Sitaf, spettro Penati sulle trattative

Pubblicato Sabato 15 Novembre 2014, ore 16,29
 

La cessione delle quote di Comune e Provincia di Torino della società autostradale all’Anas, oltre al contenzioso con i Gavio, suscita molti interrogativi. Come avverrà la privatizzazione? Quanto incasserà il pubblico? Esposito lo chiede a Fassino

Uno spettro si aggira in queste ore nelle stanze damascate di Palazzo Civico e in quelle assai più spartane di via Masserano, quartier generale del Pd. Un nome che solo a pronunciarlo fa correre rivoli di brivido sulla schiena di amministratori comunali e dirigenti di partito: quello di FilippoPenati. A evocare, seppur a mezza bocca, l’ex presidente della Provincia di Milano, potente capo della segreteria nazionale guidata da Pier Luigi Bersani, travolto dalle vicende giudiziarie sul “sistema Sesto”, sono quanti – e non sono pochi – avvertono “brutti presagi” attorno alla cessione delle quote di Sitaf attualmente in mani pubbliche. Non che aleggino sospetti di maneggi illeciti, ma il timore che senza una gestione ineccepibile della partita possa replicarsi, stavolta a parti inverse, il “pasticciaccio brutto” della Serravalle è una sensazione abbastanza diffusa. Anzitutto perché i protagonisti sono i medesimi: da un lato i Gavio che puntano a conquistare la maggioranza dell’autostrada del Frejus, dall’altra un soggetto pubblico con indosso la casacca del Pd, partito con cui storicamente il gruppo di Tortona intrattiene solide relazioni. In più la presenza di esponenti del partito nei consigli di amministrazione delle società satelliti non contribuisce certo a diradare le ombre. Così come la singolare coincidenza che vede una tortonese doc, qual è Maria Leddi, a firmare in qualità di presidente della finanziaria del Comune di Torino il passaggio delle azioni aggiunge sale e pepe alle dietrologie.

I fatti sono noti. Oggi i soci pubblici detengono il 51,2% della società del Frejus (31,7% Anas, 10,6% Comune di Torino e 8,7% Provincia di Torino) e i privati (Mattioda,Sias e altri minori) il 48,8%. Provincia e Comune di Torino hanno deciso la cessione della partecipazione, spinti dalla situazione disastrosa dei bilanci. Si è sempre parlato di interresse a mantenere la maggioranza pubblica, così come prevede lo Statuto e, secondo alcuni, consiglia il “buon senso” trattandosi di infrastruttura strategica. Il sindaco Piero Fassino ha condotto le trattative con Anas: il gestore pubblico della rete stradale liquiderà agli enti locali il corrispettivo che verrà determinato da una perizia effettuata da un collegio arbitrale, il cui presidente sarà indicato lunedì dal Tribunale, riconoscendo eventuali plusvalenze future. Una mossa per contrastare l’offensiva dei Gavio che hanno accompagnato la loro “generosa” offerta economica – 70 milioni circa, una ventina in più della stima redatta qualche mese fa per conto del Comune – con una diffida. Secondo i legali interpellati da Anas e Fassino non vi sarebbero pericoli né di contenziosi legali con il partner privato né di azioni giudiziarie per danno erariale, ipotizzabile qualora venisse perfezionata una vendita a valori più bassi di quella presentata dai Gavio.

Tutto bene, quindi? Mica tanto. La vicenda si complica perché Anas – destinata anch’essa ad essere privatizzata –ha messo nero su bianco in una nota che “s’impegna a cedere sul mercato, nel più breve tempo possibile e compatibilmente con il previsto iter procedurale, tutte le azioni Sitaf possedute, una volta apportate le necessarie modifiche statutarie e convenzionali”. Cioè dismetterà il 51%. Decisione che non solo fa cadere le ragioni di “opportunità” circa il mantenimento del controllo pubblico sbandierate da Fassino & soci (Stefano Lepri,Andrea Giorgis e altri dirigenti dem), ma soprattutto presuppone l’accordo con la parte privata, giacché è possibile solo modificando lo statuto. A quel punto, come spiega bene Stefano Esposito nella lettera aperta indirizzata al sindaco, non si capisce “perché mai il gruppo Gavio dovrebbe consentire questo cambio, rischiando di vedersi arrivare un socio di maggioranza magari suo concorrente”. Sarebbero i privati, in tale contesto, a detenere la golden share. A meno che questa privatizzazione “differita” non nasconda patti paralleli, che assegnino una sorta di diritto di prelazione all’attuale socio privato che, come tutti i privati, è legittimamente mosso dall’interesse, quello di massimizzare il profitto con minore esborso. E in tale contesto vi sarebbero davvero plusvalenze da stornare a Comune e Provincia? Se così fosse ci sarebbe materia non solo per legulei aziendali, ma forse per qualche giudice. Forse, suggerisce il senatore, se la parte pubblica mantenesse una quota minima, apparententemente simbolica (1,5%), potrebbe se non giocare almeno svolgere una funzione di arbitro.

 È proprio per fugare dubbi e sgombrare il campo da simili arrière-pensée che Esposito si rivolge a Fassino ponendogli una serie incalzante di domande attraverso una missiva che si conclude ribadendo la sua contrarietà all’operazione Anas: “Non capisco il senso di questa cessione, non ne capisco le finalità economiche. La stessa urgenza di chiudere in tempi stretti l’operazione, dovuta alle necessità di bilancio, mi sembra specioso dopo che per mesi non sono state date risposte a opzioni alternative che prevedevano altre soluzioni”.

 Leggi qui la nota Anas

Leggi qui la lettera di Esposito

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Sitaf, spettro Penati sulle trattativeultima modifica: 2014-11-19T08:28:54+01:00da davi-luciano
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