Testimonianza di Andrea Merlone sul 26 luglio a Chiomonte

Andrea Merlone Il nostro 26 luglio

Tra preparativi di pizza, panzerotti, commenti sulla marcia, ritrovo di amici di sempre,  passano le ore del tardo pomeriggio e della sera  in allegria, al Garavela a Chimonte, con Chiara e Luna, la piccola che già a sei mesi frequentava la baita. Abbiamo deciso di portarla con noi e lei non perde l’occasione di divertirsi con i numerosi bambini di  diverse nazionalità presenti sui prati e sulle sponde del Dora.

Arrivano le news dalla Clarea, dai compagni che si sono fermati a presidiare il ponte su cui siamo tornati dopo mesi. Con Luca ci alterniamo a dare gli aggiornamenti dal palco ai circa 300-400 presenti, davanti alla centrale di Chiomonte.

Organizziamo del cibo da portare ai compagni in  Clarea: panzerotti, pizze a  lungo presidiate per salvarle alla fame collettiva (!) e  vini.  Non posso, con mio rammarico, venire di persona in Clarea a portare i viveri,  di cui mi ero incaricato del reperimento,  perché Chiara con Luna non si sarebbero  potute poi muovere con lo Scudo che è grosso e ingombrante,  e non sapevo quando saremmo rientrati.

Restiamo e aggiorniamo sulla situazione in Clarea e sul fermo di Turi e gli animi si scaldano un po’, ma si decide di rimandare comunque la battitura.  Non è infatti vero, come letto su molti siti, anche notav, che alla notizia sia partita la battitura.  Anzi, abbiamo perfino dato la notizia della liberazione  e della possibile “consegna” a  Chiomonte, PRIMA che  iniziasse la battitura.

Battitura leggera.

Luna, che non ha ancora 4 anni,  divertita dal suono ritmico prende una piccola pietra e batte sul cancello prima e sul guardrail dopo.  Tutto sotto l’occhio implacabile di digos,  carabinieri e poliziotti.

LA VEDONO benissimo. SANNO che è  sotto. Sanno che è in prossimità del guard rail. La  filmano.

Sanno che ci sono altri bimbi accorsi con i genitori  sul ponte. LI VEDONO.

Parte un petardo che non riesce neanche ad arrivare in cima al muraglione del pollaio alla sx del cancello. Un piccolo botto che non spaventa la piccola.

Con Luna siamo comunque tranquilli, ma ci spostiamo di qualche metro lungo la strada provinciale. Vediamo vicino a noi del fumo.

Penso siano fumogeni dei nostri o  petardi, poiché non avevo sentito il classico sibilo. Si  trattava invece di lacrimogeni sparati inizialmente a  carambola dall’alto.  Guardiamo in alto e altri due piovono proprio nella nostra direzione. In verticale sulle nostre teste.

Chiara prende rapidamente in braccio Luna che inizia a piangere. Spaventata e con le labbra che le fanno male.  Corre con la piccola in braccio con dietro nuvole di gas.

Immagini da guerriglia degne di altri scenari.

Siamo imprigionati tra due nubi dense. Decidiamo di  attraversarne una di corsa verso l’alto.  Altri lanci. Luna che piange e grida “perché ci  fanno così”? “Il nostro petardo non faceva così  male…”

Sta chiaramente male. Riusciamo a raggiungere lo scudo  e, innestando la retromarcia, allontanarci dai gas.

L’abitacolo è parzialmente gasato.  Apriamo. Luna terrorizzata che chiede di richiudere,  per non fare entrare altro gas.  Piange a lungo. E continua a chiedere “…perché ci fanno  questo?”.

Perché?

Un petardo.

Lo abbiamo visto con certezza e di preciso. Nessuna  pietra sino a quel momento.  Un petardo, neanche tanto fragoroso.

E Luna che a 3 anni chiede “perché”.

Già.. perché una reazione del genere, quando sapevate  benissimo che li sotto c’era una bimba piccola? La vedevate.  E le avete sparato addosso i gas.

Merde.

Ciao

A.

Testimonianza di Andrea Merlone sul 26 luglio a Chiomonteultima modifica: 2014-08-01T16:56:36+02:00da davi-luciano
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