SLALOM NO TAV, TRA OPPORTUNISTI, PRESTIDIGITATORI E SICOFANTI

Riceviamo e diffondiamo.

videocesoie

Tempo di vacanze. In genere, tutti i governi di ogni Stato approfittano di questi periodi per far passare in sordina le peggio leggi, i peggio decreti, le peggio nefandezze.

In questo mondo all’incontrario è una pratica utilizzata non solo dagli stati, ma anche da coloro che aspirano ad una simile organizzazione sociale. Lo Stato, appunto, con i suoi Ministeri, da quello della Paura a quello della Messainriga passando per quello della Formazione delle Coscienze.

Facciamo un balzo indietro, al finire dello scorso anno. L’antefatto:

Dei cavi che scorrono lungo la linea dell’Alta Velocità, nei pressi di Bologna, vengono dati alle fiamme. “Sabotaggio No Tav” si mormora per le strade, nei bar, lungo i sentieri. “Terrorismo No Tav” sbraita qualche politico, i mass-media riportano ora un termine ora l’altro, a seconda dell’indicazione del proprio padrone. Qualcuno però non ci sta e afferma che NO, un No Tav non può averlo fatto, e se non lui, chi? Ma i servizi segreti, è ovvio. Ma perché afferma ciò?

Perché lo ha dichiarato il magistrato Ferdinando Imposimato, ex-gendarme e cerbero di molti rivoluzionari negli anni ’70 e ’80 (come Gian Carlo Caselli del resto), ed ora “sostenitore delle politiche No Tav”;

perché la protesta è genuina se è “spontanea e non violenta”;

perché “nessuno di noi è a conoscenza di azione come quella di questi giorni”;

perché non è il momento di sabotare visto che l’accusa di terrorismo è caduta per tutti/e i sette No Tav agli arresti;

perché sono cose che accadono lontano dalla valle.

Fonte:  

http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2014/12/26/ARbpc4zC-sabotaggi_velocita_strategia.shtml

Queste misere considerazioni sarebbero sufficienti per affermare che un atto di sabotaggio è “strategia della tensione”!

Che diamine, solo un paio d’anni fa, forse tre, si coniava l’espressione, poi divenuta per alcuni/e pratica attiva, di “PORTARE LA VALLE IN CITTÀ” e viceversa.

Solo un paio d’anni fa, forse tre, gli stessi che oggi fanno dietrologia, affermavano da un palco che non è importante venire in Val Susa per lottare contro il Tav, perché il Tav è ovunque.

“IL TAV È OVUNQUE” è un’espressione che non è stata inventata sul finire del 2014, ma alcuni anni fa e, soprattutto, praticata.

Ferdi (al contrario del Carlin) dice che è “stretegia della tensione”, e voi scordate la sofferenza di centinaia di ragazzi e ragazze, torturati/e dai suoi sgherri (e da quelli del Carlin e dell’Armand) nelle questure e nelle carceri e gli date credibilità e legittimità?

Sono stati i servizi perché la protesta genuina è non violenta, cioè non deve far male a nessun essere umano. A parte che mi piacerebbe sapere il motivo per cui io posso perdere un occhio grazie ad un razzo al cs sparato ad altezza d’uomo, o sputare sangue per giorni, dalla gola o dalla vagina, grazie a migliaia di lacrimogeni al cs sparati in poche ore, o avere il volto tumefatto per mesi grazie alle sprangate degli sbirri……e i responsabili di ciò devono ricevere da me un trattamento differente, a parte queste mie considerazioni, a voi risulta che sui binari bolognesi qualcuno si sia fatto del male a causa di quell’incendio?

Sono stati i servizi perché noi non ne eravamo a “conoscenza”. Perché, eravate forse a conoscenza dell’attacco al cantiere del 13 maggio 2013 o di altri sabotaggi avvenuti in valle, o altrove? E che differenza c’è tra il cremare un compressore o dei cavi?

È caduta l’accusa di terrorismo, bene, e allora andiamo tutti/e al mare e lasciamo che continuino a devastare quella che adesso è anche la mia Valle?

Possibile che con inchieste e processi ancora in corso, con la quotidiana verifica dell’asservimento dei mass-media al Partito del Tav, con la consapevolezza della generosità di tanti nemici del Tav e non solo, si è ancora così ingenui?

Ma non è finita, perché adesso arriva il peggio, e qui torniamo all’inizio di questo testo, al vero e proprio nocciolo della questione.

Gli aspiranti autocrati a cui mi riferisco, cioè i curatori del sito NOTAV.INFO, per zittire dei loro rivali di web arrivano alla vera e propria delazione. Come differentemente definire la seguente frase in un loro post dal titolo “I burabacio”:

<< […] Ma tanto a loro che importa, gli interessa solo mantenere accesa la fiammella sempre più tenua (la fobia sessista a volte gioca brutti scherzi, n.d.r.) del prossimo gesto individuale che saprà guadagnarsi qualche prima pagina dei tanto disprezzati giornali….fino a qualche annetto fa usavano i loro petardoni postali che qualche rintocco facevano, ora usano qualche straccetto imbevuto di benzina inneggiando alla rabbia generale…chissà che Finimondo! […] >>.

Come si pensa di essere definiti, infami? Collaborazionisti? Sicofanti? Informatori? Merde? Che termine preferite, io li odio tutti.

Quando dite e/o scrivete queste considerazioni, quando le condividete e le diffondete (vedi “Dans Le Rue”, “NoTavGenova” e persino un redattore di Radio Black Out), siete dei pusillanimi.

Antonio Gramsci e Rosa Luxemburg si rivolterebbero nella tomba ad avere degli epigoni simili.

Probabilmente qualcuno/a gli ha fatto notare che “sì, forse, magari, potrebbe essere che stavolta avete cacato a chilometri di distanza dal vasino, esagerato un tantino, che magari qualcuno/a potrebbe davvero essere arrestato grazie alla vostra soffiata”, e quindi loro che fanno? Mettono un cappello su quel post? Si scusano? Avvisano il Ministero della Paura che non volevano affermare ciò che hanno scritto? Nooo, nulla di tutto ciò.

Eliminano dalla Home Page l’articolo in questione, “I burabacio” non si trova più, e quando lo scovi non ha più quel passaggio infame.

Che abilità questi aspiranti leninini, chissà che corsi hanno fatto, o forse le loro arti prestidigitatorie le hanno apprese dalla CMC che, all’indomani del crollo del viadotto sulla Palermo-Agrigento ha fatto scomparire dal proprio sito la pagina dove annunciava la costruzione del viadotto crollato:

oppure lo hanno imparato da quei “rivoluzionari” milanesi che dopo aver ricevuto aspre critiche per l’opuscolo (diffuso il 10 maggio 2014 “in occasione del corteo di Torino in solidarietà ai quattro e a tutti i No Tav sotto processo”, sich), dal titolo NO TAV, TERRORISMO E CONTRO-INSURREZIONE PARTE 1. WELCOME TO THE TERRORDOME SMONTARE IL DISCORSO SUL TERRORISMO
lo hanno tolto dalla circolazione e sostituito con un altro pressoché identico dove erano stati tolti (senza scuse, tantomeno autocritiche) dei passaggi davvero osceni, quali “[…] Il discorso antiterrorista cerca di creare confusione, ma per chi lotta quotidianamente, per chi ha i piedi per terra, non è difficile riconoscere quali gesti sono dalla parte della lotta e quali gesti sono di fatto dalla parte dell’ordine, che siano opera di uno sbirro, di un fascista, di un nichilista o semplicemente di un idiota. […]”

Abilità prestidigitatorie sulle quali è bene riflettere.
Situazioni spiacevoli, che aggiungono merda alla merda già circolante.
Qui non si tratta di aver toccato il fondo, e nemmeno di raschiarlo. Qui, notav.info, ha iniziato proprio a scavare.
Un anarchico attivo contro il Tav, ovunque.

Epifania 2015

LA BAMBINA DI 10 ANNI AL MERCATO DI MAIDUGURI

DI FIDEKS SORIWEL . JUDE OWUAMANAM E KAYODE IDOWU

 punchng.com

Il kamikaze donna era una bambina di 10 anni. Secondo quanto ha confermato Gideon Jubrin, un ufficiale del Comando Polizia dello Stato di Borno, NIGERIA, addetto alle pubbliche relazioni, l’incidente ha provocato 20 morti e 18 feriti.

Da sommare alle altre migliaia di vittime nigeriane degli ultimi cinque anni.

Nella foto: Una scena dell’attacco di Boko Haram

Sabato in un importante mercato della capitale dello Stato di Borno, Maiduguri, nel Nord della Nigeria sono state uccise 20 persone, tra cui un donna kamikaze a seguito di un attacco della setta di Boko Haram.

Il kamikaze donna era una bambina di 10 anni. Secondo quanto ha confermato Gideon Jubrin, un ufficiale del Comando Polizia dello Stato di Borno, addetto alle pubbliche relazioni, l’incidente ha provocato anche 18 feriti.
Il portavoce dell’Autorità Nazionale di Gestione delle Emergenze, Abdulkadir Ibrahim, ha detto che anche il personale dell’agenzia è sceso al mercato per aiutare i feriti nell’esplosione.

L’attacco è stato stato portato nell’area Yen-Kaji del mercato, dove si vendono i polli, tutta la zona è stata subito transennata dai militari per bloccare le tensioni che stavano crescendo in questa città disgraziata.

Si sono visti infermieri della Croce Rossa che trasportavano i feriti in ospedale.

L’attacco è avvenuto quasi in contemporanea con quello che ha provocato altre decine di morti a Damaturu, la capitale dello Stato di Yobe, nella tarda serata di venerdì, quando membri della stessa setta hanno attaccato la città.

Il Direttore Esecutivo della Fondazione Stefanos, Mr. Mark Lipdo, citando fonti militari dello stato, ha detto che i militanti hanno attaccato la città intorno alle otto di sera, poche ore dopo che le autorità militari avevano dichiarato di voler riprendere, anche con atti di guerra, il controllo della città di Baga, occupata dai militanti.

Amnesty International aveva dichiarato che l’attacco a Baga da parte della setta era stato il più letale nella storia di oltre cinque anni di questo regno del terrore nel nord-est del paese provocato da Boko Haram, nel quale si teme che siano rimaste uccise non meno di 2.000 persone.

L’attacco a Damaturu è venuto sulla scia di un attacco simile (del giorno precedente) nel villaggio di Gwoza nello Stato di Borno. Sono arrivate notizie che Boko Haram abbia demolito le case di gente che apparteneva a minoranze etniche e religiose e che abbia abbattuto anche qualche edificio della Chiesa locale di Gwoza e, sembra che siano anche riusciti a tirare giù una costruzione della Chiesa di COCIN e altri luoghi di culto della zona.

Sabato poi a seguito di altri “attentati-minori”, due persone sono rimaste uccise per lo scoppio di una bomba alla stazione di Polizia di Yobe e non meno di 200 militanti di Boko Haram sono stati uccisi dalle truppe governative a Askira Uba, una città di confine tra gli Stati di Adamawa e Borno.

Gli insorti, sono stati raggiunti mentre stavano cercando di entrare nella città di Damaturu, nello stato di Adamawa, ma sono stati uccisi in uno scontro a fuoco con le truppe che stazionavano nella zona.

In precedenza, venerdì scorso, i terroristi avevano tentato di prendere d’assalto Damaturu, ma erano stati respinti dai militari in una operazione durata diverse ore.

Il nostro corrispondente inoltre ha appreso che i leader della comunità della zona hanno chiesto aiuto a cacciatori del posto e a gruppi di vigilanza per assistere i militari nel contrastare gli attacchi dei terroristi.

Sabato non siamo riusciti a raggiungere il  Gen. Mag. Chris Olukolade, Capo dell’Ufficio Informazioni della Difesa, ma l’agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite ha dichiarato che negli ultimi 10 giorni almeno 7.300 rifugiati nigeriani sono arrivati nel Ciad occidentale, dopo essere fuggiti dagli attacchi dei ribelli nella città di Baga e nei villaggi circostanti.

Il portavoce dell’Onu, Adrian Edwards, ha detto che il personale ONU del Ciad li attendeva al confine per raccogliere maggiori informazioni sui nuovi arrivi e sulle loro esigenze.

Fonte  :http://www.punchng.com

Link    :http://www.punchng.com/news/10-year-old-girl-bombs-maiduguri-market-kills-20/  11 gen. 2015

 Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario.

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=14486&mode=&order=0&thold=0

L’Unica Satira Utile

Viator
Anticorpi.info

La holy wood dei perculatori globali ha colpito ancora. Abracadabra e siamo tutti Charlie Ebdo, come nei filmetti in cui gli astanti si schierano dalla parte del simpatico rivoluzionario e contro i parrucconi reazionari, scatenando la reazione plaudente del pubblico pagante.

Il disprezzo professato da alcuni ‘satiristi del cosiddetto ‘mondo libero’ verso argomenti considerati ‘sacri’ in culture e ambiti sociali in cui questa parola ha ancora un senso, secondo i paladini della liberté d’espressione è più che legittimo. Assolutamente. Siam mica trogloditi, Ciccio! In una società ‘libera’ la satira non può imbavagliarsi. Concetto che sarebbe anche giusto, a condizione però che una siffatta società oltre che ‘libera’ sia anche ‘sana.’ Perché una società sana non confonderebbe mai la libertà d’espressione con la licenza di profanare gli altrui valori in base alla convinzione di saperla lunga su concetti quali la religione e lo spirito, specie in un contesto storico come quello attuale, in cui certa gente anziché guardare la pagliuzza nell’occhio altrui dovrebbe percepire la trave piantata nel proprio didietro.

Il compianto Bernard Maris, tra le vittime della barbarie parigina, la trave l’aveva percepita. Dopo essere stato nominato consigliere centrale della Banque de France, la Banca Centrale francese, aveva iniziato a ‘straparlare’ di emissione monetaria e di soldi creati dal nulla

Il problema è questo. Se una società non è libera – in quanto dominata a colpi di usura e manganello da una minoranza di sociopatici che pensano solo al potere, al sesso e a farsi di droga a danno di una maggioranza di popolazione che soffre la fame – né sana – in quanto rincretinita dal pensiero unico positivistico – allora forse le verità che la sua cultura pretende di diffondere tramite il dileggio e l’infinita ripetizione, non sono poi così cristalline e al di sopra di ogni sospetto, e tutti i bei discorsi sulla liberté e la verité finiscono nel gabinetto.

Naturalmente, condanna assoluta per la violenza in ogni sua forma, che sia attuata da un apparato di agenti neri al servizio della menzogna sistemica o da un manipolo di guerriglieri convinti che per difendere i propri valori, la propria religione, la propria cultura, la propria economia, sia necessario ammazzare la gente.

Sappiamo che esistono molte forme di violenza fisica. La violenza quotidiana delle stragi domestiche; la violenza di chi spruzza acido in faccia al proprio prossimo per manifestargli la propria contrarietà; quella di chi approfitta della propria posizione dominante per infierire su individui indifesi come i bambini nelle scuole materne, o i disabili negli appositi istituti di cura; la violenza di chi indossando una divisa si sente autorizzato a manganellare donne e ragazzine, o ad ammazzare letteralmente di botte il povero cristo di turno tra le mura di una caserma.

Ed esistono forme di violenza non fisica le quali tuttavia possono influenzare la psiche di individui squilibrati e fungere da detonatore per l’esplosione della violenza fisica. La continua riproposizione di notizie, film e serie televisive in cui la violenza la fa da protagonista – ad esempio – non fa che desensibilizzare l’uomo comune rispetto all’idea di violenza, ed indurre le menti più labili a ragionare sempre in termini di violenza.

Molti autori della rivista Charlie Ebdo avrebbero evitato di esprimere il loro disprezzo verso l’Islam – ad esempio – in un locale pubblico di Teheran. Tale atteggiamento non sarebbe stato dettato da un fatto di sottomissione culturale, ma dal semplice buon senso. Perché gli ideali – o le ideologie – sono una cosa, mentre la realtà è tutta un’altra cosa. Perché quando urliamo al mondo intero il nostro disprezzo verso qualcuno o qualcosa non solo corriamo il rischio che la nostra violenza verbale sia captata da gente squilibrata che anziché replicare alla provocazione in modo consono passi alle vie di fatto, ma rischiamo che la nostra pubblica esternazione fornisca a una terza parte un movente per farci fuori e scaricare la colpa del nostro omicidio sulla parte contro cui avevamo rivolto le nostre esternazioni.

Signore e signori, benvenuti nel mondo reale, un luogo in cui le ideologie collettive sono sempre sfruttate dal potere per perseguire tornaconto particolari.

Questo articolo non intende dilungarsi sull’analisi di quanto accaduto a Parigi per verificare se la versione diramata dai mass media sia plausibile. La rete trabocca di articoli e video che illustrano ottimamente la situazione. E’ sufficiente cercare e non fermarsi alla prima riga di Google o al primo video (non censurato) di YouTube. Chi ha occhi per vedere, vedrà; chi non li ha, continuerà a trarre conclusioni Fallaci.
Questo articolo intende invece soffermarsi sul concetto di liberté d’espressione. La liberté di cui da un paio di giorni i nostri ‘opinion makers’ si stanno riempiendo la bocca.

Nella nostra ‘cultura ineguagliabilmente progredita’, la liberté d’espressione è di volta in volta giustificata o criminalizzata con gran disinvoltura, a seconda della convenienza politica. Ad esempio: se nella nostra cultura qualcuno si azzardi solo di striscio a ridiscutere la tragedia del genocidio ebraico, la sua liberté d’espressione è stigmatizzata e perseguita legalmente in quanto considerata istigazione all’odio razziale, mentre se prova a ridiscutere il genocidio degli indiani d’America, male che vada viene invitato a qualche talk show.

In questi giorni sta passando il messaggio che se qualcuno sia barbaramente ucciso per aver manifestato le proprie idee, quelle idee siano automaticamente elevate e giuste, mentre se qualcuno viene ‘solo’ insultato, perseguitato, boicottato, sanzionato, trascinato in tribunale per avere esercitato la propria liberté d’espressione, le sue idee siano indegne di tutela. La strage di Parigi è dolorosa come ogni evento di tale tragica portata, ma sarebbe da idioti misurare la validità di un concetto sulla base di quanti morti ammazzati provochi la sua esternazione. Eppure è proprio ciò che sta accadendo.

Insomma, dopo il terribile attentato di Parigi ed i fiumi di parole versati in questi giorni per sacralizzare la liberté d’espressione, ci si aspetta che i nostri ‘opinion makers’ diano un bel taglio alla stigmatizzazione dei vari luoghi comuni (ottusi come qualsiasi luogo comune) a sfondo razzista, omofobico e sessista. Che abbiano il buon gusto di ritirare i loro anatemi ispirati dalla ‘correttezza politica.’ Dopotutto, se l’ombrello è tuo quando piove, lo è anche con il sole. Mi aspetto che il prossimo vignettista che dipinga i gay come degenerati, o gli ebrei come avidi e intriganti, riceva quanto meno un encomio dall’ordine dei giornalisti come premio per il lodevole esercizio della libertè d’espressione. Se si può prendere bellamente in giro una religione professata da un miliardo e mezzo di persone, per colpire una presunta minoranza estremista, allora va da se che lo si debba poter fare sempre, in tutti i modi, verso qualsiasi cosa e senza temere di incorrere in alcuna ritorsione, sia essa legale o di ‘riprovazione sociale.’ Se penso alle condanne senza appello e all’istigazione al boicottaggio piovuti addosso a Guido Barilla il giorno in cui ha esternato con tono rispettoso e moderato la propria opinione sulla famiglia tradizionale, da parte degli stessi psicopatici bipolari che guardano altrove quando si ingiuriano le altrui fedi, si prostrano davanti a premier non eletti ed oggi invocano la liberté d’espressione, mi viene da chiamare la neuro.

Ricapitolando: lo scherno dei sacri valori altrui è lecito, auspicabile, in quanto testimonia il grado di liberté espresso da una cultura. In una società progredita ognuno può dire ciò che gli pare di tutto e di tutti. Perché – per dindirindina – Siamo Tutti Charlie Ebdo! Amen. In futuro non mancherà occasione di valutare se siamo realmente Tutti Charlie Ebdo, o se qualcuno sia meno Charlie Ebdo degli altri.

 Un’ultima osservazione più generica. La tanto osannata satira, così com’è comunemente concepita, cioè lo scherno del potere a beneficio delle masse, è del tutto inutile dal punto di vista della rivalsa politica e sociale. Di più: è funzionale al potere, con buona pace di chi disegnando la caricatura di un personaggio politico si senta tanto ‘rivoluzionario.’ Questo tipo di satira ha sempre assolto esigenze sistemiche che vanno dalla simpatizzazione popolare del caporale di turno, al mantenimento della percezione della democrazia, alla sensazione ‘catartica’ suscitata nelle masse oppresse.
Oggi più che mai l’unica satira realmente pericolosa per il potere, dunque realmente utile dal punto di vista politico – paradossalmente – è quella che si burla del comune cittadino, della sua dabbenaggine, la sua cecità, la sua sottomissione, il suo rincretinimento. Che spiattella in faccia all’uomo comune la sua condizione miserabile. Mi viene in mente il film Fantozzi, oppure il cartone I Simpson. Tutto il resto è giustizia onirica, catarsi, o propaganda.

http://www.anticorpi.info/2015/01/lunica-satira-utile.html

Chi ha ordinato l’attacco contro Charlie Hebdo?

di Thierry Meyssan

Mentre molti francesi reagiscono all’attacco contro Charlie Hebdo denunciando l’Islam e dimostrando per le piazze, Thierry Meyssan osserva che l’interpretazione jihadista è impossibile. Mentre avrebbe interesse a denunciare un’operazione di al-Qaida o del Daash, propone un’altra ipotesi, molto più pericolosa.

Il 7 gennaio 2015 un commando ha fatto irruzione a Parigi, nei locali di Charlie Hebdo, uccidendo 12 persone. Altre 4 vittime sono ancora in gravi condizioni. Nel video si sentono gli attentatori gridare “Allah Akbar!” e “abbiamo vendicato Maometto”. Una testimone, la vignettista Coco, ha detto che si proclamavano affiliati ad al-Qaida. Non c’è voluto molto affinché molti francesi denunciassero l’attentato islamista.

La missione del commando non ha alcun legame con l’ideologia jihadista
Infatti, i membri o simpatizzanti di Fratelli musulmani, al-Qaida o Daash non si accontenterebbero di uccidere dei vignettisti atei, ma avrebbero prima distrutto gli archivi del giornale sotto i loro occhi, come fanno nelle loro azioni in Nord Africa e Levante. Per i jihadisti, il primo dovere è distruggere gli oggetti che ritengono offendano Dio, e poi punire i “nemici di Dio”.

Allo stesso modo, non si sarebbero ritirati immediatamente, fuggendo dalla polizia senza aver completato la missione. Avrebbero preferito completarla anche morendo sul posto.
Inoltre, i video e alcune prove dimostrano che gli attentatori sono dei professionisti. Sapevano maneggiare le armi e sparavano con cura. Non erano vestiti alla maniera dei jihadisti, ma da commando militari.
Il modo con cui hanno giustiziato il poliziotto ferito a terra, che non rappresentava alcun pericolo, certifica che la loro missione non era “vendicare Maometto” per il crasso umorismo di Charlie Hebdo.
Tale operazione mira ad avviare una guerra civile

Il fatto che gli assalitori parlassero bene il francese, e che sono probabilmente francesi, non permette di concludere che l’attentato sia un episodio della guerra franco-francese. Piuttosto, il fatto che siano dei professionisti spinge a distinguerne gli eventuali mandanti. E non vi è alcuna prova che siano francesi.

Vedi video: liveleak.com

È un riflesso normale, ma intellettualmente sbagliato ritenere che quando si è attaccati di saper riconoscere gli aggressori. Ciò è più logico quando si tratta di criminalità normale, ma è sbagliato quando si tratta di politica internazionale.

I mandanti dell’attentato sapevano che avrebbe causato divisioni tra francesi musulmani e francesi non-musulmani. Charlie Hebdo era specializzato nelle provocazioni antimusulmane e la maggioranza dei musulmani in Francia ne era vittima, direttamente o indirettamente. Se i musulmani di Francia condannano l’attacco senza dubbi, gli sarà difficile provare tanto dolore per le vittime quanto i lettori del giornale. E ciò verrà visto da alcuni come complicità con gli assassini.

Pertanto, piuttosto che vedere nell’attentato sanguinario la rivincita islamista sul giornale che ha pubblicato le vignette su Maometto e moltiplicare “i fogli” anti-musulmani, sarebbe più logico considerarlo il primo episodio del processo per avviare una guerra civile.

La strategia dello “scontro di civiltà” è stata pianificata a Tel Aviv e Washington

Ideologia e strategia di Fratelli musulmani, al-Qaida e Daash non sostengono la guerra civile contro l’’occidente’ ma contro l’”oriente”, sigillando i due mondi. Né Sayid Qutb, né alcuno dei suoi successori, hanno invocato scontri tra musulmani e non musulmani a casa di questi ultimi.

Invece, la strategia dello “scontro di civiltà” è stata ideata da Bernard Lewis per il Consiglio di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, poi popolarizzata da Samuel Huntington non come strategia di conquista ma come situazione futuribile [1], mirando a convincere le popolazioni dei membri della NATO sull’inevitabile confronto che ha preso la forma di preventiva “guerra al terrorismo”.

Non sono Cairo, Riyadh o Kabul che auspicano lo “scontro di civiltà”, ma Washington e Tel Aviv.

I mandanti dell’attentato contro Charlie Hebdo non seguono jihadisti o taliban, ma i neo-conservatori e i falchi liberali.

Non dimenticare i precedenti storici

Dobbiamo ricordare che negli ultimi anni abbiamo visto i servizi speciali di USA e NATO
– testare in Francia gli effetti devastanti sulla popolazione di certe droghe [2];
– sostenere l’OAS per cercare di assassinare il Presidente Charles de Gaulle [3];
– compiere attentati false flag contro i civili in vari Stati membri della NATO [4].

Dobbiamo ricordare che, dalla disgregazione della Jugoslavia, lo stato maggiore degli USA ha sperimentato e attuato in molti Paesi la strategia dei “combattimenti tra cane”, uccidendo membri della comunità maggioritaria e membri delle minoranze, facendone rinfacciare le responsabilità fino a quando tutti si convinsero di essere in pericolo di vita. Così Washington ha provocato la guerra civile in Jugoslavia come in Ucraina, ultimamente [5].

I francesi farebbero bene a ricordare anche che non sono loro ad avere l’iniziativa nella lotta ai jihadisti di ritorno da Siria e Iraq. Ad oggi, inoltre, nessuno di loro ha commesso alcun attentato in Francia, laddove Mehdi Nemmouche non era un terrorista solitario, ma un agente incaricato a Bruxelles di eliminare due agenti del Mossad [6] [7]. Fu Washington che convocò il 6 febbraio 2014 i ministri degli Interni di Germania, Stati Uniti, Francia (Valls era rappresentato), Italia, Polonia e Regno Unito sul ritorno dei jihadisti europei quale questione di sicurezza nazionale [8]. Fu solo dopo tale incontro che la stampa francese affrontò la questione e le autorità cominciarono a rispondervi.

Vedi: Youtube.com/watch

John Kerry ha parlato per la prima volta in francese inviando un messaggio ai francesi. Denuncia l’attacco alla libertà di espressione (mentre il suo Paese dal 1995 bombarda e distrugge le televisioni ostili in Jugoslavia, Afghanistan, Iraq e Libia) e celebra la lotta all’oscurantismo.

Non sappiamo chi sia il mandante dell’operazione professionale contro Charlie Hebdo, ma non facciamo ingannare. Dovremmo considerare tutte le ipotesi ed ammettere che in questa fase, lo scopo più probabile è dividerci; ed i suoi mandanti molto probabilmente sono a Washington.
Traduzione
Alessandro Lattanzio -(Sito Aurora)

Fonte: Voltaire.net

[1] “La “Guerre des civilisations””, Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 4 giugno 2004.

[2] “CIA: cosa è successo veramente nel tranquillo villaggio francese di Pont-Saint-Esprit”, Hank P. Albarelli Jr., Rete Voltaire, 5 gennaio 2011.

[3] “Quand le stay-behind voulait remplacer De Gaulle”, Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 10 settembre 2001.

[4] “Gli eserciti segreti della NATO”, Daniele Ganser, ed. Fazi. Disponibile su Rete Voltaire.

[5] “Le représentant adjoint de l’ONU en Afghanistan est relevé de ses fonctions”, “Potrebbe Washington rovesciare tre governi alla volta?”, di Thierry Meyssan, Traduzione Matzu Yagi, Megachip (Italia), Rete Voltaire, 24 febbraio 2014.

[6] “Il caso Nemmouche e i servizi segreti atlantisti”, Thierry Meyssan, al-Watan (Siria), Rete Voltaire, 9 giugno 2014.

[7] Si obietterà dei casi Khaled Kelkal (1995) e Mohammed Mehra (2012). Due casi di “lupi solitari” legati ai jihadisti ma né alla Siria né all’Iraq. Purtroppo, entrambi furono eliminati nelle operazioni delle forze dell’ordine, per cui è impossibile verificare le teorie ufficiali.

[8] “La Siria diventa “questione di sicurezza interna” per Stati Uniti e Unione europea”, Rete Voltaire, 9 febbraio 2014.

Thierry Meyssan *

*-Thierry Meyssan Intellettuale francese, presidente-fondatore del Rete Voltaire e della conferenza Axis for Peace. Pubblica analisi di politica internazionale nella stampa araba, latino-americana e russa. Ultimo libro pubblicato: L’Effroyable imposture : Tome 2, Manipulations et désinformations (éd. JP Bertand, 2007). Recente libro tradotto in italiano: Il Pentagate. Altri documenti sull’11 settembre (Fandango, 2003).
Il CNAS, versione democratica dell Il CNAS, versione democratica dell’imperialismo conquistatore

http://www.controinformazione.info/chi-ha-ordinato-lattacco-contro-charlie-hebdo/#more-8589

AVVERTIMENTO ALLE NAZIONI: NON FATE ARRABBIARE ISRAELE

Di James Perloff

Pare che in questi giorni stiano sfornando operazioni di manipolazione psicologica più velocemente di chi scrive le trame delle telenovelas. Ottawa e Sidney sono già notizie vecchie. Gli ultimi titoli sono: l’attacco a Charlie Hebdo in Francia, la caduta del volo AirAsia e “Attacco informatico della Corea del Nord a Sony”.

Sebbene non siano state ancora raggiunte spiegazioni definitive, questi tre avvenimenti apparentemente distinti hanno qualcosa in comune: il contrasto con Israele.

Il 2 dicembre il parlamento francese ha approvato una risoluzione per chiedere che la Francia riconosca lo stato palestinese ( French Parliament votes to recognise Palestinian State). E appena una settimana fa Israele ha informato la Francia che era “profondamente delusa” dal voto francese su di una risoluzione ONU che avrebbe richiesto alle forze israeliane di ritirarsi entro il 2017 all’interno dei confini pre-1967.

Viste le misure recentemente prese dalla Francia, decisamente a favore dell’Islam, perché mai dei bigotti mussulmani avrebbero improvvisamente scelto PROPRIO QUESTO MOMENTO per assassinare una dozzina di cittadini francesi, atto che avrebbe ovviamente rivolto l’opinione pubblica contro i mussulmani e a favore di Israele? Ci dicono che il motivo di tale atrocità sia stata la pubblicazione di vignette satiriche sull’Islam e Maometto. Ma quale mussulmano considerebbe le vignette più importanti dei diritti dei palestinesi, per i quali i mussulmani hanno speso decenni di lotta e sangue?
Chiaramente chi beneficia dell’incidente Charlie Hebdo non è né la Francia né l’Islam, ma Israele.

L’11 settembre

Lo stesso per l’11 settembre. Sebbene sia stato presentato come opera di mussulmani mediorientali, questi non ne hanno certo beneficiato: gli USA hanno mosso loro guerra da allora, e il Medio Oriente è disceso nel caos. Neanche gli americani ne hanno beneficiato; ne hanno subito le vittime e gli enormi costi di guerre multiple, per non dire del crescente stato di polizia nel loro stesso paese. L’UNICO BENEFICIARIO dell’11 settembre è stata Israele, che ha visto i suoi nemici neutralizzati uno ad uno, per cortesia dell’America.

Non ripeteremo qui le ampiamente discusse connessioni israeliane all’11 settembre. Tuttavia citiamo almeno Francesco Cossiga, ex presidente e presidente del consiglio italiano: “Tutti i paesi democratici dell’America e dell’Europa… ora sanno molto bene che il disastroso attacco dell’11 settembre è stato pianificato ed eseguito dalla CIA americana e dal Mossad con l’aiuto del mondo sionista, per incriminare falsamente i paesi arabi e convincere le potenze occidentali a intervenire in Iraq e Afghanistan.”

La sparatoria al Charlie Hebdo mostra alcuni degli stessi “marchi di fabbrica” dell’11 settembre. Un indizio chiave del 9-11 era il passaporto di Mohammed Atta, trovato intatto e non bruciato fuori del World Trade Center. Sarebbe in qualche modo rimasto integro nell’esplosione, volando al suolo (Atta aveva denunciato il furto del suo passaporto nel 1999). Poi c’erano, ovviamente, il Corano e il manuale di addestramento al volo trovati in un’automobile all’aeroporto Logan di Boston. E i terroristi che la sera prima degli attacchi avevano visitato uno strip club di Daytona Beach, vantandosi del fatto che l’America stava per vedere “un bagno di sangue” e lasciando convenientemente un Corano, un biglietto da visita e altre identificazioni (http://www.cbsnews.com/news/focus-on-florida/).

Allo stesso modo, nel recente attacco di Parigi la polizia ha identificato i presunti colpevoli tramite una carta d’identità CONVENIENTEMENTE lasciata nell’auto usata per fuggire. Gli analisti hanno sottolineato che l’attacco è stato compiuto con precisione e abilità militari. Se guardate il video della fuga (girato da Amchai Stein, vice-redattore dell’israeliano IBA Channel 1, che “per caso” si trovava sulla scena), i colpevoli indossavano dei cappucci in testa: chiaramente non volevano venire identificati. Perché allora, dopo tutta questa precisione, lasciare sbadatamente la carta d’identità in macchina? Potrebbe essere che gli assassini mascherati NON erano gli stessi uomini della carta d’identità, inseguiti dalla polizia? Forse il Mossad crede che tutti i detective francesi siano come l’ispettore Clouseaus, o più probabilmente conta su complici massoni all’interno della polizia, che terranno fede al loro giuramento massonico di assoluta obbedienza e segretezza in cambio di promozioni e altri premi materiali.
Si può trovare un dettagliato e aggiornato debunking dell’attacco Charlie Hebdo qui: Jimstone freelance

La caduta del volo AirAsia

Veniamo ad AirAsia. In un solo anno, il 2014, la Malesia ha perso 3 aerei: l’MH370, l’MH17 e l’AirAsia 8501. Tutti e tre in circostanze controverse.
La Malesia è anche uno di soli 4 paesi dell’Estremo Oriente a non riconoscere Israele. Ancora più significativo il fatto che, alla fine del 2013, la Commissione per i Crimini di Guerra di Kuala Lumpur, presieduta dal già primo ministro malese Mahathir Mohamad, ha dichiarato Israele colpevole di crimini di guerra e atrocità (http://www.globalresearch.ca/kuala-lumpur-tribunal-finds-israel-guilty-of-crimes-against-humanity-genocide/5359404).

Tra gli altri 3 paesi dell’Estremo Oriente che non riconoscono Israele ci sono Indonesia e Brunei (piccola nazione sull’isola del Borneo). Ebbene, 155 dei passeggeri dell’AirAsia 8501 erano indonesiani.
Forse Francia e Malesia sono vittime di una sofisticata vendetta israeliana? Se tale idea può sembrare improbabile, davvero è più assurda della versione fornita dal governo e dai media ufficiali, secondo i quali l’MH370 è semplicemente “scomparso”? Se tale brutalità da parte di Israele sembra impensabile, basta ricordare il suo massacro di civili a Gaza solo l’estate scorsa.

La Corea del Nord

Il quarto paese dell’Estremo Oriente a non riconoscere Israele è la Corea del Nord, ora punita con sanzioni economiche dopo che le sue eccellenti squadre di geni informatici hanno sopraffatto gli zoticoni incapaci incaricati della sicurezza di Sony. E perché non dovremmo credere alla versione del governo e dei media ufficiali? Dopo tutto, se i mussulmani compiono massacri per una vignetta, perché i nord-coreani non dovrebbero attaccare i nostri sistemi informatici per colpa di un film?

Amici, svegliatevi. Siete sotto l’attacco insidioso degli Illuminati: un’oligarchia segreta di sionisti e massoni. Non fatevi ingannare dai media di loro proprietà. […]

Fonte: henrymakow
Traduzione: Anacronista

http://www.controinformazione.info/avvertimento-alle-nazioni-non-fate-arrabbiare-israele/#more-8602

sembra quasi che Netanyahu si “auguri o profetizzi un altro false flag

Natanyahu a ebrei francesi,Israele è vostra casa

GERUSALEMME (AFP) – Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto ebrei francesi Sabato, dopo 17 persone sono state uccise lì durante tre giorni di attacchi, che Israele è la loro casa.

“A tutti gli ebrei di Francia, tutti gli ebrei d’Europa, vorrei dire che Israele non è solo il luogo in cui direzione pregate, lo stato di Israele è la tua casa”, ha detto in una dichiarazione televisiva, riferendosi a la pratica ebraica di fronte a Gerusalemme durante la preghiera.

“A meno che il mondo viene a suoi sensi, il terrore continuerà a colpire in altri luoghi”, ha aggiunto in un discorso sul suo account Twitter ufficiale.

Quattro dei decessi si è verificato nel corso di un attacco a un supermercato ebraico. Media ha detto di aver ordinato una commissione ministeriale di convocare la prossima settimana per discutere i modi per incoraggiare l’immigrazione degli ebrei europei francese e altre in Israele.

Hanno detto che Netanyahu aveva considerato frequentando raduno di massa di Domenica a Parigi, ma è stato costretto ad abbandonare l’idea a causa di problemi di sicurezza. Il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman rappresenterà Israele invece.

Lieberman ha incontrato Sabato sera con funzionari ministeriali e di sicurezza israeliani per discutere ripercussioni degli attentati.

  “La riunione si è discusso rafforzare i legami con i capi della comunità ebraica in Francia e la sicurezza delle varie istituzioni della comunità ebraica”, ha detto il portavoce del ministero Emmanuel Nahshon in un comunicato.

Più di tre milioni di ebrei sono immigrati in Israele fin dalla sua creazione nel 1948 – tra cui un milione di ex stati sovietici dal 1990 – sotto la Legge del Ritorno, che offre la cittadinanza e benefici agli ebrei da qualsiasi parte del mondo.

Tuttavia, milioni di palestinesi in esilio – coloro i cui discendenti sono stati tra i 750.000 che sono fuggiti o sono stati cacciati dalle loro case durante la guerra che ha portato alla creazione di Israele nel 1948 – sono bloccate dal ritorno alla loro terra in quella che oggi è Israele.

Personale Ma’an contribuito a questo rapporto.

http://www.maannews.net/eng/ViewDetails.aspx?ID=752902

Lavrov guiderà la delegazione russa nella marcia della memoria di Parigi

Il ministro degli Esteri Sergej Lavrov sarà a capo della delegazione russa che prenderà parte alla manifestazione in memoria dei giornalisti uccisi dai terroristi a Parigi, hanno comunicato oggi al dicastero della diplomazia russa.

Domenica 11 gennaio Parigi ospiterà “La marcia repubblicana” in memoria delle vittime degli attentati terroristici in Francia avvenuti tra il 7 e il 9 gennaio. Dovrebbe partecipare alla manifestazione più di un milione di persone, tra cui i leader di Stati, figure di spicco religiose e responsabili di associazioni della società civile.

Secondo alcune indiscrezioni, anche il presidente dell’Ucraina Petr Poroshenko ha intenzione di recarsi a Parigi.

 Per saperne di più: http://italian.ruvr.ru/news/2015_01_10/Lavrov-guidera-la-delegazione-russa-nella-marcia-della-memoria-di-Parigi-7276/

Franceschetti – Guardando il tg 1 di oggi…

Guardando il tg 1 di oggi mi accorgo che una notevole enfasi è stata posta sul fatto che il giornale oggetto dell’attentato era un giornale satirico, sul fatto che la satira fa parte della libertà di espressione e sulla illiberalità dell’Islam e sulla impossibilità di dialogare con chi non tollera la satira

In realtà le cose non stanno proprio così. Per qualche motivo che non comprendo, in Islam la satira è, da sempre, la peggiore offesa che si può fare al nemico. Tanto è vero che Maometto perdonava i suoi nemici e i risparmiava anche in occasioni difficili, come quando gli uccisero una delle figlie, ma non perdonava chi faceva satira contro di lui, in tal caso ordinando veri e propri omicidi.

 Da cosa nasca questa assoluta contrarietà alla satira dell’Islam non lo so, ma è un dato di fatto di cui occorre tenere conto e da cui non si può prescindere se si vuole un dialogo con l’Islam.

Per qualche motivo che non sono mai riuscito a comprendere, per i cattolici è invece un insulto paragonare Dio a un maiale o a un cane, mentre lo è un po’ meno se lo si paragona all’uomo; anche se alcuni cattolici la considerano una bestemmia, infatti, dire che l’uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio è lecito, e chi se ne frega se poi questo uomo è un serial killer, un mafioso, o un politico come Monti o Renzi. Ma giammai affermare il parallelo tra Dio e un maiale, addirittura fino a qualche tempo fa la bestemmia era punita dal codice penale.

Pretendere quindi di dialogare con l’Islam a suon di vignette satiriche è come pretendere di dialogare con un cattolico o un protestante bestemmiando e facendo vignette oscene che raffigurino Cristo e la Madonna.

Nel frattempo una notiziola mi colpisce tratta dal Corriere della Sera: uno degli attentatori non conosceva per niente il Corano.

 Ma come? Non erano entrati gridando Allah è grande? E non conoscono il Corano? Ma si dai, è una notiziola di secondaria importanza.

 Dopodichè, via alla seconda notizia: in Nigeria (nazione di cui non frega un cazzo a nessuno, l’Italiano se ne fotte pure di quel che succede in Italia, figuriamoci in Nigeria) i fondamentalisti islamici hanno massacrato e ucciso…. ecc. ecc.

  Paolo Franceschetti

 Fonte: www.facebook.com

 Link: https://www.facebook.com/paolo.franceschetti.1?ref=ts&fref=ts

9.01.2015

L’UE PUBBLICA PER LA PRIMA VOLTA ALCUNI DOCUMENTI SUL TTIP

DI THILO SCHAFER

La Marea

La Commissione europea, per la prima volta ha reso pubblici i documenti sui negoziati condotti con gli Stati Uniti per la creazione di una zona di libero scambio, chiamato Accordo Transatlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP, il suo acronimo in inglese). Date le abbondanti critiche da parte di partiti politici, sindacati e organizzazioni della società civile di tutti i tipi per la totale opacità nella quale si sono sviluppati i negoziati tra le due parti, la nuova Commissione guidata da Jean-Claude Juncker aveva promesso di migliorare la trasparenza del processo.

Mercoledì scorso, il Dipartimento della Commissione per il commercio svedese Cecilia Malmström, pubblicò una serie di documenti originali e materiale esplicativo che mira a far luce su ciò che è in gioco. Finora solo poche carte segrete che erano state filtrate .si sono conosciute, come quelle della reteFiltra.la‘ e pubblicate da ‘La Marea’.

I documenti forniti dalla Commissione riflettono solo la posizione europea nei negoziati. Segnare il punto con gli obiettivi di base contro le ambizioni degli Stati Uniti, che, al momento, non hanno risposto con la pubblicazione delle loro posizioni.

Bruxelles e Washington intendono raggiungere un accordo sulla TTIP per alla fine di quest’anno, anche se i negoziati si fanno sempre più complicati a causa l’opposizione sempre più evidente  da parte di alcuni partiti e governi su questioni specifiche e complicate, come ad esempio la discutibilità dei tribunali di arbitraggio, che medierebbero le dispute tra multinazionali e stati. I critici temono che il trattato porterà a una significativa riduzione degli standard di lavoro, dell’ambiente e della tutela dei consumatori.

I documenti pubblicati dalla Commissione riguardano una serie di settori come il regolamento, i servizi o le norme di sicurezza alimentare. In merito a quest’ultimo, per esempio,fa capire qual’è il campo di battaglia nel quale s svolgono le trattative. All’articolo 2 del documento che tratta gli standard di salute viene detto che lo scopo della TTIP è “facilitare il più possibile gli scambi tra le parti, mentre è conservato il diritto di ciascuna parte a proteggere la salute umana, animale o vegetale nel suo territorio e rispettare il sistema normativo delle atre parti …. “

Ma nel prossimo paragrafo si afferma che un altro obiettivo è quello di “garantire che misure sanitarie e fitosanitarie (SPS) non creino inutili ostacoli agli scambi“. La domanda chiave è chi saprà o come scegliere tra il “diritto” dei territori di preservare i loro standard e quelle che sarebbero “barriere inutili”.

 Thilo Schäfer

Fonte: www.lamarea.com

Link: http://www.lamarea.com/2015/01/08/la-ue-publica-por-primera-vez-documentos-del-ttip/

9.01.2015

 Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di TORITO

CHARLIE HEBDO: NON ESATTAMENTE UN MODELLO DI LIBERTA’ DI PAROLA

DI DIANA JOHNSTONE

[…] A dire il vero Charlie Hebdo non era un modello di libertà di parola ed è finito – come gran parte dei “difensori dei diritti umani di sinistra” –  per difendere le guerre – guidate dagli Stati Uniti – contro i “dittatori”.

Nel 2002, Philippe Val, allora redattore capo, denunciò Noam Chomsky per anti-americanismo e per eccessiva critica di Israele e dei media mainstream.

Nel 2008, Sinè (nella foto), un altro dei più famosi vignettisti di Charlie Hebdo, scrisse una breve nota che faceva riferimento a Jean, il figlio del presidente Sarkozy, che stava per convertirsi all’ebraismo per sposare la ricca ereditiera di una catena di elettrodomestici. Siné aggiunse un commento, “Questo ragazzo, andrà lontano!” e per questo, Philippe Val lo licenziò per “anti-semitismo. Siné fondò subito un giornale rivale, che si prese una buona parte dei lettori di Charlie Hebdo, rimasti disgustati per i due pesi e due misure che usava C.H.

In breve, Charlie Hebdo è un esempio estremo di tutto quello che è sbagliato nella linea  “politically correct” della sinistra francese di oggi. La vera ironia sta nel fatto che l’attacco omicida di questi assassini – apparentemente islamici – improvvisamente ha santificato questa espressione sfocata di una rivolta adolescenziale, che stava ormai perdendo il fascino che l’aveva caratterizzata ai suoi inizi come bandiera eterna di Stampa Libera e di Libertà di espressione.

Indipendentemente dai motivi che hanno spinto gli assassini, questo è quanto hanno ottenuto. Oltre che prendersi delle vite innocenti, sono riusciti sicuramente a rendere più profondo il caos brutale che regna in questo mondo,  a far aumentare la diffidenza tra i gruppi etnici in Francia e in Europa e, senza dubbio, a fare anche tanti altri danni.

In questa epoca di sospetti, tutte le teorie del complotto potranno proliferare di sicuro.

Diana Johnstone

Link: http://www.counterpunch.org/2015/01/07/what-to-say-when-you-have-nothing-to-say/

7.01.2015

Estratto da: “What to Say When You Have Nothing to Say?”

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di BOSQUE PRIMARIO

UE PRIMARIO