Archivi giornalieri: 28 ottobre 2014
LA PIU’ GRANDE BANCA RUSSIA FA CAUSA PER DANNI ALLA UE… PRESSO LA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA !
Ormai e’ evidente che la politica antirussa dei parassiti di Bruxelles si e’ rivelata un fiasco colossale visto che non solo non ha avuto nessun effetto sulla Russia ma sta costando all’economia europea decine di miliardi di euro con conseguenze gravissime sulla crescita e sull’occupazione.
Per i parassiti di Bruxelles pero’ le figuaracce non finiscono qui e proprio pochi giorni fa alcune testate straniene hanno riportato una notizia che sicuramente mettera’ in ridicolo tutta l’Unione Europea.
Infatti Sberbank, la piu’ grossa banca russa di proprieta’ del governo russo, ha deciso di fare causa all’Unione Europea per via delle sanzioni da essa imposta che colpisce non solo la Sberbank ma anche altre banche russe quali la VTB Bank, Gazprombank, VEB e la Russian Agriculture Bank e punta a un alleggerimento delle stesse.
La cosa piu’ sorprendente pero’ e che Sberbank abbia fatto tale denuncia alla corte di giustizia europea e quindi usato un’istituzione europea per decidere contro l’Unione Europea. Una mossa davvero “spettacolare”: è come se un cittadino andasse a denunciare un abuso di potere da parte della polizia… al commissariato di polizia! Questa sì che è una sfida.
Al momento non e’ chiaro su quali basi sia stata fatta questa denuncia e per saperne di piu’ bisognera’ aspettare che i giudici della corte di giustizia europea si possano esprimere su questa vicenda ma sicuramente questa mossa del governo russo ha lo scopo di umiliare i parassiti di Bruxelles e magari anche danneggare l’Unione Europea dal suo interno.
Questo potrebbe essere il caso del secolo e sarebbe interessante sapere cosa ne pensa a proposito Federica Mogherini, la commisaria UE raccomandata da John McCain, lo stesso che ha creato e finanziato l’ISIS…
http://fuorisubito.blogspot.it/2014/10/la-piu-grande-banca-russia-fa-causa-per.html?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews
Gli svizzeri tentano di liberarsi dal giogo della moneta-debito
DALLA BCE SOLDI ALLE BANCHE BOCCIATE, DALLE BANCHE NON PIÙ UN GHELLO ALLE IMPRESE
Dall’agosto del 2011 allo stesso mese di quest’anno, i prestiti bancari alle imprese italiane sono diminuiti di 89 miliardi di euro (- 8,9 per cento).
I prestiti alle imprese (*) e le relative sofferenze
Valori in milioni di euro; var. in milioni di euro e in %
Dati a fine agosto
di ogni annoPRESTITI
A IMPRESE
SOFFERENZE IN CAPO A IMPRESE
INCIDENZA SOFFERENZE IN CAPO A IMPRESE
(in % su prestiti)
2011
1.001.593,5
75.522,0
7,5%
2012
974.307,1
87.918,4
9,0%
2013
925.746,2
109.565,5
11,8%
2014
912.579,3
138.641,8
15,2%
Var. ass.
(2014-2011) in mln €-89.014,2
+63.119,8
Var. % 2014/2011
-8,9%
+83,6%
+7,7%
Elaborazione Ufficio Studi CGIA su dati Banca d’Italia
(*) Società non finanziarie e famiglie produttrici.
LA SVALUTAZIONE FISCALE CIALTRONA DEL PD
CRISTINA MALAGUTI
Succede che da tempo i Paesi europei non possono operare manovre “correttive” sulla propria moneta, perché la moneta unica non concede spazio alcuno alle banche centrali che non stampano più. Succede che Paesi in difficoltà, Italia in primis, per il solo fatto che non possono stampare cartamoneta, non riescono a uscire dal pantano. Succede che Paesi più furbi, Francia e Germania, per ovviare al problema della crisi, in mancanza della possibilità di attuare una svalutazione monetaria, si sono prodigati nella svalutazione fiscale, a danno dei Paesi limitrofi, ovviamente.
Svalutazione fiscale che poggia su due pilastri: aumento dell’Iva (che sfavorisce e limita le importazioni) e riduzione del costo del lavoro. In Italia è dal 2011 che si prova questa complessa manovra: dai tempi di Mario Monti. Solo che agli aumenti dell’Imposta sul valore aggiunto (a solo danno dei cittadini consumatori finali già messi a dura prova dalla crisi) non sono mai corrisposte serie riduzioni del costo del lavoro (alto, in Italia, soprattutto per il pesante carico fiscale). Il solito danno oltre la beffa, chiaramente. Oggi, lo schema si ripropone, o meglio, si intravvede nella Legge di Stabilità del Governo Renzi: aumento dell’Iva – c’è da giurarci che non salterà – e pseudo riduzione del costo del lavoro. Il risultato, come al solito, sarà un disastro.
La finta riduzione del costo del lavoro
Sconto Irap a metà e incentivi alle assunzioni contorte e limitate, salta perfino la decontibuzione per l’assunzione stabile dei disoccupati. Questo emerge dalla manovra Renzi, sulla quale si sta concentrando il presidente Napolitano. Il nuovo sconto Irap, quello che secondo il ministro dell’Economia Padoan dovrebbe produrre 800mila nuovi posti di lavoro, in realtà riguarda solo il tempo indeterminato, mentre sul tempo determinato (la stragrande maggioranza dei nuovi contratti) ritorna al 3,9%, cancellando in pratica il taglio del 10% dell’aliquota già decisa lo scorso aprile. Insomma, alla fine la misura non vale i 5 miliardi di euro tanto decantati, ma solo 2,9 miliardi, poco più della metà. Per non parlare poi degli incentivi alle assunzioni. Un’autentica beffa. Gli incentivi alle nuove assunzioni nella Legge di Stabilità 2015, infatti, presentano limiti tali da annullare praticamente i benefici stessi che dovrebbero produrre. A partire dalla copertura finanziaria, che riguarda solo 300mila contratti, appena un quinto di quelli a tempo indeterminato attivati in un solo anno dalle aziende. Ridicolo. Di più, gli straordinari incentivi previsti da Renzi hanno un tetto massimo molto esiguo e, peggio ancora, assorbono, abolendola, la storica decontribuzione per l’assunzione stabile di disoccupati (Legge 407/90) con l’aggravante che non prevedono neppure lo sgravio dei contributi Inail. Insomma, un vero disastro.
L’aumento Iva e i “mostri” antievasione
Eccola la presa per i fondelli del Governo: alla beffa lavoro, segue il danno imposte. Sì perché se è vero che non è nelle intenzioni del premier aumentare subito l’Imposta sul valore aggiunto (ma dal 2016 e se le aliquote sono quelle previste sia quella del 10% che quella del 22% aumenteranno di due punti percentuali) nella Legge di Stabilità 2015 si introducono due nuovi “mostri”: lo split payment e il reverse charge. Cosa sono? Due modi per soffocare le poche aziende rimaste attive ancora nel Paese. Il primo, lo split payment, prevede che il pagamento dell’Iva da parte della Pubblica Amministrazione (già in ritardo stratosferico sui pagamenti alle imprese che hanno lavorato per lei) avvenga direttamente al fisco anziché ai fornitori. Bingo! Lo chiamano metodo antievasione, ma data la solerzia con cui la PA paga i fornitori è facile supporre che quei soldi di imposta nelle casse del Fisco non arriveranno mai! Il secondo, il reverse charge, consiste nell’assolvimento dell’IVA da parte del cessionario o committente in luogo del cedente o prestatore di opera o di servizio. In questo modo il cedente non entrerà mai in possesso dell’IVA esorcizzando il rischio che questi ne ometta il versamento all’Erario. In pratica, chi opera in questo regime è sempre a debito d’imposta. Geniale. Se c’era un modo per uccidere le imprese già in affanno per la crisi, Renzi lo ha trovato. Alla faccia della crisi, della svalutazione fiscale che potrebbe portare fuori dal pantano il Paese e soprattutto dei cittadini, imprese e disoccupati disperati.
SPETTACOLARE PUTIN “NOI CAMBIARE LA NOSTRA COSTITUZIONE? SIETE VOI A DOVER CAMBIARE CERVELLO!”
ma Putin è un cattivo dittatore, lo dicono gli Usa, il presidente politically correct Obama e tutti i loro fedeli servetti…sarà senz’altro vero no?
La carta Costituzionale russa, come quella di molti altri paesi, non prevede l’estradizione dei propri cittadini.
Pagato dalla casta per creare disordini online: “Ecco chi sono e perché lo faccio”
STRESS-TEST BANCARI EUROPEI: UNA FARSA PER TRANQUILLIZZARE GLI IDIOTI…
LUNEDÌ 27 OTTOBRE 2014
Non volevo nemmeno perderci tempo…
ma visto che l’ennesima farsa degli stress-test bancari (europei) sta tenendo banco nelle prime pagine e sui tiggì (naturalmente nella versione fiction-per-boccaloni) sono costretto a dirvi rapidamente la mia da Blogger che fa informazione vera ed indipendente.
Detto alla Fantozzi…gli stress-test già “ontologicamente”sono una CAGATA PAZZESCA! Figuratevi dunque”realisticamente”…
Infatti, come diceva il grande vecchio della finanza italiana Enrico Cuccia: “Non conosco il bilancio di una società che non sia falso”…
e questa massima è ancor più valida se applicata ai bilanci bancari che sono di pura “fantasy” (vedi cosa vi raccontavo già fin dal 2009-2010 nel mio blog: Bilanci delle Banche too-big-to-fail: Sim Sala Bim!)
e che sono basati solo sulla confidence dei mercati e pertanto sul potere di “protezione/copertura” delle varie Nazioni/Banche Centrali.
Mi spiego meglio: il sistema bancario globale tecnicamente è fallito nella sua essenza, come ampiamente evidenziato dal crollo post-Lehman Brothers del 2008, però è stato TAMPONATO da Nazioni/Banche Centrali.
Dunque quando vedo i nazionalisti-sfigati da Bar Sport l’Italiota che s’inquazzano perché negli stress-test non è stata bocciata nessuna Banca Crucca piena di derivati mentre invece sono state bocciate parecchie banchette ItaGliane…
mi viene da sorridere: non conta quanto sia scarrupato o meno un sistema bancario nazionale ma quanto quella Nazione sia in grado di proteggerlo ed imporlo al Mondo.
Dunque fate voi… 😉
Se poi ci aggiungiamo che l’ItaGlia sta attraversando la peggiore e più lunga Recessione dai tempi della WWII e che non ha nemmeno vie d’uscita che non siano massacranti….Bingo!
Allo stesso tempo, se ti bocciavano anche tutte le Banche tedesche…. sai che soddisfazione e quanta maggiore tranquillità per tutti gli itaGliani che tengono i loro risparmi sulle banche itaGliane… 😉
Intanto come sempre fonti istituzionali, fonti bancarie, giornali italioti in mano alle banche etc etc… stanno già “raddrizzando/interpretando” a modo loro i risultati…
che alla fin fine mostrerebbero persino la solidità del sistema bancario italiano dunque i “prodi” correntisti/bondholders/azionisti possono dormire sonni tranquilli…in particolare quelli di Carige e di Monte dei Pacchi… 😉
Stress test, banche italiane peggiori d’Europa.
Bocciate Mps e Carige. “Ma sistema è solido”…
In borsa, Mps non apre per eccesso di ribasso, segnando un teorico -13%. Stessa cosa per banca Carige, con un teorico di -17,29%
Nota: ma lo sapete che ci sono “pacchi di persone” che tengono ancora tutti i loro risparmi su Banche del genere? (anche se l’informazione indipendente li ha avvisati per tempo e decine/decine di volte) Noooo? Non lo sapevate?
Lascio la risposta al mitico Aldo:
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In testa ai “Bonzi dai Mantra tranquillizzanti”……………………
come spesso accade c’è Milano Finanza …ma li posso anche capire…;-)
Tafazzi e soloni si rassegnino: con 25 miliardi di capitale in eccesso il sistema è solido
Sì sì certo…
25mld di “capitale in eccesso” vs. un record storico di 200 miliardi di sofferenze bancarie difficilmente recuperabili…
o meglio…200mld di quelle che ci fanno vedere… ma state pur certi che realisticamente saranno almeno il doppio.
Allo stesso tempo la depressione economica italiana continua ed è destinata strutturalmente a continuare (non so se avete colto …ma i casini del ns. sistema bancario vengono da lì e non dall’influenza magnetica dei rettiliani…) mentre quasi tutto il Mondo è in Ripresa.
Immaginate dunque cosa accadrebbe nel caso arrivasse prima o poi una fisiologica Recessione Globale e fate 2+2 sulle Banche Italiane già in sofferenza.
Ah…già…ma i Tafazzi ed i Soloni si devono rassegnare…il sistema è solido etc etc
Per non sprecare il fiato …vi inserisco una video-risposta del mitico Aldo… 😉
(fatela ri-ascoltare almeno 10 volte a chi di dovere…)
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….Sono tra le poche cose che in Italia stanno crescendo a ritmi superiori al 20%, sono le sofferenze delle banche italiane cresciute in pochi anni da 40 miliardi a 200.
fonte: Pwc Una montagna di crediti con scarsa probabilità di recupero integrale
Vabbè…
anche se come dicevo ‘sti stress-test sono una CAGATA PAZZESCA…
e lo scenario peggiore simulato dalla BCE è qualcosa che assomiglia piuttosto alParadiso Terrestre Bancario (e non simula nemmeno lo scenario deflattivo…sic!)
La farsa degli stress test ci ha già abituato a risultati eclatanti.
Ricordate i primi stress test effettuati?
Le banche Irlandesi erano risultate tutte promosse. Dopo alcuni mesi, il sistema bancario irlandese saltò completamente.
E che dire delle spagnole? Huh… tutte promosse… Compresa CAIXA!
Ma come già vi ho detto altre volte, la perla resta sempre lei, Lehman Brothers. Il 12 settembre 2008, Lehman dichiarò un Core Tier 1 pari all’11%. Fallì 3 dicasi 3 giorni dopo.
Anche se …anche se…
andiamo a vedere i risultati dell’ItaGlia
che comunque (sempre usando una terminologia fantozziana) fanno “cagare” anche nella farsa… 😉
….Venticinque istituti europei “bocciati”, di cui tredici ancora alle prese con carenze di capitale per un totale di 9,5 miliardi nonostante gli aumenti varati in corso d’anno.
Sono i risultati degli “esami” (comprehensive assessment) sulle maggiori banche dell’area euro, costituiti dalla revisione della qualità degli attivi (asset quality review) della Banca centrale europea e dagli esiti degli stress test della European banking authority.
Le valutazioni, basate sui bilanci del 2013, promuovono di fatto a pieni voti solo Credito Emiliano, Iccrea, Intesa Sanpaolo, Mediobanca, Ubi e Unicredit.
E nel drappello delle 25 bocciate ben nove sono banche italiane: Monte dei Paschi di Siena, Carige, Banca Popolare di Milano, Popolare di Vicenza, Bper, Banco Popolare, Banca Popolare di Sondrio, Credito Valtellinese e Veneto Banca.
Un risultato che, pur molto ridimensionato dalle misure messe in campo nel frattempo (N.d.R. ma in un contesto di continuazione della depressione economica italiana, quanto durerà l’effetto benzina-AdC? vedi grafico qui sotto)
e da cui emerge che solo Mps e Carige dovranno chiedere altri soldi ai soci, ci vale l’ultimo posto in Europa…..
Comunque una delle poche analisi equilibrate degli stress-test
la potete trovare in questo post:
L’Europa darà all’Ucraina altri soldi
di Petr Iskenderov
La Commissione europea è disposta a concedere all’Ucraina un altro prestito, affinché possa in particolare pagare alla Russia il debito per il gas consumato. Tuttavia si tratta di una cifra molto più piccola di quanto Kiev ha richiesto.
Il presidente uscente della Commissione, Jose Manuel Barroso, ha fatto capire che il prestito non potrà superare 1 miliardo di dollari (790 milioni di euro), mentre l’Ucraina in precedenza ha chiesto 2 miliardi di euro. È comunque sicuro che alla fine i soldi si troveranno – nelle tasche dei contribuenti europei.
Che l’UE, in un modo o nell’altro, dovrà “mantenere” l’Ucraina, non è un segreto per nessuno. L’insolvenza di Kiev, abbinata alla sua capacità di consumare il gas che dovrebbe solo transitare, fa paura, perché a lungo andare la parte lesa potrebbero essere gli stessi europei che, invece, sperano che le forniture saranno regolari.
Non a caso nel corso del vertice europeo della settimana scorsa si è parlato soprattutto degli aiuti all’Ucraina. D’altra parte, proprio i paesi occidentali hanno creato la crisi ucraina e devono essere consapevoli di tutti i rischi geopolitici ivi connessi.
A pagare però saranno i semplici cittadini dell’Unione Europea – polacchi, cechi, ungheresi, slovacchi, italiani, greci e, cosa inaudita, persino i tedeschi. A detta dello stesso Barroso, la Commissione europea potrebbe dover erogare all’Ucraina un prestito di circa 800 milioni di euro.
Non è tanto, ma Barroso è portoghese e forse spera di poter usare i fondi della Commissione per aiutare le banche portoghesi con a capo il Banco Espirito Santo, per salvare il quale la Banca di Portogallo ha già stanziato 4,4 miliardi e potrebbe erogare altri aiuti.
Ma Bruxelles ha uno strumento finanziario molto più potente: il MES, Meccanismo europeo di stabilità col capitale di 500 miliardi di euro, di cui però 100 miliardi sono già stati spesi per sanare le banche spagnole e 9 miliardi per salvare il sistema finanziario di Cipro. Giorni fa il MES ha collocato sul mercato i suoi bond biennali per un totale di 4 miliardi di euro, ma quando si tratta dell’Ucraina il MES non promette aiuti, sebbene l’eventuale crisi del gas giustifichi l’uso del meccanismo anticrisi su scala europea.
Chi allora dovrà pagare per gli esperimenti geopolitici di Washington e Bruxelles? Secondo il Wall Street Journal, toccherà pagare ai governi nazionali dei paesi UE. Riferendosi alle fonti di Bruxelles, il quotidiano americano ha scritto che l’attuale situazione potrebbe portare alla “pressione sugli Stati membri con lo scopo di farli intervenire per liquidare il gap”. Tradotto in un linguaggio comune ciò significa che l’UE chiederà ai governi europei di finanziare almeno la metà degli aiuti a Kiev.
Secondo i dati della parte russa, il debito dell’Ucraina nei solo confronti di Gazprom ha raggiunto la cifra di 5,3 miliardi di dollari. Il ministro dell’energia della Russia, Aleksandr Novak, crede che per aiutare l’Ucraina si potrebbero usare “le garanzie delle banche primarie, dei prestiti ponte o i fondi della BERS e della Commissione europea”, ma Bruxelles, a quanto pare, preferisce scaricare il debito di Kiev sui cittadini europei.
La situazione finanziaria dell’UE non è certamente delle migliori. Come prima cosa l’UE non ha una netta strategia anticrisi di lungo termine e continua a seguire la strada delle misure eccezionali dalla creazione di vari fondi di stabilità al riscatto del debito pubblico. Tutte queste misure non bastano per risolvere il problema, ha sottolineato Elena Turzhanskaya, analista della società finanziaria russa “Kalita-Finance”.
Una di queste misure è stata appunto la costituzione del fondo per il riscatto del debito dei paesi “periferici”. In parallelo si usano gli eurobond che però non piacciono alla Germania perché significano un maggiore carico sul suo sistema finanziario. La BCE, da parte sua, compra i debiti dei paesi “periferici”, ma ciò conduce alla crescita dell’inflazione.
In queste condizioni i cittadini dei paesi europei potrebbero chiedere ai loro governi a cosa serve fomentare il conflitto in Ucraina, ignorando le azioni aggressive di Kiev, iniziando la “guerra delle sanzioni” contro la Russia e lamentando nel contempo problemi finanziari. La risposta va cercata in campo geopolitico. Quello della crisi ucraina è un problema politico e politiche furono anche le ragioni del lancio dell’eurozona che oggi deve dare dei soldi a Kiev, fa ricordare il direttore dell’Istituto di analisi strategica della Russia, Igor Nikolaev.
Le ragioni del lancio della moneta unica furono, purtroppo, politiche. Si è trattato di un grave errore. Quando l’economia comincia a dipendere dalla politica, la cosa finisce male. Io almeno non conosco esempi che possano dimostrare il contrario.
La sanguinosa crisi ucraina, che dura ormai da quasi un anno, è un classico esempio di quello che succede quando i politici si dimenticano delle leggi economiche e perdono il buon senso. Sarebbe stato utile capirlo prima dell’inizio dell’inverno, ma, come si usa dire, meglio tardi che mai.
Fonte: Italian.ruvr.ru
http://www.controinformazione.info/leuropa-dara-allucraina-altri-soldi/#more-7319