Civiltà

PENSERETE CHE SIAMO CRUDELI? NO! NON LO SIAMO,VOGLIAMO SOLO CHE VI SVEGLIATEDAL TORPOREIN CUI VI TROVATE PERCHE’ QUESTE SONO BESTIE….E SONO GIA’ IN ITALIA…ASPETTANO SOLO UN’ORDINE, SI CHIAMANO CELLULE DORMIENTI E CON GLI IMMIGRATINE SONO ARRIVATE CENTINAIA, L’ISLAM SCATENERA’ UNA VERA E PROPRIA GUERRA E LO FARA’ NEL NOSTRO TERRITORIO, NELLA NOSTRA PATRIA.
LORO HANNO A DISPOSIZIONE ARMI, ESPLOSIVO, SONO ADDESTRATI…E’ QUESTO CHE VOLETE? NO? ALLORA DIMENTICATE IL 9 DICEMBRE ED AFFINI PORTANO DISGREGAZIONE, E’ COSì DA QUANDO SONO NATI…. QUI’ C’E’ IN GIOCO MOLTO DI PIU’ !!! LA NOSTRA VITA, LA VITA DEI NOSTRI FIGLI COME QUESTA BAMBINA CHE AVEVA COME UNICO TORTO QUELLO DI ESSERE CRISTIANA… SE VOLETE DAVVERO FARE QUALCOSA DI POSITIVO MA CON L’INTELLIGENZA ALLORA CHIAMATECI….
O SCRIVETECI unionemovimentiliberazione@gmail.com

bimba cristiana

 

 p.s questo accade anche nelle moschee italiane, guardate !!
http://informare.over-blog.it/2014/08/come-si-taglia-la-testa-te-lo-spiega-l-imam-in-moschea-video-da-non-credere.html

Marchionne: “l’Italia va ricostruita, basta gente col gelato” “Inconcepibile che il Paese sia incapace anche di piccoli cambiamenti”

il modello Marchionne applicato al paese lo conosciamo e non è niente di diverso da quanto fatto negli ultimi venti anni, competitività, flessibilità, precarietà, licenziamenti zero welfare zero pensioni zero sanità, esattamente come richiesto dai lords del Bilderberg di cui anche egli fa parte.
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Sergio Marchionne
  
Redazione ANSA
31 agosto 2014
Le dice – grosse – e le dice chiare, forse per suscitare il proverbiale scossone. Sia come sia, Sergio Marchionne c’è andato giù pesante. E non ha risparmiato critiche nemmeno all’Economist per la sua copertina in cui ha raffigurato Matteo Renzi con in mano un gelato mentre la barca-Europa affonda. “Non sopporto più di vedere gente con il gelato, barchette e cavolate. Voglio essere orgoglioso di essere italiano, di poter dire che siamo veramente bravi come gli altri perchè lo siamo“.
 
L’Italia, avverte l’amministratore delegato di FCA dal Meeting di Rimini, vive oggi “una recessione prolungata in condizioni che non sono più in grado di garantire un paese competitivo”. “Saranno almeno 10 anni che dico che abbiamo bisogno di riforme e trasformazioni strutturali” per recuperare “il livello competitivo del Paese”. Ma l’Italia, prosegue, “non sembra capace di reagire”. Per Fiat “guardare un Paese immobile eincapace di avviare un anche piccolo cambiamento è qualcosa di inconcepibile”. Dal 2010 ad oggi “quello che non è cambiato è la misura della crisi che ha colpito l’Italia e l’Europa”.
 
Il numero uno di Fiat e Chrysler ha aperto così il suo intervento alla chiusura del Meeting di Rimini. Dove era stato appunto nel 2010. Nello stesso periodo, ragiona Marchionne, è invece cambiato radicalmente il gruppo Fiat portando avanti il progetto di “integrazione industriale ma anche culturale” con Chrysler. “Quello che abbiamo fatto noi è uno dei tanti esempi” di come reagire “ma dobbiamo avere la consapevolezza che abbiamo di fronte una Italia tutta da ricostruire”, avverte. Serve una “nuova fase di ricostruzione e rilancio nazionale“: le risorse per farlo, come “le qualità umane e culturali”, non mancano.
 
L’esempio del percorso fatto da Fiat, che Sergio Marchionne indica all’Italia, “non è per fare i presuntuosi”, dice, ma “per dimostrare cheanche in situazioni disperate, anche quando la concorrenza ti considera morto, ti puoi rialzare“. Nel Paese serve una svolta, avverte più volte: “La realtà è che dobbiamo guardare avanti, che non possiamo più aspettare, il Paese sta prendendo una brutta impennata”. E, dice rivolgendosi agli imprenditori, “dobbiamo mettercela tutta da soli, una soluzione non arriverà dall’alto“.
 
Un’analisi impetuosa che non vuole essere però un attacco diretto al governo Renzi. “Riponiamo massima fiducia nel governo”, dice infatti Marchionne. “Il presidente Renzi ha di fronte un ruolo arduo e ingrato. Appare coraggioso e determinato a fare le riforme e io l’ho incoraggiato a proseguire l’intento riformatore senza curarsi degli attacchi“. Certo, sottolinea l’ad di Fiat e Chrysler, fino ad ora chi ha guidato il Paese “si è scontrato con un muro di gomma”. Morale: “Risultati concreti se ne sono visti molto pochi, compromessi tanti”.
 
A chi gli chiede se pensi che Renzi possa farcela, Marchionne rincara la dose: “La gente che si impegna nel fare le cose di qualunque colore è la benvenuta. Appoggio anche lui come ho appoggiato Letta e Monti. Se la sua agenda è di riforme e spingere il Paese avanti sono il primo ad appoggiarlo. Ma non sopporto più di vedere gente con il gelato, barchette e cavolate. Da italiano non lo voglio più sentire. Voglio essere orgoglioso di essere italiano, di dire che siamo veramente bravi come gli altri perchè lo siamo. Abbiamo 80mila persone che non hanno paura di impegnarsi con la sfida globale. Non ho capito perchè non possa farlo il Paese.
 
“Non possiamo aspettare più. Il sistema – ammonisce – ha bisogno di azione e bisogna muoversi. Ho preso la Fiat come esempio: non possiamo più aspettare che vengano modificate le regole, che la gente ci segua, che troviamo accordi, che troviamo soluzioni per tutte le poltrone disponibili. A me non interessa un cavolo“, conclude.

Renzi: missione compiuta! di Eugenio Orso

Orso è un filosofo e analista schietto e sincero. Una rarità nel panorama italiano dove solo gli appartenenti alla casta radical chic politically correct ipocrita ed arrivista ha diritto di parola. Eugenio auspica il pieno recupero della sovranità, questa parola fa rabbrividire i servi schiavetti della finanza

Posted on 30 agosto 2014

1. Renzi imposto all’Italia

Sì. Missione compiuta o in via di rapido compimento per il pericoloso guitto mediatico-subpolitico fiorentino.

Il governo Renzi, collaborazionista della troika, sta raggiungendo uno dopo l’altro i suoi veri obiettivi nel paese, pur con qualche relativa difficoltà e qualche ritardo sulla tabella di marcia. Mi riferisco agli obiettivi non dichiarati, opposti alle promesse renziano-piddine fatte agli italiani. Per la buona riuscita dell’operazione e per imporsi nel paese, il terzo, piccolo Quisling in ordine di apparizione – dopo il “capostipite” Monti e il transitorio Letta – ha potuto godere di molti, importanti sostegni. Una maggioranza, creata ad hoc, nel principale partito euroservo e filo-atlantista italiano, ossia il pd. L’appoggio determinante dei suoi padroni (troika, grande capitale finanziario, unione europoide, usa, mercati&investitori). La visibilità offertagli dall’apparato ideologico-massmediatico e un certo sostegno della cosiddetta stampa internazionale. Il consenso di massa abbondantemente idiotizzato, estorto con slogan e false promesse.

Renzi è stato subdolamente imposto all’Italia da un complesso di forze ultraliberiste, legate alla dimensione finanziaria, che usa come arma, per il controllo politico del paese e delle sue fatiscenti istituzioni, il partito democratico, inteso come serbatoio inesauribile di pedissequi che seguono fedelmente il padrone sopranazionale e di imbroglioni subpolitici, che ingannano con grande abilità la popolazione. Anche se il suddetto ha “vinto le primarie” e ha fatto fare al pd il pieno dei voti nelle europee di maggio, possiamo affermare che si è affermato con l’inganno e la manipolazione, non solo mediatica.

Con Monti, Letta, Renzi, siamo entrati nella fase finale dell’”operazione Britannia”, simbolicamente pianificata nel 1992 durante la breve gita sul panfilo della corona britannica, cioè stiamo arrivando rapidamente alla “soluzione finale” del problema Italia nell’economia globalista. Il cerchio non si chiuderà con Renzi, che farà una parte significativa del lavoro per “normalizzare” in senso ultraliberista e globalista il paese, trattenendolo grazie alla sua “popolarità” e alla sua immagine truffaldina. Dopo di lui, ci sarà probabilmente un governo-troika guidato dal “liquidatore finale”, non di origine subpolitica, ma squisitamente “tecnica”, che porterà l’opera a definitivo compimento con modi spicci.  

2. Come Monti e più di Monti
Renzi trionfa, spaccia i risultati delle elezioni europee per risultati di elezioni nazionali, al fine di legittimarsi furbescamente con oltre il 40% dei consensi, e le opposizioni nel parlamento liberaldemocratico mostrano tutta la loro vergognosa inconsistenza, nonché l’assenza di vere alternative al programma piddino. Che poi è semplicemente il programma imposto nel 2011 dalla troika, con la bce a dettare le linee di politica strategica per il terzetto (5 agosto 2011, Francoforte/Roma, lettera Trichet-Draghi). Nonostante lo jobs act annunciato e gli 80 euro erogati (ma non a tutti), il cambiamento in cui Renzi pare indaffarato vuol dire, sotto la superficie degli annunci e delle elemosine elettorali, inderogabile impegno “per condizioni di bilancio sostenibili e per le riforme strutturali” (esattamente come prescrivono nella loro lettera Trichet e Draghi). Naturalmente la “sostenibilità” dei bilanci pubblici è legata alle dinamiche neocapitalistico-finanziarie, che dominano l’eurolager imponendo tagli lineari alla spesa, e le riforme strutturali vanno contro lavoratori e pensionati. Quel che è peggio, è che una parte rilevante, in questo caso decisiva, della popolazione italiana segue a ruota, come un branco di pecore, e scambia Renzi per una specie di salvatore del paese, così come è accaduto, all’inizio, con il primo Quisling “mandato” d’autorità dai poteri esterni, ossia Mario Monti, che l’apparato ideologico, subpolitico e massmediatico al gran completo vendeva, appunto, come il “salvatore”.
Per imporsi e ottenere gli “splendidi” risultati concreti ai quali, poi, accenneremo, continuando sulla strada di Monti, con l’acquiescenza del rieletto Napolitano (basista istituzionale) e il favore della stampa, Matteo Renzi ha potuto contare segretamente su tutto il pd. Anche se l’apparato del partito collaborazionista ha finto un’opposizione interna al bulletto fiorentino, per trattenere voti e tessere di eventuali scontenti e per simulare pluralismo, ne ha segretamente favorito l’ascesa, a partire dalla vergognosa sceneggiata delle primarie per la segreteria nazionale (8 dicembre 2013, Renzi contro Cuperlo), in cui il vincitore era predeterminato. Poi l’escalation renziana è stata rapida, perché la situazione e la troika lo imponevano. Letta era da mettere da parte, da archiviare nel breve, per evitare fastidiosi problemi elettorali e di consenso. Con l’insipido, burocratico e poco “telegenico” Enrico Letta ancora al governo, i migliori collaborazionisti del grande capitale finanziario, in Italia, avrebbero rischiato di perdere la presa sul paese. Urgeva un nuovo esecutivo emanazione dei poteri forti esterni, il terzo dalla fine del 2011, che continuasse con determinazione l’”opera”, iniziata da Mario Monti, di privatizzazione completa e di definitivo annichilimento di questo paese.

Il punto centrale, per capire la strada seguita dai tre governi di Quisling non eletti che si sono succeduti in Italia, è la diabolica combinazione fra trattati europei, da rispettare fino in fondo, senza inopportune concessioni alla “flessibilità”, e l’ormai arcinota lettera della bce del 5 agosto 2011, che delineava le linee strategiche del programma. Il vero programma politico del governo collaborazionista piddino-renziano, tenuto conto di quanto precede, è di facile individuazione, e così i risultati concreti ai quali si tende.

Nonostante le sparate propagandistiche di Renzi, che millanta di voler sfruttare la flessibilità concessa dalle regole europee, la ferrea norma del rapporto del 3% fra deficit e pil è rispettata in modo maniacale, anche se la motivazione renziana è che si fa così per se stessi, perché è giusto e “non perché lo dice la Merkel”. Infatti, secondo l’abile parolaio e saltimbanco del capitale finanziario, “Dobbiamo rispettare tutti gli impegni, compreso il 3% del rapporto deficit-Pil, e non perché lo dice la Merkel ma perché è giusto.” Renzi continua sulla strada di Monti e anche le sue dichiarazioni lo rivelano, perché Monti aveva dichiarato, nel giugno del 2012, qualcosa di simile, ad uso e consumo propagandistico interno: “La Merkel dice che l’Italia ce la fa, ma l’Italia ce la fa non perché lo dice la Merkel”. I trattati europei non si discutono, ma si applicano a qualsiasi costo, e questo Renzi l’ha ben presente, esattamente come Mario Monti. Se violasse questa regola, imposta dai padroni che lo tengono al guinzaglio (e gli gettano l’osso da spolpare sotto il tavolo), salterebbe il banco, cioè il sistema di potere neocapitalistico in Europa chiamato unione europea. Addio moneta comune e strumenti di dominazione elitisti. Si tratterebbe allora – e qui sta l’inghippo – “di utilizzare tutti i margini e le flessibilità già previsti dall’attuale Patto di stabilità e crescita”. Ciò vorrebbe dire, secondo Renzi e i suoi compari, escludere dal computo del 3% alcune voci. Come? Non conteggiando nel deficit il cofinaziamento dei fondi strutturali europei (i 43 miliardi aggiunti da Roma fra il 2014 e il 2020, qualche miliardino del tutto insufficiente ogni anno) e altre, sparute, spese per investimenti. Davanti alla drammatica crisi che sta attraversando il paese è chiaro che la “flessibilità”, secondo Renzi insita nei trattati europei, anche se sfruttata appieno non costituirebbe che un palliativo, perché per uscire dal circolo vizioso della crisi strutturale neocapitalistica è necessario cambiare radicalmente le politiche economiche, riacquisendo la piena sovranità monetaria, uscendo dall’unione europoide e stracciando i trattati-capestro imposti al paese. Purtroppo, con Renzi e il pd saldamente al potere, non solo ciò non potrà accadere, ma seguiremo la stessa direzione di marcia dell’esecutivo Monti, fino alla fine.

Anche se il famigerato “pareggio strutturale di bilancio”, che comporterà sofferenze aggiuntive per milioni di italiani, potrà subire qualche ritardo – una semplice modulazione dei tempi, secondo il bieco Padoan all’economia – la strada è segnata e da questa non si può deviare. Si tratterà, in pratica, di soddisfare i bisogni finanziari della pubblica amministrazione massacrando ancor di più la popolazione, con tagli indiscriminati alla spesa pubblica e sociale e/o con ulteriori aggravi della pressione fiscale su famiglie e imprese. Renzi, pur tuonando contro il rigore contabile fine a se stesso, e invocando con la foga di un attore professionista “la crescita”, rispetterà fino in fondo il fiscal compact, che prevede la riduzione forzata del debito pubblico eccedente il 60% del pil, nell’arco temporale di un ventennio. Quanto sarà pesante la ruberia elitista del fiscal compact, dal 2015? C’è chi dice 7 miliardi l’anno, e chi ipotizza, più realisticamente, oltre 35 miliardi, se non proprio 50 con il peggiorare del pil. C’è da mettere in conto anche lo spettro incombente del cosiddetto european redemption fund, per costringere gli stati indebitati e privi di sovranità come l’Italia, ridotti a “saldi da fine stagione”, a conferire nel fondo i loro averi patrimoniali, a garanzia del rientro dal debito per la parte eccedente il 60% del pil. In pratica, dentro la camicia di forza europoide dei trattati imposti e delle politiche del rigore selvaggio, si venderanno gli asset italiani – privatizzazione automatica! – per ridurre il debito pubblico nelle proporzioni volute con il prodotto.

3. L’Italia affonda, ma Renzi porta a compimento la sua missione

E’ soltanto un caso, ma leggo or ora sull’Ansa del primo sciopero a catena dei lavoratori di Eataly in Firenze. L’amichetto faccendiere di Renzi, quell’Oscar Farinetti che incassa col cibo italiano (alti cibi) e pontifica stronzate, fingendo di creare lavoro, vorrebbe non rinnovare i contratti precari a termine di molti giovani, riducendo alla metà il personale. Giovani precari (e non precari) tutti in strada. Nella notizia di agenzia, si aggiunge che lo store fiorentino è stato inaugurato alla fine dello scorso anno, da Farinetti in persona, con la partecipazione dell’allora sindaco Matteo Renzi. Qualcuno afferma addirittura che Farinetti è un consigliere di Renzi, forse non “accademico” come lo fu Ichino sulle questioni del lavoro, ma comunque ascoltato. Infatti, Farinetti consiglia al suo compare che ha fatto carriera di tirare ancora “due o tre bastonate grosse”. Ad esempio concedendo uno sgravio fiscale “potente” alle imprese, ma solo a quelle che esportano e vendono all’estero, per invogliare a esportare di più (che si fotta il mercato interno!), poi mettere un tetto alle pensioni (i pensionati sono un peso, non servono, per loro niente ottanta euro!) e abolire le regioni autonome (che non si provino a erogare troppi stipendi e a dare troppo lavoro alla plebe!). Lo sciopero a Eataly, proclamato per scongiurare i licenziamenti a tappeto dell’insulso e arrogante Farinetti, pur essendo un caso, ha un certo valore simbolico. Rappresenta la reale condizione del lavoro, non soltanto giovanile in Italia, nonostante le menzogne renziano-piddine e la cortina fumogena delle annunciate riforme.

Mentre Grillo – ormai in completo marasma? – invoca il ritorno dei Rolling Stones per una grande manifestazione al Circo Massimo(!) e i suoi parlamentari manifestano simpatia e comprensione nei confronti dello stato islamico, Renzi porta a compimento l’”opera” per la quale è stato ingaggiato dalle élite neocapitaliste occidentali. E’ solo questione di tempo, ma le privatizzazioni procederanno, come raccomandato nel 2011 per lettera dalla bce: “È necessaria una complessiva, radicale e credibile strategia di riforme, inclusa la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali. Questo dovrebbe applicarsi in particolare alla fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga scala.” Fine del cosiddetto socialismo dei comuni, servizi pubblici che diventano privati a caro prezzo per tutti. Di recente, l’operazione “spending review” ha messo non a caso in rilievo l’antieconomicità di molte partecipate dagli enti locali, almeno una su quattro con un rendimento negativo rispetto al r.o.e. (reddito netto aziendale / capitale proprio). Altro punto cruciale del programma della bce per l’Italia è il seguente: “C’è anche l’esigenza di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d’impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione.” Anche qui siamo a buon punto ma Renzi continuerà l’opera. “Dovrebbe essere adottata una accurata revisione delle norme che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti”, è un elemento programmatico bce che si lega al precedente, e la revisione renziana è già cominciata con il decreto Poletti, poi ci sarà il jobs act o qualche altra porcata simile per eseguire gli ordini del padrone. La bce avrebbe voluto il pareggio di bilancio in tempi più brevi ma Renzi, che difende tutti i trattati-capestro europoidi pur invocando maggiore flessibilità, intende arrivarci quanto prima. Si impone la revisione del sistema pensionistico, alla quale ci ha già pensato il governo Monti con la riforma Fornero creando gli “esodati”, e il taglio dei costi del pubblico impiego, se necessario, voluntas bce/troika, riducendo gli stipendi al pubblico impiego. Nessun problema, fra congelamento degli aumenti contrattuali e blocco del turnover, ampiamenti praticati dai governi collaborazionisti della troika, quello di Renzi compreso. La revisione dell’amministrazione pubblica per assecondare le esigenze delle imprese, raccomandata da Francoforte, è un “cavallo di battaglia” renziano. Il vero programma di Renzi e del pd fa dunque riferimento alle sezioni 1, 2 e 3 della citata missiva e da quella linea, socialmente genocida, non ci si scosta.

Quali sono i veri effetti del programma politico applicato all’Italia da Monti in poi? Oggi sono ben visibili e i media non possono nasconderli. Deflazione già arrivata, disoccupazione in aumento, con mille disoccupati in più ogni giorno di luglio, emorragia di produzione industriale (40% in meno dall’inizio della crisi?), consumi interni in calo, pressione fiscale altissima che aumenterà ancora. Se Monti ha ammesso di aver distrutto il mercato interno, cosa dovrà ammetterà, alla fine, Renzi? Tuttavia sta portando a termine la sua missione, perché sono proprio questi gli effetti voluti dalla troika per sottomettere (e saccheggiare) definitivamente questo paese. Anche gli ottanta euro hanno raggiunto i loro veri scopi, pur non avendo avuto il ben che minimo impatto positivo sui consumi nazionali (e di prodotti nazionali). Hanno portato consenso alle europee, ingannando ancora una volta il popolo bue, preda dei collaborazionisti pd. Renzi non arriverà al 2018, come ama dichiarare, così come il suo compare euroservo Hollande, amico della mafia corsa e della classe globale dominate, potrebbe non arrivare alle presidenziali francesi del 2017. Dopo Renzi ci sarà un governo dichiaratamente “troikista”, imposto in una situazione drammatica e guidato da un “tecnico” senza scrupoli (e senza l’assillo dei quozienti elettorali), ma naturalmente appoggiato dal pd. A quel punto, se non proprio oggi, Renzi potrà ben dire: missione compiuta!

http://pauperclass.myblog.it/2014/08/30/renzi-missione-compiuta-eugenio-orso/?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

Primo sciopero dei lavoratori Eataly: “Contratti precari, licenziamenti, sfruttamento”

31 agosto 2014

Anche quella che sembrava un’isola felice nel desolante mercato del lavoro italiano scopre gli scioperi.
Protestano allo store Eataly di Firenze un gruppo di giovani dipendenti, assunti con contratti a termine mediante l’utilizzo di un’agenzia interinale, ai quali l’azienda ha comunicato che non saranno rinnovati, insieme, hanno spiegato loro stessi, “ad altri 60 ragazzi, in pratica il 50% del personale del negozio”. E’ il primo sciopero dei dipendenti Eataly nella storia della catena.

Meno di un anno fa all’inaugurazione assieme al patron della catena, Oscar Farinetti, c’era anche l’allora sindaco del capoluogo toscano, Matteo Renzi.
Alcuni giovani che partecipano al presidio dicono: “Se Farinetti rappresenta il nuovo modello dell’imprenditoria italiana stiamo freschi; la dismissione del 50% dei posti di lavoro creati alla fine dello scorso anno da Farinetti testimonia che lo sbarco a Firenze con 120 addetti era solo uno spot”.
Giuseppe Cazzato, dei Cobas, comunica che allo store Eataly di Firenze le persone assunte direttamente dall’azienda e non in via interinale sono “meno del 10%”.
Ironicamente i lavoratori che oggi protestano spiegano di riconoscere la “franchezza” dell’azienda nel suo slogan di punta: Eataly è l’Italia. “Contratti precari, licenziamenti, sfruttamento. In pratica, una fotografia del nostro Paese”.

http://www.finanzainchiaro.it/primo-sciopero-dei-lavoratori-eataly-contratti-precari-licenziamenti-sfruttamento.html?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

ONU e WASHINGTON votano per la GUERRA.

ma il premio nobel per la pace il grande Obama, uomo di colore per cui migliore a prescindere è buono….

VERGOGNA ONU
VERGOGNA STATI UNITI
VERGOGNATI OBAMA

MOSCA propone la PACE, ONU e WASHINGTON votano per la GUERRA.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha bloccato la proposta della Russia di approvare una dichiarazione per un immediato cessate il fuoco nel sud-est dell’Ucraina, ha detto il rappresentante permanente della Russia presso l’ONU Vitaly Churkin, definendo la scusa dei membri del consiglio come “semplicemente non seria”.
Nel testo del documento si chiedeva un immediato cessate il fuoco, di avviare un dialogo tra Kiev e i rappresentanti della milizia, di fornire l’assistenza umanitaria alla popolazione del Donbass.
Secondo Churkin, l’esercito ucraino usa indiscriminatamente le armi nelle regione di Donetsk e di Lugansk, utilizzando munizioni illecite.
Inoltre ha esortato Washington a “moderare le sue ambizioni geopolitiche” e smettere di interferire negli affari degli Stati sovrani.

http://italian.ruvr.ru/2014_08_29/Il-CS-dellONU-ha-bloccato-la-proposta-della-Russia-su-un-cessate-il-fuoco-nellest-dellUcraina-6758/

Rifiuti nucleari radioattivi. Deposito nazionale

In otto anni, Uno dei maggiori progetti infrastrutturali futuri dell’Italia, con un investimento previsto tra 1,2 miliardi di euro e 2,5 miliardi se insieme ad esso si realizzerà anche il Parco tecnologico.

di Valsusa Report.

Il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi è un diritto degli italiani e un’esigenza per il Paese per mettere in massima sicurezza tutti i rifiuti radioattivi. La struttura sarà realizzata all’interno di un Parco Tecnologico, un centro di eccellenza italiano, aperto a collaborazioni internazionali, con laboratori dedicati alle attività di ricerca e formazione nelle operazioni di bonifica ambientale degli impianti nucleari e di gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi. La collaborazione con enti di ricerca, università e operatori industriali, sia nazionali che esteri, permetterà al Parco Tecnologico di integrarsi con il sistema economico e di ricerca e di contribuire inoltre ad uno sviluppo sostenibile del territorio nel quale verrà costruito. Il Deposito sarà una struttura di superficie, progettata sulla base delle migliori esperienze internazionali, che consentirà la sistemazione definitiva di circa 80 mila metri cubi di rifiuti di bassa e media attività e la custodia temporanea per circa 12.500 metri cubi di rifiuti di alta attività.
Degli oltre 90 mila metri cubi di rifiuti il 70% proverrà dalle operazioni di bonifica ambientale degli impianti nucleari mentre il restante 30% dalle attività di medicina nucleare, industriali e della ricerca. Il trasferimento dei rifiuti in un’unica struttura garantirà la massima sicurezza per i cittadini e la salvaguardia dell’ambiente e permetterà di completare le attività di bonifica ambientale degli impianti, ottimizzando tempi e costi ed eliminando la necessità di immagazzinamento temporaneo sui siti. (Fonte: www.sogin.it)

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La Direttiva 2011/70/Euratom, la quale istituisce un quadro comunitario per la gestione responsabile e sicura del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi, recepita dall’Italia con il decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 4 Il D.Lgs. n. 31/2010, nel Titolo III, stabilisce le procedure per la localizzazione, la costruzione e l’esercizio del Deposito nazionale, nell’ambito del Parco Tecnologico comprensivo di un Centro di studi e sperimentazione.

L’ISPRA ha predisposto la Guida Tecnica n. 29, “Criteri per la localizzazione di un impianto di smaltimento superficiale di rifiuti radioattivi a bassa e media attività”. In particolare, il comma 1 dell’articolo 26 del sopracitato decreto legislativo stabilisce appunto che la SO.G.I.N. S.p.A. sia il soggetto responsabile della realizzazione e dell’esercizio del Deposito nazionale e del Parco Tecnologico. Per quanto riguarda la definizione dei criteri di localizzazione del deposito e degli aspetti autorizzativi e di controllo, lo stesso decreto legislativo fa riferimento all’Agenzia per la sicurezza nucleare, istituita con l’articolo 29 della legge n. 99/2009 e successive modifiche. In merito si sottolinea che, a seguito della soppressione della stessa Agenzia, ai sensi dell’articolo 21 del D.L. 6 dicembre 2011 n. 201, come modificato dalla legge di conversione 22 dicembre 2011, n. 214, i relativi compiti e funzioni sono stati attribuiti, in via transitoria, all’ISPRA, ai sensi del comma 20-bis del medesimo articolo. (fonte ISPRAmbiente)

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Sono riconosciute idonee in ambito internazionale strutture di deposito di tipo superficiale. Secondo i dati forniti dagli operatori all’ISPRA sono oggi presenti in Italia circa 27.000 m3 di rifiuti radioattivi a bassa e media attività (prima e seconda categoria), dei quali circa 5.000 m3 sono di origine non energetica (provenienti da ospedali,industrie ecc…), e circa 1.700 m3 a più alta attività (terza categoria), ed in larga parte ancora da condizionare.

Ai rifiuti suddetti si aggiungeranno i rifiuti derivanti dallo smantellamento delle installazioni nucleari che sono stimabili in circa 30.000 m3, prevalentemente di bassa e media attività, nonché i rifiuti condizionati, derivanti dalle operazioni di riprocessamento del combustibile irraggiato che rientreranno in Italia dalla Gran Bretagna (circa 20 m3 di rifiuti vetrificati di terza categoria) e dalla Francia (circa 50 m3 di terza categoria). Si deve tenere conto infine dei rifiuti a bassa e media attività di origine non energetica che vengono annualmente prodotti con un quantitativo stimabile in circa 200-300 m3.

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Si inizia così a scoprire tramite Wikileaks un caso “classifed” inviato nel 2006 dall’ambasciata di Roma per gli Stati Uniti dall’ambasciatore Ronald locale P. Spogli e classificati come “confidenziali”. La nota, dal titolo “L’Italia nazionale argomento elezioni: disposizione di Elk River nucleare esaurito di carburante: lettera da sotto-segretario del Consiglio dei Ministri Gianni Letta per l’ambasciatore”, descrive il tentativo del sottosegretario del Consiglio dei Ministri Gianni Letta di inviare materiale nucleare stoccato in Matera (Sud Italia) a Elk River (Minnesota, USA). Nella notizia Spogli riporta un estratto della lettera di Letta: “Caro signor Ambasciatore, vi scrivo di chiamare la vostra attenzione su una questione su cui la vostra ambasciata probabilmente ha già informato. Si tratta di una questione molto importante per l’(italiano) del governo anche dal punto di vista psicologico. Ci sarà presto mandare i nostri rifiuti nucleari attualmente conservati in Piemonte ed Emilia Romagna per la Francia. Il combustibile esaurito resterà in Francia fino al 2025 almeno, quando l’Italia dovrebbe avere un proprio sito di stoccaggio dei rifiuti nucleari. Questo sta provocando proteste nel sud”.

Quindi nel 2006 si prevede il ritorno dei rifiuti nel 2025, per allora il sito deve essere costruito. Siamo nel 2014 ed ancora non sono resi di dominio pubblico i nomi dei siti. Ma qui è già chiaro dato che i tempi di realizzo sono 8 anni, a conti fatti vuol dire 2022 fine della costruzione, pronti per il 2025 anno del ritorno. Andiamo a vedere cosa compare da alcune inchieste.

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Nel 2010 la società Sogin, avrebbe ultimato il lavoro di individuazione delle aree potenzialmente idonee per ospitare il deposito nazionale di rifiuti radioattivi. La lista elencherebbe 52 siti, ma non è mai stata resa pubblica. Alcune indiscrezioni hanno fatto riferimento in particolar modo ad alcune regioni: Emilia-Romagna, Toscana, Puglia, Basilicata. Ogni area individuata avrebbe dimensioni di circa 300 ettari, e dovrebbe essere in grado di accogliere, oltre ai depositi per le scorie di varia gradazione, anche un parco tecnologico che a regime avrà oltre mille ricercatori.

Occorre annotare che il Centro di ricerca Enea Trisaia di Rotondella è, in base al Decreto Legislativo n.31/2010, un Parco Tecnologico. Va inoltre annotato che  il DPCM 8 aprile 2008 (Governo Prodi) – inerente i “criteri per l’individuazione delle notizie, delle informazioni, dei documenti, degli atti, delle attività, delle cose e dei luoghi suscettibili di essere segreto di Stato” – ha di fatto esteso il principio della segretezza dei siti militari ai siti “civili” di interesse energetico e di stoccaggio di rifiuti anche radioattivi, il tutto a beneficio dei supremi e imprescindibili interessi dello Stato ed ovviamente delle società concessionarie come la Sogin. Da notare anche che nel frattempo è stato designato il nuovo presidente di Confindustria Basilicata, Michele Somma, presidente di Tecnoparco spa e firmatario in quanto vicepresidente, del protocollo di intesa tra Sogin, Confindustria Basilicata e Confapi di Matera il 10 novembre 2009. L’intesa è stata firmata in occasione della presentazione del piano industriale  2011-2015 della Sogin.

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Il 21 gennaio 2011 compare un articolo sul quotidiano L’Unità (sezione “Politica”). L’articolo svelerebbe  alcune intercettazioni telefoniche del luglio del 2008 fatte dalla Procura di Potenza, era in corso l’ indagine “Nucleare connection” su un presunto traffico di rifiuti radioattivi in Basilicata, tra le utenze messe sotto controllo vi era quella del generale Carlo Jean (ex presidente ed ex commissario delegato della Sogin). Si legge nell’articolo: “[il generale Carlo Jean] All’epoca delle intercettazioni [luglio 2008] è nominalmente fuori ma fa ancora il bello e il cattivo tempo nella società. Dunque, l’ intercettazione. Da una parte dell’ apparecchio c’è Silvio Cao. Cao è stato in Consiglio di amministrazione di Sogin ed è molto amico del generale. Sono le 8.44 del mattino. Cao alza il telefono nell’ ufficio del generale [Carlo Jean] e compone il numero di un cellulare” – scrivono i Carabinieri in ascolto – “Il Cao chiama utilizzando la linea del generale Jean tale Giancarlo e chiede se ricorda i nomi che erano stati individuati da loro per le seconde categorie. Il Cao fa riferimento al fatto che uno era Craco e poi chiede quali altri siti erano stati individuati. Il Giancarlo riferisce che al momento non ricordava i nomi e che avrebbe controllato e fatto sapere”. Si legge ancora – “L’informativa dei Carabinieri non lo specifica, ma tutti gli indizi sembrano portare al nome di Giancarlo Ventura. Ventura faceva parte della prima task force Enea incaricata di individuare il sito nazionale di deposito dei materiali radioattivi”. Passano venti minuti dalla prima telefonata e Cao richiama. “Il Cao – si legge nel brogliaccio dei Carabinieri – richiama il Giancarlo e lui dice che sta aprendo un file e gli detta i nomi di questi siti che in totale sono sei: due in Basilicata, uno nel Lazio, tre in Puglia, per quelli di tipo superficiale”. Poi cade la conversazione.

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Sono sei i siti superficiali che dovranno ospitare i rifiuti di seconda categoria. Trenta secondi dopo l’interruzione, Cao richiama per la terza volta Giancarlo –  scrivono i Carabinieri – “(…) Dopo aver ribadito che i superficiali erano i sei prima individuati, il Giancarlo dice che i subsuperficiali erano nove. Ed erano tre in Basilicata, uno in Campania, uno in Emilia Romagna, uno nel Lazio, uno in Puglia, uno in Sardegna e uno in Toscana”. Poi (Cao) chiedeva i nomi dei primi classificati delle due categorie e il Giancarlo dice: ” sicuramente avevano messo Craco e quello dell’ Emilia Romagna”.

Questo è quanto viene scritto nell’ articolo de L’Unità e se quanto scritto è vero, e quindi l’articolo de L’Unità riporta effettivamente trascrizioni di vere telefonate, le località inserite nella mai pubblicata “lista ristretta” avrebbe ai primi posti sicuramente un sito della Basilicata dove viene esplicitamente nominato Craco, in provincia di Matera ed un sito dell’Emilia Romagna. (Fonte: archivionucleare.com)

Verifichiamo se Craco, Pisticci, Rotondella, Val Basento, Petrolio e Gas possano essere effettivamente congrui, tutto si contrae a certezza. Rotondella non è esclusa dalla “lista ristretta”, c’è Craco, ossia Peschiera a valle, a un passo c’è Tecnoparco, a due passi c’è la Trisaia, intorno le industrie della Val Basento, il prossimo mega-impianto di stoccaggio del gas della Geogastock a Grottole-Ferrandina-Pisticci. Ancora a due passi ci sono i pozzi petroliferi.

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Una specie di mega distretto in cui ci sono tutte le condizioni per realizzare il deposito unico nazionale dei rifiuti radioattivi. Intanto ci si augura che i lavori di bonifica non siano una copertura per ben altri tipo di lavori. Finora, i governi hanno sempre dovuto affrontare una forte opposizione da parte dei gruppi anti-nucleare. Ad esempio nel 2003, 150.000 persone si sono unite contro la costruzione di un nuovo impianto-deposito nucleare a Scanzano Jonico (Basilicata).

Ecco coincidere quindi le ultime particolarità, gli ultimi presidenti di Sogin, il governatore della Basilicata e alcuni Sindaci della zona avevano e hanno tessera PD, lo stesso partito che in Val di Susa, a detta degli attivisti, si schiera, con la scusa del TAV, nella distruzione e repressione del Movimento di protesta valsusino, se per assurdo diventasse veritiera questa affermazione, significherebbe che il PD tramite lo strategico, utile ed essenziale lavoro di costruzione e cementificazione nazionale, spazza via tutte le opposizioni politiche sul territorio.

V.R. 29.08.14

CRISI UCRAINA: LA GRANDE STAMPA ITALIANA CONFERMA IL SUO RUOLO DI SERVILE VASSALLO DELL’IMPERO

“Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità.
Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero”.
Proverbio Arabo
30 AGO 2014

di Luciano Lago

Ci sarebbe ormai da ridere nel leggere e commentare le menzogne puerili pubblicate della grande stampa italiana a proposito del conflitto in Ucraina.
In questo paese la disastrosa campagna militare (l’”operazione castigo”, la chiamavano) condotta dall’Esercito di Kiev, appoggiato dalla NATO, sta arrivando alla sua conclusione con la pesante sconfitta inflittagli dai separatisti del Donbass, denominata Novorossia.

Mentre il grosso delle truppe ucraine, ritiratisi dalle città di Slavyanoserbsk, Crimea y Kirovsk, adesso si trovano accerchiati in una sacca vicino a Makeeva da cui può uscire solo con una resa, nel frattempo le milizie dei filorussi sono arrivate a Mar di Azov e stanno puntando a liberare Mariupol, in precedenza conquistata dagli ucraini. Tutte le postazioni della frontiera sono ormai in mano alle forze separatiste filo russe.

Interi reparti ucraini formati da centinaia di soldati di leva, demoralizzati si  arrendono e si consegnano ai reparti della Novorossia e molti di loro chiedono di passare con i separatisti. Le forze dei separatisti hanno acquisito carri armati, blindati ed artiglieria dell’esercito ucraino e persino batterie di missili che l’esercito di Kiev utilizzava per bombardare le istallazioni ed i quartieri civili di Lugansk, Donetsk ed altre località dove sono state colpite scuole, ospedali ed abitazioni con centinaia di vittime civile dall’inizio del conflitto.
Di fronte a questa rotta generale, per occultare la situazione e le sue responsabilità (è stato lui ad ordinare la disastrosa operazione militare), il presidente ucraino Poroshenko si inventa la notizia di una presunta “invasione russa” dal confine. La NATO fa seguire la pubblicazione di alcune foto satellitari e le agenzie USA come Reuters, CNN, FOX News, ABC, ecc..( in pratica la macchina della propaganda e della manipolazione) si lanciano in una operazione mediatica per sostenere che è in atto una invasione russa dell’Ucraina come fatto “incontrovertibile”.

Sono le stesse agenzie che davano come incontrovertibili le” armi di distruzione di massa” di Saddam Hussein in Irak, le rivolte popolari “per la democrazia” in Libia, l’attacco con il gas attribuito all’Esercito di Assad in Siria e recentemente, l’abbattimento dell’aereo della Malaysia Airlines attribuito ai filo russi. Tutte bufale della propaganda atlantista poi smentite clamorosamente dai fatti.

Naturalmente in Italia le notizie dell’invasione russa, corredate dalle “false prove” ,vengono immediatamente riprese dai giornali nostrani che ripetono a pappagallo tutte le veline ricevute dalle agenzie statunitensi.

Così la Repubblica annuncia la notizia sensazionale menzionando  le prove arrivate dai satelliti USA, come sempre accade  quando i media del sistema devono pompare una certa isteria bellica contro il “cattivo” di turno (Putin).
Il titolone è niente meno che questo: “Ucraina, nelle foto satellitari della Nato la prova dell’invasione russa”.
Successivamente, se verifichi nel dettaglio le foto, e c’è scritto in piccolo e in inglese che «L’area di dispiegamento e di addestramento si trova a circa 50 km a Est del confine ucraino», ossia in territorio russo.
Come se non bastasse, le diciture nelle foto spiegano anche che quella è l’area di Rostov (nei pressi della più grande città della Russia meridionale).

In quella zona si stanno svolgendo massicce esercitazioni di truppe russe : Mosca esibisce la sua forza militare ma lo fa nel suo territorio, e allora?
Le foto sono di una agenzia privata e non governative e riportano una processione di alcune decine di mezzi e nessuno ci dice che siano russi e non sottratti agli ucraini,meno si spiegherebbe una invasione fatta con 1.000 uomini, soldati russi. Operazioni del genere richiederebbero l’impiego di almeno 60/70.000 uomini e qualche migliaio di mezzi corazzati e blindati con la copertura dell’aviazione.
Poco dopo le stesse agenzie si correggono ed ammettono che ci sarebbe stato un errore di traduzione e che Poroshenko non avrebbe parlato di” invasione”.

Si sa che la logica non alberga negli uffici di Repubblica e degli altri giornaloni  italiani con il Corriere della Sera in testa che hanno pubblicato l’ennesima bufala come notizia certa.  l’importante è compiacere i signori di Washington diffondendo come sempre la loro versione.

Tutti i commentatori dei giornali sembrano  posseduti dalla medesima isteria bellicista nell’indicare  “invasione” del’Ucraina ad opera delle truppe russe e di conseguenza e far apparire nella veste di “aggressore” Putin e del  “cattivo tiranno” di turno contro cui scagliarsi e  da cui la NATO e gli Stati Uniti, “guardiani della democrazia”, ci difenderanno. Si tratta della necessità estrema che l’Occidente ha sempre avuto nell’indicare un nemico contro cui compattarsi, naturalmente stringendo i ranghi ed allineandosi alle direttive di Washington. Era accaduto con Milosevic, con  Saddam Hussein, con Gheddafi, poi con Assad,  esiste sempre un nemico esterno che giustifica le operazioni militari, l’allargamento della NATO ed i golpe pilotati dagli USA. Se non esiste lo si crea appositamente.

Nel caso dell’Ucraina il problema lo hanno creato gli Stati Uniti, con la sobillazione prima e poi con il golpe pilotato dagli USA ed appoggiato dalla UE. Se in Europa ci fossero persone assennate e responsabili , queste avrebbero potuto dissociarsi dalla condotta attuata dagli americani e lasciare a loro la patata bollente dell’Ucraina, un paese di frontiera dagli equilibri delicati che  i responsabili nord americani sono andati a destabilizzare per le loro finalità egemoniche e di accerchiamento della Russia. Purtroppo disponiamo nella UE soltanto dei  solerti funzionari  al totale servizio del potere USA e ne andremo a subire tutte le conseguenze con il rischio reale di un disastroso allargamento del conflitto.

Nella foto in alto: prigionieri ucraini fatti sfilare nella piazza di Donetsk

Biella. Anche i No Tav si schierano contro il pirogassificatore

“Create anche a Biella un comitato locale e fate gli approfondimenti tecnico-ambientali”

di Massimo Bonato

Anche a Biella è in progetto un pirogassificatore alle porte della città. La società privata Wood Energy aveva appena rassicurato il sindaco Cavicchioli, che oltre alla cittadinanza già allarmata, si son messi di traverso i No Tav di Biella con un comunicato in cui scrivono:

“Le dichiarazioni del Sindaco e dell’Assessore all’Ambiente, anziché illustrare perplessità di merito sulla proposta industriale se non una ferma e decisa contrarietà, sono state tutte all’insegna del cosiddetto ‘cieco garantismo’: se l’impianto proposto è a norma di legge non si può negare ai privati il diritto di realizzarlo. Da parte nostra riteniamo che il pubblico interesse, in primis, sia la tutela ambientale e della salute dei cittadini e non gli interessi e i diritti di impresa. Pertanto auspichiamo che anche a Biella come già in Andorno si costituisca un comitato locale ove svolgere gli approfondimenti tecnico-ambientali, la redazione delle osservazioni in procedura di Via e le attività di controinformazione”.

M.B. 30.08.14

Una Notre-Dame-des-Landes per il sud della Francia?

Scontri nel sud della Francia tra manifestanti e polizia per impedire la devastazione di una porzione di territorio boschivo.

di Davide Amerio

Un centinaio di poliziotti in tenuta antisommossa provenienti da Tolosa hanno fronteggiato manifestanti raccolti nella zona di Lisle-sur-Tarn nel sud della Francia.

Vicino al sito della diga Sivens si sono verificati degli scontri nei quali, al culmine della tensione, sono state lanciate 80 bottiglie molotov contro lo forze dell’ordine.

L’opposizione riguarda la costruzione di una diga di circa 1,5 milioni di metri cubi d’acqua che dovrebbe essere costruita per favorire gli agricoltori. Le contestazioni riguardano però il luogo dove questo serbatoio d’acqua verrebbe costruito: un’area boschiva ricca di biodiversità di oltre 24 ettari di terreno con minacce per 94 specie di animali protetti. Tutto per pochi agricoltori che si ostinano a coltivare mais, sostengono i manifestanti.

Anche la comunità locale, con la Confederazione Paysanne du Tarn sostiene questa contestazione. I manifestanti sono per lo più pacifici e fanno parte dei movimenti anti globalizzazione e alcuni di essi erano già presenti nelle manifestazioni per l’aeroporto di Notre-Dame-des-Landes.

C’è indignazione da parte degli oppositori perchè non sono state ascoltate le ragioni dei cittadini francesi che si oppongono alla costruzione della diga e questo ha esacerbato gli animi.

Uno sciopero della fame è stato promosso da alcuni manifestanti davanti la sede delConsiglio Generale del Tarn.

Le contestazioni proseguiranno e qualcuno ipotizza che i manifestanti si legheranno agli alberi per impedire il proseguimento dei lavori. I gruppi sociali chiamano a raccolta tutti per aderire a questa protesta.

D.A. 29.08.14

Fonti:

Le Progres.fr

Le Figaro.fr

Lettera a Fassino dalla Val Susa

Mauro Galliano, consigliere di maggioranza al Comune di S.Ambrogio scrive al Sindaco di Torino in merito alle sue dichiarazioni sugli oppositori al Tav rese da New York dove si è recato con nutrito seguito di dignitari  a “parlare” di cultura.

Spettabile Sig. Piero Fassino,

ho letto le sue parole pronunciate da New York in merito al movimento NO TAV. Io molto più sommessamente le rispondo da Sant’Ambrogio di Torino dove sono Amministratore. A riguardo del cambiamento che secondo lei è avvenuto nel movimento no tav portandolo a ricorrere alla violenza.

E’ molto grave che un politico della sua statura (fisica) continui a screditare e generalizzare milioni di persone che in tutta Italia simpatizzano e solidarizzano con il movimento no tav riconducendo il tutto alle azioni violente (nella maggioranza dei casi né rivendicate né attribuite al movimento) senza mai essere capace di entrare nel merito del problema con dati e  numeri. 

E’ come se un politico della mia statura (1 metro e 80, quindi molto più basso di lei) sostenesse che il suo partito ha subito un cambiamento dopo che si è accorto di “avere una banca” o più recentemente di avere una nota esponente invischiata negli scandali legati al TAV o di tesserare indiscriminatamente a destra e a manca per far cambiare rotta. Io credo che solo una piccola minoranza insignificante del partito democratico ha voluto, goduto e subito in silenzio questi “cambiamenti”. Il resto è fatto da molte persone per bene che si dannano l’ anima dalla sera alla mattina.Le sarei infinitamente grato se la smettesse di sentenziare soluzioni trancianti e per nulla rappacificatrici sul movimento no tav. Che a differenza di altri gruppi, schieramenti, movimenti o partiti gode di una  vita ultraventennale senza aver mai dovuto cambiare nome, senza essersi mai vergognato della propria bandiera e soprattutto senza essersi mai piegato all’ avversario. Ognuno è libero di scegliersi la propria “brutta piega” o “strada sbagliata” che vuole. Dal mio punto di vista la brutta piega e la strada sbagliata la stanno percorrendo chi come lei è tra i principali responsabili del dirottamento di denaro pubblico a favore del TAV o dell’ acquisto dei cacciabombardieri  sottraendolo alla sicurezza nelle scuole, alla ricostruzione delle aree terremotate, alla messa in sicurezza del territorio e alla prevenzione dalle calamità, alla sanità, alla ricerca, al trasporto pubblico ecc. ecc.

Festeggi pure con quei Sindaci che a suo dire hanno cambiato idea ed ora sono diventati a favore del TAV (se facesse anche i nomi, sarebbe utile saperlo anche alle loro rispettive  maggioranze e cittadini) che intanto il resto d’ Italia continua a morire di fame. Se invece ritiene di voler continuare a sprecare fiato sparando a zero sul movimento NO TAV, faccia pure, ma magari ( dall’ alto della mia bassezza) le do un consiglio: fra pochi mesi ci saranno le elezioni amministrative oltre al fiato ci metta anche la faccia e venga a candidarsi a Sindaco in qualche comune della Valle. Se ritiene che il TAV rappresenta la salvezza del Piemonte e dell’ Italia intera, per il bene di tutti, sacrifichi la sua carriera e il suo prestigio da Sindaco di Torino e presidente dell’ anci. Una sua vittoria in qualche comune (ora no tav) sarebbe un bel colpo mediatico e darebbe una bella spinta in avanti al progetto. Se proprio ci tiene!

Metta però subito in conto che non farà più le trasferte a New York!

Da Sant’Ambrogio di Torino a New York  passo e chiudo.

Mauro Galliano