Svezia riconosce lo Stato Palestinese, Israele convoca l’ambasciatore

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Svezia riconosce lo Stato Palestinese, Israele convoca l'ambasciatore

TEL AVIV – Il ministro degli Esteri israeliano, Avigdor Lieberman, ha convocato l’ambasciatore svedese a Tel Aviv, Carl Magnus Nesser, dopo che il nuovo premier di Stoccolma, Stefan Loven, aveva annunciato che la Svezia sara’ il primo paese europeo a riconoscere lo Stato palestinese.

Lo ha reso noto questa mattina il servizio stampa di Lieberman, secondo cui la decisione svedese mostra come Loven non abbia ancora “compreso che chi ha costituito negli ultimi venti anni un ostacolo tra gli israeliani e i palestinesi sono proprio questi ultimi”. La dichiarazione di Loven era stata invece apprezzata dalla presidente del partito di sinistra Meretz, Zahava Gal-On, secondo cui la posizione di Stoccolma potrebbe creare “un effetto a catena che porti il resto degli Stati dell’Unione europea a riconoscere lo Stato palestinese”. “Invece di convocare l’ambasciatore svedese in Israele per un rimprovero, sarebbe meglio per il governo lasciar perdere le proprio ossessioni e acconsentire al riconoscimento di uno Stato palestinese alle Nazioni Unite”. In quel caso, secondo Gal-On, “Israele potrebbe tenere un tipo diverso di negoziati, tra governo e governo, atto a raggiungere una soluzione comprensiva”.

Fondi a rischio per Chiomonte

La denuncia arriva da quella parte del Movimento no Tav che le barricate le erige, ma “di carta”. Passando al setaccio gli atti ufficiali e ufficiosi della Torino-Lione. L’ultima incoerenza trovata è stata annunciata ieri, in una conferenza stampa a Torino: il tunnel esplorativo di Chiomonte – ha dichiarato l’opposizione – non sarà ultimato entro la scadenza, fissata in via perentoria da Bruxelles, del 31 dicembre 2015. Per questa data si arriverà solo a metà dell’opera e dunque si perderanno circa 33 dei 65,8 milioni di cofinanziamento.
Le ragioni dell’accusa muovono dalle carte. Nonostante il ministro alle Infrastrutture, Maurizio Lupi, abbia affermato nella sua ultima visita al cantiere, il 15 luglio, che lo scavo di Chiomonte terminerà a fine del prossimo anno, a smentire l’affermazione c’è – mostrano i no Tav – il testo di una gara d’appalto per il monitoraggio ambientale del tunnel esplorativo, pubblicata l’11 giugno 2014 da Ltf, dove si dice che il tunnel si completerà a dicembre 2016. Inoltre, la pagina “Cantieri Italia” del ministero delle Infrastrutture indica come chiusura del cunicolo addirittura giugno 2017. 
«Lo scavo a Chiomonte – aggiungono Paolo Prieri e Alberto Poggio, tecnici del Movimento che il 14 ottobre a Bruxelles sarà ricevuto dai parlamentari Ue – sta procedendo più lentamente dei 10 metri giornalieri dichiarati. In 39 mesi è stato scavato appena il 17% del totale. L’Europa non potrà che revocare i fondi. Lo stesso accadrà per la discenderia aggiuntiva, in Francia, di S.Martin-La-Porte, che inizia solo ora in netto ritardo».
A rispondere al movimento è però Ltf, la società che esegue gli studi. «Anche dovessero essere stornati i fondi – spiega il direttore, Maurizio Bufalini – il meccanismo di finanziamento dell’Europa prevede che ciò che viene decurtato prima, sia recuperato nel periodo successivo. Impensabile che un’opera promossa dalla Commissione, venga poi lasciata a metà. Nel bando abbiamo indicato una scadenza più lunga, tenuto conto che finito il grosso del lavoro, restano sempre le sistemazioni. In ogni caso, ad oggi, le condizioni per rispettare il cronoprogramma ci sono ancora tutte. Sarebbe opportuno attendere la fine, prima di tracciare bilanci».

33 milioni 
Cofinanziamento 
Fondi Ue a rischio (sul totale di 65,8) se i cantieri sforano i tempi

Ormai è tardi: solo metà galleria? Perso metà contributo

foto

In una conferenza stampa tenutasi oggi il movimento notav ha fatto chiarezza sui tempi, sul contributo europeo e sulle tante falsità fin qui proferite dalla lobby del Tav. Come sempre si fa riferimento a documenti ufficiali, opposti alle dichiarazioni roboanti del ministro Lupi e al solito gioco delle tre carte interpretato dal commissario Mario Virano.

Rispetto agli impegni presi, ai metri di scavo del tunnel geognostico, agli accordi europei, il ritardo prevede la decurtazione del 50% dei finanziamenti europei stabiliti. A dirlo sono i documenti ufficiali e basta leggere correttamente, ma la correttezza non è di casa da quelle parti.

di seguito il comunicato stampa

Il Movimento No TAV e l’Opposizione francese alla Lyon-Turin

richiamano l’attenzione degli organi di informazione su quanto sotto riportato.

La Torino-Lione è pronta a perdere altri 33 milioni di euro di contributi europei. E’ ufficiale: lo scavo del Tunnel de La Maddalena non sarà ultimato entro il termine perentorio fissato dall’Unione Europea del 31 dicembre 2015. A sconfessare tutti i pomposi annunci governativi è la stessa LTF (la società pubblica italo-francese cui è affidata l’opera): nelle sue ultime gare di appalto, pubblicate questa estate, la fine lavori è indicata a dicembre 2016. Ancora più pessimista il Ministero delle Infrastrutture: il suo sito web comunica che la galleria sarà finita solo a giugno 2017. Eppure la Commissione Europea era stata chiara: nessun contributo sarà erogato per lavori svolti oltre il termine. Sconti e indulgenze sono passati di moda a Bruxelles.

Strano ma vero, a dirlo sono proprio loro

L’11 giugno 2014 LTF pubblica un avviso di gara di appalto per il monitoraggio ambientale sullo scavo del Tunnel de La Maddalena. LTF richiede di indicare il costo di tali servizi «jusqu’au PK 7+741 environ (qu’il est actuellement prévu d’atteindre en décembre 2016)» ovvero fino a 7741 metri di scavo “che attualmente si prevede di raggiungere nel dicembre 2016” (1).

Le pagine “Cantieri Italia” del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti pubblicano i dati ufficiali e aggiornati delle opere finanziate dal CIPE. La scheda “Cunicolo esplorativo de La Maddalena in variante” non lascia spazio ad interpretazioni: “Fine lavori: Data Prevista: giugno 2017 (2).

Solo metà galleria? Perso metà contributo

Nel marzo 2013 la Commissione Europea è costretta a revocare metà dei contributi agli studi preliminari per la Torino-Lione, in quanto “per via di ulteriori ritardi, l’azione non potrà essere portata a termine entro il 31 dicembre 2015. Si è dovuto pertanto aggiornare l’ambito dell’azione per includervi unicamente le attività che potranno effettivamente essere realizzate.” (3).

Oggi, dopo 39 mesi dall’apertura del cantiere, LTF ha scavato appena il 17% dei 7541 metri totali del tunnel geognostico (4). E non finirà prima di dicembre 2016, forse giugno 2017, forse oltre. La decisione UE è perentoria: sarà erogato il contributo esclusivamente su quanto realizzato effettivamente entro la “data di completamento dell’azione: 31.12.2015”. Ad allora, al ritmo attuale, LTF non sarà che al 50% dello scavo. Quindi metà dell’importo non risulterà finanziabile perché fuori tempo massimo. Il conto è presto fatto. L’intero Tunnel de La Maddalena sono 131,6 milioni € di costo ammissibile, metà Tunnel non realizzato vale 65,8 milioni €. Qui il contributo UE coprirebbe il 50%, quindi si perdono 32,9 M€.

L’Europa non starà a guardare

Il 30 settembre scorso alcuni eurodeputati del nuovo Parlamento Europeo hanno incalzato Maroš ŠEFČOVIČ, candidato Commissario ai Trasporti, nel corso della sua audizione, per richiamare la sua attenzione sulla necessità di una revisione delle decisioni sul progetto Torino-Lione, inutile, esorbitante e sottostimato.

Una riunione al Parlamento Europeo di Bruxelles avrà luogo il 14 ottobre per scambiare conoscenze tra esperti No TAV ed eurodeputati e per migliorare il dialogo tra cittadini e istituzioni europee affinché i nuovi deputati possano argomentare le loro posizioni in vista delle decisioni che il PE dovrà assumere nei prossimi mesi sul progetto della Torino-Lione (5)

Numerosi eurodeputati invieranno interrogazioni scritte al nuovo Commissario ai Trasporti, non appena sarà nel pieno dei suoi poteri, con riferimento all’inutilità del progetto, alla cattiva gestione dei lavori in corso a La Maddalena, e alla necessità che il co-finanziamento europeo sia erogato a progetti sicuramente utili e con ritorno economico rapido proprio con riferimento alla necessità di risanamento dei bilanci di Italia e Francia. Una richiesta di esame delle attività svolte da LTF sarà inviata anche alla Corte dei Conti e all’OLAF. 

Le ultime parole famose di Lupi e Virano

Il 15 luglio 2014, durante una visita al cantiere de La Maddalena, il Ministro Lupi conferma che «i tempi di conclusione al 31 dicembre 2015 dell’intero tunnel saranno rispettati» (6). Peccato sia sconfessato in contemporanea proprio dal suo stesso Ministero, il cui sito segnala già un ritardo di un anno e mezzo rispetto alle “garanzie” del Ministro.

L’8 settembre 2014 il Commissario Virano rincara dicendo che “gli scavi di Chiomonte per la Tav Torino-Lione «stanno procedendo senza reali problemi ed è confermata la previsione di terminarli entro la fine del 2015» (7). Un’affermazione che ha dell’incredibile, in plateale contraddizione con quanto indicato in appalti pubblici usciti solo due mesi prima. Il Commissario controlla l’operato di LTF o si affida all’immaginazione?

Confrontate con le banali informazioni di immediata consultazione pubblica qui richiamate, le roboanti quanto compulsive rassicurazioni di ministri e commissari si salvano a malapena dal ridicolo. In un paese normale la conclusione sarebbe una sola: dimissioni.

A questo link – Note e riferimenti

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TAV, I 5 STELLE AVVERTONO PLANO E I SINDACI DELLA VAL SUSA: “NON PARTECIPATE AL COMITATO DELLA REGIONE”

http://www.valsusaoggi.it/?p=5868

 

BY  – PUBLISHED: 10/04/2014 
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di FRANCESCA FREDIANI e MARCO SCIBONA(Movimento 5 Stelle)

La legge regionale n.4 del 2011, Promozione di interventi a favore dei territori interessati dalla realizzazione di grandi infrastrutture, imitazione della “Démarche Grand Chantier” che peraltro nemmeno in Francia ha mai funzionato, è un inganno, un’accozzaglia di falsità messe insieme dalla politica nostrana per cercare di far digerire ai territori un’opera inutile e costosissima, spacciando per reale l’illusione di ricadute positive sull’occupazione e l’economia.

Nessuno, purchè dotato di un minimo di onestà intellettuale, potrebbe negare questa evidenza.
Il M5S lo sostiene da sempre, e l’ha dimostrato opponendosi strenuamente alla sua approvazione nella scorsa legislatura, denunciando la sua incostituzionalità e il conflitto con la liberalizzazione europea degli appalti.

Il dialogo tra i sostenitori dell’opera e il territorio valsusino è interrotto da anni, l’Osservatorio ha dimostrato tutta la sua inutilità e le udienze in aula bunker sono ormai l’unica occasione in cui possiamo ascoltare le voci dei No TAV.
Considerando il contesto appena descritto, non possiamo che esprimere forte dissenso per la scelta di alcuni sindaci di partecipare alle riunioni in Regione finalizzate alla creazione di quel comitato di pilotaggio previsto proprio dalla legge 4/2011. Se la motivazione alla base della decisione fosse la volontà di riaprire un dialogo con le istituzioni, ebbene noi crediamo che sarebbe opportuno pianificare percorsi esterni rispetto a quelli previsti da questo provvedimento di cui non riconosciamo nè la legittimità nè tantomeno l’utilità.

La ripresa di un confronto vero con le istituzioni è sicuramente auspicabile, ma il percorso deve ripartire da capo, evitando di inserirsi in uno schema preimpostato e finalizzato alla realizzazione dell’opera, con il rischio di pericolose strumentalizzazioni delle posizioni degli amministratori valsusini.
Riteniamo che una posizione ferma e chiara da parte degli amministratori No TAV sia doverosa nei confronti di quanti stanno pagando a caro prezzo il loro impegno nel portare avanti le giuste ragioni di opposizione all’opera.

Francesca Frediani – Consigliere regionale M5S Piemonte
Marco Scibona – Senatore M5S

L’innovativa conferenza stampa #notav del telegiornale Rai

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L’innovativa conferenza stampa #notav del telegiornale Rai

Si è svolta ieri a Torino una conferenza stampa del movimento no tav che ha smentito, con documenti ufficiali, le dichiarzioni del ministro Lupi e del commissario di governo Virano sulla data in cui finirà lo scavo del tunnel geognostico della Maddalena. Una notizia importante perché il ritardo del cantiere, oltre a mostrare l’insipienza del ministro e del commissario, mette a repentaglio il cofinanziamento europeo dei lavori.

Il tgr Piemonte ha mandato un suo inviato, ma nel servizio serale racconta tutta un’altra storia, le immagini sono quelle della conferenza stampa, ma l’argomento che descrive il conduttore è completamente diverso e fa riferimento a questo comunicato. Guardate per credere:

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Difficile dire se questo esempio di pessimo giornalismo sia dovuto a sciatteria o all’imbarazzo di raccontare dell’esistenza di documenti che smentiscono platealmente Lupi e Virano gettando ombre sul futuro della Torino-Lione. Di una cosa siamo certi, mai il tgr avrebbe fatto un errore del genere se a parlare fossero stati Lupi e Virano anziché noi, e questo la dice lunga sul presunto ruolo di servizio pubblico di questa testata.

NO al Carbone. Agli attivisti sotto processo chiesti 4 milioni di euro

Il consolidato metodo della richiesta di risarcimenti astronomici atta a tacitare i movimenti d’opposizione colpisce anche i No Carbone.

di Leonardo Capella

Il consolidato metodo della richiesta di risarcimenti astronomici atta a tacitare i movimenti che si oppongono alle opere devastanti per l’ambiente e nocive per la salute ha colpito questa volta quattro attivisti del Coordinamento Associazioni Area Grecanica – NO CARBONE.

La società SEI S.p.A. (Saline Energie Ioniche, controllata della svizzera Repower), proponente del progetto per la realizzazione di una centrale termoelettrica a carbone da 1320 MWe e relative opere connesse in Saline Joniche di Montebello Jonico (RC), ha citato in giudizio i quattro attivisti per presunto danno d’immagine in relazione a delle vignette da loro diffuse. Per la SEI S.p.A. questo danno è quantificabile in 4 milioni di euro.

Il No al carbone è pressoché unanime sul territorio locale ovvero 78 associazioni e dieci partiti hanno espresso la loro contrarietà. Mentre tutti sottolineano la pericolosità per la salute pubblica (la letteratura scientifica evidenzia un aumento di tumori) e l’ambiente della tecnologia legata al carbone il Ministero dell’Ambiente avvalla, dando l’autorizzazione  alla Valutazione di Impatto Ambientale, questa scelta. In merito al legame fra centrali a carbone e salute pubblica giova riportare le conclusioni pubblicate su “Progetto ambiente e tumori” (giugno 2011 – Associazione Italiana Oncologia Medica) dal Dott. Paolo Franceschi dell’Ospedale San Paolo di Savona:

“Le centrali a carbone, nelle aree in cui sorgono, causano un’alta percentuale di inquinantirispetto alle altre fonti di inquinamento. I territori nei quali sono insediate centrali a carbone pre- sentano elevati livelli di inquinamento ambientale, rilevati mediante le metodiche di biodiversità e di bioindicazione lichenica.

Gli studi condotti sulle popolazioni residenti nei pressi di centrali a carbone hanno dimostrato un aumento dell’incidenza di tumori di laringe, polmoni e vescica. Gli studi di stima di impatto ambientale dimostrano uno stretto rapporto fra livelli di emissioni, numero di persone esposte e danni sanitari, compreso il cancro.

Sono inoltre segnalati aumenti dell’incidenza di cancro della cute non melanoma e di cancro dello stomaco.”

I cittadini e le associazioni del Coordinamento delle Associazioni dell’Area Grecanica, nato nell’agosto del 2007 in seguito alla diffusione della notizia relativa alla costruzione di una centrale a carbone da realizzarsi nell’area della ex Liquichimica a Saline, non si oppongono dunque al progetto per il famigerato effetto NIMBY (acronimo inglese per Not In My Back Yard, lett. “Non nel mio cortile”) ma per una più che giustificata preoccupazione sulla salute.

L.C. 2.10.14

Anche l’ANPI supporta i nazisti ucraini

direi che è una scelta coerente. Loro anche collaborarono con gli Usa, ricevendo sostegno, per liberarci da una dittatura. Il padrone non si dimentica anche se Putin non ha certo instaurato una dittatura comunista, quella che sotto Stalin portò alla morte di 6 milioni di ucraini (homolodor), certo vittime non meno importanti di altre come si pretende di imporre oggi. A noi il fascismo evoca morti e stragi, agli ucraini corrisponde il regime comunista....

Anche l’ANPI (Associazione nazionale ‘partigiani’ italiani) getta la mascherina ‘antifascista’, e finalmente da libero sfogo alla sua contiguità con il Mossad celebrando il golpe nazitatlantista di Kiev, supportato dal Mossad e soldati di Tzahal, dando voce ai supporter delle bande neonaziste banderiste illustratesi a Odessa e Donbass, e finanziate dal loro sodale ideologico, l’oligarca sionista e mafioso Igor Kolomojskij, finanziatore dei neonazisti di Pravij Sektor e delle loro spedizioni punitive contro comunisti, antifascisti e lavoratori del Donbas. Non potevano mancare il cantore del nazismo ucraino Di Pasquale e la russofoba a libro paga del quiotidiano La Stampa Zafesova.
  
Il ‘saggista’ Di Pasquale, o meglio, agiografo del nazismo banderista galiziano, dedica un suo libretto a un giovane fan della democrazia ucraina.
 
Non è un caso che l’ANPI, specializzatasi nella pulizia etnica antipalestinese, ora conceda una patente di legittimità a chi uccide comunisti e autentici antifascisti. In fondo l’ANPI è un’emanazione della putrida pozzanghera atlantista nota come Partito Democratico, il cui servilismo verso le operazioni sovversive di Gladio e le ‘missioni’ di pace della NATO, é indiscutibile: Catania East Sicily Euromed summit Nato strategie 2-4 Oct 2014
Oltre 100 Parlamentari della NATO a Catania per decidere le strategie sul Mediterraneo con Andrea Manciulli – Capo Delegazione Italiana (PD), Enzo Bianco Sindaco di Catania (PD), Pietro Grasso – Presidente del Senato della Repubblica Italiana (PD), Hugh Bayley – Presidente dell’Assemblea, Parlamentare della NATO, Ali Riza Alaboyun – Presidente Special group Mediterraneo e Medio Oriente (Turchia), Federica Mogherini – Ministro degli Esteri (PD).
  
Coincidenze: mentre il PD si crogiola nella kermesse atlantista di Catania, dove s’invoca un nuovo bombardamento della Libia, la cinghia di trasmissione piddina, l’ANPI, fedele alla linea blu-atlantico indice un incontro-dibattito con i sostenitori dei ‘nuovi’ alleati della NATO, i golpisti nazisti ucraini.
  
Pittella e Cazzulani in viaggio di piacere golpista a Kiev, a nostre spese.
  
Federica Mogherini, spia della CIA e attuale ministra degli Esteri, si recò a Kiev con una delegazione “dell’Assemblea parlamentare della NATO, per incontrare rappresentanti di tutte le forze politiche (tutte?) … e poi Ong, società civile variamente organizzata, giornalisti”, partecipando attivamente alla costruzione del golpe di Gladio in Ucraina, contro il presidente eletto Janukovich. “Poco più in là, al di là della piazza, altre barricate proteggono i palazzi del potere, il Parlamento ed il palazzo presidenziale, con blindati e forze di polizia. É qui che passiamo la giornata, in un Parlamento che sembra essere stato aperto solo per noi – e probabilmente é proprio così“. “Ma c’é anche il racconto di un giovane deputato di uno dei partiti di opposizione che, dopo aver richiamato la necessità della non violenza e del dialogo nel corso dell’incontro, nella pausa per il pranzo ci spiega con disinvoltura inconsapevole che stanno mettendo su un esercito parallelo, strutturato non solo a Kiev e non solo per difendere la piazza“. Mogherini e gli altri gerarchi della NATO si erano recati a Kiev ad organizzare le forze naziatlantiste, ovvero Gladio, in vista del golpe che venne attuato il 22 febbraio. E non solo, ma a preprare le forze per reprimere l’opposizione al piano nazi-atlantista e, soprattutto, per distruggere le regioni orientali russofone e filorusse. Ciliegina sulla torta, “E sì, certamente la Russia di Putin ha rivitalizzato un atteggiamento di egemonia regionale che accentua la competizione con “l’Occidente”, senza dubbio alcuno“. Non è un caso che Mogherini, da ministra degli Esteri dell’UE sia all’avanguardia nella nuova crociata contro la Russia, definendola ‘non più un partner strategico dell’Europa’. No, per Mogherini Mosca non è mai stata un partner strategico dell’Europa, perché non è mai stata un partner strategico della NATO, vero referente e creatore di Federica Mogherini, commissaria agli Esteri dell’Unione Europea. 
  
Mauro Voerzio
 
Il nazista Voerzio ha organizzato una kermesse con la sua associazione banderista Italia-Ucraina, dove con il compiaciuto sostegno del PD e la partecipazione di Zafesova, Di Pasquale e Cazzulani, raccoglieva fondi per le truppe neonaziste della Guardia nazionale ucraina ed ospitava il mercenario neonazista Francesco Fontana, reduce del massacro di Odessa, a cui ha partecipato, e delle operazioni squadristiche del battaglione neonazista Azov finanziato, guarda caso, dal mafioso ebreo sionista Kolomojskij e dal deputato nazista pedofilo Oleg Ljashko.
  
Francesco Saverio Fontana, il neonazista che ha partecipato ai massacri di Odessa e nel Donbas, nei ranghi del battaglione neonazista Azov, qui è alla kermesse banderista di Milano, 14 settembre 2014.
  
Fontana ha dichiarato di essere andato in Ucraina, dove “Io sono volontario, non prendo soldi. Ho pagato per venire in Ucraina. Questa esperienza l’ho sognata tutta la vita, l’ho desiderato. Non c’è spazio per i sentimentalismi. Questa è la guerra. Sono qui per uccidere“. Fascisti stranieri pagano il safari con diritto di uccidere gli ucraini. Fontana, come il nazista Voerzio e il nazipiddino banderista Cazzulani, chiaramente godono del sostegno dei servizi segreti italiani AISE e AISI, storicamente collegati al PD.
 
L’ANPI come si crede
  
L’ANPI nella realtà

RENZI MASSONE? “MAH, NOI SI PARLA CON TUTTI”, DICE IL MAESTRO DEL GRANDE ORIENTE…

ma la massoneria è nota per essere tanto democratica, tanto trasparente, tanto limpida.
Dicono che si prodigano per il miglioramento dell’umanità (certo, che poi siano guardacaso tutti uomini ricchi che scelgono chi mettere ai vertici di governo è un coincidenza fortuita), ma i loro “segreti” per raggiungere questi miglioramenti non li divulgano. Dicono, bisogna esserne degni.
I criteri di questa selezione è facile intuirli, naturalmente segreti anche quelli….

MA A GIUDICARE DA COME VA IL MONDO, O HANNO SEMPRE SBAGLIATO CRITERI SELETTIVI O  SCIENTEMENTE LO STATO DI DISFACIMETO ATTUALE PER ARRICCHIMENTO PRIVATO DI SINGOLE CRICCHE ERA CIO’ CHE SI PREFIGGEVANO

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Matteo Renzi massone? “Mah, noi si parla con tutti”, risponde Stefano Bisi, gran maestro del Grande Oriente d’Italia. “Però a me non risulta. Non mi arrogo di rappresentare tutti i massoni d’Italia, ma il Grande Oriente è comunque la comunione massonica più grande e posso dire che nei nostri elenchi Renzi non c’è”.
 
HANNO fatto rumore le due righe dell’editoriale in cui Ferruccio de Bortoli sul Corriere afferma che “il patto del Nazareno finirà per eleggere anche il nuovo presidente della Repubblica, forse a inizio 2015. Sarebbe opportuno conoscerne tutti i reali contenuti. Liberandolo da vari sospetti (riguarda anche la Rai?) e, non ultimo, dallo stantio odore di massoneria”. Bisi replica: “Dovete chiedere a chi l’ha scritto, che cosa vuol dire. Io non riesco a capirlo. Se fosse massone, lo saprei, no? Quando hanno cominciato a circolare certe voci, per esempio sul padre di Matteo, Tiziano Renzi, io sono andato a controllare: ma non risulta niente. Non è iscritto al Grande Oriente”.
 
Il patto del Nazareno evocato da De Bortoli ha tra i suoi protagonisti Denis Verdini, toscano come il fiorentino Renzi e come il senese Bisi. “Verdini massone: anche questa è una leggenda. A me non risulta. Non capisco perché in questo Paese le persone non possano avere rapporti con altri, senza passare per massoni. È vero, nella mia Toscana la massoneria è radicata e molto diffusa, ma da qui a dire che uno partecipa, o è iscritto, ce ne corre. Noi parliamo con tutti. Per esempio Ermete Realacci, deputato del Pd, ha partecipato alla nostra festa del 20 settembre in ricordo della breccia di Porta Pia. Ma non per questo è massone”. E Michael Ledeen, americano che conosce bene l’Italia (quella delle stragi nere e dei tentati golpe, quella del rapimento di Aldo Moro)? Conosce bene anche Matteo Renzi. “Non so se Ledeen faccia parte di qualche loggia americana, mi informerò. Ma non potete vedere massoni ovunque e complotti dappertutto”.
 
Il Gran Maestro Bisi sta attento a non schierare politicamente il Grande Oriente. “Non ti dico che cosa penso di Renzi e del suo governo. Il mio pensiero a proposito non interessa a nessuno e verrebbe certamente strumentalizzato. Noi abbiamo grande attenzione e rispetto per tutti. Il nostro contributo è sui grandi temi, come la fratellanza. Voi raccontate i massoni come dediti a cordate e affari, ma io mi emoziono quando vedo un giovane che arriva dal Costa Rica, diventato un nuovo italiano, che lavora con noi al Vascello, la sede del Grande Oriente a Roma. Mi commuovo quando vedo che la loggia Garibaldi organizza una donazione del sangue a cui hanno partecipato molti fratelli: e questa volta dico fratelli non in senso massonico, ma in senso umano, perché tutti gli uomini sono fratelli. Per questo ho citato, nella mia allocuzione a Rimini del 6 aprile 2014, un verso di Rino Gaetano: Chi nuota da solo affoga per tre. Ti piacciono i cantautori?”.
 
NELLA SUA allocuzione, Bisi tira in ballo Rino Gaetano anche per difendere la massoneria dalle ricorrenti accuse di infiltrazioni mafiose: “Rino Gaetano era quel menestrello calabrese un po’ fuori dagli schemi e figlio di quella terra qualche volta citata a sproposito per legami, per presunti legami tra massoneria e ‘ndrangheta. Basta identificare questa regione con la ‘ndrangheta, e la Sicilia con la mafia, e la massoneria con la mafia. Basta identificare la Campania con la camorra, e la massoneria con la camorra. Ribelliamoci”.
 
Il 20 settembre, equinozio d’autunno, a essere citata è stata invece una concittadina del senese Bisi, Gianna Nannini, contradaiola dell’Oca: Tu ragazzo dell’Europa/ Tu non perdi mai la strada/ Tu ragazzo dell’Europa/ Porti in giro la fortuna/ Tu ragazzo dell’Europa/ Tu non pianti mai bandiera. Per concludere così: “Cittadini del mondo senza piantare mai bandiera, proprio noi che abbiamo tanti simboli da innalzare e di cui andare fieri. Noi, costruttori un tempo di Cattedrali, oggi siamo costruttori di una cittadinanza pluriculturale, noi siamo costruttori di armonia”.
 
E SE POI un giornalista come De Bortoli rovina l’armonia scrivendo dello “stantio odore di massoneria”? “Ma che devo replicare?”, risponde il Gran Maestro, “che io sono profumato? A me, che sono giornalista, hanno insegnato che, quando si scrive, tanti aggettivi è meglio non metterli, ma non voglio fare la lezione al direttore del Corriere della Sera. Vuole dire che siamo vecchi, superati, non alla moda? Invece l’età media dei fratelli del Grande Oriente si è abbassata e alla festa del 20 settembre c’era una quantità impressionante di giovani. Comunque, lo ribadisco: noi non ci si occupa del patto del Nazareno”.
 

Pellizzetti: articolo 18, storico alibi per manager cialtroni

ma se questo art 18 era tanto importante, PERCHE’ NON E’ STATO ESTESO A TUTTI? Come mai tanti  compagni hanno disertato le urne su consiglio di altri sindacalisti a quel famoso referendum per l’art 18? Perché tanti compagni lavoratori hanno ritenuto di fregarsene di creare lavoratori di serie a e di serie b? Solidarietà e antidiscriminazione secondo i criteri della società civile di sinistra????????

Scritto il 02/10/14

Se è possibile virare un post a grido di indignazione, voglio provare a farlo. L’indignazione per l’imbroglio continuato che da anni stravolge il significato reale dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (disciplina del licenziamento illegittimo nelle unità produttive con più di quindici dipendenti), trasformandolo in dogmatismo da guerra di religione. Come sempre, le normative in materia di relazioni industriali attengono direttamente a poste in gioco concrete e non sono mai neutrali. Stabiliscono vincitori e vinti. Nel caso in questione, su chi si intende puntare per uscire dalla crisi di un sistema produttivo ormai in deliquio; al tempo stesso, contro chi puntare il dito in quanto colpevole della situazione disastrosa. La focalizzazione inquisitoria sul famigerato “diciotto” ha un solo significato, “politico”: colpevoli sono i lavoratori, cui sono stati concessi in passato (o meglio, che hanno estorto) troppi diritti e troppi soldi. Portandoci fuori mercato.

Difatti sono ormai decenni che si è scatenata questa caccia alle presunte stregonerie malefiche annidate nel mondo dei prestatori d’opera e delle loro Marchionne e Montezemolorappresentanze; tanto che nulla serve, per diradare i fumi dei roghi allestiti dai grandi inquisitori (i veri stregoni all’opera in materia), tentare di ricordare che il costo del lavoro italiano è più basso di quello francese e tedesco. Non serve a niente, perché qui non si parla di politiche industriali ma si attuano veri e propri esorcismi. Ingannevoli come sempre, quanto finalizzati a depistare la furia generale dai veri bersagli. Le responsabilità effettive. Ad esempio, oscurare il fatto che il disastro di cui si parla risale agli anni Settanta, quando è stata avviata una vera e propria serrata degli investimenti; i cui effetti diretti sono il crollo della ricerca applicata. Tanto che il Made in Italy non riesce più a immettere sui mercati prodotti con un minimo di appeal (credo di averlo detto già altre volte: il nostro ultimo prodotto innovativo è quello scarpone con il gancio metallico che risale agli anni Settanta).

Ma ora il governo dichiara, baldanzoso e imperterrito, che provvederà a decretare la cancellazione della normativa di garanzia del rapporto di lavoro come una sorta di guerra di liberazione del lavoro da se stesso; così dimostrando di essere totalmente immerso nel cerchio stregato che distorce le questioni e produce visioni mistificatorie. In effetti l’annuncio governativo ha un altro significato: dice chiaramente con chi sta. Ossia, sta con i quei ceti manageriali/imprenditoriali che per tutti questi decenni non hanno saputo indicare – in materia di strategie competitive – altro che la ricetta da Terzo Mondo della mano libera per pagare sempre meno e tenere a bada sempre di più con la minaccia del licenziamento. Nonostante le montagne di chiacchiere da convegno e seminario di organizzazione su “il lavoro competente e motivato quale risorsa primaria dell’impresa” (quindi, detto in Pierfranco Pellizzettianglomanagerialese che fa fino: commitment, empowerment e altri tricchetracche).

Sicché continuiamo nell’antico imbroglio. Con buona pace di quelli che si sgolano a spiegare che con queste leadership d’impresa, cui si vorrebbe ulteriormente dare mano libera, non si va da nessuna parte. Questi presunti “cavalieri della valle solitaria” rivelatisi alla prova dei fatti nient’altro che la reincarnazione dei robber barons (i baroni ladri del secolo scorso). In America i sedicenti grandi innovatori che hanno scippato le scoperte della ricerca finanziata dallo Stato (da Arpanet-Internet, creata dal sistema militare/universitario USA e poi tradotta in business miliardario dalle Microsoft, al touch-screen sviluppato dal centro di ricerca dell’Università del Delaware ma commercializzato con extra profitti dalla Apple); in Italia i presunti “capitani coraggiosi” che oligopolizzano la telefonia con le bollette più alte d’Europa e fanno incetta di servizi pubblici in svendita; dalla sanità alla mobilità. Difatti il nostro premier sta dalla loro parte. Difatti anche in questo campo il presunto riformatore è garanzia di esiti controriformistici.

(Piefranco Pellizzetti, “Articolo 18, il grande imbroglio”, da “Micromega” del 17 settembre 2014).
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