La Corte d’assise: “No Tav, ecco perché l’assalto a Chiomonte non fu terrorismo”

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La Corte d'assise: "No Tav, ecco perché l'assalto a Chiomonte non fu terrorismo"

Depositate le motivazioni dell’assoluzione dei quattro militanti accusati di eversione: non c’è in Val Susa un contesto di particolare allarme e l’azione compiuta non era una minaccia grave allo Stato

23 febbraio 2015

 
 
Il “contesto” in cui maturò l’assalto al cantiere Tav di Chiomonte del 14 maggio 2013 “non era oggettivamente un contesto di particolare allarme” e “neppure l’azione posta in essere rivestiva una natura tale da essere idonea a raggiungere la contestata finalità” di terrorismo. Lo scrivono i giudici della Corte d’assise di Torino nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso dicembre hanno assolto dall’accusa di terrorismo i quattro attivisti No Tav a processo per il blitz al cantiere, condannandoli però a tre anni e mezzo di carcere per reati minori.

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“Pur senza voler minimizzare i problemi per l’ordine pubblico causati da queste inaccettabili manifestazioni – precisa la Corte – non si può non riconoscere che in Val di Susa non si vive affatto una situazione di allarme da parte della popolazione e che nessuna delle manifestazioni violente sino ad ora compiute ha inciso, neppure potenzialmente, sugli organismi statali interessati alla realizzazione dell’opera”.

Secondo i giudici “appare incontrovertibile la mancanza della volontà di attentare alla vita o alla incolumità delle persone presenti nel cantiere”, volontà che “non deve essere confusa con l’accettazione del rischio che quell’evento si realizzi”. Inoltre “l’armamentario utilizzato non era indice di una volontà diretta a nuocere alle persone (nelle azioni terroristiche è raro riscontrare l’utilizzo di fuochi pirotecnici, bengala, razzi e bottiglie molotov, senza la presenza di nemmeno un’arma da sparo o mitragliette)”.

La Corte d’assise: “No Tav, ecco perché l’assalto a Chiomonte non fu terrorismo”ultima modifica: 2015-02-24T16:55:59+01:00da davi-luciano
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