GUERRA IMPERIALISTICA E GUERRA DI CLASSE SI MUOVONO SUGLI STESSI SCHEMI

Di comidad del 08/01/2015 

I media “occidentali” non fanno mistero di sperare che l’Ungheria possa presto diventare una riedizione dell’Ucraina, ciò per la soddisfazione della NATO e di tutta l’opinione pubblica amante della libertà. Ci si fa sapere che addirittura a href= http://it.euronews.com/2015/01/03/ungheria-nuova-mobilitazione-a-budapest-contro-il-governo-orban/> cinquemila (sic!) manifestanti sono scesi in piazza contro il primo ministro Orban, colpevole nientemeno che di eccessive aperture nei confronti della Russia del “dittatore” Putin. L’accusa più specifica ad Orban è di “corruzione”, cioè il fatto che preferisca prendere mazzette dalla multinazionale russa Gazprom, invece che da multinazionali anglo-americane come la BP o la Exxon.
Ce n’è abbastanza per catalogare anche Orban come un dittatore, un criminale da rimuovere con qualsiasi mezzo; sebbene in base agli standard “occidentali” egli, come del resto lo stesso Putin, risulti regolarmente eletto. Ma ciò non ha mai risparmiato ad alcuno la gogna mediatica, se considerato in qualche modo un intralcio agli affari. La vecchia e cara Ungheria, icona prediletta del “vittimacomunismo” dell’epoca della guerra fredda, sembra ormai un pallido ricordo. A quanto pare la piazza “occidentalista”, specialmente se fomentata dal senatore McCain e dal finanziere Soros, può fregiarsi di una dignità morale e politica superiore, tale da additare al mondo come tiranno qualsiasi capo di governo venga preso a bersaglio.
Al contrario, in Italia un governo “occidentale” poche settimane fa non si è sentito minimamente delegittimato dal dissenso di un milione di manifestanti scesi in piazza contro i decreti sul lavoro.
Il sacro discrimine tra il bene ed il male infatti non è la piazza, ma è l’Occidente; ed il Jobs Act è santo, visto che non ce lo impone Putin, bensì il Fondo Monetario Internazionale con i suoi lacchè della Commissione Europea. Se poi l’eventuale dissenso sindacale tocca nervi ancora più scoperti, allora non c’è più alcun limite alla criminalizzazione di ogni potenziale oppositore, tanto che i toni della propaganda contro il lavoro diventano apertamente quelli della guerra civile.
Nel novembre scorso i sindacati del pubblico impiego hanno fatto
ricorso contro il blocco dei contratti e degli scatti di anzianità. Dal 1993 il pubblico impiego è sottoposto infatti ad una normativa privatistica, eppure dal 2010 i contratti sono bloccati per legge. Di fronte alla palese incostituzionalità di questa situazione, che ha fatto il governo? Ha ritenuto di strumentalizzare un episodio inquadrabile nel contenzioso tra la giunta comunale romana ed i suoi vigili urbani. Se gli sbirri ammazzano gente inerme, allora li si può perdonare; ma se si mettono in malattia in massa, in questo caso non conta nulla che abbiano esercitato un proprio diritto nel rispetto dei regolamenti vigenti. Ogni diritto del lavoro soccombe infatti di fronte al diritto all’ingerenza morale che il potere rivendica. I media perciò non hanno esitato a bollare come criminali questi “tutori dell’ordine”, parlando del tutto fuori luogo di “certificati medici falsi”, sebbene tali certificati siano stati erogati nel quadro dei controlli previsti dalla mitica “cura Brunetta”, a cui sei anni fa i media, tutti allineati, avevano attribuito effetti taumaturgici.
Ma la pubblica amministrazione oggi è una preda per le multinazionali dell’informatica, perciò i lavoratori del pubblico impiego vengono bollati col marchio di infamia di “fannulloni”. La guerra imperialistica e la guerra di classe adottano gli stessi schemi di criminalizzazione del bersaglio di turno; e non vi è nulla di strano, dato che si tratta di servire gli stessi potentati affaristici.
Multinazionali come la IBM, la Microsoft e la Apple esibiscono ogni tanto qualche querelle di facciata, ma di fatto agiscono come un cartello, che si presenta compatto all’appuntamento con gli appalti della pubblica amministrazione. Tra il 2001 ed il 2006 il ruolo di ministro per lo sviluppo tecnologico fu svolto da Lucio Stanca, un
ex dirigente della IBM, il quale si ritrovò – guarda la coincidenza – a rilasciare appalti per l’informatizzazione della pubblica amministrazione proprio all’azienda di cui aveva fatto parte. Per tutti quegli anni il conflitto di interessi del Buffone di Arcore servì a mettere in ombra conflitti di interesse di questa portata; ma c’era il buon nome delle multinazionali da tutelare. Magari anche le attuali misure di indulgenza fiscale varate dal governo, servono a favorire qualche multinazionale, ma c’è ancora il Buffone a fare provvidenzialmente da paravento.
L’attuale compagine di governo però non ha un ministro dello Sviluppo tecnologico, poiché è lo stesso Presidente del Consiglio a voler svolgere questa funzione. Anche Renzi un lobbista? Non sia mai detto. In un’intervista al “Financial Times” Renzi ci fa sapere di tutto il
disprezzo che prova per i lobbisti da cui Roma è infestata, ed ha rivendicato la sua estraneità ad un tale sistema.
Deve essere per questo che Renzi è diventato da anni
uno spot vivente di Apple. Nelle sue attuali esibizioni in parlamento ed in tv, Renzi si presenta regolarmente bardato con tutti i più recenti prodotti Apple. Queste performance pubblicitarie datano già a quando era semplicemente sindaco di Firenze.
Ma Renzi non si limita a fare da testimonial pubblicitario. Nella sua
avventura americana dello scorso settembre, ospite nella Silicon Valley, tra una denigrazione e l’altra nei confronti del proprio Paese, Renzi annunciò la digitalizzazione della pubblica amministrazione in Italia; ciò al fianco del direttore finanziario di Apple, Luca Maestri. Ovviamente soltanto un incallito malpensante potrebbe supporre che i due abbiano parlato di affari.

http://www.comidad.org/dblog/articolo.asp?articolo=650

L’ambasciata USA a Baghdad dirige le operazioni del SIIL

gennaio 8, 2015

Fars News Agency, Global Research, 7 gennaio 2015

 Il comandante delle Forze Basij (volontarie) dell’Iran, Generale di Brigata Mohammad Reza Naqdi, ha detto che l’ambasciata USA a Baghdad è il centro di comando dei terroristi taqfiri dello Stato Islamico dell’Iraq e Levante (ISIL). “Gli Stati Uniti appoggiano direttamente il SIIL in Iraq e gli aerei statunitensi lanciano aiuti e armi al SIIL in Iraq…“, ha detto il Generale Naqdi rivolgendosi ad un gruppo di forze Basij a Teheran. Ha aggiunto che le forze irachene hanno anche recuperato alcuni degli aiuti lanciati dagli aerei degli Stati Uniti ai terroristi del SIIL. La scorsa settimana, la Commissione per la sicurezza e la difesa parlamentare irachena ha rivelato che un aereo statunitense ha rifornito l’organizzazione terroristica SIIL di armi e munizioni nella provincia di Salahuddin. Il deputato Majid al-Gharawi ha dichiarato che informazioni disponibili sottolineano che aerei statunitensi riforniscono l’organizzazione SIIL non solo nella provincia di Salahuddin ma anche in altre province, segnala Iraq Tradelink. Ha aggiunto che Stati Uniti e coalizione internazionale “non combattono seriamente l’organizzazione SIIL, poiché hanno il potere tecnologico per rilevare la presenza degli uomini del SIIL e distruggerli in un mese“.
Gharawi ha aggiunto che “gli Stati Uniti cercano di prolungare la guerra contro il SIIL per avere garanzie dal governo iracheno sul possesso di basi nelle province di Mosul e Anbar“. La Commissione sicurezza ha anche rivelato che a Salahuddin “aerei sconosciuti hanno lanciato armi e munizioni agli elementi armati del SIIL a sudest della città di Tiqrit“.

A fine dicembre, un parlamentare iracheno ha sollevato dubbi sulla serietà della coalizione anti-SIIL guidata dagli Stati Uniti, e ha detto che il gruppo terrorista riceve ancora aiuti da velivoli non identificati. “La coalizione internazionale non è seria negli attacchi aerei ai terroristi del SIIL e cerca anche di evitare lo scontro delle forze popolari Basij (volontari) con i taqfiri, in modo che il problema del SIIL rimanga irrisolto nel prossimo futuro“, ha detto Nahlah al-Hababi a FNA. “I terroristi del SIIL continuano a ricevere aiuti da aerei non identificati in Iraq e Siria“, ha aggiunto. Hababi ha detto che attacchi aerei precisi della coalizione vengono lanciati solo in quelle aree in cui sono presenti le forze peshmerga curde, mentre gli attacchi aerei in altre regioni non sono così precisi. A fine dicembre, la coalizione degli Stati Uniti ha lanciato aiuti ai militanti taqfiri in una zona a nord di Baghdad. Fonti sul campo in Iraq hanno detto ad al-Manar che gli aerei della coalizione internazionale lanciavano aiuti ai terroristi a Balad, nella provincia di Salahuddin, a nord di Baghdad. Ad ottobre, un comandante iraniano ha accusato gli Stati Uniti di rifornire il SIIL, aggiungendo che gli Stati Uniti mentono quando sostengono che le armi furono erroneamente paracadutate al SIIL. “Gli Stati Uniti e la cosiddetta coalizione anti-SIIL hanno lanciato una campagna contro tale gruppo terrorista e criminale, mentre lo riforniscono di armi, cibo e medicine nella regione di Jalawla (una città nel governatorato di Diyala, Iraq). Ciò mostra esplicitamente la falsità delle pretese della coalizione e statunitensi“, ha detto il Vicecapo di Stato Maggiore delle Forze Armate iraniane, Generale di Brigata Massoud Jazayeri. Gli Stati Uniti hanno affermato di aver paracadutato armi e medicine ai combattenti curdi che affrontano il SIIL a Qubani, vicino al confine con la Turchia, nel nord della Siria. Il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha detto di aver paracadutato 28 carichi di armi e rifornimenti, ma uno di essi non era finito nelle mani dei combattenti curdi. Dai video è poi emerso che alcune armi che gli Stati Uniti avevano paracadutato erano finite nelle mani dei militanti del SIIL. Il comandante iraniano insiste sul fatto che gli Stati Uniti avevano l’intelligence sulla presenza del SIIL nella regione e che le dichiarazioni di avergli erroneamente paracadutato armi sono improbabili quanto false.

Te l’avevo già detto prima, in che secolo siamo?

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

https://aurorasito.wordpress.com/2015/01/08/lambasciata-usa-a-baghdad-dirige-le-operazioni-del-siil/

Gli attentatori di Parigi veterani della guerra per procura della NATO in Siria

Sia come sia, se non trovassero humus nell’integralismo religioso, certo non potrebbero servirsene. Con un buddista o cristiano o shintoista o altri  non potrebbero farlo.

gennaio 8, 2015

Tony Cartalucci New Eastern Outlook 01/08/2015

Secondo uno schema fin troppo familiare e prevedibile, i tiratori dell’attacco a Parigi del 7 gennaio 2015, sono cittadini francesi radicalizzati ed esportati in Siria per combattere nella guerra per procura della NATO contro il governo di Damasco, e poi rientrati per effettuare attentati interni. Inoltre, come in molti altri attentati interni, i sospetti erano da tempo sorvegliati dai servizi d’intelligence occidentali, con almeno un sospetto già stato arrestato per terrorismo. USA Today riferisce in un articolo dal titolo “Continua la caccia ai due sospetti terroristi francesi“, che: “Gli indagati sono i fratelli Said di 34 anni e Sharif Kouachi di 32 anni, cittadini francesi, e Hamyd Mourad 18 anni, la cui nazionalità non è nota, ha detto un funzionario della polizia di Parigi all’Associated Press, parlando sotto anonimato perché non autorizzato a parlare pubblicamente”. USA Today inoltre segnala: “I fratelli di origine algerina sono nati a Parigi. Sharif è stato condannato a tre anni di carcere per terrorismo nel maggio 2008. Entrambi i fratelli sono tornati dalla Siria questa estate”. Le implicazioni dell’ennesimo caso di terroristi radicali occidentali prima inviati a combattere la guerra per procura della NATO in Siria e poi rientrati, sono ben note alle agenzie d’intelligence occidentali, potendo effettuare un attacco ben eseguito ed altamente organizzato, sanzionato e ideato dalle stesse intelligence occidentali, rispecchiando quasi integralmente il tipo di operazioni che l’intelligence della NATO svolse durante la Guerra Fredda con simili reti di militanti radicali utilizzati sia come mercenari stranieri che come provocatori nazionali. Verso la fine della guerra fredda, uno di tali gruppi era al-Qaida, un fronte mercenario armato, finanziato e impiegato dall’occidente fino a oggi. Inoltre, con ogni probabilità, i fratelli che hanno preso parte all’attentato di Parigi combatterono in Siria con le armi fornitegli dal governo francese. France 24 avrebbe riferito l’anno scorso, con un articolo intitolato “La Francia consegna armi ai ribelli siriani, conferma Hollande“, che: “Il presidente Francois Hollande ha detto che la Francia aveva consegnato armi ai ribelli che combattono il regime siriano di Bashar al-Assad “un paio di mesi fa”.” Accusare dell’attacco l’”Islam radicale” non è che un trucco per oscurare la verità, che tali terroristi sono stati creati intenzionalmente dall’occidente per combattere i nemici all’estero e per intimidire e terrorizzare la propria popolazione.

 Dobbiamo sbarazzarci dell’inganno

 Come per ogni attacco false flag ideato da un governo per manipolare l’opinione pubblica e sostenere una politica estera e nazionale altrimenti ingiustificabile, vari inganni sono profusi per distrarre l’opinione pubblico dalla vera natura dell’attentato. Nel recente attacco a Parigi, in Francia, illusioni come “libertà di parola”, “condanna dell’Islam radicale”, “tolleranza” e “estremismo” sono al centro della scena, ignorando il fatto che i terroristi responsabili erano al guinzaglio non degli “estremisti islamici” ma delle agenzie d’intelligence occidentali che combattono le guerre per procura dell’occidente, in quanto membri di forze mercenarie ben finanziate, armate e addestrate che dal 2007 sono elemento essenziale della politica estera occidentale. Infatti, al-Qaida e le sue varie emanazioni non sono una creazione dell’”estremismo islamico” ma piuttosto della politica estera occidentale che usa l’”estremismo” per indottrinare le truppe, ma all’unico scopo di servire gli obiettivi occidentali. Come denunciato dal giornalista premio Pulitzer Seymour Hersh, nel suo articolo del 2007 “The Redirection: la politica della nuova amministrazione avvantaggia i nostri nemici nella guerra al terrorismo?“, afferma esplicitamente che: “Per minare l’Iran, a maggioranza sciita, l’amministrazione Bush ha deciso, in effetti, di riconfigurare le priorità in Medio Oriente. In Libano, l’amministrazione ha collaborato con il governo dell’Arabia Saudita, sunnita, in operazioni clandestine volte a indebolire Hezbollah, l’organizzazione sciita sostenuta dall’Iran. Gli Stati Uniti hanno anche preso parte a operazioni clandestine contro l’Iran e la sua alleata Siria. Un sottoprodotto di tali attività è il rafforzamento dei gruppi estremisti sunniti dalla visione militante dell’Islam, ostili agli USA e simpatizzanti di al-Qaida”. Fino ad oggi, gli Stati Uniti, i loro partner della NATO, tra cui la Turchia, e i loro partner regionali come Israele, Arabia Saudita e Qatar armano, finanziano, sostengono, addestrano e mantengono tali “estremisti islamici” in Siria e Iraq e ai loro confini. In realtà, senza l’appoggio occidentale, tramite le autocrazie del Golfo Persico e le manifestazioni della rete globale di moschee gestite congiuntamente dalle agenzie d’intelligence occidentali e del Golfo Persico, non ci sarebbe un “estremismo islamico” di cui parlare. Indicando l’”estremismo” quale causa, piuttosto che come mezzo sfruttato dai veri responsabili di tale terrorismo globale supportato dall’occidente, non solo si perpetua tale inganno, ma s’invita a perpetuare un terrorismo che sconvolge e inorridisce.

L’occidente sostiene i centri di radicalizzazione e reclutamento interni

 La recente crisi degli ostaggi a Sydney, con un dissidente iraniano con diritto d’asilo in Australia sfruttato dalla propaganda anti-iraniana, denuncia la vasta rete di radicalizzazione e reclutamento nella città australiana di Sydney, utilizzata per sostenere e inviare combattenti nella guerra per procura dell’occidente contro la Siria. La rete comprende molti individui ben noti alle forze dell’ordine e ai servizi segreti australiani, molti dei quali si erano recati in Siria aderendo a note organizzazioni terroristiche, e che sono stati autorizzati a rientrare per continuare le loro attività in Australia. L’articolo del Daily Mail, “Perché il sospetto ex-terrorista ha chiesto alla polizia della bandiera del SIIL?” afferma: “La polizia antiterrorismo ha contattato l’uomo di Sydney, Zaky Mallah già accusato di terrorismo, che gli aveva chiesto la bandiera del SIIL. Nelle oltre quattro ore di assedio al Martin Place, gli agenti della squadra antiterrorismo della polizia del NSW ricevettero la richiesta se potevano dargli la bandiera del SIIL. Zaky Mallah, 30 anni, di Westmead. Sydney occidentale, chiese alla polizia antiterrorismo la bandiera appesa nel suo appartamento, la bandiera del moderato Fronte islamico, ma ‘non era interessata’”. L’articolo continua: “Due anni fa, Mallah si recò in Siria e visse con i ribelli dell’ELS impegnati nella sanguinosa guerra civile contro il duro presidente musulmano Bashar al-Assad ‘prima di impazzirvi’. Dopo il rientro, ha incoraggiato i giovani ad andare in Siria e ad impegnarsi nella jihad per la libertà contro al-Assad…” Come in Australia, la Francia sembra una riserva di ex-terroristi veterani della Siria, tutti inseriti nelle liste di controllo, e almeno in Australia certuni di tali terroristi sono stati scelti dalle agenzie di sicurezza per fare parte delle reti controllate e gestite dalle intelligence. Tali reti hanno raccolto migliaia di reclute per la guerra della NATO contro la Siria. La BBC ne parla nell’articolo intitolato, “La crisi dello Stato Islamico: ‘3000 jihadisti europei si sono uniti alla lotta’“, dicendo che: “Il numero di cittadini europei divenuti combattenti islamici in Siria e in Iraq è salito a oltre 3000, ha detto alla BBC il capo dell’antiterrorismo dell’UE. Gilles de Kerchove ha anche avvertito che gli attacchi aerei occidentali aumenteranno i rischi di rappresaglie in Europa”. Cosa esattamente l’opinione pubblica dovrebbe attendersi dai numerosi terroristi che emigrano all’estero per combattere con le forze terroristiche, che l’occidente presumibilmente combatte senza che sia capace di mutarne l’andazzo? Chiaramente, armare al-Qaida in Siria è stato intenzionale, aprendo le porte degli Stati e permettendo ai terroristi europei di aderire alla guerra per procura della NATO in Siria, e di rientrare per aderire alla crescente guerra della NATO contro i propri popoli.

 Operazione Gladio con steroidi

 Tali reti non solo rispecchiano le “reti Gladio” della NATO, costituite durante la Guerra Fredda che avrebbero dovuto attivarsi a seguito dell’invasione sovietica dell’Europa occidentale, ma che invece furono utilizzate come provocazione politica e terroristica dissimulata. Tali reti oggi sono l’emanazione degli eserciti segreti della NATO. I provocatori della NATO utilizzati durante la Guerra Fredda erano nazionalisti anticomunisti ed ex-ufficiali delle SS naziste, estremisti di ogni risma. Le loro credenze erano, però, in ultima analisi irrilevanti dato che furono utilizzati per un programma non definito da tali credenze. ma dall’agenda della NATO. Molti militanti ed estremisti utilizzati dalla NATO furono liquidati al compimento dei numerosi attacchi false flag organizzati dalla NATO al prezzo di centinaia di vite innocenti europei. Allo stesso modo, oggi molti elementi armati ed attentatori coinvolti nella lunga serie di attentati interni eseguiti dalla moderna “rete Stay Behind” della NATO sono stati uccisi, imprigionati e dimenticati. Mentre le operazioni da guerra fredda della NATO sembravano limitate al terrorismo interno, le reti di oggi sono utilizzate per effettuare sia guerre per procura all’estero che per compiere attacchi terroristici interni. La natura espansiva di tale rete e la minaccia che rappresenta per la pace e la stabilità globale, dovrebbe essere al centro del dibattito sull’attentato a Parigi, non la presunta fede, religione o supposta agenda degli attentatori che, proprio come le controparti della guerra fredda, non sono che capri espiatori e pedine di un gioco molto più grande e insidioso.

Cartalucci, ricercatore geopolitico e scrittore di Bangkok, per la rivista online “New Eastern Outlook“.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

https://aurorasito.wordpress.com/2015/01/08/gli-attentatori-di-parigi-veterani-della-guerra-per-procura-della-nato-in-siria/

Attentato di Parigi: inside job del Mossad

gennaio 8, 2015

Niente attentati. Aspettate ... entro la fine di gennaio, per fare gli auguri.

Indicazioni che l’attacco di Parigi sia un’operazione interna che coinvolge Mossad e servizi di sicurezza francesi:

 1. CBC News ha riferito che i giornalisti di Charlie Hebdo si riuniscono nella sede di Parigi una sola volta alla settimana. “Un giornalista di Charlie Hebdo ha detto al quotidiano francese Le Monde che gli aggressori sapevano che la riunione di redazione era in corso, altrimenti ci sarebbero state poche persone”. Chi avrebbe informato i tiratori sulla riunione quel giorno?

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Vi erano stati dei poliziotti negli uffici di Charlie Hebdo PRIMA dell’attacco. “Due agenti erano stati assegnati a protezione dell’editore e fumettista Stephane Charbonnier negli ultimi anni, scesero dal piano superiore intercettando gli uomini armati“. Confusione nella caccia ai sospetti attentatori alla rivista francese

 Come è possibile che la polizia appaia così inefficace? Un giornalista di Charlie Hebdo lascia entrare gli uomini armati negli uffici assai protetti.

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C’erano poliziotti armati nelle vicinanze e nel centro di Parigi. “All’esterno dell’edificio, mentre gli attentatori cercavano di fuggire sul loro furgone Citroën, tre agenti di pattuglia della polizia li intercettavano. Due sospetti scesero dal furgone… Un agente… corse verso i sospetti, ma fu ferito da loro. E’ stato ucciso un colpo alla testa mentre giaceva sul marciapiede.” Confusione nella caccia ai sospetti attentatori alla rivista francese

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4. “Dopo aver ucciso l’agente, gli attentatori salgono sulla loro auto, gridando, ‘Abbiamo vendicato il profeta Maometto,’ secondo la fonte“. Confusione nella caccia ai sospetti attentatori alla rivista francese

 Lo scopo di tale fonte sembra sia etichettare gli attentatori come musulmani, piuttosto che agenti del Mossad e del governo francese.

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Il Mossad e i servizi di sicurezza francesi sembrano aver stampato in anticipo le foto segnaletiche? Sasha Reingewirtz, 28.enne presidente dell’Unione degli studenti ebrei ha detto che degli assassini: “Vogliono spaventare i cittadini francesi“. Confusione nella caccia ai sospetti attentatori alla rivista francese

 Amchai Stein, vicedirettore della rete israeliana IBA Channel 1, era sulla scena e ha postato le foto della sparatoria. Lo scopo dell’operazione Gladio di CIA-Mossad-NATO è spaventare i cittadini della Francia e dell’Europa.

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Nell’attacco sotto falsa bandiera, i presunti terroristi avrebbero abbandonato carte d’identità e passaporti.

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Negli attacchi false flag, le autorità spesso forniscono prove contrastanti. “Due alti funzionari antiterrorismo degli Stati Uniti hanno detto a NBC News che uno dei sospetti dell’attacco era stato ucciso e altri due erano agli arresti“. Confusione nella caccia ai sospetti attentatori alla rivista francese

 I “capri espiatori” erano probabilmente in custodia prima dell’attentato.

I due sospetti in Siria

I due sospetti in Siria foto

Qual è lo scopo dell’attentato agli uffici del settimanale satirico Charlie Hebdo da parte di agenti del Mossad? Charlie Hebdo ha ridicolizzato l’agente del Mossad Abu Baqr al-Baghdadi (Simon Elliot). Il Mossad si vendicherebbe per: I deputati francesi che hanno votato a favore dello Stato palestinese. La Francia vota contro Israele alle Nazioni Unite.

 L’obiettivo dell’attentato è avere l’opinione pubblica favorevole ad Israele.

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I tiri al poliziotto sono totalmente falsi? Dodici persone, 10 giornalisti e due poliziotti, sono state uccise. Amchai Stein, vicedirettore della rete israeliana IBA Channel 1, era sul posto ed ha postato le foto della sparatoria. “Due uomini incappucciati sono entrati nell’edificio con i kalashnikov. Pochi minuti dopo abbiamo sentito molti“, ha detto un testimone alla rete televisiva locale iTele, aggiungendo che gli uomini furono poi visti fuggire dall’edificio. Gli aggressori parlavano un francese perfetto e sosterrebbero la milizia della CIA chiamata al-Qaida.

 Il caporedattore di Charlie Hebdo, Gerard Biard, è sfuggito all’attentato perché era a Londra.

 Sul Telegraph David Blair scrive che gli attentatori di Parigi hanno mostrato capacità militari avanzate: “Gli armati che hanno ucciso 12 persone negli uffici della rivista Charlie Hebdo a Parigi, hanno agito con una competenza e calma, caratteristiche di un addestramento militare avanzato“.

Le autorità francesi hanno indicato dei “capri espiatori” in Said Kouachi e Cherif Kouachi e Hamyd Mourad.

 I palestinesi aderiranno al TPI il 1° aprile, dice il capo delle Nazioni Unite.

Il primo ministro israeliano Netanyahu stringe la mano a un  terrorista di al-Qaida ferito in Siria e ricoverato in Israele. Molte scimmie fallacio-salviniane urlano contro il gombloddo del Mossad, ignorando che da 4 anni, Israele supporta militarmente il terrorismo taqfirita contro la Siria.

Il primo ministro israeliano Netanyahu stringe la mano a un terrorista di al-Qaida ferito in Siria e ricoverato in Israele. Molte scimmie fallacio-salviniane urlano contro il gombloddo del Mossad, ignorando che da 4 anni, Israele supporta militarmente il terrorismo taqfirita contro la Siria.

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Filmato in cui compaiono Said Kouachi e Cherif Kouachi

E' un atto di incredibile barabarie...

E’ un atto di incredibile barabarie….E’ un atto di incredibile barbarie… Non è quello che dici quando li spedisci da me.

https://aurorasito.wordpress.com/2015/01/08/attentato-di-parigi-inside-job-del-mossad/

 

Manuale dell’attentatore 2.0

1.- caricare i fucili a salve

2.- ricordarsi i documenti

3.- cambiarsi poco prima di compiere la rappresaglia e lasciare le scarpe in giro

4.- ricordarsi di lasciare i documenti in macchina

5.- il giorno seguente all’attentato girare per la città su un veicolo bianco, incappucciati e armati.

Se seguirete queste facili istruzioni siete pronti per un false flag. Restiamo Umani

http://il-bisbetico.blogspot.it/2015/01/manuale-dellattentatore-20.html?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

Gli aerei della coalizione distruggono le infrastrutture in Siria senza colpire i terroristi dell’ISIS

Anche la Francia “partecipa”, quella che “guai attaccare l’Islam..basta assassinare chiunque ed indistintamente a prescindere dalla confessione religiosa ed eguaglianza e politically correct …salvato…

 Gli aerei della denominata “coalizione internazionale”, capeggiata dagli Stati Uniti, invece di eliminare gli integranti del gruppo takfiri dell’ISIS (Daesh, in arabo), hanno bombardato questo Lunedì l’oleodotto petrolifero  nella provincia Deir al-Zur, nell’Est della Siria.

La chiamata coalizione anti ISIS ha lanciato 14 attacchi contro varie posizioni dello Stato Islamico, sei di questi hanno colpito le raffinerie di petrolio, presumibilmente controllate dai terroristi, hanno informato forze statunitensi attraverso un comunicato.

La cosa strana è che le forze della coalizione si dedicano molto più a distruggere le infrastrutture dello Stato siriano che non a colpire i terroristi.

Gli attacchi degli Stati Uniti ed i loro alleati in Siria sono stati criticati da un gran numero di paesi che li condannano per non aver avuto l’autorizzazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (CSNU) e neppure di essere stati coordinati dal Governo di Damasco.

Inoltre gli analisti dubitano del fatto che Washington cerchi veramente di combattere il terrorismo con questi attacchi, già che secondo diverse informative, gli stessi Stati Uniti sarebbero coinvolti nella  creazione dell’  l’ISIS.

Nel frattempo le Forze Curde recuperano l’80% della città siriana di Kobani

I combattenti curdi hanno recuperato la sede del governo della città siriana di Kobani, alla frontiera con la Turchia, e già hanno sotto il loro controllo l’80% della località dopo i duri scontri con i terroristi dell’ISIS, secondo l’informativa.
Le unità della Protezione del Popolo (le forze curde), dopo aver combattuto per circa 4 mesi con i membri dell’ISIS hanno ottenuto il controllo totale del distretto della sicurezza, che comprenda la sede del governo locale, ha indicato questo Lunedì l’autodenominato Osservatorio Siriano dei Diritti Umani (OSDH)-
In accordo con gli oppositori del OSDH, con sede a Londra, l’avanzata si è prodotta dopo che i curdi avevano iniziato una grande offensiva antiterroristica dalla notte della Domenica.

Lo scorso mese di Novembre, l’OSDH, ha informato che al meno 1013 persone hanno perso la vita nella lotta antiterrorista di Kobani, chiamata Ain al-Arab in arabo, dall’inizio dell’offensiva dell’ISIS contro questa città.
Nello scorso mese di Settembre, i terroristi dello Stato Islamico avevano assediato Kobani e da allora hanno continuato i loro attacchi con l’obiettivo di prendere la città strategica ma le forze curde siriane  hanno resistito, nonostante l’indifferenza della Turchia, che ha impedito il passaggio dei volontari curdi che cercavano di aiutare nella lotta antiterrorista.

Da allora, secondo le informative, più di 200.000 persone sono state obbligate a cercare rifugio nella vicina Turchia.

Dalla Turchia sono fino ad oggi transitati una buona parte delle migliaia di  mercenari jihadisti inviati a combattere in Siria per rovesciare il regime di Bashar al-Assad, con armamenti ed appoggi forniti dalle potenze occidentali (USA, Francia e GB) e dalle Monarchie del Golfo.

Fino ad oggi la forte resistenza opposta dall’Esercito Arabo Siriano ha frustrato i tentativi dei terroristi, se pur al presso di molte vittime civili e di alcuni milioni di profughi. Vedi: Youtube.com/watch

Fonte: El Espia Digital

Traduzione: Luciano Lago

http://www.controinformazione.info/gli-aerei-della-coalizione-distruggono-le-infrastrutture-in-siria-senza-colpire-i-terroristi-dellisis/#more-8553

Siamo tutti Charlie? Anche se tutti io no….

 di Gianni Candotto –Chiariamo una cosa. IO NON SONO CHARLIE-

Io no, perchè Charlie non era un giornale satirico, era un giornale squallido di offese alla religione cristiana e alla religione musulmana. Dio che si fa sodomizzare da Gesù a sua volta sodomizzato da un dildo rappresentante lo Spirito Santo non è satira, è solo un’offesa gratuita alla religione che non mi fa ridere. Anche la libertà di parola e satira non c’entra niente, perchè sennò hanno facile ragione quelli che ricordano che, sempre in Francia, al comico antisemita franco-camerunense Dieudonnè Mbala Mbala è vietato qualsiasi spettacolo pubblico pena l’arresto (per i suoi spettacoli comici ha già subito una condanna penale).

 Non condividendo nulla di loro, io ammiro dunque solo il coraggio dei vignettisti di Charlie Hebdo, il coraggio continuare a portare avanti le loro convinzioni con le loro vignette blasfeme anche contro l’Islam. Quell’Islam che non perdona perchè ha inflitrato grazie al buonismo e all’irresponsabilità dei governanti europei feroci tagliagole e tagliateste nelle nostre città e nei nostri Stati pronti a fare stragi. Ammiro loro per il coraggio, a differenza dei compagni comici italiani che attaccano a testa bassa la religione cattolica, ma sono pecorelle belanti nei confronti dell’Islam perchè sanno che quelli sono pericolosi.

 A differenza delle varie Femen che fanno atti di blasfemia spogliandosi e infilandosi crocefissi nelle mutande in Vaticano ma si guardano bene dallo spogliarsi a La Mecca perchè sanno che in Italia (anche se esisterebbe il reato di vilipendio alla religione) non ti fanno niente mentre da La Mecca non uscirebbero vive.

 Quindi io mi levo il cappello di fronte a Charlie Hebdo, ma non per il feticcio della libertà di stampa che non esiste, non per le loro idee o le loro vignette che aborro, ma per il coraggio delle persone. Solo per quello.

 TANTO PER ESSERE CHIARI.

http://informare.over-blog.it/2015/01/siamo-tutti-charlie-anche-se-tutti-io-no.html

Musulmani d’Italia giustificano strage: “Nostra oppressione peggio omicidio” – LEGGI E DIFFONDI

Dal governo francese fanno sapere che non intendono prendersela com l’Islam. Quando la francia bombarda la Libia, la Costa d’avorio, il Sudan, addestra i jihaidisti in Siria sta facendo in piacere all’islam?

Ecco che cosa pensano le organizzazioni degli immigrati islamici in Italia, mentre i media di distrazione di massa millantano – forse per timore di essere uccisi – dialogo:

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Crolla tetto materna su bimbi: 7 feriti (non gravi)

Se i soldi li ha rubati un moralmente superiore il fatto non sussiste

gennaio 8, 2015 – Redazione

I fondi se li è fregati Penati. Sette bambini feriti in una scuola materna di Sesto S.Giovanni,nel milanese. I piccoli intorno ai 3 anni, sono stati colpiti da intonaco e mattoni caduti dal soffitto.

L’istituto è stato evacuato. Sul posto i vigili del fuoco.

La più grave è una bambina in “codice giallo” con una ferita alla testa. I bambini coinvolti sarebbero 4 maschi e 3 femmine.

http://voxnews.info/2015/01/08/crolla-tetto-materna-su-bimbi-7-feriti-non-gravi/

Renzi discesa da brivido e senza casco

8 GEN 2015 18:07

IL BULLO DELLE NEVI – LA DISCESA CON BRIVIDO E SENZA CASCO DI RENZI SULLE PISTE DI COURMAYEUR: URTA PER SBAGLIO UNO SCIATORE MA NON SI FERMA A SOCCORRERLO – L’EX SCIATORE ROCCA: “HA SBAGLIATO, DOVEVA FERMARSI. QUANDO HO VISTO LE IMMAGINI, HO PENSATO: MA QUANTO È NEGATO SUGLI SCI?”

Il premier riesce a restare in equilibrio ma non si cura della caduta dell’altro sciatore, l’ex sciatore Rocca lo punge: “Quando si urta qualcuno bisogna sempre fermarsi, anche solo per chiedere: “Come va?” – E sciare senza casco, poi? Se persino Maria De Filippi si è convinta a indossarne uno. In Svizzera non è obbligatorio ma ce l’hanno tutti. Da noi, no…

RENZI SCI COURMAYEUR

RENZI SCI COURMAYEUR

1 – MATTEO RENZI, DISCESA CON BRIVIDO

Da “Chi”

 Courmayeur. Matteo Renzi si concede qualche giorno di relax sulla neve ma, durante una discesa, incrocia gli sci con quelli di un altro sciatore, che cade…il premier riesce a restare in equilibrio, ma sembra non curarsi proprio della caduta dell’altro sciatore. Che, in ogni caso, si è dotato prudentemente di un casco.

RENZI SCI COURMAYEUR

RENZI SCI COURMAYEUR

2 – PAROLA DI ROCCA: DOVEVA FERMARSI!

La prima cosa che ho pensato quando ho visto le immagini è stata: “Ma quanto è negato?”. A parte gli scherzi, questo mi sembra un incidente dovuto a un “concorso di colpa”, uno dei più frequenti sulle piste. Se è vero che Renzi non si è fermato dopo aver fatto cadere un altro sciatore, ha commesso un errore grave. Quando si urta qualcuno bisogna sempre fermarsi, anche solo per chiedere: “Come va?”.

RENZI SCI COURMAYEUR

RENZI SCI COURMAYEUR

 E sciare senza casco, poi? Se persino Maria De Filippi si è convinta a indossarne uno…In Svizzera, dove non è obbligatorio, ce l’hanno tutti. Da noi, no. E con gli sci di oggi, i carver, così facili da usare anche per chi non ha nessuna esperienza e non sa frenare, aumentano i pericoli sulle piste e quindi il casco è davvero fondamentale. Come, del resto, la prudenza.