CICLO DI KREBS – FOSFORILAZIONE OSSIDATIVA

Il piruvato che si viene a formare al fine del processo di glicolisi entra negli organelli cellulari che permettono il ciclo di Krebs (ma non solo): i mitocondri. Nei mitocondri il piruvato viene infatti decarbossilato ossidativamente in C02 ed Acetil-CoA (pronuncia: acetil coenzima A). Questo Acetil-CoA che verrà ossidato durante questo ciclo, che prende il nome di Hans Krebs, uomo che contribuì in maniera maggiore alla sua formulazione. Visto che tale ciclo si svolge nel mitocondrio, gli enzimi che svolgono tali reazioni si troveranno anche essi all’interno del mitocondrio. In sintesi per ogni ciclo una mole di Acetil-CoA viene ossidata in 2 moli di CO2. Il ciclo di Krebs viene suddiviso in 8 reazioni: formazione del citrato, isomerizzazione del citrato in isocitrato, decarbossilazione ossidativa dell’isocitrato, decarbossilazione ossidativa dell’ alfa cheto glutarato, trasformazione del succinil-Coa in succinato, ossidazione del succinato, idratazione del fumarato e ossidazione del malato. Oltre a 2 molecole di CO2 vengono ridotte 3 molecole di NAD+ ed una di FAD. Per ogni molecola di acetil-CoA ossidata vengono prodotte 10 molecole di ATP..

Buona visione dell video!

proli

Ufficiali francesi nella roccaforte dei terroristi a Baba Amr- Siria

http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=114367&typeb=0

C’è un fatto che nessuno ha mai potuto raccontare e che oggi, all’indomani dell’attacco terroristico alla redazione di Charlie Hebdo a Parigi, acquista nuovo significato

Redazione
venerdì 9 gennaio 2015 01:18

di Alessandro Aramu

Nel 2012 la città di Baba Amr, nel distretto di Homs, venne riconquistata dall’Esercito Arabo Siriano dopo circa un anno di assedio e bombardamenti. Baba Amr era una roccaforte dei ribelli. La sua capitolazione avvenne in poche ore. C’è un fatto che nessuno ha mai potuto raccontare e che oggi, all’indomani dell’attacco terroristico alla redazione di Charlie Hebdo a Parigi, acquista un nuovo significato, anche alla luce delle dichiarazioni del Presidente Hollande che ha ribadito la sua volontà di combattere il terrorismo “in ogni sua forma” e “dovunque”.
Quello che l’Eliseo non può raccontare è che all’interno della roccaforte, assieme ai ribelli, molti dei quali jihadisti, c’erano anche ufficiali della Francia, dell’Arabia Saudita e del Qatar. Quella notizia è stata tenuta nascosta per anni. Una notizia che non poteva essere rivelata all’opinione pubblica per non mettere in imbarazzo il presidente Hollande, responsabile di aver armato in Siria gruppi armati che nulla avevano a che fare con la democrazia.
Oggi, grazie alle nostre fonti presenti sul posto, possiamo dire come sono avvenute le cose in quelle ore: Baba Amr è stata letteralmente consegnata all’Esercito di Damasco in cambio del silenzio. Quegli ufficiali, tra i quali molti francesi, hanno abbandonato la Siria in dieci bus, nascosti alla vista di tutti grazie ai finestrini oscurati. Per garantire l’anonimato vennero perfino montate delle tende all’interno dei mezzi. Nessuno doveva sapere che in mezzo ai terroristi erano presenti anche gli ufficiali e i militari francesi. Nessuno doveva vedere.
Quel convoglio di dieci bus lasciò la Siria attraversando il confine con la Turchia. Poi si persero le tracce.
Quello che è successo a Parigi è terribile. Ma non sfugge a nessuno come la Francia sia responsabile di aver armato e addestrato questi finti rivoluzionari. Alcuni di questi sono partiti da Parigi alla volta della Siria per far cadere un governo che fino a quel momento aveva vissuto in pace con chiunque. Mai in alcun modo Bashar al Assad aveva attentato alla sicurezza nazionale dell’Europa, degli Stati Uniti, dei paesi del Golfo. Mai.
Il presidente siriano era rispettato a livello internazionale e considerato come uno dei più importanti attori per la stabilità del Medio Oriente. Di questa opinione era, ad esempio, l’attuale sottosegretario di stato americano John Kerry. Chi ha ucciso le 12 persone a Parigi non può essere considerato un “terrorista” in patria e, allo stesso tempo, un “ribelle democratico” in Siria. Bisogna essere onesti e avere il coraggio di dire che questa sporca guerra voluta dall’Occidente ha molte mani insanguinate. Quelle dei terroristi. E anche quelle di Hollande. Il peggior presidente della storia della repubblica francese.
Lunga vita a Charlie Hebdo. Lunga vita soprattutto a quei giornalisti che in Siria sono morti per raccontare le atrocità commesse dai terroristi, nel silenzio assoluto dei media nazionali che solo oggi parlano di libertà di stampa e di espressione. Per loro mai una copertina e neppure un titolo sul giornale.
Nous sommes Charlie Hebdo. Nous sommes aussi les journalistes tués en Syrie pour dire la vérité.
 
Alessandro Aramu (1970). Giornalista, direttore della Rivista di geopolitica Spondasud. Autore di reportage sulla rivoluzione zapatista in Chiapas (Messico) e sul movimento Hezbollah in Libano, ha curato il saggio Lebanon. Reportage nel cuore della resistenza libanese (Arkadia, 2012). È coautore dei volumi Syria. Quello che i media non dicono (Arkadia 2013) e Middle East. Le politiche del Mediterraneo sullo sfondo della guerra in Siria (Arkadia Editore 2014). Fa parte del Centro Italo Arabo Assadakah ed è vicepresidente nazionale del Coordinamento Nazionale per la Pace in Siria.

Fontehttp://spondasud.it/2015/01/rivelazioni-quegli-ufficiali-francesi-nella-roccaforte-dei-terroristi-a-baba-amr-in-siria-6311

Francia, doppio blitz. A Dammartin uccisi gli attentatori di Charlie, ostaggio salvo. A Parigi morto il killer, 4 vittime tra i sequestrati

 era una profezia fin troppo facile.

http://www.repubblica.it/esteri/2015/01/09/news/charlie_hebdo_caccia_agli_attentatori-104576586/?ref=HREA-1
Francia, doppio blitz. A Dammartin uccisi gli attentatori di Charlie, ostaggio salvo. A Parigi morto il killer, 4 vittime tra i sequestrati
(afp)

I due fratelli franco-algerini della strage al settimanale satirico eliminati dalle forze speciali in una tipografia a nord della capitale. In un altro assalto morto un loro complice che ieri aveva ucciso la poliziotta a Montrouge. Giallo sulla compagna del terrorista. Si è detto che era fuggita, confusa tra i sequestrati. Ma probabilmente non partecipava all’azione. I leader europei alla marcia di domenica 

Le forze speciali hanno deciso l’attacco ai terroristi che hanno sconvolto la Francia. Due blitz praticamente contemporanei a Dammartin – nella tipografia dove si erano asserragliati i due fratelli assalitori di Charlie Hebdo con un ostaggio – e nel negozio kosher di Parigi dove si era rinchiuso un terrorista (forse della stessa cellula jihadista) con numerosi ostaggi.

I due fratelli Kouachi sono stati uccisi dalle forze speciali, così come il killer asserragliato nel negozio kosher di Parigi, Amedy Coulibaly. Gli ostaggi dei due fratelli, tra cui un bimbo, sono stati liberati. Sembrava fossero sei ma nel negozio c’erano evidentemente altri avventori – alcuni dicono 15 – dei quali nessuno aveva notizia. E tra loro ci sono vittime – quattro, come confermato dal presidente Hollande – e altrettanti feriti gravi. Alcuni fonti, inoltre, riferiscono che Coulibaly avrebbe fatto fuoco sui sequestrati subito al suo ingresso nel negozio. Ed è giallo sulla sorte della complice del sequestratore, la 26enne Hayat Boumeddiene. Inizialmente si è detto che era riuscita a fuggire, confusa tra gli ostaggi. Fonti di Le Monde invece smentiscono: non era proprio presente nel negozio.

Dalle prime notizie su Dammartin sembra che i fratelli Kouachi siano usciti dalla tipografia, nella quale si erano asserragliati , sparando all’impazzata contro le forze di polizia dopo che queste – probabilmente – avevano iniziato a lanciare bombe e lacrimogeni nel locale. Salvo l’ostaggio del quale – a quanto hanno ricostruito i primi soccorritori – i due killer potrebbero anche non essersi accorti perché si era probabilmente nascosto in uno scatolone o in una botola. Tra le forze speciali si segnala solo un ferito lieve, mentre sarebbero quattro gli agenti rimasti feriti nell’irruzione nel negozio di Parigi.

E’ questo l’epilogo del doppio attacco alla Francia da parte di terroristi islamici dopo il massacro nella redazione parigina della rivista satirica Charlie Hebdo. I due fratelli Kouachi, ritenuti responsabili della strage, sono rimasti in trappola dalla mattina nel nord del Paese. E a Parigi un terzo uomo, di cui gli inquirenti sospettano la medesima affiliazione jihadista dei Kouachi e ieri ha ucciso a Montrouge una poliziotta, ha compiuto un assalto a un negozio kosher, prendendo ostaggi. In tutto il Paese il clima è di alta tensione, a Parigi il prefetto ha ordinato la chiusura precauzionale di tutti i negozi del quartiere ebraico, il Marais.

Dopo la fuga tra i boschi nella notte, l’inseguimento con la polizia a bordo di un’auto rubata e una violentissima sparatoria, i Kouachi si erano barricati nell’agenzia ‘Creation Tendance Decouverte’, una piccola tipografia di Dammartin en Goele, in Rue Clement, a una quarantina di chilometri a nord-est di Parigi. Una persona, il 27enne Michel Catalano il responsabile della piccola azienda a conduzione familiare, è rimasto nel locale ( ma non è chiaro se i sequestratori si fossero accorti della sua presenza). A qauel punto è iniziato l’assedio: bloccate tutte le strade, studenti chiusi nelle classi, le finestre protette.

Poche ore dopo il drammatico blitz di Dammartin en Goele, l’assalto nella zona sud di Parigi – a Porte de Vincennes. Prima uno scontro a fuoco in cui un uomo è rimasto gravemente ferito, poi Amedy Coulibaly – così è stato identificato il presunto terrorista – ha fatto irruzione in un piccolo market di alimentari ebraici kosher, prendendo 5 ostaggi tra cui un bambino piccolo. Coulibaly fa parte della cellula jihadista dei fratelli Kouachi: la famosa cellula di Buttes-Chaumont, dal nome del parco parigino del XIX arrondissement in cui si radunavano i reclutatori jihadisti per la guerra in Iraq. Coulibaly, un 32enne di origini africane, nel 2010 era stato collegato alla progettata evasione di Smain Ait Ali Belkacem, terrorista algerino condannato all’ergastolo per gli attentati del 1995. Contattato da Bfm Tv, durante il sequestro, Coulibaly ha detto di appartenere a Daesh, acronimo arabo per indicare lo Stato islamico. E ha aggiunto di essere “sincronizzato” con fratelli Kouachi: “a loro Charlie Hebdo, a me i poliziotti”, ha detto. Uno dei fratelli Kouachi, prima di essere ucciso nel blitz delle forze speciali francesi, aveva invece annunciato alla ‘Bfm Tv’ di essere stato inviato e finanziato da Al Qaeda nella Penisola Arabica, braccio yemenita dell’organizzazione terroristica fondata da Osama bin Laden.

TAV – FREDIANI (M5S): “INCONTRO CON ARPA, PER LA PRIMA VOLTA UN DIALOGO CON I TECNICI NO TAV”

http://www.m5sp.it/comunicatistampa/2015/01/tav-frediani-m5s-incontro-con-arpa-per-la-prima-volta-un-dialogo-con-i-tecnici-no-tav/

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Oggi il Consigliere regionale Francesca Frediani (M5S), insieme ad alcuni tecnici che da anni seguono per l’ex Comunità montana Valle di Susa il tema Tav, ha incontrato i vertici di Arpa Piemonte presso la sede di Torino. L’incontro ha dimostrato come sia possibile e necessario creare occasioni di confronto anche con i tecnici che da sempre si oppongono all’alta velocità in Valle di Susa.

Arpa infatti ha dato un’ampia disponibilità al dialogo su temi ambientali relativi al cantiere di Chiomonte (TO). Durante il confronto abbiamo avuto la possibilità di sollevare alcune criticità in merito al monitoraggio “ante operam” che definisce, insieme alle normative, tutti i parametri e le soglie ambientali dell’opera stessa. Tale monitoraggio dovrebbe essere una fotografia del contesto ambientale precedente all’avvio dei lavori. Tuttavia lo studio effettuato da Ltf è avvenuto durante l’allestimento del cantiere, dunque i parametri ambientali risultavano fin dall’inizio poco attendibili. Un aspetto preoccupante, peraltro confermato dalla stessa Arpa.
Abbiamo avuto inoltre la possibilità di affrontare ulteriori aspetti come la qualità dell’aria e lo stato delle acque superficiali. Temi che andranno approfonditi in successivi incontri. Il dialogo è stato utile anche per comprendere il ruolo di Arpa, definito dalla delibera CIPE 86/2010, limitato alla condivisione e all’accompagnamento ambientale dell’istruttoria e dei piani di monitoraggio. Si potrebbe dire quindi che Arpa è stata svuotata dei propri poteri di controllo e prescrizione. Da un lato infatti si trova a dover condividere le procedure di monitoraggio con LTF, che molto spesso è controllore di se stesso, e dall’altro lato con il Ministero che avrebbe il compito di dar seguito alle segnalazioni di Arpa con controlli effettivi.
Intendiamo continuare il confronto analizzando verificando che tutte le criticità siano effettivamente risolte, con l’auspicio che al tavolo si aggiunga un importante interlocutore finora assente: LTF.
Sarà nostra cura in futuro accertare l’effettiva rispondenza tra le segnalazioni effettuate da Arpa e quanto recepito dal Ministero anche attraverso il prezioso lavoro dei parlamentari del Movimento 5 Stelle.

Francesca Frediani, Consigliere regionale M5S Piemonte

UN 11 SETTEMBRE FRANCESE ? CHI HA ORDINATO L’ATTENTATO CONTRO CHARLIE HEBDO ?

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=14471&mode=&order=0&thold=0

Welcome to Come Don Chisciotte

 voltai

Postato il Giovedì, 08 gennaio 

DI THIERRY MEYSSAN

voltairenet.org

7 gennaio 2015, un commando fa irruzione nei locali parigini di Charlie Hebdo e uccide 12 persone, ferendone gravemente altre 4. Nei video si sentono gli assalitori urlare “Allah Akbar!” e dire che hanno “vendicato Maometto”. Una testimone, la vignettista Coco, ha detto che gli assalitori si dichiaravano membri di Al Quaeda. Questo è bastato perché molti francesi denunciassero un attentato di matrice islamica. Ora, questa ipotesi è illogica.

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In questo reportage, France 24 ha tagliato la parte di video in modo che non vediamo gli attaccanti uccidere il poliziotto a terra.

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 La missione del commando non ha alcun legame con l’ideologia jihadista

In realtà dei veri membri o simpatizzanti dei Fratelli Mussulmani, di Al Quaeda o dell’Isis non si sarebbero accontentati di uccidere dei vignettisti atei, avrebbero prima di tutto distrutto gli archivi del giornale sotto i loro occhi, sul modello di quello che hanno fatto nella totalità delle loro azioni in Maghreb o Medio Oriente. Per un jihadista il primo compito è distruggere gli oggetti che, a suo modo di vedere, offendono Dio, e solo in seguito punire i «nemici di Dio».

Allo stesso modo, non sarebbero subito fuggiti dalla polizia senza prima aver portato a termine la loro missione, anche a costo di morire sul posto.

Peraltro i video e alcune testimonianze mostrano che gli assalitori sono professionisti. Sanno maneggiare le armi e hanno sparato a colpo sicuro. Non erano vestiti alla maniera dei jihadisti, ma come un commando militare. Il modo in cui hanno freddato un poliziotto ferito a terra, che non rappresentava più un pericolo, dimostra che la loro missione non era quella di «vendicare Maometto» dal sarcasmo di Charlie Hebdo.

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Il video censurato dalla televisione francese

Questa operazione intende porre le premesse di una guerra civile

Il fatto che gli assalitori parlassero bene il francese, e che probabilmente siano francesi, non ci permette di dire che l’attentato sia un fatto interno al mondo francofono o francese. Al contrario il fatto che siano dei professionisti ci obbliga a distinguerli dai loro probabili mandanti. E non c’è nulla che provi che questi ultimi siano francesi.

È un riflesso naturale, benché intellettualmente sbagliato, quello di credere di conoscere i propri aggressori allorché si viene aggrediti. Sarebbe una cosa più logica se si trattasse di criminalità comune, non quando si tratta di politica internazionale.

I mandanti dell’attentato sapevano che il gesto avrebbe provocato una rottura tra francesi mussulmani e francesi non mussulmani. Charlie Hebdo si era specializzato nelle provocazioni anti-islam e la maggior parte dei mussulmani di Francia ne erano diventati direttamente o indirettamente le vittime. Se i mussulmani francesi condanneranno senza appello il gesto, sarà per loro difficile provare lo stesso dispiacere che i lettori di quel settimanale provano per le vittime. E questa situazione sarà percepita come una forma di complicità con gli assassini.

Per questo, anziché considerare l’attentato sanguinario come una vendetta islamica contro un settimanale che pubblicava caricature di Maometto e non risparmiava le sue prime pagine in senso anti-islam, sarebbe più logico ipotizzare che questo sia il primo episodio di un processo finalizzato a creare una situazione di guerra civile.

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John Kerry ha parlato per la prima volta in francese per inviare un messaggio ai francesi. Egli ha denunciato l’ attacco alla libertà  di espressione (ma il suopaese ha continuato dal 1995 a bombardare e distruggere le televisioni che gli davano fastidio in Jugoslavia, Afghanistan, Iraq e Libia) e ha celebrato la lottacontro l’oscurantismo.

La strategia dello «scontro di civiltà» è stata elaborata a Tel Aviv e a Washington

L’ideologia e la strategia dei Fratelli Mussulmani, di Al Quaeda e dell’Isis non si prefigge di creare la guerra civile in Occidente, quanto piuttosto di realizzarla in Oriente e di separare ermeticamente i due mondi. Né Sayyid Qotb [leader e massimo ideologo dei Fratelli Mussulmani, N.d.T.] né nessuno dei suoi successori hanno mai cercato di provocare scontri fra mussulmani e non mussulmani.

Al contrario, la strategia dello «scontro di civiltà» è stata formulata da Bernard Lewis per il Consiglio di Sicurezza Nazionale USA, ed è stata poi divulgata da Samuel Huntington non più come strategia di conquista ma come situazione prevedibile [1].. Tale strategia intendeva convincere i popoli membri della NATO circa un inevitabile scontro che avrebbe preventivamente preso la forma di «guerra al terrore».

Non è al Cairo, a Riad, o a Kabul che si patrocina lo «scontro di civiltà», ma a Washington e a Tel Aviv. I mandanti dell’attentato contro Charlie Hebdo non intendevano soddisfare qualche jihadista o talebano, ma dei neo conservatori o dei falchi liberali.

Non dimentichiamo i precedenti storici

Dobbiamo ricordare che negli ultimi decenni abbiamo visto i servizi speciali USA o NATO:

•    testare in Francia gli effetti devastanti di certe droghe sulla popolazione civile [2];
•    sostenere l’OAS nel tentativo di assassinare il presidente Charles De Gaulle [3];
•    procedere ad attentati sotto false flag, contro civili, in molti stati membri della NATO [4].

Dobbiamo ricordare che, dopo la disgregazione della Jugoslavia, lo stato maggiore statunitense ha sperimentato e messo in pratica in molti paesi la sua strategia del «combattimento fra cani». Essa consiste nell’uccidere i membri della comunità maggioritaria, poi i membri delle minoranze, iniziando infine un gioco di accuse incrociate finché ognuno sarà convinto di essere in pericolo di morte. È in questo modo che Washington provocò la guerra civile in Jugoslavia e, recentemente, in Ucraina[5].

I Francesi faranno bene anche a ricordarsi che non sono stati loro a prendere l’iniziativa della lotta contro i jihadisti reduci della Siria e dell’Iraq. Peraltro fino ad oggi nessuno di loro ha commesso attentati in Francia, e il caso di Mehdi Nemmouche non ha nulla a che fare con quello di un terrorista solitario ma con un agente incaricato di uccidere a Bruxelles due agenti del Mossad [6] [7]..

È Washington che il 6 febbraio 2014 ha convocato i ministri degli Interni di Germania, USA, Francia (M. Valls si era fatto rappresentare), Italia, Polonia e Regno Unito per fare della questione del ritorno dei jihadisti europei una questione di sicurezza nazionale [8].. Ed è solo dopo questa riunione che la stampa francese ha cominciato a parlare del tema e le autorità hanno iniziato a reagire.

Non sappiamo chi abbia ordinato questa operazione professionistica contro Charlie Hebdo, ma dovremmo fare attenzione a non perdere il controllo. Faremmo meglio a considerare tutte le ipotesi e ammettere che, allo stato attuale, il suo scopo più probabile è quello di dividerci e che i suoi più probabili mandanti stanno a Washington.

Thierry Meyssan

Link: http://www.voltairenet.org/article186408.html

7.01.2015

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura della redazione

Charlie Hebdo, doppio blitz polizia: uccisi i terroristi sequestratori. Morti quattro ostaggi a Parigi – DIRETTA

 http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/01/09/charlie-hebdo-blitz-polizia-fratelli-kouachi-uccisi-diretta/1325583/

ESITO OVVIAMENTE SCONTATO

Charlie Hebdo, doppio blitz polizia: uccisi i terroristi sequestratori. Morti quattro ostaggi a Parigi – DIRETTA

I responsabili del massacro nella redazione del settimanale satirico da stamattina sequestravano un uomo in un’azienda a Dammartin. Nella capitale colpi d’artiglieria nel negozio ebraico dove un killer si trovava con almeno 6 persone
Un doppio blitz delle forze speciali francesi a Dammartin-en-Goele (nord di Parigi) e a Porte de Vincennes (sud della capitale): sono stati uccisi i fratelli Kouachi, autori della strage nella redazione del settimanale Charlie Hebdo e Amedy Coulibaly che nella capitale teneva in ostaggio almeno 19 persone in un supermercato ebraico. Nessuna traccia della sua complice: secondo alcuni sarebbe riuscita a fuggire, mentre per altri non sarebbe stata presente. Quattro agenti sono rimasti feriti, quattro ostaggi hanno perso la vita (tre di loro sarebbero morti già prima dell’assalto) e altri quattro sarebbero gravissimi. In quindici sono invece riusciti a fuggire. Il dipendente della stamperia diDammartin si era invece nascosto dentro uno scatolone e gli attentatori non sapevano che fosse all’interno della fabbrica: è uscito indenne dall’assalto.In serata il presidente François Hollande ha parlato alla nazione: “Ringrazio le forze dell’ordine”, ha detto. “Ma dobbiamo restare vigili, ci sono ancora minacce”.

Intorno alle ore 17 una serie di spari e alcune esplosioni si sono verificate sui luoghi dove i killer erano asserragliati: gli attentatori che hanno ucciso 12 persone giovedì 7 gennaio, sono usciti dalla fabbrica dove erano rinchiusi da alcune ore e hanno iniziato a sparare con due kalashnikov: sono stati uccisi dalle forze speciali francesi. I fratelli Kouachi, dopo i primi contatti, avevano detto di “voler morire da martiri”. Attorno alle 13 una sparatoria si è verificata invece nella zona di Porte de Vincennes. Coulibaly si era fatto riconoscere dalla polizia sul posto come l’assassino della poliziotta di Montrouge, freddata giovedì mattina in una sparatoria. L’attentatore armato di due mitragliette, ha preso in ostaggio almeno 6 persone (tra cui un bebè), in un negozio di alimentari kosher, l’Hypercasher, frequentato da ebrei. L’uomo nel pomeriggio aveva detto di essere pronto ad uccidere tutti gli ostaggi se non fossero stati liberati i fratelli Kouachi. Secondo iTélé, i servizi segreti algerini avevano avvertito la Francia il 6 gennaio dell’imminenza di un attacco terroristico.
L’azione dei fratelli Kouachi è iniziata intorno alle 8.40 di stamattina: i due hanno rubato un’auto a Montagny-Sainte-Félicité, nel dipartimento dell’Oise in Piccardia. Armati di pistole automatiche erano stati segnalati come corrispondenti ai fratelli Kouachi; da qui un inseguimento da parte delle forze dell’ordine sull’autostrada nationale 2; qualche minuto dopo un pesante scontro a fuoco all’altezza di Dammartin-en-Goële. Uno dei fratelli Kouachi, incrociato stamane da un commerciante di Dammartin, aveva detto “se ne vada, noi non uccidiamo i civili”. “Sei i media ti faranno domande, tu dirai: è Al Qaeda nello Yemen“. Così ha raccontato a Europe 1 l’uomo a cui stamattina è stata rubata l’auto dai due fratelli Kouachi.
Tasselli che rafforzano la pista di Al Qaeda arrivano anche dalRegno Unito: secondo Reda Hassaine, un ex informatore dell’agenzia dell’intelligence britannica MI5, Chérif Kouachi aveva seguito gli insegnamenti di un terrorista di Al Qaeda, Djamel Beghal, legato alla moschea di Finsbury Park a Londrafrequentata dagli imam estremisti Abu Qatada e Abu Hamza. Beghal, un algerino accusato di aver reclutato Richard Reid, che nel 2001 cercò di far detonare un ordigno nascosto nelle sue scarpe a bordo di un volo di American Airlines da Parigi per Miami, avrebbe reclutato Kouachi quando quest’ultimo era in carcere.

CRONACA ORA PER ORA

Ore 20.11 – Obama: “Applaudiamo i francesi per la loro reazione encomiabile”

Ore 19.55 – Hollande: “Continuiamo a vigilare: ci sono ancora minacce”

Il presidente francese François Hollande parla alla nazione: “Dobbiamo essere molto vigili: ci sono ancora minacce. Siamo fieri delle forze dell’ordine”. L’attacco al supermercato kosher di Parigi è stato “un atto antisemita terrificante”, ha detto il capo dello Stato e ha aggiunto che “gli attentatori non hanno nulla a che vedere con l’islam”.

Ore 19.45 – Hollande chiama Netanyahu: “Quattro ostaggi morti, quindici liberati”

Il presidente francese Francois Hollande ha telefonato al premier israeliano Benjamin Netanyahu per comunicargli che quattro ostaggi nel negozio ebraico di Parigi sono rimasti uccisi, mentre altri 15 sono stati liberati nel corso del blitz della polizia. Lo riferisce Haaretz. Netanyahu ha espresso cordoglio per le vittime e offerto alla Francia l’aiuto di Israele per fronteggiare la minaccia del terrorismo. Il premier ha anche chiesto al presidente francese di rafforzare la sicurezza nelle sedi delle istituzioni ebraiche in Francia.

Ore 19.35 -Kouachi al telefono con Bfm Tv: “Siamo in missione per al Qaida”

Cherif Kouachi, uno dei fratelli sequestratori, raggiunto al cellulare questa mattina da BFM TV, ha affermato di essere in missione per “al Qaida dello Yemen”. Amedy Coulibaly, il sequestratore di Vincennes, invece ha contattato la stessa redazione attorno alle 15, affermando di essere “sincronizzato” con fratelli Kouachi: “A loro Charlie Hebdo, a me i poliziotti”, ha detto.

Ore 19.25 – Il ministro dell’Interno: “Grazie alle forze dell’ordine”

“Grazie dal profondo del cuore alle forze dell’ordine che sono intervenute con controllo, competenza e sangue freddo. Hanno fatto onore alla loro grandezza che ha permesso l’efficacia nell’intervento”. Così il ministro dell’Interno, Bernard Cazeneuve, ai microfoni delle tv francesi, recandosi a Porte de Vincennes dopo il blitz delle forze dell’ordine nel negozio kosher dove almeno uno dei terroristi era asserragliato con degli ostaggi. “Bisogna essere sempre estremamente vigili, attenti. Io resto concentrato sul mio compito che è la protezione dei francesi e del territorio francese”, aggiunge Cazeneuve.

Ore 18.30 – Montepellier: “Un uomo tiene in ostaggio due persone in una gioielleria”

Due criminali nel sud della Francia tengono in ostaggio una persona in una gioielleria. Nessuna correlazione con gli episodi di Parigi. Sparatoria invece a Nimes: un automobilista è andato addosso ad un poliziotto che gli ha sparato.

Ore 17.22 – France presse: “I fratelli Kouachi sono stati uccisi”. Ostaggi in fuga a Saint Vincennes

I due killer sono usciti dalla fabbrica sparando con i kalashnikov e sono stati uccisi dalle forze speciali. E’ indenne l’ostaggio liberato. Il 27enne titolare dell’azienda, che era stato preso in ostaggio questa mattina, si era chiuso in una stanza dell’impresa ed è stato trasportato fuori dall’area a bordo di un elicottero.Gran parte degli ostaggi sono stati liberati nel blitz al supermercato kosher di Parigi.

Ore 17.14 – Quattro forti esplosioni a Parigi a Porte de Vincennes

Assalto contemporaneo a quello di Dammartin-en-Goele nel supermercato dove Amedi Coulibaly tiene in ostaggio alcune persone. L’operazione è in corso, gli uomini dei reparti speciali gridano “a terra, a terra!”.

Ore 17.01 – Blitz nella fabbrica dove si trovano i fratelli Kouachi – Fumo, raffiche ed esplosioni dalle immagini tv.

Ore 16.58 – Colpi di arma da fuoco nella zona della fabbrica Dammartin-en-Goele

Ore 16.49 – Hezbollah: “Terrorismo offende l’Islam più delle vignette”

“I terroristi offendono l’Islam “più dei nemici dell’Islam, che hanno insultato il Profeta (Maometto) con i film o con vignette”. Lo ha detto oggi il capo del movimento sciita libanese, Hassan Nasrallah, citato dai media di Beirut. Questi “takfiri” (fanatici sunniti) si sono diffusi “in Iraq, nello Yemen, in Afghanistan, e ora nei Paesi che li hanno esportati verso di noi”, ha peraltro aggiunto Nasrallah accusando l’Occidente di avere sostenuto gruppi “terroristi” per combattere Assad, come denunciato anche da Damasco.

   
   

Ore 16.30 – Le Parisien: “Il Killer di Saint Vincennes nel 2009 ha incontrato Nicolas Sarkozy” In un’intervista a Le Parisien del 2009, il presunto attentatore Amedi Coulibaly raccontava del suo incontro con l’ex presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy. A quel tempo il ragazzo lavorava a progetto per Coca Cola e disse: “Se il presidente potesse aiutarmi a trovare lavoro”.

Ore 16.23 – Sequestro ostaggi, almeno 6 persone a Saint Vincennes: “C’è bebè di 6 mesi” C’è anche un bebè di sei mesi, oltre ad almeno 5 adulti, fra gli ostaggi tenuti in un negozio di alimentari kosher a Parigi. Lo ha appreso la televisione israeliana Canale 2. “E’ una catastrofe! Mia nipote Sarah è in quell’emporio con il suo bebè Noah di sei mesi” ha detto una loro congiunta, Kali Peretz, parlando di almeno 6 ostaggi.

Ore 16.10 – Netanyahu ordina al Mossad assistenza alla polizia francese

Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha ordinato ai funzionari della sicurezza e ai diplomatici israeliani presenti in Francia di fornire tutta l’assistenza necessaria alla polizia locale impegnata negli assedi in corso. Lo riferisce Haaretz. Netanyahu ha anche ordinato un rafforzamento delle direttive sulla sicurezza a tutte le ambasciate e istituzioni israeliane all’estero.

Ore 15.59 – Immagini di un uomo fermato a Porte de Vincennes 

L’emittente francese Europe 1 ha diffuso le riprese, girate da un passante, dell’arresto di un uomo a Porte de Vincennes, a Parigi. La radio ha precisato di non sapere se la persona arrestata sia un sequestratore, un passante o un impiegato del negozio kosher attaccato.

Ore 15.56 – I servizi algerini avevano avvertito la Francia di un attacco terroristico

I servizi segreti algerini avevano avvertito la Francia il 6 gennaio dell’imminenza di un attacco terroristico. Lo dice la tv iTelé

Ore 15.35 – Sequestratore di Vincennes: “Lasciate andare i Kouachi” 

“Le due vicende sono chiaramente legate”, ha detto una fonte di polizia a Le Figaro. “L’attentatore a Porte de Vincennes ha minacciato di uccidere tutti gli ostaggi se non verranno liberati i fratelli Kouachi”.

Ore 15.26 – Ministero dell’Interno smentisce i due morti 

Il ministero dell’Interno francese ha smentito la notizia di due morti nella sparatoria in un negozio kosher di Parigi. Lo riferisce France24. L’emittente, citando fonti di polizia, parla di “un ferito in gravi condizioni”.

 Ore 15.25 – Falsa allerta al Trocadero. Riprende la circolazione

Ore 15.17 – Le Figaro: “Evacuata la zona del Trocadero”

Secondo il quotidiano francese Le Figaro, sarebbe in corso l’evacuazione della pizza del Trocadero di fronte alla Torre Eiffel. “I turisti sono stati evacuati dalla zona”, riporta un testimone.

Ore 15.14 – Prefetto chiude i negozi del rione ebraico 

La Prefettura di Parigi, in presenza della grave situazione a Parigi, ha ordinato per precauzione la chiusura di tutti i negozi della rue des Rosiers, il cuore dell’antico quartiere ebraico di Parigi, il Marais.Ore 15.10 – Killer Montrouge e uno dei Kouachi discepoli dello stesso Jihadista Amedy Coulibaly, il 33enne ricercato per la sparatoria di Montrouge, era già noto ai servizi dell’antiterrorismo francese. Sia lui che Cherif Kouachi, uno dei due autori della strage a Charlie Hebdo, erano fra i principali discepoli dello jihadista Djamel Beghal, condannato per terrorismo, che faceva proseliti per gli estremisti takfir, una setta all’interno della comunità salafita, si legge su Le Monde. Grazie ad intercettazioni telefoniche, i servizi avevano appreso che i due uomini si recavano regolarmente a trovare Beghal, a cui era stato imposto il soggiorno obbligato a Murat, nella regione centro-meridionale di Cantal. Noto anche come Abu Hamza, Beghal ha scontato una condanna a dieci anni per un complotto, poi sventato, che mirava a compiere un attentato contro l’ambasciata americana a Parigi nel 2001. Hayat Boumeddiene, la donna ricercata per Montrouge, è stata la compagna di Coulibaly, scrive ancora le Monde. I due si sono anche recati assieme a trovare Beghal.

Ore 14.53 – Parigi, autore sparatorie era appena uscito di prigione
Amedy Coulibaly, il sequestratore del supermercato kosher di Parigi, è uscito di prigione da due mesi. Era stato arrestato e condannato nel 2010, per aver fatto parte di un gruppo che aveva elaborato un piano per tentare di far evadere Smait Ali Belkacem, l’autore dell’attentato del 1995 alla stazione RER di Saint-Michel a Parigi. Nella stessa inchiesta, riferiscono i media francesi, era stato interrogato anche Cherif Kouachi, che era però stato scagionato.

Ore 14.40 – Ministro dell’Interno sul luogo della sparatoria 

Il ministro dell’Interno francese Bernard Cazeneuve è arrivato nel luogo della sparatoria avvenuta in un negozio kosher a Porte de Vincennes, a Parigi. Lo ha fatto, riporta il sito di Le Figaro, su richiesta de presidente François Hollande. Il presidente è stato aggiornato sulla situazione da Cazeneuve e dal premier Manuel Valls.

Ore 14.39 – Due ricercati per la sparatoria di Montrouge

La polizia francese ha reso nota l’identità dei due ricercati per la sparatoria di ieri a Montrouge in cui è rimasta uccisa una poliziotta. Si tratta di Hayat Boumeddiene, una donna di 26 anni, eAmedy Coulibaly, un uomo di 32 anni, che sarebbe l’aggressore che ha aperto il fuoco contro l’agente. E che ora starebbe tenendo in ostaggio 5 persone nell’alimentari ebraico di Parigi.

Ricercati 675

Ore 14.23 – Evacuata scuola a Dammartin-en-Goele

La scuola elementare Henry Dunant situata a poche centinaia di metri dalla tipografia dove sono barricati i fratelli Kouachi, è stata la prima ad essere evacuata dalle forse di sicurezza. I piccoli stamani, quando si erano uditi gli spari, erano stati fatti stendere a terra dalle maestre per metterli in sicurezza. “Uno ad uno – assicurano le autorità – saranno fatti evacuare tutti gli altri istituti scolastici”.

Ore 13.20 – Da scuola barricata studenti gridano: “Charlie”

“Charlie, Charlie!” E’ l’urlo che si sente provenire dagli studenti di una scuola di Dammartin-en-Goele. Le serrande delle finestre sono quasi tutte abbassate ma qualche alunno riesce ad affacciarsi e a salutare le decine di giornalisti sul posto. Le autorità locali hanno dato l’ordine ai ragazzi di stare lontani dalle finestre ed è prevista nelle prossime ore l’evacuazione in sicurezza con degli autobus di circa 1000 alunni di 4 scuole.

Ore 12.39 – “Forse cinque ostaggi”

Resta incerto il numero degli ostaggi. Secondo Bernard Corneille, sindaco di Othis, un Comune limitrofo, potrebbero essere 5: almeno in base al numero delle persone che vi lavorano, compreso il titolare. “Ho provato a contattarlo stamattina senza mai avere risposta”, ha detto. Il suo portavoce ha aggiunto di aver provato telefonare pure ad altri dipendenti senza successo. Anche a Othis sono state chiuse le scuole.

 Ore 12.38 – Vicesindaco: “Priorità è sgomberare le scuole”

“La nostra priorità in questo momento è evacuare le scuole”, così il vice sindaco di Dammartin-en-Goele. Le scuole nel paese sono 4 per circa un migliaio di alunni e saranno evacuate a piccoli gruppi a bordo di autobus. Gli studenti saranno fatti convergere in una palestra dove i genitori saranno poi invitati a venirli a prendere.

Ore 11.52 – Killer Montrouge e fuggitivi si conoscevano

L’autore della sparatoria di ieri a Montrouge, periferia sud di Parigi, conosceva i fratelli Kouachi. Lo rivela la tv France 2, citando fonti dell’intelligence transalpina. Secondo il sito di 20 Minutes, gli uomini erano “in contatto”.

 Ore 11.29 – Hollande: “Francia sotto shock”

“Che siano agenti della polizia nazionale o una agente della polizia municipale, la Francia è sotto shock dal momento che gli autori di queste azioni non sono stati arrestati”. Così il presidente francese,François Hollande, arrivato al ministero dell’Interno a piedicircondato dai suoi collaboratori. Qui è stato accolto dal premierManuel Valls e dovrà fare il punto sulle operazioni.

Ore 11.24 – Deputato: “Dicono di voler morire da martiri”

I due fratelli Kouachi “hanno dichiarato di voler morire da martiri”. Lo ha riferito a i-Tele il deputato di Dammartin-en-Goele, Yves Albarello, del partito di opposizione Ump.

Ore 11.23 – Said Kouachi incontrò imam di Al Qaeda

Said Kouachi si recò nel 2011 in Yemen per motivi di studio e incontrò Anwar al Awlaki, il noto imam vicino ad al-Qaeda. Lo ha riferito a Reuters una fonte dell’intelligence yemenita.

Ore 10.59 – Charlie Hebdo, i 4 feriti sopravviveranno

Non sono più in pericolo di vita i quattro feriti più gravi dell’attacco terroristico a Charlie Hebdo. “I quattro feriti sono ancora in situazione di urgenza, ma la loro vita non è più in pericolo”, ha detto oggi il ministro francese degli Interni Bernard Cazeneuve, secondo quanto riferisce il sito di Le Figaro. Gli altri sette feriti, ha aggiunto il ministro, sono stati dimessi dall’ospedale.

Ore 10.50 – Le Figaro: “Identificato killer della poliziotta di Parigi”

L’autore della sparatoria di ieri a Montrouge, periferia sud di Parigi, in cui è morta una giovane vigilessa, è stata identificato dalle forze di polizia. Due suoi familiari sono stati fermati. Lo riferisce il sito di Le Figaro.

Teatri Sospesi di Salerno si scopre No Tav

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Il Teatro della Viscosa a Salerno con “No T’avevo detto”. Da Sì Tav a No Tav, un viaggio “nell’inquietante realtà celata dietro la costruzione di una grande opera”.
omissisnews on 09/01/2015 – 09:27
 

Venerdì 9 prende il via la stagione teatrale 2015 dei Teatri Sospesi a Salerno, diretta da Serena Bergamasco e Carlo Roselli, all’insegna dell’impegno sociale con uno spettacolo che ha già avuto oltre 50 repliche. Più precisamente lo fa con un viaggio nel caldo tema No Tav che da Afragola (Napoli) porta i protagonisti della pièce fino in Val di Susa.No T’avevo detto si intitola il lavoro del Teatro della Viscosa, scritto, diretto e interpretato da Laura Pece e Stefano Greco.

NO-TAV-2

Maria è una donna come tante, con una storia personale fatta di lavoro, casa, mutuo da pagare, preoccupazioni comuni, ma è anche una ferroviera convinta sostenitrice del Tav. Un percorso sia personale sia collettivo in cui la protagonista viaggia in Italia attraverso uno spaccato della nostra società, dei problemi sociali e ambientali che le Grandi opere hanno contribuito a creare, da Afragola a Tor Sapienza (Roma) al Mugello, sino in Val di Susa. “Maria crede che l’Alta velocità farà bene al suo paese, farà bene all’economia, migliorerà il trasporto delle persone e delle merci. Maria comincia il suo percorso attraversando l’Italia dell’Alta Velocità, un percorso di coscienza e conoscenza, che disvelerà ai suoi occhi l’inquietante realtà celata dietro la costruzione di una grande opera”. Le musiche sono di Francesca Bertozzi.

Venerdì 9 e sabato 10 gennaio, ore 21.00
Teatri Sospesi, via Lungomare Marconi 87, a Salerno.
Ingresso a sottoscrizione (8 euro). Consigliata la prenotazione (3923163608 – info@teatrisospesi.org)

teatro

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Due anni in cella accusato di “terrorismo”… per aver dipinto un muro

Ho scritto lettere al presidente della Repubblica, a diversi giornali incluso Corriere della Sera, Il Fatto Quotidiano e Il Foglio. Ho segnalato il caso su Facebook, Twitter e a Prima Pagina, Rai 3. Volevo che si parlasse di un caso di accanimento giudiziario. Finora, nessuno mi ha risposto.

L’Operazione Brushwood comandata dal generale dei Ros Giampaolo Ganzer il 23 ottobre, 2007, ha portato all’arresto di 5 ragazzi (fra i 18 e i 35 anni di età) di Spoleto, accusati di associazione eversiva ambientale e di far parte del gruppo terroristico Coop-Fai. Stavano per fare, secondo il Generale Ganzer, Ros, “il grande salto”.

Fra l’altro, i ragazzi erano accusati di aver mandato delle pallottole inesplose alla presidente della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti. La notizia ha animato tutti i tg italiani, e i giornali mondiali nei giorni seguenti. Infatti a livello internazionale Operation Brushwood è apparso sulla prima pagina del Washington Post. Suonava bene in inglese, un po’ alla Clint Eastwood.

Sette anni dopo, però, cioè nel 2014, l’accusa di terrorismo è stata archiviata. Non c’erano armi, né un piano eversivo. Del Coop-Fai neanche traccia. I cinque ragazzi non erano più terroristi ma due di loro erano comunque stati giudicati colpevoli di danneggiamenti a una ruspa e imbrattamento dei muri di un cantiere.

Nel frattempo, il generale Ganzer è stato condannato in prima istanza a 14 anni di reclusione per detenzione di kalashnikov e droga (ridotto in appello a 4 anni, ma confermando la prima sentenza e la sua colpevolezza). Le sue operazioni spettacolari (come “Brushwood”, ma non solo) furono attribuite dai suoi giudici alla sua “smisurata ambizione”.

Ganzer ha indossato l’uniforme dei carabinieri e mantenuto il suo ruolo come comandante dei Ros fino all’ultimo giorno della sua carriera. E andato in pensione -abbondante, immagino – e non ha fatto un solo giorno di galera. Maria Rita Lorenzetti, scaduto il suo termine come presidente della Regione Umbria, è diventata presidente dell’Italferr (Ferrovia di Stato). Lei sarà processata prima o poi nell’inchiesta Tav (tratto Roma-Firenze) per abuso di ufficio, corruzione e associazione a delinquere. Ha fatto finora 14 giorni di arresti domiciliari. Immagino abbia una bella casa. Durante gli 8 mesi di galera “dura” sotto le leggi anti-terroristiche, 2 dei 5 ragazzi spoletini hanno ammesso alcuni atti di vandalismo – imbrattamento dei muri, danneggiamento di una ruspa – nel difendersi dall’accusa tanto più grave di terrorismo.

Questi 2 ragazzi erano anarchici dichiarati che si sono opposti apertamente alla costruzione di un ecomostro (l’edificio è stato descritto così da due diverse commissioni parlamentari) dentro le mura antiche di Spoleto. Lo stesso ecomostro è stato condannato in secondo appello pochi mesi fa dalla corte di Firenze alla demolizione totale.

I due ragazzi avevano ragione a protestare, come hanno fatto molte centinaia di altre persone a Spoleto nel 2007, durante una marcia di protesta nel giugno di quell’anno. Ma solo loro – gli anarchici – sono finiti in galera. In questi sette anni – consumati fra un processo, due appelli e la Corte della Cassazione – due dei cosiddetti baby terroristi spoletini sono morti di cause naturali (uno di un embolo, l’altro a causa di un episodio notturno di epilessia).

Uno di questi è morto senza sapere di essere stato assolto. Un altro ragazzo è stato ricoverato in una clinica per disturbi seri che non mostrava prima della sua incarcerazione. Il quarto è libero finalmente, avendo scontato un anno di prigione (alcuni dei mesi “duri” come terrorista sospettato) per aver imbrattato un muro.

È l’unico colpevole in un’Italia imbrattata da Palermo a Cuneo. Il quinto ragazzo – anarchico dichiarato, studente di filosofia, pacifista, vegetariano, il capo della banda che non esisteva – Michele Fabiani, dopo aver celebrato il suo ventunesimo compleanno in una cella di isolamento nel carcere di Aquila, è stato arrestato di nuovo il 10 luglio scorso.

Secondo la Corte di Cassazione Miche-Io dove finire a scontare la pena di 2 anni e 4 mesi per i muri imbrattati e per aver recato danni minori ad una ruspa. È stato rinchiuso nel prigione di massima sicurezza di Maiano di Spoleto, e poi è stato trasferito nel carcere di Ferrara, dove gli resta da scontare 1 anno, 3 mesi e 25 giorni dietro le sbarre. Sta in una sezione riservata ad anarchici. Nessun sconto nonostante quasi un anno di prigione duro sotto le leggi antiterroristiche. Le chiedo, come mai i giornali, la televisione o il Washington Post non stanno parlando di questo caso clamoroso di accanimento giudiziario?

Michael G. Jacob (Giallista inglese residente a Spoleto)

 Giovani, impegnati e scomodi: non volevano l’ecomostro, di Damiano Aliprandi

Operazione “Brushwood”, Questo è il nome della repressione giudiziaria che ha travolto le vite di cinque ragazzi spoletini, i quali avevano osato sensibilizzare l’opinione pubblica contro la costruzione del cosiddetto “ecomostro” nella cittadina di Spoleto, in Umbria. Noi de Il Garantista ne avevamo già parlato a ridosso della Cassazione che ha in pratica confermato l’assoluzione per reati di terrorismo, ma ha ordinato di far scontare la pena residuale di due anni a Michele Fabiani, uno dei ragazzi anarchici accusati di terrorismo.

Il reato incriminato? L’aver imbrattato dei muri e recato un danno alla ruspa. Ma in quale contesto avvenne questa repressione giudiziaria che – a differenza del movimento No Tav – non ha avuto un grande risalto mediatico? L’Umbria è una regione molto particolare e da tempo “colonizzata” dalla ‘ndrangheta. Una mafia -operante nella regione ancora definita “verde” – dedita soprattutto al riciclo del denaro tramite i settori dell’edilizia e dello smaltimento dei rifiuti. L’Umbria è talmente strozzata dalla ‘ndrangheta che addirittura la Confesercenti è stata costretta a redigere un corposo dossier dove ha denunciato questa insostenibile situazione. E continua a deteriorarsi per le numerosi imprese edili che spuntano come funghi: una regione praticamente cementificata. La mafia, ovviamente legate al potere politico, non ha tanto paura del potere giudiziario che molto spesso cede in una trattativa del

tutto legalizzata come il pentitismo – proprio come l’ex pentito Roberto Salvatore Menzo che, nelle campagne di Gubbio, eliminò così il “collega” Salvatore Conte e ha avuto la possibilità di “pentirsi” nuovamente e indirizzare nuovi arresti dove è difficile sapere quale sia la verità o meno – ma teme le lotte sociali della popolazione. E forse ha avuto paura quando cinque giovani ragazzi anarchici hanno cominciato a sensibilizzare l’opinione pubblica contro la costruzione selvaggia in “odore di mafia” che rovina l’ambiente e modifica una città storica come Spoleto. Si era creato un movimento vero e proprio dove c’è stata una inattesa partecipazione dei cittadini. Ed è in quel preciso momento che è intervenuta la magistratura perugina con gli arresti e il movimento di protesta morì sul nascere.

Tutto avvenne una notte di sabato del 2007 quando Michele Fabiani, il giovane spoletino di appena 20 anni, si spaventò a morte. Era in casa a dormire quando all’improvviso un forte frastuono lo svegliò. Rumori di elicotteri, cani che abbaiavano e soprattutto decine di uomini con il passamontagna e mitra che gli intimidivano di aprire. Fabiani era stato arrestato quella notte e sbattuto subito preventivamente in un carcere duro: questa è stata l’operazione Brushwood condotta dalla Pm Comodi e l’allora capo dei Ros Giampaolo Ganzer. Il resto della storia ce la racconta lo scrittore inglese Michael G. Jacob, in una sua lettera di denuncia che noi abbiamo ricevuto e pubblichiamo integralmente qui accanto.

da il Garantista

E’ morto ammazzato! Bernard Maris, l’economista della Banque de France che voleva cancellare il debito

http://www.byoblu.com/post/2015/01/08/e-morto-ammazzato-bernard-maris-leconomista-della-banque-de-france-che-voleva-cancellare-il-debito.aspx

Pubblicato 8 gennaio 2015 – 16.20 – Da Claudio Messora

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Bernard Maris economista Banque de France Attentato Charlie Hebdo

“Tutti i paesi europei dovranno prima o poi rassegnarsi a cancellare parte del loro debito pubblico. Bisogna rinegoziarlo quando supera il 60% del PIL per potere rispettare di nuovo i criteri di Maastricht. I creditori e quindi le banche dovranno chiaramente fare uno sforzo importante. Anche i grandi paesi come Germania e Francia. E’ l’unico modo per consentire agli Stati dell’eurozona di rilanciare l’economia. Senza crescita non riusciranno ad affrontare il debito pubblico, come è successo ai paesi africani per diversi decenni, rimborseranno per l’eternità un debito che soffocherà l’Europa.”

Ecco chi era Bernard Maris, nel punto di Paolo Pagliaromaris

E’ pertanto l’unico modo per evitare anni di ristagno dell’economia come in Giappone o nel Portogallo. L’unico modo anche per evitare un grosso crollo del potere di acquisto delle famiglie e dei conflitti sociali principali. La scelta della Germania rovinerà anche la sua economia a lungo termine. Non è un circolo virtuoso ma un circolo vizioso. Preferisce ridurre il livello di vita dei tedeschi pur di essere competitiva. Questa politica come quella della Costa D’Avorio negli anni ’60, si chiama la “crescita che impoverisce”

 Così parlava Bernard Maris, economista della Banque de France, morto ammazzato ieri a Parigi durante l’attentato a Charlie Hebdo.

  Ascolta quello che aveva detto Bernard Maris sulla creazione del denaroLe Banche Fabbricano Denaro Dal Nulla - Bernard Maris

Grazie a Nicoletta Forcheri per la traduzione

COUP D’ETAT PRO-AMERICAIN EN GAMBIE ? / LUC MICHEL SUR ‘AFRIQUE MEDIA TV’

Le duplex de Bruxelles avec ‘Afrique Media TV’ de ce 4 janvier 2015

Filmé en direct par PCN-TV à Bruxelles (images brutes, non montées)

PCN-TV - AMTV LM coup en Gambie (2015 01 04)  FR (1)

Luc MICHEL répond aux questions suivantes :

Que se passe-t-il en Gambie ?

Est-ce un coup d’état pro-américain ?

Le président gambien dénonce une tentative de « changement de régime » pro occidentale. A-t-il raison ?

Pourquoi un coup d’état et pas une « révolution de couleur » en Gambie ?

 Video intégrale sur : https://vimeo.com/116209799

Luc MICHEL sur AFRIQUE MEDIA TV

dimanche 4 janvier 2015 dans le ‘Débat panafricain’

avec Bachir Mohamed Ladan.

 # ALLER PLUS LOIN :

QUE SAIT-ON DU COUP D’ETAT ? QUE DIT LE PRESIDENT GAMBIEN ?

PCN-TV - AMTV LM coup en Gambie (2015 01 04)  FR (2)

Le président gambien Yahya Jammeh a fustigé mercredi 31 décembre 2014 ceux qui visent « un changement de régime par la violence », dans sa première déclaration publique à son retour à Banjul après un putsch manqué suscitant des craintes de répression dans son pays. M. Jammeh, 49 ans dont vingt au pouvoir, était arrivé dans la nuit de mardi à mercredi dans la capitale gambienne après une escale à N’Djamena, en provenance de Dubaï où il était en visite privée depuis le week-end dernier.

 « Ceux qui prônent et parrainent un changement de régime par la violence doivent savoir qu’ils n’agissent pas seulement en violation des droits de l’homme et des intérêts légitimes des victimes, mais aussi contre la volonté de Dieu Tout-Puissant. C’est pourquoi ils ne réussiront jamais », a-t-il affirmé mercredi soir dans un message à la Nation à l’occasion du Nouvel An, sa première déclaration publique depuis deux jours. « Ceux qui jouent avec Dieu le paieront cher », a-t-il menacé, sans citer de nom.

 Il n’a pas spécifiquement évoqué le coup d’Etat raté, une attaque armée contre le palais présidentiel ayant fait mardi 30 décembre au moins trois morts, selon un bilan non officiel. Environ deux heures avant la diffusion de son message à la Nation, il s’était montré dans les rues de Banjul dans un cortège placé sous haute sécurité, faisant à l’improviste sa première apparition publique depuis les troubles de mardi. Il ne s’était alors pas exprimé. A son retour à Banjul, les corps des assaillants tués lors de l’attaque lui ont été présentés au palais présidentiel, où il a passé en revue le dispositif militaire pour en relever « les failles », a expliqué à l’AFP une source militaire. « C’est sûr que certains officiers risquent d’être montrés du doigt », a-t-elle dit.

 Des hommes armés ont attaqué le palais présidentiel, situé dans la zone de Marina Parade (corniche est de Banjul), mardi 30 décembre aux environs de 03H00 locales (et GMT), puis ont été repoussés. Ils étaient « commandés par un ex-capitaine du nom de Lamin Sanneh, qui est un déserteur de l’armée », au nombre des tués, d’après un autre officier. L’attaque avait été suivie d’un déploiement militaire et policier important mardi à Banjul, transformée en ville morte. La capitale a connu une nuit calme et a retrouvé dès le mercredi 31 décembre ses activités habituelles, les rotations de son ferry jusqu’à Barra (nord de la ville) et une circulation intense sauf à son entrée sud, a rapporté un correspondant de l’AFP. Cinq points de contrôle militaires ont été installés entre le pont de Denton, principal lieu d’accès à Banjul par la route, et l’entrée de la ville. Les soldats postés à Denton « demandent aux passagers allant à Banjul leurs papiers. Ceux qui n’en ont pas ne sont pas autorisés à entrer dans la ville », a dit Amadu Njie, un des rares habitants ayant accepté de parler à l’AFP ouvertement.

 Un responsable administratif d’une localité sénégalaise proche du Nord de la Gambie – petit pays totalement enclavé dans le Sénégal, à l’exception de sa façade maritime sur l’Atlantique – a fait état de « contrôles renforcés » à la frontière. Mercredi 31 soir, Dakar a condamné « fermement » le putsch manqué mené « par un groupe d’insurgés », et réaffirmé « son opposition à la violence et à tout changement anticonstitutionnel de gouvernement comme mode d’accès au pouvoir ».

 En dépit de l’accalmie, selon plusieurs sources, l’atmosphère était cependant généralement tendue en Gambie, où le régime de Yahya Jammeh, arrivé au pouvoir par un putsch en juillet 1994, a par le passé mené plusieurs vagues de répression contre des comploteurs présumés ou des adversaires.

 Une des sources militaires jointes par l’AFP a dit appréhender une « purge » au sein des forces de défense et de sécurité de cette ex-colonie britannique de près de deux millions d’habitants. Pour le chercheur Gilles Yabi, basé à Dakar, la Gambie est face à « un risque très important de répression allant au-delà des personnalités militaires qui seraient impliquées dans cette tentative » de coup d’Etat.

 L’Union africaine a fait part de sa « préoccupation » après les événements du 30 décembre et appelé au calme en Gambie. Le Conseil de sécurité de l’ONU a condamné la tentative de putsch, et le secrétaire général des Nations unies Ban Ki-moon a réclamé une enquête « dans le respect de l’Etat de droit ». Le représentant spécial de l’ONU pour l’Afrique de l’Ouest doit se rendre rapidement en Gambie.

 PCN-SPO / avec AFP

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