Cristiani d’Oriente: ISIS è un ‘mostro’ creato da Usa, Israele e alcuni paesi arabi

 

sabato, 11, ottobre, 2014
 isis

 11 OTTOBRE – Non si può pretendere di combattere l’Isis, continuando ad inviare aiuti ed armi ai cosidetti ‘ribelli’ siriani. E’ una “follia” che vanifica tutti i bombardamenti della coalizione internazionale “già per altro rivelatisi abbastanza inutili”, afferma in un’intervista ad ANSAmed:

(http://ansamed.ansa.it/ansamed/it/notizie/stati/italia/2014/10/10/isis-cristiani-doriente-mostro-creato-da-politica-usa_4efcf097-9cb5-4dec-9912-68008cd04ecd.html) padre Mtanious Hadad, rappresentante a Roma della Chiesa Melchita e cittadino siriano, che in veste di cristiano orientale si sente di parlare anche a nome delle comunità cristiane orientali della Siria e dell’Iraq, “paesi ora purtroppo accomunati dallo stesso boia”.

L’Isis è un mostro creato dagli Stati Uniti, da Israele, da alcuni paesi arabi, con l’obiettivo di colpire il governo di Baghdad in un primo momento e poi quello del presidente Assad”, spiega il religioso.

La missione dei jihadisti, “i quali non hanno nulla a che spartire con il vero Islam”, è quello di “frantumare Stati, di colpire la laicità e la convivenza tra le fedi”. “In Siria – dice padre Hadad – non esiste alcuna guerra civile. La guerra è tra i siriani e i terroristi. Non ci sono ribelli buoni o democratici: tutti hanno le armi e le usano per distruggere uno Stato laico, con un Presidente eletto dal suo popolo”.

“Stati Uniti, Israele, paesi del Golfo, tra cui in prima fila Qatar e Arabia Saudita hanno contribuito con soldi, armi, addestramento a creare – secondo Hadad – i gruppi di combattenti anti-Assad che compongono l’Isis. Si tratta di mercenari assetati di sangue che provengono da 80 paesi. A pagare il prezzo più alto del terrorismo fomentato sopratutto dall’estero sono stati i cristiani, sottolinea Hadad,che è anche archimandrita e Rettore della Basilica di Santa Maria in Cosmedin a Roma. “In Iraq, i cristiani erano un milione e 500 mila ed ora sono rimasti in 300 mila. Anche in Siria, i cristiani più ricchi sono già emigrati negli Stati Uniti o in Australia. Prima della guerra, la comunità cristiana rappresentava il 10% della popolazione, ora si calcola che sia scesa all’8%”. Molti cristiani siriani si trovano nei paesi circostanti, con la speranza di tornare. Altri sono rimasti in patria perche’ hanno figli o parenti nell’esercito nazionale.

“Tuttavia – commenta ancora l’apocrisario melchita – se questa situazione si protrarrà ancora a lungo, vi è un pericolo concreto che i cristiani siano costretti a lasciare la loro terra per sempre, la terra in cui vivono da duemila anni”. Padre Hadad si chiede come sia possibile che Obama parli di “tre anni” per estirpare l’Isis. “una coalizione internazionale contro un gruppo di 30 mila persone. E’ uno scherzo?”

A suo avviso, per sconfiggere il terrorismo in Medioriente, serve piuttosto “una presa di coscienza generale e l’umiltà di riconoscere i propri errori”. “Le condizioni per mettere fine ad una guerra sporca che va avanti ormai da più di tre anni non sono difficili da individuare: interrompere il flusso di armi e denaro ai jihadisti, fermare il passaggio di terroristi dalla Turchia, non comprare il petrolio messo in vendita dall’Isis sul mercato nero, sempre attraverso la Turchia”. “La Siria in un mese tornerebbe alla pace, se riuscisse a liberarsi dal terrorismo straniero“. Ed anche per i cristiani della regione – conclude padre Hadad – ci sarebbe una speranza in più di rimanere nella loro terra. (ANSAmed)

Trattamento inumano in carcere: notav fa ricorso

Giovedì 09 Ottobre 2014 19:56
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Riceviamo e pubblichiamo il ricorso di Lorenzo Kalisa Minani presentato alla Corte Europea di Strasburgo per la violazione dei diritti della persona a seguito delle due carcerazioni preventive presso il carcere di San Vittore a Milano: la prima in quanto imputato nel maxi processo notav, la seconda per rissa durante una festa autorganizzata da studenti alla Statale di Milano nel febbraio del 2013. Per quest’ultima Lorenzo, detto Lollo, e Simone furono arrestati il 4 settembre 2013 e rilasciati a fine ottobre.

 Premessa:

Consapevole che l’Unione Europea rappresenta l’insieme di stati imperialisti il cui principale fine è l’accumulo di capitali per pochi a danno di molti, ” battagliare ” per avere riconosciuto un qualche minimo diritto esistente rimasto, può essere utile e necessario. Chiunque subisce o ha subito detenzioni in condizioni brutali ( e il carcere quello offre e l’Italia non fa certo eccezione ) deve essere messo nella condizione di potersi opporre anche con questi ” strumenti ” senza però darne un valore assoluto, perchè anche nello specifico della “questione carceraria” sebbene da un lato la Corte Europea si pone come organo “super partes” multando l’Italia a causa del sovraffollamento, dall’altro lato proroga la scadenza del termine di tale multa permettendo allo Stato italiano di correre al riparo con “palliativi e mezzucci” che non garantiscono certamente ai detenuti  il minimo di quello che gli spetta. E’ importante in sostanza che di queste istanze ne arrivino tante ( per capirsi: un conto se ne arrivano qualche decina e un altro conto se ne arrivano 80 mila!). 
Mi preme ricordare che non esiste carcere senza ricatto e che l’Italia ha il triste primato di sovrannumero di detenuti che di fatto scontano non solo condanne definitive ma anche preventive.
Decido di pubblicare anche l’introduzione della mia personale istanza non solo per la particolarità del caso ma soprattutto perchè simile (seppur nelle diversità oggettive) di tante montature subite da migliaia di persone e che purtroppo passano nell’assoluto silenzio.

 ISTANZA:

Al Magistrato di sorveglianza di Milano

Alla Corte Europea dei diritti dell’uomo.

Nell’ interesse di : Minani Lorenzo Kalisa [….]

OGGETTO: richiesta di risarcimento conseguente a grave violazione dei diritti della persona.

Quest’istanza è originata dalle due carcerazioni preventive scontate presso il penitenziario di San Vittore sito in Milano che il sottoscritto ( per giunta da incensurato ) ha subito.

La prima, conseguente ad imponenti manifestazioni del movimento NoTav, in difesa dei diritti umani, sociali e ambientali e dai relativi disordini verificatisi tra forze di polizia e manifestanti che hanno condotto all’arresto di 26 persone.

La seconda, sempre preventiva, dettata da una presunta rissa avvenuta in un contesto di centinaia di persone presenti.

Mi preme evidenziare l’iter che ha condotto a questa seconda carcerazione poiché fortemente specificante dell’uso sommario, punitivo nonché disinvolto ( anche in termini di diritto e costituzione ) che si fa in Italia della custodia cautelare in carcere.

Questa la sintesi dei fatti contestatimi: 6 mesi dopo una rissa avvenuta, durante una festa universitaria, tra parecchi ragazzi, mi viene notificata un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Dalla lettura dei singoli punti che la compongono noto grossolane contraddizioni.

La prima data dalla circostanza per cui la presunta vittima oltre ad allontanarsi dal luogo della rissa sulle proprie gambe non si presenta ad alcun pronto soccorso per farsi prestare le cure necessarie, né tanto meno espone alcuna denuncia alle autorità competenti. La seconda data dal fatto che le persone presenti sul luogo di commissione del presupposto reato, sentite a sommarie informazioni, dichiarano non solo di non aver visto nulla ma addirittura chi ha chiamato i carabinieri quella sera stessa afferma inequivocabilmente che vista la grande confusione né lui né gli altri presenti sono nella possibilità materiale di riconoscere quelli che, anche in minima parte, sono stati partecipi alla rissa in questione.

A distanza di 10 giorni dall’accaduto la presunta vittima, a mio avviso palesemente consigliata, si reca presso un pronto soccorso per farsi refertare le ferite subite. Quest’ episodio dà avvio alle indagini che portano all’ascolto, da parte dei carabinieri delle stesse persone sentite al verificarsi dei fatti e alcuni di loro, a questo punto, stravolgono le dichiarazioni precedentemente rese; dichiarano infatti di ricordare cose che nell’immediatezza non ricordavano giungendo perfino a riconoscere i responsabili ,tra i quali io.

Aggiungo inoltre che, il principale teste d’accusa, trascorso più di un mese di carcerazione preventiva mia e del mio coimputato ( peraltro nemmeno lontanamente presente sul luogo dei fatti ) riformula per l’ennesima volta la sua deposizione ritrattando quanto in precedenza reso e dichiarando che non è più sicuro delle pesanti e specifiche accuse formulate. Sottolineo che, nonostante il verificarsi di questi eventi, ad oggi, continuo ad essere sottoposto ad un obbligo di firma ( tre volte a settimana ) che non mi consente neanche di trovare un lavoro nonostante le numerose opportunità verificatesi.

Questa è una premessa lunga ma doverosa poiché mette in evidenza la gestione e l’ uso arbitrario da parte di alcuna magistratura che spazza via e stravolge il fondamentale principio ( sempre di diritto ) che vede l’applicazione della custodia cautelare in carcere come estrema ratio.

Tale custodia cautelare, ed arrivo così alle motivazioni che mi hanno indotto a redigere questa istanza, avviene in condizioni disumane e per di più illegali e non ha nemmeno lontanamente nulla a che vedere con la rieducazione di chi la subisce, così come statuito dai codici e dalla costituzione.

Quella che segue è una denuncia rispetto alle condizioni altresì disumane che sono stato costretto a vivere così come migliaia di altri detenuti in Italia.

Ingresso

Prodotti per l’igiene, pulizia personale e “kit prima accoglienza” ( ciabatte, asciugamani, coperta e lenzuola, spazzolino e sapone) non forniti alla gran parte dei detenuti, compreso il sottoscritto.

Assenza di un regolamento scritto, contenente diritti e doveri dei detenuti di prassi comunicati oralmente ( quando questo avviene) in maniera ambigua e contraddittoria. Si pensi ai colloqui familiari, alle telefonate, ai pacchi ed ai versamenti sul conto corrente, all’accesso alla socialità, eventuali corsi e qualsiasi altra attività che permettano di uscire dalle celle dove la maggioranza dei detenuti restano stipati obbligatoriamente dalle 20 alle 22 ore al giorno e con umilianti e continue perquisizioni.

Situazione celle

Ogni cella contiene dai 5 ai 6 detenuti ( mi riferisco alle celle piccole che invece secondo il regolamento, dovrebbero al massimo contenere una o due persone), concedendo uno spazio inferiore ai 3 metri per ciascuna persona. Per realizzare ciò si è costretti a “vivere” ammassati su letti a castello che non permettono né la deambulazione né l’apertura totale delle finestre (procurando in molti casi problemi per il ricambio d’aria).

Il bagno che è a stretto contatto con lo spazio ricavato per cucinare cibi aumenta fortemente il rischio di trasmissione di malattie.

Dalla doccia e dal water vi sono continue fuoriuscite d’acqua e liquidi puzzolenti e ( nonostante le continue richieste e il rischio che ne deriva) non vi è alcuna possibilità di ripararli se non con mezzi di fortuna realizzati dai concellini.

Oltre le sbarre, sono posizionate griglie forellate (illegali) che danneggiano sensibilmente l’apparato visivo.

I materassi, inesistenti, sono sostituiti da una spugna tanto sottile da fare entrare in contatto rete metallica, schiena e scapole. I cuscini non sono previsti.

Situazione generale

La forte promiscuità di detenuti per vari reati nelle stesse celle e sezioni aggravano l’elevato stress, le violenze di ogni tipo e gli atti di estremo autolesionismo. Per contro, molti psicologi e operatori sociali ostacolano quella che si potrebbe definire la promiscuità positiva ( detenuti di varie origini regionali, etnonazionali e religiose) quando si viene a creare tra i carcerati.

Il cibo, poco e spesso di pessima qualità, è distribuito con un carrello generico ( per altro usato anche per il ricambio coperte, lenzuola sporche ecc..) ed è contenuto in pentoloni frequentemente senza coperchio. Ciò è fonte, tra l’altro, di gravi disagi per i lavoranti ( detenuti con mansioni di lavoro) che tra pesanti ritmi imposti e in condizioni aberranti sono costretti ad ingegnarsi con metodi volti a garantire sicurezza, igiene e tutto quanto necessario alla salute e ad altri diritti dei detenuti.

Tengo a precisare che il cibo e i generi di prima necessità acquistabili internamente hanno sistematicamente prezzi almeno due o tre volte superiori a quelli di supermercati e negozi accessibili a chi è in stato di libertà. ( Evidenzio che attualmente in Italia in numerosi penitenziari sono in corso ennesimi scioperi della spesa attraverso i quali i detenuti si oppongono agli ulteriori aumenti di prezzo che riguardano ancora una volta beni di prima necessità, per esempio bombole del gas). Per altro anche la spesa è fonte di numerosi problemi: viene consegnata a distanza di una settimana circa, dal giorno dell’ordine, la fornitura di verdure e carni è consentita solo in alcuni giorni e la consegna non avviene mai in un’unica volta.

Le ore d’aria sono minori di quelle statuite attraverso decreto ministeriale; l’apertura delle celle avviene in orari mai prestabiliti causando difficoltà ulteriori alla reale possibilità di fuoriuscire dalle celle nonché all’accesso all’aria stessa ( in quanto, di fatto, è richiesta l’immediata prontezza nell’uscire al momento dell’apertura delle celle).

Cure mediche

Le cure mediche sono scadenti, in particolare nei casi urgenti; dalle 21 in poi vi è un’impossibilità quasi totale di avvisare il personale del carcere ( compresi agenti di polizia penitenziaria) e di conseguenza accesso al pronto soccorso ed essere visitati. Questo è particolarmente grave e rilevabile nei casi di crisi epilettiche, cardiopatologie e urgenze varie. Nel mio caso, le pastiglie portate personalmente da casa e segnalate al mio ingresso a San Vittore ( specificandone patologia, dosi e tempi di assunzione) sono pervenute nelle dosi sbagliate quando e se fornite.

Comunicazioni postali

Per quanto riguarda la posta personale in entrata ed in uscita vi è forte discontinuità; spesso con enormi ritardi e non fatta arrivare al destinatario per inspiegabili e/o arbitrari motivi: dunque sottrazione e furto sistematico di gran parte della posta.

Situazione particolare e generale disumana e degradante ampliata e a volte creata dall’enorme tasso di sovraffollamento che aggrava le condizioni già aberranti esistenti.

Per tutti questi motivi

CHIEDO

di valutare questo mio scritto e stabilire un risarcimento congruo al trattamento disumano e degradante subito dal sottoscritto e da tutti quelli che vivono o hanno vissuto tale situazione.

 Lorenzo Kalisa Minani – Milano, 16/09/2014

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A proposito della recente modifica alla legge n. 354/1975 dell’ordinamento penitenziario riportiamo un paio di casi eclatanti di questi giorni: due detenuti “vincono” il ricorso a Strasburgo . Questi gli articoli pubblicati dai quotidiani: 

«Altro detenuto risarcito e rilasciato 10 gg d’anticipo per detenzione in cella sovraffollata e per  – trattamento disumano e degradante – .  La decisione del giudice di sorveglianza è il primo “rimedio compensativo” previsto nel decreto legge N°92 del 26/06/2014 che ha l’obiettivo di porre rimedio alla situazione del sovraffollamento delle carceri italiane».

 Il fatto quotidiano, 25/09/2014

Come è noto l’Italia è stata multata dai giudici europei perchè non rispetta i limiti minimi di spazio per detenuto all’interno delle celle, che per legge devono essere di almeno tre metri quadri.

«F.T. 33 anni ha vinto il ricorso sulla base del decreto legge N° 92 del 26/06/2014 perchè ha subito un trattamento in violazione dell’articolo 3 della convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo ( al carcere Due Palazzi di Padova ). INTERVISTA –  Domanda: ” Sà quando riceverà il denaro dell’indennizzo?” RISPOSTA: ” No, e se devo dire la verità non sono nemmeno sicuro che venga dato ” DOMANDA: ” Cosa la soddisfa di più oltre il ritorno in libertà?” RISPOSTA : ” […..] sapere che altri detenuti nelle mie stesse condizioni potranno preparare il ricorso come ho fatto io e ottenere giustizia».

 Corriere della Sera, 27/09/2014 

Le richieste di risarcimento si riferiscono a due commi del medesimo articolo: articolo 35 bis ( legge 26/07/1975 N°354 modificata da legge 11/08/2014 N° 117 riguardante spazio celle) ; articolo 35 ter( relativo alla violazione dell’art 3 della convenzione europera per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali ).

 da OLGa

Putin: “la Russia difenderà la Siria anche a costo di scontrarsi con le marionette americane: Arabia Saudita e Qatar!”

Putin: “la Russia difenderà la Siria anche a costo di scontrarsi con le marionette americane: Arabia Saudita e Qatar!”

ottobre 08 2014
Parlando a margine del quarto vertice del Litorale del Mar Caspio nell’Astrakhan, il presidente russo, Vladimir Putin, ha avvertito la Casa Bianca a desistere dal sostenere i terroristi islamici che operano in Iraq e in Siria, ha riferito l’agenzia di stampa Isna.

“Il governo americano sta perseguendo una politica a doppio binario da molti anni e questo porterà conseguenze deleterie non solo nella irrequieta regione mediorientale, ma avrà anche effetti globali” dichiara RT, citando il presidente russo.

Vladimir Putin ha criticato l’amministrazione americana per il suo supporto al fondamentalismo islamico e ha aggiunto che l’America sarà la prima vittima delle attuali politiche sbagliate adottate dal presidente Obama.

Nel corso di un incontro con il suo omologo iraniano, l’uomo forte del Cremlino ha sottolineato l’urgente necessità di un consenso internazionale per affrontare la minaccia imminente di organizzazioni terroristiche come l’ISIS e al-Nusra..

“Abbiamo una flotta navale nel porto siriano di Tartus e noi difenderemo i nostri interessi vitali in quella regione, anche se dovessimo incontrare ostilità da parte delle marionette americane, i regimi fantoccio arabi ricchi di petrolio”, ha detto il presidente russo, alludendo ad Arabia Saudita e Qatar, che incitano la guerra civile siriana.

Nel corso del suo incontro con il presidente iraniano, Hassan Rouhani, il presidente russo ha sottolineato i rapporti USA-Arabia Saudita e ha messo in discussione l’onestà del governo americano nella sua presunta guerra contro il terrorismo e ha parlato dei legami segreti tra i sauditi e gruppi integralisti come l’ISIS.

A differenza di Washington, che cerca solo di scatenare guerre devastanti in Medio-Oriente, per i propri obiettivi miopi, la Russia ha la politica basilare di aiutare il governo siriano a combattere il terrorismo, ma questo sostegno dovrebbe essere offerto solo attraverso i canali legittimi, ha aggiunto il presidente russo.

Traduzione di Massimiliano Greco

Fonte: AWD NEWS

Tratto da: Stato & Potenza

Leonardo Mazzei all’IRIB: “Il doppoio gioco della Turchia nella lotta all’Isis” (Audio)

http://italian.irib.ir/analisi/interviste/item/170395

irib

Sabato, 11 Ottobre 2014 12:26

Leonardo Mazzei all'IRIB: "Il doppoio gioco della Turchia  nella lotta all’Isis" (Audio)

Tehran (IRIB) – “Non c’e’ nessun dubbio che ci sia un doppio gioco della Turchia riguardo l’Isis, pero’ un doppio gioco che coinvolge anche gli altri paesi, basti pensare al ruolo dell’ Arabia Saudita, gli Emirati Arabi e paesi  che di fatto hanno apoggiato e basato Isis e oggi in teoria fanno parte della coalizione che combatte l’Isis … “.

Queste sono le parole di Leonardo Mazzei, membro del ‘Campo anti imperialista’, in un collegamento telefonico a Radio Italia IRIB.

E’ disponibile l’audio integrale dell’intervista attraverso il link sottostante.

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Siria, Turchia e sauditi danno armi chimiche ai militanti qaedisti

http://italian.irib.ir/notizie/politica5/item/170451

irib

Domenica, 12 Ottobre 2014 08:18 

Siria, Turchia e sauditi danno armi chimiche ai militanti qaedisti

New York – L’ambasciatore della Siria presso le Nazioni Unite, Bashar al-Jaafari, ha criticato la Turchia e l’Arabia Saudita per essere “direttamente coinvolte” nella fornitura di armi chimiche  alle “organizzazioni terroristiche” nel suo paese.

Lo riferisce l’IRIB. Parlando davanti alla commissione su disarmo e sicurezza internazionale presso l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite,  Jaafari ha poi puntato il dito contro la Turchia sostenedo che Ankara sola sta appoggiando 106 gruppi militanti che operano all’interno della Siria.

Disclosure. Atto Primo?

Sconvolgenti dichiarazioni dello scienziato iraniano Mehran Keshe in materia di applicazioni tecnologiche che porterebbero a una svolta epocale per l’umanità. Il governo italiano ne è informato ma la chiavetta con i protocolli ricevuta dal nostro ambasciatore a Bruxelles è sparita. L’Iran ha lo scudo spaziale? La Keshe Foundation è lo strumento dell’Iran per dare scacco matto all’America e alle fondamenta dell’economia occidentale? Le enormi implicazioni…e un Ultima Ora.

di Fabrizio Salmoni

Disclosure = Rivelazione. E’ il vocabolo con cui la comunità mondiale dei ricercatori definisce la fine della secretazione sulle tecnologie tenute nascoste per decenni dai gruppi di elite che governano l’economia globale. Per capirci, quelle sepolte nel mare dei Programmi Speciali (SAP) finanziati con il budget nero dei Ministeri americani, con operazioni semilegali della finanza internazionale, e sviluppate clandestinamente dal complesso militare-industriale. Da tempo, fonti multiple (testimoni, documenti declassificati, filmati) confermavano incredibili traguardi raggiunti nel campo della ricerca energetica ma mai affiorati alla luce dell’ufficialità, quindi negati al progresso dell’umanità: si è scritto tanto e parlato sovente di risultati conseguiti in materia di antigravità, elettrogravità, Zero Point Energy, fusione nucleare, addirittura nella comprensione della dimensione spazio-temporale (1). Tali risultati consentirebbero grandi avanzamenti in tutti i campi del vivere sulla Terra, significherebbero possibilità di produrre energia pulita e infinita, porterebbero enormi rivolgimenti culturali e scientifici, forse anche politici e sicuramente, con il superamento dei carburanti fossili, devastanti effetti economici. Il mondo allora cambierebbe volto e farebbe un grande salto verso la comprensione stessa dell’universo e della propria posizione in esso. In tutto questo sta, si afferma, la ragione della segretezza assoluta all’ombra del concetto di sicurezza nazionale, custodito da un’elite globale che detiene potere economico-finanziario e controllo sugli apparati ad esso preposti.

In effetti, quando si consideri che già nel 1965 la National Security Agency (Nsa) utilizzava computers alla velocità di 650 Mhz viene spontaneo chiedersi se per lo meno lo stesso anticipo di circa 30 anni può valere per tutti i campi scientifici, in particolare nella propulsione aerospaziale. Lo stesso ci si può chiedere se si considera, tra le tante leaks ormai disponibili (la lista è lunghissima), la testimonianza di Mark McCandlish (2) , ex ufficiale dell’aviazione americana, secondo cui nel 1988 gli Usa già disponevano di prototipi di oggetti volanti (ARV) che sfruttavano l’antigravità. Una delle conferme più clamorose dello sviluppo parallelo e clandestino delle tecnologie viene da un personaggio di indiscutibile peso: Ben R. Rich, ex CEO della Lockeed Skunk Works dove sono stati realizzati i progetti più top secret dell’aviazione americana (SR71 Blackbird, F117A Nighthawk) dichiarò nel corso di una conferenza alla Engineering Alumni Association dell’Università di California a Los Angeles, il 23 Marzo 1993: “…Abbiamo già i mezzi per viaggiare verso le stelle. ma queste tecnologie sono rinchiuse nei progetti segreti e ci vorrebbe un miracolo per farle emergere a beneficio dell’umanità. Qualsiasi cosa possiate immaginare, noi sappiamo come farlo…” (3).

Si può dunque immaginare quanto le implicazioni politiche di una disclosure sarebbero devastanti se si ufficializzassero verità nascoste da decenni: vorrebbe dire che l’umanità è vissuta all’ombra della menzogna e che le è stato negato il progresso. Come ne uscirebbe il concetto di democrazia? Quale sarebbe il prezzo politico delle conseguenze?

Una disclosure era finora giudicata inevitabile dagli analisti per la difficoltà dei detentori dei segreti di mantenere il controllo del cover-up a fronte della velocità con cui viaggiano sviluppo tecnologico e comunicazione. Si stimava che i tempi avrebbero prima o poi coinciso con quelli degli avanzamenti segreti per cui sarebbe stata facilitata la comprensione (e conseguentemente l’ accettazione) di tecnologie e principi fisici prima inimmaginabili ma non si poteva prevedere quando il punto di crisi sarebbe stato raggiunto e quali circostanzel’avrebbero facilitato. Del resto, come ha esemplificato Albert Harrison, professore di psicologia, su Philosophical Transactions, la rivista scientifica della Royal Society, una disclosurepotrebbe essere molto meno drammatica per generazioni cresciute con computer, calcolatori elettronici, avatar e telefoni cellulari piuttosto che per generazioni precedenti che utilizzavano macchine da scrivere, diapositive, telefoni a gettone e bambole di pezza” (4). Si riteneva poi evidente che specificatamente chi controlla i mercati dell’energia (leggi le corporation del petrolio, dei combustibili fossili e la finanza connessa) volesse ritardare il più possibile tale momento per sfruttare fino all’ultimo i benefici economici assicurati dallo sfruttamento controllato delle risorse energetiche e intanto assicurarsi conoscenze estreme, potere, ricchezza e controllo. Non si era forse considerata una possibile motivazione: il confronto geopolitico.

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(foto: L’Ing. Keshe)

La Keshe Foundation. Oggi qualcuno sembra aver deciso di rompere gli indugi e portare a fondo l’attacco al sistema di potere occulto che per proteggere i propri interessi avrebbe impedito che l’umanità progredisse avvalendosi di un progresso scientifico finora negato. La ragione? Forse proprio il conflitto freddo tra Occidente e Iran potrebbe aver generato la decisione di utilizzare l’arma definitiva della disclosure, perchè di vera arma in questo caso si tratterebbe.

Quel qualcuno, nella quotidianità ha il nome di Mehran T. Keshe, enigmatico ma affabile scienziato iraniano, laureato in ingegneria nucleare alla University of London, che si insedia dal 2005 in Olanda (ma con sede a Ninove, Belgio) con la sua Keshe Foundation(www.keshefoundation.org), registrata come organizzazione di ricerca spaziale, per divulgare le scoperte raggiunte con un lavoro di 30 anni (si suppone in Iran) nel campo della produzione di energia e propulsione provenienti dalla combinazione di materia, antimateria e materia oscura del cosmo (5). L’Ing. Keshe sostiene di aver sviluppato una tecnologia a base di plasma ionizzato che utilizza i principi dell’elettromagnetismo e le proprietà dei campi gravitazionali. Un apposito microreattore da lui progettato produrrebbe energia infinita (quindi a basso costo) applicabile ad ogni campo della scienza e ad ogni aspetto della vita quotidiana, dal trasporto all’ambiente ai sistemi medico-sanitari alla nutrizione, all’agricoltura, alla decontaminazione nucleare (300 applicazioni brevettate): “…una scienza che non esiste ufficialmente” (6) che permetterebbe all’umanità di ritrovarsi appieno nell’ambiente cosmico che la avviluppa “perchè l’uomo terrestre è un tutt’uno con i tipi di materia che lo avvolgono e lo compongono“. Tesi già sollevate senza apparente seguito da illustri nomi dell’astrofisica e che sembrano ora essere fatte proprie dall’Ing. Keshe. Applicando tali sorprendenti principi al settore aerospaziale, la Fondazione Keshe sostiene di aver realizzato dei prototipi di veicoli (chiamati  Magnetically Originated Joint Habitation and Nutrition Systems (Mojhans), veri e propri dischi volanti con proprietà strabilianti (7) in grado di intraprendere viaggi nel cosmo (“La colonizzazione dello spazio è l’obiettivo finale della nostra tecnologia…”). Con la stessa tecnologia si sarebbe realizzata anche una sorta di difesa dei satelliti orbitali che verrebbero protetti “creando nello spazio uno schermo magnetico che interagisce con l’atmosfera e produce plasma dinamico cosi niente può toccare l’oggetto volante“(8), una descrizione che ricorda il mai (?) realizzato (per intero) scudo spaziale reaganiano (SDI) e che lascia supporre che sia l’Iran ad avere applicato tale innovazione.

Dal momento della sua sistemazione in Europa, l’Ing. Keshe avrebbe contattato i governi e le comunità scientifiche nazionali (tranne il Canada “perchè ritenuto responsabile di rapimenti di scienziati iraniani“) per offrire i protocolli della sua tecnologia, accolto con curiosità, interesse ma anche dall’ostilità degli Usa che avrebbero rifiutato e addirittura avversato il contatto. Nell’ambito di tali contatti solo alcuni Paesi, tra cui Italia, Giappone e due stati africani avrebbero finora accettato l’offerta e una chiavetta con le necessarie informazioni (disegni, registrazione brevetti e progetto esecutivo del microreattore).

L’Italia avrebbe ricevuto tutta la documentazione in data 26 Ottobre 2012 nelle mani dell’ambasciatore a Bruxelles. L’incontro e la consegna della chiavetta sono stati confermati dal Sottosegretario agli Esteri Marta Dassù nella risposta all’interrogazione alla Camera del deputato Fabio Meroni (Lega Nord) il 13 Dicembre 2012 (9). L’incontro con l’ambasciatore è stato videoregistrato dall’Ing. Keshe ma secondo il protocollo diplomatico e il Sottosegretario Dassù, la registrazione non è divulgabile ” e non rappresenta la prova di un impegno ufficiale“. Negli anni trascorsi in Europa, l’Ing. Keshe ha molti incontri ma trova anche molti ostacoli: i media non parlano della Fondazione, si cerca di isolarlo e viene anche minacciato di morte. Molti governi rifiutano di incontrarlo ” per paura dell’America” e anche l’Unione Europea subisce le pressioni Usa”(10).

Nel 2012, l’Ing. Keshe viene espulso dal Belgio e trova rifugio in Italia presso Brescia dove insedia la sua Fondazione. Da li dichiara l’intenzione di promuovere la diffusione della tecnologia al plasma tramite workshops per scienziati volontari o designati dai rispettivi governi. Le adesioni individuali arrivano mentre quelle “ufficiali” sono scarse. Tramite workshops di due anni gli scienziati potranno a loro volta familiarizzarsi con le conoscenze acquisite e diffonderle presso le rispettive comunità scientifiche e i governi. A questi viene demandato il compito di procedere all’acquisizione della tecnologia per porla in opera.

MojiansKeshe

(foto: illustrazione del mojihan keshe)

Dalla nuova sede italiana, Keshe instaura numerosi contatti e organizza incontri pubblici per far conoscere le proprie proposte. Tra i primi incontri tenuti in Italia, quello con il Consiglio delle Università Lombarde; poi quello pubblico del Talent Gold 2012 al Centro Fiera del Garda di Montichiari (Brescia) il 15 Dicembre 2012, a cui erano presenti 400 persone, finito anzitempo per le intemperanze create nel pubblico da una persona che si ritiene appartenesse ai Servizi (11).  Il 15 febbraio scorso è stato inaugurato in forma privata “per motivi precauzionali” l’ International Space Institute, annesso alla Fondazione, che ad oggi ospita 8 studenti internazionali, da maggio ne prevede 25, da settembre 250. Ogni giovedi mattina vi si tengono workshops in livestream e training per i presenti.

Conseguenze. Nel campo dei trasporti, la tecnologia Keshe incidendo sulla gravità porterebbe i tempi di spostamento a limiti incredibilmente bassi (30 minuti da Los Angeles a Milano – dichiara Keshe) e in quello medico  risolverebbe gran parte delle malattie più gravi tra cui la Sla. Grandi innovazioni otterrebbe l’agricoltura con il conseguente aumento e riequilibrio delle risorse per i paesi sottosviluppati  mentre in campo ambientale, con il superamento dei combustibili fossili, si otterrebbe l’eliminazione dell’inquinamento nonchè la possibilità di decontaminare le aree come Fukushima dalla radioattività nucleare (per questo  il Giappone è stato tra i primi ad aderire al progetto Keshe) o dai rifiuti tossici. Con l’attivazione dei suoi microreattori, anche la cosiddetta green economy diventerebbe obsoleta, ed i rivolgimenti potrebbero essere ancora maggiori se o quando si venisse a conoscere l’iter seguito da Keshe per conseguire i risultati che sostiene.

Mille domande. Tutto questo non può che lasciare chiunque esterrefatto: se tutto sarà confermato ( troppo sembra ormai essere avanzato nel progetto che, diversamente dalle frodi come le famose lenticchie di Babilonia di zio Paperone, prevede la massima diffusione teorica in sede di verifica preliminare) e viste le possibili conseguenze e implicazioni della diffusione di conoscenze di tale portata, mille domande si affollano nella mente. Le prime che affiorano sono le seguenti:

1. L’Ing. Keshe dichiara di essere cittadino iraniano e sembra sottindentere che i luoghi stessi della sua ricerca siano stati in Iran. Lo stesso primo utilizzatore delle straordinarie applicazioni sembra essere la repubblica islamica quando Keshe dice che “…l’Iran è la prima nazione ad avere un programma di navi spaziali...”(12), e quando accusa il Canada di aver ordito rapimenti di scienziati iraniani. Il suo legame sembra dunque chiaro. Possibile che la Keshe Foundation sia LO strumento destabilizzante dell’egemonia occidentale, che l’Iran abbia deciso la mossa dello scacco matto per vincere la decennale guerra fredda con gli Usa e con – come lo chiama Keshe – il “governo mondiale”? In tal caso non ci sarebbe da stupirsi delle preoccupazioni per la sua sicurezza perchè i mezzi per metterlo a tacere certamente non mancherebbero. E’ possibile che finora sia stato sottovalutato e che si sia cercato di minimizzare se non ignorare la sua attività, ma la posta in gioco è troppo alta per pensare che si sia voluto ricorrere solo a banali ostacoli. O c’è qualche altro mistero dietro Keshe?

2. Chiunque sia il supporto politico della Keshe Foundation, avrà messo in conto il crollo dell’economia mondiale che rischia di seguire la disclosure ed ogni altra conseguenza?

3. Acquisito il fatto che sono diversi i soggetti che praticano la ricerca scientifica per perseguire risultati nel campo delle energie libere e sostenibili (lo stesso Keshe cita la Pure Energy Systems di Sterling Allan come esempio per questo tipo di ricerche) di quali fonti o riferimenti ha usufruito per  conseguire obiettivi cosi avanzati?

4. A cosa si riferisce quando parla di altre “life forms” (forme di vita) nell’universo? La sua ricerca lo ha forse portato a scoprire nuove verità di cui non siamo a conoscenza?

E’ difficile elencare le enormi implicazioni che avrebbe una disclosure di questo tipo per la rivoluzione estrema che verrebbe indotta dall’introduzione di tecnologie cosi avanzate. Tutta la nostra vita quotidiana ne verrebbe sconvolta, nel bene e nel male; l’ assetto del potere globale verrebbe stravolto e soprattutto investito dalle responsabilità di un cover up criminale gestito da un’elite trasversale e transnazionale, probabilmente di natura militar-finanziaria, che si sarebbe avvalsa delle sue conoscenze avanzate per imboccare un cammino separato rispetto al resto dell’umanità. Non so cosa ci dobbiamo augurare.

La politica italiana. Con la conferma governativa di aver ricevuto le informazioni base direttamente dall’Ing. Keshe, si apre un grande quesito e si prospettano grandi responsabilità per la politica italiana: verificare e avere il coraggio eventualmente di andare a fondo partecipando con scienziati ai test della Fondazione. Il gesto, forse superficiale, dell’ambasciatore italiano nell’accettare la chiavetta, ha sicuramente messo l’Italia in difficoltà con gli alleati. Ma la posta in gioco è troppo alta per ignorare la realtà, e la richiesta di trasparenza che sale oggi dalla gente non può che riguardare innanzitutto la possibilità di entrare tra i primi in una nuova era. Il coraggio è essenziale e non è dato dalla nostra classe politica ma le nuove forze che si affacciano potrebbero essere più adatte ad esplorare le strade che sembrano prospettarsi. I tempi potrebbero essere maturi per coinvolgere la ricerca scientifica su teorie finora negate da una scienza ufficiale autoreferenziale e lenta. Il dibattito sulle nuove energie  prenderebbe sicuramente slancio ed entusiasmo di fronte a possibili avanzamenti epocali in tutti i settori, e di fronte ad un lento coinvolgimento di altri paesi e al diffondersi della nuova conoscenza, le resistenze potrebbero crollare. Allora tutto cambierebbe. Ma il primo obiettivo della politica è combattere il concetto di segretezza, che è il contrario della democrazia. Quando poi sia abbinato a quello di sicurezza nazionale come giustificazione, il rischio è altissimo: chi detiene il potere di sapere, di decidere cosa e quanto la gente deve sapere? Cosa è giusto e logico che rimanga segreto e cosa non deve? Quante infamie e quante informazioni utili all’umanità sono state nascoste in nome della sicurezza nazionale? Porsi queste domande e iniziare una discussione su questi temi sarebbe un grande passo da compiere prima che la realtà ci imponga i suoi tempi.

ULTIMA ORA. E’ dal Giappone, uno dei primi paesi a ritirare la documentazione della tecnologia Keshe, che arriva la clamorosa notizia del  primo successo dei test per la bonifica delle scorie nucleari di Fukushima.  Lavorando su campioni di acqua e di terreno, provenienti dalle zone più critiche della centrale nucleare andata distrutta durante lo tsunami del 2011, la radioattività dell’acqua, delle parti metalliche coinvolte, delle scorie di varia natura presenti in sospensione, Yukako Saito, knowledge seeker attualmente in stage presso la sede italiana della Fondazione Keshe ed inviata in missione ha potuto ridurla in un brevissimo intervallo di tempo a ZERO.

Data l’assoluta eccezionalità del responso del test, che si è svolto in livestream pubblico, per la massima trasparenza nei confronti della popolazione giapponese, esso è stato ripetuto con esito identico e poi ripetuto ancora da altri due laboratori indipendenti. Anche in questi casi il responso è stato sovrapponibile (13). Rimaniamo in attesa di conferma ufficiale della Foundation. (F.S. 13.4.2014)

(1) Miguel Alcubierre, The warp drive: Hyper-fast travel within general relativity, in Class.Quantum Grav. 11-5, L73-L77 (1994) e H.E. Puthoff, Seti, the Velocity-of-Light Limitation and the Alcubierre Warp Drive, in Physics Essays 9 (1996)

(2) v. Fabrizio Salmoni, Gruppi d’elite,segretezza, sicurezza nazionale e innovazioni scientifiche: un problema di democrazia, in Maverick:  http://mavericknews.wordpress.com/2014/02/27/gruppi-di-elite-segretezza-sicurezza-nazionale-e-innovazioni-tecnologiche-un-problema-di-democrazia-parte-1/, Marzo 2014; anche in Steven Greer, Disclosure, Crossing Point 2001

(3)Timothy Good, Earth, an Alien Enterprise, Pegasus Books 2013;  anche Tom Keller in MUFON Journal, Maggio 2010. e in www.abovetopsecret.com/forum/thread 965970/pg1

(4) Timothy Good, ibidem

(5) La ragione sociale della Fondazione è: “Organizzazione indipendente non-profit e non-religiosa fondata dall’ingegnere nucleare M.T. Keshe che si propone di sviluppare nuova conoscenza scientifica, nuove tecnologie e nuove soluzioni per i grandi problemi globali come carestie, siccità, mancanza di fornitura elettrica, cambi climatici e malattie, tramite l’utilizzo di speciali reattori al plasma che daranno anche la possibilità all’umanità di viaggiare nello spazio“.

(6) Le caratteristiche fornite dalla tecnologia Keshe per i Mojhans sarebbero le seguenti:velocità estrema che permette spostamenti rapidi nel sistema solare e oltre. Un’andata e ritorno da Marte con stop sulla Luna prenderebbe pochi giorni; campi deflettori in grado di distruggere particelle che potrebbero impattare e distruggere un veicolo che viaggi ad alta velocità; annullamento della frizione ambientale dell’atmosfera; damping inerziale per non far sentire agli occupanti del veicolo gli effetti dell’accelerazione; campi di forza per bloccare le radiazioni cosmiche; gravità artificiale per vivere e lavorare come sulla Terra senza doversi preoccupare dell’effetto di mancanza di peso sul corpo; invisibilità.

Vedi: http://www.keshefoundation.org/applications/space/flight-technology/78-flight-technology.html

(7) Intervista a Spazio Tesla del 23 Dicembre 2013 all’Hotel Ambasciatori di Brescia. http://www.youtube.com/watch?v=jsKJZmKQElM

(8) Ibidem

(9) Lo stesso deputato ha reiterato nella stessa data l’interrogazione poichè la risposta scritta ricevuta non rispondeva alla richiesta di conoscere le valutazioni sulle tecnologie acquisite e “a quali enti, non specificati nella precedente risposta, siano stati inviati i file acquisiti e quali siano le valutazioni in corso“. Ad oggi la risposta del Ministero non risulta pervenuta, forse per il frequente avvicendamento dei governi.

(10) Intervista a Spazio Tesla, ibidem

(11) http://www.iconicon.it/blog/2012/12/mehran-keshe-brescia-il-15-dicembre/

(12) Il 4 Dicembre 2011 un drone-spia americano è stato “catturato” nello spazio aereo iraniano. Il drone non è caduto nè è stato abbattuto ma letteralmente catturato da un velivolo iraniano con tecnologia Keshe. “Drone-spia catturato da disco volante iraniano?”  ha titolato l’inglese Examiner.com (www.examiner.com/article/spy-drone-captured-by-iranian-flying-saucer)

(13) http://www.iconicon.it/blog/2014/04/fukushima-testata-con-successo-la-soluzione-keshe/

TAV, ADESSO GLI OPERAI DEL CANTIERE DORMIRANNO A CHIOMONTE. TRATTATIVA DELLE DITTE PER AFFITTARE ALLOGGI IN PAESE, OLTRE CHE PER IL SERVIZIO PASTI NEI RISTORANTI

DOMENICA, 12 OTTOBRE 2014
 
BY  – PUBLISHED: 10/09/2014 

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La notizia è molto riservata, perché si tratterebbe di un importante passo in avanti nel tanto sospirato “ritorno alla normalità” del cantiere della Maddalena di Chiomonte.

Per la prima volta dopo tre anni, le ditte private che stanno lavorando per la Tav a Chiomonte, stanno trattando con alcuni privati per far dormire in paese gli operai, anziché mandarli negli hotel dell’alta Val Susa (Bardonecchia, ecc).

Gli operai, circa un cinquantina, avranno a disposizione degli alloggi a Chiomonte. E sempre a Chiomonte faranno le colazioni, pranzi e cene, presso i ristoranti del paese.

Dopo aver verificato la notizia, ValsusaOggi ha chiesto conferma all’ex sindaco di Chiomonte Renzo Pinard, attuale capogruppo di maggioranza che per il Comune ha la delega di occuparsi dei rapporti con il cantiere ed il progetto Tav.

“È vero, il programma prevede che circa 50 dipendenti dormano finalmente a Chiomonte, in alcuni appartamenti. Qui i lavoratori potranno anche mangiare, e ci pare una bella notizia, perché poco per volta si sta tornando alla normalità”.

Secondo Pinard “Questo è un segnale importante e di fiducia da parte delle ditte che lavorano a Chiomonte, lo chiedevamo da tempo, per fare in modo che ci fosse un indotto e un minimo di ritorno economico per le attività commerciali che lavorano a Chiomonte. In tempi difficili come questi, poter contare sulla presenza di 50 operai in paese, sicuramente aiuta bar, ristoranti e negozi a lavorare un po’ di più. E non possiamo che ringraziare la Questura per aver dato il nulla osta all’operazione”.

Proprio in quest’ottica, il Comune di Chiomonte cercherà di “fare da regia in questa trattativa tra aziende e privati per gli alloggi, e soprattutto per garantire a tutte le attività di avere un beneficio – aggiunge Pinard – per questo stiamo pensando, ad esempio, di proporre un servizio a rotazione per i pranzi e le cene, in modo che tutti i ristoranti possano avere gli operai come clienti”.

Il prossimo passo, anche questo richiesto da tempo, sarà “la riapertura del museo archeologico, visto che già adesso un pezzo di strada è stata liberata”.

“60 testimoni inutili”, video della seconda parte della requisitoria del PM Pedrotta, 7 ottobre 2014

Requisitoria PM al maxi processo #notav: “Testimoni inutili e irrilevanti” per i “professionisti della violenza”

Seconda parte della requisitoria del PM Pedrotta, al maxiprocesso NO TAV, nell’udienza del 7 ottobre. Imputati e pubblico sono stati allontanati, in aula restano i legali, le parti civili, la stampa. 

La Pedrotta introduce una valutazione sui testimoni della difesa, che divide in due macrocategorie: “La prima macro categoria ricomprende tutti quelli che non erano presente a Chiomonte in quella giornata. E allora sono venuti a riferirci sulla legittimità dell’opera, sulle ragioni della protesta, sulla libera repubblica della maddalena. Bertolo Silvio, Cremaschi, Mattei, Airaudo etc etc. Ma questi testi sono assolutamente IRRILEVANTInon hanno portato alcun contributo alla ricostruzione dei fatti, qui non siamo davanti al TAR, qui non stiamo giudicando l’opera, eh? Stiamo giudicando i disordini che sono avvenuti il 27 giugno e il 3 di  luglio, quindi nulla hanno detto sulle azioni violente che sono state poste in essere nei confronti delle forze dell’ordine che sono rimaste passive e hanno lanciato i lacrimogeni e allora sono testi irrilevanti, inutili, non servono a niente. Io mi spingo oltre, le ragioni della protesta, che siano più o meno condivisibili, non hanno rilevanza quando si passa all’azione violenza, non c’è ragione che giustifica comportamenti come quelli del 27 giugno e del 3 di luglio, non si vuole limitare il diritto alla manifestazione del pensiero si vogliono valutare comportamenti di reato.

L’altra macro categoria ricomprende tutti i testimoni che erano presenti sui luoghi, nell’area in generale, quel giorno, che possono essere poi ancora suddivisi in due sottocategorie: abbiamo quelli irrilevanti, e sono irrilevanti perché si trovavano in una zona diversa rispetto a quella in cui sono avvenute le condotte costituenti i reati in particolare nell’area antistante il museo archeologico (…) e quelli che “nel tentativo di difendere gli imputati si sono spinti a dichiarare il falso, perché hanno negato delle circostanze pacifiche e sono circostanze pacifiche perché ci sono i filmati e le fotografie”.

 
E dopo gli “istinti primordiali”, sfogati dai manifestanti a detta del PM nella prima parte della requisitoria, ecco “i professionisti della violenza”, per i quali “le manifestazioni a tutela di interessi collettivi sono un semplice pretesto, sono un semplice pretesto per sfogare la loro RABBIA nei confronti del SISTEMA. Per gli interessi della Val di Susa a certi soggetti non interessa niente, non sono li per tutelare la val di susa, sono li perché vogliono andare a sfogare la loro rabbia, se la vogliono prendere con le fdo, contro lo stato…. e allora va bene a val di susa o qualsiasi altro posto
 
Guardate il video e, come sempre,
giudicate voi
tesdtimo
 
Simonetta ZandiriTGMaddalena.it

L’ISIS MINACCIA LA RUSSIA

peccato che se guardi tg3 e pattume vario si evince che i ribelli siriani (pattume mercenario che è Isis) combatterebbe contro l’Isis che ha sempre detto il suo nemico è Assad, non gli Usa o Israele ma i pennivendoli devono sponsorizzare la guerra di invasione della Siria

11 OTTOBRE 2014 ACARO

MOSCA – Uno dei capi militari dello Stato islamico, Tarhan Batirashvili, piu’ noto come Omar al Shishani, ha minacciato attacchi contro la Federazione Russa, e giurato di guidare “migliaia di islamisti per vendicarsi contro Mosca”.
In un proclama ripreso dalla stampa russa, al Shishani ha dichiarato che le forze dell’Isis hanno gia’ “sbaragliato” l’Esercito iracheno e che il prossimo obiettivo sara’ la Russia. Poco prima i guerriglieri dello Stato islamico hanno pubblicato su Internet un video in cui si rivolgevano al presidente russo, dichiarando il loro intento di “liberare la Cecenia e il Caucaso” e di istituirvi il “califfato islamico”.
In risposta alle minacce dei terroristi, il primo ministro reggente della Cecenia, Ramzan Kadyrov, ha promesso di “annientare i terroristi che tenteranno di compiere incursioni nel territorio russo”.
L’allarme già palese con la doppia strage tra Cecenia e Daghestan dei giorni scorsi, diventa sempre più concreto e oggi viene rilanciato dall’agenzia Bloomberg che sottolinea come un comandante dello Stato islamico, conosciuto come “Omar il ceceno”, Tarkhan Batirashvili abbia chiamato il padre che risiede nella Gola di Pankisi, a poco più di 100 km a Nord-Est di Tbilisi, al confine con la Cecenia, non solo per parlargli dell’avanzata in Iraq ma anche per aggiungere: la Russia sarà la prossima.
Il Caucaso è un obiettivo dell’Isis e per il leader del Cremlino era già chiaro da tempo. La regione incuneata tra la Russia, l’Iran e la Turchia è un’intricata rete di tensioni, sfociate più volte in violenza negli ultimi tre decenni, in diversi punti caldi. Dalla Cecenia al Nagorno-Karabakh sino alla Georgia. E in particolare la Cecenia, potrebbe tornare ad essere una grossa preoccupazione, nonostante negli ultimi anni Ramzan Kadyrov e il suo pugno di ferro erano stati una garanzia di sicurezza per Putin. Il reiterare di Kadyrov “la situazione è sotto controllo” non convince più di tanto, mentre Batirashvili, che durante il conflitto armato in Ossezia del sud nel 2008 ha combattuto dal lato georgiano, promette di “tornare” in Russia. Con al suo fianco “molte migliaia di persone”.

Nei giorni scorsi, il segretario del Consiglio di sicurezza russo Nikolai Patrushev, ha dichiarato che il numero totale dei combattenti dello “Stato islamico” sono 30-50 mila persone. La CIA a metà settembre aveva detto che l’Isis ha al suo attivo circa 30 mila persone.

Ma nonostante il suo soprannome, Batirashvili non è ceceno, ma di origine georgiana. Proviene appunto da Pankisi, ossia da una zona che il presidente russo Putin accusa di favoreggiamento di quella ribellione islamista, che ha cercato di schiacciare da quando è arrivato al potere. Ma mentre la Russia si sta concentrando sul conflitto in Ucraina, i a Pankisi ricordano ancora l’umiliazione della guerra dei cinque giorni nel 2008, quando Putin ha contribuito a cementare i movimenti separatisti nelle province di Abkhazia e Ossezia del sud.
Di fatto Pankisi dopo il crollo dell’Unione sovietica era già diventata una zona di non-diritto. Ci transitavano armamenti destinati ai guerriglieri ceceni e stupefacenti provenienti dall`Afghanistan e diretti verso i mercati europei. Poi durante la Seconda Guerra Cecena, la gola di Pankisi divenne rifugio sicuro per i militanti.

Popolazione raddoppiata e attività criminali intensificate, compresi i rapimenti di alto profilo, come quello del fratello dell`allora calciatore del Milan, Kakhaber Kaladze. E da là viene il comandante, dalla barba rossa e ora conosciuto con il nome di battaglia di Omar al-Shishani o appunto Omar il Ceceno, uno dei leader delle forze che lottano per un califfato islamico in Siria e in Iraq.

Batirashvili è considerato un tattico. E viene dal luogo più pericoloso per Mosca. Marvin Kalb, consulente per il Pulitzer Center di base a Washington, ha detto ad Al Arabiya che “Putin si preoccupa costantemente per gli insorti locali, formati in Siria, e ora dall’Isis, e poi destinati a tornare con le loro nuove competenze. Putin non li vuole e questo è un incubo cronico per lui”.

Il newyorkese Soufan group ha fatto sapere a giugno che all’incirca 200 ceceni combattono in Siria e la recente cattura di un’importante base aerea siriana gli ha fatto guadagnare anche jet MiG russi, sequestrati durante l’azione. Mentre in un video diffuso dall’Isis si dice: “Questo messaggio è indirizzato a te, oh (Presidente russo) Vladimir Putin, questi sono i vostri velivoli che hai mandato a Bashar (il presidente siriano, Assad), e con l’aiuto di Allah li invieremo a voi. Ricordati questo. E’ con il permesso di Allah, che noi potremo liberare la Cecenia e tutto il Caucaso”.

Da fonti vicine al Cremlino, però, è filtrata la notizia per la quale “questa volta non finirà come in Afghanistan, queste bande di assassini che combattono in nome di Allah ma in verità sono solo dei feroci briganti, li stermineremo con ogni mezzo, se necessario anche armi atomiche a basso impatto” – così avrebbe detto un alto funzionario della Difesa russa. E c’è da credergli.

Fonte: (Qui)
http://www.dimissionietuttiacasa.it/lisis-minaccia-russia/  

La lista completa dei massoni d’Italia, nome per nome, dal Trentino alla Sicilia

http://popoffquotidiano.it/2014/10/10/la-lista-completa-dei-massoni-ditalia-nome-per-nome-dal-trentino-alla-sicilia/
Popoff Quotidiano
10 ottobre 2014 

26.410. È il numero dei massoni in Italia. Popoff ha deciso di pubblicarne la lista, loggia per loggia, regione per regione. Abbiamo calcolato le maggiori concentrazioni geografiche in Italia (Firenze e la Toscana) e le professioni che contano più iscritti (medici e avvocati).

di Edoardo Bettella

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Ventiseimila nomi. Sono gli affiliati italiani alle logge massoniche nazionali, perfettamente riconosciute e legittimate dalla legge italiana. A due settimane dall’editoriale di Ferruccio De Bortoli su “Il corriere della sera”, in cui al patto Renzi-Berlusconi viene associato un «odore stantio di massoneria», Popoff pubblica le liste degli iscritti. Seppur divulgate originariamente da “La voce delle voci” cinque anni fa, hanno ancora molte cose interessanti da raccontare. Vediamo quali.

 Sarà un caso, forse, ma la regione italiana che conta più iscritti è la Toscana. E tra tutte le città d’Italia, quella tra in cui vi risiedono più massoni è Firenze. Stiamo parlando di più di duemila liberi muratori nella sola città bagnata dall’Arno. Quasi il dieci per cento del totale dell’Italia intera.

 Se, a Firenze, si aggiungono Arezzo, Grosseto, Livorno, Lucca, Massa Carrara, Pisa, Pistoia, Prato e Siena, arriviamo a un totale di più di quattromilacinquecento. La città che, dopo Firenze, conta il maggior numero di liberi muratori è Torino, con quasi duemila affiliati. Al terzo posto troviamo Roma, con milleseicentotrenta. Seguono, in ordine decrescente, Milano (milleduecentosettanta), Palermo (milleduecentosessanta), Perugia (ottocentottantotto) e Genova (ottocentotrenta).

 Una menzione particolare merita Perugia. Il capoluogo umbro, infatti, conta poco più di centosessantamila abitanti. Questo significa che c’è un massone ogni, circa, centottantasei abitanti. Il numero è poco distante da quello di Firenze, dove ne troviamo uno ogni centottantatrè. La differenza sostanziale sta nel fatto che, però, Firenze ha più del doppio degli abitanti di Perugia, che diventa, quindi, una delle città con la maggiore concentrazione di affiliati a logge massoniche per numero di abitanti.

Tra le professioni, troviamo più di duemila medici, oltre mille avvocati e dirigenti, novecento imprenditori, quasi seicento dipendenti ministeriali, trecentoventi ragionieri, duecentocinquanta assicuratori, duecentoventi industriali. Sono solo numeri, professioni, aree geografiche. Ma sarà un caso che il Corriere parli di «odore stantio di massoneria» riferendosi proprio a un patto che ha, come punti di contatto in parlamento, due toscani doc come Denis Verdini e Maria Elena Boschi?

 “Il Corriere della sera” parla di «odore stantio di massoneria» riferendosi al patto tra Renzi e Berlusconi, che trova i due punti di contatto in Denis Verdini per Forza Italia e Maria Elena Boschi per il Partito democratico. Ma c’è qualche legame tra questa affermazione e le radicate origini toscane dei due?

 Alcuni chiarimenti: queste liste fanno riferimento alle logge nazionali, non a quelle estere o sovra-nazionali, anche dette Ur-Lodges, intorno alle quali spesso aleggia un velo di mistero e segretezza. In Italia, in seguito allo scoppio dello scandalo della P2, la legge Spadolini-Anselmi ha vietato l’esistenza di associazioni segrete (come già previsto dall’articolo 18 della Costituzione) obbligando anche la non segretezza riguardo agli iscritti.

La più grande Obbedienza massonica italiana è il Grande oriente d’Italia (Goi), con sede a Roma e con più di ventimila affiliati. Ne esistono molte altre, più piccole e con meno affiliati, come, ad esempio, la Gran loggia d’Italia degli Alam o la Gran loggia regolare d’Italia. Dal Goi si è dissociato, nel 2010, Gioele Magaldi, fondatore del Grande oriente d’Italia democratico (God), movimento massonico di opinione nato all’interno del Grande oriente d’Italia, ma con lo scopo di riformarne la struttura interna all’insegna della trasparenza. È, di fatto, una forza di opposizione interna al regime «dispotico» del Goi. La scissione nacque in seguito alla presa di coscienza, da parte di Magaldi, delle attitudini dell’ex Gran maestro del Goi Gustavo Raffi, orientate esclusivamente alla preservazione del potere fine a se stesso e all’arricchimento personale, principi totalmente opposti a quelli della tradizionale massoneria.

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Pubblichiamo, di seguito, la lista di ventiseimila nomi, frutto dello strabiliante lavoro di Andrea Cinquegrani e Rita Pennarola, de “La voce delle voci”, che, nel 2009, l’hanno divulgata.

ECCO LA LISTA