Movimento 5 Stelle: le ragioni di un declino

e perché Grillo doveva andare in televisione a spiegare un programma che, come quello spiegato per le nazionali, è rimasta fantasia ma in compenso i suoi hanno votato cose su proposta del PD che non erano in programma?

I tempi dell’entusiasmo per i Cinque Stelle, nonostante i recenti circhi massimi, paiono essere finiti da un pezzo. Paiono essere svanite soprattutto le prospettive incoraggianti e le speranze. Perché? E di chi è la colpa?

di Alessandro Catto – 25 novembre 2014

Partiamo innanzitutto da una considerazione: il risultato alle amministrative in Emilia Romagna non è di per sé scandaloso. Molto più pesante quello in Calabria, ma entrambi non possono essere analizzati senza prendere in considerazione la gestione pressoché ignominiosa che il Movimento Cinque Stelle sta avendo in questi ultimi mesi a livello nazionale. I tempi dell’entusiasmo per i Cinque Stelle infatti, nonostante i recenti circhi massimi, inni al sapore di rap e tamarraggine, paiono essere finiti da un pezzo. Paiono essere finite, soprattutto, le prospettive incoraggianti e le speranze. Perché? E di chi è la colpa? Proviamo a citare qualche punto.

1) Assenza totale da TV e mass media.
Prima di ogni altra cosa, è lampante notare l’assenza pressoché totale di qualsiasi esponente dei Cinque Stelle dalla televisione e da altri mezzi d’informazione. Un rapporto, quello coi mass media, che appare tanto conflittuale quanto controproducente, in una guerra estenuante che da molte volte l’impressione di essere inutile, o quantomeno di danneggiare solo i pentastellati. Giusto far notare come l’informazione italiana, su giornale o tv, sia spesso parziale e prezzolata; errato invece astrarsi dal rapporto col cittadino e con il pubblico televisivo, che costituisce gran parte dell’elettorato, nonché la sua porzione più dinamica e flottante. Una tattica che insomma appare sempre più simile a quella del marito che si taglia i genitali per far dispetto alla moglie. Con il risultato di un silenzio mortale calato sulle sorti del partito nei giorni immediatamente successivi alle infauste elezioni europee.

2) L’abbraccio mortale con il Fatto Quotidiano.
Ebbene sì, alla base può esserci proprio questo, e da ben prima rispetto alle elezioni europee e alle amministrative di ieri. Nonostante Travaglio, Scanzi e compagnia non lo ammetteranno mai, il rapporto che ha legato e lega questo giornale al Movimento è stato spesso fonte di condizionamento, distrazione e confusione. Il foglio in questione, infatti, pare essere il punto di riferimento di una base cresciuta a pane e popolo viola, ad antiberlusconismo e dipietrismo, a sinistra colta e talvolta pure spocchiosa. Un ritrovo di giovanotti indecisi tra un Civati e un Di Battista, sostanzialmente tra una sinistra bene e un Movimento che, però, per essere votato deve rispecchiare i dogmi del buonismo politico spesso più controproducente, o dei soliti psicodrammi tutti de sinistra. Ma come si è detto, il Fatto è un giornale, e non fa altro che fare il suo mestiere, ovvero quello di fare cronaca; l’errore è tutto dei Cinque Stelle, che ancora ad oggi, come succede ad esempio con Crimi, continuano in bolsi botta e risposta diretti a non si sa bene chi; continuano a rilanciare messaggi, appelli, scuse, spiegazioni, come nel caso dell’alleanza con Farage. C’è sempre la sensazione che il rapporto che intercorre tra i Cinque Stelle e il Fatto Quotidiano sia quello di un figlio che deve puntualmente chiedere il permesso alla madre per uscire la sera, per vedere gli amici, per avere una vita sociale. Si poteva applaudire alla scelta di Grillo di allearsi con Farage proprio perché spezzava un legame castrante e asfissiante con questo giornale, perché pareva un qualcosa di finalmente rivoluzionario, un NO detto in faccia e sbattuto sul tavolo da pranzo di famiglia, una scelta in autonomia. Ma ancora ad oggi invece questo legame continua, e dai salotti di Servizio Pubblico, dai Santoro, dai Travaglio continuano ad arrivare rimbrotti e omelie pure piuttosto piccate, in pieno stile L’Unità, da dove del resto provengono molti dei giornalisti della redazione fattoquotidiana. Tagliamo questo cordone ombelicale, per favore. E il prima possibile. Non servono lettori, ma soluzioni e consenso. Il Movimento Cinque Stelle non deve accontentare salotti, ma piazze, umori, piccole botteghe, fabbriche. E se l’accusa è quella di essere populisti, bisogna pure andarne fieri, non cercare di dimostrare, goffamente e tristemente, di non esserlo. L’Italia ha (metaforicamente parlando) bisogno di sciabola, non di fioretto costituzionale alla Zagrebelsky, che è funzionale a ben altri gruppi e a ben altri interessi.

3) Politica estera da Chi l’ha Visto.
Isis, Ebola, Ucraina, Putin, referendum scozzese, referendum catalano, tumulti di Hong Kong, Kurdistan, Nato, Eurasia, Turchia, Libia, sanzioni alla Russia. Avete sentito qualcosa, proveniente dal Movimento Cinque Stelle, su uno di questi argomenti? Probabilmente solo l’uscita (pure piuttosto ingenua) di Di Battista sul terrorismo del califfato islamico. Poi stop, il vuoto totale. Non una riga su tutto il resto. E se per il caso scozzese era preventivabile, data l’alleanza con l’UKIP, per il resto diventa un vuoto imperdonabile. Il mondo non è solo Renzi e Senato, sprechi e onestà. Viviamo in una società globale, il vento di Tripoli e Damasco diventa tempesta su Roma, Parigi, Bruxelles, e non interessarsene diventa una rinuncia inspiegabile. Forse proprio il caso Di Battista ha lasciato una ferita profonda, ma se una forza politica invece gli attributi li conserva, e crede nella propria capacità di generare pensiero razionale e condivisibile, la ferita se la lecca e procede, imparando dagli sbagli. Qui c’è solo da imparare da Salvini, piaccia o non piaccia alle sentinelle antileghiste: il dinamismo del leader milanese, a confronto dell’immobilismo del comico di Genova, appare come una lezione di sagacia politica. E stiamo confrontando un partito che fino a ieri era il quarto o pure il quinto su scala nazionale con un movimento capace, in tempi non sospetti, di attrarre il venticinque percento dei consensi. Incassare, imparare, iniziare a pensare e agire. La politica non è solo un palco in piazza San Giovanni.

4) Politica di isolamento non più proseguibile
Grillo, Casaleggio e colleghi hanno ormai alle spalle, a livello nazionale, due tornate elettorali importanti. Le elezioni del 2012 e le recenti regionali in Calabria ed Emilia. In entrambi i casi la tattica è stata quella di un isolamento totale, con nessun alleato; e se da un lato questo poteva essere, prima del responso delle urne, un disegno meritevole di essere tentato, ora alla luce dei recenti risultati deve far riflettere. Rimanendo senza alleanza alcuna il destino pare già tracciato, con una opposizione perenne e un conseguente oblio. Anche qui Salvini ha giocato d’astuzia con il collega d’opposizione, offrendo un tavolo di confronto partendo dalla questione (pur discutibile) del referendum sull’euro. Risposta di Grillo? Silenzio assordante, silenzio su cui la stessa Lega ha puntato il dito, con successo.

5) Rigetto di una possibile alleanza con la Lega, per svoltare dalla crisi
Si parlava, tempo fa, di una teorica, possibile convergenza tra Cinque Stelle e Carroccio. Si è parlato del tavolo con Salvini, sul referendum anti euro. Occasione che può senz’altro essere discussa, anche criticata; poteva tuttavia essere un punto di partenza condivisibile, è utile ripeterlo, per lo sviluppo se non di una alleanza, di una convergenza su alcuni temi, di un patto tra le opposizioni, pure per una discussione in vista delle amministrative, dove i Cinque Stelle di certo non hanno brillato, e dove al contrario la Lega, specie nel nord Italia, mostra il suo punto di forza. Anche qui un silenzio totale, nel quale ha giganteggiato, al contrario, la mano tesa offerta da Salvini. Un diniego comprensibile solo se si analizzano tutte le campane e i legacci ai quali il Movimento, purtroppo, deve ancora rendere conto. Il gotha di simpatizzanti ex PCI-PDS-DS-PD, il richiamo del Fatto Quotidiano, i gorgoglii di Dario Fo. Era l’occasione buona per gettare le basi per creazione di un fronte popolare, alternativo al centrosinistra e al centrodestra che ci ritroviamo, tra due partiti che in comune hanno più di quello che il Fatto racconta, anche nella loro storia. Sarebbe stata la buona occasione per dimostrare di voler davvero creare un polo alternativo. Sarebbe stata l’occasione, soprattutto, per tagliare un cordone ombelicale che non ha portato alcunché, quello con i maestri saccenti della sinistra pro global. Non si è fatto nemmeno questo, ma se l’ideologo Fedez ha deciso così, sicuramente il Movimento avrà di che giovarsene.

6) Livello comunicativo imbarazzante
La pagina facebook di Beppe Grillo e del Movimento sono ormai attive da anni. E anche su di esse possiamo fare un primo bilancio, dicendo tranquillamente che non se ne può più di quei “leggi qui” “ATTENZIONE!!” “tutti lo devono sapere!!” “guarda cosa hanno fatto!!”. Questa comunicazione crea antipatia, sembra una televendita a rotazione. Anche la scelta dei soggetti, complice la penuria di indirizzi ideologici del movimento, ricade sempre sulle solite questioni. Voti in aula, la giornata di Renzi, le palle di Renzi, le falsità di Renzi, la cattiveria di Renzi, gli spaghi aglio e olio di Renzi. Cambiare soggetti, cambiare fraseologia. Pure qui, le foto di un Salvini pacioccone che parla di Simmenthal, grappa, prosciutto di San Daniele e canzoni di De Andre’ sono preferibili; almeno una risata di simpatia te la fanno scappare, specie se poi sono seguite da stati in cui si esplica chiaramente un concetto, pure se discutibile. Senza dover aprire il link che rimanda a La Cosa, aspettare la risposta del blog, aspettare che scompaia il banner pubblicitario, e via tergiversando. Il blog può rimanere, ma la comunicazione d’accesso la si cambi, anzi, la si rivoluzioni. La pagina di Grillo, per come è strutturata ora, fa salire solamente la bile. Assieme al destino che il Movimento tutto pare si stia dando, buttando alle ortiche delle potenzialità che, con un po’ di coraggio e capacità, potrebbero fruttare molto di più di quel che fruttano ora.

http://www.lintellettualedissidente.it/italia-2/movimento-cinque-stelle-un-declino-ricercato/

Movimento 5 Stelle: le ragioni di un declinoultima modifica: 2014-11-26T21:26:06+01:00da davi-luciano
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