1/7 settembre di lotta No Tav! Appello alla mobilitazione

posttop — 8 agosto 2014 at 14:58

6967580768_8bffe4b307_zE’ da poco terminato il primo mese dell’Estate di lotta No Tav con la marcia itinerante che ha attraversato la Valle, da Avigliana a Chiomonte, ed è riuscita ad attivare i diversi livelli della lotta.

Dai momenti di convivialità, alle iniziative sul territorio per infastidire il sistema del Tav, con le iniziative notturne siamo riusciti a riattraversare quei luoghi che la controparte ci vorrebbe sottrarre, ma che appartengono da decenni alla storia della nostra Resistenza.

Chi praticando i sentieri impervi, chi rimanendo qualche passo indietro ad attendere, continuiamo tutti insieme questo percorso, consapevoli che solo noi oggi possiamo fare la differenza e determinare l’esito di questa battaglia.

I risultati ottenuti nel luglio appena passato però non ci bastano, vogliamo ancora costruire delle iniziative che possano inceppare il meccanismo devastatore e che sappiano raggiungere il cantiere e attraversare il territorio della nostra Valle, sfidando i divieti e la militarizzazione con cui quotidianamente ci confrontiamo.

Vogliamo regalarci altri momenti di incontro per discutere del futuro di questa lotta e non solo, in vista di un autunno che auspichiamo possa fare la differenza e parlare il linguaggio di chi oggi cerca di costruire un futuro diverso.

Il Movimento No Tav invita tutti quindi ad un’altra settimana di mobilitazione, dall’1 al 7 settembre, per concludere l’Estate di Lotta  insieme.

A tutti coloro che ci raggiungeranno sarà garantita l’accoglienza al campeggio di Venaus, con la 5 giorni che dal 1 al 5 settembre vedrà protagonisti i giovani studenti della valle e nel fine settimana, il 6 e il 7, l’arrivo degli amici rugbisty.

Molte le iniziativa che vorremmo costruire e nuove le idee da praticare tutti insieme perché in questa valle batte un cuore, inarrestabile, quello No Tav!

Ci vediamo a settembre!

kgn

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Un viaggio nel tempo alla festa patronale di Susa

5 agosto festa patronale a Susa, la cittadina si anima di iniziative promosse dal Comune. Oltre la musica, i fuochi artificiali alcune novità in collaborazione con esperti di Rafting e la Banca del Tempo di Gravere

Banca del Tempo

di Davide Amerio.

Grande festa ieri per le vie di Susa in onore della Madonna del Rocciamelone patrona della città. I segusini e i turisti hanno potuto godere di un pomeriggio di sole, finalmente, e di due iniziative che sono state molto apprezzate.

La prima riguarda il Rafting sulla Dora Riparia dove, sotto la guida di esperti, i temerari hanno potuto cimentarsi in una ‘gita’ sul gommone tra le ripide della Dora. Nonostante i tempi tecnici di attesa l’iniziativa ha riscosso successo.

Numerosi i curiosi lungo le rive del fiume su corso Trieste e sul ponte della Dora.

 La seconda è stata organizzata dalla Banca del Tempo di Gravere con il patrocinio dellaCittà di Susa e con al collaborazione della Associazione Onlus Antare.

Per le vie del centro ha preso corpo la “Fiera degli Antichi Mestieri” un viaggio nel tempo per ‘conoscere le radici del passato per capire il futuro‘ attraverso banchetti nei quali maestri artigiani esibivano la propria maestria in antiche arti artigianali.  Ci siamo avvicinati e abbiamo documentato questo viaggio nel tempo per i nostri lettori.

Il primo sito sono le vetrine dell’Associazione Liuterica Piemontesedel maestro Gianfranco Dindo che ha la sua sede sotto i portici delle vie del centro. La liuteria viene considerata dal maestro Dindo ‘l’arte del fare i miracoli’. E di ‘miracoli’ se ne vedono tra queste vetrine che illuminano il laboratorio dell’associazione dove, per incanto, pezzi di legno vengono trasformati nel sublime strumento musicale per eccellenza: il violino. Tecnica, passione, arte si fondono in questa scuola, diretta da Andrea Michetti, per trasformare i legni di abete rosso della val di Fiemme, dell’acero e del pioppo in un’anima musicale.

‘Zigo, zago, zigo, zig…’ è la famosa canzoncina che i piazzisti insegnavano alle ragazze al momento della vendita a rate della loro macchina da cucire, sopratutto perché imparassero a pedalare al ritmo giusto. L’idea della macchina per cucire meccanicamente dovette attendere un centinaio d’anni fino al 1755 per trovare nel luglio di quell’anno un brevetto inglese (per opera di Charles F. Weisental), poi la svolta la si ebbe grazie ai Francesi nel 1830, si racconta al banchetto di Martinasso Maria Paola esperta di cucito e Sartoria.

 

Calzolaio – Susa

Bisogna non essere proprio giovanissimi per ricordare l’odore misto di colla e lucido che ti entrava d’impeto nelle narici quando varcavi la soglia del negozio del Calzolaio. Antichissimo mestiere che si perde nella note dei tempi: da quando l’uomo ha deciso che indossare delle calzature qualcuno si è occupato di ripararle. Se nel sentire comune il mestiere non ha particolare considerazione la categoria gode di famosi ‘patroni’ protettori: Simone d’Atene (allievo di Socrate), Giacomo Pantaleone (diventato Papa con il nome di Urbano IV) e i SS. Martiri Crispino e Crispiniano. Qui le mani esperte sono quelle di Berardinelli Giancarlo.

 

Cestaio – Susa

Il centro di documentazione Storico Etnografico Ambientale di Mattie ha presentato un film documentario dal titolo “Eligio il fabbro“, scritto e diretto daFranco Favro Bertrando, girato negli anni ’70 presso le Officine Eligio Plano.

L’arte di Bosio Virgilio (di Almese) è quella del ‘cestaio‘. Ci vuole un’ora e mezza di tempo per la lavorazione di un ‘cavagnin ‘d gure ed sars’ ovvero un cestino di rami di salice (vimini). I cavagnin si impiegavano per portare le pesche (le ‘persi’) prima dell’uso delle cassette di legno (i ‘platò’). I rami vengono messi in ammollo in una pozzanghera d’acqua per due-tre giorni e successivamente il cestaio sceglierà una ventina di rami per comporre i montanti del cesto e il manico.

 Davanti al comune banchetti diversi mostrano le maestrie nella cardatura, tessitura della lana (Beccaris Bruno e Patrizia),

 nonché la gramolatura e la filatura della canapa.

 

Intaglio nel legno -Susa

 La scuola di Scultura e Intaglio di Monpantero si presenta con uno stand in cui sono esposte le opere in legno prodotte dagli artisti ( Beccari & Chirico).

 A proposito di incisioni sul legno un ricco stand di Pirografi mostra tavole di legno incise con il fuoco; qui gioca un ruolo importante la luce: le immagine sono scavate nel legno ma da lontano sembra un disegno ma da vicino si vedono i rilievi e l’effetto è notevole (diRavetto Marco).

  

Lavorazione del ferro – Susa

 E non poteva mancare il fabbro (Mejer Silvio) per mostrare un po’ della magia che avvolge chi sta di fronte a una fucina osservando il ferro che si surriscalda sino a diventare incandescente e pronto per essere lavorato da colpi sapienti

  

Ricami – Susa

 E poi ancora ricami a mezzo punto(Cortese Lucia) , lavorazioni con il legno per creare una foresta di Gnomi (Olivero Gualtiero) che accompagnano le Streghe alternative della Val di Susa (Silvia, Milena, Anna) che mostrano i loro manufatti di Patchwork, lavorazioni con la lana, bambole, bottoni in legno …

 Chiudiamo menzionando per  la parte dedicata alla fotografia: una panoramica sulla storia (di Fulcheri Diego) e una galleria fotografica promossa da Flavio Mariazzi appassionato fotografo della Val di Susa.

D. A. 06.08.14

Sblocca Italia blocca (per ora) il Terzo Valico

Terzo valico dei Giovi. Da opera imprescindibile e strategica a progetto secondario da accantonare il passo è breve.

di Mauro Ravarino

Terzo valico sì, Terzo valico no? Alla fine sembra proprio di no, o almeno così pare dall’ultimo elenco di grandi opere inserite nel provvedimento Sblocca Italia, da cui è stato espunto il finanziamento di 2,1 miliardi di euro riferito alla linea ad alta velocità Genova-Rivalta Scrivia (vicino Tortona). Appunto, il Terzo valico dei Giovi. Da opera imprescindibile e strategica a progetto secondario da accantonare il passo è breve. Sono bastati 5 giorni, tanto è trascorso dalla presentazione del decreto da parte del presidente del consiglio Matteo Renzi. Certo, bisogna attendere l’ufficialità, il 29 agosto, quando l’elenco definitivo arriverà in Consiglio dei ministri.

Questo è uno dei motivi per cui anche il movimento che lotta contro l’opera – ritenuta dannosa, impattante e troppo costosa – per ora non si sbilancia. Ma lo stupore nelle Valli che salgono sul crinale che divide Piemonte e Liguria è tanto. Il Terzo valico non viene cancellato, ma in questo momento non avrebbe più la copertura finanziaria stabilita. Se definitivo sarebbe un colpo non da poco per un’opera in ballo da oltre 20 anni, che – tra uno scandalo giudiziario e l’altro – ai ritardi ha fatto l’abitudine.

A Genova, dove l’interesse nei confronti della nuova linea è maggiore che in Piemonte, l’allarme è alto. L’assessore alle Infrastrutture Raffaella Paita prova a smorzare i toni. Sottolinea di essere stata rassicurata dal ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, che le ha confermato come l’elenco attendibile sia rimasto quello di cinque giorni prima. In realtà gli umori sono neri (sottovoce si parla di “beffa” e di “farsa”), perché Genova, oltre al Terzo Valico, perderebbe anche la Gronda autostradale, per cui era previsto un maxi-finanziamento di 3,2 miliardi. Un progetto, che consisterebbe in un potenziamento del nodo genovese, di cui si parla da decenni.

Non resta che aspettare il 29 agosto. «Lo Sblocca Italia sarà un provvedimento di legge impegnativo ma affascinante, finalizzato a rendere operativi gli interventi infrastrutturali troppo spesso fermi ma conterrà le misure sull’efficienza energetica, sulle reti digitali, sulle semplificazioni burocratiche» ha scritto, ieri, il premier Renzi ai parlamentari di maggioranza.

Terzo Valico e Gronda non sono le uniche opere bocciate dal nuovo elenco. Sono state tagliate anche l’Alta velocità Brescia-Padova (1,29 miliardi), il Nuovo tunnel del Brennero (1,57), l’autostrada Livorno-Civitavecchia (2) e la terza corsia della Venezia-Trieste (1,7). Promosse, invece, la contestata linea ad alta velocità Torino-Lione (2,9), le infrastrutture dell’Aeroporto Cristoforo Colombo di Genova (20),  l’Alta Velocità Napoli-Bari (2,9), l’autostrada Orte-Mestre (10,4), la ferrovia Messina-Catania-Palermo (5,25), l’Autostrada Valdastico Nord (1,031), le infrastrutture dell’Aeroporto di Fiumicino (2,1), il Passante autostradale di Bologna (1,3) e l’autostrada regionale Cispadana (1,2). Oltre a interventi minori negli aeroporti di Milano Malpensa, Venezia e Firenze.

da il manifesto del 07 agosto 2014

“neanche a provocare hanno reazioni…”

“Marco Scibona (M5S) intervento sull’emendamento 29.11  … neanche a provocare hanno reazioni….sempre notav “

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Bravissimo Marco, ma perchè limitarci a “chiedere” una autonomia che non concederanno MAI; chiediamo piuttosto l’indipendenza. Se chiedi già poco ottieni NULLA, invece potremmo trattare partendo con una indipendenza tipo San Marino.
Tanto come ben sai la legittimità “originale” dello stato italiano è molto discutibile: solo poco più di 500.000 italiani hanno votato per il primo parlamento Nazionale; quello che ha proclamato la tanto decantata Unità d’Italia, che tra l’altro si è in gran parte ottenuta in seguito ad atti terroristici ed ad occupazioni militari, con sottomissioni, anche usando violenza, delle varie popolazioni.

Ebola, l’Oms: ‘E’ emergenza sanitaria internazionale. Possibili casi in ogni paese’

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08/08/ebola-loms-e-emergenza-sanitaria-internazionale-possibili-casi-in-ogni-paese/1085465/#.U-SlmJD0t18.facebook

Per l’Organizzazione mondiale della sanità la diffusione del contagio richiede una risposta straordinaria da parte della comunità internazionale perché gli stati africani “non hanno la capacità di gestire un focolaio di queste dimensioni”. Simili annunci sono stati fatti prima solo per la pandemia dell’influenza suina del 2009 e per la polio a maggio. L’Ue rassicura: “Basso rischio per l’Europa”

Virus Ebola

La diffusione del virus Ebola “in Africa occidentale è un’emergenza di salute pubblica di interesse internazionale”. A dare l’annuncio durante una conferenza stampa a Ginevra, è il comitato di emergenza istituito dall’Oms. Il comitato di emergenza si era riunito durante gli ultimi due giorni proprio per discutere se dichiarare l’epidemia della malattia un’emergenza di interesse internazionaleDefinire la diffusione del virus un “emergenza sanitaria di portata internazionale”, continua l’Oms, significa avere a che fare con un evento straordinario che può costituire un rischio per la salute pubblica in diversi stati attraverso la diffusione internazionale della malattia. Un’epidemia che “potrebbe richiedere una risposta internazionale coordinata”, aggiunge Margaret Chan, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità. ”Tutti i paesi – ha spiegato Keiji Fukuda, vice direttore generale – devono essere pronti ad accogliere potenziali casi”.

Un’epidemia che non riguarda solo gli stati contagiati. In altre parole, spiega l’Oms, “l’evento è grave, insolito o inaspettato“, e le sue implicazioni per la salute pubblica “vanno al di là delle frontiere nazionali dello Stato interessato”. Per determinare un’emergenza internazionale, il direttore generale Chan ha dovuto convocare una commissione di esperti, il comitato di emergenza, che fornisce consulenza sulle misure temporanee da raccomandare agli stati coinvolti per prevenire o ridurre la diffusione internazionale della malattia. Fra gli esperti del comitato di emergenza, ne viene nominato almeno uno per ogni paese nel cui territorio si è sviluppata l’epidemia. Emergenze simili sono state dichiarate prima solo per la pandemia dell’influenza suina del 2009 e per la polio a maggio. L’Oms ha inoltre convocato un comitato di esperti questa settimana per valutare la gravità dellepidemia iniziata a marzo in Guinea e diffusa in Sierra Leone e Liberia. Il tasso di mortalità è di circa il 50%.

Attesa lunedì una riunione sui farmaci sperimentali. “Rispetto al siero sperimentale usato con buoni risultati sui due medici missionari americani, il Comitato di emergenza spiega che “è disponibile solo in quantità estremamente limitata”. Proprio in questi giorni diversi scienziati, tra cui lo scopritore del virushanno fatto un appello sul fatto che gli operatori sanitari dovrebbero essere protetti con vaccini e terapie sperimentali, essendo la categoria più a rischio. Proprio una riunione speciale dell’Organizzazione mondiale della sanità sui farmaci non approvati contro l’Ebola si terrà lunedì. L’obiettivo, ha spiegato Keiji Fukuda, “è mettere a punto un quadro di riferimento e possibilmente delle indicazioni”. Il problema dei medicinali non autorizzati contro l’Ebola, che finora non ha una cura, è che “oltre a non essere approvati, sono disponibili in piccole quantità”. Durante la conferenza è stato ricordato che i paesi interessati dall’epidemia di Ebola – Guinea, Liberia, Nigeria e Sierra Leone – hanno riportato 1.711 contagiati, di cui 932 morti.

Le cinque raccomandazioni per i paesi non colpiti. Nessuna restrizione ai viaggi, ma massima allerta per la possibilità che una persona contagiata arrivi in altri paesi, soprattutto per via aerea. Sono queste due delle cinque raccomandazioni dell’Oms ai paesi dove il virus ancora non è presente. Il primo punto delle raccomandazioni afferma che “non sono necessarie restrizioni ai viaggi” e invita le compagnie aeree a non fermare i voli per i paesi colpiti “per non mettere in ginocchio le loro economie”. Inoltre l’Oms raccomanda di “avvertire tutti i viaggiatori diretti nei paesi a rischio dei pericoli e delle misure da prendere”. Il terzo punto afferma che “gli Stati devono essere pronti a identificare e trattare casi di Ebola nei propri paesi”, e questo comprende “l’organizzazione del trattamento di passeggeri provenienti dalle aree a rischio che arrivino in aeroporti o altri punti di accesso con sintomi febbrili sospetti”. Inoltre “la popolazione deve essere avvertita con informazioni accurate e rilevanti sui rischi” del virus, e infine “gli Stati devono elaborare dei piani di evacuazione e rimpatrio di connazionali, ad esempio operatori sanitari, esposti al rischi”.

L’Ue rassicura: “Basso rischio per l’Europa”. “Voglio rassicurare i cittadini che il rischio di virus Ebola nei territori dell’Unione è estremamente basso”. Parola del commissario europeo alla Salute,Tonio Borg. Il rischio è basso perché, spiega, “poche persone dirette nell’Unione potrebbero esser state esposte al virus e perché Ebola si diffonde solo attraverso il contatto diretto con i fluidi corporei dei malati”, afferma Borg, che aggiunge: “Nel remoto caso che Ebola arrivasse, siamo preparati a fronteggiare il virus”.

Microbiologi, “nessun pericolo per l’Italia, ma non abbassiamo la guardia”. “L’Italia non corre rischi concreti di diffusione del virus sul territorio nazionale, sia per i ridotti scambi esistenticon i tre paesi africani colpiti, sia perché i tempi di incubazione dell’infezione, che sono al massimo di 21 giorni, sono inferiori a quelli di avvicinamento e traversata verso le coste italiane da parte degli immigrati provenienti dal Centro Africa”. A dirlo è Maria Capobianchi, direttore del Laboratorio di virologia dell’Istituto nazionale malattie infettive e componente del consiglio direttivo Amcli (Associazione italiana microbiologi clinici). Ma “anche se il rischio è remoto, non bisogna abbassare la guardia”, continua Capobianchi, lanciando un appello affinché “si aiutino le autorità locali a debellare il sospetto con cui queste epidemie sono vissute dalle popolazioni locali, contribuendo a monitorare attentamente l’evoluzione dell’infezione”.

Usa: evacuati familiari ambasciata in Liberia. Il dipartimento di Stato americano sta ordinandoa tutti i familiari dei diplomatici statunitensi di lasciare l’ambasciata Usa a Monrovia a causa della epidemia di Ebola che ha colpito anche la Liberia. In una dichiarazioni di questa notte, il dipartimento ammette un’abbondanza di cautela ma preferisce evacuare anche i non addetti ai lavori nell’ambasciata. Già giovedì, i Centri per il controllo delle malattie (Cdc) americani avevano alzato il livello di allerta, la prima volta dalla pandemia di influenza suina nel 2009. Il livello 1 di risposta, il più alto, comporta che un maggior numero di operatori e di risorse saranno dedicate a contrastare la malattia.

Snowden: Israele colpisce Gaza grazie all’aiuto decisivo di Nsa e Abu Mazen

http://popoffquotidiano.it/2014/08/07/snowden-israele-colpisce-gaza-grazie-allaiuto-decisivo-di-nsa-e-abu-mazen/07 agosto 2014

Pubblicati nuovi documenti interni trafugati dall’ex agente Nsa Edward Snowden. Nella guerra a Gaza l’aiuto di Washington. E, sorpresa, Israele sarebbe aiutato anche dalle Forze di sicurezza dell’Autorità palestinese, alle dipendenze di Abu Mazen.

 di Franco Fracassi

Il rapporto dell’Nsa, datato 18 aprile 2013, in cui si fa riferimento al coinvolgimento delle Forze di Sicurezza dell’Autorità palestinese nello spionaggio a Gaza per conto degli Usa.

Il documento interno dei servizi britannici Gchq, equivalente della statunitense Nsa. Si dice esplicitamente che le Forze di sicurezza dell’Autorità palestinese spiano Hamas per conto degli Usa.
 
«È straziante vedere cosa sta succedendo lì», ha dichiarato Barak Obama riferendosi al massacro in corso a Gaza, causato dai bombardamenti e dall’offensiva israeliana. Era il 14 luglio e il presidente Usa sembrava sinceramente affranto e preoccupato quando ha pronunciato la frase. Intanto, lo stesso giorno la petroliera statunitense Overseas Santorini attraccava al terminale petrolifero del porto israeliano di Ashkelon con trentasei milioni di litri di JP-8 (Jet Propellant 8), il carburante militare indispensabile per F-16 e gli altri caccia-bombardieri dell’aeronautica israeliana.

 Il giornalista britannico Glenn Greenwald ha fatto conoscere attraverso il so sito (“The Intercept”) il grande scandalo delle intercettazioni illegali messo in campo dalla National Security Agency Usa (il Datagate). Gli ultimi documenti top secret esaminati da Greenwald fra il milione e settecentomila file forniti dall’ex agente Nsa, Edward Snowden, gettano nuova luce su quanto avvenuto a Gaza: «Le ripetute aggressioni alla popolazione di Gaza sarebbero impossibili senza il sostegno degli Usa, sempre pronti a soddisfare le richieste belliche di Israele. I documenti del Pentagono e del Dipartimento di Stato parlano chiaro: negli ultimi dieci anni la Nsa ha fornito alla sua omologa israeliana Unità 8200 tutte le informazioni necessarie per facilitare le operazioni militari di Tel Aviv».

 Le informazini fornite da Snowden sono ancora più sorprendenti. Greenwald ha pubblicato un’informativa dell’omologo britannico dell’Nsa, il Gchq: «Le Forze di sicurezza dell’Autorità palestinese (Pasf) non rappresentano alcun pericolo per gli Stati Uniti e i suoi alleati. Allo stesso tempo, i rapporti forniti dal Pasf hanno aiutato a classificare molti gruppi terroristi arabi. Da quando Israele ha abbandonato Gaza (nel 2006) quelli del Pasf sono i migliori occhi per monitorare la violenza nella regione».

L'ex agente della National Security Agency Edward Snowden, grazie alle cui rivelazioni sono emersi i lati oscuri dello spionaggio statunitense.L’EX AGENTE DELLA NATIONAL SECURITY AGENCY EDWARD SNOWDEN, GRAZIE ALLE CUI RIVELAZIONI SONO EMERSI I LATI OSCURI DELLO SPIONAGGIO STATUNITENSE.

I Pasf sono unità addestrate e armate dagli statunitensi, in conseguenza del trattato di pace siglato a Camp David. I servizi segreti britannici sostengono che Washington li avrebbe anche istruiti su come spiare per conto della Cia e, di conseguenza, per conto d’Israele.

 Secondo Greenwald, le tregue vengono utilizzate dagli Stati Uniti per rifornire Israele di propellente per gli aerei militari, di carburante per i carri armati, di munizioni, lanciarazzi e componenti missilistici, «per ripianare il materiale usato durante i bombardamenti».

 Il professore del Brooklyn College Corey Robin ha dichiarato a “The Intercept”: «Obama parla di Gaza come se si trattasse di una calamità naturale, di un evento incontrollabile a cui il governo Usa assiste sgomento. In altre parole, versa lacrime di coccodrillo».

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No Muos. Violata nella notte la base NRTF-8. Sette attivisti sulle antenne

Violate le recinzioni della base NRTF-8 di contrada Ulmo a Niscemi. Sette attivisti salgono sulle antenne con uno striscione contro il Muos, gli F35 e la violenza su Gaza.

di Daniela Giuffrida

Se qualcuno credeva di averli spaventati o fermati, soltanto devastando il loro presidio o vietando l’ingresso nel niscemese a 29 di loro, si sbagliava di grosso, ieri sera, 7 agosto, intorno alle 22.00,  un gruppo di attivisti No Muos,  si è arrampicato sulle stesse antenne che il 9 agosto di un anno fa li avevano visti protagonisti della prima “violazione” di una base militare statunitense, nella storia della U.S. Navy.

La base americana, che da vent’anni ospita 44 antenne radiotrasmittenti, e che ha visto di recente anche l’ultimazione dei lavori di installazione delle tre parabole del Muos, ancora al centro  dell’attenzione, dunque,  a soli due giorni dalla grande manifestazione nazionale radunerà a Niscemi  attivisti, provenienti da tutte le parti della Sicilia e d’Italia, insieme con  artisti, istituzioni, sindacati, partiti politici, intellettuali, scienziati, associazioni e cittadini comuni, così come dichiarano in un comunicato ufficiale i Comitati del Coordinamento Regionale.

Gli attivisti, hanno portato con loro, sulle antenne, uno striscione che grida la loro denuncia contro il Muos, ma anche contro l’acquisto degli F35 e non ultimo, esprimono piena solidarietà con il popolo palestinese e  con quanto sta accadendo nella striscia di Gaza.

Non conosciamo l’identità dei sette attivisti, ma conosciamo il contenuto di un loro comunicato, lo riportiamo di seguito.

QUESTA VOLTA VOGLIAMO TUTTO IL DIRITTO DI VIVERE IN PACE

Dall’alto di queste antenne contempliamo la bellezza della sughereta, dell’alba e del tramonto, la luna e l’abbondanza della natura. La vista delle parabole, delle antenne e l’aridità della base ci fa percepire tutta la bruttezza della guerra. Si tratta di strumenti orribili che servono a uccidere, bombardare, creare sofferenza, mutilazione, paura, morte.

Noi oggi decidiamo di restare a oltranza, su queste antenne diaboliche e maligne, perchè vogliamo liberare il pianeta, la Sicilia, la sughereta da un pezzo importante di questo incubo. Amiamo la libertà, ma siamo disposti ad affrontare l’orrore del carcere pur di ottenere una vera liberazione dalla logica e dalla logistica della guerra. Soprattutto questa volta siamo determinati a ottenere tutto.

1. Lo smantellamento della base e la sua riconversione in centro internazionale per l’accoglienza, la solidarietà e la pace.

2. Il trasferimento del denaro per gli F-35 per progetti sociali ed ecologici elaborati dal basso.

3. La fine della collaborazione militare e commerciale con Israele, da poco condannato per violazione dei diritti umani, fino a quando si arrivi a una soluzione giusta e condivisa tra Israele e Palestina. Il bloccco delle vendite di aerei e armi da combattimento da parte delle nostre fabbriche a tutti i paesi violatori di diritti umani.

4. La conversione del denaro e degli sforzi militari e polizieschi (Marenostrum, Cie, Cara) usati per solo per rinchiudere migranti e deportarli, creando e rendendo operativo da subito un piano di accoglienza solidale e diffuso che preveda il salvacondotto consolare europeo per i migranti che scappano da guerre e dittature, dando l’esempio agli altri paesi.

Questo è fare politica. Il Movimento No Muos crede in soluzioni pratiche, umane e solidali per il benessere collettivo e per la salute di madre terra (come la chiamano gli indigeni delle Americhe). Fino ad adesso il Parlamento, il Governo e la Presidenza della Repubblica hanno ignorato il problema della guerra e si sono rifiutati di interloquire con il Movimento. Noi oggi chiediamo un cambiamento e lo domandiamo a partire da richieste precise e concrete. Ai compagni e alle compagne, ad amici e parenti, a tutte le persone che amano la pace, la libertà e la terra domandiamo: vogliamo veramente mettercela tutta per fermare l’orrore e creare la bellezza?

Gaza brucia, bambini e grandi vivono e muoiono nella disperazione della guerra. Militari di tutto il mondo giocano e interpretano il ruolo dei boia perdendo l’umanità nelle loro divise. In solidarietà al popolo palestinese abbiamo colorato simbolicamente il nostro corpo di rosso.

Per liberarci dalla rassegnazione e ribellarci alla guerra, se lo vogliamo, il momento è ora, Il momento è qui: a Niscemi. Siamo qui a riprenderci la terra per terminare questo stupro fatto alla sughereta e rifertilizzarla con alberi e allegria. Ora è il momento di ottenere tutto. Ora vogliamo il diritto di vivere in pace.

Ai giudici e ai magistrati che vogliono veramente esercitare un’azione di giustizia, chiediamo di appoggiare quest’azione e tutte le azioni di liberazione della sughereta e della terra dalla guerra. Chiediamo di desistere dalla bieca applicazione di leggi lontane dal rendere giustizia nei confronti di popoli oppressi che vogliono una libertà vera.

D.G. 08.08.14

“Clima impazzito? No è guerra climatica” Parla il Generale Nato: “Ecco costa accadendo davvero e cosa accadrà entro il 2025″

http://www.retenews24.it/rtn24/societa/clima-impazzito-no-e-guerra-climatica-parla-il-generale-nato-ecco-costa-accadendo-davvero-e-cosa-accadra-entro-il-2025/

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Mai come ora ci rendiamo conto che il clima è impazzito.Ecco il motivo spiegato dal Generale Mini:”E’ guerra climatica,clima modificato con agenti chimici”Riportiamo qualche passo significativo della testimonianza di questa persona, il cui ultimo incarico militare è stato il Comando delle forze NATO in Kossovo, e quindi non è stato un generale di “cartone”, come si dice in gergo di coloro che non hanno mai ricoperto ruoli di Comando, e sicuramente conosce l’argomento di cui tratta e anche solo per questo, dovrebbe essere ascoltato.

“La guerra ambientale non è più solo una ipotesi: è già in atto. Ma guai a dirlo, si passa per pazzi.”
“Negare l’informazione è già un atto di guerra. Non c’è solo la disinformazione ma c’è una pratica militare che si chiama ‘denial of service’ ovvero si stabilisce che è necessario non solo negare la realtà o l’evidenza, ma negare l’informazione. E questo è già un vero e proprio atto di guerra. Determinate persone o paesi non devono venire a conoscenza delle informazioni e questo può causare catastrofi di proporzioni bibliche, come il devastante tsunami dell’Indonesia. L’informazione sul suo arrivo era disponibile, ma interruzioni nella trasmissione, a causa di anelli mal funzionanti o volutamente non funzionanti, ne ha impedito la comunicazione.”
“La bomba climatica è la nuova arma di distruzione di massa a cui si sta lavorando in gran segreto per acquisire vantaggi inimmaginabili su scala planetaria. Alluvioni, terremoti, tsunami, siccità, cataclismi. Uno scenario che purtroppo non è più fantascienza.”
“La maggior parte delle persone ritiene inconcepibili certi scenari, in quanto non è al corrente delle progettazioni in materia di tecnologie militari e quindi delle conseguenti implicazioni.”
Il Generale racconta che nel lontano 1946, lo scienziato neozelandese Thomas Leech, lavorò in Australia per conto dell’Università dell’Auckland, con fondi americani e inglesi, per provocare piccoli tsunami. Il “Progetto Seal” ebbe successo, spaventò lo scienziato che interruppe gli esperimenti, e che poi sicuramente sono stati ripresi e perfezionati.
“I militari hanno già la capacità di condizionare l’ambiente: tornado, uragani, terremoti e tsunami alterati o addirittura provocati dall’uomo sono una possibilità concreta.”
“Nell’ambito militare non esiste una moralità che possa impedire di oltrepassare un certo punto. Basti pensare allo sviluppo e le applicazioni degli ordigni atomici. Non esiste vincolo morale, ciò che si può fare si fa.”
Non è solo un problema di mancanza di moralità, ma secondo il Generale si va anche oltre: “La voglia di conseguire un vantaggio spinge ad usare le tecnologie senza fare test a sufficienza. Una possibilità viene messa in atto per verificarne il funzionamento, sperimentandone direttamente sul campo gli effetti.”
Con l’articolo su Limes, il Generale aveva già divulgato il progetto dell’Aereonautica Militare Statunitense del 1995. In “Weather as a Force Multiplier: Owning the Weather in 2025” si delineavano i piani non “di possedere il clima”, ma di controllare il meteo, lo spazio atmosferico e condurre operazioni belliche in sicurezza, dice sempre il Generale. “Per esempio, irrorando le nubi con ioduro di argento, altre sostanze chimiche o polimeri, per dissolverle o spostarle. Oggi siamo piuttosto vicini al traguardo del 2025.”

fonte: jedasupport.altervista.org

clima

Lo shale gas smuove anche l’Italia

Mentre l’Enea entra a far parte del programma di ricerca UE sul gas da scisto, in Parlamento c’è stato un botta e risposta tra Governo e 5 Stelle sul tema.

di Andrea Ballocchi

Lo shale gas è un tema destinato a far parlare molto nel prossimo futuro. Ma già al presente è un tema caldo, non solo nel Regno Unito ma anche in Italia.
È proprio di questi giorni l’entrata dell’Enea al programma di ricerca sul gas da scisto dell’Eera (European Energy Research Alliance). Il joint programme sullo shale gas di Eera riunisce 26 partner provenienti da 15 Stati membri dell’Unione Europea. Come fa sapere la stessa Agenzia nazionale, esso intende creare una piattaforma di ricerca sul potenziale, sull’impatto e sulla sicurezza delle attività di esplorazione e produzione di gas da scisto in Europa. «Le tecnologie e le metodologie esistenti saranno valutate e migliorate per stabilire una base di conoscenze indipendente a livello europeo».
L’Enea fornirà il proprio contributo sviluppando sistemi innovativi per le prospezioni geologiche e per le analisi di laboratorio necessarie a identificare e classificare le riserve di shale gas, oltre a realizzare lo studio dell’impatto ambientale e delle emissioni di gas serra associate alle pratiche di esplorazione e produzione.
Nel frattempo il tema ha accesso la discussione in Parlamento: il sottosegretario allo Sviluppo economico, Simona Vicari, ha ribadito la posizione contraria del Governo all’utilizzo della tecnica del fracking in Italia. Occasione dell’intervento è la risposta, in commissione Attività produttive di Montecitorio, a un’interrogazione del deputato Davide Crippa (M5S) in cui chiedeva conto al governo delle possibili connessioni tra le attività di fratturazione idraulica e i terremoti in Italia, soprattutto in Emilia Romagna.
Oltre a evidenziare che la produzione di shale gas è esclusa dalla Strategia energetica nazionale né che esistano in Italia giacimenti di petrolio o gas di scisto di rilevanza commerciale, Vicari ha affermato che non ci sarebbe nessuna connessione tra le attività legate alle concessioni di sfruttamento di idrocarburi di Mirandola (con incluso il campo di Cavone), Spilamberto e Recovato, nel campo geotermico di Casaglia (Ferrara) e nel giacimento di stoccaggio di gas naturale di Minerbio, e l’attività sismica che si è verificata in Emilia Romagna nel 2012. A conferma ci sono i dati dell’International Commission on Hydrocarbon Exploration and Seismicity in the Emilia Region, detta Commissione ICHESE. Nelle conclusioni di tale studio si legge che: «La Commissione ritiene altamente improbabile che le attività di sfruttamento di idrocarburi a Mirandola e di fluidi geotermici a Casaglia possano aver prodotto una variazione di sforzo sufficiente a generare un evento sismico “indotto”. L’attuale stato delle conoscenze e l’interpretazione di tutte le informazioni raccolte ed elaborate non permettono di escludere, ma neanche di provare, la possibilità che le azioni inerenti lo sfruttamento di idrocarburi nella concessione di Mirandola possano aver contribuito a “innescare” l’attività sismica del 2012 in Emilia».

da tekneco

Responsabilità – Katia e Rich –

Federica ConFido Nel Cuore 3 agosto

Riesci a trovarla più bella di me?? Katia giovane ed esuberante, sterilizzata, chiama x adottarla 3279203813- 3405195835

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Anna Nadia Bascetta

rich

E oggi ancora due occhioni che mi hanno fissato… RICH E’ in un posto pessimo… è in pericolo… Lui non ha piu voce per chiedere aiuto e neanch’io Anna 3405195835 (non sempre raggiungibile, lasciate SMS, sarete richiamati)

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” Ci sono due cose che mi hanno sempre sorpreso: l’intelligenza degli animali e la bestialità degli uomini” .

responsabilità verso animali
Flora Tristan

 

Gallitiello Marta

volpina
Piccola volpina lasciata come uno straccio in strada cerca casa, provincia di Salerno per info 392-0288913 Buona e giocherellona 6 kg di dolcezza, già sterilizzata va bene anche stallo perché vive recluta non avendo grosse alternative