Libertà di parola, ragazze rapite, Dieudonné arrestato: il mondo alla rovescia

http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2015/01/liberta-di-parola-ragazze-rapite.html MONDOCANE

VENERDÌ 16 GENNAIO 2015

Quelli cui le ragazze Greta e Vanessa hanno portato sostegno e 12 milioni
Sulle nuove  operazioni Cia-Mossad-DGSE  in Francia (caccia al terrorista-dissidente, arresto di Dieudonné), Belgio (dove, come Obama insegna con la sua killing list, si infligge la pena di morte extragiudiziale alle cattive intenzioni, immaginate da polizia e media)), Italia (le donzelle anti-Assad liberate), mondo (panico seminato con proclami di sfracelli jihadisti, perquisizioni, arresti), si realizza la medesima union sacrée sinistronzi-fasciodestre, dal “manifesto” a Giuliano Ferrara, sull’inconfutabilità della matrice islamista di ogni nefandezza. 
E’ l’apoteosi del matrimonio stupidità-complicità, per ognuno dei quali termini si distribuisca la responsabilità a piacere. Ne è espressione conclamata Giuliana Sgrena, tsiprasiana, ex-ostaggio emerito e martire in servizio permanente effettivo. La lacrimosa penna del giornale della blanda e compatibile socialdemocrazia tsiprasiana, esulta per la liberazione delle due lombarde alla loro prima crociata su tutta la prima pagina con il titolo “La diplomazia paga”. Sorvola sulla circostanza che a pagare 12 milioni per la liberazione delle due ancelle del terrorismo anti-siriano siamo noi  con quanto ci resta delle depredazioni renzusconiane (come siamo noi a pagare con la libertà e la verità per i terrorismi globali dell’imperialismo e del totalitarismo domestico)  e che, dunque, la diplomazia se ne stropiccia. E’ riuscito a dire una cosa non cavernicola Salvini quando ha preteso che il costo del riscatto di chi, dissennatamente o colpevolmente, si è messo in condizione di essere rapito, venga pagato dallo stesso.
 
Rannicchiandosi accanto all’ affettuosa foto delle due cooperanti collaborazioniste fasciate nella bandiera della gang terrorista in Siria, Sgrena titola “Perché siamo felici”, estendendo, con l’abusiva prima persona plurale, all’universo mondo un peana alle due “cooperanti”  di “Horryaty” (Ong-fantasma di tre marpioni pro-stermini in Medioriente) che è interamente suo e della camarilla della disinformazione, buonista o imperialsionista che sia. Ciancia di “cooperanti”, di “azione umanitaria”, di “generosità” e “altruismo”, di “accuse infamanti”  e spara esecrazione contro noi che siamo nauseati dall’ipocrisia di chi glorifica due dichiarate sodali dei mercenari Al Nusra, oggi rinominato “moderato”, quindi meritevole destinatario di armi, istruttori, fondi, dalle democrazie libertarie israelo-atlantico-satrapesca del Golfo. A ulteriore riscatto di questi tagliagole, raccattati tra i terroristi sguinzagliati dai servizi occidentali nei vari paesi della destabilizzazione islamista, la poveretta ci rassicura sulle qualità umanitarie di Al Nusra, che mai avrebbe “fatto dei video di ostaggi sgozzati”. Si vada a vedere il mio docufilm girato in Siria e vedrà un’abbondanza, ma anche solo un minimo, di quanto da quattro anni questi umanitari hanno combinato in Siria tra decapitazioni, impiccagioni, crocefissioni, stupri, esecuzione di prigionieri, massacri col gas.
 
La Sgrena, da quando si fece apprezzare a Parigi per le scomuniche al governo algerino per aver bloccato la prima destabilizzazione dell’Algeria ad opera della Francia, tramite le quinte colonne Fronte Islamico e berberi, non ha mai abdicato alla sua missione di bigotta antislamica. Anche se, con notevole incuria per la contraddizione, si è ora messa a far piovere attenuanti sui briganti di Al Nusra. La celebrazione delle due attiviste fiancheggiatrici in prima pagina, poi dilagata nelle pagine interne, è corredata dalla solita vignetta di Biani, anodina, lunare  e quasi sempre ambigua, che raffigura le due con i capelli ad arcobaleno della pace. Nientemeno. Ovviamente i 12 milioni potenziano il terrorismo “moderato” del rimpannucciato Nusra, che ne renderà riconoscenza a Greta e Vanessa. Del resto, i nostri governanti sono pratici di intese, su modi, scopi e profitti, con la criminalità organizzata. Le foto delle ragazze, immaginiamo, saranno ora appesa nella cabina di comando della portaerei “Charles De Gaulle” (l’intestatario si rivolta nella tomba), spedita nel Golfo dal bischero riverniciato padre della patria, accanto a quella dei, tragicamente uccisi da fuoco amico, trucidoni di “Charlie Hebdo”. Lo sguinzagliamento propagandistico per tutta Italia delle due “sprovvedute”, tra comitati d’accoglienza, bande, allori, tripudi istituzionali, si affiancherà all’uragano anti-islamico fatto rigurgitare dal 7 gennaio parigino, mentre le fanciulle liberate vi aggiungeranno l’irrinunciabile primato di Assad, nemico pubblico n. 1, quello contro cui, ascoltando l’accorato appello di Rossanda a sostegno dei “combattenti contro la dittatura”, si sono mosse fin dall’inizio.
 
Resta schiacciata in un angolo interno, l’eccellente smascheramento, per la penna del resistente Dinucci, dei cosiddetti oppositori “moderati”, lisa foglia di fico per farci passare le armi di Obama e dei suoi  alleati democratici in Europa e nel Golfo in direzione del mercenariato terrorista IS e, appunto, Al Nusra, che del primo si è dichiarato sodale. Smascheramento che rade al suolo le giaculatorie di Sgrena e l’intera impostazione collateralista del “quotidiano comunista”.
 
Je suis Dido
 
“Io sono Dieudonné” è il motto indossato da alcuni temerari controcorrente che, però, hanno contribuito a strappare dalle grinfie degli psicoterroristi del Ministero degli Interni francese il grande umorista, arrestato per aver dichiarato “io sono Charlie Coulibaly”, intendendo correttamente e umanamente che, sia i sacrificati alla causa islamofoba della “guerra al terrorismo”, sia lo scombicchierato della banlieu , sono in prima istanza vittime. Capri espiatori vuoi di scellerati complotti False Flag, vuoi del sociocidio compiuto ai danni dei periferici della comunità umana. A suo tempo avevo dedicato alla persecuzione di Dieudonné queste righe, che confermo, per quante sbandate abbia potuto compiere il comico, sempre comunque in direzione opposta e contraria rispetto alle provocazioni razziste di “Charlie Hebdo” e dei suoi corifei. Incitare alla guerra santa contro l’Islam è bene. Sfottere gli ebrei, i musulmani, i cristiani, e gli altri che la fanno da padroni, è satanico. I due pesi e due misure gridano al cielo. L’hanno dovuto liberare.
Tempo fa scrissi in un post a proposito della persecuzione di Diodonné:
 
“Antisemiti” di convenienza
Il perfettamente legittimo e ampiamente giustificato antisionismo di Dieudonnè viene utilizzato per completare il progetto, da sempre covato dallo Stato Canaglia e dai suoi corifei, dell’identificazione di antisionismo con “antisemitismo” (che, più propriamente, dovrebbe chiamarsi anti-ebraismo, visto che pochissimi ebrei sono semiti, mentre  lo sono tutti gli arabi). Il che aprirebbe la strada alla prigione a tutti coloro che, oltre a permettersi rivisitazioni storiche della Shoah, compiono questo delitto di “incitazione all’odio razziale”. Delitto denunciato proprio da coloro che ne fanno pratica accanita e recidiva da più di 66 anni. Golìa che tira sassi a Davide. Una versione Dieudonnè del vaffanculo, detta “quenelle”, espressa con un braccio steso trasversalmente sull’altro braccio diretto in giù (pari al nostro gesto dell’ombrello), diventata tormentone tra milioni di giovani tartassati dello Stato, viene deformata in “saluto nazista a rovescio”. La sua collaborazione con ebrei e i suoi scontri con il Fronte Nazionale dei Le Pen, il suo radicale rifiuto di criticare gli ebrei, se non nei termini in cui lui e tutti gli umoristi sbeffeggiano anche i lapponi, gli inglesi, i tedeschi, gli americani, gli idraulici, le suocere, i banchieri, vengono stravolti nel loro opposto. Arma di distrazione di massa cui la sinistra auto-evirata si presta e alla cui pseudo-autorevolezza contribuisce  moltiplicandola. Ciambella di salvataggio per il bombarolo Hollande, il cui gradimento sceso all’8% si riflette nei milioni di cittadini che corrono ai botteghini degli spettacoli di Dieudonnè.
 
Da Saviano in De Luca
Erri De Luca che, come Saviano con il libro sulla camorra, si è costruito a sinistra un’aura di credibilità per aver difeso i sabotaggi alla linea TAV in Valsusa, e quindi averne ricavato un processo con possibile condanna (e qui gli stiamo tutti a fianco, pur senza calore), si inserisce (“Il Fatto Quotidiano” del 16/1/15) a manetta nella demonizzazione di Dieudonné. e nella santificazione di “Charlie Hebdo”. Pensate che giocoliere con le palline della coerenza: “Charlie non si opponeva a qualcosa, era un’irriverenza verso tutte le forme di autorità”. Dieudonné, invece, “sta al fianco di uno che ha fatto una strage, che sottoscrive una strage di ebrei (la poliziotta francese è svaporata), è uno sfregiatore”. La strage, ovviamente, è quella del mercato ebraico, mica quella della criminalizzazione di 1,7 miliardi di musulmani. Non è la strage di verità, convivenza, rispetto e amicizia tra popoli e culture, addebitabile alla rivistaccia islamofobica (che la forma di autorità dello “Stato degli ebrei”, come si esercita sul popolo da esso depredato, non l’ha mai sfiorata). Per De Luca, Charlie è irriverente, Dieudonnè, con la colpa gravissima di avere, lui sì, sbertucciato “tutte le forme di autorità”, è “incandescente”. E dove sta questa “incandescenza”? “E’ tutta interna al mondo islamico”. Netaniahu e i cannibali del globalismo bellico-neoliberista si rallegrano.
 
Copre poi ogni sospetto che le guerre imperialiste e israeliane siano funzionali al Nuovo Ordine Mondiale dell’1% , la teoria deluchiana secondo cui tutto è ormai “guerra di religione”. Che, guarda un po’, prima che gli Usa si avventassero su Medioriente e Asia non esistevano e poi, quando la “guerra infinita” è partita, sono state condotte all’insegna della religione, sì, ma quella cristiana (in quelle “guerre di religione” sentiamo l’eco del progetto israeliano, formulato da Oded Yinon nel 1982, di “frantumare gli Stati arabi lungo linee confessionali ed etniche”). Da quando l’ex-responsabile del Servizio d’Ordine di Lotta Continua ha smesso di guidare manifestazioni a sostegno dei Fedayin palestinesi, ha sposato la figlia della presidente della Comunità ebraica e si è convertito a apologeta della Bibbia e di tutto ciò che è ebraico, la parola d’ordine “trattasi di guerre di religione” (e non di classe e imperialiste) l’ha ripetuta ogni due per tre. Ricordo ancora una volta un episodio significativo, quando, durante un suo spettacolo, gli contestai la formula secondo cui il cataclisma palestinese e arabo nascerebbe dalla fortuita circostanza che Gerusalemme è la capitale di tre… religioni, che sfiga!  Gli chiesi ragione del suo silenzio sul genocidio in atto in Palestina e lui…. “A queste domande non rispondo”, tagliò corto, si alzò e pose fine alla performance.
  
Come nella discrasia tra la malafede dei governanti in testa e la dabbenaggine dei milioni al seguito, nella marcia di Parigi, o tra ciò per cui hanno votato gli elettori del PD e ciò che il PD ha poi fatto, o tra De Luca No Tav e De Luca No Palestina, o in quella monumentale tra il dire e il fare della Triade Napolitano-Renzi-Berlusconi, si apre una voragine tra i propagandisti destri e sinistri dell’inganno cosmico su terrorismo, e la gente comune, non tutta e non per sempre popolo bue. E’ l’ascolto di tante opinioni di strada, basate sulla crescente molteplicità di esperienze, che ci fanno sperare nella sineddoche per cui il particolare rappresenta il generale. Gente che magari nemmeno si informa alle sempre più numerose fonti della deprecata “dietrologia”, cioè del giornalismo investigativo e delle analisi non dettate dall’OdG del padrone. Ma gente che incomincia ad alzare  lo sguardo dai giornali o dallo schermo, scuote la testa al fetore delle mostruose balle della narrazione di trono e corte. Ha poche decine di referenti nelle istituzioni, ma con questa crescente estrospezione nel groviglio di contraddizioni e supercazzole del sistema, spero che li faranno crescere e si moltiplicheranno essi stessi.
  
E’ autolesionista la ripetitività monotona degli episodi di megaterrorismo, incominciano ad aprirsi sempre più voragini nelle ricostruzioni ufficiali degli attentati e nel tessuto della propaganda, risultano sempre più chiari i motivi e gli obiettivi, si constatano nella luce dell’evidenza i vantaggi conseguiti da una parte e i disastri inflitti all’altra. Che si tratti di popolazioni sulle cui vite e case piovono bombe, o di noi cui ne è addossato il costo in termini di condizioni di vita, sempre più di sopravvivenza, si impone e diffonde la  presa d’atto di chi vince e chi perde. E si impara a capire chi sta nella “stessa barca”. La faccia stolto-infingarda dell’”omino di burro”, che ci guida al paese dei balocchi e dei somari, passando per quello dei citrulli, dove vengono incarcerati Pinocchio e mandati liberi il gatto e la volpe (pubblicità: ne narrerò nel docufilm “L’Italia al tempo della peste”),l’ottusa protervia delle maschere Grand Guignol che si affacciano dai palazzi del potere occidentale, stanno registrando contraccolpi. Si può sperare che si trasformino in colpi sociali veri? Di massa, per carità.
 
Vauro che depreca le guerre e prende le distanze dal razzismo di Charlie Hebdo?
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Giorni fa, prima del gran trambusto, avevo scritto questa chiosa, poi accantonata per le prodezze dei servizi segreti, sulla vicenda dei vigili urbani. Vicenda minore, ma inerente.
 
Per quanto non simpatizzi con gli sbirri, Io NON sto con i bastonavigili
I vigili urbani di Roma e di qualunque altro posto non mi sono mai stati simpatici. Figurati! Basterebbe il tono imperiosamente intimidatorio con cui spesso affrontano il cittadino individuato in contravvenzione.  Ma questa operazione montata a dimensioni di torta nuziale serve a distogliere lo sguardo sgomento da molti “successi” dell’Italia renziana. Dai disastri della carretta Norman Atlantic disastrata nei sistemi di sicurezza e relativi “interventi di soccorso”, da Mafia Capitale, dai viadotti degli amici di Lupi e Renzi, antesignani dello Sblocca Italia, che crollano in 8 giorni (e sono fatti dalla supercoop CMC di Ravenna, la stessa che va sfigurando la Valsusa!), dalla figuraccia di merda dello stesso Renzi che si è dovuto addebitare l’oscena norma pro-evasori e pro-guitto mannaro dettagli dal Patto interdelinquenziale del Nazareno, e anche dalla marachella di un premier incapiente che si fa portare a sciare dall’aeronautica militare, al costo di 9000 euro l’ora nostri. Con l’obiettivo finale di far calare sul collo degli Statali la mannaia Jobs Act che ha già decapitato i lavoratori del privato.
 
Episodio emblematico di un corpo infestato da prenditori di stecca, arroganti, ignoranti, è quello che mi è capitato anni fa. All’uscita di bambini dalle Elementari Trento e Trieste di Roma, una macchina di vigili percorreva a velocità e in senso proibito il vicolo, rischiando di mettere sotto i ragazzini. Al mio invito di fermarsi, mi sbattevano addosso con violenza la portiera e, tra urla e improperi, mi trascinarono alla vicina stazione dei carabinieri. Che, vista la condizione esaltata del vigile e le ragioni in ballo, mi  mandarono via in pochi minuti.
Ciò non offusca il carattere strumentale degli ululati di governanti e media di servizio a denuncia di un abuso che, all’esame dei dati, risultava poi di dimensioni contenute, da 835 a 90 “presunti” lavativi. Latrati di indignazione da parte di una cosca di politici infinitamente più corrotta e assenteista di coloro che andava innaffiando di vituperio. Campagna estesa poi a mezza Italia, dai netturbini di Napoli (poi risultati in malattia assolutamente fisiologica), agli autisti di Bari e agli Statali tutti, anche qui falsando i dati numerici, con l’evidente fine di schiavizzarli socialmente ed economicamente alla stessa stregua dei lavoratori privati (Jobs Act). E’, si parva licet…, lo stesso schema che vede i mercenari islamisti dell’Impero demonizzati a copertura della propria paternità e delle proprie nefandezze e, insieme, a strumento psicoterrorista per la repressione interna e il rafforzamento dello Stato di Guerra e di Polizia.
 
Si sarebbe apprezzato se la muta degli ululanti avesse posto accanto all’immagine turpe di dipendenti carogne e profittatori, anche quella di un vigile, oltre tutto sottorganico, che si ammala in media 16 giorni all’anno, che è segno di bella tempra se lo si pensa immerso per ore e ore, senza la minima protezione, nelle camere a gas allestitagli dai reggitori delle metropoli e dai loro sodali inquinatori. Se avesse ricordato che ai vigili era stato imposto unilateralmente una riduzione di stipendio su un contratto fermo da 8 anni. Se avesse precisato che le assenze erano perlopiù per rifiuto del lavoro “volontario” richiesto per capodanno, ma legittimamente negato alla luce della vertenza sindacale. Magari si sarebbe potuto anche precisare che la maggior parte delle assenze erano dovute a ferie, riposi, maternità, stabilite per legge. Infine al naso fine non sfugge il fetore di un disegno che, col duce-clown, punta a esautorare, integrare e sottomettere ogni autonomia costituzionale, ogni autorità intermedia – regioni, province, comuni, polizie municipali – al potere esclusivo dell’Esecutivo.
 
Analogamente ci si propone di  eliminare l’indipendenza dei due Corpi più vicini ai bisogni di cittadini e ambiente, Vigili del Fuoco e Corpo Forestale delle Stato, militarizzandosi con l’inserzione nella più fidata Polizia di Stato. Così, a sfasciare teste di dimostranti, avremo ora, insieme ai corpi di polizia più molteplici del mondo (PS, CC, GDF, Polfer, Esercito), anche forestali e pompieri. Restiamo in attesa della Croce Rossa e delle ronde di cittadini perbene. Processo questo, di nuovo si parva licet…, parallelo al nipotino – “Si fa come dico io e i gufi alla colonna infame” – dell’Obama che ci insegna democrazia governando a forza di decreti presidenziali, alla faccia del parlamento. 

Grecia: un terzo delle famiglie vive con meno di 10mila euro l’anno

ma loro non migrano verso posti dove viene garantito vitto e alloggio gratuiti, strano

 sabato, 17, gennaio, 2015

Dopo quasi sei anni di crisi economica e recessione, quasi un greco su tre si trova oggi a vivere in povertà e ad avere debiti, mentre il reddito disponibile è precipitato al di sotto della soglia di povertà.

 E’ questa la drammatica immagine del Paese che emerge da una ricerca effettuata dall’Istituto per le piccole imprese della Confederazione ellenica dei professionisti, artigiani e commercianti (Ime-Gsevee). I dati dell’indagine, come riferisce la stampa ateniese, mostrano che le famiglie greche si trovano ad affrontare enormi difficoltà nel soddisfare i loro impegni quotidiani. Nello stesso tempo, la mancanza di un’efficace legislazione in materia di pignoramenti delle case e l’aumento delle tasse di proprietà hanno alimentato una nuova ondata di insicurezza.

 Tre famiglie greche su 10 sono costrette a vivere con il più basso reddito familiare annuo che è inferiore a 10.000 euro. E le difficoltà sono naturalmente maggiori quanti più sono i membri che compongono i nuclei familiari. Il 46,9% degli intervistati ha dichiarato che il loro reddito familiare è insufficiente, non soddisfa le esigenze quotidiane, mentre il 55% ha affermato di aver bisogno di ulteriori aiuti, come prestiti dai parenti, vendite di proprietà o mutui dalle banche.

 Inoltre, il 35,9% delle famiglie greche (oltre un milione) ha almeno un componente disoccupato. Tuttavia, solo l’8,9% di queste persone riceve sussidi di disoccupazione. L’indagine ha inoltre rilevato che il 52% degli intervistati considera la pensione come la principale fonte di reddito. Preoccupante, secondo l’indagine, è anche il fatto che le famiglie greche abbiano visto ingigantire i costi per l’assistenza sanitaria a causa di una maggiore partecipazione del settore privato e la riduzione della spesa pubblica per la sanità.

 Infine, è stato stimato che nel 2014 ad oltre il 54% delle famiglie greche è stato chiesto di pagare più di 500 euro per la tassa di proprietà sulla prima abitazione e tre nuclei familiari su 10 hanno espresso il timore di perdere la casa in seguito ai sempre crescenti oneri finanziari e al pesante incremento delle tasse supplementari.

(ANSAmed).

Gli Usa addestrano 5mila miliziani siriani

ma per combattere Assad, trucidatore del suo popolo secondo il FQ, che ripete a pappagallo la propaganda militarista americana. Meno male che questi yankees, con gli alleati investono tanti soldi, mezzi ed armi solo per salvare un popolo dal suo “atroce dittatore” senza ovviamente chiedere niente in cambio, solo per pura bontà

manifesto

 Men­tre sulla scia degli atten­tati ter­ro­ri­stici di Parigi Washing­ton pre­para il sum­mit del 18 feb­braio, in cui con gli alleati deci­de­ranno «i modi per con­tra­stare l’estremismo vio­lento che esi­ste nel mondo», il Pen­ta­gono – come annun­ciato dal por­ta­voce John Kirby – pre­para «l’addestramento di altri 5mila mili­ziani mode­rati siriani». In tal modo «Washing­ton con­ti­nua a lavo­rare con Ankara al fine di for­mare ed equi­pag­giare le forze mode­rate dell’opposizione siriana», pro­gramma a cui par­te­ci­pano anche Ara­bia Sau­dita e Qatar.

 Il Mini­stero degli esteri turco comu­nica che «l’accordo defi­ni­tivo sul pro­gramma è molto vicino». La Tur­chia con­ferma così di essere l’avamposto della guerra con­tro la Siria: qui la Nato ha oltre venti basi aeree, navali e di spio­nag­gio elet­tro­nico, raf­for­zate da bat­te­rie mis­si­li­sti­che sta­tu­ni­tensi, tede­sche e olan­desi, in grado di abbat­tere veli­voli nello spa­zio aereo siriano. A que­ste basi si è aggiunto uno dei più impor­tanti comandi dell’Alleanza: il Lan­d­com, respon­sa­bile delle forze ter­re­stri dei 28 paesi mem­bri, atti­vato a Izmir (Smirne). Il Lan­d­com, agli ordini del gene­rale Usa Hod­ges, fa parte della Forza con­giunta alleata con quar­tier gene­rale a Lago Patria, agli ordini dell’ammiraglio Usa Fer­gu­son, che è allo stesso tempo coman­dante delle Forze navali Usa in Europa e delle Forze navali del Comando Africa.

 Come docu­men­tano inchie­ste del New York Times e del Guar­dian, soprat­tutto nelle pro­vince tur­che di Adana e Hatai la Cia ha aperto da tempo cen­tri di for­ma­zione mili­tare di com­bat­tenti da infil­trare in Siria, nei quali sono stati adde­strati in par­ti­co­lare mili­tanti isla­mici pro­ve­nienti da Afgha­ni­stan, Bosnia, Cece­nia, Libia e altri paesi. Le armi arri­vano soprat­tutto via Ara­bia Sau­dita e Qatar. Per il nuovo pro­gramma, che dovrebbe ini­ziare a pri­ma­vera, il gene­rale Michael Nagata, capo delle Ope­ra­zioni spe­ciali del Comando cen­trale Usa, sta sele­zio­nando i miliziani.

 Non si sa quale cri­te­rio segua il gene­rale per appu­rare se siano «mode­rati», ossia capaci di com­bat­tere (secondo quanto affer­mano a Washing­ton) sia con­tro le forze dell’Isis, sia con­tro quelle gover­na­tive siriane. Si sa invece per certo che molti dei «mili­ziani mode­rati», adde­strati e armati dagli Usa e dai loro alleati euro­pei e arabi per rove­sciare il pre­si­dente Assad, sono poi con­fluiti nelle for­ma­zioni dello Stato Isla­mico e del fronte qae­di­sta al-Nusra, che per­se­guono lo stesso obiet­tivo. È stato uno smacco o un’abile mossa di Washing­ton per ali­men­tare l’Isis, fun­zio­nale alla stra­te­gia per demo­lire la Siria e ricon­qui­stare l’Iraq?

 Un inter­ro­ga­tivo legit­timo, se si ha davanti agli occhi la foto del sena­tore John McCain che, in mis­sione in Siria per conto della Casa Bianca, incon­tra nel mag­gio 2013 Ibra­him al-Badri, il «califfo». O il recente ser­vi­zio tele­vi­sivo della tede­sca Deu­tsche Welle, che mostra come cen­ti­naia di tir attra­ver­sano ogni giorno senza alcun con­trollo il con­fine fra Tur­chia e Siria, verso Raqqa, base delle ope­ra­zioni Isis in Siria. O le imma­gini delle tele­ca­mere dell’aeroporto di Istan­bul, che mostrano la com­pa­gna di uno dei ter­ro­ri­sti di Parigi che rien­tra facil­mente in Siria attra­verso la Tur­chia. A che cosa ser­vi­ranno gli altri 5mila mili­ziani che, nel qua­dro delle ope­ra­zioni spe­ciali Usa, saranno adde­strati ad attac­chi di com­man­dos e atten­tati con auto­bomba? Al ter­ro­ri­smo, ma «moderato».

 Manlio Dinucci

 Fonte: www.ilmanifesto.info

 15.01.2015

Grecia, prelevamenti record agli sportelli

Sale la preoccupazione in vista delle elezioni politiche del prossimo 25 gennaio in Grecia. Due banche hanno chiesto alla banca Centrale di Atene riserve di contante di emergenza

 E’ corsa ai bancomat e agli sportelli delle banche greche, con la cifra record di quasi 3 miliardi di euro ritirati dai cittadini greci in questi ultimi mesi, al ritmo di oltre cinquecento milioni al mese. Due istituti di credito ellenici, Alphabank ed Eurobank hanno infatti richiesto una linea di liquidità di urgenza alla Banca Centrale nei giorni scorsi. Il problema della liquidità bancaria va ad aggravare una situazione già critica, dopo la diffusione del dato sulla raccolta fiscale a livello statale e locale che a dicembre e nella prima decade di gennaio ha visto un crollo del 70%, secondo fonti del ministero del Tesoro. I greci, secondo molti analisti europei starebbero tendenzialmente aspettando l’esito delle elezioni politiche per conoscere se nel loro futuro ci sarà ancora l’euro. Nell’attesa di decidere se sarà la linea del dialogo con la Troika portata avanti da Samaras o quella del rifiuto delle politiche di austerità imposte dall’Europa portati avanti da Alexis Tsipras di Syriza, l’economia greca si indebolisce ed il dato relativo all’economia reale parla ormai di una famiglia su tre sotto la soglia di povertà.

  Per saperne di più: http://italian.ruvr.ru/news/2015_01_16/Grecia-prelevamenti-record-agli-sportelli-6093/

Tunisino rapina una donna e scaglia la bicicletta contro gli agenti

non è violenza sulle donne se l’aggressore è straniero, sono “frustrati” e se delinquono è per quello

Mestre, rapina via Piave 16 gennaio 2015

 Il delinquente ha deciso di entrare in azione nel momento peggiore: davanti agli occhi di una pattuglia delle volanti che in quel momento stava transitando in zona via Piave per controllare il territorio. Per lui quindi si sono strette le manette ai polsi, ed è la settima volta da inizio anno che malintenzionati vengono arrestati e portati in questura. Per furti o aggressioni. Stavolta la rapina si è verificata verso l’una della notte tra giovedì e venerdì in via Piave, all’altezza dell’intersezione con via Miranese e via Circonvallazione.

 Un 21enne di nazionalità tunisina, molto noto alle forze dell’ordine tanto che nel 2013 era già stato arrestato per rapina sempre a Mestre, a un certo punto si è avvicinato a una donna di 30 anni di origini straniere che in quel momento stava transitando con una bicicletta bianca a mano. Colpendola con una spallata, nel tentativo di impadronirsi del velocipede. In zona si trovava una pattuglia della polizia, che ha assistito alla scena. In pochi istanti è stata raccolta la testimonianza della derubata, che ha effettivamente spiegato di essere stata aggredita da quello sconosciuto, ed è scattato l’inseguimento del delinquente, il quale è stato bloccato a una cinquantina di metri di distanza. In via Degan.

 Ma il ladro ha comunque tentato di resistere all’arresto. A un certo punto ha pure scagliato la bicicletta contro il capopattuglia, nel tentativo disperato di guadagnare tempo ed evitare le manette. L’agente, colpito, si è quindi dovuto rivolgere alle cure dei sanitari, venendo dimesso dal pronto soccorso con una prognosi di cinque giorni.

 In via Degan, a causa del pavimento reso viscido dall’umidità, il fuggitivo è scivolato a terra cercando di tenere gli agenti a distanza sferrando dei calci. Ne scaturiva una colluttazione. Alla fine il delinquente è stato ammanettato a una finestra di un edifcio.

 Anche in questura il comportamento del giovane, alle prese con problemi di tossicodipendenza, si è rivelato piuttosto ostico: per questo motivo dovrà rispondere non solo di rapina, ma anche di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale.

 mestre.veneziatoday.it

Ragazze rapite da terroristi oppure ……? Ecco che cosa ne pensa Fernando Rossi

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di Fernando Rossi

Un ministro europeo è andato all’aeroporto a ricevere le due persone aggregatesi ai terroristi siriani e da loro sequestrate ottenendo milionate di dollari dal loro Governo . 
E’ accaduto in Italia, dove il Presidente del Consiglio era reduce dalla manifestazione di Parigi, contro i ‘colleghi’ terroristi delle due ragazze italiane.
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Pare che il califfo dell’ ISIS, al Bagdadi, non sia molto impaurito dai proclami anti terrorismo pronunciati a Parigi e sorridendo abbia risposto : ” MORO SI, ma le nostre ragazze non le potevano abbandonare. Lavoriamo tutti per USraele , per far cadere Assad e smembrare la Siria, …tra di noi siamo … Gentiloni.” 
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Info da fonte non sempre precisa al 100 %, su ISIS
http://www.huffingtonpost.it/…/wikileaks-dellisis_b_5889352…

Le due italiane sono state per caso coinvolte (anche in modo non attivo) in attentati e massacri? (n.b. ho modificato un pò la frase originale in quanto mi sembrava un pò troppo “cruda”)
Invece di accoglierle come eroine (persino SKY, del sionista Murdoch, per difenderle, si è limitato a dire ” POVERINE, SONO ANDATE IN SIRIA CREDENDO DI AIUTARE PERSONE..”), nessun magistrato le indaga come partecipanti a banda criminale e terroristica ?
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Credo abbia ragione chi ha scritto che i ‘riscatti’ sono ipocriti finanziamenti aggiuntivi per i terroristi (oltre a quelli Nato e quelli a più riprese strappati da John Kerry ai governi europei per sostenere i terroristi in Siria).
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DUE TERRORISTI ISLAMICI ARRESTATI AL TRAFORO DEL FREJUS. STAVANO PER ENTRARE IN ITALIA

http://www.valsusaoggi.it/?p=8662

 

BY  – PUBLISHED: 01/16/2015 
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Due terroristi islamici, diretti in Italia passando dalla Val Susa, sono stati arrestati un’ora fa al tunnel autostradale del Frejus. L’operazione è stata condotta dalla polizia francese, sul lato di Modane. Si tratta di due jihadisti legati alla cellula belga di Verviers, bloccati sulla loro auto mentre si apprestavano a entrare in Italia.

La notizia è stata resa nota dalla polizia francese: “I sospettati erano fuggiti dal Belgio dopo il blitz delle forze di sicurezza giovedì notte a Verviers, dove è stata arrestata una cellula terrorista, pronta a colpire”. Secondo una prima ricostruzione, i due terroristi stavano per attraversare il confine nel momento esatto in cui le guardie di frontiera hanno ricevuto la segnalazione dal Belgio e sono stati arrestati.

Una notizia importante, ma che crea inquietudine dopo i fatti violenti di questi ultimi giorni.

A Roma manifestano i No Tav

http://oltremedianews.it/roma-manifestano-no-tav/

Roma sabato 17 gennaio manifestano i No Tav. Molti inizieranno a pensare che bisogna chiudersi in casa, abbassare le saracinesche e continuare a nascondersi dietro le persiane al passaggio di chi è stato demonizzato dallo Stato, dalle lobby e dalla stampa; tre figure che spesso ne racchiudono una sola. Ma chi sono i No Tav? Spesso se ne parla a sproposito, si individua il No Tav come il Black Block (definizione mediatica) o come il terrorista di turno. In realtà il No Tav è l’anziano, il giovane anarchico e non, il bambino, la mamma, il giovane democratico (intelligente). E’ No Tav chiunque approfondisce la questione e si rende conto dell’ennesimo paradosso nel quale si può trovare l’Italia. I No Tav parlano di speculazione, infiltrazioni mafiose nella costruzione dell’opera e stupro del territorio e dell’economia. Stiamo parlando dell’opera Tav (Treno ad alta velocità).

Il sistema delle Grandi Opere, come rivela anche la vicenda dell’Expo di Milano, non è nient’altro che una gigantesca mangiatoia di soldi pubblici per i grandi gruppi imprenditoriali italiani, e ovviamente per i politici nazionali e locali che ne intascano la loro parte. Poco importa se ciò avvenga in modo “legale” o meno, ciò che conta è che risorse che appartengono alla collettività vengono depredate sempre da quegli stessi signori che poi ci raccontano che, per qualsiasi opera di pubblica utilità, “non ci sono i soldi”. E così, a ogni pioggia forte qualcuno muore annegato, migliaia di adolescenti rischiano di vedersi crollare addosso il tetto della scuola, e la lista potrebbe allungarsi all’infinito. Cita il comunicato di presentazione della manifestazione. Infatti gli italiani hanno la memoria troppo corta. Di pochi mesi fa gli alluvioni che hanno colpito la Liguria, la Toscana e la Puglia.

Molti si chiedono come ha fatto il movimento No Tav ad espandersi in tutto il territorio nazionale. Sicuramente per la tenacia e per l’intelligenza nell’agire e forse perché lottare contro il Tav vuol dire lottare contro l’intero sistema che si è incancrenito in Italia. L’ultimo esempio è quello relativo all’inchiesta Mafia Capitale.

Ricordiamo che esiste già la ferrovia del Frejus la quale è sottoutilizzata; il suo potenziamento, in parte già effettuato a partire dal 2001, comporta costi minori rispetto alla realizzazione di una nuova doppia linea. Leggi le motivazioni: dario fo lettera sulla valsusa.

A Roma un’iniziativa anticiperà il corteo. Venerdì 16 gennaio presso il Centro Culturale Mala-Testa (via Muzio Attendolo 95) si terrà la proiezione di “Qui”, un documentario ambientato in Val Susa del regista Daniele Gaglianone. E’ il racconto in soggettiva di dieci attivisti del movimento No Tav che da venticinque anni in Val di Susa si oppone con tenacia al progetto della Torino-Lione: cittadini qualsiasi che hanno scelto di lottare, ogni giorno.
Dieci ritratti che raccontano la stessa amara scoperta: il tradimento della politica nazionale, accusata di aver abbandonato questa gente al loro destino, lasciandola sola a vedersela con la polizia antisommossa. Qui, in Valle di Susa, il blackout democratico tra Stato e cittadino è esploso prima che altrove. E in modo devastante.

La manifestazione partirà da Piazzale Tiburtino (San Lorenzo) alle ore 15.

Après le Tchad, la Russie annonce aussi l’arrivée d’une aide militaire au Cameroun

http://www.journalducameroun.com/article.php?aid=19168

Par Eugène C. Shema – 16/01/2015

Selon son ambassadeur, il s’agit d’armements et systèmes «les plus sophistiqués» qui vont aider le pays à lutter contre le terrorisme

 La Russie va fournir du matériel militaire au Cameroun dans le cadre de la lutte que le pays mène contre le groupe terroriste Boko-Haram dans la partie septentrionale. Après l’avoir annoncé au ministre des Relations extérieures hier, l’ambassadeur de Russie au Cameroun, S.E. Nikolay Ratsiborinski, l’a réitéré au président de la République ce vendredi. 

Dans la déclaration faite à la presse au sortir de cette audience, l’ambassadeur a indiqué qu’il s’agit d’armements «de dernière génération»«les plus sophistiqués» ; d’équipements dans le cadre de l’artillerie ; de systèmes antiaériens, transports blindés et de personnels. La Russie formera également les militaires camerounais qui devront s’en servir. Une aide humanitaire pour les réfugiés et les déplacés internes sera également accordée au Cameroun, a-t-il ajouté. 

© Droits réservés 
Vladimir Poutine, le Président russe

L’aide russe survient après la décision prise par le Tchad jeudi d’envoyer un contingent militaire au Cameroun et au Nigéria, pour lutter contre Boko-Haram. Le Parlement Tchadien a approuvé cet envoi de troupes ce 16 janvier. 

En dehors du Tchad et de la Russie, l’Allemagne aussi s’est manifestée, bien avant le cri de détresse du président de la République camerounaise en début janvier, qui appelait à l’aide de la communauté internationale. Le 18 novembre 2014, le ministre de la Défense, Edgard Alain Mebe Ngo’o et l’ambassadeur d’Allemagne au Cameroun, le Dr. Klaus-Ludwig Keferstein, réceptionné 120 véhicules militaires mis à disposition du Cameroun par le pays de la chancelière Angela Merkel. 

La Commission de l’Union africaine a aussi affirmé en début de semaine qu’elle était disposée à «mobiliser l’appui international nécessaire au groupe de forces multinationales (MNJTF), mandaté par les pays de la région pour combattre le groupe terroriste Boko Haram.»

TSIPRAS E LA SINISTRA AL SOLDO DELLA FINANZA

Di finta opposizione, o addomesticata in quanto organica al potere non mancano esempi quotidiani da decenni

 DI DIEGO FUSARO

 scenarieconomici.it

 Tsipras: la sinistra che sta con l’euro; la sinistra che sta col capitale e con i padroni; la sinistra che ha tradito Marx e i lavoratori. Con una sinistra così, non vi è più bisogno della destra. È la sinistra che vuole abbattere l’austerità mantenendo l’euro: cioè abbattere l’effetto lasciando la causa, ciò che è impossibile “per la contradizion che nol consente”.

 La domanda da porsi, allora, è una sola: stupidità o tradimento? Propendo per la seconda risposta: tradimento. Tradimento di una sinistra passata armi e bagagli dalla lotta contro il capitale alla lotta per il capitale, dal monoclassismo universalista proletario al bombardamento universalista imperialistico in nome dei diritti umani, dalla lotta per i diritti sociali alla lotta per il matrimonio gay come non plus ultra dell’emancipazione possibile. Dalla falce e il martello all’arcobaleno: non v’è null’altro da aggiungere, temo.

Tutto questo farebbe ridere, se non facesse piangere. È una tragedia storica di portata epocale. Il quadro a cui, nell’immaginario comune, sempre più si dovrebbe abbinare l’idea della sinistra (Tsipras in testa!) non è più Il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, bensì L’urlo di Edvard Munch: dove, tuttavia, il volto trasfigurato dal dolore e immortalato nell’atto di gridare scompostamente è quello di Antonio Gramsci, ucciso una seconda volta, dopo il carcere fascista, dalle stesse forze politiche che hanno tradito il suo messaggio e disonorato la sua memoria.

Il paradosso sta nel fatto che la sinistra di Tsipras oggi, per un verso, ha ereditato il giacimento di consensi inerziali di legittimazione proprio della valenza oppositiva del’ormai defunto Partito Comunista e, per un altro verso, li impiega puntualmente in vista del traghettamento della generazione comunista degli anni Sessanta e Settanta verso una graduale “acculturazione” (laicista, relativista, individualista e sempre pronta a difendere la teologia interventistica dei diritti umani) funzionale alla sovranità irresponsabile dell’economia e della dittatura finanziaria. I molteplici rinnegati, pentiti e ultimi uomini che popolano le fila della sinistra si trovano improvvisamente privi di ogni sorta di legittimazione storica e politica, ma ancora dotati di un seguito identitario inerziale da sfruttare come risorsa di mobilitazione conservatrice.

La sinistra di Tsipras è il fronte avanzato dell’opposizione ideale a sua maestà Le Capital. Nel loro esercizio di una critica già da sempre metabolizzata dal cosmo mercatistico, i tanti fustigatori à la Tsipras della società esistente svolgono sempre e solo la stessa duplice funzione apologetica di tipo indiretto. La loro critica addomesticata e perfettamente inseribile nei circuiti della manipolazione organizzata occulta la propria natura apotropaica rispetto a una critica non assimilabile nell’ordine dominante. La loro critica già metabolizza l’ordine neoliberale (euro, finanza, spoliticizzazione, rimozione della sovranità, ecc.).

Tsipras e la “sinistra Bilderberg” neutralizzano la pensabilità, se non altro per l’opinione pubblica, di critiche effettivamente antisistemiche. In tal maniera, all’opinione pubblica e alla cultura universitaria pervengono sempre e solo idee inoffensive e organiche al sistema, ma contrabbandate come le più “pericolose” in assoluto, creando l’illusione che esse coincidano con il massimo della critica possibile.

Prova ne è che oggi le sole idee veramente “pericolose”, cioè incompatibili con lo Zeitgeist postborghese e ultracapitalista, coincidono con il recupero integrale della sovranità nazionale (economica, politica, culturale, militare) come passaggio necessario per la creazione dell’universalismo dell’emancipazione, con la deglobalizzazione pratica e con il riorientamento geopolitico contro la civiltà del dollaro. E, invece, i pensatori osannati come i più pericolosi dalla dittatura della pubblicità, propongono l’innocuo altermondismo in luogo della deglobalizzazione, l’inoffensivo multiculturalismo dei diritti umani in luogo della sovranità nazionale, la demonizzazione dei dittatori e degli “Stati canaglia” in luogo del suddetto riorientamento geopolitico. Muovendosi entro i confini del politically correct fissati dal sistema, essi criticano il presente con toni che, quanto più sembrano radicali, tanto più rinsaldano il potere nel suo autocelebrarsi come intrascendibile e democratico. Che lo sappiano o no, Tsipras e i suoi compagni di partito sono pedine del capitale, mere “maschere di carattere” (Marx), meri agenti della produzione: essi svolgono – lo ripeto – la funzione di oppositori di sua maestà il capitale.

Come sappiamo (ma repetita juvant), il progetto eurocratico si rivela organico alla dinamica post-1989 a) di destrutturazione degli Stati nazionali come centri politici autonomi (con annesso disciplinamento dell’economico da parte del politico) e b) di “spoliticizzazione” (Carl Schmitt) integrale dell’economia, trasfigurata in nuovo Assoluto. Dal Trattato di Maastricht (1993) a quello di Lisbona (2007), la creazione del regime eurocratico ha provveduto a esautorare l’egemonia del politico, aprendo la strada all’irresistibile ciclo delle privatizzazioni e dei tagli alla spesa pubblica, della precarizzazione forzata del lavoro e della riduzione sempre più netta dei diritti sociali. Spinelli e Tsipras vorrebbero rimuovere gli effetti lasciando però le cause. Il che, evidentemente, non è possibile. Sicché essi, con la loro falsa opposizione, sono parte integrante della grande recita del capitale, svolgendo la funzione dei finti oppositori, vuoi anche del nemico che si finge amico, ingannando popoli lavoratori e gonzi di ogni estrazione.

Che ha mai a che fare il signor Tsipras con Marx e Gramsci? Nulla, ovviamente. Tsipras ha assistito al genocidio finanziario del suo popolo causato dall’euro: egli stesso è greco. E, non di meno, vuole mantenere l’euro: non passa giorno senza che egli rassicuri le élites finanziarie circa la propria volontà di non toccare l’euro. E, in questo modo, offre una fulgida testimonianza – se ancora ve ne fosse bisogno – del fatto che Marx e Gramsci stanno all’odierna “sinistra Tsipras” venduta al capitale come Cristo e il discorso della montagna stanno al banchiere Marcinkus.

 Diego Fusaro

 Fonte: http://scenarieconomici.it

Link: http://scenarieconomici.it/tsipras-sinistra-soldo-finanza-diego-fusaro/

15.01.2015