Clamoroso! L’Unità deve pagare 110 milioni di euro di debiti alle banche ma i DS li hanno “girati” allo Stato! Schifo!

Pd salva l'Unità

Il tribunale ha emesso tre decreti ingiuntivi per 110 milioni a favore delle banche che prestarono i soldi a L’Unità e, come mostriamo in esclusiva, i Ds si adoperarono perché a pagare fosse Palazzo Chigi. (Scoop del Corriere della Sera).
I debiti li hanno fatti l’Unità e i Ds, ma a pagarli sarà lo Stato. Ed è una cifra che fa paura: 110 milioni di euro. Poche settimane fa tre pool di banche, capitanati da Intesa San Paolo, Bnl e Banca Popolare, hanno ottenuto dal Tribunale di Roma l’emissione di altrettanti decreti ingiuntivi contro la presidenza del Consiglio dei ministri, per avere indietro i soldi prestati al quotidiano fondato da Antonio Gramsci e gestito fino al 2001 – assai male, a vedere i risultati – dai Democratici di Sinistra. La sentenza non è esecutiva solo perché Palazzo Chigi – conferma il Capo dipartimento dell’Editoria Roberto Marino – ha fatto ricorso tramite l’avvocatura dello Stato. La decisione finale è prevista a ottobre.
Come mai a pagare questi debiti dev’essere lo Stato? Per capirlo ci tocca fare un passo indietro, a 13 anni fa. Nel 2001 Ugo Sposetti, per anni tesoriere del Pci-Pds-Ds, oggi senatore Pd e presidente della Fondazione Ds, si trova alle prese col debito monstre del partito: 447 milioni di euro. Di questi 125 milioni di euro provenivano da mutui concessi a l’Unità (di cui 82 a carico di Bnl, 32 di Intesa, 20 di Ifibanca, oggi Banco popolare). Debiti che non preoccupavano più di tanto i vertici dei Ds, perché avevano una garanzia a prova di crack: quella dello Stato. Quando la Quercia, nel 2002, chiama in aiuto un pool di consulenti tecnici per capire come evitare un fallimento che sembra sicuro, i maghi dei conti lo scrivono nero su bianco, in un documento riservato: l’obiettivo è «trasferire il debito del partito derivante dai mutui editoria allo Stato, il quale peraltro ne è già garante».
Come è possibile? Grazie ad un legge, varata nel 1998 dal governo Prodi, che permette di trasferire la garanzia posta dallo Stato fin dal 1987 sui debiti dei quotidiani di partito «anche a soggetti diversi dalle editrici concessionarie» (cioè, in questo caso ai Ds). Specifica la legge: «La garanzia concessa a carico dello Stato è escutibile a seguito di accertata e ripetuta inadempienza da parte del concessionario». Tradotto: siccome la Fondazione Ds è inadempiente, allora paga lo Stato, con tanto di interessi di mora. D’altronde la Fondazione, che ancora oggi garantisce circa 4 milioni di euro di contributo pubblico a l’Unità, è la bad company del vecchio partito della sinistra italiana. Ha ancora una montagna di debiti, ma prima della nascita del Pd ha ceduto tutto il suo patrimonio a un gruppo di 55 fondazioni locali. Alcune banche, tra cui Unicredit, per avere indietro i propri soldi oggi contestano proprio questa operazione di “sparizione”. E chiedono alle fondazioni locali di entrare in possesso di alcuni immobili (due in Friuli, uno a Bergamo, uno a Pomigliano).
La cattiva pratica di far debiti – e non pagarli – a l’Unità non è passata di moda. Oggi la Nie (Nuova iniziativa editoriale, la società che edita il quotidiano) è in liquidazione. Lascia un conto salatissimo a banche e creditori: 35 milioni di passività, di cui 10 con le banche (di cui 4 con Unicredit) e 6,5 milioni verso i fornitori. Per le imprese editrici de l’Unità è il quarto fallimento in vent’anni. Ed è proprio in questi repentini crack e cambi societari che il debito de l’Unità passa in capo ai Ds. L’editrice storica – l’Unità Spa – attiva fin dal 1944, va in liquidazione nel 1994; le subentra Arca Spa, controllata al 99,9 per cento dai Ds, che finisce a gambe all’aria nel 1998; poi arriva la Uem Spa, di cui il partito controlla la quota di maggioranza, ma a cui partecipano anche privati come la Tosinvest degli Angelucci e la Asset Spa di Marchini, oltre alla fondazione Italiani europei di Massimo D’Alema. Ma nel 2000 anche la Uem è costretta a chiudere bottega. Prima, però, cede il marchio – e il contributo pubblico – alla Nie spa. Oggi nuovamente in liquidazione.
Il rosso del giornale non dovrebbe però colpire il Pd, il cui bilancio ha “solo” 10 milioni di debiti, nessuno dei quali provenienti dal quotidiano. Il premier Matteo Renzi ha promesso di salvare l’Unità e ha ridato alle feste del partito il nome dell’antico giornale della sinistra. Ma il conto, ora, rischia di pagarlo proprio Palazzo Chigi. Gramsci non avrebbe approvato.
http://www.ilnord.it/c-3349_CLAMOROSO__LUNITA_DEVE_PAGARE_110_MILIONI_DI_EURO_DI_DEBITI_ALLE_BANCHE_MA_I_DS_LI_HANNO_GIRATI_ALLO_STATO_SCHIFO

roba da Pd

CMC obbligazioni

Scritto da George Stern • 29 luglio 2014

untitled Anche le coop vanno sul mercato. Parliamo della Cooperativa muratori di Ravenna, l’unica ad avere dimensione e proiezione internazionale, che ha emesso un bond da 300 mln di euro.

CMC Ravenna    7,50% 08/01/21 XS1088811423     RL   7,40   rating   B

Si tratta di un H Y, che rende di più dell’obbligazione Salini 6,5% scadenza 2018 emessa per acquisire Impregilo, essendo un’azienda di minori dimensioni. Emissione coop ma non popolare. Pezzatura minima 100.000 euro.

http://www.finanzaelambrusco.it/articoli/finanza/cmc-obbligazioni/

RENZI IL “PRIVATIZZATORE”

di Giuliano Augusto

Quello di Monti era il governo della Goldman Sachs. Quello di Letta, il nipote, era il governo dell’Aspen Institute. Per dire che erano entrambi molto orientati a fare gli interessi della finanza anglo-americana.

Non a caso il governo Monti realizzò lo scorporo della Snam, che gestisce la rete di distribuzione del gas in Italia, dalla holding Eni. Una richiesta che era venuta non soltanto dagli esponenti della canaglia liberista in Italia (legati mani e piedi agli ambienti di Wall Street e della City) ma anche da azionisti dell’Eni come il fondo di investimento americano Knight Winke che si era assunto il ruolo di assillare il governo con tale questione che poi Monti aveva finito per risolvere a suo modo all’inizio del 2012.

Anche Matteo Renzi, che nel 2009 il settimanale americano Time aveva definito “l’Obama italiano” (triplo sic), si è mostrato fedele alla linea “atlantica” ed ha avviato le grandi manovre per mettere in vendita quote azionarie di società sotto controllo pubblico come Eni, Enel, Poste, Finmeccanica e Fincantieri tanto per citare le più note. Ma anche di Enav, Cdp Reti, Rai Way e Stm. In particolare Renzi è intenzionato a vendere una quota del 5% di Eni ed Enel portando in tal modo la quota pubblica dal 30% al 25%.

Attualmente l’Enel è controllato dal Tesoro con una quota del 31,244% mentre l’Eni è controllata al 26,369% dalla Cassa Depositi e Prestiti (il cui principale azionista è il Tesoro con l’80,1%) e dal Tesoro con il 3,94%. Collegata a tali operazioni c’è la questione dell’Opa obbligatoria che il PD al governo vorrebbe fare scendere al 25% dall’attuale 30%, mentre il relatore del provvedimento alla Camera, Massimo Mucchetti, voleva portarla al 20%. Il che avrebbe obbligato il Tesoro e la CDP a vendere la quota azionaria eccedente tale percentuale. Sia che si tratti di quota diretta (Tesoro) che indiretta (CDP).

In tale ottica, quelli degli interessi esteri anglofoni, Renzi si sta confermando come l’uomo giusto al posto giusto. E’ appena il caso di ricordare che all’ultima assemblea dell’Eni, quella che ha approvato il bilancio 2013, i soci privati stranieri, per la prima volta nella storia della società, sono risultati maggioritari nei riguardi dell’azionista pubblico italiano. Quindi del Tesoro-CDP. Soci stranieri che potrebbero aumentare la propria quota e decidere, tale eventualità non è poi così peregrina, che la sede dell’Eni venga trasferita all’estero, tanto per gettare le premesse di un futuro assorbimento da parte di un colosso concorrente come l’americana Exxon. Al povero Enrico Mattei gli staranno girando i cosiddetti.

La linea di Renzi è in buona sostanza quella di trasformare Eni, Enel e le altre società a controllo statale in “pubblic company”. Ossia società ad azionariato diffuso, nelle quali non ci sia più un socio di riferimento ma dove i tanti soci privati eleggano di volta in volta gli amministratori.

Con tale scenario anche il ruolo dell’Eni sullo scenario internazionale andrebbe a farsi fottere. E con esso, qualsiasi possibilità dell’Italia di avere una politica energetica autonoma in Europa e nel mondo. Sarebbe la risposta dell’amerikano Renzi alle critiche venute dagli europei “atlantici” e dagli stessi Stati Uniti per l’eccessiva “simpatia” italiana verso la Russia di Putin. La vicenda Mogherini dovrebbe pur insegnare qualcosa.

Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha stimato in 10 miliardi il ricavato delle svendite-privatizzazioni che sarebbero usati per coprire una parte trascurabile dell’enorme debito pubblico. Tra queste la vendita a gruppi cinesi del 49% di CdP-Reti, società che controlla appunto la Snam. Tra americani e cinesi cambia poco.

Continua la colonizzazione del nostro Paese.

Fonte: Rinascita.eu
http://www.controinformazione.info/renzi-il-privatizzatore/#more-5938

KRUGMAN E YELLEN, UNA COPPIA PERFETTA

Krugman dalla parte delle banche centrali? ma va?

26 luglio 2014 DI MATTEO CORSINI

“I prezzi dei titoli dei Paesi “sicuri” sono molto alti, il che è lo stesso che dire che i tassi di interesse sono molto bassi. Ma lo stesso vale per il debito dei Paesi rischiosi… Anche i rendimenti dei corporate bond sono bassi; i prezzi delle azioni sono alti; tutti i prezzi degli asset sono in rialzo. La causa immediata è ovvia: i tassi ufficiali sono molto bassi e ci si aspetta che rimangano bassi, quindi il denaro si sta dirigendo verso  impieghi alternativi, spingendo al ribasso anche i loro rendimenti… Molta gente… al vedere questo dice che è terribile: la Fed sta tenendo i tassi di interesse “artificialmente bassi” e quindi distorcendo i prezzi degli asset e ciò finirà in modo disastroso. Ma anche se sento sempre la frase “artificialmente basso”, non credo che molte delle persone che la usano sappiano cosa dicono. Come sarebbe un tasso di interesse non artificiale?… non c’è alcun motivo macroeconomico per sostenere che i tassi di interesse sono depressi in relazione ai fondamentali, e non molte ragioni per credere che gli asset in generale siano sopravvalutati.” (P. Krugman)

Paul Krugman si è inserito nel dibattito sulla presenza o meno di una bolla nei prezzi di diversi asset, concludendo che non vi sia traccia di sopravvalutazione. Così facendo supporta la posizione di Janet Yellen e della maggior parte dei banchieri centrali, i quali non potrebbero continuare a creare allegramente denaro dal nulla in gran quantità se ammettessero che ciò finisce per gonfiare delle bolle.

Siccome i prezzi di qualsiasi asset sono matematicamente rappresentabili come la somma dei valori attuali dei flussi di cassa che gli stessi genereranno in futuro, è evidente che tanto minore è il tasso di interesse utilizzato per scontare i flussi, tanto più alto sarà il loro valore attuale e, di conseguenza, il loro prezzo.

Krugman constata che sono proprio i tassi di interesse bassi ad aver generato un aumento dei prezzi, e fin qui neppure lui potrebbe sostenere il contrario. Però, poi, nega che i tassi siano “artificialmente bassi”, e qui mi ricorda Marty Feldman nella parte di Igor nel film Frankenstein Junior, quando dice: “Gobba? Quale gobba?”

Addirittura afferma che siano coloro che ritengono i tassi “artificialmente  bassi” a non avere neppure idea di cosa dicano. E per sostenere questo punto di vista stiracchia un po’ il concetto di tasso naturale facendo riferimento a Wicksell; lo stesso concetto, tra l’altro, da cui partirono gli studi degli economisti di scuola austriaca per elaborare la teoria del ciclo economico e rilevare gli effetti della manipolazione dei tassi e dell’espansione del credito sul ricorrere di fasi di boom e bust.

Secondo Krugman i tassi non sono artificialmente bassi perché i prezzi al  consumo non crescono al di sopra dei livelli obiettivo delle banche centrali. Ne consegue che i tassi di interesse non sono “depressi in relazione ai fondamentali”, per cui non c’è ragione di credere che gli asset siano sopravvalutati.

Krugman pare non ricordare che, prima della crisi, i prezzi al consumo crescevano moderatamente – il che avrebbe dovuto essere rassicurante secondo il suo punto di vista – eppure si formò una bolla immobiliare/creditizia enorme.

Sul concetto di tassi “artificialmente bassi” Krugman sembra proprio Igor, dato che pare ignorare che le manovre ultraespansive delle banche centrali hanno agito prevalentemente sui tassi di interesse, sia di breve che di lunga scadenza. Un tasso di interesse, come qualsiasi altro prezzo, non sarebbe artificialmente basso (o alto) se non vi fosse nessun intervento da parte di un’autorità pubblica volto a incidere sulla domanda e/o l’offerta di mercato.

Si potrebbe osservare che negli attuali sistemi basati su monete fiat emesse in monopolio da banche centrali i livelli dei tassi di interesse siano sempre artificiali, dato che l’offerta è sempre pesantemente condizionata dall’operato delle banche centrali. In effetti è così, ed è per questo che se si vogliono tassi di interesse non artificiali l’unica soluzione non consiste nell’avere banche centrali meno espansive, bensì nell’avere sistemi monetari non basati su monete fiat e banche centrali.

http://www.movimentolibertario.com/2014/07/krugman-e-yellen-una-coppia-perfetta/

No Tav. Ancora carcere

I giudici del Tribunale del riesame di Torino confermano il carcere per i tre milanesi arrestati l’11 luglio.

di Massimo Bonato

Lucio Alberti, Francesco Sala e Graziano Mazzarelli resteranno in carcere. È quanto ha deciso il Tribunale del riesame di Torino, che parla di “devastante aggressività”. I tre milanesi sono stati arrestati l’11 luglio in relazione ai fatti del 14 maggio 2013, per i quali è in corso il processo a Chiara, Mattia, Claudio e Niccolò.
Respinta quindi l’istanza di scarcerazione presentata dall’avvocato Eugenio Losco per il pericolo di reiterazione dei reati loro contestati: fabbricazione e uso di armi da guerra, danneggiamento e incendio aggravato, violenza e minaccia a pubblico ufficiale aggravati.
Il Tribunale ha valutato una “rilevantissima sproporzione” tra le “manifestazioni di devastante aggressività e il contesto di conflittualità prettamente ideologica che risulterebbe essere stato all’origine di esse”. Inoltre ci sono da parte dei tre arrestati “emergenti atteggiamenti di ostentata insofferenza e totale mancanza di rispetto per l’autorità costituita, spinte a livelli di elevata e ben pianificata micidialità, spregiudicatezza ed emergente insensibilità verso le conseguenze derivabili da devastanti azioni aggressive”. I tre arrestati mostrerebbero una “spiccata propensione a trasgredire i comandi normativamente imposti e le prescrizioni dell’autorità”. Carcere quindi, e “vigilanza costante” per Lucio Alberti, Francesco Sala e Graziano Mazzarelli.

M. B. 30.07.14

No Muos sotto attacco

Ventinove misure cautelari e manifestazione del 9 agosto vietata dal questore di Caltanisetta. Spazi di protesta sempre più angusti.

di Massimo Bonato

A 29 attivisti No Muos è stata notificata in questi giorni una misura cautelare del divieto di dimora nel Comune di Niscemi e “l’impedimento altresì di accedere anche in maniera temporanea alla suddetta area”. I fatti contestati riguardano la manifestazione dell’1 marzo 2014. Il Movimento ha subito reagito convocando per il 29 luglio una conferenza stampa al Palazza delle Aquile di Palermo. “Questi provvedimenti non riusciranno a sortire gli effetti sperati dalla magistratura, a render dunque noto che il movimento intero con tutte le sue sfaccettature rivendica e difende le pratiche contestate in quanto pratiche di movimento condivise da tutti che da Niscemi alla Val di Susa raccontano una Sicilia che resiste e si prepara a tornare a Niscemi dal 6 al 12 agosto nonostante divieti e denunce, in maniera assolutamente unitaria e decisa” ha dichiarato con fermezza Fianella Giordano, del coordinamento regionale dei Comitati NoMuos. E Pietro Muratore, del comitato NoMuos Palermo, ha precisato “Il fatto che questi provvedimenti giungano proprio alla vigilia del corteo del 9 agosto palesano la chiara volontà di provare a scoraggiarne la partecipazione che invece ci aspettiamo essere sempre maggiore e determinata. La magistratura così solerte nell’inviare questi provvedimenti non si è presa alcuna responsabilità nel verificare con quali criteri la base sia stata costruita in una riserva naturale sottoposta a vincoli ben precisi, quali effetti ha sulle popolazioni in termini di danni alla salute. Invece di indagare su tali questioni ben più pericolose per la salute dei cittadini si preferisce colpire gli attivisti che prendono parte alle manifestazioni in nome di una libertà di espressione che dovrebbe essere garantita e che invece viene costantemente lesa”.

Tuttavia, proprio la manifestazione indetta per il 9 agosto, a cui da qualche mese il movimento No Muos lavora, viene vietata dal questore di Caltanissetta. Sono “motivi attinenti l’incolumità dei manifestanti e la pubblica sicurezza” quelli invocati dal questore.

La giornata di protesta prevedeva già la partecipazione di qualche miglilaio di persone, e si sarebbe dovuta snodare dall’ingresso della riserva naturale della Sughereta, lungo la Sp 31, percorrere l’area boschiva e raggiungere l’ingresso n. 4 della base della Us Navy di contrada Ulmo.

Proprio il percorso ha motivato le osservazioni sollevate dall’Ispettorato regionale delle Foreste, sulla scorta dell’analoga manifestazione svoltasi il 9 agosto dello scorso anno: “Il tracciato del corteo si snodava lungo sentieri angusti, totalmente circondati da vegetazione arborea e cespugliosa di vasta altezza che un innesco incendiario, anche di piccole dimensioni, avrebbe gettato nel panico centinaia di persone, la cui reazione avrebbe potuto avere effetti devastanti per la loro incolumità e per la loro vita”.

Osservazioni raccolte dalla Questura, secondo la quale “la manifestazione può avere luogo qualora venga individuato altro percorso, esterno al bosco demaniale, regolarmente preannunciato ai sensi di legge”.

M.B. 30.07.14

“Stop War!” by Laura Spianelli

di LaSpia

“Ho tergiversato non poco prima di decidermi a pubblicare le pagine disegnate e riportate qui sotto, perché benché segua in rete le notizie di questa tragedia che è la guerra israelo-palestinese, mi rendo naturalmente conto che la distanza è un limite capace di creare quel malefico limbo in cui è facile cadere nella tifoseria da stadio. Io non “tengo” per una fazione piuttosto che un’altra, ma so che sono contro la guerra con ogni cellula del mio corpo, sono contro i soldati e le bombe della “PACE”, sono contro i rastrellamenti in nome della sicurezza, sono contro le invasioni in nome del controllo preventivo al “terrorismo”… ed ogni volta che vedo il mio nipotino e la mia nipotina giocare sereni, non posso non pensare alle immagini di quei corpicini di piccoli palestinesi straziati ed a tutte quelle persone che hanno lo stesso mio diritto di vivere le loro vite serenamente con dignità. STOP al genocidio in Palestina.”

Che te ne frega2

 

 

Cariche e lacrimogeni contro i No Tav/Terzo Valico: la gente resiste!(DIRETTA)

posttop 30 luglio 2014 at 13:46

terzo valico

diretta da infoaut.org – Feriti e gas Cs nei boschi dell’alessandrino.

Aggiornamento ore 16: a Pozzolo la polizia ha fatto chiudere la provinciale Pozzolo-Tortona e poi è intervenuta per procedere all’esproprio: qui non si sono registrati scontri. Ora i No Tav si sono spostati nuovamente alla Crenna, tra Gavi e Serravalle, per continuare la giornata di lotta. Nel frattempo arriva la notizia che anche il gruppo di hacktivisti di Anonymous sta facendo la sua parte per sostenere la battaglia contro il Terzo Valico: poco fa Tango Down per il sito terzovalico.it!

Aggiornamento ore 14.30: Dopo le cariche alla Crenna ci si sposta a Pozzolo per difendere un altro terreno proprio sulla linea di valico. Ancora resistenza No Tav!

Aggiornamento ore 14: Un centinaio di No Tav si è spostato alla Crenna, tra Gavi e Serravalle, dove è in programma uno dei numerosi espropri fissati per la giornata di oggi. Nonostante i tentativi della Questura di concentrare tanti appuntamenti nello stesso giorno per provare a disperdere la resistenza, finora i No Terzo Valico stanno dando filo da torcere ad ogni terreno da espropriare. Poco fa anche a Gavi la polizia ha iniziato a spintonare i No Tav per far avanzare il Cociv, per poi passare a nuove e violente cariche che hanno già causato 4 feriti tra cui pare un signore anziano a cui è stato rotto un braccio da una manganellata.

Aggiornamento ore 13: La celere è arrivata anche alla casa gialla per procedere all’esproprio. Sono partiti i primi spintoni contro i tanti No Tav presenti sul posto che però resistono. Dietro lo schieramento di polizia i tecnici hanno scattato un paio di foto della zona e poi se ne sono andati in tutta fretta! I legali del movimento annunciano fin d’ora che sono pronti a fare ricorso contro questi espropri-farsa, mentre i No Tav si spostano in località Crenna per la prossima resistenza all’avanzata del Cociv.

Aggiornamento ore 12.30: I No Tav Terzo Valico si sono spostati alla Casa Gialla, sempre in località Moriassi (nei cui boschi si sono susseguite le ripetute cariche e i lanci di gas Cs), per resistere ad un altro tentativo di esproprio. Nel frattempo dalla Valsusa arriva notizia delle prime iniziative di solidarietà con la lotta della Val Scrivia: a Chiomonte i “No tav over 50″ hanno iniziato una battitura e chiuso i cancelli del cantiere dell’alta velocità. Sarà una lunga giornata No Tav!

***

Centinaia di persone si sono ritrovate fin dalle prime luci dell’alba in località Libarna, vicino a Serravalle, per resistere agli annuciati 9 espropri che devono essere poratati a termine dal Cociv oggi entro le ore 14. Uomini e donne dell’alessandrino ma anche tanti militanti e notav di tutto il Piemonte, studenti e non, valligiani, torinesi, genovesi…

Che sarebbe stata una giornata campale lo si sapeva fin dai giorni scorsi: le forze dll’ordine si sono mosse in numeri da stato d’assedio, nell’ordine delle centinaia, esprimendo sulle prime un atteggiamento concertativo per poi volgere subito verso le maniere forti e all’aggressione di fronte alla determinazione e alla resistenza dei Notav Terzo Valico.

Alle parole hanno fatto seguito le spinte, alle spinte le cariche, alle cariche il lancio dei lacrimogeni nei boschi e qualche testa aperta. I feriti, per ora, sono tre ragazzi, tutti medicati sul posto dal personale CRI e un’ambulanza.

La gente, comunque, non demorde e l’obiettivo resta quello di vendere cara la pelle, obbligandoli a una conquista manu militari dei territori che queste popolazioni non vogliono veder consegnati a un nuovo scempio per la realizzazione di una “grande opera” che non serve a nessuno – solo alla carriera di qualche politicante in erba e a qualche imprenditorotto locale legato alla ‘ndrangheta.

I Terzo Valico fanno appello a quanti ne hanno la possibilità di recarsi nei boschi che stanno tra Libarna e Moriassi, fra Serravalle e Arquata.

A sarà düra… ma anche per loro!

No Tav over 50 inarrestabili. Colazione a Chiomonte

Non mollano, sono tanti e bene organizzati.

di Valsusa Report

20140730_084616

Sono arrivati all’alba, hanno piazzato il tavolo della merenda con salami e formaggi, un pintone di buon merlot. Ad attenderli carabinieri e polizia, le solite telecamere investigative riprendono la scena.

Sono determinati, testimoniano la loro presenza di oppositori alla grande opera. Si sono attrezzati per il giorno ed aspettano i cambi. Devono anche svolgere la loro funzione di pensionato, badare ai nipoti e fare la spesa. Si sono organizzati al meglio con poltrone e sdraio. “Staremo qui fino a quando possiamo e poi torneremo”.

La polizia dietro le sbarre del cantiere guarda e ridacchia esponendosi così al giudizio dei presenti: “Chissà se ridevano quando asfaltavano la strada del cantiere” e ancora “Avranno riso quando Bufalini gli ha detto che ognuno a casa propria deve tenere il cesso pulito”.

Il presidio degli over 50 va avanti. Sono disposti a non fermarsi.

V.R.  30.07.14

Tasse: l’Italia ha toccato il record mondiale!

colpa dell’evasione, con tutta sta ricchezza e prosperità che si vede in giro e che non è dichiarata……..

martedì, 29, luglio, 2014

Nel 2013 l’Italia ha toccato, in quanto a pressione fiscale effettiva, il record mondiale: al netto del sommerso (17,3%) a quota 53,2%. Lo afferma l’Ufficio studi della Confcommercio secondo il quale sempre nel 2013, la pressione fiscale apparente è invece a quota 44,1%.
Pil 2014 +0,3% anzichè +0,5% – La Confcommercio rivede al ribasso le proprie stime del Pil nel 2014: 0,3% invece dello 0,5%. Per i consumi però la curva è in crescita grazie all’effetto del bonus di 80 euro. A fine 2014 per i commercianti la crescita sarà dello 0,2%, un decimo di punto in più rispetto alla previsione di due mesi fa.
In Svezia, paese fuori dall’Ue ad esempio, la pressione fiscale nello stesso periodo è scesa del 14% e il Pil reale procapite è aumentato del 21%. “Per favore – ha detto il presidente Carlo Sangalli – abbandoniamo l’idea di nuove tasse e di ulteriori eventuali prelievi: le tasse sono oggi la mortificazione della crescita. Le performance del 2014 sono compromesse, non distruggiamo le basi per la ripresa del 2015?. “L’Italia – ha evidenziato Sangalli – è ferma”.
Dal 2008 al 2013 l’Italia ha perso in termini di Pil reale procapite l’11,6%. Peggio ha fatto solo la Grecia con un -23,2%. La Germania ad esmpio nello stesso periodo ha visto crescere il Pil reale procapite di 4,4 punti percentuali. La Francia ha perso 2,3 punti.
Inoltre, Confcommercio ha rivisto le stime sul Pil del 2014 portando la crescita del Prodotto interno lordo a +0,3% rispetto al +0,5% di due mesi fa. Per i consumi la crescita stimata è dello 0,2% in aumento di un decimo di punto rispetto alla precedente previsione. Nella seconda parte dell’anno viene stimata una ripresa dei consumi per effetto del bonus Irpef con gli 80 euro.
Nel 2015, sempre secondo la Confcommercio, il Pil crescerà dello 0,9% mentre i consumi si attesteranno allo 0,7%. Occhio però al rischio sfiducia che potrebbe innescare “revisioni al ribasso”.
Da attività illegali in Pil disponibili 1,7mld – Grazie ai nuovi criteri di calcolo internazionale che prevedono l’inclusione dei redditi derivanti dalle attività illegali (prostituzione, traffico di stupefacenti, contrabbando) nel Pil, l’Italia si troverà a disposizione circa 1,7 miliardi di euro di maggiori risorse (1,68 mld).
E’ quanto emerge da un’analisi dell’ufficio studi della Confcommercio secondo la quale, a livello europeo, le maggiori risorse disponibili sfioreranno i 22 miliardi (21,9 mld). “Le autorità nazionali e internazionali hanno pensato come utilizzare tale maggiori risorse?” si chiede Mariano Bella, direttore dell’ufficio studi. “Ad esempio si potrebbe destinare 250-300 euro a testa per ciascuno dei sei milioni di italiani poveri assoluti”.
http://www.imolaoggi.it/2014/07/29/tasse-litalia-ha-toccato-il-record-mondiale/