Tav, l’Iran in visita del tunnel di Chiomonte

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NuovaSocietà
Tav, l’Iran in visita del tunnel di Chiomonte
marzo 05 2015
di Moreno D’angelo

C’era anche il vicesindaco di Teheran Maziar Hosseini nella missione iraniana che ha oggi visitato il cunicolo esplorativo del Tav a Chiomonte ricevuti dai dirigenti di Telt (Tunnel Euralpin Lyon Turin) e Geodata.
La delegazione comprendeva anche Ali Emam, membro del Consiglio Ingegneria e Sviluppo Organizzativo della capitale iraniana, e Alborz Soleimani Dashtaki, consulente dell’amministrazione. L’incontro dal carattere tecnico ha permesso un reciproco scambio di conoscenze professionali ed ha consentito alla delegazione di scoprire le tecniche di scavo.

Prelievo forzoso sulle pensioni, Inps e Governo passano all’incasso: ecco cosa sta succedendo

Scritto da Redazione Infiltrato.it |

Pubblicato Mercoledì, 04 Febbraio 2015 10:16

La clamorosa indiscrezione, riportata dal Fatto Quotidiano, racconta nei dettagli quello che milioni di pensionati stanno subendo. Vale a dire un assegno di pensione più basso a causa di una nuova trattenuta che, francamente, ha dell’incredibile. Ecco cosa sta succedendo.

Non inizia sotto i migliori auspici il nuovo anno per i pensionati italiani, racconta Patrizia De Rubertis sul Fatto Quotidiano.

Perchè? È presto detto: a gennaio hanno ricevuto un assegno inferiore rispetto a quello di dicembre.

La causa si chiama “conguaglio pensione da rinnovo”, una nuova trattenuta “effetto della perequazione automatica, vale a dire il meccanismo di rivalutazione delle pensioni, che nel 2014 ha avuto un effetto negativo. Meccanismo che ha portato l’Inps a sottrarre circa 12 euro ogni 1.000 euro di pensione. Con un’altra notizia negativa: il prelievo non c’è stato solo sul rateo di gennaio, ma verrà applicato anche su quello di febbraio, così come è stato specificato nella Circolare numero 1/2015 che ha pubblicato l’Istituto di previdenza”.

Non parliamo di grandi cifre perchè, “a conti fatti, su una pensione minima (con un importo medio di circa 500 euro lordi) verranno sottratti 5,40 euro, mentre su un assegno di 1.500 euro la somma da decurtare è di circa 16 euro”. In ogni caso si tratta,less or more, di una sorta di prelievo forzoso che a piccole dosi non dovrebbe fare troppo male nè troppo rumore.

La spiegazione tecnica sembra arzigogolata: “nel conteggio della pensione, infatti, viene applicato anche un indice di rivalutazione che considera l’adeguamento all’inflazione registrata nei 12 mesi precedenti e calcolata con l’indice dei prezzi al consumo rilevato dall’Istat. Ma il dato provvisorio, applicato per tutto il 2014 sui ratei delle pensioni (pari all’1,2%), si è rilevato maggiore rispetto al dato definitivo dell’1,1 per cento. Con la “colpa” tutta da ricercare in un’inflazione che si trova ai minimi storici. Ora, quindi, l’effetto di questa perequazione automatica, rilevatasi negativa per un decimale di punto, ha portato l’Inps a richiedere indietro l’importo percepito in più nel corso del 2014”.

Gira e rigira a pagare sono sempre gli stessi, pensionati e dipendenti statali, le cui retribuzioni vengono erose – in maniera sistematica – dalle istituzioni che dovrebbero invece garantire il giusto compenso. Si parla tanto di crisi dei consumi: volete che questo non influisca? Volete che non generi quella spirale di sfiducia nel futuro, il cui effetto immediato è la contrazione delle spese?

È chiaro che un taglio, seppur minimo, intacca la speranza che in futuro possa andare meglio e crea ansia, paura, precarietà, tutte sensazioni negative – seppur a volte prive di fondamento – che danneggiano pesantemente l’economia.

Anzichè tagliare di 5 euro una pensione da 500 euro al mese non si potrebbe fare un “piccolo” prelievo forzoso sulle pensioni d’oro o un “piccolo” taglio ai vitalizi? Senza scadere nel populismo ma ragionando con logica economica, se tagli a quei tanti che hanno già poco non fai altro che creare danni ai consumi. Se, invece, togli poco a chi ha già tanto, salvaguardando la classe media, i risultati saranno molto diversi e gli effetti sui consumi immediati.

Non ci vuole il nobel all’economia per comprendere questi concetti.

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“FREJUS, NO ALLA TRASFORMAZIONE DELLA CANNA DI SICUREZZA IN TUNNEL DI TRANSITO”

http://www.marcoscibona.it/home/?p=802

La seconda canna di sicurezza del Frejus non deve trasformarsi in tunnel di transito. E’ la posizione del Movimento 5 Stelle in Regione Piemonte ed in Parlamento. A Palazzo Lascaris è stato presentato un ordine del giorno (primo firmatario Francesca Frediani) per impegnare la Giunta a ritirare la DGR 1048 del 16 febbraio 2015 che acconsente alla modifica della destinazione d’uso del tunnel. Come giustamente evidenziato dalle associazioni ambientaliste, condividiamo l’idea di come “sicurezza e transito” siano due concetti distinti, non certo intercambiabili a piacimento.

Nello stesso documento ricordiamo le affermazioni dell’attuale assessore alla Sanità Saitta (ai tempi presidente della Provincia di Torino) apertamente contrarie all’ipotesi di conversione del tunnel. “La Provincia di Torino – tuonava Saitta solo nel giugno 2013 – è contraria a qualsiasi aumento di capacità di traffico automobilistico ipotizzato per la seconda canna del traforo del Frejus: lo abbiamo ribadito ufficialmente a Roma, nel corso della conferenza dei servizi convocata per la modifica al progetto originario. La seconda canna del Frejus dovrà essere realizzata esclusivamente come canna di sicurezza: ben venga l’aumento della sicurezza nel tunnel autostradale del Frejus, ma non l’incremento del traffico”. Passato qualche mese pare abbia fatto una bella piroetta, oggi infatti la Giunta di cui fa parte va nella direzione contraria.

Proporremo il nostro ordine del giorno anche alle amministrazioni locali della Valle di Susa affinché condividano, insieme a noi, le richieste su questo tema.

Anche in Senato abbiamo fatto sentire la nostra voce attraverso una mozione presentata da Marco Scibona. Il documento impegna il Governo a garantire che la seconda canna del Frejus venga utilizzata esclusivamente per questioni di sicurezza e ad escludere che sia utilizzata per fini che possano portare ad incremento di traffico. Si chiede inoltre che con la seconda canna in funzione sia comunque garantito il limite di transiti attuali volto ad una riduzione di traffico nell’area oltre che migliorare l’offerta del trasporto ferroviario così da favorire lo spostamento del trasporto merci dalla modalità gomma a quella su rotaia (come indicato dal Protocollo di attuazione della Convenzione per la protezione delle Alpi del 1991 nell’ambito dei trasporti), anche in modo da raggiungere finalmente quella saturazione della linea storica che era indicata come requisito fondamentale per l’avvio dei lavori del TAV.

Francesca Frediani, Consigliere regionale M5S Piemonte
Marco Scibona, Senatore M5S

LA PUB DE FANTA (COCA-COLA) QUI EVOQUE LE ‘BON VIEUX TEMPS’ … DU IIIe REICH !

 PCN-TV/ 2015 03 04/

 Le Clip publicitaire de FANTA – Coca Cola Cie – pour ses 75 ans qui évoque « le bon vieux temps » … du IIIe Reich nazi. Scandale assuré …

 Video sur : https://vimeo.com/121387466

PCN-TV - Fanta et 3e reich (2015 03 04) FR

 

 Fanta se paye actuellement un sacré “bad buzz” en Allemagne. En effet, le petit frère made in nazi Germany de Coca-Cola fête cette année ses septante-cinq ans. Un anniversaire que le groupe a donc voulu fêter en grande pompe, grâce notamment à un spot publicitaire … pas vraiment réussi. Mais que renferme donc cette pub de la honte ? Une minute où on nous explique que Fanta se languit des saveurs du  “bon vieux temps”. Or, il ne faut pas être docteur en Histoire pour se rappeler sous quel régime vivait l’Allemagne au début des années quarante…

  La publicité révèle plus précisément la façon dont est née la boisson au goût de fruit. “Il y a septante-cinq ans, les moyens de faire notre cher Coca (sic) étaient limités”, apprend-on dans la vidéo, relayée par L’Express. Et pour cause, les importations étaient alors suspendues par les autorités du IIIe Reich, ce qui empêchait les firmes allemandes de fabriquer le Coca traditionnel. Mais les employés ont mis au point une nouvelle recette à base des aliments disponibles à l’époque: pomme, petit-lait, saccharine et certains fruits. Ainsi naquit le Fanta. Promoteur, le n° 2 du IIIE Reich, et ex partenaire de Coca-Cola en Allemagne avant 1939 (il avait même prêté son image à des publicités), d’où la boisson emblématique de l’impérialisme yankee avait alors envahit l’Europe, Herman Göring !

 Mais si l’année 1940 rappelle de bons souvenirs aux patrons de du groupe Coca-Cola, on ne peut pas dire que le public allemand ait réagit de façon très positive à l’utilisation des termes “bon vieux temps”. Au contraire ! “La réaction du public a été telle que la campagne a été annulée et que le groupe a présenté ses excuses” …

 PCN-TV / PCN-SPO /

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https://vimeo.com/pcntv

https://www.facebook.com/PCN.NCP.TV

Anzio e Nettuno – Immigrati, appalto da 27 milioni

Nooo, l’accoglienza è solo questione di amore verso il prossimo, mica di soldi. Peccato che nessuno si sia mai dato da fare per il reddito di cittadinanza a favore dei disoccupati, LI SI CAPISCE CHE LE COOP, BIANCHE E ROSSE, NON CI LUCRANO. Una solidarietà assai selettiva quanto lucrosa

Un appalto da oltre 27 milioni di euro, valido a partire dal primo maggio fino al 31 dicembre 2015, per collocare circa 3185 immigrati, alcuni dei quali già presenti sul territorio provinciale, “ospitati presso strutture temporanee di Roma e della provincia”. Un avviso simile ai tanti degli ultimi anni se non fosse per un particolare: i finanziamenti sono stati divisi per lotti che comprendono anche i quartieri residenziali della Capitale. Primo lotto, denominato ‘Roma A’ riguarda anche i ‘Parioli’. Dell’ultimo lotto, invece, fanno parte anche i comuni di Anzio e Nettuno. 771 posti per 6.611.325 per il settimo lotto riguarda i comuni di Albano Laziale, Anzio, Ardea, Ariccia, Castel Gandolfo, Ciampino, Colonna, Frascati, Genzano di Roma, Grottaferrata, Lanuvio, Lariano, Marino, Monte Porzio Catone, Monte Compatri, Nemi, Nettuno, Pomezia, Rocca di Papa, Rocca Priori, Velletri.

http://www.ilclandestinogiornale.it/attualita/anzio-e-nettuno-immigrati-appalto-da-27-milioni/

Assunto alle 8, licenziato a mezzogiorno Contratto interinale per sole quattro ore

Si ringrazia tanto i sindacati e la società civile che tanto si sono battuti per creare il regno della schiavitù. A giudicare da quanto si sono impegnati per contrastare il regno dell’Arbeit macht frei odierno si comprende che sono compiaciuti di questo sistema (che va difeso contro la “minaccia” Salvini)

Con la potenza di chiamare tanta gente in piazza, mai contro un provvedimento come la Biagi, manco una raccolta firme, se non è compiacenza questa, figuriamoci contro il job act, AL DI LA’ DELLE PAROLE di circostanza che non valgono niente. Ovviamente vengono assunti stranieri perché gli italiani son choosy

 Oggi rappresentano circa il 50% del business dell’interinale. Vengono assunti anche per un solo giorno. «In un caso – dice Tania Benvenuti, alla guida della Camera del Lavoro di Santa Croce – mi è…

di Carlo Baroni 

Il mondo del lavoro sta attraversando un’epoca travagliata

Santa Croce, 4 marzo 2015 – Oggi rappresentano circa il 50% del business dell’interinale. Vengono assunti anche per un solo giorno. «In un caso – dice Tania Benvenuti, alla guida della Camera del Lavoro di Santa Croce – mi è capitato un contratto di quattro ore». Assunto alle 8 e licenziato a mezzogiorno. Si fa anche questo nella speranza delle ripresa. Gli stranieri in conceria sono il 40% in meno del periodo precedente alla crisi, e il mercato del lavoro, per ora, non è in grado di dare segnali incoraggianti, la ripresa delle assunzioni non si sta concretizzando: «Non ci sono segnali d’allarme – spiega Benvenuti – ma neanche inversioni di tendenza: si va avanti, per lo più, con l’interinale dove per il settore l’esercito di quelli che cercano occupazione è fatto da stranieri, parte dei quali, un tempo, erano assunti a tempo indeterminato. Quando ci sono state le riduzioni di personale sono stati i primi ad essere tagliati, alcuni hanno cambiato zona, altri si sono adattati a come vanno le cose oggi e fanno la fila per avere un contattino».

Il trend d’incertezza lo conferma anche la Camera di Commercio di Pisa nell’ultimo report: prevalgono i contratti a termine, aumentano le difficoltà nel reperire la figura cercata, e tra le 800 assunzioni previste a livello provinciale, che rappresentano il 65% della domanda di lavoro espressa dalle imprese pisane, si conferma la netta prevalenza dei contratti a termine (550 assunzioni, vale a dire il 69% del totale). Oggi gli stranieri che lavorano nel conciario e nell’indotto – per lo più prestano opere nel conto terzi – sono circa 1000 su 5mila addetti stimati. Con più di 3000 stranieri su una popolazione complessiva di 14000 abitanti per un’immigrazione che dagli anni ’90 ha seguito sino allo scorso anno una crescita progressiva, solo Santa Croce – a cui vanno aggiunti gli altri Comuni «conciari» come San Miniato e Castelfranco – è tra le aree della Toscana con la maggiore densità di stranieri, 23% di presenza di immigrati rispetto alla media regionale del 10%. Sul totale dei lavoratori in conceria gli stranieri sono circa il 20%. Nel comprensorio Santa convivono oggi 52 nazionalità diverse. Vivono quasi tutti in nuclei familiari composti da almeno due persone. Hanno preso in affitto case, a volte le hanno acquistato e ristrutturate, rilanciando -– anni fa – così un mercato immobiliare che stagnava. Le prospettive? «Se da una parte le ferie mandano segnali importanti e anche positivi – conclude Benvenuti – questi non si stanno traducendo in lavoro in grado di riassorbire manodopera».

di Carlo Baroni

http://www.lanazione.it/pontedera/assunto-alle-8-licenziato-a-mezzogiorno-contratto-interinale-per-sole-quattro-ore-1.728427

Brescia, minori costrette a iniziazione sessuale per entrare in casa famiglia

“Curioso”  il regno dell’eguaglianza politically correct dove si processa uno per aver pagato una diciassettenne, ed è giusto perché di reato si tratta, dove i media si scandalizzano per anni solo per questo episodio mentre non considerano altrettanto abominevole che una cooperativa che riceve soldi dal PD, tant’è che del processo per difendere le vittime, anche disabili da quei ripetuti abusi è assolutamente silenziato. Evidentemente lo stesso reato non è tale se a commetterlo sono gli amici degli esponenti dell’Italia migliore.

Ora questo fatto gravoso, minori ancora abusati e media completamente compiacenti con gli aguzzini, d’altronde se è lecito trovare normale definire una bambina di due anni una donna sexy….la pedofilia sarà considerata emancipazione

La Procura ha disposto il processo per i due figli del titolare della comunità di Berzo Demo. Almeno 8 le presunte vittime

18:55 – Ragazzine tra gli 11 e i 17 anni ospiti di una comunità a Berzo Demo, in Vallecamonica, nel Bresciano, erano sottoposte ad una sorta di rito di iniziazione a sfondo sessuale per far parte della struttura. La Procura di Brescia, che ha indagato sugli episodi, ha rinviato a giudizio i due figli del titolare della casa famiglia. A denunciare il primo caso di abusi raccontando quella sorta di iniziazione sarebbe stata una bambina di 11 anni.

Nei guai, come riporta Il Giorno, sono finiti due giovani, figli del titolare della casa famiglia, che devono rispondere di violenza sessuale. Martedì i due compariranno davanti alla prima sezione penale del tribunale di Brescia dopo il rinvio a giudizio disposto per loro dal Gup del tribunale di Brescia Maria Chiara Minazzato.

I fatti contestati vanno dal 2006 al 2013, periodo in cui la casa famiglia della Vallecamonica ospitava solamente ragazze. Oggi invece – per la struttura non sono mai scattati provvedimenti – gli ospiti sono maschi e femmine. Si tratta di ragazzi tolti alle famiglie d’origine e inseriti in un progetto di riabilitazione sociale.

Almeno 8 le presunte vittime di abusi – Sono almeno otto le ragazzine che hanno raccontato agli inquirenti di essere state costrette al rito di iniziazione. Secondo il loro racconto venivano portate in una cantina e costrette ad atti sessuali. Le ragazzine, nel periodo di permanenza nella casa famiglia, si sarebbero confidate tra loro, ma non avrebbero mai avuto il coraggio di denunciare quanto era accaduto. Chi delle giovani avrebbe provato a raccontare del rito di iniziazione non sarebbe stata creduta.

Indagine partita grazie a bimba di 11 anni – A far scattare l’indagine era stata la confidenza di una delle vittime (una bimba di 11 anni) che, scrivendo una lettera alla madre residente lontano da Brescia, aveva raccontato di quanto sarebbe stata obbligata a fare. Determinanti poi le ricostruzioni dei fatti da parte di alcune presunte vittime che nel frattempo, raggiunta la maggiore età, hanno lasciato la casa famiglia e si sono trovate in condizioni di poter raccontare al meglio senza il timore di essere punite. Alcune delle presunte vittime sarebbero invece ancora ospiti della struttura.

http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/notizia_2098493201502a.shtml

Processo compressore: zero danno d’immagine a stato e SAP!

post — 27 febbraio 2015 at 18:07

imageCon il ‘processo compressore’ il Tribunale di Torino ha respinto il reato di terrorismo, e questo lo sappiamo tutti. Ma dalle motivazioni della sentenza oggi scopriamo anche come ha sbattuto la porta in faccia alle richieste di risarcimento danni avanzate dal sindacato di polizia “SAP” e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Ricordiamo che il Governo era stato indicato come persona offesa dalla stessa procura di Torino, fanaticamente in cerca di possibili vittime dei No Tav. La Commissione Europea, altra persona offesa inserita nell’elenco dai pm torinesi, aveva subito smentito qualunque interesse nel processo. Il Governo Renzi invece aveva provato a cavalcare quell’accusa gonfiata.

Il Tribunale però in quattro parole smentisce l’esistenza di qualunque danno morale all’immagine allo stato, perché:

-la gravità della vicenda è stata ridimensionata in sentenza eliminando l’ipotesi del terrorismo (restando porto d’armi, danneggiamento, resistenza a p.u.)

-si è trattato di un episodio circoscritto e non di una serie infinita di fatti più o meno rilevanti (le accuse avevano provato a fare un sistemone generale degli ultimi 20 anni di opposizione al TAV, caricando tutto sulle spalle dei 4 imputati del solo fatto del 13 maggio 2013)

-il governo non è stato in grado di provare che questo episodio, ridimensionato, fosse idoneo a comportare “apprezzabili lesioni all’immagine dello stato”, a “ledere la sovranità territoriale” e a “turbare la popolazione italiana”. E per non farsi mancare nulla la sentenza aggiunge: manca pure la prova che questo episodio abbia turbato la popolazione locale.

— Ma come si poteva pensare che i fatti del 13 maggio 2013 avessero creato turbamento ai valsusini…che da più di vent’anni lottano in modo determinato contro il progetto TAV???? —-

Passando al l’organizzazione sindacale i cui delegati applaudono gli omicidi di Federico Aldrovandi, il “SAP”, il Tribunale di Torino nega il risarcimento del danno d’immagine con questa valutazione: se anche fossero stati arrecati danni agli agenti presenti la notte di maggio del 2013 – cosa che non è avvenuta – questi danni sarebbero derivati da un’azione di tutela dell’ordine pubblico, sulla quale il sindacato non ha alcuna ingerenza, e non da una violazione dell’art. 9 dello Statuto dei Lavoratori. Quindi nessuna ricaduta negativa “iure proprio” del SAP.

In definitiva, sentenza  molto pesante in termini di condanne ai quattro attivisti No Tav, questa del caso compressore, ma ragionevole su terrorismo e risarcimento danni, perché adotta ragionamenti da ‘persona qualunque della strada’.

Fondo monetario: “Italia non ha futuro radioso né sereno. Tagliare le pensioni”

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/08/fondo-monetario-italia-non-ha-futuro-radioso-ne-sereno-tagliare-le-pensioni/1147992/

Il Fatto Quotidiano

Padoan

Presentando il rapporto del Fmi sul nostro Paese il direttore esecutivo Andrea Montanino ha detto che “la crescita potenziale dell’Italia di fatto crolla per gli anni futuri, siamo inchiodati allo 0,5%”. Kenneth Kang, capo missione dell’istituzione di Washington, ha poi avvertito che restiamo “vulnerabili” sui mercati” e ha tornato a chiedere di ridurre la spesa previdenziale per contenere le uscite dello Stato
di  | 8 ottobre 2014
“L’Italia, nelle condizioni attuali, non è un Paese per cui si possa assicurare un futuro radioso, o quantomeno sereno”. A fare la cupa previsione è Andrea Montanino, direttore esecutivo del Fondo monetario internazionale, che ha presentato alla Luiss di Roma il country report sul nostro paese. “La crescita potenziale dell’Italia di fatto crolla per gli anni futuri, siamo inchiodati allo 0,5%”. Il Fondo,nel suo World economic outlook diffuso martedì, stima per l’Italia una contrazione del pil 2014 dello 0,2% (contro lo 0,3% del precedente report, risalente a luglio) e un +0,8% nel 2015. Per l’Italia, così come per l’Europa in generale, ha detto poi Montanino, “è il momento di aprire seriamente un mercato dei capitali”. Negli Stati Uniti, ha ricordato, il private equity (cioè gli investimenti in società non quotate da parte di fondi specializzati) è nove volte più sviluppato che nella Ue. La diagnosi, dunque, è che “siamo banco-centrici”. E su questo fronte “bisogna fare di più”. Anche perché “le banche italiane hanno fatto progressi nel rafforzare i bilanci, ma devono affrontare sfide e venti contrari ciclici” ed “essere pronte a soddisfare la domanda quando l’economia di riprenderà”.Il capo missione per l’Italia dell’istituzione di Washington, Kenneth Kang, ha poi avvertito che il piano di riforme dell’Italia “è audace e ambizioso, ma bisogna agire in fretta per implementarlo”. Infatti “il debito pubblico (che quest’anno secondo il Fondo raggiungerà il picco del 136,7% del Pil per poi iniziare una lenta discesa, ndr) è sostenibile, ma il Paese resta vulnerabile sui mercati”. In questo quadro, per rilanciare la crescita “bisogna ridurre le tasse sul lavoro, fare investimenti pubblici e rendere la revisione della spesa parte integrante del budget”. Per esempio, ha ribadito Kang, “la spesapensionistica è troppo alta e un taglio della spesa pubblica deve passare per un taglio della spesa previdenziale”. Il Fondo, d’altronde, già a metà settembre ha esortato il governo di Matteo Renzi a intervenire con le forbici sulle maggiori voci di uscita del bilancio pubblico, a partire proprio dalle pensioni e senza dimenticare la sanità.Il Fondo mercoledì ha anche presentato il Fiscal monitor, il rapporto sull’evoluzione dei conti pubblici dei diversi Paesi. Per quanto riguarda l’Italia, il documento calcola che il rapporto tra deficit e Pil si attesterà al 3% nel 2014 per poi calare al 2,3% l’anno prossimo. Le proiezioni sono state migliorate rispettivamente di 0,3 e 0,5 punti percentuali. Il Fondo precisa che le stime non includono la legge di Stabilità per l’anno prossimo, che il governo varerà il 15 ottobre, ma comprendono gli effetti sui conti pubblici del bonus Irpef da 80 euro e le correzioni dovute alla revisione delle previsioni di crescita.

Il documento affronta poi il problema di come rilanciare la crescita nell’Eurozona e in Giappone, aree che restano a rischio stagnazione mentre gli Usa sono ripartiti a pieno ritmo. C’è bisogno, spiega il Fondo, di una politica monetaria accomodante (e da questo punto di vista l’acquisto di Abs da parte della Bce è un “buon passo nella giusta direzione”). Ma servono anche, ribadisce l’istituzione guidata da Christine Lagarde, le “solite” riforme. Tra cui misure “mirate” per far sì che le persone anziane partecipino di più al mercato del lavoro. “L’evidenza dimostra che l’aumento dell’età pensionabile non necessariamente porta a un aumento della partecipazione della forza lavoro”, scrive il Fmi. Di qui la proposta di riforme “complementari”, che potrebbero “includere regole per il pensionamento anticipato, razionalizzando i benefici, e l’adozione di altri incentivi finanziari, insieme però a politiche che aumentino la domanda per coloro che intendono posticipare il pensionamento”. Questi interventi vanno però affiancati a una “riduzione delle imposte sul lavoro” che si concentri “su gruppi specifici, come i lavoratori poco qualificati o giovani, per i quali il problema della disoccupazione può essere più grave”.

Ce n’è poi anche per il sistema bancario: gli istituti, si legge nel rapporto, “devono rivedere il loro modello di business ed essere pronte ad agganciare la domanda di credito”. La politica “può aiutare questa trasformazione strutturale che consentirà di migliorare la redditività e sostenere l’economia tramite i finanziamenti. Questo è importante soprattutto in Ue, dove le banche giocano un ruolo importante nel finanziare la ripresa”.

d | 8 ottobre 2014

 

L’AUTONOMIE STRATÉGIQUE DE L’UNION EUROPÉENNE : UNE DEFENSE EUROPEENNE EST-ELLE COMPATIBLE AVEC L’OTAN ?

EODE-BOOKS – lire – s’informer – se former

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EODE-BOOKS -  défense européenne (2015 03 04)

# L’AUTONOMIE STRATÉGIQUE DE L’UNION EUROPÉENNE. PERSPECTIVES, RESPONSABILITÉ, AMBITIONS ET LIMITES DE LA DÉFENSE EUROPÉENNE

 Auteurs: Nicolas Clinchamps, Pierre-Yves Monjal

Editeur:  Larcier

 L’idée européenne, celle qui a tenté de s’incarner dans la CEE, puis l’UE, va-t-elle vers un échec annoncé ? La question de la défense européenne, mort née dans le pratique, est-elle compatible avec l’appartenance à l’OTAN ? Concrètement, un ensemble supranational, celui de Bruxelles, peut-il exister en s’en remettant à un autre ensemble supranational sous la domination de Washington ?

 Ces questions sont le véritable enjeu de la question européenne. Et elles montrent les limites de la construction européenne. Le problème étant que ces questions se posaient déjà dans les débats du début des 1Années 50 et encore dans ceux des Années 80 et que le fait qu’elles se posent encore et toujours, dans des termes identiques, en 2015 démontre qu’elles n’ont pas reçu de réponse. L’UE soluble dans l’OTAN, c’est çà la seule réponse apportée …

 FAUTE D’AUTONOMIE, LA DÉFENSE EUROPÉENNE A-T-ELLE UN SENS ?

 C’est la question que pose ce livre. Quasi-absente des conflits libyen en 2011 et malien en 2012/2013, elle symbolise plus que jamais les errements de la construction de l’Europe politique. À l’origine, le plan Schumann du 9 mai 1950 fit le pari du long terme : « L’Europe ne se fera pas d’un coup, ni dans une construction d’ensemble : elle se fera par des réalisations concrètes créant d’abord une solidarité de fait ». Il fallut dans un premier temps préserver la paix en fédérant l’économie de la guerre. Concrétisé par le Traité CECA, du 18 avril 1951, ce début de construction fédérale à l’envers ouvrit la voie aux négociations du Traité CED. Après l’amorce économique, ce passage, sans doute trop hâtif, à l’Europe politique fut rejeté par le Parlement français en 1954. La construction européenne resta longtemps orpheline de sa défense.

 « Mais, au début des années 1990, la guerre des Balkans constitua une nouvelle menace au coeur même du Vieux continent et imposa la relance du projet de défense européenne. Devenue réalité, la PSDC s’affirme au travers de ses multiples opérations civiles et militaires », disent les auteurs . Qui semblent ne pas voir que des pays de l’UE, comme la France et l’Allemagne agrandie de l’ex DDR, de retour en Mittel-Europa et dans les Balkans, étaient des facteurs constitutifs de cette même menace. Pourtant, disent-ils la PSD « peine encore à s’imposer ».

 Sujet crucial et paradoxalement méconnu, la défense européenne soulève de multiples questions. Cet ouvrage dresse le bilan et offre autant de pistes de réflexion pour tenter d’y répondre. L’ouvrage intéresse les cadres et les dirigeants d’entreprise, les consultants et les experts en stratégie, ainsi que les fonctionnaires spécialisés dans la défense, l’armement et l’Union européenne. Mais aussi tous ceux qui s’intéressent à l’idée européenne et aussi à la politique africaine (des sujets comme la RDC ou la lutte contre la piraterie étant aussi traités) …

 « FAUTE DE VOLONTÉ COMMUNE, LA DÉFENSE EUROPÉENNE RESTE À LA MARGE »

 Les éditeurs résument ainsi la question centrale posée lors d’un Colloque que résume ce livre :

« Faute de volonté commune, la défense européenne reste à la marge. Sa relative absence du conflit libyen en 2011 en atteste, symbolisant plus que jamais les difficultés de la construction de l’Europe politique. La méthode Monnet présentée par le plan Schumann du 9 mai 1950 semblait vouloir privilégier le long terme : « L’Europe ne se fera pas d’un coup, ni dans une construction d’ensemble : elle se fera par des réalisations concrètes créant d’abord une solidarité de fait ». Il fallut dans un premier temps préserver la paix en fédérant l’économie de la guerre : « Le gouvernement français propose de placer l’ensemble de la production franco-allemande de charbon et d’acier sous une Haute Autorité commune, dans une organisation ouverte à la participation des autres pays d’Europe ».

Coincée entre les menaces soviétiques et les pressions américaines sur la question du réarmement de l’Allemagne de l’Ouest, l’Europe devait clairement manifester sa volonté d’union et ne pouvait se permettre un refus de ce début de construction fédérale « à l’envers ». Sitôt liés par la signature, le 18 avril 1951, du traité CECA à Paris, les Six lancèrent les négociations sur le traité CED conclu l’année suivante. Après l’amorce économique, il s’agissait du passage à l’Europe politique voulue par les pères fondateurs. Sans doute trop tôt pour le Parlement français qui rejeta cette mutation.

L’Europe politique resta, de longues années, orpheline de sa défense. Mais, au début des années 1990, la guerre des Balkans constitua une nouvelle menace au cœur même du Vieux continent et imposa la relance du projet de défense européenne. Inhérente aux compétences régaliennes de l’Etat, la défense européenne ne semble guère pouvoir progresser hors d’un schéma institutionnel de type fédéral. Or, cette relation entre défense et fédéralisme européens se heurte au mur de la souveraineté. Pourtant, la crise financière qui sévit depuis 2008 sonne le rappel du destin fédéral de la construction européenne. Sujet crucial et paradoxalement méconnu, la défense européenne soulève de multiples questions qui seront l’objet des contributions et débats de ce colloque. « 

 Les axes de réflexion traités concernent les thèmes suivants :

Les jalons :

Les origines

La dynamique de Saint-Malo

Les apports du traité de Lisbonne…

Le cadre institutionnel :

La répartition des compétences

Les organes de la PSDC (COPS…)

La mutualisation et le partage des capacités Le budget de la PSDC…

Les acteurs politiques :

L’identification et la lisibilité des agissements des acteurs politiques de la PSDC Le Haut représentant pour les affaires étrangères et la politique de sécurité

Le Président du Conseil européen…

Le bilan opérationnel de la PSDC :

L’articulation des volets civil et militaire de la PSDC Les relations avec l’OTAN, l’ONU…

 SOMMAIRE :

 Avant-propos

 Introduction – La défense : Symbole du paradoxe européen

Nicolas Clinchamps

 •    Le cadre conceptuel et institutionnel de l’autonomie stratégique de l’Union européenne

– Héritages et stimulants à la courte histoire de la PESD/PSDC

  André Dumoulin

– Le concept de sécurité commune : vers une mise en oeuvre effective ?

  Anne Froment

– La PSDC et le Parlement européen à la lumière du Traité de Lisbonne

  Nicolas Clinchamps

 •    L’environnement international de l’autonomie stratégique de l’Union européenne

– La sécurité européenne au xxie siècle : vers une fusion entre l’OTAN et la PSDC ?

  Jolyon Howorth

– L’Union européenne et la crise humanitaire en République démocratique du Congo (automne 2008)

  Simon P. Alain Handy

– Les opérations et missions extérieures de l’Europe : historique et bilan

 Patrice Sartre

– Défense maritime européenne et répression internationale de la piraterie

  Jacobo Ríos Rodríguez

 •    Le volet industriel et financier de l’autonomie stratégique de l’Union européenne

– Le marché européen de la défense : entre coopération et harmonisation

  Stéphane Rodrigues

– L’industrie française d’armement : de l’exigence nationale à l’ambition européenne

  Christophe Sinnassamy

– Le budget de la PSDC : une Europe de la défense ou une Europe des défenses ?

  Messaoud Saoudi

– Normes relatives au commerce des armes et marché européen de l’armement

  Anne Millet-Devalle

 •    Aux frontières de la défense européenne : coopération et comparaison

– À quoi sert Lancaster ?

  Claire Chick

– La coopération franco-allemande en matière de défense : bilan et perspectives

  Anne Jeannot

– Éléments de comparaison des politiques de défense sud-américaines et européennes : le rêve de Simon Bolivar confronté à l’actualité politique

  Jean-René Garcia

– L’autonomie stratégique de l’Union européenne : Synthèse

  Maurice de Langlois

 Conclusion

La France et la PSDC : Nécessaire bilan, indispensables perspectives

Pierre-Yves Monjal

 LES AUTEURS ;

 Nicolas Clinchamps, maître de conférences de droit public, Directeur du Master 2 « Études stratégiques », Université de Paris 13 – Nord Sorbonne Paris Cité.

 Pierre-Yves Monjal, professeur de droit public à l’Université de Tours.

 L’ouvrage rassemble les contributions de:

Simon P. Alain Handy, Claire Chick, Nicolas Clinchamps, Maurice De Langlois, Andre Dumoulin, Anne Froment, Jean-Rene Garcia, Jolyon Howorth, Anne Jeannot, Anne Millet-Devalle, Pierre-Yves Monjal, Jacobo Ríos Rodríguez, Stephane Rodrigues, Messaoud Saoudi, Patrice Sartre et Christophe Sinnassamy.

 Langue: Fr

ISBN-10: 2804476979

ISBN-13: 9782804476977

Nombre de pages: 306

 EODE / 2015 03 04/

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