Il Tav non lo vuole nessuno, neanche nella bassa bresciana

Il Tav non lo vuole nessuno, lo vuole solo chi specula, è quello che è uscito dall’assemblea dell’8 gennaio 2015 in basso bresciano

Nella bassa bresciana lo dicevano e l’hanno fatto, per monitorare la situazione è diventato operativo fra il lago di Garda e la città un Soccorso No Tav, il numero 328.3056509 fa da centralino per andare a controllare le situazioni già risultate illegali dei proponenti tav bresciana, come spiega la portavoce Chiara Botticini – “stiamo controllando che i tecnici del general contractor realizzatore di questa infrastruttura operino nel rispetto della legge.
benchetto brescia no tav
Dai primi di novembre si stanno aggirando nelle nostre campagne per effettuare escavazioni e carotaggi e qualche volta abbiamo verificato che ciò è accaduto senza l’autorizzazione dei proprietari”. In questa fase dove il via libera ufficiale ai lavori della tratta non c’è, è necessario un progetto esecutivo che non ha ancora approvazione e continua ad essere rimandata, come successe in Val Susa, gli espropri della Maddalena, furono realizzati in modo dubbio, la cronaca oramai riporta che nel 2011/2012 recintarono e poi li fecero.
lugana

Oramai il costo dell’opera bresciana, tratta da Brescia a verona, è lievitato a 4 miliardi (55 milioni a chilometro) e cancellerebbe 2200ettari di campi dei viticoltori del Monte Netto, più di venti aziende. Si sono alleati al no dei colleghi del Lugana, per salvare campi a mais e grappoli d’uva. La sera dell’ 8 gennaio a Capriano del Colle, in una partecipata riunione pubblica il fatidico no. E intanto, nel pomeriggio sono andati a ruba il “Calendario No Tav 2015”, i foulard e le bandiere del movimento, venduti per autofinanziare l’organizzazione e realizzazione delle prossime iniziative. La volontà è chiara: “assurdo sacrificare altro territorio agricolo quando si potrebbe potenziare la linea storica.”

All’assemblea vi era anche il sindaco Claudio Lamberti, di Capriano del Colle, come riportato daCorriere della sera: “Non c’è solo l’esigenza di tutelare il suolo agricolo ma il progetto fa acqua anche nell’analisi costi-benefici: sulla Brescia-Verona transiterebbero 18 coppie di treni per passeggeri, visto che i merci su tav non viaggiano. Che senso ha quindi prevedere la stazione a Montichiari? Davvero siamo convinti che serva il treno per rilanciare un aeroporto che non è mai partito? E i bresciani per prendere l’alta velocità andrebbero a Montichiari consumando così i 9 minuti risparmiati dal viaggio per Verona? Abbiamo inviato queste osservazioni al ministero, motivando la nostra contrarietà. Credo che questo sia un progetto per pochi”.

notavbs1

Presenti anche le associazioni ambientaliste da Legambiente a Coldiretti, ecco nato un’altro fronte che non vuole lo sperpero del territorio ma la conservazione delle eccellenze già coltivate dai propri predecessori, infatti in un momento di crisi come questo ripartire con nuove aziende equivalrebbe a fallimento sicuro.

Sito Brescia No Tav qui.

V.R. 10.01.15

Hebdo, imam di Cagliari: su Dio e religione non ci può essere questa libertà

http://www.imolaoggi.it/2015/01/10/hebdo-imam-di-cagliari-su-dio-e-religione-non-ci-puo-essere-questa-liberta/

Imola Oggi

sabato, 10, gennaio, 2015

imam-cagliari

Appena terminata la preghiera del venerdì, nello spazio di vico Collegio a Cagliari da anni adibito a moschea, l’imam Triki Mehrez – intervistato da Monica Magro (video) – racconti gli umori della comunità islamicacittadina mentre una Parigi militarizzata viveva il secondo atto di una tragedia cominciata due giorni fa con la strage nella redazione di Charlie Hebdo.

“L’Islam non dice queste cose – ribadisce Mehrez – non dice di uccidere e terrorizzare. I giornalisti di Charlie possono aver sbagliato, perché secondo il mio parere su Dio e la religione non ci può essere questa libertà, ma la risposta non può essere l’omicidio. Siamo nel 2015, abbiamo una mentalità aperta. Ci sono altri modi, c’è la legge, ci sono le manifestazioni. Ma uccidere sporca l’Islam”.

Rovigo – Hebdo, calciatore marocchino: “12 sono pochi”, “vogliamo sangue”

http://www.imolaoggi.it/2015/01/10/rovigo-hebdo-calciatore-marocchino-12-sono-pochi-vogliamo-sangue/

Imola Oggi

sabato, 10, gennaio, 2015

foto rovigooggi.it

foto rovigooggi.it

 ROVIGO – Un calciatore di origine marocchina che gioca in una squadra del rodigino, la Stientese, ha postato nel profilo Facebook dei commenti all’eccidio di Parigi sostenendo che quanto avvenuto«non mi piace perché è durato poco. Quello dell’11 settembre era più bello», «12 sono pochi, poi neanche una foto con il sangue, forse muoiono di paura».Lo riporta il gazzettino

Il giovane si è poi scusato, dicendo di volersi riferire all’aspetto mediatico, ma il presidente della società lo ha allontanato dalla squadra. (Poi si è prolungato in altre ridicole scuse che non pubblichiamo per decenza, ndr)

Il giocatore da 12 anni è in Italia e lavora come operaio in una ditta di logistica della zona e gioca nella Stientese, squadra di prima categoria in provincia di Rovigo. Il presidente della Stientese, Eugenio Zanella, in ragione alle frasi postate su Fb, ha deciso di lasciarlo a casa: «Non è più un nostro giocatore. Non voglio più vederlo, per me non esiste più. Ha tradito la nostra fiducia. Lo pensavo diverso».

Tra le frasi postate, farcite di insulti, «Vogliamo un po’ di sangue… E quelli parlano tanto per parlare tipo Salvini che vuole qualche voto in più. Democratici del c… dove eravate quando Israele ha ammazzato in 25 giorni più di 600 bambini, siete voi i veri terroristi, siete voi che avete creato la prima guerra mondiale per soldi, la seconda guerra per soldi e adesso in Iraq, Libia, Egitto, Siria, mafiosi del c…., vaffa…. »; e ancora: «L’Isis è un gruppo creato in Iraq, la domanda è semplice, quando c’era Saddam presidente c’era questo gruppo?».

Tav a Vicenza, appello per la mobilitazione del 12 gennaio

http://www.nodalmolin.it/Tav-a-Vicenza-appello-per-la#.VLFWWSuG9jE

Invitiamo tutti e tutte a una grande assemblea pubblica sulla questione del TAV a Vicenza lunedì 12 gennaio alle ore 18.00 sotto il Consiglio Comunale in Piazza Dei Signori.

Tav a Vicenza: noi abbiamo

un’idea diversa di democrazia.
Il prossimo lunedì 12 gennaio, il Consiglio comunale è convocato per votare lo studio di fattibilità dell’alta velocità a Vicenza. Un progetto che quadruplica la linea ferroviaria, raddoppia le stazioni dismettendo quella attuale e da ovest a est della città ridisegna interi quartieri, abbatte decine di edifici, sventra con un tunnel Monte Berico, sposta fabbriche e progetta nuovi insediamenti.
Il tutto coinvolgendo solo alcune categorie di cittadini, una “potente minoranza” come quella degli industriali e dei commercianti, mentre a tutti gli altri sono stati concessi pochi giorni, fra natale e capodanno, per una finta consultazione senza un’adeguata informazione. La maggioranza dei cittadini non solo non ha potuto partecipare, ma non ha nemmeno saputo di cosa tratta il progetto Tav a Vicenza: il più rilevante e impattante intervento urbanistico, viabilistico, idrogeologico a cui la città sia mai stata sottoposta.
Una amministrazione, quella di Variati e dei partiti che lo sostengono, che è stata due volte eletta, prima per contrastare lo scempio della base americana al Dal Molin, poi per cercare di porre rimedio allo scempio del nuovo tribunale a Borgo Berga. Una amministrazione che aveva promosso un referendum nel primo caso e un maggiore coinvolgimento di cittadini e comitati nel secondo. Ma che, ancora una volta, ha fatto una totale marcia indietro, imponendo dall’alto ai suoi consiglieri e ai cittadini questa devastante scelta.

un’idea diversa di mobilità.
Oltre il 50% della popolazione veneta, cioè oltre due milioni e mezzo di pendolari, si sposta ogni giorno per andare a lavorare e studiare, ma solo poco più del 14% usa i mezzi pubblici, fra cui il treno: è questo il reale bacino di utenza a cui bisogna rivolgersi, non agli 800mila presunti usufruitori del Tav. Questi spostamenti avvengono in grandissima parte nel territorio comunale, provinciale e regionale, che dell’alta velocità non sa che farsene. Quello che ci vuole è una rete metropolitana capace di togliere il traffico dalle strade e metterlo su rotaia, certamente, ma considerando una scala locale e ad alta frequenza. Investire invece oltre 5 miliardi di euro per devastare un territorio e far guadagnare pochi minuti di tempo nella tratta Milano-Venezia non interessa a nessuno, salvo agli immobiliaristi, ai costruttori, ai progettisti e ai distributori di mazzette.

un’idea diversa di città.
Pensiamo a una città con meno traffico, con più verde e biciclette, accogliente e anche moderna, cioè più connessa e partecipativa, ma che vive e prospera non solo nel centro storico, sempre più glamour e chic, ma anche nei quartieri periferici in cui vive la maggioranza della popolazione e dove invece si tagliano i servizi, si chiudono le biblioteche di quartiere, si cementifica inutilmente e si progettano nuove bretelle per il traffico su gomma.

Per tutto questo, ci incontreremo lunedì 12 gennaio 2015, alle ore 18.00, in piazza dei Signoridurante il consiglio comunale, per affermare una visione diversa di città, di mobilità e di democrazia, oltre che per cercare di fermare una catastrofe ambientale e sociale come quella prefigurata dal Tav a Vicenza.

Primi firmatari
Cs Bocciodromo Vicenza
Coordinamento studentesco Vicenza
Gruppo d’acquisto solidale NoDalMolin
Asc – Assemblea sociale per la casa Vicenza
Adl Cobas
Csa Arcadia Schio
Circolo culturale Mesa Montecchio
Gruppo donne NoDalMolin
Vicenza libera dalle servitù militari
Ass. Mettiamo Radici al Dal Molin
Residenti di via Facchinetti (Vicenza)
Residenti Borgo Berga sud e Riviera Berica
Il germoglio dei colli Castellari, società cooperativa sociale 
Movimento 5 Stelle Vicenza
Rifondazione Comunista Vicenza
Sel Vicenza
Comitato vicentino No Ecomafie
CUB – Confederazione unitaria di Base – Vicenza
Emergency Vicenza
Valentina Dovigo, consigliere comunale
CDST NO Pedemontana AltoVicentino, Malo, ValleAgno
Rete dei Comitati dell’Alto Vicentino

Desde el Valle de Susa Solidaridad con los normalistas de Ayotzinapa

http://omissisnews.com/desde-el-valle-de-susa-solidaridad-con-los-normalistas-de-ayotzinapa/

 Dire Cio Che Non E scritto.  Scrivere Cio Che Non E said.  Leggere tra le righe

IMG_2913-copia

omissisnews su 2015/08/01 – 08:46 in Esteri

IMG_2912-copia

Aquì siguen unas palabras del movimiento no tav en apoyo a los normalistas familias y sus:

A Los Padres ya las Madres de los normalistas, a sus amigos colegas y, a la sociedad civile que cada dia sé enfrenta contra la violencia y la represión del estado de los poderosos e, a los de abajo. 
Compas, nada más para decirle humildemente , que también desde este mundo de Rincón apoyamos su Lucha y compartimos su dolor.Somos los habitantes de un pequeño valle en las montañas del norte oeste de Italia desde que 25 años están luchando contra el proyecto de mega tren de alta velocidad (TAV), en contra de la Destrucción de nuestra Madre Tierra y de la represión Estatal que nos Chinga. Hemos sentido vuestro dolor y lo sentimos como nuestro porque si tocan un’ONU @, tocan a tod @ s. Estas fotos figlio Solo Un pequeño gesto de solidaridad MOVIDO por la rabia y la profunda tristeza de lo que hemos aprendido cerca la DESAPARICION de los normalistas. 
Estamos pendiente de lo que pasa, y Vamos a diffondere las noticias de los medios Independientes y no las Mentiras de los Medios subordinados al mal gobierno. 

No estan solos !! 
Desde Italia hasta Messico Una sola lucha!

El movimiento NOTAV

Comunicato del KCK sul massacro di Parigi

http://www.retekurdistan.it/2015/01/comunicato-del-kck-sul-massacro-di-parigi/#.VLEZiSuG9jH

 Retekurdistan.it
Comunicato del KCK sul massacro di Parigi

9 gennaio 2015


  La KCK ieri ha diramato un comunicato sull’attacco terroristico negli uffici della rivista  Charlie Hebdo a Parigi.Di seguito il testo della dichiarazione.

 ALLA STAMPA E ALL’OPINIONE PUBBLICA

Noi condanniamo con forza l’attacco e il massacro condotto da criminali fascisti contro la rivista settimanale satirica e offriamo le nostre più profonde condoglianze alle famiglie ed ai parenti delle vittime,alla stampa frencese e al popolo francese.

I criminali fascisti ,che da lungo assediano tutti i popoli del Medio Oriente in particolare i curdi,hanno questa volta condotto un massacro a Parigi nel cuore dell’Europa.Questo attacco è finalizzato ad intimidire la consapevole opinione pubblica d’Europa.

Quelli che hanno compiuto il massacro di Charlie Hebdo sono gli assassini che hanno sulle loro mani il sangue dei curdi,degli yezidi, degli arabi, degli assiri, dei turcomanni,dei siriaci, e di molti altri gruppi etnici e religiosi .

Questa mentalità fascista nemica dei popoli e delle culture è cresciuta nel letamaio delle forze egemoniche  ed è diventata una spina nel fianco di tutta l’umanità.I curdi e il movimento di liberazione curdo stanno effettuando la più determinata e valorosa lotta contro queste forze in Medio Oriente ,in particolare a Shengal (Sinjar) e a Kobani.

Chiediamo a tutti i popoli europei e a tutta l’umanità insieme ai curdi e ad i popoli del Medio Oriente di intensificare la lotta congiunta contro questi criminali fascisti nemici dell’umanità.

 La CO-PRESIDENZA DEL KCK
 
 
8 Gennaio 2015

Scena tragicomica nell’attentato a Parigi. Gruppo di militari scivolano in continuazione

http://www.notiziesocial.it/scena-tragicomica-nellattentato-a-parigi-gruppo-di-militari-scivolano-in-continuazione/

Posted on by adminNotizie

 “Tranquilli ci pensano i corpi speciali, non appena avranno finito di accartocciarsi sulle aiuole…” scrive un utente su Facebook postando questo video

Scena tragicomica durante le operazioni militari nella sparatoria a Parigi. I militari, intenti a salire una piccola e normalissima cunetta erbosa, continuano a scivolare.

Non esattamente un ottima figura per chi vedendoli pensa “ah, e questi dovrebbero andare a combattere contro i feroci assassini?”. Almeno ci hanno strappato un sorriso in questa totale tragedia.

Cosa ne pensate? Scrivetelo nei commenti e condividete il video!

scivolano

Al cantiere TAV di Chiomonte 80 super telecamere, a Mazara del Vallo solo 32 installate a settembre 2014

Tyco_Cmc

80 telecamere in arrivo ad alta velocità per videosorvegliare i NO TAV, 32 a Mazara del Vallo (installate con molta, molta calma, a fine 2014), città cuore della mafia siciliana.

Sembra essere un comunicato stampa per il Nucleo Pintoni Attivi, considerando che l’unico portale che l’ha lanciato in forma più completa si occupa, apparentemente, di vini e sapori, tuttavia anche altre agenzie riportano la stessa notizia, al punto che potrebbe quasi essere vera. Mentre crollano i viadotti, ma è una roto-traslazione, la CMC aumenta ulteriormente il sistema di videosorveglianza e anti intrusione integrato a “protezione del cantiere della Maddalena – in località Chiomonte – relativo al cunicolo esplorativo propedeutico alla realizzazione della futura linea Torino-Lione”. Nell’area destinata al cantiere, stando al comunicato, la Tyco ha realizzato un sistema di protezione perimetrale contro intrusioni, scavalcamento, sfondamento delle recinzioni e azioni terroristiche (accidenti, avesse avuto anche la protezione da INFILTRAZIONI MAFIOSE sarebbe quasi stato simpatico, ma non sarebbe stato acquistato).
Azioni terroristiche, cioè quelle che da tempo sembrano essere il chiodo fisso di quella procura che, tuttavia, è stata SMENTITA per ben tre volte: Cassazione, maggio 2014, sentenza in Assise il 17 dicembre e, in ultimo, il riesame per le misure cautelari per Lucio, Graziano e Francesco che respinge i primi due capi d’imputazione (terrorismo, appunto) e rinvia a giudizio immediato i tre NO TAV, con prima udienza il 19 marzo, per danneggiamento, resistenza e detenzione “armi da guerra” (bottiglie molotov).

Il sistema installato consisterebbe in una “rete avanzata di videosorveglianza digitale, con architettura ad anello in fibra ottica, che consente la visualizzazione, la registrazione e la trasmissione locale e remota delle immagini in alta definizione provenienti da oltre 80 telecamere IP HDmodello Illustra 625 PTZ a marchio Tyco American Dynamics.”

Ora, 80 telecamere in un’area come quella del cantiere sono tante o poche? Un numero, se non inserito in un contesto che possa permettere dei confronti, è solo un dato, ma se aggiungiamo altri parametri allora diventa informazione. Ad esempio proviamo a chiederci quante telecamere siano state installate in una città siciliana come Mazara del Vallo, città del cuore dei fratelli Riina, non disdegnata neanche da Messina Denaro. Anzitutto è utile sapere che l’iter per la gara d’appalto per installare il sistema di videosorveglianza a Mazara del Vallo sembra essere stato uno dei più lunghi della storia…e si è concluso solo nell’agosto del 2014, ed è iniziata a settembre l’installazione delle  32 telecamere oggetto dell’appalto. Dunque 80 telecamere con la migliore tecnologia, per contrastare eventuali azioni dei NO TAV, ma nella città “cuore” della mafia solo 32. Se la matematica non è un’opinione…

Ma cerchiamo di capire anche il livello tecnologico di questa installazione.

Le telecamere si attivano automaticamente a fronte di preset e tour programmati sugli allarmi perimetrali, e si spostano per posizionarsi sull’evento specifico alla velocità di 512° al secondo.  Insomma, il povero Giacu non ha scampo… e non solo per la velocità delle telecamere, ma anche per il “potente software dianalisi del contesto che è in grado di classificare gli eventi ripresi dalle telecamere e creare indici di accesso rapido all’interno del database delle immagini registrate, in modo da rivelare non solo gli allarmi di intrusione, scavalcamento e sfondamento, ma anche eventi che a posteriori potrebbero diventare significativi.

Se siete nei paraggi attenti ai vostri gesti, anche tirare fuori un fazzoletto per soffiarvi il naso domani potrebbe diventare un imprevisto “evento significativo”. A posteriori, certo. Ma intanto siete nel data base.

Il business della sicurezza, non la nostra, altrimenti non crollerebbero i viadotti e non ci sarebbero infiltrazioni mafiose nelle grandi opere, è in fortissima crescita: secondo dati forniti da BCC Research nel primo semestre del 2014 si stimava che il mercato globale delle tecnologie biometriche sarebbe arrivato a quasi 11,2 miliardi di dollari, con un tasso di crescita del 19%, fino a circa 30 miliardi di dollari previsti nel 2019. Ma i tragici eventi di Parigi e gli scenari che ne seguiranno faranno sicuramente aumentare queste cifre.
Uno sviluppo interessante, oltre al sempre più diffuso utilizzo del software per il riconoscimento facciale, ad oggi in fase di sperimentazione, è una nuova tecnologia biometrica chiamata analisi dell’andatura, che presenterebbe molti vantaggi utili come parametri di identificazione perché può essere misurata a distanza, è difficile da imitare  e può essere identificata anche in immagini a bassa risoluzione.
Ora immaginate che quelle 80 telecamere siano in grado di filmarci e, come ben sapete, siamo tutti “identificabili” perché su quei sentieri, bene o male, ci siamo sempre stati tutti e a volto scoperto. Poi pensate che le nostre passeggiate verranno archiviate in un data base non si sa per quanto tempo. Ora valutate la velocità con la quale i software passano dalla sperimentazione all’uso soprattutto nell’ambito della “sicurezza pubblica” e capirete che le nostre andature, più che le nostre impronte, saranno presto riconoscibili come una sorta di firma. Tra l’altro sarebbe interessante capire se le telecamere verranno inserite anche all’interno del cosiddetto “sito strategico”….
Certo, direte voi, nessun problema, non facciamo nulla di male. Ma se nessuno controlla i controllori, chi vi assicura che quelle informazioni verranno utilizzate nel modo corretto?
Dopo l’11 settembre 2001 abbiamo rinunciato totalmente alla privacy chiedendo a gran voce più sicurezza, con una clamorosa ingenuità teleguidata dalle ossessive immagini dell’attacco alle due torri che è tornato spesso alla memoria negli ultimi tre giorni per il tragico attentato a Charlie Hebdo, a Parigi.

Il Grande Fratello è realtà, la svolta autoritaria sempre più vicina, gli strumenti per il controllo totale crescono a dismisura (non a vista d’occhio perché sempre più spesso non siamo in grado di individuarli), l’esempio di Mazara del Vallo la dice lunga sulla volontà di stroncare certe organizzazioni criminali… e la costante e quasi ossessiva produzione di notizie che enfatizzano eventi la cui dimensione mediatica è sempre più drammatica di quella reale ma, di fatto, la sostituisce creando una profonda insicurezza fino quasi ad un costante terrore, è il terreno perfetto nel quale aumentare gli strumenti per il controllo (e la repressione) ed una normativa che cancella anche l’ultima illusione di privacy.
Ci stiamo abituando a tutto questo troppo ingenuamente e troppo velocemente.
E, come diceva Albert Einstein, “Il mondo è un posto pericoloso, non a causa di quelli che compiono azioni malvagie ma per quelli che osservano senza dire nulla”. I NO TAV continueranno ad essere accusati di tutto, ma almeno non potremo essere accusati di avere osservato senza dire e senza fare nulla.

Simonetta Zandiri – TGMaddalena.it

AFTER DAMASCUS, ALEPPO OR HOMS: ATTACK AGAINST ‘CHARLIE HEBDO’ IN PARIS …

Luc MICHEL / In Brief  / with PCN-SPO / 2015 01 08 /

LM.NET - EN BREF attentat ctre Charlie Hebdo (2015 01 08) ENGL

Many of you ask me my analysis on the attack against the editorial staff of CHARLIE HEBDO in Paris.

Beyond the emotion and respect for the victims (the death of the great Cabu, discovered at the beginning of my political career, touches me), it is too early to properly analyze in depth. Too many gray sides, too many unknowns hide this affair. And conspiracy theories immediately developed by their usual propagators only make the affair even more opaque.

 But one thing is certain: the attack in Paris, like its predecessors, is a collateral damage (to speak like the spokesmen of the Pentagon). That of the dirty war that Westerners, Washington, Brussels and Paris have led for years, in Libya in 2011, then in Syria since 2011.

 I was in Damascus a few weeks ago, for the International Conference “Terrorism and religious extremism”). I have discussed at length the responsibilities of Belgium but also of France and other NATO countries in the development of the terrorist cancer in the Middle East. But also in the terrorist threat in Western Europe (1).

 Paris receives today as a boomerang the poisonous fruits of its irresponsible policy in the Middle East.

 The French jihadists issue, as the one of all those from the EU, tragically illustrates the inconsistent policy of NATO towards radical Islamists … Denounced in Brussels or Paris. Fought in Afghanistan. But funded and armed as allies and NATO colonial infantry in Libya, Syria, Mali, or in the Caucasus against Russia.

 All this is already paid for in Afghanistan and Mali with the blood of young Europeans, delivered to the Yankee Moloch to lead a neo-colonial war, which is primarily “a war against Greater Europe” (according to the Austrian geopolitical expert von Lohausen)!

 The trigger for the terrorist jihadist activism in the Sahel and Maghreb as in sub-Saharan Africa or Europe is indeed the answer to a strong signal, and extremely irresponsible, given over three years by the US and NATO : the collaboration of NATO special services, and particularly the CIA, the French and the British, with the leaders of al-Qaeda and AQIM, its north African branch, in Libya, Syria and Algeria.

 In this affair, Paris, with Sarkozy in Libya, with Sarkozy and Hollande in Syria, bears a very heavy responsibility. Making shameful and odious the indecent exploitation by Hollande’s regime of the attack against ‘CHARLIE HEBDO’.We will never repeat it too much, the vision, emblematic example, of a former Guantanamo prisoner, leader of al-Qaida in Libya, Abdelhakim Belhadj, dubbed by the NATO French generals as « military governor of Tripoli » in August 2011 is a bad signal given to all jihadists. The same Abdelhakim Belhadj was then assigned for a mission against Damascus in November 2011, at the head of jihadist networks in Syria (which formed the base of the pseudo-FSA), based in Turkey, whose training camps and armament networks (2) were organized specifically in Libya with the blessing of the NTC and its protectors of NATO.

 Added to this in the French case, the manipulations of the secret service. Already patent in the case in the Merad case, officer of the French secret service. After the attack against CHARLIE HEBDO, the implementers have almost immediately been identified. This means that they were closely followed by the French secret service …

 Luc MICHEL

 (1) Read: EODE PRESS OFFICE / CONFERENCE OF DAMASCUS / LUC MICHEL: THE BELGIAN CASE. HOW THE BELGIAN INSTITUTIONS AND MEDIA LIE ON THE JIHADISTS !

http://www.lucmichel.net/2014/12/02/eode-press-office-conference-de-damas-luc-michel-the-belgian-example-how-the-belgian-institutions-and-media-lie-on-the-jihadists/

 (2) Read: ELAC & ALAC Committees / THE LIBYAN ARMS TRAFFIC CHAIN TO SYRIA

http://www.elac-committees.org/2013/07/31/elac-alac-committees-the-libyan-arms-traffic-chain-to-syria/

_________________________

Luc MICHEL /

Facebook PROFILE https://www.facebook.com/pcn.luc.michel.2

Twitter https://twitter.com/LucMichelPCN

Facebook OFFICIAL PAGE https://www.facebook.com/Pcn.luc.Michel

website http://www.lucmichel.net/

LUC MICHEL: ENTRETIEN AVEC ‘HORIZONS NOUVEAUX MAGAZINE’ (HNM #48 / 12 JANV. 2015)

PCN-SPO & HNM (Horizons Nouveaux Magazine)/

2015 01 12/

Entretien avec Luc MICHEL (*), Diffusé dans le n° 48 de HNM (Cameroun)

A paraître ce 12 janvier 2015

 LM - Interview NHM PART 1 (2015 01 10) FR 1

>>> INTERVIEW EXCLUSIVE AVEC LE PANAFRICANISTE BELGE LUC MICHEL, LEADER DE L’ONG EODE (1ère PARTIE)

« NOUS SOMMES ENTRES DANS UNE DECENNIE DECISIVE »

 # NOUVEAUX HORIZONS MAGAZINE : Voulez-vous présenter à nos lecteurs votre organisation et leur faire également l’économie des objectifs poursuivis par celle-ci?

 Luc MICHEL : Vaste question ! Tout d’abord nous avons un mode d’organisation particulier, nous sommes une « organisation en réseaux » (1). Mais avec une direction centrale, un cerveau et une colonne vertébrale pour prendre une comparaison biologique, qui est notre organisation politique de départ, fondée en 1984, le PCN. Nous avons autour de tout cela une série de comités, d’organes de presse, de think tanks, d’initiatives politiques parallèles, etc.  Le tout formant un ensemble de réseaux et de sous-réseaux. Un critique de notre organisation a parlé « de poupées russes qui s’emboîtaient les unes dans les autres » (ce qui n’est pas tout à fait  exact d’ailleurs). Nous sommes également une « organisation intégrée », c’est-à-dire que nos réseaux sont dirigés par une direction unique et elles sont intégrées,  coordonnées par des organes de presses communs, une ligne idéologie commune issue de centre de réflexion (des thinks thanks) communs.

 Nous avons commémoré en 2014 les 50 ans de notre idéologie en Eurasie, qu’on appelle  le « Communautarisme européen ». A l’origine il y a un livre d’avant-garde, un livre prémonitoire dû au  géopoliticien belge  Jean Thiriart, et qui s’appelle “L’EUROPE. UN EMPIRE DE 400 MILLIONS D’HOMMES”. Nous avons  également en 2014 commémoré les 30 de notre Parti, fondé en juin 1984 à Bruxelles.

 Nous avons une autre caractéristique : nous sommes une organisation transnationale, c’est-à-dire que nous ne reconnaissons plus les anciennes frontières des états actuels et que notre mode d’organisation n’est plus du type national. Nous sommes panafricanistes en Afrique et nous sommes paneuropéistes  – dans le sens de la « Grande-Europe de Vladivostok à  Reykjavik – en Eurasie.

 Il faut noter qu’avant la fin des années 1990, nous étions structurés avec  une structure de parti traditionnel, essentiellement en Belgique et en France. Nous avons eu dans les Années 1995-1999 des représentants auprès de plusieurs assemblées parlementaires belges – Parlement  wallon et Parlement de la Communauté française de Belgique (Wallonie-Bruxelles) et également de plusieurs conseils municipaux et provinciaux, à Charleroi et au Conseil provincial du Hainaut (la Belgique étant organisée en provinces avec des institutions parlementaires provinciales). En 2000, nous avons mis un terme à notre aventure électorale démarrée en 1984, tout simplement parce que d’une part  le système nous bloquait : nous étions bloqués dans les médias, nous étions bloqué face au financement public auquel nous n’avons jamais pu accéder, nous étions bloqué à l’accès aux médias d’état, télévision et radios auxquelles nous n’avons jamais pu accéder régulièrement. Et nous nous rendions compte en  fait que nous étions des figurants dans le grand théâtre qu’est le parlementarisme occidental dans des  pays comme le Belgique et la France, où tout est étroitement encadré au profit des partis de l’oligarchie bourgeoise. Nous avons donc décidé par une grande conférence régionale en janvier 200 d’arrêter ce combat électoral et nous avons transformé le PCN en gardant bien entendu ses acquis. Nous nous sommes transformés en cette structure transnationale et internationale en réseaux. Nous avons évidement profondément  changé au niveau de l’organisation intérieure et également cela nous a permis de nous déployer au niveau international et devenir la grande organisation transnationale que nous sommes aujourd’hui. Nous avions d’ailleurs  déjà commencé au moment de ce nous appelons notre « période parlementaire », puisque le Parti avait des sections en Hongrie à partir de 1993, puis en Italie en 1999. Voilà comment petit à petit nous nous sommes étendus. Aujourd’hui en Eurasie, nous avons un réseau régional dans l’Union européenne et un réseau régional dans la CEI. Notre secrétaire-général est installé en Russie, Fabrice BEAUR qui est français d’origine ayant épousé une militante russe du grand mouvement pro-poutine NACHI et s’étant installé là-bas. Nous avons également un réseau par exemple pour la Turquie et le n°3 du PCN, le secrétaire -général adjoint Inank Kutlu, est un turc qui vit entre la  Turquie et la France. Ceci pour vous dire que pour nous les anciennes petites frontières, les anciennes réalités nationales ne comptent plus !

 Un dernier mot pour vous dire que nous nous sommes profondément  réorganisés en 2014 pour nous développer en Afrique. Et en cette aube de 2015 nous sommes aujourd’hui une grande organisation transnationale qui est structurée sur base de deux réseaux principaux : le Réseau Eurasie (dont le secrétaire-général est Fabrice BEAUR) et qui intègre l’ensemble de nos activités en Union Européenne, CEI, Russie et Turquie; et le Réseau panafricain (dont le secrétaire-général est Gilbert Nkamto, un camerounais qui travaillait avec nous avant en Libye depuis les années 2000). Les deux réseaux étant placés sous une direction unique, dont je suis le président. Nous avons  des activités actuellement dans plus de 30 pays africains et eurasiens.

 # NHM : Vous avez aussi longuement travaillé avec la Jamahiriya de Kadhafi et ses Comités Révolutionnaires ?

 Parallèlement à nos autres activités, nous avons aussi entretenu une longue collaboration avec les Comités Révolutionnaires libyens. Nous avons eu des contacts avec la Libye dès 1985, mais les choses ont pris une tournure de travail organisationnelle en commun à partir de 1995 (3), année où la Direction du Mouvement des Comités Révolutionnaires libyen, qui s’était transformé en un mouvement mondial, nous a demandé tout d’abord d’organiser un MCR actif structuré dans l’Espace francophone (Belgique, France et Suisse), coordonné par Fabrice BEAUR. Puis en 2004, lors du congrès du MCR international à Janzour près de Tripoli, j’ai été chargé d’organiser un réseau paneuropéen (comprenant la Russie et l’Ukraine) unique pour les différents MCR de la Grande-Europe. Ce qui a été fait immédiatement : nous avons constitué  un  mouvement qui s’appelle  MEDD -MCR le Mouvement Européen pour la Démocratie Directe, et qui s’est développée jusqu’à la crise libyenne de février 2011.

 De février à la fin de l’année 2011, on a vu, si je peux dire, le chant du cygne de notre MCR en Europe. Puisqu’à partir du MEDD-MCR, nous avons constitué la plus grande organisation de soutien à la Jamahiriya libyenne agressée par l’OTAN : les Comitées  ELAC (Euro-Libyan Action Committees). Après la conférence internationale « Hands off Libya » de Tripoli en avril 2011, dont j’ai assuré l’organisation, Tripoli m’a demandé de créer une branche africaine : les Comités ALAC (African-Libyan Action Committees) (2).

 La chute de la Jamahiriya aurait pu être la fin de l’aventure dans une impasse. Ça a été le cas d’ailleurs pour toutes les autres structures du MCR, puisqu’elles ont disparu aussi bien de Libye que d’Afrique ou d’Amérique latine et des Etats-Unis. Mais nous nous étions d’une autre nature, nous avions notre organisation propre et surtout nous avions notre structure en réseaux. Et nous avons fait de la défaite en Libye un tremplin pour rebondir. Nous avons donc décidé après novembre 2011 de continuer les Comites ELAC & ALAC,  le « Jamahiriyan Resistance Network », et nous avons continué l’action du MEDD-MCR en Europe. Nous sommes ainsi le seul MCR qui a survécu à la chute de Tripoli …

 # NHM : Et votre ONG internationale EODE, l’Eurasian Observatory for Democracy and Elections, quelle place occupe-t-elle dans vos activités ?

 Luc MICHEL : EODE, c’est une organisation à part. Elle a évidemment des rapports étroits avec nos autres réseaux, qui sont purement politiques, ne fusse que parce que certains de nos cadres et moi-même, nous sommes évidement à la direction d’EODE. Mais nous avons choisi dès le départ en 2006 de ne pas intégrer EODE à nos autres activités, pour une raison très simple. Parce que l’activité n’est pas politique. EODE est une ONG, structurée comme les ONG actives dans ce domaine. Et d’autre part EODE regroupe une mouvance beaucoup plus vaste, avec notamment des journalistes ; mais aussi des diplomates (par exemple notre amis Lisaliko Wenda Mbelo, ancien vice-ambassadeur de RDC au Caire, et qui vivant à Londres dirige la EODE Zone UE  pour la Grande-Bretagne et l’Irlande).

 EODE, c’est un ensemble de structures intégrées qui comprennent notament :

– EODE Think-Tank, un organe de réflexion et d’analyse en matière principalement  géopolitique,

– une organisation de monitoring électoral : Nous sommes intervenus pour monitorer des élections ou des referenda dans nombreux pays de la CEI, Russie, Ukraine, Arménie par exemple. Egalement dans ce qu’on appelle « les république venues du froid », c’est-à-dire les républiques autoproclamées aux frontières de la Russie issues de l’effondrement de l’Union Soviétique : la République Moldave du Ndiester- que l’on appelle improprement la « Transnistrie » en Occident -, l’Abkhazie, l’Ossétie du sud ou encore le Haut-Karabagh. Mais EODE a également  avec sa branche « Zone Africa » des activités de monitorings en Afrique, par exemple au Cameroun et à Madagascar,

– enfin EODE s’occupe de ce qu’une presse hostile (par exemple le  journal anti-noir DE MORGEN en Belgique flamande) décrit comme de « la diplomatie parallèle ».

EODE est une Ong indépendante et non subsidiée, qui se veut non-alignée sur les organismes atlantisme (notamment l’OSCE), qui soutient les états s’opposant  à la domination américaine et atlantisme dans le monde. Nous soutenons particulièrement la Russie et le mouvement d’unification  eurasiatique qui est organisé en ce moment autour de Moscou (avec des structures comme le Groupe de Shanghai, l’OTSC ou l’Union Economique Eurasiatique qui prend son envol en 2015). EODE a émergé au niveau des médias de masse et du grand public à l’occasion de l’organisation du Référendum sur l’auto-détermination de la Crimée et de Sébastopol en  mars 2014, puisque c’est nous qui avons organisé la Mission internationale de monitoring (4). Evènement important puisque nous avons y avons damné le pion à la puissante OSCE qui voulait saboter le référendum en refusant d’y organiser le monitoring. Et parce que l’une des conditions pour qu’un référendum ou une élection soient valables est précisément la présence d’une mission international de monitoring. Cela nous a valu une immense campagne de diffamation et d’attaques ; plus de 1.800 articles ou émissions, qui nous ont attaqués le plus souvent en-dessous de la ceinture, à partir des procédés habituels d’amalgame et de diffamation.

 # NHM : Si l’on vous demandait de dresser un bilan de vos activités dans le monde?

 Luc MICHEL : On peut diviser nos activités en trois grands domaines.

Le premier thème ce sont les activités de réflexion, les activités de think-tank, d’élaboration dans le domaine idéologique, des sciences politiques et surtout de la géopolitique (autour de mon activité personnelle de géopoliticien, j’insiste de géopoliticien et pas de géopolitologue, les géopolitologues analysent la géopolitique, les géopoliticiens créent des concepts, c’est mon cas). Autour de cette première activité de réflexion, nous avons un  certains nombre de thing-tanks : EODE Think-Tank, le CEREDD, le CEPSE, etc. Nous avons depuis que nous existons élaboré un certain nombre de concepts d’avant-garde notamment en idéologie (5) ou en géopolitique. Pour vous donner un exemple parlant, c’est nous qui avons réinventé le concept d’ « Eurasisme » (6), ce qui est scellé par les universitaires ouest-européens qui analysent ce grand phénomène politique. C’est dans ma revue CONSCIENCE EUROPEENNE en 1983 que l’on a reparlé pour la première fois depuis les années 30 de l’Eurasisme et des Eurasistes, du National-bolchevisme russe et de la  « théorie des Grands espaces ». C’est à partir de là et de notre « Ecole géopolitique euro-soviétique » que sont issus les Eurasistes russes, que ce soient ceux de gauche comme Ziouganov ou de ceux de droite comme Douguine. C’est de là qu’est parti évidement cette Eurasisme géopolitique et technocratique, qui est devenu l’idéologie officielle de la Russie et d’autres états notamment en Asie centrale. Et qui est le moteur aujourd’hui de la lutte contre l’hégémonie atlantiste bien entendu, mais aussi de l’unification d’une « Seconde Europe » autour de Moscou avec un grand espace unifié eurasiatique.

 Je voudrais souligner que si  nous sommes nés en Europe au début des années 60, notre idéologie de départ qu’on appelle le « Communautarisme européen », c’est-à-dire l’organisation d’une grande communauté politique paneuropéenne (entre parenthèses, il y a d’autres sens à donner au vocable « Communautarisme », qui sont apparue à la fin des années 90 : une théorie politique américaine  libertarienne qui n’a strictement rien à voir avec nous, et aussi une notion sociologique qui est le repli de certaines communautés  autour de notions ethnique ou religieuse et qui est aussi  totalement étrangère a notre « Communautarisme européen » qui est une idéologie transnationale et universelle). Je voulais souligner que notre idéologie dès le départ est à vocation universelle. Nous avons toujours insisté là dessus : nos ancêtres idéologiques ce sont d’autres idéologies à vocation universelle, comme par exemple le Jacobinisme français. Et donc ça ne nous a pas posé problème lorsque nous avons débordé du cadre strictement européen et que nous avons commencé des activités par exemple dans des pays arabes ou en Afrique. Notre Communautarisme en version africaine est évidement le même.

 Second volet d’action : c’est la formation et l’information. Nous avons un certain nombre de structures d’éducation politique. Notre but étant de former des cadres. Et je souligne d’ailleurs que toutes  les organisations que nous animons sont des organisations de cadres, le sympathisant  inorganisé ou le membre inactif n’a pas grand sens dans notre façon de voir l’organisation et l’action politique.

 La formation c’est aussi l’information par la presse c’est-à-dire que depuis que nous existons nous avons produit énormément de livres, de brochures, de revue, de bulletins. Qui sont devenus avec l’ère d’internet des publications Pdf en ligne (nous avons abandonné définitivement les publications écrite en 2009). Et nous sommes évidement au cœur de la guerre de l’information et des médias. Nous pensons que c’est un des domaines principaux de la confrontation entre le camp impérialiste et le front anti-impérialiste des pays qui refusent la domination impérialiste américaine. Je voudrais souligner que nous avons développé notre impact de façon exponentielle depuis 2011, c’est-à-dire  que nous avons aujourd’hui début 2015 sans doute 1000 fois plus d’impact que n’en avait notre presse dans les années 60 ou que n’en avait la presse du PCN dans les années 80 et 90.

 En particulier nous sommes maintenant  actifs dans le domaine multimédia de la vidéo et de la télévision. Nous avions au départ deux structures de presse, qui sont de structures de production mais aussi  de diffusion sur internet. La première PCN-TV qui est notre chaîne politique. Et deuxièmement EODE-TV, qui est née en 2009 comme structure  multimédia de l’Ong EODE, et où nous produisions jusqu’ au début 2014 principalement des interviews, des analyses et des reportages sur nos missions internationales. Et puis est arrivée notre rencontre  avec AFRIQUE-MEDIA. Je suis apparu pour la première fois en février 2014 dans « Le débat panafricain » de Bachir Mohamed Laden. Et j’ai percé immédiatement comme panéliste, avec une immense popularité dans le grand public international panafricaniste. Très vite nous avons établi une collaboration organisationnelle de structure à structure entre AFRIQUE MEDIA et EODE-TV, ce que nous appelons « l’axe Eurasie-Afrique des médias ». Et depuis maintenant depuis le mois de mai 2014, EODE-TV coproduit des émissions avec AFRIQUE MEDIA et je suis devenu moi-même producteur d’émissions de télévision. Nous produisons à un rythme rapide de grandes émissions géopolitiques comme LE GRAND JEU ou GRAND REPORTER. Nous avons par exemple produit des émissions sur des conférences à Yalta, sur des voyages en Syrie et en Guinée Equatoriale, sur le Sommet USA-Afrique de Washington, etc. Ceci n’étant d’ailleurs qu’un début,  nous sommes en phase d’organisation …

 Nous avons évidement a partir de cela développé nos activités de presse et notre audience, nous avons intégré les publications en ligne, les publication Pdf, les podcasts (nous nous exprimons régulièrement sur RADIO SPUTNIK/LA VOIE DELA RUSSIE et la Radio iranienne IRIB), nos émissions de télévision , les articles d’analyses, mes nombreux passages sur AFRIQUE MEDIA, ceux des experts d’EODE (EODE a un conseil d’experts spécialisés notamment en géopolitique et en élections et certains d’entres eux sont devenus correspondants internationaux d’AFRIQUE MEDIA à Bruxelles, Londres, Moscou, Sotchi ou encore a Istanbul et Beyrouth.

 Dernier domaine : l’action politique et l’action idéologique. Je souligne que nous ne sommes pas seulement des intellectuels, c’est-à-dire des gens qui se contentent d’être à leur fenêtre et de commenter l’actualité. nous sommes aussi dans la rue, dans l’action. Dans la diffamation systématique qu’organisent les médias de l’OTAN contre nous (comme Wikipédia), il est affirmé « que nous n’existerions que sur le Net ».  Il suffit de suivre depuis quatre ans les activités de nos réseaux pour voir que ce n’est pas exact. Il y a eu l’action d’ELAC en faveur de La Libye, la grande conférence internationale de tripoli (la seule conférence en  soutient à la Libye) en avril 2011, des dizaines de missions de monitoring électoral ou d’audit, des participation à des dizaines d’évènements internationaux, de conférences, de symposium … Et aussi des actions politiques directes, des campagnes d’informations ou de soutien à des initiatives politique.

 Nous pensons qu’ il n’y a pas d’action sans pensée et qu’il n’y a pas non plus de pensée sans action. C’est ce que les marxistes appellent avec une formule que nous avons reprise nous mêmes : la praxis (le grand philosophe italien communiste Gramsci appelait le marxisme « la philosophie de la praxis », c’est exactement notre manière de voir).

 Enfin nous venons de lancer un grand projet, que nous appelons le « PCN TIMELINE », un ensemble intégré de pages sur les réseaux et de sites. Où nous allons expliquer l’histoire de notre Organisation depuis 1984, mais aussi des structures qui l’on précédé avant nous. Nous allons aussi y expliquer l’histoire du MCR en Europe et celle du Collectif anti-nazi EUROPÄICHER WIEDERSTAND. Je vais particulièrement ouvrir mes archives et nous allons progressivement au cours des années mettre en ligne des milliers de documents, archives, vidéos, qui sont pour la plupart inédits. Je tiens a préciser que notre but n’est pas un « devoir de mémoire » mais une action politique. Nous sommes en effet sous les coups d’une campagne permanente de  diffamation ; qui est menée par les médias de l’OTAN (notamment via Wikipédia, où j’ai moi-même une fausse « biographie » – sic – qui m’invente des appartenances politiques mais qui dissimule plus de la moitié de mes activités et de mes publications). De fausses  informations sont régulièrement diffusées contre nous, on nous positionne mal politiquement. Et ça va parfois très loin, par exemple un livre publié par   l’éditeur l’Harmattan (qui a perdu toute crédibilité après cette publication) n’hésite pas a me déclarer « mort par suicide en 2006, avec des centaines de mes adhérents » (sic). Billevesées établies non pas sur une base homonymique mais bien patronymique, me confondant avec un certain  Luc Jouret qui a dirigé une secte en France et qui n’a évidement aucuns rapports ni aucuns lien avec  notre réseaux !!! Notre projet PCN Timeline est une action offensive d’information et d’action. C’est aussi un cadre pour l’action : Frédéric  Nietzsche disait que « le vainqueur du futur serait celui qui aura la mémoire la plus longue ». La maîtrise de notre histoire évidement nous appartient et nous entendons sur elle bâtir le futur. Le temps est venu pour nous  de répondre à nos adversaires et d’utiliser les salles campagnes qui ont été menée contre nous comme un tremplin.

 # NHM : Concrètement, sur quels « fronts », pour reprendre votre terminologie militaire, êtes-vous engagés actuellement ?

 Actuellement, pour vous donner des exemples concrets des domaines dans lesquels nous sommes actifs, aussi bien dans la bataille des médias que dans l’action directe, il y a évidement la Syrie ; avec nos « Comités Syrie/Syrian Committees »  qui existent depuis 2003 (depuis les premières agressions contre la Syrie ba’athiste sur la question du Liban), nous avons participé à trois missions en Syrie. Nous avons conduits une délégation parlementaire belge pour examiner la question jihadiste en juin 2013, nous sommes allé pour le monitoring en juin 2014 de l’élection présidentielle, et nous sommes revenus il y a 4 semaines de Damas où nous avons pris une part extrêmement active à la grande « conférence internationale sur l’extrémisme et le terrorisme religieux » (7).

 Deuxième front où nous extrêmement actifs, c’est la défense de la Novorossiya, des républiques de Donetsk et de Lougansk, séparées de l’Ukraine. Ce qui inclut également la défense de la Crimée. Nous animons des sites internet, des pages et des groupes sur les réseaux sociaux, nous écrivons beaucoup, nous avons une grande activité médiatique. Nous avons popularisé internationalement, grâce à AFRIQUE MEDIA, le dossier de la Novorossiya. Et nous avons évidemment pris une part importante dans le monitoring du Référendum de Crimée en mars 2014 (que j’ai organisé avec EODE), et aussi en apportant la participation d’EODE à l’organisation des élections présidentielles et législatives dans les républiques de Lougansk et Donetsk début novembre 2014 (mission dirigée par Fabrice BEAUR). Médias, télévision, missions sur le terrain, activisme sur les réseaux sociaux, diplomatie parallèle, c’est un bon exemple de notre capacité à agir efficacement pour les causes que nous défendons !

 Autre front, c’est la promotion du Panafricanisme et la grande promotion de l’outil du Panafricanisme qu’est AFRIQUE-MEDIA : suivi et promotion des émissions, groupe officiel sur Facebook, blogs dédié, rediffusion des émissions sur EODE-TV, Vimeo, Youtube, etc.

 Nous n’oublions pas également notre grande activité, que je peux dire permanente, qui est la lutte contre les « révolutions de couleurs » et contre les réseaux organisés par les américains pour préparer, déclenche, développer ces révolutions de couleurs, principalement les réseaux OPTOR/CANVAS et la NED qui les finance (« la vitrine légale de la CIA »). Nous intervenons depuis la première révolution de couleur à Belgrade en octobre 2000, où nous étions présents. Nous avons ensuite soutenu tous les pays de la ligne de front qui en étaient victimes. Actuellement nous travaillons sur le Gabon, ou une révolution de couleurs est en cours (8) (et ou d’ailleurs se développe une  polémique sur notre thèses à ce sujet, qui fait le buzz sur les réseaux sociaux de l’internet gabonais) (9), la Russie, Hong-Kong (10) et la Hongrie, elle aussi sous attaque « colorée ».

Nous défendons aussi activement le nouveau centre du Panafricanisme qu’est la Guinée Equatoriale, où je me suis rendu à plusieurs reprises et où je me suis exprimé sur les antennes de la télévision d’état, la RTVGE. J’ai là aussi d’ailleurs eu de nouvelles preuves de notre impact en Afrique et du fait que nos thèses sont devenues incontournables. J’ai ensuite été le centre, là aussi, d’une grande polémique qui a été menée à Paris par la soi-disant « opposition équato guinéenne en exil », la CORED (11).

 Concernant les « révolutions de couleur », il faut dire que nous avons eu souvent  une analyse d’avant-garde, puisque j’ai été le premier au tout début de 2011 a faire le lien entre les révolutions de couleur en Europe orientale et le soi-disant printemps arabe. J’ai particulièrement annoncé en Libye même dans les tous premiers jours de février 2011 l’assaut frontal contre Tripoli (où je n’ai malheureusement pas été entendu à temps) et contre la Syrie (12). A nouveau depuis le mois d’août 2014 et le « Sommet USA-Afrique » de Washington d’aout, j’ai expliqué, seul, comment une vague de changements de régime et de révolutions de couleurs était en préparation pour l’Afrique (13). Le Gabon et le Burkina Faso

en ayant été depuis les deux premières étapes …

 # NHM : Et en Belgique, où vous êtes nés, avez-vous encore des activités ou des projets ? On lit des choses contradictoires sur le Net à ce sujet ?

 Luc MICHEL : L’idée que nous ayons abandonné nos pays d’action d’origine, Belgique et France, est une des nombreuses fausses infos lancées par nos adversaires. C’est inexact et vise systématiquement à diminuer l’impact de notre organisation. Principalement en Belgique et en France, où nous avons laissé de très mauvais souvenir aux régimes en place durant notre « période électoral ». On dit donc que le PCN « est  disparu », etc. En fait, nous avons toujours notre direction centrale en Belgique, notre siège central dans un grand bâtiment de 600 m² au coeur de Bruxelles. Nous avons nos studios TV à Charleroi (Brussels South) et notre imprimerie. Simplement nous ne participons plus directement aux élections belges, mais nous avons des cadres qui se présentent sur d’autres listes. Et nous soutenons activement des partis qui s’opposent au système belgicain sur une ligne politique républicaine qui est « Tout sauf le régime belgicain » et nous soutenons des partis républicains flamands (en Flandre ou à Bruxelles), qui sont généralement des partis de droite, et nous soutenons une formation de gauche également (en Wallonie et à Bruxelles), qui est ce qu’on appelle des « rattachistes », le « Rassemblement Wallonie France » qui veut le retour de la Communauté française de Belgique à la République française. Nous avons aussi toujours des activités politiques en France et en Belgique,  notamment des campagnes importantes de notre Collectif anti-nazi EUROPÄISCHER-WIEDERSTAND (en référence à la résistance anti-hitlérienne allemande de 1928-1945).

 Maintenant je peux déjà vous dire que dès 2015 nous allons faire notre  retour dans la politique belge ! Je tiens à préciser pas au niveau électorale, vous ne me verrez plus dans ce marrais boueux et malodorant à moins d’une crise de régime profonde. Mais nous allons intervenir dans la politique active au travers d’un nouvel institut et de nouveaux réseaux, que nous sommes en train de structurer, et qui est l’ « Observatoire de la Démocratie, de la Corruption  et des Droits de l’Homme » (ODCDH).  Vous savez que la Belgique et la France sont des états qui  donnent des leçons à l’Afrique, mais où la corruption est très importante. Nous allons donc porter le fer dans la corruption, pas seulement dans ces pays-là, mais aussi dans l’Union Européenne. Notre centre d’activité sera bien sur la Belgique

 # NHM : Sous quel signe Luc Michel place t-il son combat?

Luc MICHEL : on pourrait résumer ainsi les grands axes de notre combat : nous défendons la Cause des Peuples dans le monde, agressés par l’impérialisme, le colonialisme et le néocolonialisme. Nous luttons contre l’impérialisme et l’exploitation d’ou qu’elles viennent. Nous sommes pour une société communautaire, solidaire, de type socialiste, où règne la solidarité. Nous refusons le Darwinisme social, l’exploitation, le capitalisme, ou encore l’ultra-libéralisme qui domine aujourd’hui la globalisation américanisée.

A la base de notre réflexion, il y a  d’une part un axe géopolitique et d’autre part un axe idéologique.

Tout d’abord l’axe géopolitique. Nous pensons que la géopolitique est la base d’une véritable  réflexion pour l’action politique lorsque l’on entend la mener au niveau transnational et international. Nous envisageons la géopolitique comme une science et la véritable manière de voir le monde, de lire l’actualité, mais aussi de lire le passé. On ne peut pas comprendre la géopolitique si on ne maîtrise  pas l’histoire. Ensuite la géopolitique n’existe pas dans le vide, mais vue de quelque part et défendant les intérêts d’un état ou d’un projet d’état. La géopolitique est une science dont le fondement, et on l’oublie trop souvent, c’est la puissance des états, leurs viabilité et leurs rapports de force. Il y a donc une géopolitique vue de Washington, une vue de Moscou, une autre de Pékin, ou encore d’Afrique. La nôtre est une géopolitique vue de Moscou, mais du futur de Moscou, parce que nous pensons que la Russie est le coeur de la résistance à l’impérialisme mondial et parce que aussi notre projet est un projet intégré à la fois eurasiatique et africain, articulé sur un « Axe Eurasie-Afrique » La géopolitique telle que nous l’appréhendons repose également sur la maxime du grand géopoliticien  allemand, le général  Karl Haushofer : il disait que « c’est un honneur de se faire enseigner par l’ennemi ». C’est ce que nous faisons. Ma réflexion  géopolitique se base aussi sur une lecture quotidienne des géopoliticiens américains, de leur manière de voir  le monde et de leur façon de concevoir le projet impérialiste américain dans le monde.

Au début des années 80, nous animions l’ « Ecole euro-soviétique de géopolitique ». Nous voulions une « Grande-Europe de Vladivostok à  Reikjavik » (en Islande, donc sur l’Atlantique), organisée autour de Moscou comme capitale et s’opposant à l’hégémonie atlantique de la grande puissance maritime que sont les USA, héritière de l’impérialisme anglo-saxon britannique. C’est cette idée qui est la base de l’Eurasisme actuel, tel qu’il existe en Russie. C’est un enfant naturel de notre théorie qui a été conçue au début des années 80.

Nous avons depuis élargi notre vision, tout simplement parce que la caractéristique de la géopolitique c’est que la nécessité pour un état de rester indépendant requiert des dimensions de plus en plus grandes. Il y a actuellement un grand bloc atlantiste qui est en voie d’intégration, avec les USA, le canada, Israël, qui vise à englober le Mexique et l’Amérique centrale, qui s’étend côté pacifique vers l’Australie. Et qui aimerait englober la partie occidentale de l’Europe. Face a cela, il faut une masse, un  bloc continental  extrêmement puissant, de plus en plus puissant. Et nous pensons que vers 2050, parce que notre géopolitique regarde l’avenir et pas le passé, la dimension pour un véritable bloc géopolitique auto-centré et indépendant nécessitera un grand bloc incluant l’Eurasie et l’Afrique, centré sur la Méditerranée. C’est ce que nous appelons l’ « Axe Eurasie-Afrique » (14). Bien entendu avec une égalité totale des partenaires, et aussi une égalité des citoyens de ce bloc, c’est-à-dire il n’est pas question évidement (comme le craignent certains de mes lecteurs) d’importer un néo-colonialisme eurasiatique en Afrique. Lorsque nous entendons un axe, nous parlons d’un axe égalitaire, le but étant de parvenir un jour à un ensemble unique avec une citoyenneté unique.

Le deuxième axe de notre réflexion, c’est un axe idéologique. Nous sommes en fait la rencontre de deux grandes écoles doctrinales. La première c’est l ‘Ecole marxiste-léniniste. Nous ne pensons pas que l’échec du Marxisme en Russie, qui a été un échec d’organisation économique mais pas un échec idéologique, a condamné cette théorie. Par notre structure même, nous sommes les héritiers du livre QUE FAIRE? de  Lénine en 1902. Nos réseaux sont la version moderne à l’heure du Net et de la globalisation du « Parti léniniste », ou le réseau mondial du Net et les réseaux sociaux jouent le rôle d’organisateur central qui était alloué au journal L’ISKRA de Lénine (à une époque où les médias de masse n’avaient pas encore émergés en Russie). La deuxième école est l ‘Ecole néo-machiavélienne. C’est la science politique moderne née avec Machiavel, sociologie politique des grands auteurs comme Pareto ou Roberto Michels par exemple. C’est la sociologie de « la circulation des élites ». C’est la conjonction des deux écoles marxiste-léniniste et néo-machiavélienne qui structure notre idéologie, qui nous permet d’avoir une vue réaliste des situations politiques et qui nous a souvent permis d’exprimer des idées d’avant-garde.

(Suite et fin dans la 2e Partie)

LM - Interview NHM PART 1 (2015 01 10) FR 2

HNM / PCN-SPO

(Notes et mise en page de PCN-SPO)

(*) Voir : Luc MICHEL : ENTRE « LEGENDE NOIRE » ET MEDIAMENSONGES, MA VERITABLE BIOGRAPHIE !

sur http://www.lucmichel.net/2014/03/22/luc-michel-entre-legende-noire-et-mediamensonges-ma-veritable-biographie/

_____________________

NOTES ET RENVOIS

(1) Cfr. Kornel Sawinsky (Université de Silésie, Pologne) : « Les Activités en réseau du PCN », in ELAC (EURO-LIBYAN ACTION COMMITTEES), UNE ORGANISATION EN RESEAU CENTRALISEE. Partie 1,

sur http://www.elac-committees.org/2013/03/11/ceredd-kornel-sawinski-elac-euro-libyan-action-committees-une-organisation-en-reseau-centralisee-partie-1/

(2) Cfr. Kornel Sawinsky (Université de Silésie, Pologne) : ELAC (EURO-LIBYAN ACTION COMMITTEES), UNE ORGANISATION EN RESEAU CENTRALISEE. Partie 2

sur http://www.elac-committees.org/2013/03/11/ceredd-kornel-sawinski-elac-euro-libyan-action-committees-une-organisation-en-reseau-centralisee-partie-2/

(3) Cfr. Kornel Sawinsky (Université de Silésie, Pologne) : « La Libye dans les concepts géopolitiques du PCN », in ZNACZENIE LIBII W GEOPOLITYCZNYCH KONCEPCJACH NACJONAL-EUROPEJSKIEJ PARTII KOMUNITARNEJ (PCN), Intervention au 3e Congrès des Géopoliticiens polonais – III Zjazd Geopolityków Polskich –,Wroclaw (Pologne, 21 et 22 octobre 2010),

sur http://www.elac-committees.org/2013/02/18/pcn-spo-znaczenie-libii-w-geopolitycznych-koncepcjach-nacjonal-europejskiej-partii-komunitarnej-pcn/

(4) Voir : EODE-TV & AFRIQUE MEDIA/ COMMENT LA CRIMEE EST REDEVENUE RUSSE/ UKRAINE VERSUS NOVOROSSIYA (1)

sur https://vimeo.com/103799370

(5) Un exemple : PCN-TIMELINE / IDEOLOGIE/ 1983-84 : LE PCN REINVENTE LE ‘NATIONAL-BOLCHEVISME’ MODERNE

sur http://www.lucmichel.net/2014/05/29/pcn-timeline-ideologie-1983-84-le-pcn-reinvente-le-national-bolchevisme-moderne/

(6) Cfr. PCN-TIMELINE / IDEOLOGIE / 1984 : LE PCN REINVENTE L’‘EURASISME’ MODERNE

sur http://www.lucmichel.net/2014/05/30/pcn-timeline-ideologie-1984-le-pcn-reinvente-leurasisme-moderne/

et PCN-SPO / L’EURASIE EST UNE IDEE EN MARCHE. MAIS QUI PARLAIT DE L’EURASIE ET DE L’EURASISME IL Y A 30 ANS ?

sur http://www.lucmichel.net/2014/05/31/pcn-spo-leurasie-est-une-idee-en-marche-mais-qui-parlait-de-leurasie-et-de-leurasisme-il-y-a-30-ans/

(7) Cfr. EODE-TV/ DAMAS : CONFERENCE TERRORISME ET EXTREMISME RELIGIEUX / LUC MICHEL SUR ‘LA VOIX DELA RUSSIE’

sur https://vimeo.com/113729661

(8) Cfr. EODE-TV & AFRIQUE MEDIA/ LE GRAND JEU (4) : GABON. UNE REVOLUTION DE COULEUR AFRICAINE ?

sur https://vimeo.com/114560655

(9) Cfr. LUC MICHEL EVOQUE UNE EVENTUELLE «DESTABILISATION DU GABON» PAR LES USA

sur http://www.gabonlibre.com/Luc-Michel-evoque-une-eventuelle-destabilisation-du-Gabon-par-les-USA_a27559.html

(10) Cfr. EODE-TV & AFRIQUE MEDIA/ LE GRAND JEU (5). OCCUPY HONG-KONG. REVOLUTION DE COULEUR EN CHINE

https://vimeo.com/114919746

(11) Cfr. POLEMIQUE AUTOUR DES THESES PANAFRICANISTES DE LUC MICHEL SUR LA GUINEE EQUATORIALE

sur http://eburnienews.net/polemique-autour-des-theses-panafricanistes-de-luc-michel-sur-la-guinee-equatoriale/

(12) Cfr. 6 FEVRIER 2011 : LUC MICHEL ANNONCE DEPUIS TRIPOLI L’AGRESSION OCCIDENTALE CONTRE LA LIBYE ETLA SYRIE !

sur http://www.elac-committees.org/2011/08/03/6-fevrier-2011-luc-michel-annonce-depuis-tripoli-l%e2%80%99agression-occidentale-contre-la-libye-et-la-syrie/

(13) Cfr. EODE-TV & AFRIQUE MEDIA/ LES USA PREPARENT-ILS UN « PRINTEMPS AFRICAIN » ?/ LE SOMMET USA-AFRICAN LEADERS DECRYPTE (1)

sur https://vimeo.com/102962474

(14) Cfr. Sur le concept géopolitique l’ « Axe Eurasie-Afrique » : MALABO ET LE MODELE EQUATO-GUINEEN. ENTRETIEN AVEC LUC MICHEL (PARTIE 2)

sur http://french.ruvr.ru/2014_07_25/Malabo-et-le-modele-equato-guineen-Entretien-avec-Luc-Michel-Partie-2-1289/

___________________________

http://www.scoop.it/t/pcn-spo

https://www.facebook.com/PCN.NCP.press.office