Le Foreste di Marte: Come mai il silenzio continua a regnare su questa incredibile scoperta?

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Administator | 30-09-2014 Categoria: Misteri [Cultura] 

Forse non tutti sanno dell’esistenza di alcune sconvolgenti fotografie trasmesse a terra dalla MOC (Mars Orbiting Camera) a bordo della sonda MGS (Mars Global Surveyor) prima che smettesse di funzionare “morendo” il 2 novembre 2006.
Oltre alle fotografie di strutture rassomiglianti a tunnel trasparenti all’interno di canyon, osserviamo la presenza di “cose” che sembrano alberi riuniti in gruppi sparsi o intere foreste.

La possibilità dell’esistenza di vita extraterrestre ha sempre affascinato l’umanità. Per altro, tra gli scienziati si è  fatta strada l’idea che se la vita esiste su Marte, questa debba essere allo stadio di batterio.
Nondimeno, ci sono delle immagini riprese dalla MOC che rimangono inesplicabili.
Folto gruppo di

E’ il caso della foto scattata a latitudine  -82.02°, longitudine 284.38° (vicino al polo Sud marziano) che ha mostrato qualcosa di incredibile ma tutt’ora trascurato: una qualche forma di vegetazione su Marte.
(immagine n° M08-04688, link ufficiale:
http://ida.wr.usgs.gov/html/m08046/m0804688.html )

Queste formazioni assomigliano decisamente a macchie di vegetazione terrestri, compresi i sistemi di ramificazioni, fotografate dall’alto.
Ecco un lembo di suolo marziano ripreso dalla MOC che mostra alberi. La più semplice spiegazione per tali immagini,  seguendo il dettame detto del rasoio di Occam, è che si tratti di organismi vegetali di un qualche genere.
Raffrontando la scala questi  “organismi” possono essere enormi, alti fino a un chilometro.

Tuttavia, ragioniamo sulle condizioni ecologiche del pianeta rosso. Ora su Marte c’è un clima rigidissimo ma anche in Siberia nella cui taiga esistono numerose specie arboree.
La condizione sine qua non per la crescita delle piante (sulla Terra), specie gimnosperme molto resistenti non sono la tenue pressione atmosferica e la minore gravità che, anzi, unite all’abbondanza di anidride carbonica gassosa, costituiscono un vantaggio per le piante, ma la presenza di acqua liquida nel suolo. C’è acqua allo stato liquido nel sottosuolo di Marte? Le piante che vivono nel permafrost potrebbero adattarsi a Marte? Buona domanda o no?

Gli organismi vegetali (terrestri) per vivere, crescere e riprodursi hanno fondamentalmente bisogno di tre cose:
  1. Acqua (allo stato liquido)
  2. Luce (inteso anche come un intervallo di temperatura)
  3. Nutrienti minerali e anidride carbonica (da organicare attraverso la fotosintesi clorofilliana)

Ora, su Marte la quantità di luce che arriva al suolo è simile a quella che raggiunge la superficie terrestre (la maggior distanza dal Sole è compensata da un atmosfera più rarefatta). Data l’enorme effetto serra prodotto dalla CO2 in atmosfera anche la temperatura al suolo, specie ai tropici, non deve essere troppo bassa. Inoltre sul pianeta rosso esiste la disgregazione meteorica eolica e termica delle rocce per cui esiste la possibilità della disseminazione tramite il vento (anemocora) e il substrato per l’attività radicale delle piante. Le Conifere (pini, abeti, larici, sequoie) sono piante antichissime che una volta dominavano le terre emerse in particolare durante il periodo Carbonifero (350-300 milioni di anni orsono), così chiamto perché i tronchi di questi esseri vegetali con il tempo fossilizzarono diventando l’attuale carbone fossile.

Se ben guardiamo, non ci sono controindicazioni biologiche alla crescita regolare di alcune specie di piante arboree simili alle conifere terrestri su Marte.

  • Atmosfera più rarefatta che sulla Terra quindi maggior necessità di superfici per l’interscambio gassoso compensata dalla maggiore quantità di anidride carbonica
  • Gravità un terzo di quella terrestre che favorisce la crescita geotropica
  • Probabile mancanza di parassiti e infestanti specifici
  • Durata del giorno (ritmo circadiano) simile alla Terra e alternanza delle stagioni sebbene di durata doppia

Sotto tali condizioni l’ipotesi dell’esistenza di esseri vegetali giganteschi diventa più accettabile. Sovente questi “boschetti” si allargano attorno ad apparenti bacini contenenti del liquido, presumibilmente acqua. Del resto perchè non ci dovrebbe essere? L’ossigeno è abbondantissimo su Marte sia nelle rocce perlopiù ossidi (composti dell’ossigeno) sia nel’aria ricchissima di anidride carbonica. L’idrogeno che serve per formare l’H2O è l’elemento più comune nell’universo.
La necessità di celare l’esistenza di esseri vegetali viventi su Marte giustifica anche i sospetti che il colore del cielo marziano venga alterato onde celare il colore azzurrognolo causa la presenza di ossigeno di origine biologica.
Veri colori di Marte

Foreste sul pianeta rosso

Nessuno scienziato sta attualmente studiando questa documentazione. Perché? A quale scopo mantenere questo incommensurabile segreto?
La questione è probabilmente di ordine religioso.
Il sistema  economico globale si regge grazie ai conflitti di religione. Religione in senso metafisico e metaforico di superiorità di un sistema economico sull’altro, di una razza sull’altra, di un ordine sociale su di un altro, lo scontro di civiltà.
Se si scoprisse che antichissime civilizzazioni hanno costriìuito immense strutture su Marte,  già visibili nel 1800 da Schiaparelli, il nostro mondo eretto su dogmi scolpiti nella sabbia crollerebbe.

Alla Nasa a mezza bocca ammettono di tenere nascosto tutto perché “non sappiamo gestire la verità “ (“We can’t handle the truth”).
Infatti, riflettete, quale sarebbe la conseguenza filosofica del non conoscere quale Dio ha creato la vita su Marte. Una umanità tremante e sgomenta alzerebbe gli occhi al Cielo domandandosi:
Il mio Dio o il tuo Dio?
Quale Entità più equanime, più salvifica, più misericordiosa ha piantato alberi sul suolo di un altro pianeta?

Di fronte al dilemma angosciante  le guerre si fermerebbero, così il commercio di armi, i consumi si arresterebbero, con la produzione industriale che collasserebbe.
Tutti i giorni vengono commessi crimini efferati in nome di un Dio trascendente o soggettivo che è causa di orrore anzichè pace.

Boschetto marziano

Ai leader religiosi sfuggirebbe il controllo delle masse alla stegua dei politici. Si ritornerebbe al caos primordiale, ossia prima che la morale delle religioni e l’etica delle istituzioni laiche mettessero ordine tramite i loro dettami.
Per questo, nonostante la NASA abbia fornito immagini eloquentissime, di  condotti artificiali, di intere foreste,  di costruzioni erette per ingraziare qualche divinità su Marte, non ne sentiamo parlare. Forse.

Boschi vicino a specchi d'acqua - confronto Marte Terra

 A confermare la volontà di mantenere lontano dalle “masse” queste argomentazioni subentra oggi anche il totale silenzio della missione “Curiosity” sull’argomento. Come mai ci sono arrivate solo immagini provenienti da altopiani rocciosi e non si è mostrato nulla ne’ parlato , anche come smentita, delle straordinarie foreste di Marte?

 Redazione Sarde

Aura: l’enigma dell’energia fotonica che circonda cose e persone

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Redazione | 30-09-2014 Categoria: Misteri [Cultura] 

Alcune fotografie scattate con metodi speciali mostrano una misteriosa luce che circonda oggetti e esseri viventi. Molti interpretano questa “aura” come l’energia spirituale che permea tutto ciò che esiste nell’Universo, altri pensano che si tratti dell’effetto di banali proprietà fisiche dei corpi: in fondo, non è la stessa cosa?

aura

L’aura, parola che deriva dal greco “alos” (corona), è ritenuta essere un sottile campo di radiazione luminosa (invisibile all’occhio umano), che circonderebbe e animerebbe tutti gli esseri viventi (persone, animali e piante), simile al bozzolo di un bruco, tanto da sopravvivere al decadimento della vita biologica dell’essere a cui appartiene.

In antichità, l’aura era considerata luminosità, reale o simbolica, presente attorno al capo o al corpo di uomini illustri, come santi e capi carismatici.

L’esistenza dell’aura è considerata reale presso numerosi popoli di culture diverse, antiche e moderne, così come la raffigurazione dei corpi umani avvolti in ovoidi luminosi, dai quali sarebbe persino possibile capire un’eventuale stato di malattia del corpo.

Dato che l’aura è considerata il riflesso dei pensieri e degli atteggiamenti dell’uomo, essa ne riflette anche le eventuali disarmonie e comportamenti errati, che possono dare luogo a patologie tendenti a trasferirsi progressivamente dal piano spirituale fino a quello materiale.

Il legame tra psiche e malattia era noto già nelle culture pre-moderne, nelle quali il medico era anche sacerdote. La disarmonia tra l’anima, intesa come la forma o il modello che la persona è chiamata a realizzare, e la psiche, si esprime come una frattura del campo sottile che può andare da un semplice assottigliamento a una sorta di buco dell’aura, spesso di colore scuro. Attraverso i buchi dell’aura si determinano fuoriuscite di energia che vengono generalmente vissute come spossatezza e svuotamento.

Ma cosa dice la scienza a proposito dell’aura? Secondo gli scettici, l’esistenza dell’aura è da considerarsi solo nell’ambito del mito e della parapsicologia, dato che non esistono prove scientifiche che supportino tali credenze. Ma è davvero così?

I sostenitori dell’esistenza dell’energia spirituale che permea tutto ciò che esiste nell’Universo si rifanno agli esperimento condotti nel 1939 da Semyon Davidovich Kirlian, uno scienziato, inventore e fotografo russo.

Durante la riparazione di un generatore ad alta tensione, Kirlian fu investito da una scarica elettrica ad alta tensione, ma di bassa intensità (circa 0.1 A, quindi non dannoso), sufficiente a creare dei piccoli aloni luminosi che brillavano attorno alle sue dita e agli elettrodi del generatore.

Appassionato studioso degli studi sull’alta tensione elettrica del suo predecessore Nikola Tesla, per indagare ulteriormente sul fenomeno gli venne l’idea di provare a catturare il bagliore su pellicola fotografica.

I primi oggetti fotografati furono delle monete; poi tentò di fotografare la sua mano. Una volta effettuato il test, Kirlian si accorse che sulla pellicola attorno alle dita della sua mano fotografata apparivano delle tracce luminose che egli stesso attribuì all’aura vitale, e cioè la presunta energia invisibile degli esseri viventi.

Successivamente, Kirlian coinvolse nella ricerca anche la moglie Valentina; i coniugi proseguirono i loro esperimenti all’interno di un laboratorio privato. Tra gli esperimenti più significativi si cita quello delle due foglie, una sana e una malata, le cui foto mostrarono intorno alla foglia sana quella che lui definì un’aura vivida e un’aura opaca, invece, intorno a quella malata.

I sostenitori dell’Effetto Kirlian sostengono una tesi che, se fosse avvalorata dal mondo accademico scientifico, potrebbe avere conseguenze notevoli nella prevenzione delle malattie. Essi ritengono che la presenza di un’aura liscia e regolare rappresenti un segnale di buona salute, mentre un’aura frastagliata suonerebbe come un campanello di allarme per lo stato di salute del soggetto analizzato. Anche la colorazione dell’aura inciderebbe sia sullo stato di salute, della persona sottoposta all’esame, che sullo stato pschico.

Leggi anche:

Vita segreta delle piante: comunicano, cantano e sono pure altruiste!

Fotografata onda di luce che attraversa l’organismo al momento della morte

 Come interpretare l’Effetto Kirlian

Come spesso avviene quando si ragiona di fenomeni a cavallo tra il mondo fisico visibile e quello invisibile (che per ragioni ignote è ancora ritenuto da alcuni appannaggio della spiritualità o dell’esoterismo), anche per l’Effetto Kirlian esiste un gruppo di sostenitori e un gruppo di detrattori. Molti studiosi hanno cercatori effettuare esperimenti sull’aura, i cui risultati, però, sembrano solo rafforzare le opinioni reciproche.

Tra gli scettici c’è il dottor Terence Hines, professore di psicologia presso la Peace University di New York, secondo il quale l’aura è causata dall’umidità che circonda l’oggetto. “Le cose viventi sono umide. Quando l’elettricità attraversa un oggetto vivente, essa produce una ionizzazione del gas intorno all’oggetto fotografato.

Secondo il MIT Technology Review, alcune forme di vita batterica e altri tipi di cellule utilizzano onde elettromagnetiche ad alta frequenza per comunicare e immagazzinare energia. Secondo alcuni ricercatori, questa facoltà permetterebbe a virus e batteri di colpire le cellule di un corpo e danneggiarlo.

Il dottor Victor Stenger, University of Colorado, ha criticato questa teoria, definendola una “spiegazione creativa” dell’aura. A suo parere, il bagliore percepito nelle immagini ha a che fare con la temperatura dei corpi: “è il risultato dei movimenti casuali di tutte le particelle cariche. Quando aumenta la temperatura, si può cominciare a vedere l’aura”.

Il dottor Gary Schwartz, docente di psichiatria e psicologia prima a Yale e poi presso l’Università dell’Arizona, e la dottoressa Katherine Creath, docente aggiunto di scienze ottiche presso l’Università dell’Arizona, hanno condotto uno studio sull’emissione di biofotoni nelle piante, relativo alle ricerche sull’aura.

I due ricercatori hanno scattato e studiato migliaia di immagini nel corso di due anni, scoprendo che ai tessuti sani è associato un ben visibile aumento di biofotoni, mentre in quelli compromessi è osservabile una netta carenza di bioluminosità.

Schwarz e Creath ipotizzano che la bioluminosità sia l’effetto di una sorta di energia che le piante utilizzano per comunicare tra loro. L’effetto, infatti, è apparso più intenso quando le piante erano in stretta vicinanza l’una alle altre.

In una sintesi della storia e delle tecniche utilizzate per fotografare le aure, John D. Zakis della Monash University, Australia, ha spiegato che le malattie, prima di manifestarsi nel corpo fisico in qualsiasi forma diagnosticabile, si presentano in un modello disturbato dell’aura, il quale sembra essere influenzato dal giorno e dalla notte, dai disturbi cosmici come i brillamenti solari e dagli stati psicologici di stress. I punti più luminosi del corpo umano corrispondono a quelli noti per l’applicazione dell’agopuntura.

Il sonno dell’Identità

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Redazione | 30-09-2014 

Alcuni ambienti pseudo-identitari, notoriamente clericali, tendono a demonizzare l’uso della Ragione e il razionalismo, come fossero ammennicoli giacobino-massonici estranei all’ambito della Tradizione. Mi rendo conto che qualunque essere normodotato si guarderebbe bene dal cadere nei tranelli dei preti, ma se l’identitarismo vuole essere vincente per forza di cose deve avvalersi della Ragione.

Dico Ragione con la r maiuscola non in quanto feticcio illuminista  ma in quanto fondamentale per sconfiggere le balle messe in giro proprio dai nemici dell’Identità e della Tradizione.

A qualcuno sembra che l’esaltazione del Sangue, del Suolo e dello Spirito di un Popolo, di una Nazione, siano qualcosa di oscurantistico e anacronistico, qualcosa di irrazionale. Niente di più falso: a mio avviso l’irrazionale, dalle esiziali conseguenze, è proprio l’opposto, vale a dire l’egualitarismo, l’umanitarismo ipocrita, il terzomondismo, il relativismo valoriale, la creazione di idoli massificatori il cui scopo è quello di livellare l’umanità e di appiattirla sul fondo del mercato, per poter contare così su automi tutti uguali accomunati solo dai bassi istinti consumistici.

Può essere ritenuto razionale tutto ciò? Ovviamente no.

Il razionalismo esalta quanto esiste e l’intelletto umano che, contro ogni sofisticazione, permette di cogliere la reale portata delle cose e la loro concretezza: volete forse negare esista il Sangue della Stirpe, il Suolo patrio di una Nazione, e la Cultura di essa, lo Spirito, che promana dai primi due?

Io come ho già avuto modo di dire non sono religioso, ma le mie simpatie e il mio appoggio non possono che andare alla gentilità in quanto essa, a differenza del monoteismo abramitico, esalta la Natura che circonda l’uomo, e l’uomo stesso, non come centro dell’Universo e re del mondo ma come animale sociale e razionale in armonia con l’ambiente che lo circonda.

Non è certo un caso se la filosofia greca, parassitata proprio dalla Chiesa per rendersi accattivante e darsi un’aria razionale, sia nata in un ambiente gentile non ancora intaccato dalle balle abramitiche precorritrici del mondialismo perbenista e buonista, sfornato da quelli che si sentono baciati dal messianismo, ossia gli Usa, corroborati dagli “eletti” di sempre.

Il problema dell’Illuminismo non è stato tanto quello di aver demolito, in parte, o quantomeno ridimensionato, l’assolutismo clericale, ma quello di aver voluto sostituire l’oscurantismo petrino con un altro tipo di oscurantismo, in parte in linea con quello ecclesiastico, che è l’egualitarismo anti-europeo, il mito del buon selvaggio, la dittatura del relativismo e di quel materialismo becero che riduce l’uomo ad una marionetta in balia dei propri appetiti, come se essere razionali volesse dire sputare sugli eterni valori e ideali che rendono grande un Popolo.

Capite bene che non abbiamo bisogno di abolire una dittatura (Chiesa) per instaurarne un’altra (Illuminismo), sebbene certe paranoie sul complotto giacobino-massonico siano tutte pretesche, e questo scolora in un teatrino in cui il bue dà del cornuto all’asino.

La persona razionale non si fa irretire da nessun tipo di menzogna universalista, che mira a omogeneizzare l’umanità per arricchire i soliti noti sulle sue spalle. Chi si lascia, davvero, guidare dalla Ragione si guarderà dalle sacrestie ma anche dai salottini radical-chic o da quegli ambienti “scientifici” post-1945 in cui vale come un assioma la riduzione dell’identitarismo a costruzione sociale, come se le differenze razziali, etniche, sessuali, generazionali, caratteriali e mentali dunque culturali, fossero tutte storielle. Certo, perché invece le differenze di censo e di conto in banca sono le uniche cose che contano, vero ipocriti?

Come l’assolutismo anti-razionale cristiano è volto a difendere il Vaticano nella sua torre d’avorio di menzogne semitiche, così l’assolutismo mondialista odierno (che spesso conta sulla zelante collaborazione post-conciliare) è volto a difendere l’imperialismo americano e la sua espressione atlantista che sta ammazzando l’Europa, una Europa dilaniata da lotte fratricide aizzate proprio dagli ambienti oltreoceanici e dai loro tirapiedi nostrani. Gentaglia che in cambio di una ciotola di dollari venderebbe l’anima e le proprie madri.

Credo che uno dei grandi limiti delle cosiddette destre sia quello di essere ancor oggi poco razionali e lucide nell’analisi della realtà, e ancora troppo propense a indugiare dalla parte del Vaticano piuttosto  che da quella della Ragione.

Il sonno della Ragione genera mostri, è verissimo, e questi mostri sono le attuali tirannie relativiste che auspicano diritti umani per le scimmie, figli allogeni creati in laboratorio da appioppare a coppie europee, transessuali con la barba, sdoganamento delle parafilie, e un’infanzia sempre più violata e votata al nichilismo televisivo.

Questo sonno si chiama occidentalismo e trova alleati proprio in coloro che, per sopravvivere, sacrificano la Ragione alla convenienza. A ben vedere, è il sonno dell’Identità.

La Ragione non è un idolo, un feticcio, un gingillo anti-identitario; è anzi la stessa salvazione dell’identitarismo, perché solo recuperando l’Identità si può pensare di garantire un futuro alla nostra Europa.

Ave Italia!

Interferenza quantistica

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Callegaro Laura | 01-10-2014

(F.Coppola, Il segreto dell’universo, cap. 3) Iniziamo ad analizzare alcuni esperimenti quantistici davvero incredibili. Molti dei seguenti esperimenti sono descritti in un ottimo articolo pubblicato su Le Scienze n.289 del 1992, La filosofia dei quanti di J.Horgan. Seguiamo attentamente. Partiamo da un esperimento di importanza fondamentale. Consideriamo una sorgente di particelle “classiche” […]  

 (F.Coppola, Il segreto dell’universo, cap. 3) Iniziamo ad analizzare alcuni esperimenti quantistici davvero incredibili. Molti dei seguenti esperimenti sono descritti in un ottimo articolo pubblicato su Le Scienze n.289 del 1992, La filosofia dei quanti di J.Horgan. Seguiamo attentamente. Partiamo da un esperimento di importanza fondamentale. Consideriamo una sorgente di particelle “classiche” che vengono inviate su un bersaglio: per esempio una mitragliatrice che spara verso di un muro distante 10 metri (non in una direzione fissa, ma in modo da coprire tutto il muro). Quindi frapponiamo una “maschera” tra la sorgente ed il bersaglio, ovvero uno schermo forato, a circa 2 metri dal bersaglio: la maschera può essere una lastra di metallo con due fori rettangolari stretti e lunghi (che chiameremo “fenditure”), disposte come in figura 1.

Fig.1 La maschera con le due fenditure

 

È evidente che sul bersaglio (sul muro) giungeranno solo i proiettili in corrispondenza dei due fori, mentre gli altri verranno fermati dalla maschera. In definitiva, i proiettili che colpiranno il bersaglio formeranno due rettangoli stretti e lunghi che saranno la “proiezione” sul bersaglio dei due fori della maschera (figura 2).

Fig. 2 – La maschera ed il bersaglio nel caso dei proiettili

  Siamo nell’ambito della fisica classica ed è tutto chiaro e comprensibile. Ora ripetiamo l’esperimento con delle onde al posto dei proiettili, per esempio delle onde sonore. In tal caso le onde colpiranno il bersaglio non soltanto in corrispondenza dei due fori, ma anche in altre parti del muro; se si potessero visualizzare le parti colpite con maggiore e minore intensità, vedremmo una tipica figura a frange detta figura di interferenza, che si estende ben oltre la proiezione delle fenditure. Ciò è dovuto ad un fenomeno ondulatorio detto interferenza: grazie a tale fenomeno, le onde possono colpire regioni del bersaglio che sarebbero irraggiungibili per i proiettili. 

Fig.3 La figura di interferenza nel caso delle onde

  Va aggiunto che se si tappa una delle due fenditure, l’interferenza non può più avere luogo, e la distribuzione delle onde sul bersaglio diventerà simile a quella dei proiettili, ovvero sullo schermo si vedrà la proiezione dell’altra fenditura, quella aperta (in realtà apparirà un po’ dispersa a causa di un fenomeno ondulatorio chiamato diffrazione, ma questo non cambia il nocciolo della questione). Si usa dire che in tal caso la figura di interferenza viene “distrutta”. Anche questo è perfettamente comprensibile in termini di fisica classica. Passiamo adesso al caso quantistico: consideriamo degli elettroni e ripetiamo un esperimento simile, ovviamente su scale molto più piccole. La sorgente emette elettroni distinti, cioè particelle e non onde, e quindi ci aspettiamo di avere la stessa situazione che si presentava nel caso dei proiettili: gli elettroni dovrebbero colpire solo due zone rettangolari in corrispondenza delle fenditure. Invece otteniamo una figura di interferenza come nel caso delle onde! Eppure non si tratta di onde, ma di particelle distinte. Proviamo a rallentare il processo ed inviare un singolo elettrone alla volta: ovvero aspettiamo che un elettrone giunga sul bersaglio prima di far partire il successivo. Esso viene emesso come una particella singola; supera la maschera; e raggiunge il bersaglio come particella singola. Esso però può colpire zone del bersaglio irraggiungibili ad una particella, come se fosse un’onda! Continuando ad inviare singoli elettroni, uno alla volta, alla fine essi ricostruiscono la figura di interferenza tipica delle onde! Sebbene si tratti di particelle singole, nell’attraversare la maschera ciascuna di esse si comporta come un’onda estesa che produce interferenza.   

Fig. 4 – Gli elettroni formano la figura di interferenza!

  Ma com’è possibile che un singolo elettrone si comporti come un’onda e faccia interferenza con se stesso?! E da quale dei due fori passa il singolo elettrone? Per poter produrre l’interferenza, esso deve essere un’onda e passare contemporaneamente dai due fori, il che secondo noi non è possibile per una particella singola. In questo ragionamento chiaramente applichiamo all’elettrone il concetto di “particella classica”, ma esso non è più valido in meccanica quantistica. In realtà, finché l’elettrone non viene rivelato sul bersaglioesso non si trova mai in un punto preciso dello spazio (cioè in un autostato della posizione), ma esiste in uno stato potenziale astratto descritto da una funzione d’onda, che si propaga appunto come un’onda e non secondo una traiettoria definita. De Broglie e Schrödinger tentarono di descrivere tutto il mondo quantistico in termini di onde, abolendo il concetto di particella. Bohr ed altri fisici però obiettarono che all’atto della rivelazione l’elettrone si comporta come una particella e non un’onda (la funzione d’onda collassa in un punto) e fecero notare altri aspetti tecnici che rendono vana la spiegazione puramente ondulatoria. A questo punto possiamo immaginare di “smascherare il trucco” andando a vedere che cosa fa realmente l’elettrone nell’attimo in cui attraversa la maschera. Nella nostra convinzione infatti l’elettrone deve oggettivamente passare da uno dei due fori e non dall’altro (questo è il cosiddetto “realismo” di Einstein), e noi vogliamo “coglierlo” in quell’attimo per scoprire il suo segreto: sarebbe come osservare attentamente un prestigiatore e riuscire a scoprire l’attimo in cui effettua il suo trucco. Ma per cogliere l’elettrone sul fatto, dobbiamo rivelarlo. Per far ciò, possiamo inviare sull’elettrone una debole luce e verificare se viene riflessa da esso. Quindi poniamo una debole sorgente luminosa dietro uno dei due fori, e vediamo se riusciamo a cogliere l’elettrone. Questo è sperimentalmente possibile, ma così facendo la figura di interferenza scompare! Infatti: o l’elettrone passa dal nostro foro, quindi viene individuato dal nostro rivelatore, e in quell’attimo diventa “particella reale”; oppure passa dall’altro foro, ma quando passa da un foro solo – sia esso onda o particella – non può produrre interferenza! La meccanica quantistica non ci permette di avere contemporaneamente la figura di interferenza e la conoscenza del singolo foro da cui l’elettrone è passato. O l’uno o l’altro: o l’elettrone viene rivelato come particella oggettiva, e quindi non produce interferenza, o è un’onda estesa, ed in tal caso non passa da un solo foro, bensì da tutte e due (ma anche quest’ultima affermazione ha delle limitazioni e dovremmo dire: “è come se fosse passata da tutte e due”).

XII – La spiegazione ‘operativa’ non è esauriente.

Alcuni fisici in passato tendevano a sottovalutare tale fenomeno e preferivano dare una spiegazione “operativa” di quello che succede: per vedere l’elettrone mentre passa da un foro, dobbiamo osservarlo, quindi inevitabilmente dobbiamo perturbare il sistema e la figura di interferenza scompare. I fisici “realisti” quindi non si meravigliavano più di tanto: abbiamo perturbato il sistema con una misura “invasiva”, ed esso si è adeguato: che cosa c’è di tanto strano? In realtà questa spiegazione, pur essendo parzialmente valida, ignora alcune implicazioni molto più profonde, rivelabili solo con altri esperimenti. Infatti è possibile fare scomparire la figura di interferenza con un’azione molto più “evanescente” di quella considerata finora, ovvero senza una misura invasiva. In pratica basta solo la “minaccia” di una misura a far cambiare stato al sistema! A tal proposito analizzeremo poco più avanti gli strabilianti esperimenti del gruppo di L.Mandel e di altri gruppi. Prima però rimaniamo sull’esperimento dei due fori per notare un aspetto incredibile previsto dal fisico Wheeler, che smentisce l’apparente “ragionevolezza” della spiegazione “operativa” dell’esperimento (basata sul fatto che la misura è “invasiva”). Gli esperimenti in questione possono essere effettuati indifferentemente su elettroni o su “fotoni”; i fotoni sono “quanti di luce”. Infatti a livello quantistico le particelle che noi chiamiamo “materiali” si comportano in un modo che per molti versi è simile a quello in cui si comportano i “campi di forze”, come per esempio i campi elettromagnetici (la luce è appunto un campo elettromagnetico che si propaga come un’onda). Ovviamente vi sono varie differenze tra cosiddette “particelle materiali” e “campi di forze” (per esempio i primi sono “fermioni” e i secondi “bosoni”, il che crea delle differenza nel loro comportamento collettivo): tali differenze però non sono determinanti negli esperimenti che stiamo analizzando. In definitiva l’esperienza dei due fori si può effettuare anche con dei fotoni (quanti di luce), ed anzi risulta molto più semplice che con gli elettroni (è sufficiente utilizzare un laser). Ed ora analizziamo l’esperimento proposto da Wheeler.

XIII – L’esperimento ‘a scelta ritardata’ di Wheeler.

Immaginiamo un fotone che passa attraverso i due fori, come un’onda, e fa interferenza con se stesso. Come abbiamo visto, per distruggere la figura di interferenza, è sufficiente osservarlo “subito dopo” che è passato da un foro: in tal caso esso non è più un’onda ma una particella e quindi non può passare anche dall’altro foro. E poiché non può passare dall’altro foro la figura di interferenza scompare. Perciò noi possiamo “decidere” se osservare il fotone come particella o se permettergli di fare la figura di interferenza come un’onda. Benissimo. Abbiamo detto che riveliamo il fotone “subito dopo” che è transitato dal primo foro. “Subito dopo” significa che è passato pochissimo tempo dal transito nel foro. Ma per quanto piccolo sia il tempo trascorso, il fotone comunque ha già oltrepassato il foro; inoltre fino a questo momento esso è rimasto un’onda perché non l’abbiamo ancora rivelato. Perciò nel frattempo l’onda ha già imboccato anche l’altro foro e lo ha oltrepassato. E allora come fa il fotone ad essere rivelato “tutto intero” vicino al primo foro? Che fine fa il fronte d’onda che aveva appena oltrepassato il secondo foro? Scompare nel nulla? Sembra proprio di sì, ma com’è possibile? Per chiarire questo punto, Wheeler propose di fare così: lasciamo che il fotone passi attraverso la maschera, come un’onda, passando da entrambi i fori. A questo punto, dopo che il fronte d’onda ha superato la maschera, inseriamo un rivelatore non lontano dal primo foro, ma neanche tanto vicino (cioè quanto basta per essere sicuri che nel frattempo tutto il fronte d’onda sia già sicuramente transitato dalla maschera). In pratica vogliamo effettuare la scelta di osservare il fotone come particella, però dopo che esso è transitato da entrambi i fori come un’onda. Infatti l’esperimento è chiamato “a scelta ritardata”. L’esperimento è stato realmente effettuato da alcuni scienziati dell’Università del Maryland. Ebbene, inserendo il rivelatore dopo che l’onda è transitata dalla maschera, esso individua il fotone come particella e perciò la figura di interferenza non si crea. Ma allora che fine fa la parte dell’onda già transitata dal secondo foro?! Scompare nel nulla, poiché il fotone viene rivelato interamente vicino al primo foro! Eppure, diciamo noi, l’onda era transitata sicuramente anche dal secondo foro: infatti, se non si inserisce il rivelatore (lasciando inalterato tutto il resto), si forma la figura di interferenza (che può formarsi solo se l’onda transita da entrambi i fori). E allora com’è possibile?! La realtà è che anche stavolta cerchiamo di fornire un’immagine oggettiva di ciò che accade: ma un’immagine oggettiva non è adeguata. Non ha senso dire che “l’onda è già passata”, perché solo all’atto della misura possiamo dire che qualcosa è avvenuto: prima della misura il fotone rimane in uno stato indefinito di potenzialità o di non-oggettività (qualcuno preferisce dire perfino di irrealtà). Quando poi inseriamo il rivelatore, allora possiamo dire con certezza che il fotone era passato solo dal primo foro e non dal secondo foro, e infatti non c’è interferenza. Quando invece non inseriamo il rivelatore, e riveliamo dei fotoni sul bersaglio (con figura di interferenza), allora possiamo dire che ciascun fotone ha fatto interferenza come se fosse un’onda transitata da entrambi i fori; ma questo lo possiamo dire solo dopo che il fotone viene rivelato sul bersaglio (in un punto raggiungibile solo da un’onda ma non da una particella), cioè dopo la misura. La cosa che a noi appare incredibile è che ciò che il fotone ha deciso di fare sulla maschera (passare da un foro solo o entrambi) dipende da una scelta successiva al transito stesso! Infatti il rivelatore viene inserito dopo che il fronte d’onda è transitato dalla maschera. Come dice Wheeler, la “scelta” di far passare il fotone da un solo foro o da entrambi è “ritardata”, cioè avviene dopo che il fotone è passato! Affinché la cosa non risulti incredibile, dobbiamo ammettere che ciò che è successo prima non è definito. Occorre specificare che l’esperimento condotto nell’Università del Maryland non è stato impiegato uno schermo con due fori ma un’apparecchiatura concettualmente equivalente: un fascio laser è stato diviso in due fasci separati, uno dei quali attraversava un rivelatore (che poteva essere “acceso” o “spento”), ed infine i due fasci venivano fatti convergere nel rivelatore finale, dove si poteva verificare l’eventuale interferenza.

XIV – Un incredibile paradosso astronomico.

Come sottolinea Wheeler, l’esperimento sopra analizzato fornisce un risultato assurdo se continuiamo a considerare “oggettivo” l’universo. Per rendere ancora più strabiliante questa assurdità, Wheeler fa notare che l’esperimento in questione, se considerato su scala astronomica, può produrre risultati sbalorditivi. Ecco un esempio. Oggi conosciamo alcuni oggetti astronomici lontanissimi, chiamati quasar. Per giungere fino a noi, la luce di un quasar impiega miliardi di anni. Se nel percorso incontra una galassia di grande massa, che in base alla relatività generale di Einstein può funzionare da “lente gravitazionale”, il fascio di luce si divide in due fasci che aggirano la galassia da due parti opposte (infatti noi dalla Terra otteniamo delle immagini sdoppiate di alcuni quasar). Immaginiamo che il quasar si trovi a dieci miliardi di anni luce di distanza e la galassia-lente a otto miliardi. Se noi sulla Terra vogliamo osservare il quasar, possiamo scegliere di far produrre interferenza ai due fasci, oppure di rivelare i singoli fotoni di ciascun fascio. Il concetto è identico a quello dell’esperimento precedente. Proviamo a chiederci se otto miliardi di anni fa il singolo fotone è passato da entrambi i lati rispetto alla lontana galassia (come un’onda) oppure da un lato solo (come una particella). Ebbene, se continuiamo a mantenere una concezione oggettiva dell’universo, la risposta dipende da come decidiamo di osservarlo noi oggi! Se oggi noi scegliamo di rivelare la figura di interferenza, allora otto miliardi di anni fa il fotone ha deciso di percorrere entrambi i cammini. Viceversa, se noi scegliamo di vedere il singolo fotone su un singolo cammino, allora otto miliardi di anni fa il fotone ha scelto di comportarsi come una particella! Nel momento in cui noi cambiamo idea e lo osserviamo in un modo invece che nell’altro, il fotone che sta arrivando è già preparato alla nostra scelta! In pratica, come dice l’articolo di J.Horgan (Le Scienze n.289), “i fotoni devono aver avuto una sorta di premonizione, per sapere come comportarsi in modo da soddisfare una scelta che sarebbe stata fatta da esseri non ancora nati su un pianeta ancora inesistente”! Ciò che risolve il paradosso è che l’universo non si trova in uno stato pienamente oggettivo, ma le sue caratteristiche fisiche sono in parte determinate dall’osservatore cosciente (anche se solo a livelli quantistici si riesce a rivelare chiaramente tale piccola influenza).

XV – La ‘conoscenza’ di un sistema ne altera lo stato.

All’inizio degli anni ‘90 Mandel dell’Università di Rochester ed i suoi collaboratori hanno compiuto un esperimento straordinario, che potremo analizzare in un certo dettaglio. Nel paragrafo XII avevamo visto che alcuni fisici in passato davano una banale interpretazione “operativa” dell’esperimento con le due fenditure: poiché la misurazione è necessariamente “invasiva”, è inevitabile che il sistema fisico alteri il suo stato. Ma l’esperimento di Mandel ed altri di ottica quantistica a cui accenneremo più avanti hanno dimostrato che è sufficiente qualcosa di molto più evanescente di una misurazione per far cambiare lo stato fisico di un sistema: è sufficiente laconoscenza potenziale che possiamo avere di tale sistema! Magia? No, fisica contemporanea. Horgan, nel suo articolo su Le Scienze n.289, riporta il commento scherzoso dei fisici Jaynes e Scully, che hanno parlato addirittura di “negromanzia medievale” a proposito di questi esperimenti. Lo stesso Horgan parla di “fotoni psichici” e si ricollega alla filosofia del celebre vescovo Berkeley (secolo XVIII), che può essere definita un “empirismo idealistico”. Berkeley affermò Esse est percipi, ovvero “esistere è essere percepito”. Berkeley intendeva dire che l’esistenza di una qualsiasi entità in natura può essere solo testimoniata da una percezione cosciente, per cui tutta la realtà può essere ridotta ad atti di consapevolezza, ovvero a idee, senza che sia necessario che la materia esista oggettivamente! Ma torniamo agli aspetti pratici e vediamo l’esperimento di Mandel. Anzitutto ricreiamo una situazione simile a quella del fotone che transita attraverso le due fenditure, ma per mezzo di un dispositivo diverso, cioè uno specchio semi-riflettente (detto anche divisore di fascio): esso trasmette la luce al 50%, ovvero solo metà dell’intensità luminosa riuscirà ad attraversare lo specchio, mentre l’altra metà sarà riflessa. Analizzando i singoli fotoni, in una descrizione tradizionale diremmo che la probabilità che un fotone attraversi lo specchio (invece di essere riflesso) è del 50%. Se consideriamo 100 fotoni, secondo la logica convenzionale ci aspettiamo statisticamente che circa 50 fotoni attraversino lo specchio, mentre gli altri 50 vengano riflessi: il fascio iniziale di 100 fotoni quindi sarà diviso in due fasci diversi che percorrono cammini diversi. Questo però è vero solo se abbiamo modo di rivelare esplicitamente i singoli fotoni, altrimenti dobbiamo ammettere che ciascun fotone si troverà in uno strano “stato di sovrapposizione”, cioè al 50% attraverserà lo specchio ed al 50% sarà riflesso. In altre parole, il percorso di ciascun fotone sarà indefinito, poiché “per metà” passerà attraverso lo specchio e “per l’altra metà” verrà riflesso, sebbene esso sia indivisibile! Se noi non misuriamo esplicitamente il percorso seguito dal fotone e facciamo incidere i due percorsi potenziali su uno schermo, otterremo la solita figura di interferenza: ovvero il fotone (pur rimanendo una particella singola) passerà da entrambi i percorsi e alla fine produrrà interferenza con se stesso. Fin qui avviene ciò che abbiamo descritto nel paragrafo XI, anche se stavolta il misterioso sdoppiamento del singolo fotone non è causato dalle due fenditure bensì dallo specchio semi-riflettente.Come si vede nella figura 5, il laser (1) emette un fotone, lo specchio semi-riflettente (2) “divide” il fotone in due parti fantasma, e ciascuno delle due parti fantasma percorre un percorso diverso (3 e 4). Gli specchi nei punti 3 e 4 sono “normali” (non semi-riflettenti) e servono solo a indirizzare in maniera opportuna i due percorsi.

Fig. 5 – Schema dell’incredibile esperimento di Mandel

  Su ciascun percorso vi è un “convertitore verso le basse frequenze”, di cui abbiamo parlato nel paragrafo IX. Ciascun convertitore (5 e 6) divide il proprio fotone fantasma in due fotoni gemelli di energia dimezzata. Uno viene chiamato “fotone segnale” ed è indicato con S, mentre l’altro viene chiamato “fotone ausiliario” ed è indicato con A. Infine, i due percorsi S vengono rivelati sullo schermo (9), mentre i due percorsi A vengono indirizzati sul rivelatore ausiliario (8). In realtà, per ragioni tecniche, il sistema realmente usato dall’equipe di Mandel è leggermente più complicato, ma è concettualmente equivalente a quello appena descritto. Vediamo allora come funziona l’intero sistema: il laser (1) spara un singolo fotone alla volta che incide sullo specchio semi-riflettente (2). Poiché noi non misuriamo quale percorso viene effettuato dal fotone, esso fantomaticamente passa da entrambi i percorsi (3 e 4), e nei convertitori 5 e 6 il fotone fantasma viene diviso in due fotoni gemelli di energia dimezzata. Alla fine, i due percorsi “segnale” (indicati con S) incidono sullo schermo (9) dove il fotone S farà interferenza con se stesso (cioè con l’altra parte di se stesso passato dall’altro percorso). In seguito dal laser spareremo altri fotoni, uno alla volta, ed alla fine come risultato vedremo una chiara figura di interferenza sullo schermo (9). La situazione è simile a quella dell’esperimento con le due fenditure (paragrafo XI) e l’unica differenza è che qui la situazione è “raddoppiata” (grazie ai convertitori 5 e 6), cioè abbiamo anche i due percorsi “ausiliari” (indicati con A), per cui, ogni volta che un fotone colpirà lo schermo (9), contemporaneamente riscontreremo l’arrivo di un fotone anche sul rivelatore ausiliario (8), ovvero registreremo una cosiddetta “coincidenza”. In quest’analisi abbiamo presupposto che non vi sia ancora un ostacolo nel punto 7, che si trova sul percorso di uno dei fasci ausiliari. Benissimo: ora viene il bello. Vediamo che cosa succede se si inserisce appunto un ostacolo nel punto 7. Una volta che i percorsi sono stati divisi, ci aspettiamo che essi siano indipendenti: perciò l’ostacolo nel punto 7 non dovrebbe alterare la figura di interferenza nello schermo (9) poiché il punto 7 si trova su un altro percorso, che porta al rivelatore ausiliario (8) e non allo schermo (9). Ma se inseriamo l’ostacolo nel punto 7, interrompendo così il percorso di un fascio ausiliario, la figura di interferenza dei fasci segnale nello schermo (9) scompare! Eppure non abbiamo effettuato misure sui fasci segnale (che finiscono sullo schermo, 9), ma solo su un fascio ausiliario (che finisce nel rivelatore, 8)! Anche se allontaniamo moltissimo i due fasci (A e S) tra di loro, quando operiamo sui fasci A incredibilmente produciamo un’influenza sui fasci S, che contraddice la località di Einstein. Com’è possibile? Che cos’è cambiato rispetto al caso precedente quando non vi era un ostacolo nel punto 7? È cambiata la “conoscenza potenziale” che abbiamo sui fasci segnale: poiché il percorso che passa dall’ostacolo 7 è interrotto, quando riveliamo un fotone sul rivelatore degli ausiliari (8) esso deve provenire necessariamente dal percorso che passa per lo specchio 3 (non può provenire dal percorso dello specchio 4 appunto perché interrotto nel punto 7). Perciò, misurando la sua coincidenza col fotone segnale sullo schermo (9) noi saremmo in grado di dire con certezza che quel fotone segnale proveniva dal percorso dello specchio 3, cioè sapremmo che il fotone è passato “interamente” da questo percorso e conseguentemente non può essere passato dal percorso dello specchio 4: per questo non può fare interferenza (come nel caso delle due fenditure). Questo spiega perché la figura di interferenza nello schermo (9) viene distrutta se inseriamo un ostacolo (7) sul fascio ausiliario. Il fatto notevole è che si tratta di una sconcertante “azione fantomatica a distanza”: agendo sul punto 7 alteriamo lo stato fisico in un luogo diverso, cioè sullo schermo (9), dove la figura di interferenza viene distrutta, e questo è dovuto al fatto che ora noi sappiamo o possiamo dedurre quale percorso avrà seguito il fotone che inciderà sullo schermo (9): è dovuto cioè a una conoscenza, ad un’informazione, ad un atto di consapevolezza, e non ad un intervento materiale diretto. Questa “conoscenza potenziale” è sufficiente ad alterare lo stato fisico sul rivelatore dei segnali, distruggendo la figura di interferenza. Nota: alcune persone, potrebbero obiettare che vi può essere una qualche azione fisica retroattiva sul fascio di luce: tale presunta azione tornerebbe indietro dal punto 7 fino al punto 6 o addirittura al punto 2, ed influenzerebbe il risultato sullo schermo 9 senza bisogno di “azioni fantasma”. Ma tale spiegazione non ha alcun senso fisico: non vi è nulla che torna indietro, i fotoni si muovono in avanti, e per giunta non costituiscono un fascio continuo poiché i fotoni sono quantizzati, e viene emesso solo un fotone alla volta.

XVI – Altri esperimenti.

Non c’è possibilità di spiegazione “tradizionale” in un mondo oggettivo nel senso classico del termine. Sembra che si debba ammettere che il nostro mondo “oggettivo” tridimensionale sia una sorta di “proiezione” di una realtà più profonda, o uno spazio psico-fisico astratto composta da stati quantistici che tengono conto della conoscenza dell’osservatore cosciente! Il gruppo di R.Chiao, dell’Università di Berkeley, ha condotto altri esperimenti straordinari, i quali dimostrano che il “collasso della funzione d’onda” è reversibile (mentre Bohr e gli altri fisici di Copenaghen pensavano che fosse irreversibile, tant’è vero che su questo fatto, oggi inaccettabile, essi basarono la loro interpretazione, in modo da aggirare la scomoda figura dell’osservatore cosciente). Il fenomeno in questione è stato chiamato “cancellazione quantistica” (ciò che si può cancellare è appunto il collasso della funzione d’onda, che negli anni ‘20 veniva considerato irreversibile). Sfruttando “giochi di prestigio quantistici” di questo genere, i fisici P.Kwiat, H.Weinfurter e A.Zeilinger hanno dimostrato che sono possibili delle “misure senza interazione”, ovvero ci si può accorgere della presenza di un oggetto macroscopico (cioè “classico” e non quantistico) utilizzando le caratteristiche quantistiche dei fotoni e la loro non-oggettività (nota: nel caso di un oggetto macroscopico la sua posizione “oggettiva” è probabilisticamente elevatissima, cioè praticamente certa; però l’esperimento sfrutta le qualità di non-oggettività quantistica del fotone rivelatore, che così rivela l’oggetto senza interagire con esso!). Misure senza interazione potrebbero avere applicazioni importantissime in campo medico, per ridurre fortemente l’intensità delle radiazioni nell’osservazione specialistica di tessuti organici. Si immagini per esempio di poter fare una radiografia a tutti gli effetti, ma riducendo drasticamente l’esposizione ai raggi X. Un’articolo su questo tema è stato pubblicato su Le Scienze n.342 del 1997. Per capire come ciò sia possibile, ci si può ricollegare all’esperimento di Mandel descritto sopra. Immaginiamo che l’oggetto da rivelare sia l’ostacolo inserito nel punto 7: ebbene, noi possiamo rivelare la presenza dell’oggetto verificando se sullo schermo (9) si forma o meno la misura di interferenza! Si tratta quindi di una misura indiretta che non coinvolge esplicitamente l’oggetto. Purtroppo l’oggetto verrà comunque colpito da un fotone nel 50% dei casi (poiché statisticamente nel 50% dei casi lo specchio semi-riflettente 2 lascerà passare un fotone che attraverso il percorso 4 colpirà effettivamente l’oggetto nel punto 7). L’esposizione alla radiazione però può essere ridotta a piacere sfruttando un metodo ingegnosissimo detto “Effetto Zenone quantistico”: Kwiat, Weinfurter e Zeilinger sono già riusciti a ridurre dell’85% la radiazione necessaria, lasciando un’esposizione solo del 15%. Inoltre vi sono altre applicazioni pratiche di questi “giochi di prestigio quantistici”. Per esempio il teorema di Bell permette l’esistenza di una “crittografia quantistica” assolutamente sicura, poiché decifrabile solo da chi possiede la chiave originale. Ma non basta. Sono già allo studio dei “computer quantistici” basati sui qubit, ovvero su “bit quantistici” che possono sfruttare gli stati di sovrapposizione quantistica. Infine, grazie alle caratteristiche paradossali della realtà quantistica, sono stati condotti perfino esperimenti di “teletrasporto”, cioè di trasporto a distanza! Il sogno fantascientifico di trasmettere gli oggetti a distanza (si pensi al film Star Trek) è in linea di principio realizzabile, almeno per le particelle quantistiche, ed i primi esperimenti sono già stati effettuati con successo (si veda l’articolo di Zeilinger su Le Scienze n.382, Giugno 2000). Chi desidera approfondire gli argomenti trattati in questo capitolo, può leggere il libro di Ghirardi, Un’occhiata alle carte di Dio(Il Saggiatore), o il libro di Gilmore, Alice nel paese dei quanti, Cortina.

XVII – Conclusioni.

paradossi quantistici che abbiamo brevemente descritto sembrano evidenziare che la “consapevolezza” dell’osservatore gioca un ruolo decisivo ai livelli fondamentali della realtà. Come abbiamo già visto, Horgan sostiene che questi esperimenti si accordano con la concezione di George Berkeley, filosofo del secolo XVIII, secondo il quale “Esse est percipi” (esistere significa essere percepito): si tratterebbe di una concezione immateriale dell’universo, che in filosofia viene detta “empirismo idealistico”. In effetti sembra che la meccanica quantistica dia un messaggio nuovo sulla struttura della realtà, e che sancisca la fine del “realismo” oggettivo e materialistico a favore di una concezione “idealistica”, in cui gli oggetti esistono in uno stato “astratto” e “ideale” che rimane teorico finché la percezione di un soggetto conoscente non lo rende reale. Oppure, senza farla tanto grossa, possiamo limitarci a notare che il classico modello materialistico è inadeguato a descrivere la realtà quantistica ed occorre rivolgersi a modelli che concepiscono l’universo in termini di “informazione” piuttosto che di “materia”. Sono state proposte anche altre vie d’uscita da questa strana situazione. Per esempio, per aggirare la difficoltà filosofica dovuta all’apparente “casualità” insita nell’indeterminazione quantistica, il fisico Everett propose l’esistenza di infiniti universi. Secondo Everett, ogni qual volta viene effettuata una “scelta” quantistica, l’universo si divide in due, uno che prosegue la sua storia con una delle due scelte, e l’altro che prosegue la sua storia con l’altra scelta! In realtà la teoria di Everett è un po’ più completa di come è stata brevemente descritta sopra, e si basa su stati di sovrapposizione quantistici tra universi diversi. Essa è molto apprezzata da alcuni fisici, ma a me personalmente sembra perfino più folle dell’accettare un principio mentale alla base della realtà fisica. Inoltre essa risulta difficilmente verificabile, poiché non è chiaro come sarebbe possibile effettuare un esperimento che confermi o confuti la tesi proposta (nota: il filosofo Popper preferisce parlare di falsificabilità invece di verificabilità, perché ogni teoria scientifica deve permettere almeno un esperimento che sia in grado di evidenziare l’eventuale erroneità della teoria). Comunque sia, non possiamo accettare così di punto in bianco una nuova visione della realtà: siamo consapevoli che si tratterebbe di una rivoluzione concettuale di portata colossale. La questione è molto delicata e non vogliamo trarre conclusioni affrettate: perciò terremo conto dell’esistenza di questi sconcertanti paradossi quantistici ma nei prossimi capitoli proseguiremo la nostra ricerca con prudenza attraverso i territori della scienza e della filosofia. Quindi è venuto il momento di rivisitare l’intera storia della filosofia per vedere se vi è qualche idea o qualche concezione che riesca a inquadrare adeguatamente i risultati che emergono della meccanica quantistica.     

 Fonti 

Lorecalle.it
Marconi-galletti
Rosaliastellacci

Terrorismo: Turchia autorizza Isis ad aprire ufficio di rappresentanza a Istanbul

Terrorismo: Turchia autorizza Isis ad aprire ufficio di rappresentanza a Istanbul

ANKARA (IRIB) – Sorgerà a Istanbul, nel ricco e lussuoso quartiere residenziale di Chankaya, niente di meno che l’ufficio dei terroristi dell’Isil.

Secondo la stampa turca, la decisione ufficiale annunciata dal governo turco e’ stata salutata dal responsabile per gli affari esteri del gruppo terrorista, Abu Omar al Tùnesi, che ha augurato uno sviluppo delle relazioni con la Turchia durante l’amministrazione di Erdogan. Indignato il partito popolare repubblicano, il principale partito di opposizione che ha definito “doppiogiochismo” la politica di Ankara che da una parte promette agli Usa azioni ai danni dell’Isis e dall’altra favorisce questo gruppo stabilendo addirittura relazioni ufficiali con esso.

Ucraina, filo-russi denunciano: 400 corpi in fosse comuni, 350 sono civili

Imola Oggi

EUROPA UENEWS lunedì, 29, settembre, 2014

 donetsk

Circa 400 cadaveri, tra cui 350 di civili, sono stati trovati trovati in fosse comuni a Donetsk e in altre citta’ della regione orientale ucraina. Lo hanno riferito fonti ufficiali dei separatisti filo-russi. “Gran parte dei corpi sono in condizioni tali da non poter essere identificati”, ha spiegato il vicepremier dell’autoproclamata repubblica di Donetsk Andrey Purguin.

“I cadaveri – ha aggiunto – sono stati scoperti in diversi luoghi che ora sono controllati dai separatisti, ma prima erano invece controllati dall’esercito ucraino”. Le autorita’ separatiste chiederanno alla Russia di inviare esperti in grado di dare aiuto nelle operazioni di identificazione. (AGI) .

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No Tav: campagna acquisto terreno

http://www.trentino-suedtirol.ilfatto24ore.it/index.php/cronaca/460-no-tav-campagna-acquisto-terreno

 Pubblicato: Lunedì, 29 Settembre 2014 12:29
 Scritto da Redazione Trento

TRENTINO/ALTO ADIGE – Prosegue senza sosta la campagna per l’acquisto di un terreno per opporsi ai cantieri dell’alta velocità in Trentino Alto Adige. Il 31 ottobre, infatti, è l’ultimo giorno per aderire all’iniziativa.

L’iniziativa. Entrando nel dettaglio possiamo dire che si tratta di una iniziativa che in Trentino Alto Adige è senza precedenti perché capace di unire centinaia di persone di ogni età, di ogni estrazione politica e di ogni ceto sociale. L’obiettivo? Opporsi in modo concreto a un qualcosa, l’alta velocità, che per il moviemto no tav del Trentino-Alto Adige rischia di devastare in modo irreparabile il territorio da un punto di vista ambientale ed economico. (Qui la nostra intervista a Giulia Dosi del Comitato Lavisano No Tav)

Il no. Per i comitati presenti sull’asta dell’Adige e sulla direttrice del Brennero le motivazioni del no sono solide e allo stato attuale non controbattute in modo ufficiale da nessuno dei promotori. Le idee e le motivazioni non bastano a fermare il progetto. Questo perché, stando alle motivazioni dei comitati, sono forti gli interessi politici ed economici delle imprese che hanno in mano la quasi certezza degli appalti per la costruzione dell’opera. Si temono, infatti, infiltrazioni mafiose e società poco trasparenti.

Le utlime notizie, inoltre, non sono per gli oppositori proprio rassicuranti. In Alto Adige la classe dirigente si sta muovendo su vari fronti con nuovi stanziamenti per le opere di compensazione e con iniziative volte al coinvolgimento dei sindaci della Bassa Atesina per le opere di accesso. Inoltre si sta parlando di stanziare il tesoretto dell’A22 (550milioni di euro) proprio per il Tunnel di Base del Brennero. In Trentino, inoltre, l’assessore Mauro Gilmozzi sta lavorando all’Osservatorio per il Tunnel del Brennero. Le preoccupazioni comunque ovviamente non mancano. E’ di qualche settimana fa, infatti, l’interrogazione presentata dal consigliere comunale di Trento, Claudio Cia, proprio sul Tav.

Intanto i comitati no tav, dopo il No Tav Tour dei primi di settembre, hanno in calendario nuove iniziative:

  • 12 ottobre camminata da Sacco di Rovereto per arrivare fino al santuario di San Valentino di Ala, attraversando i territori che verrebbero devastati dai cantieri del TAV.

  • 25 ottobre alla sala della Sacra Famiglia di Rovereto cena a km zero e lotteria.

  • 26 ottobre all’Auditorium di Lavis concerto con gli Apocrifi.

Comunicato Stampa #ormaietardi

Comunicato Stampa – 2 ottobre 2014 #ormaietardi

Il Movimento No TAV e l’Opposizione francese alla Lyon-Turin

invitano tutti gli organi di informazione alla

 CONFERENZA STAMPA

SABATO 4 OTTOBRE 2014 • ore 11.00

 presso il salone dell’ARCI  |  via Giuseppe Verdi, 34 – Torino

 Dopo aver perso metà dei fondi europei nel 2013,

riusciranno i fautori dell’opera a salvare l’ultimo scampolo di finanziamento?

Ormai è tardi, la Torino-Lione è fuori tempo massimo.

Chi lo dice? Il Governo Italiano e LTF – Lyon Turin Ferroviaire.

Basta leggere, è già scritto nero su bianco.

 Durante la Conferenza Stampa sarà distribuito il dossier con la documentazione.

Ringraziamo anticipatamente i rappresentanti dei media per la loro partecipazione.

 Info: PresidioEuropa 320 265 9560

Trame segrete del capitalismo transnazionale: il TTIP. Altro che Articolo 18!

TG Valle Susa

Ennesimo progetto per abbattere ogni ostacolo al profitto e restringere diritti e democrazia. Se ne sta occupando, in modalità semisegreta, un gruppo di negoziatori della Trade Commission europea. La posizione del ministro italiano Federica Guidi. La mobilitazione in Italia.

di Fabrizio Salmoni

 Chi si ricorda il Nafta (North American Trade Agreement)? E’ un accordo che dal 1994 (presidenza Clinton) ha liberalizzato il commercio tra Usa, Messico e Canada. Il Nafta è stato sostenuto dalle imprese transnazionali statunitensi che hanno potuto delocalizzare molte delle loro produzioni in Messico dove i salari sono molto più bassi. Gli accordi hanno ridotto fino al 20% i salari degli operai americani e hanno penalizzato gli agricoltori messicani conducendoli al fallimento e alimentando l’immigrazione clandestina verso gli Usa. Negoziatore del Nafta era Jaime Serra Puche (1), attualmente presidente della società di consulenza Sai Law and Economics e vicepresidente del Gruppo nordamericano della Trilateral.

Ebbene, il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) è la copia in chiave europea del Nafta. Lo scopo è quello di aprire gli scambi commerciali tra Stati Uniti e Europa al più estremo liberismo con la naturale conseguenza della redistribuzione dei redditi ancora più verso l’alto e dell’attacco alle condizioni di lavoro e dei salari nei vari stati. Come in Messico e Usa. La dicitura ufficiale, alquanto generica, è la seguente: “Il TTIP ha l’obiettivo di rimuovere le barriere commerciali in una vasta gamma di settori economici per facilitare l’acquisto e la vendita di beni e servizi tra Europa e Stati Uniti”.

I negoziati sono attualmente condotti dallo spagnolo Ignacio Garcia Bercero e dal belga Damien Levie in forma semisegreta (per la delicatezza della materia e dei mutui rapporti commerciali – scrivono sul sito ufficiale- siamo ancora in fase negoziale) a porte chiuse senza il coinvolgimento di organi o rappresentanti ufficiali eletti. Giusto per l’informazione, Bercero e Levie attualmente non compaiono nei roster della Trilateral ma vi compare il nostro attualeMinistro per lo sviluppo economico Federica Guidi, momentaneamente in stand by dalla Trilateral perchè appunto riveste carica pubblica ufficiale. Apparentemente la persona giusta nel posto e nel momento giusto…

KDeGucht

La materia è ampia come lo è l’elenco dei settori che verrebbero interessati dall’accordo ma, come si suol dire, il diavolo sta nei dettagli più che nelle enunciazioni. Prendiamo per esempio uno dei punti qualificanti del programma TTIP: “trovare un miglior equilibrio tra il diritto degli Stati di regolamentare e la necessità diproteggere gli investitori”. Cosa vuol dire? Forse che gli investitori oggi non sono protetti dalle leggi? Ci potrà essere un eccesso di burocrazia, come in Italia, ma a parte questo, esiste il problema?

Foto: Karel DeGucht, presidente Trade Commission europea. Da lui dipende il Gruppo Consultivo TTIP

Ci sono leggi che proteggono cittadini e consumatori da abusi, contraffazioni, e quindi è lecito chiedersi se quella frase di intenti non travesta la possibilità per gli investitori di porsi al di sopra, o quantomeno allo stesso piano delle leggi nazionali. Potrebbe succedere, per esempio, come nel caso Vattenfall, l’azienda che ha citato in giudizio il governo tedesco per la decisione della Germania di chiudere le proprie centrali nucleari oppure che una qualsiasi multinazionale, tramite l’organismo predisposto dal TTIP per regolare le controversie tra investitori e Stati, possa portare in giudizio uno Stato perchè le leggi non le permettono di estendere al massimo la propria attività ovvero ne ostacolino il profitto. In tal modo, con  la scusa della tutela della competizione e degli investimenti,gli interessi pubblici rischierebbero di soccombere dinanzi alle esigenze delle aziende e dei mercati, tutelate da sentenze legittimate dall’Accordo. Allo stesso tempo, gli Stati potrebbero essere quindi condizionati se non sovrastati dal “diritto” di una multinazionale di operare “in piena libertà”. In tutti i campi: pensiamo al ventaglio di settori sempre più investiti dalle privatizzazioni.

Ad apparente salvaguardia delle prerogative pubbliche, l’Accordo prevederebbe il meccanismo dell’ “espropriazione indiretta” cioè niente più di un comma che attribuirebbe garanzie in sede di arbitrato allo Stato quando esso “protegge l’interesse pubblico in maniera non discriminatoria”. Ricorda i cavilli renziani sull’art. 18: quand’è che si potrà definire la “maniera discriminatoria”?

FGuidi

In realtà, nei protocolli del Gruppo Consultivo TTIP si dice chiaro che si vuole tutelare gli investitori da improvvide leggi o decisioni protettive degli Stati, “come le nazionalizzazioni”.

Non basta: guardiamo al meccanismo delle revolving doors (porte girevoli) già sperimentato dalle organizzazioni elitarie del capitalismo transnazionale (Bilderberg, Trilateral, Council of Foreign Relations), promotrici dell’espansione globale e libera del commercio, dell’investimento e della finanza, secondo cui un loro membro (come la

Foto: Federica Guidi, ministro per lo Sviluppo Economico e membro della Trilateral

Guidi, come Monti, come Bernabè, come Enrico Letta, ecc ) vada temporaneamente a rivestire incarichi pubblici e alla scadenza di questi, torni a incarichi nel settore privato (banca, multinazionale, ecc.). Si produrrebbe un enorme incrocio e conflitto di interessi a discapito dello Stato, dei cittadini. Connessioni che già avvengono all’insaputa dell’opinione pubblica.

Foto: il Capo negoziatore del Gruppo Consultivo TTIP, Ignacio Garcia Bercero IgnacioGarciaBercero

Come ha risposto finora la Commissione alle accuse di quei pochi che finora hanno sollevato obiezioni? Con uno studio “indipendente” del londinese Center for Economic Policy Research (commissionato dalla stessa Trade Commission europea presieduta da Karel De Gucht) le cui conclusioni  (già contestate da Friends of the Earth e da European Consumers Organization)”suggeriscono un beneficio dell’economia europea entro il 2027 di 119 miliardi di euro all’anno”. I lettori valsusini avranno sicuramente già sentito analoghe previsioni di vantaggi per i progetti che riguardano il loro territorio. E avranno già sentito assicurazioni come: “crescita economica e posti di lavoro…niente compromessi su sicurezza, salute e ambiente…” laddove oltre si ammette che l’impatto ambientale dell’Accordo sarebbe “modesto”. Comprereste una casa da chi si contraddice cosi da una riga all’altra?

Tirando le somme, con il TTIP ogni settore di potenziale interesse economico potrebbe venire interessato dall’iniziativa privata o dall’intervento invasivo di un “investitore”. Un breve elenco? Sicurezza alimentare, acqua e energia, servizi pubblici, beni culturali, brevetti e proprietà intellettuale, gas e altre risorse naturali. Anche le conseguenze in materia di diritti e democrazia potrebbero essere gravi: la legislazione sul lavoro, in Italia già tra le più flessibili in Europa, verrebbe ulteriormente attaccata in quanto considerabile barriera illegittima, non tariffaria, per un qualsivoglia investimento.

L’opposizione al TTIP in Italia sta prendendo forma.con un appello (v. sotto) e una mobilitazione (seminario e manifestazione) per sabato 11 Ottobre da parte di diverse organizzazioni riunite sotto la sigla StopTTIP Italia Net (http://stop-ttip-italia.net) ma non sarà meno importante per chiunque si occupi di lotte sociali, acquisire sempre più  l’abitudine di collegare le informazioni, di individuare i rapporti tra singoli nomi e organizzazioni, progetti, istituzioni. Il Potere si muove sempre negli stessi modi, l’attacco alle condizioni di vita e di lavoro dell’umanità è coordinato, sistematico e segue linee solidamente preordinate. Averne consapevolezza faciliterà analisi e pratica politica. Ultima riflessione: ma veramente vogliamo stare in un’ Europa che, oltre a ogni altra problematica che ci propina quotidianamente, trama alle spalle dei cittadini simili progetti? (F.S. 30.09.2014)

 (1). Una carriera, quella di Serra, all’insegna del libero mercato: ex sottosegretario e ministro alle Finanze poi ministro del Commercio estero e dell’Industria in Messico poi negoziatore per estendere gli accordi Nafta anche a Cile, Colombia, Bolivia, Venezuela e Costa Rica.

 APPELLO EUROPEO

STOP TTIP: DIFENDIAMO DIRITTI E BENI COMUNI

Società civile, sindacati, contadini,  associazioni e gruppi di attivisti di base di tutta Europa lanciano insieme un appello per fare dell’11 Ottobre una giornata di azione per fermare i negoziati TTIP, CETA, TISA e tutti gli altri negoziati di liberalizzazione commerciale in corso e per promuovere politiche commerciali alternative, che mettano i diritti, il governo dei popoli e l’ambiente al primo posto.

Il TTIP (Partenariato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti tra Usa e Ue) e il CETA (Accordo commerciale comprensivo tra Canada e UE) sono gli esempi più significativi di come le politiche commerciali e di investimento si stanno negoziando in modo antidemocratico e nel solo interesse delle grandi imprese. I negoziati in corso sono segreti, con poche informazioni disponibili per un controllo pubblico del loro andamento, consentendo così alle lobby corporative una sempre maggiore influenza su di essi.

Se tali accordi venissero approvati, le multinazionali avranno il diritto esclusivo di citare in giudizio i governi di fronte a collegi arbitrali internazionali indipendenti dai sistemi giuridici nazionali ed europei. Essi ridurranno gli standard di salute e di sicurezza nel tentativo di “armonizzare” le regole al di qua e al di là dell’Atlantico e minando la capacità di governi nazionali e autorità locali di impedire le pratiche commerciali (ma non solo) pericolose come il fracking  o l’uso di OGM. Questi trattati inducono la svendita dei servizi pubblici essenziali e impongono una corsa al ribasso dei diritti sociali e a quelli dei lavoratori.

L’Unione europea è il laboratorio in cui le lobby corporative sperimentano la possibilità di sottrarre ai popoli ed ai cittadini ogni facoltà decisionale, trasferendola ad organismi sovranazionali oligarchici. Queste politiche sono strettamente legate al progressivo smantellamento degli standard sociali e spingono verso la privatizzazione dei servizi pubblici, in nome di slogan quali “austerità”, “crisi politica” e aumento della “competitività”.

La giornata di azione dell’11 ottobre renderà il nostro dissenso pubblicamente visibile per le strade d’Europa. 

Porteremo il dibattito su queste politiche nell’arena pubblica, da cui la Commissione europea e i governi europei cercano di tenerlo lontano. Promuoveremo le nostre alternative per politiche economiche diverse.

Siamo solidali con i cittadini e gruppi di tutto il mondo che condividono le nostre preoccupazioni per l’ambiente, i diritti sociali, la democrazia. TTIP / CETA / TISA e altri analoghi accordi commerciali saranno fermati dall’energia con la quale noi cittadini d’Europa, Canada e Stati Uniti riusciremo a far sentire la nostra voce.

Invitiamo le organizzazioni, gli individui e le alleanze a partecipare alla giornata organizzando azioni autonome decentrate in tutta Europa. Accogliamo con favore la diversità delle tattiche e le azioni di solidarietà da tutto il mondo che ci aiuteranno a informare, coinvolgere e mobilitare il maggior numero di persone possibile a livello locale.

Possiamo vincere questa battaglia. Insieme, sconfiggiamo il potere delle corporations!

Per ulteriori info e approfondimenti: v. http://stop-ttip-italia.net/http://www.attac.it/,

Russia apre procedimento penale per genocidio della popolazione nel sud est dell’Ucraina

Russia apre procedimento penale per genocidio della popolazione nel sud est dell'Ucraina

Accusati il ministro della Difesa dell’Ucraina, il Capo di Stato e gli alti vertici militari

La Russia ha aperto un procedimento penale contro il ministro della Difesa dell’Ucraina, Valeri Gueletéi,  per l’organizzazione di omicidi e genocidi, secondo quanto ha comunicato il portavoce del Comitato investigativo russo, Vladimir Markin. Un procedimento penale è stato avviato anche contro il Capo di Stato ucraino, Viktor Muzhenko, il comandante della 25a Brigata dell’esercito ucraino, Oleg Mikas, e altri “non ancora identificati” della 93a Brigata e contro una serie di alti vertici militari del paese, secondo quanto ha detto Markin.

“Gueletéi, Muzhenko, Mikas e comandanti della 93a Brigata hanno diretto i combattimenti nella zona dell’aeroporto di Donetsk tra il 3 luglio e il 5 settembre 2014, violando volontariamente  “la Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio” del 1948 ed altri atti giuridici internazionali che condannano il genocidio, hanno dato ordini per distruggere completamente un gruppo nazionale, i russofoni che vivono nel territorio delle repubbliche autoproclamate di Lugansk e Donetsk “, dice la dichiarazione di Markin pubblicata nella pagina web del comitato.

Lunedì, il comitato investigativo russo ha aperto un procedimento penale per genocidio della popolazione di lingua russa in Ucraina sulla base delle prove raccolte che descrivono la natura degli ordini emessi dal 12 aprile 2014 e messi in atto dagli alti ufficiali militari e politici ucraini, dalle Forze Armate e dalla Guardia Nazionale dell’Ucraina e dal Settore del gruppo estremista.
Secondo i dati delle Nazioni Unite, a fine settembre i combattimenti nel sud-est dell’Ucraina hanno già ucciso più di 3.200 persone.