Il subcomandante Marcos è «morto», ora parla Galeano

http://ilmanifesto.info/il-subcomandante-marcos-e-morto-ora-parla-galeano/

—  Luca Martinelli, LA REALIDAD, 13.8.2014

Media. Comecambia il “punto di vista” della rivoluzione zapatista


Il subcomandante Galeano a La Realidad

 © Luca Martinelli

Il sub­co­man­dante Mar­cos –sto­rico por­ta­voce dell’Esercito zapa­ti­sta di libe­ra­zione nazio­nale– è scom­parso, e al suo posto c’è il Sub­co­man­dante Galeano, che ha accolto il nome dell’indigeno zapa­ti­sta ucciso a La Rea­li­dad nel mag­gio del 2014.

Per molti media main­stream, anche in Ita­lia, con que­sta scelta il «Sup» — come viene chia­mato Mar­cos — avrebbe abban­do­nato l’Ezln, ma dome­nica 10 ago­sto, al mar­gine dell’incontro tra Ezln e Con­gresso nazio­nale indi­geno (Cni), il “nuovo” sub­co­man­dante Galeano ha accolto a La Rea­li­dad i mezzi d’informazione liberi, auto­nomi e indi­pen­denti, pren­dendo la parola per la prima volta e spie­gando «la morte di Marcos».

«I mezzi d’informazione — ha detto Galeano, che si è pres<CW-14>entato con l’occhio coperto da una benda e un guanto “sche­le­trico” alla mano sini­stra — hanno ana­liz­zato la scelta degli zapa­ti­sti come se fosse una mossa con­tro i mezzi d’informazione, ma non è così: ciò che accade, invece, è che l’Ezln ha scelto di cam­biare punto di vista, sistema di relazioni».

È stata una scelta poli­tica, insomma, che vede oggi un nuovo inter­lo­cu­tore per gli zapa­ti­sti nei mezzi d’informazione indi­pen­denti, che met­tono a dispo­si­zione il pro­prio lavoro libe­ra­mente in rete e — come è suc­cesso a La Rea­li­dad, il 9 e 10 ago­sto– si coor­di­nano per con­di­vi­dere foto, video, inter­vi­ste radio e arti­coli. «Abbiamo fidu­cia, non spe­ranza nel vostro lavoro — ha detto Galeano, rivol­gen­dosi ai pre­senti nell’auditorium che fino al giorno prima aveva ospi­tato il con­fronto con il Con­gresso nazio­nale indigeno-. Vogliamo con­fron­tarci con per­sone che abbiano voglia e capa­cità di ascoltare”.

Galeano ha spie­gato che que­sto pro­cesso era in corso, ma che la morte di Galeano, cioè Jose Luis Solis Lopez, base d’appoggio dell’Ezln, ucciso a La Rea­li­dad a ini­zio mag­gio, ha acce­le­rato e in parte modi­fi­cato il pro­cesso di con­di­vi­sone della deci­sione zapa­ti­sta: «Que­sto momento di con­fronto avrebbe dovuto tenersi ad Oven­tic, a mag­gio. E la con­vo­ca­zione ini­ziale chia­mava a par­te­ci­pare anche i media che offrono infor­ma­zione a paga­mento». È stato il modo in cui que­sti hanno “trat­tato” l’assassinio di Galeano a cam­biare l’attitudine zapa­ti­sta: «Qual­cuno, tra i gior­na­li­sti, dopo l’omaggio a Galeano che abbiamo orga­niz­zato a La Rea­li­dad a fine mag­gio è arri­vato a dire “tutto que­sto per un morto”. Noi sap­piamo, però, che se lasciamo pas­sare un morto poi ce ne sarà un secondo, e infine migliaia. Non pos­siamo per­met­tere che uno di noi siamo assas­si­nato impu­ne­mente». Il Sub­co­man­dante Galeano ha ricor­dato che Galeano, l’uomo assas­si­nato, aveva il com­pito di rice­vere e accom­pa­gnare i gior­na­li­sti che arri­va­vano nella Selva Lacan­dona per inter­vi­stare l’allora Sub­co­man­dante Mar­cos, per ascol­tare le parole della Coman­dan­cia dell’Ezln. «Per loro — ha detto il Sup Galeano — era solo un altro indi­geno; molti, pro­ba­bil­mente, gli affi­da­vano le loro vali­gie, erano sod­di­sfatti per le sue atten­zioni, ma non gli hanno nem­meno mai chie­sto il suo nome».

Anche per que­sto, a La Rea­li­dad — alla con­fe­renza stampa aperta da Galeano e pro­se­guita con il sub­co­ma­dante Moi­ses — la stampa “a paga­mento” non era invi­tata. L’analisi degli zapa­ti­sti, però, guarda anche alla deca­denza dei media tra­di­zio­nali che in Mes­sico — spie­gano — avreb­bero «abbrac­ciato una classe poli­tica anch’essa in deca­denza». La stampa a paga­mento avrebbe ancora un senso, secondo Galeano, solo se «pro­du­cesse ana­lisi e inchie­ste», ma non lo fa. Anzi, il capi­ta­li­smo avrebbe tra­sfor­mato il “pro­dotto infor­ma­zione” per far sì che i media siano pagati per non infor­mare, per non pro­durre una infor­ma­zione decente.

Ai media liberi e indi­pen­denti, il Sup Galeano ha posto però una que­stione fon­da­men­tale, cioè quella della loro soprav­vi­venza: «O cre­scete, o siete desti­nati a scom­pa­rire» ha spie­gato, accen­nando anche al pro­blema del rico­no­sci­mento di un com­penso per coloro che ope­rano in que­sti spazi d’informazione on line: «Lo spa­zio non può fun­zio­nare solo fino a quando c’è la dispo­ni­bi­lità di qual­cuno, per­ché poi c’è da garan­tire anche la soprav­vi­venza di chi lavora, come essere umano, ed il rischio è che quando que­sta per­sona si trovi di fronte alla neces­sità di gua­da­gnare per vivere abban­doni que­sto lavoro d’informazione». Che è fon­da­men­tale, e per­ciò — forte anche della “fidu­cia” accor­data dall’Ezln — deve adesso tro­vare il modo di garan­tire la pro­pria sostenibilità.

Disastro Italia, Euro, Europa.

Gli sfacciati ottimismi governativi ed europei si infrangono contro gli scogli dei dati economici ufficiali. Un po’ di recessione, un po’ di stagnazione e impreviste frenate. Ecco l’Europa delle politiche di austerità e della moneta unica a tutti i costi.

 di Davide Amerio

Guffin gufetto che stai in fondo al letto … quali nuove sotto questo renziano tetto?

 

In un paese ‘normale’ un Presidente del Consiglio che trascorre la maggior parte del tempo a raccontare storielle sull’economia, sulle riforme, inondando ogni canale e additando chi lo critica come un gufo o un rosicone, avrebbe già trovato la giusta collocazione fuori dalle sale delle istituzioni.

Come recita un proverbio “non si può mentire a tutti per sempre”; eh già, perché alla fine, in questa vita, una delle poche certezze è che le verità vengono a galla e, quando si parla di economia, le cifre hanno una loro intrinseca ragione nel dimostrare le conseguenze delle scelte intraprese.

Da diversi mesi indici ed economisti non allineati premonivano quanto si è verificato: recessione per l’Italia, problemi seri e stagnazioni per le altre economie del sud Europa, conseguenze sulle economie ‘forti’ sino a provocarne il rallentamento.

Colpa delle politiche di austerità, dirà qualcuno. Vero, ma non solo. Altri giustificano i dati negativi come conseguenza delle mancate ‘riforme’ e altri ancora con la insufficiente cessione di sovranità dei singoli paesi all’Europa.

La materia è vasta e negli ultimi anni sono state scritte migliaia di pagine. Per noi che non siamo gufi, non siamo ‘esperti’, ma nemmeno sprovveduti ci piace ragionare cercando di capire.

L’eccesso di debito pubblico è la motivazione fondamentale usata per giustificare le politiche di ‘austerity’ e gli impegni sottoscritti dai paesi membri per ridurlo. Nel caso dell’Italia questo ha comportato l’inserimento dell’obbligo di ‘pareggio di bilancio‘ nella Carta Costituzionale e l’impegno a retrocedere il volume del debito al ritmo di 50 miliardi di euro all’anno (ma il nostro è l’unico paese che ha inserito il pareggio nella Costituzione, gli altri se ne sono guardati bene).

La teoria economica assunta come riferimento per limitare il volume del debito, in quanto questo oltre la soglia del 60% condurrebbe al default, è inesatta ed è stata smentita da studi successivi.

Per ridurre un debito è necessario ridurre le spese e questo è avvenuto in modo drastico sulle spalle dei cittadini e dei servizi (sappiamo bene che i privilegi delle varie ‘caste’ non sono stati toccati!); da alcuni anni il saldo primario dell’Italia è positivo (ovvero lo Stato incassa più di quanto spende) ma ciò che impedisce la riduzione complessiva del debito sono gli interessi che si devono pagare su quello già emesso. Come sostengono alcuni, se non si interviene su questo meccanismo il circolo è vizioso e non se ne esce.

Per pagare un debito occorre avere del denaro e per avere questo è necessario che l’economia sia florida. Se si protraggono politiche di austerità da una parte, dall’altra si aumenta la tassazione sulle persone e sulle imprese e ci si appiattisce su una politica diriduzione dei redditi da lavoro, da dove cavolo può uscire la ricchezza per diminuire i debiti?

Da qualche anno si persevera sulla strada della riduzione dei ‘diritti’ acquisiti dai lavoratori con la motivazione di dover competere con i paesi emergenti. Più possibilità dilicenziare per creare più posti di lavoro (sic!). Soglia di pensionamento sempre più alta mentre sul mercato del lavoro: i giovani precarizzati non riescono ad avere contributi adeguati né crescita professionale né possibilità di programmare un futuro; gli ‘anziani’che non sono protetti dal pre-pensionamento si ritrovano a far vita da precari o da disoccupati (rifiutati dalle aziende che non assumono i ‘vecchi’) in attesa di una pensione che non vedranno più e per la quale non sono più in grado di versare i contributinecessari per riceverla. Tutto questo all’interno di una cornice nazionale nella quale le aziende muoiono come mosche o fuggono all’estero aumentando ogni giorno il livello della disoccupazione.

Ho dimenticato qualche cosa? Evito per pietà questioni come la corruzione e l’evasione fiscale.

Un’altro dibattito riguarda proprio la moneta euro in sè. Qui si intravedono almeno due scuole di pensiero. La prima tiene saldo come riferimento l’euro e ritiene sia necessaria più integrazione (più Europa!) per ridare slancio all’economia con un ruolo centrale nellaBCE diminuendo i poteri locali e aumentando quelli sovranazionali europei.

Un’altra definisce l‘Euro, per come è stato pensato e costruito, come la causa primaria dei problemi.

La moneta unica è stata imposta come presupposto dell’unità europea mentre avrebbe dovuto essere la conseguenza del processo di unificazione. A oggi, all’interno dell’unione, non esiste nemmeno l’omogeneità delle aliquote Iva tra i diversi paesi, per fare un esempio. Non solo: solamente 17 paesi tra gli appartenenti hanno adottato la moneta unica. Gli altri sono rimasti con le loro valute locali; beneficiano però dei contributi europei e fanno concorrenza sleale (monetaria) agli altri.

L’idea di unificare la moneta ha origine in una teoria economica chiamata AVO (Aree Valutarie Ottimali) nella quale si definivano i benefici di cui avrebbero goduto un insieme di paesi qualora si fossero aggregati in un’area economica e avessero adottato un’unica moneta.

Ma la teoria, come tutte le teorie economiche, hanno dei presupposti da rispettare. Uno di questi è l’omogeneità delle economie dei paesi partecipanti all’area AVO. Se esistono differenze strutturali marcate si possono creare dei disequilibri che annullano i benefici e comportano l’alto rischio di peggiorare le economie più deboli a vantaggio di quelle già solide e più forti.

Vi ricorda qualche cosa?

La flessibilità monetaria si può avere solamente con la sovranità della propria moneta. Il discorso è complesso ma i sostenitori della rinuncia all’euro sono convinti che non è possibile tenere insieme economie differenti legate a una moneta senza possibilità di compensare i pesi delle singole valute. Così come accadeva nello SME (Serpente Monetario Europeo) dove ogni paese poteva utilizzare la svalutazione per aumentare la propria competitività e tutto il mercato ne giovava in quanto i rapporti erano bilanciati e più aderenti alla realtà economica.

Viceversa la situazione attuale consente la supremazia dell’economia più forte sino a quando anche lei non subirà le conseguenza della eccessiva debolezza di tutti gli altri. Non puoi fare affari in un mercato dove i tuoi potenziali acquirenti sono strozzati dalle politiche di credito che tu stai imponendo.

Questa è la situazione che si sta verificando con la contrazione dell’economia tedesca.

Insomma, mentre il vecchio boyscout Renzi fa il simpaticone in Tv rassicurando che ci pensa Fonzi… pardon il governo Renzi, anche a fronteggiare le mire egemoniche dell’Europa, la situazione è ben più complessa e allarmante.

In questo ‘quadro’ la violenza delle ‘riforme’ imposte in questi mesi alla Costituzione Italiana hanno un senso logico e pratico ai fini del rilancio dell’economia dell’occupazione e della situazione del debito pubblico?

Lascio a voi l’ardua risposta!

D.A. 14.08.14

Inghilterra. Il governo apre al fracking e immediatamente un sondaggio conferma il plebiscitario consenso della popolazione

 I sondaggi fanno miracoli. Anni di contestazione, movimenti ambientalisti e marce, per scoprire di essere soltanto il 16% contrari alla perforazione idraulica.
di Massimo Bonato

Il governo inglese si affida ai sondaggi per indorare la pillola del fracking. Così l’agenzia Populus conduce una ricerca su un esiguo campione di cittadini – 4000 persone – per poter dichiarare che il 57% della popolazione (che ammonterebbe non a 4000 persone ma a circa 53 milioni) è assolutamente d’accordo con lo sfruttamento della tecnica di estrazione di idrocarburi, da poco decisa dal governo; con un 27% di “non so” e un ininfluente 16% di contrari.

Pubblicata l’11 agosto, la ricerca giunge all’indomani della decisione del governo di procedere allo sfruttamento della fratturazione idraulica, che tante proteste ha innescato sino a ora, e che d’altro canto David Cameron ha per mesi fortemente caldeggiato in Parlamento.

Una vera campagna di pressione sull’opinione pubblica inglese, aggirata dal governo che ha rimesso la vittoria nelle mani di Cameron: dal 28 luglio infatti in Inghilterra si potranno effettuare perforazioni a vasto raggio per cavare dalla terra, dalle rocce di scisto gas metano. Vasto raggio significa vasto raggio: significa cioè non soltanto arativi, ma anche parchi naturali e aree protette, per le quali, riporta il «Guardian», il governo richiederà dichiarazioni ambientali “particolarmente complete e dettagliate”.

Le associazioni ambientaliste si sollevano, tra tutte Greenpeace, che aveva da qualche mese lanciato l’ennesima campagna contro il fracking.

Solo qualche giorno prima del nulla osta governativo, il responsabile per il settore energetico dell’associazione Friends of the Earth, Tony Bosworth, aveva dichiarato alla «BBC» che “lo shale gas non è la soluzione alle sfide energetiche del Regno Unito. Abbiamo bisogno di una rivoluzione energetica del XXI secolo basata sull’efficienza e le fonti rinnovabili e non più sui combustibili fossili”.

Il timore è che gli idrocarburi estratti dal Mare del Nord siano in via di esaurimento, e la necessità di rendersi via via indipendenti sul piano energetico si fa pressante, non solo per l’Inghilterra. Gli Stati Uniti promettono di rendersi autonomi entro il 2020, e proprio sulla scia statunitense gli inglesi si immettono, duplicando sull’isola un modello che ha perforato il suolo americano con decine di migliaia di pozzi provocando, giova ricordarlo, un sensibile aumento dei movimenti tellurici nelle aree in cui il fracking viene praticato (come in Oklahoma che si è passati da un sisma l’anno a 44).

Curioso come proprio la «Bbc», solo all’inizio di quest’anno avesse riportato uno studio eseguito dalla Università di Notthingham, un sondaggio secondo il quale i favorevoli al fracking non raggiungessero il 50%, mentre i contrari erano il 31%.

“Ciascuno chiama idee chiare quelle che hanno lo stesso grado di confusione delle sue” scriveva Marcel Proust. Ma si possono sempre riordinare le idee altrui con percentuali, convincendo anche i contrari di essere d’accordo, o almeno un’esigua fastidiosa minoranza.

M.B. 14.08.14

Altro che “esercitazioni”, la Sardegna sarà bombardata dall’autunno. E intanto anche i caccia israeliani…

http://www.osservatorioglobale.it/esercitazioni-sardegna-bombardata-dallautunno-intanto-i-caccia-israeliani/

Altro che “esercitazioni”, la Sardegna sarà bombardata
Sull’isola è in programma una pioggia di bombe e missili nel prossimo autunno. Nella regione che ospita il 61 per cento delle servitù militari italiane e i tre più grandi poligoni d’Europa si addestreranno persino i mezzi dell’aeronautica militare israeliana. E il territorio ne paga tutte le conseguenze

Altro che “esercitazioni”, la Sardegna sarà bombardata

Nel silenzio generale nulla cambia e tutto va avanti come sempre. La Sardegna è un’isola militarizzata, non solo mare e spiagge da sogno come pensano tanti turisti mordi e fuggi. Il 61 per cento delle servitù militari italiane sono in Sardegna, i tre più grandi poligoni d’Europa sono in Sardegna.

Sull’isola è in programma una vera e pioggia di bombe e missili, anche israeliani, per il prossimo autunno. I dettagli già si sanno, ma il tema fa fatica a “passare” sui media nazionali. Solo i quotidiani locali seguono con più o meno attenzione questa vicenda che tanto incide sul presente e sul futuro dei sardi e della Sardegna.

Le attività sono già pianificate e riportate nel “Programma per il secondo semestre 2014″ stilato dal ministero della Difesa. Saranno “esercitazioni”, termine che nasconde la realtà di un intero territorio che sarà letteralmente bombardato con le più moderne e tecnologiche armi.  Da Quirra a Perdasdefogu, da Teulada a Capo Frasca fino a Macomer: poligoni e basi militari sia all’interno che sulle coste saranno teatro dal 21 settembre di esercitazioni e sperimentazioni a cui governo regionale e nazionale hanno dato l’ok.

Persino gli aerei dell’Iaf, l’aeronautica militare israeliana, voleranno su quella che per tanti italiani è solo l’isola delle vacanze. Come aveva raccontato qualche mese fa a Today.it il deputato Michele Piras l’occupazione militare ha causato problemi evidenti alle economie locali: da una parte ha causato una economia pressoché dipendente dalla presenza del poligono (si veda il caso di Perdasdefogu), dall’altra gli indicatori socioeconomici e demografici mostrano chiaramente una correlazione con lo spopolamento (comunque dovuto anche ad altri fattori) e con un livello di reddito pro capite nella maggior parte dei centro interessati decisamente inferiore alla media sarda. Se la questione della correlazione fra impatto ambientale ed alcune forme tumorali è ancora questione dibattuta, in un contesto peraltro nel quale le omissioni e gli insabbiamenti sono all’ordine del giorno, quella della contaminazione del territorio è chiara ed evidente”

Ad esempio – dice Piras – le indagini ambientali condotte nel PISQ hanno portato a dichiarare contaminati 800 ettari di territorio (quelli a più alta attività). Una operazione di bonifica costerebbe decine di milioni di euro. E se molti escludono la presenza di uranio impoverito, i medesimi confermano la presenza oltre norma di una sostanza radioattiva (e pericolosissima) come il Torio 232 e di metalli pesanti in abbondanza. Del resto è difficile pensare che una attività come quella possa considerarsi eco-compatibile. In altri casi (come quello di Capo Frasca) in quasi 60 anni (tutti e tre i poligoni vennero istituiti nel 1956) non sono mai state condotte analisi ambientali né bonifiche di alcun tipo. E la coscienza ambientale del Paese negli anni ’60 non era certo quella attuale”.

Michela Murgia, scrittrice ed ex candidata alla presidenza della Regione, su Facebook non risparmia critiche a Francesco Pigliaru, l’attuale presidente della Regione, eletto con il partito democratico: “La giunta Pigliaru, accettando quest’assurdità criminale, conferma che il futuro che hanno in mente per la Sardegna è quello di restare teatro di prova degli armamenti che devastano le zone di guerra, con tanto di riproduzioni holliwoodiane di villaggi da bombardare nei test. Nessun’altra economia è possibile dove si testano armi”.

today.it

WHY THE USA IS HAPPY OF THE WAR OF EU-RUSSIA SANCTIONS!

 KH for PCN-SPO/ 10 August 2014/

http://www.scoop.it/t/pcn-spo

https://www.facebook.com/PCN.NCP.press.office

PCN-SPO - les sanctions UE-Russie et Washington (2014 08 12) ENGL

When looking at who is impacted by the economic sanctions against Russia, the figures speak for themselves.

The USA exports almost nothing to Russia, it does not care about trade with Russia, this is not the case with the EU which trade balance is a net exporter …

Again, our leaders and the EU act against the interests of Europe and its peoples …

 But do not worry, for EU officials the EU can take the shock, it will not affect their lavish salaries. Besides, they are already thinking about the next sanctions.

 Trade is the best cement to build peace among nations.

But these stupid sanctions against Russia produce two particularly deleterious effects:

1 / They prevent precisely the trade, just see the embargo, all quite logical, decreed by President Putin.

2 / They rot diplomatic relations, which also continue to deteriorate.

 It’s really a diabolical strategy aiming to oppose the two European blocs, both Europe, the Brussels one and the Eurasian one of Moscow, one against the other. It is clear here that if it continues like that, war is inevitable. At least a new Cold War.

 And we give you an example, the EU will go and complain to the WTO, because Putin has a retaliatory embargo on food products from Europe, what nerve!

And they plan to introduce new sanctions for that. You see it is not even necessary to use Ukraine as an excuse. And we enter into a new cycle of vengeful sanctions, which does not need to be justified to the citizens of the EU. The circle is complete … And Washington is happy!

 KH/ PCN-SPO

________________________

http://www.scoop.it/t/pcn-spo

https://www.facebook.com/PCN.NCP.press.office

MASSACRE A OUGLEGORSK EN UKRAINE : L’ARMEE DE KIEV A FAIT DES DIZAINES DE VICTIMES CIVILES !

Alerte info rouge / Luc MICHEL pour PCN-INFO/

avec RIA Novosti – PCN-SPO/ 2014 08 13/

http://www.scoop.it/t/pcn-spo

https://www.facebook.com/PCN.NCP.press.office PIH - LM massacre à Ouglegorsk (2014 08 13) FR

Un nouveau crime de guerre de la Junte de Kiev au Donbass !

Les forces de la Junte de Kiev ont pilonné ce mardi la ville d’Ouglegorsk (région de Donetsk), il « pourrait s’agir de dizaines voire de centaines de civils tués », déclare le centre de presse de la République Populaire de Donetsk (DNR) ce mercredi.

 Selon les données fournies par la DNR, il y avait un poste de contrôle de la Milice à l’entrée de la ville mardi matin, cependant, il n’y avait pas de miliciens dans la ville d’Ouglegorsk. Les troupes ukrainiennes ont encerclé la ville sans aménager des couloirs humanitaires pour les civils, et ont commencé un bombardement d’artillerie massif qui a duré toute la journée.

La RPD a qualifié le pilonnage d’Ouglegorsk de « l’une des plus sanglantes opérations des forces ukrainiennes ».

 LA SALE GUERRE DE LA JUNTE DE KIEV CONTRE SON PROPRE PEUPLE

 « Le nombre de morts dans le conflit dans l’est de l’Ukraine a été multiplié par deux en quinze jours atteignant un total de 2.086 », a indiqué mercredi la porte-parole du Haut Commissariat des Nations unies pour les droits de l’homme, au tropisme pro-occidental bien connu.

Ce bilan qualifié d'”estimation très prudente” porte sur la période allant de la mi avril au 10 août et il y a eu également “au moins 4.953 blessés (dont au moins 30 enfants)”, a précisé Mme Cécile Pouilly, la porte parole à Genève. En fait des chiffres vont au-delà de 4.000 morts, essentiellement des civils du Donbass …

 Le bilan de l’ONU additionne les victimes au sein des forces armées ukrainiennes, des « groupes armés » (comme il qualifie l’Armée du Donbass) et parmi la population civile. Curieux procédé qui additionne les bourreaux de Kiev (tombés au combat) et leurs victimes de l’Est (victimes civiles de crimes de guerre).

 A noter que côté Kiev, ces chiffres ne tiennent pas compte de l’état réel des pertes au combat, très élevées, des forces de la Junte. Par exemple, le « groupe blindé Sud » de Kiev a été anéanti à Saur-Mogila il y a quelques jours. Et le Bataillon néonazi AZOV décimé.

 POURSUITES RUSSES CONTRE LES CRIMINELS DE GUERRE UKRAINIENS

 Le ‘Comité d’enquête de Russie’ pourrait élargir la liste des fonctionnaires, politiques et hommes d’affaires ukrainiens contre lesquels un avis de recherche a été émis. Une source dans les structures de force russes a communiqué que les personnes finançant les militaires ukrainiens dans l’est de l’Ukraine pouvaient être ajoutées à la liste.

 « Plusieurs hommes d’affaires ne cachent pas leur aide financière considérable et même leur propre participation à des opérations. En outre nous possédons l’information d’après laquelle ils sont liés à la criminalité », a dit la source.

 Ce que nous disons pour notre part dès le Massacre d’Odessa début mai 2014 (notamment dans une Emission spéciale pour AFRIQUE MEDIA TV) :

 * PCN-TV/ LUC MICHEL: DE SLAVIANSK A ODESSA, LES CRIMES DE LA JUNTE DE KIEV/ SUR ‘AFRIQUE MEDIA TV’ (1)

http://vimeo.com/93654180

 * PCN-TV/ LUC MICHEL: DE SLAVIANSK A ODESSA, LES CRIMES DE LA JUNTE DE KIEV/ SUR ‘AFRIQUE MEDIA TV’ (2)

http://vimeo.com/93792603

 D’après les données du ‘Comité d’enquête de Russie’, le gouverneur de la région de Donetsk Sergueï Tarouta (nommé par la junte après le 21 février), le député du parlement ukrainien Oleg Liachko (parti radical et Bataillon néonazi de mercenaires AZOV) et les hommes d’affaires de Kiev les frères Alexandre et Viatcheslav Konstantinovski peuvent être portés sur la liste.

 L’oligarque mafieux Kolomoiskiy (bataillons néonazis Azov, Dnipro, Donbass), gouverneur de Dniepropretrovsk, première fortune d’Ukraine, fait déjà l’objet d’un mandat d’arrêt international émis par la Russie.

 Luc MICHEL

 Photo : Affiche de la Résistance ukrainienne dénonçant le criminel de guerre Kolomoiskiy comme instigateur de la salle guerre à l’Est.

_____________________________

http://www.scoop.it/t/pcn-spo

https://www.facebook.com/PCN.NCP.press.office

LA SUISSE A REFUSE L’ACCORD D’ASSOCIATION AVEC L’UE MAIS SE PROSTITUE AVEC L’OTAN !

Luc MICHEL/ En Bref / Avec Le Matin – PCN-SPO/ 2014 08 13

LM.NET - EN BREF prostitution atlantiste suisse (2014 08 13) FR

La Suisse a annulé la participation de Russkie Vitiazi à Air 14 …

La patrouille acrobatique des forces aériennes de Russie Russkie Vitiazi ne participera pas en Suisse dans le cadre d’Air 14 Payerne, a indiqué le ministère suisse de la Défense.

Un communiqué du département indique que cette décision s’explique par « les politiques passées et actuelles visant à limiter les contacts militaires avec la Russie ».

Le show aérien, consacré au 100e anniversaire des Forces aériennes suisses, se tiendra les 30-31 août et les 6-7 septembre à Payerne.

 Il y a quelques mois la Suisse, sous prétexte d’indépendance, refusait par votation populaire un accord d’association avec l’UE.

Mais depuis la présence suisse au Kosovo et en Afghanistan, la Suisse se prostitue avec l’OTAN.

Sans votation …

 LM

_________________________

Luc MICHEL /

PROFIL Facebook  https://www.facebook.com/luc.michel.505

Twitter  https://twitter.com/LucMichelPCN

PAGE OFFICIELLE Facebook  https://www.facebook.com/Pcn.luc.Michel

Website  http://www.lucmichel.net/