’élection de 25 députés frontistes) qui profitent de la décomposition du PS et de l’UMP. Ces partis ne nous ont jamais soutenus dans la lutte contre le Lyon Turin. On ne les voit pas non plus dans la lutte contre NDDL, contre le nucléaire ou d’autres projets inutiles.

 A ces parti Brun-Rouges, nous pouvons rajouter tous les mouvements comme les gentils virus de Chouard et les Colibris que l’on devrait appeler plutôt « les Autruches » tellement ils ne sont pas engagés.

 Cette mise au point nous paraît d’autant plus nécessaire qu’apparait de toute part des délires complotistes dignes des meilleurs paranoïaques. La lutte contre le Lyon Turin ne se base pas sur des théories du complot mais sur des faits et des chiffres précis concernant les flux transfrontaliers et des solutions de remplacements qui ont été construites et validés par des ingénieurs.

Il disastro Brebemi, soltanto 11mila auto al giorno contro le 80mila previste

 sprechi pubblici. Tanto paga sempre pantalone

I costruttori puntavano a cifre decisamente più alte rispetto al bialncio dei primi sette mesi: inutile anche lo sconto sul pedaggio per attirare clienti. Ma altri soldi pubblici arriveranno nonostante il flop

«Venerdì scorso siamo andati oltre gli oltre 25mila utenti», disse pochi giorni fa presidente di Brebemi, Francesco Bettoni. Come a dire: vedete?, siamo in crescita, i numeri finalmente ci danno ragione. Il problema è che — fatto non specificato nell’occasione — il picco di quel giorno (20 febbraio) non era frutto del caso o di un improvviso innamoramento degli automobilisti per la nuova tratta che dal luglio scorso collega Milano con Brescia: c’era stato uno scontro fra tir sulla parallela A4. Traffico chiuso per ore, sette chilometri di code e relativo consiglio di Autostrade per l’Italia di “trasferirsi” sulla Brebemi

I numeri ufficiosi del traffico sulla “prima autostrada costruita con i soldi dei privati” (anche se poi il grosso del finanziamento di partenza è stato di natura pubblica, con Cassa depositi e prestiti e Banca europea investimenti) sono da allarme non rosso, ma di più: nei primi sette mesi di apertura i transiti sono stati 2 milioni 300mila in tutto. Basta una semplice divisione e viene fuori il dato di 11mila auto al giorno. E pensare che le previsioni sulle quali si era calibrato l’intero piano finanziario dell’opera parlavano prima di 80mila auto, quindi 80mila pedaggi; poi col passare del tempo e vedendo come si mettevano le cose (cioè male) si scese a 60mila. Infine ci si accontentò di 40mila passaggi. La soglia, cioè, per non trasformare un mezzo flop in un disastro vero e proprio.

«Entusiasmarsi per 25mila auto in un venerdì fortunato — attacca Dario Balotta, responsabile Trasporti di Legambiente — rende l’idea dell’incredibile abbaglio preso da un’intera classe dirigente più simile a una banda di dilettanti allo sbaraglio». Visto il poco traffico e i conseguenti conti che di fatto sono già saltati, in soccorso ai privati (che rispondono ai Gavio e a Banca Intesa) sta arrivando il pubblico, ancora una volta. La Regione Lombardia ha stanziato 60 milioni in tre anni, dal governo ce ne sono in ballo altri 300, da dilazionare nell’arco 2017-2031. Sul cui stanziamento i parlamentari di Sel hanno chiesto delucidazioni al ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi. Anche la scelta di attirare più auto scontando la tariffa dei pedaggi del 15 per cento — tariffa che era più cara di quasi il doppio rispetto alla A4 — potrebbe rivelarsi una scelta controproducente. Perché per ammortizzare i costi dei “saldi” servirebbe un aumento del traffico che ad oggi, se si sta verificando, è solo in forma minima. Tradotto: ogni giorno che passa il debito di Brebemi aumenta.

Mentre le domande poste alla società dalla rivista Altreconomia («In che modo lo sconto andrà ad incidere sui ricavi attesi? Qual è la “riduzione” degli incassi attesa dagli utenti pendolari? Qual è invece l’aumento di incasso previsto dalla capacità di attrarre nuovi utenti? Quali sarebbero le conseguenze — per l’equilibrio del piano economico dell’azienda — qualora l’attrazione di nuovi utenti lungo la tratta non dovesse realizzarsi?») sono rimaste inevase. Ora si aspetta l’apertura del collegamento con la Teem e un rafforzamento della segnaletica stradale per capire se davvero non c’è alcuna speranza di risollevare la Brebemi. Dovesse finire male, la concessionaria Cal finirebbe per dover rilevare l’opera con i soldi dei suoi azionisti pubblici. Cioè lo Stato e la Regione. Alla modica cifra di 2 miliardi di euro.

http://milano.repubblica.it/cronaca/2015/03/08/news/brebemi-109011329/

RADIO SPUTNIK (MOSCOU) : LUC MICHEL. DJIHADISTES VS LA CAUSE DES FEMMES / GROS PLANS SUR LE MAGHREB

Les experts internationaux de EODE sur les médias …

EODE-TV & RADIO SPUTNIK (Moscou)/

Avec EODE Press Office/ 2015 03 08/

EODE-TV - EXPERTS lm DJIHAD VS FEMMES (2015 03 08)  FR

Intervention de Luc MICHEL,

Administrateur-général de EODE :

 Emission GROS PLAN SUR LE MAGHREB :

Dans le cadre de son émission « Gros Plans sur le Maghreb » et de la JOURNEE INTERNATIONALE DE LA FEMME, le journaliste Igor YAZON (Rossiya Segodnya) interviewe Luc MICHEL sur la Cause des femmes versus les djihadismes.

Il parle de la régression de la condition féminine dans les Califats et émirats islamiques, mais aussi dans les pays où les USA ont importé le soi-disant « printemps arabe » (Libye post jamahiriyenne, zones de la Syrie échappant à l’administration de Damas), ou encore en Afghanistan et en Irak.

Enfin il évoque les filles et femmes parties d’Europe occidentale rejoindre les organisations djihadistes : djihad par le sexe ou djihad par le mariage. Il annonce le danger qu’elles représentent pour l’importation du terrorisme en UE (blowback) et les responsabilités des politiciens atlantistes dans la catastrophe annoncée.

 Podcast audio sur le Website d’EODE-TV https://vimeo.com/121613423

 Diffusé sur RADIO SPUTNIK

Dimanche 8 mars 2015

interview et commentaires par Igor YAZON.

 EODE-TV / EODE Press Office / 2015 03 08 /

 (Photos: miliciennes kurdes du PYD à Kobane, face à Daech)

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 EODE-TV sur Vimeo: https://vimeo.com/eodetv

CE QU’ETAIT VRAIMENT NOTRE JAMAHIRIYAH (CONTRE LES DIFFAMATEURS ET LES AFFABULATEURS)/ LUC MICHEL VOUS EN DIT PLUS – 004

PCN-TV avec PCN-SPO / 2015 03 07 /

 « Luc Michel vous en dit plus » :

une nouvelle série de videos, où le géopoliticien répond aux questions de ses téléspectateurs sur ses interventions TV (et Radio) et complète ses analyses sans les limites de temps du direct …

PCN-TV - LMVEDP 004 - ce qu'était notre jamahiriyah (2015 03 07)

# LUC MICHEL VOUS EN DIT PLUS (004) :

CE QU’ETAIT VRAIMENT NOTRE JAMAHIRIYAH

(CONTRE LES DIFFAMATEURS ET LES AFFABULATEURS)

Video sur le Site de PCN-TV : https://vimeo.com/121524410

 Sujets abordés :

 * Depuis la chute de la Jamahiriyah libyenne de Moammar Kadhafi, on parle à tord et à travers de ce qu’était l’état révolutionnaire de Kadhafi. Il y a les diffamateurs anti-kadhafistes (dont la mission est de salir et de tuer la mémoire de la Jamahiriyah). Mais pire encore, il y a les affabulateurs (devenus « kadhafistes » lorsqu’il était trop tard) qui n’avaient jamais mis un pied en Libye avant 2011 et régurgitent un discours inspiré des livres  des diffamateurs. Ainsi un jeune analyste de AMTV a resservi les thèses d’un africaniste français d’extrême-droite sur une Libye reposant sur des « conseils de tribus » (sic).

 * Après avoir rappelé son parcours de 25 ans en Libye, notamment au MCR, Luc MICHEL remet les choses au point et les pendules à l’heure. Il explique ce qu’était la Libye révolutionnaire de Kadhafi, sa Démocratie Directe, ses Comités Révolutionnaires, sa vie politique développée, son système politique et administratif.

 * Il rappelle aussi les racines idéologiques du Système libyen : la 1ère Commune de Paris et Robespierre en 1792-93, la Seconde Commune de Paris en 1871, les divers conseillismes (dont les russes), les socialismes français et russe …

 # LIRE AUSSI LES ANALYSES DE LUC MICHEL :

 * LA VERITE SUR LE MCR (1): LE MOUVEMENT DES COMITES REVOLUTIONNAIRES

http://www.elac-committees.org/2011/06/01/la-verite-sur-le-mcr-1-le-mouvement-des-comites-revolutionnaires/

 * LA VERITE SUR LE MCR (2): DU MOUVEMENT SECTIONNAIRE PARISIEN JACOBIN DE 1792-94 AUX « COMITES REVOLUTIONNAIRES » LIBYENS

sur http://www.elac-committees.org/2011/06/01/la-verite-sur-le-mcr-2-du-mouvement-sectionnaire-parisien-jacobin-de-1792-94-aux-%c2%ab-comites-revolutionnaires-%c2%bb-libyens-2/

 * MEDD-MCR TIMELINE …

http://www.lucmichel.net/2014/12/21/medd-mcr-timeline/tm-mcr-le-medd-mcr-ecrit-son-histoire-2014-12-21-fr/

 * AFFRONTEMENTS TRIBAUX : LA LIBYE S’ENFONCE DANS LE CHAOS

http://www.lucmichel.net/2013/08/26/elac-website-affrontements-tribaux-la-libye-senfonce-dans-le-chaos/

PCN-SPO

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https://vimeo.com/pcntv/

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http://www.scoop.it/t/pcn-spo

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LA PENETRATION ISRAELIENNE EN ASIE CENTRALE ET AU CAUCASE

EODE Think Tank/ 2015 03 09/

avec IRIB – Fars News – EODE Press Office/

https://www.facebook.com/EODE.Think.Tank

http://www.eode.org/

 Coordination du Dossier, titres, intertitres et commentaires :

LM & KH

La ‘Fondation Carnegie pour la paix internationale’ (atlantiste, sous ce nom sympathique) a publié un rapport qui porte sur la présence israélienne en Asie centrale et au Caucase.

EODE TT - LM KH israel en Asie centrale (2015 03 09) FR 1

 LES OBJECTIFS ISRAELIENS DANS LA ZONE GEOPOLITIQUE

 A travers cette présence, Israël cherche en fait à atteindre trois objectifs stratégique :

 * faire face à l’Iran, l’adversaire stratégique principal aujourd’hui ;

* s’approvisionner en énergie ;

* et créer un marché régional pour son industrie d’armement.

 Plus de détails dans les lignes qui suivent, sur base d’une note de l’agence Fars News qui a reproduit l’analyse établie par le bureau moscovite de la Fondation Carnegie, sur les aspects, les limites et les exigences de la politique étrangère d’Israël. « La politique étrangère israélienne est souvent réduite, par erreur, au champ géopolitique ». Bien que les intérêts vitaux d’Israël soient concentrés au Proche-Orient, les ressources économiques et politiques et le lobbyisme (voir les cas siginificatifs de l’AIPAC aux USA ou du CRIF en France) pourraient faire caractériser Israël « comme une puissance régionale au champ d’action mondial ».

 LE REALISME ISRAELIEN (SELON CARNEGIE FOUNDATION)

 Si on veut présenter la doctrine intellectuelle dominant l’appareil politique israélienne, cette doctrine serait le réalisme. Sur ce fond, la politique étrangère d’Israël repose sur trois principes :

 * survivre dans un contexte géopolitique débordant de contradictions,

* chercher le pouvoir

* et former des coalitions.

 Certes, la diplomatie israélienne dissimule aussi de très forts aspects traditionnels. La «coalition avec son environnement » qui date des années 1950 fait partie de ses traditions anciennes. La doctrine de la « Coalition avec l’environnement » a été conçue pour tendre des liens profonds avec les pays musulmans non-arabes du Moyen-Orient. La Turquie et l’Iran pro-occidental du Shah étaient considérés à l’époque comme étant les deux importants pays cibles pour appliquer cette doctrine.

 Mais la donne a changé avec le temps. De nos jours, le comportement de la Turquie n’est pas jugé en Israël comme amical, tandis que l’Iran islamique est considéré comme une menace sérieuse aux yeux des israéliens.

 En outre, avec l’émergence du groupe Daesh, la situation d’Israël dans la région semble être plus que jamais mise au défi.

EODE TT - LM KH israel en Asie centrale (2015 03 09) FR 2

 LE CAUCASE ET L’ASIE CENTRALE NOUVELLES CIBLES DE LA POLITIQUE ISRAELIENNE

 Il apparait que la doctrine de la « Coalition avec l’environnement », qui était écartée depuis longtemps de l’agenda israélien, a de nouveau, retenu l’attention des Israéliens. Mais à la différence des années 1950, la zone cible de cette doctrine couvre aujourd’hui une toute une autre région qui est le Caucase.

 Dans la première décennie du XXIème siècle, Israël a renforcé sa présence en Asie centrale et au Caucase, avec les bureaux et les structures que son Ministère des Affaires étrangères a ouvert dans différents pays de cette région.

 Cette courte période se divise elle-même en deux étapes :

 * La première concerne les années d’avant 2008. Dans cette étape-là, Israël s’était focalisé sur la GEORGIE DU REGIME SAKHASVILI. Israël s’était à l’époque engagé à fournir les entraînements militaires, mais aussi, des équipements sophistiqués, dont les drones, à l’armée géorgienne. Après la guerre survenue en Ossétie du Sud, entre la Géorgie et la Russie (qui l’a gagnée), en 2008, Israël a réduit ses activités en Géorgie, pour éviter des ennuis avec Moscou.

 * En revanche, c’était l’AZERBAÏDJAN qui a retenu l’attention des israéliens en tant que nouvelle option.

 A noter encore que Bakou est en conflit avec l’Arménie, pour le contrôle de la République auto-proclamée du Nagorno-Karabakh. Un des conflits dits « gelés » de l’Espace post-soviétique. Ierevan de plus entretenant de bons rapports avec Téhéran.

 >> Sur le conflit du Nagorny-Karabakh, lire :

Luc MICHEL, EODE Think Tank / Géopolitique / Caucase : La Guerre « gelée » du Nagorno-Karabakh

Sur http://www.eode.org/eode-think-tank-geopolitique-caucase-la-guerre-gelee-du-nagorno-karabakh/

 L’AZERBAÏDJAN ALLIE PRINCIPAL DE TEL-AVIV

 Le taux d’échange commercial entre Israël et la République d’Azerbaïdjan a été haussé jusqu’à plus de 4 milliards de dollars, à l’époque. Israël devint un acheteur majeur du pétrole azéri et annonça avoir l’intention d’importer, pendant les dix ans à venir, douze milliards de mètre cubes de gaz de ce pays.

 Le point important c’est qu’Israël voit dans la République d’Azerbaïdjan une clé pour contrer l’Iran dans la région du Proche-Orient (élargi au sens géopolitique des USA).

 Or, on sait, déjà, que Téhéran et Bakou ne s’entendent pas sur 4 importantes questions :

 * l’affaire de la mer Caspienne,

* le statut du Karabakh (une affaire dans laquelle l’Iran défend les positions de l’Arménie),

* la question de l’Azerbaïdjan iranien qui abrite une population d’environ 20 millions d’azéris,

* le 4ème facteur est d’ordre religieux, Bakou reprochant à Téhéran d’attiser les sentiments religieux dans le pays chiite mais séculaire qu’est la république d’Azerbaïdjan, ex république soviétique.

 Ces questions ont fait qu’Israël penche vers l’Azerbaïdjan afin de réaliser sa stratégie d’encerclement de l’Iran. Bien que pas mal d’autres questions, dont les positions du gouvernement turc, le sentiment d’antisémitisme et les liens entre l’Azerbaïdjan et les palestiniens, entravent, dans une certaine mesure, le rapprochement Bakou-Tel-Aviv, affronter l’Iran reste la meilleure option pour Israël, dans le cadre, toujours, de la doctrine de la « Coalition avec l’environnement » et cette fois-ci, c’est de l’Azerbaïdjan exactement qu’il s’agit.

 LE SOUTIEN AUX PETITES MINORITES JUIVES DU CAUCASE

 L’autre vieille tradition qui a toujours marqué la diplomatie israélienne consiste à soutenir les populations juives répandues de façon sporadique à travers le monde. Cette approche s’applique aussi au Caucase.

 Près de 3.540 juifs habitaient en Géorgie selon les chiffres publiés en 2012, tandis que les chiffres officieux l’estiment à, environ, 8.000 à 12.000 personnes. De même, le nombre des juifs d’Azerbaïdjan s’estime entre 9.000 et 16.000. Dans le cas de la Géorgie, on peut dire que les juifs y occupent pas mal d’importants postes politiques ou économiques, ce qui pourrait offrir à Israël l’opportunité d’étendre son influence politico-économique dans la région.

 SUR QUOI REPOSENT LES INTERETS D’ISRAEL AU CAUCASE ?

 Dans l’ensemble, les intérêts d’Israël au Caucase reposent sur trois principes :

 * Du point de vue stratégique, le Caucase pourrait servir d’instrument pour resserrer l’étau autour de l’Iran.

* A moyen terme, le Caucase pourrait être une source d’approvisionnement en énergie.

* Et à court terme, le Caucase offrirait un marché pour les exportations israéliennes en armements.

 « Il faut aussi et surtout rappeler que ces trois principes défient tous les 3 puissances traditionnelles de la région, à savoir, la Turquie, l’Iran et la Russie. Ces trois puissances réagiront naturellement à toute nouvelle puissance qui émerge dans la région », conclut la Fondation Carnegie

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