Charlie Hebdo: è ora di indignarsi per i morti in Siria

Perché non ci siamo identificati ANCHE con quei morti?

di Shady Hamadi | 12 gennaio 2015

Dovremmo chiederci come mai i morti di Parigi suscitano in noi tanta indignazione, mentre la morte di oltre 200 mila siriani, di cui 74 mila uccisi nel solo 2014, non è riuscita a riempire una sola piazza europea, né a far marciare insieme i capi di Stato del mondo. Eppure la maggior parte di loro è morta in nome della libertà, la stessa che oggi brandiamo fieramente, massacrati dal regime dittatoriale di Assad, sostenuto da alcuni dei leader che si sono ritrovati ieri a Parigi, e dagli estremisti, finanziati da dinastie monarchiche interessate al potere.

Perché non ci siamo identificati con quei morti?

Una prima risposta è che la geopolitica, soprattutto quando è giocata sulla pelle di popolazioni considerate del Terzo mondo, elimina qualsiasi tipo di morale e virtù. I morti, quando non sono occidentali, e quando servono per garantire il nostro benessere, possono essere sempre giustificati. La nostra indignazione non scaturisce a causa del numero di vittime, ma bensì in base al “chi sono quelle vittime”.

L’altra motivazione è la percezione del mondo con cui siamo cresciuti, quella che ci fa associare l’africano con la fame, l’arabo con il terrorista e che ha relegato il resto del mondo, l’altrove, a un eterno caos dove la morte di esseri umani è qualcosa di abitudinario. E’ per questo che per le decine di migliaia di siriani che moriranno nei mesi a seguire, come per quelli che sono già morti, non ci riuniremo nelle piazze; i nostri capi di Stato non marceranno a braccetto; non faremo dirette televisive di ore perché quelle vittime faranno inevitabilmente parte di un altro mondo, lontano noi. I loro nomi, i loro volti, non ci verranno mai mostrati in televisione: saranno solo numeri vuoti, privi di qualsiasi umanità, ai quali ci siamo fin troppo abituati.

Sarà proprio questa nostra incapacità a considerare tutti i morti uguali, perché ci preoccupiamo solo della nostra “civiltà”, a condannarci e a fornire il terreno fertile su cui il fanatismo, oggi islamico e domani chissà, attecchirà. In sostanza manca il riconoscimento dell’altro, del suo diritto al dolore e all’umanità.

C’è chi oggi si avventura a dire che «tutto questo non sarebbe successo se non ci fossero state le “fallimentari” primavere arabe che hanno deposto o messo in bilico alcuni leader cari all’Europa che erano dittatori ma, tutto sommato, erano l’argine al fondamentalismo». Chi ha espresso in queste ore la precedente affermazione non ha capito che il fondamentalismo islamico si nutre di quella retorica e più sosterremo dittatori per arricchirci, più il radicalismo crescerà. L’integralismo continuerà a fare proseliti fra la miseria che i dittatori arabi, preoccupati di arricchire le loro famiglie, hanno creato nelle loro nazioni.

Dobbiamo ascoltare il grido, quello che proviene dal mondo arabo che ci chiede di essere aiutato a sconfiggere i totalitarismi, come quello siriano, e il fondamentalismo.

Se noi europei siamo davvero i detentori della civiltà e della morale, come ieri si è gridato a Parigi, allora dobbiamo fondare una politica estera che non sia più dominata esclusivamente dall’interesse economico ma dal bene comune. Dobbiamo stringere la mano a quelle società civili arabe, come quella siriana, perseguitate e messe all’angolo dalle decennali convergenze economiche occidentali che hanno mantenuto in piedi i regimi mafiosi arabi.

Solo quando riusciremo a indignarci per gli altri morti, come quelli in Siria, allora le grida e le marce come quella di Parigi avranno un senso; altrimenti tutto durerà il tempo di una manifestazione.

«Io sono Charlie Coulibaly» Indagato l’umorista Dieudonné

Ma giusto ieri non avevano fatto la marcia per la libertà di espressione? Si indignano per Dieudonné? E allora perché un musulmano o cattolico o chiunque vede oltraggiata la propria fede non può indignarsi? Il primo viene etichettato come terrorista il secondo come bigotto con sommo disgusto dai media politically correct con un senso assai strabico dell’eguaglianza come l’apertura di un fascicolo per reato di opinione a carico di Dieudonné dimostra?

 Il controverso polemista, più volte condannato per antisemitismo, accusato di «apologia del terrorismo». Lui: «Faccio solo ridere della morte»

di Redazione Online

La procura di Parigi ha aperto un’inchiesta per apologia di terrorismo a carico del controverso umorista Dieudonné, più volte condannato per antisemitismo (sua è l’invenzione del gesto della «quenelle», considerato dalle autorità francesi, dagli ebrei e da gruppi anti-razzisti un saluto nazista invertito). Domenica sera, dopo la marcia di Parigi, cui ha preso parte, Dieudonné ha scritto su Facebook di sentirsi «Charlie Coulibaly», unendo il nome del giornale satirico colpito a Parigi dagli attentatori e quello di uno dei terroristi, Amedy Coulibaly, che invece ha colpito il supermercato ebraico. Più precisamente, nel suo post, l’umorista ha definito la marcia «leggendaria», «un istante magico paragonabile al big-bang» ma, ha aggiunto, «io rientro infine in me: sapete che stasera, per quel che mi concerne, mi sento Charlie Coulibaly». Il messaggio risulta al momento rimosso dal profilo Facebook di Dieudonné ma qualcuno ha fatto in tempo a salvarlo e pubblicarlo su Twitter.

La replica

Dieudonné si è difeso con una lettera aperta al ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve: «Quando io mi esprimo, non si cerca di capirmi, non mi si vuole ascoltare. Si cerca un pretesto per vietarmi. Mi si considera come Coulibaly mentre non sono diverso da Charlie», scrive nel documento, diffuso sempre via social network. «Da un anno, sono trattato come il nemico pubblico numero 1, mentre cerco solo di far ridere, di far ridere della morte, perché la morte ride di noi, come Charlie sa», aggiunge, accusando lo Stato francese di perseguitarlo «con tutti i mezzi. Linciaggio mediatico, divieti ai miei spettacoli, controlli fiscali, ufficiali giudiziari, perquisizioni, inchieste… Oltre ottanta procedure giudiziarie si sono abbattute su di me e la mia famiglia».

Il ministro dell’Interno: messaggio indegno

Da parte sua, il ministro dell’Interno francese, Bernard Cazeneuve, ha definito «indegno» il messaggio di Dieudonné e ha affermato che le autorità si riservano il diritto di procedere contro di lui. Il ministro, si legge in una nota, «denuncia solennemente le dichiarazioni abbiette di M. Dieudonné sulla propria pagina Facebook che testimoniano irresponsabilità, che sono irrispettose e che dimostrano una propensione a suscitare l’odio e la divisione che sono semplicemente insopportabili».

Il precedente

Un’inchiesta pendeva già da settembre su Dieudonné per aver ironizzato sulla decapitazione del giornalista americano James Foley da parte dell’Isis.

12 gennaio 2015 | 14:14

http://www.corriere.it/esteri/15_gennaio_12/io-sono-charlie-coulibaly-indagato-umorista-dieudonne-667cfd82-9a58-11e4-806b-2b4cc98e1f17.shtml

Il lavoro come mezzo di controllo sociale.

In un mondo dominato dalle merci, dove per sopravvivere si è costretti a procurarsi il denaro, il meccanismo d’asservimento dei lavoratori si basa su d’un semplice ricatto: o vendi la tua forza lavoro al capitale o muori di fame. La maggior parte degli individui non è libera di scegliere il lavoro che più gli piace e così, non avendo capitale sufficiente per avviare l’attività che ha sempre sognato, è costretta a subordinarsi.

Un normale contratto di lavoro consiste nella cessione di 8 ore al giorno della propria unica esistenza, che vengono messe a completa disposizione delle esigenze di profitto di altri esseri umani. Ma i ruoli che il capitale ha ideato per i suoi subordinati, non sono pensati per essere belli, per aumentare la qualità della vita o per rendere felice un essere umano, no! Essi sono solamente il riflesso delle necessità del profitto.

Se un imprenditore ha bisogno di mettere in piedi una catena di montaggio, ecco che nasce il ruolo dell’operaio. Se invece ha bisogno di produrre o smaltire scartoffie burocratiche, arriva l’impiegato. Se ha bisogno di realizzare schemi meccanici o elettrici si sviluppa la figura del disegnatore ecc ecc. Eppure nessun uomo sano di mente baratterebbe il proprio tempo esistenziale in cambio d’una attività che lo costringerà a svolgere gesta che troppo spesso sono ripetitive, noiose e logoranti rinchiuso all’interno di uno stabile, giorno dopo giorno, indipendentemente dalla sua volontà per 40 anni.

Quest’idea di lavoro è del tutto simile a quella di una carcerazione temporanea, con l’ulteriore aggravio di dover svolgere azioni indesiderabili. Da qui la necessità dell’azione coercitiva dell’induzione coatta al lavoro attuata attraverso il sistema economico. Senza un potente ricatto infatti, nessun individuo sarebbe disposto a cedere la propria unica esistenza per un lavoro che non gli aggrada, requisito fondamentale in un mondo retto dal capitale.

 L’attività lavorativa oggi è totalizzante e ruba energie psicofisiche ai lavoratori, che di ritorno a casa dopo una lunga giornata d’inutile asservimento non hanno più forza e volontà per dedicarsi alle proprie vere passioni. Non è solo una questione psicofisica, anche volendo i lavoratori non avrebbero effettivamente tempo a disposizione per fare nulla. Per un subordinato esiste solo il tempo per lavorare, per alimentarsi e per riposare. Chi lavora non ha il tempo necessario per veder crescere i propri figli, non ha tempo per praticare assiduamente uno sport all’aria aperta, non ha tempo per studiare, per dipingere o per suonare uno strumento. Il tutto deve essere svolto sporadicamente sfruttando rari momenti di lucidità mentale, in ancor più rari momenti di libertà.

La vita viene ridotta ad un ruolo, non si è più esseri umani completi, vitali, liberi ma operai, impiegati, progettisti ingranaggi d’una macchina che sfugge dal proprio controllo. Lavorando il tempo passa e l’esistenza perde di significato. Il doppio ruolo di lavoratore-consumatore che il capitale ha pensato per gli esseri umani, annulla il senso dell’esistenza. Il lavoro ostacola gli individui nel vivere la vita, e ad un certo punto gli esseri umani non vedono alternativa all’illudersi dell’esistenza di un paradiso ultraterreno, o all’ubriacarsi e al drogarsi per evadere da un’esistenza inutile e priva di senso da schiavi del capitale. Ma com’è possibile che le masse non si ribellino innanzi all’asservimento dell’uomo sull’uomo ed all’annullamento del senso della propria unica esistenza?

All’interno di una società capitalistica, il lavoro diventa un potente mezzo per il controllo sociale. Individui che non hanno tempo per pensare, per studiare, la cui creatività è annullata dalla quotidiana attività lavorativa e che per sopravvivere dipendono completamente dalla loro subordinazione, difficilmente riusciranno a ribellarsi. Non avendo tempo e lucidità per studiare, non si interesseranno alle conoscenze necessarie per comprendere la realtà. Annullando la loro creatività, pur comprendendo le criticità, non riusciranno a concepire un’alternativa. Le strade praticabili per l’esistenza dall’infinito spettro del possibile saranno così ridotte esclusivamente all’unica via della subordinazione. La paura di perdere anche quel poco concessogli dal proprio sfruttamento farà il resto, condannando perennemente i lavoratori ad una vita da schiavi.

Paradossalmente se un individuo è allenato a credere che non ci sia alternativa, andrà volontariamente in cerca del proprio schiavista invece di combatterlo. In questo modo il modello d’asservimento diventa stabile e pur in presenza d’alternative non si modificherà, condannando anche le future generazione d’esseri umani alla subordinazione ed allo sfruttamento anziché alla libertà.

Ed è proprio quello che sta succedendo oggi. Le persone non hanno la minima idea che la società può cambiare, che l’asservimento può essere eliminato, che esistono dei modelli alternativi per impostare la società in grado di assicurare a tutti ricchezza, benessere e libertà.

La tipica domanda è allora che cosa possiamo fare? Bisogna ridurre la dimensione economica, cominciando a lavorare per vivere non a vivere per lavorare. Gli essere umani hanno bisogno di tempo per vivere la vita, all’interno di una società che assicuri a tutti pane, libertà, amore e scienza. Ma per far questo è di fondamentale importanza prendere coscienza della propria condizione di sfruttamento e della possibilità dell’esistenza di alternative. Bisogna escogitare delle nuove idee di società. Bisogna diffondere un’attitudine rivoluzionaria. Ed infine, bisogna unirsi per lottare contro chi fa di tutto per far sì che l’attuale società continui ad essere basata sull’asservimento dell’uomo dell’uomo, e contro chi si oppone ad ogni cambiamento necessario per il raggiungimento del vero benessere dell’intera umanità.

http://utopiarazionale.blogspot.it/2014/10/il-lavoro-come-mezzo-di-controllo.html

http://altrarealta.blogspot.it/

Ora gli Stati Uniti hanno capito che la loro realtà si basa sulla menzogna e l’ignoranza. Ron Paul

Il declino economico e morale della società americana si riflette nella perdita delle libertà

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“Se gli americani fossero onesti, ammetterebbero che la Repubblica degli Stati Uniti non esiste più e che viviamo in uno stato di polizia. I cittadini devono essere consapevoli di come lo stato si è evoluto e lottare per preservare le loro libertà. Tutte le libertà nell’America di oggi sono sotto assedio, denuncia in un lungo articolo sul suo sito l’ex membro del Congresso, Ron Paul.  

 “Ora gli Stati Uniti si rendono conto che la loro realtà si basa sulla “menzogna e l’ignoranza”, sostiene l’ex deputato, spiegando che la nazione americana ha aperto gli occhi davanti all’aumento delle tasse e del debito insieme alla crescente sorveglianza portata avanti dal governo federale al posto del promesso “successo”.

 Gli americani hanno sacrificato la loro libertà e la prosperità in cambio di una maggiore sicurezza fisica ed economica promessa dallo Stato sullo sfondo della guerra globale al terrorismo, prosegue Ron Paul.

Il declino economico e morale della società americana si riflette nella perdita delle libertà. Questo problema riguarda tutti gli americani. L’erosione graduale della libertà personale ed economica è andata avanti per un secolo e ha fortemente accelerato dopo gli attacchi dell’11 settembre. Abbiamo fatto a noi stessi ciò che nessun nemico straniero avrebbe potuto farci, ammette Paul, che esorta il popolo americano ad una rivoluzione pacifica contro l’autoritarismo. “Ma se lo spirito della libertà non è vivo e vegeto nei cuori e nelle menti delle persone, la sola violenza contro il governo non sarà una soluzione. La storia ha dimostrato che, il più delle volte, le persone che si ribellano contro i governi autoritari rovesciano un dittatore e lo sostituiscono con un altro”

 L’ex politico avverte anche che “poichè gli Stati Uniti si trovano ad essere sempre più impegnati economicamente e militarmente in tutto il mondo, possiamo aspettarci molti più attacchi contro gli interessi americani. Con così tanti militari all’estero, saranno gli obiettivi più facili da colpire. Ma attacchi simili a quello dell’11 settembre rimarranno una minaccia per la nostra patria. Non saremo attaccati perché siamo liberi e ricchi. Gli attacchi verranno da gente arrabbiata che ha perso amici e parenti a causa di un uso improprio e spesso vizioso della forza militare statunitense nei loro paesi”.

Cosa aspettarsi allora per il 2015? “Più truppe americane saranno inviate all’estero in posti come l’Iraq, l’Afghanistan, la Siria, e l’Ucraina. Non ci saranno vittorie militari di cui vantarsi. Altri militari americani saranno uccisi nel 2015. La guerra civile in Ucraina non finirà, e gli Stati Uniti saranno ulteriormente impantanati in questo conflitto. Le relazioni con la Russia continueranno a deteriorarsi. Il complesso militare-industriale continuerà a prosperare e fare ancora più soldi con la maggiore influenza dei neocon nel nuovo Congresso. La “crescente forza dei nostri nemici” richiederà ulteriori limitazioni della privacy e della libertà di espressione dei cittadini americani”.  

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Notizia del: 12/01/2015

L’attacco a Parigi progettato dalla CIA per assoggettare la Francia alle volontà politiche americane. Paul Craig Roberts

Per Washington, l’indipendenza in politica estera da parte della Francia è veramente eccessiva

Il Dr. Paul Craig Roberts, economista, vice ministro delle finanze dell’Amministrazione Reagan, cofondatore della ‘Reaganomics’, consulente e giornalista economico del Wall Street Journal, ha così commentato gli avvenimenti francesi: “l’attacco a Parigi è stato progettato e realizzato dalla CIA, per assoggettare la Francia alle volontà politiche americane, e renderla ancor più uno Stato vassallo degli Stati Uniti.”

Da Vocidall’estero:

“Ci sono due modi di guardare al presunto attacco terroristico contro la rivista satirica francese Charlie Hebdo.

 Uno è che nel mondo di lingua inglese, o in gran parte di esso, la satira avrebbe dovuto essere considerata come un “incitamento all’odio”, e gli autori satirici arrestati. In Francia i musulmani si sono offesi per la satira, e hanno reagito.

 Ma perché i musulmani dovrebbero vendicarsi per la satira, e non per la partecipazione della Francia alle guerre di Washington contro i musulmani, in cui ci sono stati dei morti a centinaia di migliaia? Venire uccisi non è un fatto più grave che essere colpiti dalla satira?

Un altro modo di vedere l’attacco è vederlo come un attacco progettato per mantenere lo stato di vassallaggio della Francia nei confronti di Washington. Le persone accusate possono essere sia veri colpevoli che capri espiatori. Basti ricordare tutte le trame terroristiche create dal FBI che sono servite a rendere vera e concreta per gli americani la minaccia del terrorismo.

 La Francia soffre per le sanzioni imposte da Washington contro la Russia. I cantieri navali subiscono l’impatto di non poter consegnare gli ordini russi a causa dello stato di vassallaggio della Francia verso Washington, e altri settori dell’economia francese sono pesantemente esposti alle conseguenze negative derivanti dalle sanzioni che gli stati fantoccio della NATO sono stati costretti ad applicare alla Russia.

 Questa settimana il Presidente francese ha detto che le sanzioni contro la Russia dovrebbero cessare (come anche il Vice-cancelliere tedesco).

 Per Washington, questa indipendenza in politica estera da parte della Francia è veramente eccessiva. E quindi Washington ha resuscitato l’ “Operazione Gladio” del periodo dopo la seconda guerra mondiale, fatta di stragi e attentati della CIA attribuiti ai comunisti allo scopo di distruggerne il peso elettorale? Proprio come il mondo allora era stato portato a credere che dietro gli attacchi terroristici dell’Operazione Gladio ci fossero i comunisti, oggi sono accusati i musulmani per gli attacchi contro la rivista satirica francese.

 La domanda “romana” è sempre questa: cui bono? La risposta è: non alla Francia, non ai musulmani, ma all’egemonia statunitense nel mondo. L’egemonia degli Stati Uniti nel mondo è l’obiettivo della CIA. L’egemonia mondiale degli USA è la politica estera degli Stati Uniti imposta dai neocons.

 L’articolo prosegue trattando delle operazioni della National Security Agency negli Stati Uniti, e conclude così:

 “Gli uomini del governo raccontano agli americani qualsiasi storia costruita ad arte, e poi si mettono a ridere della credulità della pubblica opinione.“ 

Notizia del: 12/01/2015

http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=10034

Da Alfano una stretta alla libertà del Web

Un altro che non perde l’occasione per attivare la censura poliziesca.

http://www.zeusnews.it/n.php?c=22375

Dopo i fatti di Parigi, il ministro dell’Interno vorrebbe introdurre la possibilità di bloccare i siti ritenuti pericolosi, senza passare dall’autorità giudiziaria.

La tragedia di Charlie Hebdo paradossalmente rischia di introdurre nuove limitazioni alla libertà dei cittadini, come è nella volontà di chi con il terrorismo attenta alla libertà di tutti.

A livello europeo infatti si vorrebbe introdurre un archivio generale dei passeggeri dei voli aerei, come negli Usa: una misura comprensibile anche se si tratta di stabilire garanzie e controlli per evitare abusi.

Un’altra misura che il ministro Alfano vuole introdurre è una pena detentiva per chi si arruola in milizie straniere per andare a fare la guerra per conto di organizzazioni terroristiche.

Attualmente infatti sono previste punizioni solo per gli arruolatori che reclutano in Italia o in altri Paesi europei.

La misura verrebbe introdotta a livello nazionale attraverso un decreto d’urgenza, che poi andrebbe approvato dal Parlamento, anche se sarebbe operativo da subito.

Il problema è che chi va a combattere poi torna in Italia addestrato e abituato a uccidere e potrebbe commettere reati gravissimi, come nel caso francese.

Quello che invece non comprendiamo e non accettiamo è l’altra misura che il ministro degli Interni vuole introdurre, ovvero che le forze di polizia possano bloccare siti web italiani e stranieri, senza richiedere autorizzazioni alla magistratura.

Questo avverrebbe qualora i siti pubblichino contenuti che lo stesso Ministero riterrà pericolosi per la sicurezza nazionale: una definizione troppo generica.

E’ vero che l’arruolamento dei guerriglieri islamisti avviene spesso sul Web, ma si vorrebbe estendere la possibilità di blocco non solo ai “siti di arruolamento” ma a tutti i siti considerati collegati ai terroristi o inneggianti al terrorismo.

Già oggi molti siti web di questo tipo sono stati oscurati non su richiesta della Polizia ma su ordine della Magistratura; non si capisce perché si vorrebbe allargare la possibilità in base a semplici ordinanze amministrative di polizia.

Già oggi è previsto il blocco dei siti pedopornografici sulla base di semplici ordinanze amministrative, come pure la possibilità per l’Agcom, senza passare dal giudice ordinario, di bloccare siti web ritenuti colpevoli di violare il copyright pubblicando testi, musica e video (una norma contestatissima, tra l’altro).

Adesso si vorrebbe aggiungere questa nuova fattispecie mentre in Parlamento giace un disegno di legge sul cyberbullismo che vorrebbe dare alle forze dell’ordine, senza intervento della magistratura, la possibilità di rimuovere contenuti ritenuti colpevoli di incitare o di produrre bullismo nei confronti dei minori.

In pratica si opera progressivamente una sottrazione di tanta parte della Rete dalla sovranità della legge e della Magistratura, per sottoporla a controlli di polizia; con tutti i rischi – e gli abusi – che ne possono conseguire.

http://www.zeusnews.it/n.php?c=22375

REDIFFUSION CE LUNDI DU DEBAT PANAFRICAIN/ SPECIAL ‘CHARLIE’

# REDIFFUSION CE LUNDI 12 JANVIER SUR AFRIQUE MEDIA TV/
de l’Emission LE DEBAT PANAFRICAIN de ce 11 janvier 2015
Vers 17h30 (Yaounde/Bruxelles/Paris/Berlin)

Logo EODE + AMTV

Le programme complet !!!

Présentée par Bachir Mohamed LADAN
Avec les panelistes, les correspondants internationaux et Luc MICHEL
En direct sur streaming sur  http://lb.streamakaci.com/afm

Luc MICHEL parlera :
* De l’attentat contre Charlie Hebdo, des responsabilités et de la récupération par l’OTAN et le régime français, des ombres et manipulations sur l’attentat, des liens entre l’OTAN, Paris, Washington, Londres et les organisations djihadistes depuis 35 ans.
* Des bases militaires US en Afrique, de l’AFRICOM, des plans géopolitiques des USA pour une Afrique recolonisée et fragmentée.
* Des accords entre les USA, la Turquie, la Jordanie et l’Arabie Saoudite pour équiper et entraîner des dizaines de milliers de combattants islamistes dits « modérés » (en fait le Font al-Nosra) et les lancer contre la Syrie d’Assad.
* Du coup d’état pro-américain en Gambie.
 
Retrouvez nous sur Facebook …
GROUPE OFFICIEL AFRIQUE MEDIA TV
(administré par Bachir Mohamed Ladan et Luc Michel)
https://www.facebook.com/groups/afrique.media.groupe.officiel/

# SUJETS DEBAT PANAFRICAIN CE DIMANCHE 11 JAN 2015
 
SUJETS D’ACCEUIL :
• COTE D’IVOIRE: Que reproche-t-on au Directeur de campagne de Laurent Gbagbo ? (Parfait Ndom, Eric Yombi)
• CONGO : Le PCT souhaite une nouvelle constitution pour maintenir SASSOU N’GUESSO. (NOUHA SADIO, DALVARICE NGOUDJOU)
• BOKO HARAM: l’ultimatum de SHEKAU au dirigeants camerounais ? (David EBOUTOU, Dr BASSILEKIN, BANDA KANI)
• CELLULE DE CORDINATION CONTRE BOKO HARAM : Pourquoi la France exclut-elle le Cameroun ? (Jean de Dieu AYISSI, Henriette EKWE, MAHAMAT SALEH)
• BURKINA FASO : KAFANDO a souligné que les élections burkinabés de novembre 2015 ne doivent pas être perturbées par des manigances en Cote d’ivoire. Qu’en pensez-vous ? (Hadi DIAKITE, NDENHA Joséphine)
• GRECE/ALEMAGNE/UE : Faut-il avoir peur de l’Allemagne de Mme MERKEL ? (Jan VANZEEBROECK, depuis GAND, Flandre belge)
• TURQUIE : LEMAN le « Charlie Hebdo turc » (INANC KUTLU, depuis ISTANBUL)
• SYRIE : l’accord OBAMA-ERDOGAN pour entraîner AL NOSRA. (LUC MICHEL, depuis BRUXELLES)

 SUJETS A DEBATTRE :
• ATTENTAT CONTRE CHARLIE HEBDO: Pourquoi l’onde de choc est-elle mondiale ?
• SECURITE: L’incapacité des pays africains à assurer leur propre sécurité justifie-t-elle la présence des bases militaires étrangères sur le continent ?
• GAMBIE/COUP D’ETAT : Pourquoi Washington s’y intéresse autant ?
• ICONE DE LA SEMAINE: KENNETH KAUNDA (ZAMBIE)

CABU: UNE COUVERTURE PREMONITOIRE SUR LA RECUPERATION DE ‘CHARLIE’ …

LM/ En Bref/ 2015 01 12/

LM.NET - EN BREF cabu prémonitoire (2015 01 12) FR

“Les français sont des veaux”

– général de Gaulle.

 A l’occasion d’un précédent attentat contre l’hebdo parisien, le grand CABU dénonçait déjà, comme LUZ ou WILLEM aujourd’hui, la grande récupération.

CABU tu vas me manquer.

Tu ne respectais rien dans un SYSTEME OCCIDENTALO-ATLANTISTE et un REGIME FRANCAIS qui ne sont ni respectables ni dignes de l’être …

 LM

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Luc MICHEL /

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DAMAS. 1er DEC. 2014 : LUC MICHEL ANNONCE UN 11 SEPTEMBRE EN EUROPE !

PCN-TV avec PCN-SPO/ Damas/ 2014 12 01/

PCN-TV - LM annonce à Damas un 11 sept européen (2015 01 12) FR

Luc MICHEL à la tribune de la Séance finale de la « Conférence internationale TERRORISME ET EXTREMISME RELIGIEUX » (*), à DAMAS, SYRIE, le 1er déc. 2014, annonce « un 11 septembre en Europe » et dénonce les responsabilités occidentales, surtout celles de Washington, Paris et Bruxelles !

 Video sur : https://vimeo.com/116499565

NE PAS DIRE „NOUS NE SAVIONS PAS“

 Ecoutons Luc MICHEL …

Extrait : « Le résultat de ce jeux avec le feu, c’est que l’on a laissé pendant 2 à 3 ans des petits voyous venir se battre en Syrie ou en Irak, on les a laissé commettre des crimes. Maintenant la grande question en Belgique qui préoccupe ces politiciens, ce n’est pas le mal qu’ils ont fait dans votre pays, c’est qu’il faut rééduquer ces jeunes gens ! Nous avons et ce sera ma conclusion, nous avons un magistrat anti-terroriste, ce magistrat anti-terroriste déclare : “Ces jeunes gens ont des circonstances atténuantes, parce qu’ils viennent en Syrie combattre pour la démocratie, contre un méchant dictateur” ! Ces gens sont des apprentis-sorciers.

La question qui se pose maintenant dans l’Union Européenne, et c’est pour cela que votre conférence est très importante, c’est quand aura lieu le prochain 11 septembre européen et où aura-t-il lieu ? C’est ça le résultat politique des politiciens belges, européens et de l’OTAN » …

 PCN-TV / PCN-SPO

 

(*) Conférence internationale sur « le terrorisme et l’extrémisme religieux » sous les auspices du ministre syrien de la Justice Dr. Najim Hamad Al-Ahmed du 29 novembre au 2 décembre à l’Hôtel DamaRose, Damas.

Cfr. http://www.lucmichel.net/2013/06/16/syria-committees-luc-michel-a-damas/

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https://vimeo.com/pcntv

https://www.facebook.com/PCN.NCP.TV

Proselitismo islamista

 Pagine Facebook di proselitismo islamista in italiano

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Queste nagscreen provengono da una pagina che come foto del profilo ha il “sigillo del profeta” alias la bandiera ISIS… e che molto spesso sostiene il califfato, relegando a “bufala” le crocifissioni e altre nefandezze, e descrivendo il califfato come un paradiso, con un forte stato sociale…

Propaganda che PUO’ FAR BRECCIA su persone sole, povere e disagiate, propaganda ovviamente ben distante dalla REALTA’ dove in realtà gli uomini che si sono recati nel califfato si sono trovati costretti ad imbracciare il kalashnikov o svolgere altri servizi per le milizie dell’ISIS: molti sono morti nel giro di pochi mesi. E CHI SI è PENTITO E VOLEVA TORNARE INDIETRO è STATO UCCISO…

Isis uccide 120 suoi militanti “foreign fighters” in 3 mesi: volevano tornare a casa.

http://www.huffingtonpost.it/2014/12/30/isis-uccide-120-suoi-militanti_n_6394800.html

Stesso discorso per le ragazze: il califfato alcuni mesi fa ha fatto una campagna sui social media per invitare le donne a recarsi nel territorio dell’ISIS per sposare gli jihadisti. Una visione “romantica” che ha attratto anche alcune ragazzine immature nate in Europa da genitori immigrati: due ragazzine austriache si sono AMARAMENTE PENTITE dopo che si sono ritrovate chiuse in casa, ma ora non possono tornare indietro:

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/due-ragazze-austriache-arruolatesi-nellisis-vogliono-tornare-1058903.html

IN MOLTE NAZIONI EUROPEE I “FOREIGN FIGHTERS” (ovvero i cittadini europei che si recano a combattere la jihad) RISCHIANO IL CARCERE: in Italia invece NO!!! Da noi è un reato fare proseliti ma non arruolarsi in milizie straniere, e quindi molti combattenti – una cinquantina secondo i dati ufficiali – sono tornati a casa e sono liberi (seppure monitorati, almeno sulla carta)

Alfano 2 giorni fa ha affermato che la legge per contrastare il fenomeno dei “foreign fighters” è pronta: (vedi: http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/CRONACA/alfano_sicurezza_italia_foreign_fighters_obiettivi_sensibili/notizie/1107960.shtml ) ma siamo in Italia, e chissà quando sarà approvata, se lo sarà mai…

Fonte:

ISIS: il califfato degli orrori – news e approfondimenti

http://www.nocensura.com/2015/01/pagine-facebook-di-proselitismo.html