Quando Mario Virano voleva la seconda canna del Frejus per far passare più tir in Valle

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Quando Mario Virano voleva la seconda canna del Frejus per far passare più tir in Valle

Gran sfoggio di ministri e presidenti di regione al completamento dello scavo per la seconda canna del tunnel autostradale del Frejus.
A sentire Lupi, Chiamparino e compagnia tessere le lodi del raddoppio autostradale e al contempo spingere a tutti i costi per costruire una nuova linea ferroviaria viene qualche dubbio sulla loro stabilità: non è schizofrenico dire che si vuole costruire un nuovo tunnel ferroviario per spostare le merci su ferro e al contempo raddoppiare il tunnel per i TIR?
No, non è schizofrenico, semplicemente lo scopo di queste grandi opere non è la razionalità trasportistica, l’esigenza economica o l’interesse ambientale, ma più prosaicamente la volontà di tenere i cordoni di una borsa che contiene enormi quantità di soldi pubblici per gli appalti.

Mancava però un personaggio all’inaugurazione, forse ci è sfuggito, ma non ci pare che a Bardonecchia fosse presente uno che già molti anni fa giudicava indifferibile la realizzazione della seconda canna autostradale. Uno che è stato amministratore delegato di Sitaf (Società Italiana per il Traforo Autostradale del Frejus) e presidente delle sue controllate Musinet e Tecnositaf. E poi ancora consigliere di amministrazione Anas. E ora, passando dall’asfalto alla rotaia, è Commissario straordinario del Governo per la Torino-Lione e presidente dell’Osservatorio. Avremmo voluto vederlo al fianco di Lupi e Chiamparino, gli sarebbe spettato di diritto, perchè già 13 anni fa, quando era a capo di Sitaf, in un intervento intitolato adeguamento del tunnel del Frejus, andava dicendo che il raddoppio del tunnel autostradale era essenziale:

“noi pensiamo che le misure organizzative, impiantistiche, tecniche ecc. ed i progetti innovativi consentiranno miglioramenti apprezzabili per circa cinque anni poi la curva non potrà non avere un flesso ed assestarsi su di uno standard-limite, aggiornabile ma non significativamente accrescibile. Il salto di qualità allora non potrà che essere tipologico-infrastrutturale con la realizzazione della seconda canna che, per essere operativa al momento in cui le misure tecnologiche avranno raggiunto il tetto prestazionale, deve essere decisa in questi mesi.”

Nella stessa occasione ribadiva l’idea secondo cui: “obiettivi quali quelli di un riequilibrio modale significativo con una riduzione della componente stradale rispetto a quella su rotaia sono perlomeno velleitari ed illusori […] il cemento e l’asfalto restano l’hardware del sistema viario”.

A noi queste parole di Virano risuonano in testa ogni volta che lo sentiamo sproloquiare di trasferimento modale e di riduzione dei camion grazie al Tav.
A noi continua a ribollire il sangue pensando che certi personaggi, “tecnici superpartes”, siano lì a giustificare oggi un’opera domani un’altra tanto per coprire lo sperpero di miliardi, di soldi pubblici per foraggiare le lobby del tondino e del cemento.

Quando Mario Virano voleva la seconda canna del Frejus per far passare più tir in Valleultima modifica: 2014-11-19T20:12:07+01:00da davi-luciano
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