FINANCIAL TIMES SCAGLIA UN SILURO NELLA SALA MACCHINE DEL GOVERNO RENZI: POSTE NON ANDRA’ IN BORSA NON LA VUOLE NESSUNO!

Gli sciacalli erano pronti alla scorpacciata. Si sa le privatizzazioni italian style sono molto proficue, il debito se lo accolla lo stato ed i proventi il “privato che è tanto efficente”…….Peccato che ad esempio, a noi comuni mortali, se si eredita qualcosa tocca accollarsi anche i debiti…..a proposito di diritti ed eguaglianza
Secondo sti geni del FT basta “quotarsi in borsa” che il debito sparisce (cos’è un’ammissione che truccano i conti?)

domenica 27 luglio 2014

La privatizzazione di Poste slitterà al prossimo anno, dopo lo scarso interesse per l’operazione mostrato dagli investitori per Fincantieri. Lo sostiene, in un articolo odierno, il Financial Time. Inizialmente il Tesoro aveva prospettato la quotazione per il prossimo autunno, sperando di raccogliere dalla vendita “almeno 4 miliardi”, si legge. “Quello che è successo a Fincantieri ha fatto loro pensare”, dice una persona che ha conoscenza diretta del dossier sulla privatizzazione, la quale aggiunge che in “nessun modo” Poste approderà a Piazza Affari entro fine anno.

I piani del governo su alcune delle aziende individuate per la privatizzazione, “tra cui Poste e il controllore del traffico aereo Enav, richiedono più tempo per essere pronte ad affrontare gli investitori internazionali”, sostengono fonti vicine alla vicenda. A complicare il debutto in Borsa di Poste è la sua quota, di quasi il 20 per cento, in Alitalia la compagnia aerea impegnata in una trattativa con Etihad. L’investimento di Poste in Alitalia è “controverso”.

L’amministratore delegato di Poste Francesco Caio è in trattative con James Hogan, chief executive di Etihad, “su un accordo che porterebbe l’aggiunta di otto 737 aerei turbo come alimentatori nazionali per le rotte Etihad e aumentare la sua quota di mercato cargo”, dicono persone vicine al dossier. Tuttavia, queste persone dicono che “le preoccupazioni per la regolamentazione circa l’investimento di Poste in Alitalia che dovrebbero essere risolta prima della sua privatizzazione”.

E questa notizia del Financial Times è una vera e propria doccia gelata sul governo Renzi: buona parte, se non tutta la politica economica – ammesso si possa definire così – di Renzi si basava sugli introiti descritti “molto importanti” derivati dalle privatizzazioni dei cosiddetti “gioielli italiani”, da Fincantieri alle Poste, passando per Eni e quant’altro ancora sopravvive in Italia. Fincantieri ha raggranellato una somma che è la metà dello sperato, Poste addirittura non andrà in Borsa per ora.

Tutto ciò produce un ulteriore buco nei conti pubblici 2014 stimabile tra i 6 e gli 8 miliardi di euro. A settembre un altro capitolo si aggiungerà al libro titolato: la resa dei conti italiana.

http://www.ilnord.it/c-3342_FINANCIAL_TIMES_SCAGLIA_UN_SILURO_NELLA_SALA_MACCHINE_DEL_GOVERNO_RENZI_POSTE_NON_ANDRA_IN_BORSA_NON_LA_VUOLE_NESSUNO

Gaza: la verità sulle menzogne di oggi in un Rapporto ONU del 2009

26 luglio 2014
Redazione Sibialiria

“Si… Ma, in fondo, anche Hamas contribuisce alla mattanza in Israele imponendo ai Palestinesi di fare gli scudi umani….” , “…e, comunque, gli Israeliani avvertono prima per dare il tempo ai palestinesi di evacuare gli edifici che saranno poi colpiti”, “…e poi Israele che è pur sempre uno stato democratico, ha sempre condotto accurate inchieste per appurare gli eccessi e le colpe di alcuni suoi militari…”È questo il “mantra” che, alimentato dai tanti vergognosi articoli dei giornali padronali (primo tra tutti, – ça va sans dire – Repubblica) viene oggi salmodiato dalle tante “anime belle” del “pacifismo” per giustificare la loro assenza dalle mobilitazioni di questi giorni contro la mattanza di Gaza.

Ad essi consigliamo la lettura del Rapporto Goldstone una dettagliata (555 pagine) indagine sugli episodi che hanno costellato l’operazione “Piombo Fuso” (bombardamenti israeliani su Gaza dal 27 dicembre 2008 al 18 gennaio 2009: 1417 palestinesi uccisi) commissionata dalle Nazioni Unite (Human Rights Council) al magistrato sudafricano Richard J. Goldstone riedito in Italia e curato, tra gli altri da Vittorio Arrigoni. Un documento, costato caro a Goldstone, (di origini ebraiche e che non ha mai nascosto le sue posizioni filo-sioniste) che, tra l’altro, analizza anche le stesse identiche menzogne che, in questi giorni, vorrebbero ammansire l’indignazione per quanto Israele sta compiendo a Gaza.

Vediamone qualcuna.

Per quanto concerne le dichiarazioni del portavoce dell’esercito Israeliano alla Commissione di inchiesta secondo le quali l’aviazione israeliana era costretta a bombardare abitazioni nelle quali si trovavano civili che avrebbe voluto arrestare se non fosse che Hamas aveva disseminato in queste trappole esplosive, la Commissione così si esprime:Pur non escludendo, alla luce dei citati rapporti, l’uso di trappole esplosive da parte dei I gruppi armati palestinesi, la Commissione non ha basi per concludere che siano state messe a rischio delle vite civili, dato che nessuno dei rapporti registra la presenza di civili all’interno o nelle vicinanze delle case in cui si presume siano state collocate le trappole”. (Report of the United Nations Fact-Finding Mission on the Gaza Conflict, pag. 133)

Per quanto concerne le dichiarazioni dell’esercito Israeliano secondo le quali il bombardamento dell’ospedale Al Wafa non avrebbe dovuto provocare vittime in quanto era stato preceduto dal lancio di volantini e sms che invitavano i degenti e il personale ad abbandonarlo, la Commissione così si esprime: . “Nonostante i media affermino che l’attacco fosse stato preceduto da un avvertimento, lo staff dell’ospedale nega di aver ricevuto alcun avvertimento specifico. Nell’area erano stati sganciati volantini con messaggi generici, in cui si minacciavano punizioni per il supporto fornito ad Hamas. L’ospedale aveva ricevuto anche un certo numero di avvertimenti telefonici con messaggi preregistrati in cui tuttavia non si indicava in modo specifico che l’ospedale stesso sarebbe stato oggetto di attacco, né tanto meno quando ciò sarebbe accaduto. Un medico ha affermato che l’ospedale avrebbe ricevuto circa quattro messaggi di questo tipo tutti i giorni a partire dal 27 dicembre 2008. Il 5 gennaio 2009 l’ospedale fu investito da un intenso fuoco di artiglieria, tra cui anche proiettili al fosforo bianco. I dirigenti medici riferiscono di avere ricevuto dei messaggi telefonici preregistrati e generici anche durante lo stesso attacco” (pag. 168)

Per quanto concerne le dichiarazioni dell’esercito Israeliano secondo le quali era stato costretto a bombardare l’ospedale in quanto sede di guerriglieri, la Commissione così si esprime (qui, in sintesi): “Non vi è alcuna prova della presenza di membri della resistenza armata all’interno dell’ospedale. (….). La Commissione reputa quindi, in base alle informazioni di cui dispone, che le forze armate israeliane abbiano violato gli articoli 18 e 19 della Quarta Convenzione di Ginevra.” (pag. 167)

Per quanto concerne le dichiarazioni dell’esercito Israeliano secondo le quali “Hamas ha abusato della protezione accordata ai luoghi di culto, utilizzando abitualmente le moschee come depositi di armi” la Commissione così si esprime: “Sebbene la Commissione non sia stata in grado di verificare le accuse in generale sull’uso delle moschee da parte dei gruppi palestinesi per nascondere armi, ha potuto esaminare un attacco missilistico lanciato dalle forze armate israeliane contro la moschea di Al-Maqadmah alla periferia del campo di Jabaliyah, il 3 gennaio 2009, in cui almeno 15 persone furono uccise e 40 I ferite. La Commissione non ha trovato prove che questa moschea fosse utilizzata per nascondere armi o per altre attività militari da parte dei gruppi armati palestinesi. In questo caso, dunque, la Commissione non ha trovato prove delle accuse mosse dal governo di Israele.” (pag. 133)

Rispetto alle accuse di usare civili come “scudi umani”: “La Commissione ha ricevuto denunce sull’uso di uomini palestinesi come scudi umani da parte delle truppe israeliane nel corso delle perquisizioni di case in due aree a nord di Gaza. Gli uomini palestinesi sarebbero stati costretti sotto la minaccia delle armi ad entrare nelle case prima dei soldati o, in un caso, al posto dei soldati. La Commissione ha svolto indagini su quattro casi (….) e conclude che queste accuse sono credibili.” (pag. 526-527).

A proposito delle dichiarazioni del portavoce dell’esercito israeliano sul generale utilizzo del “Roof-knocking” (e cioè la tecnica di far colpire il tetto dell’edificio destinato ad essere distrutto da un missile privo di carica esplosiva per convincere gli abitanti ad abbandonarlo salvando così la loro vita), la Commissione (pagg. 350-353) riporta numerose testimonianze di palestinesi che smentiscono questa tecnica. Più in generale la Commissione così si esprime sugli “avvertimenti” dati alla popolazione palestinese: “La Commissione riconosce che gli avvertimenti diffusi dall’esercito israeliano abbiano in alcuni casi incoraggiato diverse persone a fuggire dai pericoli rappresentati dall’invasione di terra, ma ciò non è sufficiente per considerarli generalmente efficaci. La Commissione ritiene che alcuni dei volantini contenenti avvertimenti specifici, come ad esempio quelli che Israele sostiene di avere diffuso a Rafah e ad al-Shujaeiyah, possano essere considerati efficaci. Tuttavia la Commissione non ritiene che i messaggi generici in cui si invitava la popolazione a spostarsi, ovunque si fosse trovata, verso i centri cittadini, soddisfino la soglia minima di efficacia nelle particolari circostanze di questa campagna militare. La Commissione ritiene che alcune telefonate specifiche abbiano fornito un preavviso efficace, ma considera con cautela la cifra di 165.000 telefonate. Senza ulteriori e sufficienti informazioni che consentano di stabilire quante di queste telefonate fossero specifiche, la Commissione non è in grado di determinare in che misura questo sforzo possa essere considerato efficace. La Commissione non considera la tecnica di lanciare missili all’interno o al di sopra degli edifici come un mezzo di avvertimento, tanto meno come un avvertimento efficace. È una pratica pericolosa che costituisce, nella sua essenza, una forma di aggressione piuttosto che un avvertimento. La Commissione è inoltre a conoscenza di diversi incidenti, su cui ha investigato, in cui persone civili sono state uccise o in altro modo danneggiate e trattate in modo umiliante e degradante dai soldati israeliani mentre fuggivano dai luoghi in cui era stato recapitato un avvertimento.” (pagg.394-397)

Il Rapporto Goldstone, come già detto, consta di ben 555 pagine e non abbiamo qui la pretesa di sintetizzarlo. Concludiamo, quindi, accennando alle conseguenze che questo dettagliato Rapporto ha determinato. Nulla, assolutamente nulla. A parte l’epiteto di «nemico del popolo ebraico» rivolto dal Premio Nobel per la Pace, Elie Wiesel, a Goldstone che ha subito, sui mass media di tutto il mondo, una valanga di altre ingiurie e minacce.

E così quando alcuni mesi dopo la pubblicazione del Rapporto dell’ONU, due sottufficiali della brigata Givati, accusati di aver costretto un bambino palestinese di nove anni a far loro da “scudo umano” in un’azione durante l’operazione Piombo Fuso sono finiti davanti alla Corte marziale, se la sono cavata con sei mesi con la condizionale. Nel frattempo il comandante dell’Operazione Piombo Fuso, generale Yoav Galant, veniva promosso all’incarico di Capo dello Stato Maggiore Generale delle Forze armate israeliane.

La Redazione di Sibialiria

http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=2617

Gaza: Israele non rispetta tregua. Manifestazioni a TelAviv

Ennesima prova dell’ipocrisia e della malafede sionista; nel corso delle cosiddette ore “di tregua” le forze militari del regime ebraico presenti nella Striscia di Gaza non hanno interrotto affatto le loro attività (evidentemente per Tel Aviv ‘tregua’ voleva dire interrompere solo i bombardamenti assassini sui civili?) ma hanno in realtà continuato le loro attività cercando di individuare tunnel e ricoveri sotterranei della Resistenza.

Le Brigate palestinesi ne hanno tratto le conseguenze e hanno contrastato questi tentativi con efficace fuoco di tiratori scelti e di mortai riuscendo ad abbattere altri quattro militari sionisti dai nomi di: Roy Peles, Avraham Grintzvaig, Barak Refael Degorker e Gal Bason.

Nonostante gli sforzi della propaganda sionista per confondere e nascondere il numero effettivo delle perdite militari esso ormai é ben oltre il centinaio di unità, nella stessa capitale Tel Aviv ieri si sono tenute manifestazioni contro l’intervento militare a Gaza che minaccia di diventare un gorgo di perdite militari simile a quello del 2008-2009 o addirittura a quello del 2006.

http://palaestinafelix.blogspot.it/2014/07/tel-aviv-non-rispetta-la-tregua-la.html

La manipolazione mediatica delle notizie sulla guerra a Gaza

lobby? Che lobby? E’ la lobby che non esiste e non si può nominare, pena accusa di istigazione all’odio

venerdì, luglio 25, 2014
 di Luciano Lago

La grande macchina dei media occidentali, dominata dai network televisivi anglo americani quali CNN, FOX News, Reuters, Sky News, ABC News, CBS, ecc. , con i loro corrispondenti in Italia che ne riprendono fedelmente le notizie ed i servizi, si è messa in moto a pieno ritmo per manipolare e diffondere una idea falsata di quanto sta avvenendo nella striscia di Gaza.

Naturalmente l’obiettivo primario è quello di nascondere il genocidio in corso a Gaza ad opera delle forze armate israeliane, cercando di far credere che sia in corso una guerra fra due eserciti contrapposti, come se, di fronte ai bombardamenti sulle abitazioni civili effettuati dall’aviazione di Israele mediante gli F16 e gli elicotteri Apache e le incursioni da terra con carri armati di ultima generazione Merkava, artiglieria e missili teleguidati, ci sia un esercito costituito da Hamas ed i gruppi palestinesi potentemente armati che lancia potenti missili contro le postazioni israeliane.

La realtà non è questa ma è quella invece di una “operazione castigo” unilaterale condotta dalle forze israeliane contro la popolazione civile indifesa adducendo il pretesto del lancio di razzi da parte palestinese che, fino ad oggi, non hanno fatto neanche una vittima ma solo procurato qualche spavento, mentre, dalla sponda palestinese, sussiste una impressionante ecatombe di vittime che annovera, ad oggi, oltre 160 morti, in maggioranza donne e bambini, e circa un migliaio di feriti.

Un esempio della manipolazione e delle falsità ci viene dalla catene televisiva statunitense ABC News che si è vista implicata direttamente in una vicenda di diffusione di false immagini circa l’aggressione israeliana contro la striscia di Gaza, volendo dare la sua particolare visione del conflitto in corso.

La corrispondente di questo importante network, Diane Sawyer, di recente promossa dall’ABC News, ha diretto un servizio di inchiesta sulla guerra in corso a Gaza ed in Israele e, nel corso del servizio, ha naturalmente diretto ogni sua attenzione ai razzi che cadono sul territorio israeliano, mentre sullo schermo si mostravano immagini di aerei israeliani che attaccavano Gaza.

Focalizzando un’immagine ,che mostrava chiaramente alcuni palestinesi che stavano recuperando un materasso dalle rovine di una casa bombardata, la giornalista ha affermato che si trattava di una famiglia di israeliani che cercavano di salvare il possibile dai resti della loro casa colpita da un missile palestinese. Vedi: ABC’s Diane Sawyer

Più tardi, di fronte alla reazione indignata di parte del pubblico di fronte a questa manipolazione evidente delle immagini, il network ha riconosciuto il suo “errore”.

Questa falsificazione grossolana (e tante altre come questa) dimostra chiaramente il pregiudiziale intento pro israeliano nei grandi media statunitensi ed in molti altri dell’Occidente “democratico” che ignorano volutamente la tragedia e le sofferenze del popolo palestinese per mano della macchina da guerra israeliana e la colonizzazione dei territori attuata dal governo di Tel Aviv.

Questa manipolazione la si vede anche in Italia dall’impostazione dei TG che aprono sulla “grande preoccupazione” presente nelle città israeliane per il possibile arrivo dei missili da Gaza (che fino ad oggi non hanno prodotto se non qualche danno e spavento) e che solo da ultimo parlano, in maniera approssimativa, dei bombardamenti con alto numero di vittime civili sull’area densamente popolata di Gaza, omettendo di raccontare ai telespettatori che questa disgraziata zona si trova da anni sottoposta ad un blocco ad opera delle autorità israeliane che ha prodotto carenze nei generi di prima necessità, medicinali e fornitura di acqua ed elettricità. In pratica Gaza è stata definita da molti osservatori come “il più grande campo di concentramento” esistente con i suoi un milione e settecentomila abitanti in un’aerea larga appena 14 Km..

Jim Naureckas, direttore della rivista Extra, ha riferito a “Common Dreams”, lo scorso mese di Aprile che gli Stati Uniti finanziano l’occupazione e il regime di apartheid di Israele e questo crea uno sistema di opinione che influisce nella forma in cui la maggioranza dei media degli USA riportano le notizie della oppressione del governo israeliano.

“I media statunitensi in generale riportano le situazioni riferite ad Israele dal punto di vista del governo israeliano e trattano i palestinesi come se fossero degli estranei in quella regione, nel migliore dei casi e come una minaccia demografica nel peggiore”, ha riferito Naureckas.
Non è estraneo a tutto questo il forte condizionamento dovuto all’influenza della potente lobby israelita che negli Stati Uniti possiede buona parte delle azioni di proprietà dei più grandi network televisivi.

Fonti: Commondreams                 Al Manar

Tratto da  Controinformazione.info
http://cogitoergo.it/?p=27238

Salute degli operai nel cantiere Tav: silice cristallina tre volte oltre i limiti.

Salute degli operai nel cantiere Tav: silice cristallina tre volte oltre i limiti.

Gli operai che lavorano nel cunicolo esplorativo di Chiomonte hanno da poco eletto i loro rappresentanti sindacali (2 della CGIL e 1 della Cisl). Ne approfittiamo per rendere pubblici alcuni dati sulla qualità dell’aria nell’ambiente di lavoro nel cantiere Tav. Tali dati provengono da Arpa, risalgono allo scorso anno ma non costituiscono una serie completa, i dati che ci ha dato Arpa sono purtroppo lacunosi e frammentari, nondimeno riteniamo siano di un certo interesse per ciò che riguarda la Sicurezza dei Lavoratori.

Nell’ambito del monitoraggio ambientale interno al cantiere LTF ha programmato trimestralmente delle campagne che valutino la qualità dell’aria respirata dai lavoratori sia all’interno che all’esterno della galleria. In particolare vengono analizzate le polveri respirabili (metodo analitico MU2010:06) e la Silice Cristallina (metodo analitico NIOSH 7500:1998). I valori limite stabiliti sono di 3 mg/m3 per le polveri e di 25 μg/m3 per la Silice Cristallina. Noi abbiamo a nostra disposizione una analisi trimestrale completa e una parziale.

Leggendo i rapporti settimanali di monitoraggio delle attività eseguite all’interno del cantiere ci è saltato all’occhio questo, datato 3 giugno 2013:

2013_06_03_Rapporto Settimanale Attività di Monitoraggio Interno al Cantiere copia

Oltre allo sforamento delle polveri sottili (pm2.5 e pm10, tra l’altro lo sforamento non è della soglia di attenzione, ma di quella di intervento, sarebbe legittimo chiedersi che intervento è stato posto in essere e se si è rivelato efficace…) le analisi mostrano un superamento dei limiti per l’aria nell’ambiente di lavoro: “si misura un valore altissimo su 1 operatore dei 3 monitorati dovuto probabilmente ad un errato utilizzo del campionatore da parte dell’operatore, la misura è stata quindi ripetuta in data 31/5”.

Abbiamo anche il rapporto settimanale successivo in cui vengono riportati i dati della seconda misura, dati che riportano un valore 3 volte superiore al limite:

2013_06_12_Rapporto Settimanale Attività di Monitoraggio Interno al Cantiere copia

Abbiamo recuperato anche il Rapporto di prova emesso dal laboratorio in cui sono state eseguite le analisi, dove viene riportato che ad essere superati non sono i limiti per le polveri respirabili ma quello della Silice Cristallina, il cui valore per quell’operatore è di 73 μg/m3 mentre il limite è di 25 μg/m3 (per rispettare la privacy degli operai abbiamo cancellato i cognomi).

La silicosi è stata nella prima metà del ’900 la più frequente e la più grave fra le malattie professionali, ma non è l’unica conseguenza per la respirazione di silice cristallina. Nel 1997 l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato la silice cristallina nel gruppo 1 degli agenti cancerogeni. Oltre al cancro polmonare la silice cristallina è associata a molte altre patologie. Il limite di 25 μg/m3 è quello stabilito dall’ACGIH (American Conference of Governmental Industrial Hygienist).

Il valore riscontrato per l’operaio della galleria di Chiomonte, superiore di tre volte al limite che tutela la salute, dovrebbe aver messo in allarme chi si occupa dei lavoratori. Curioso però che nell’elenco fatto da Ltf e Arpa dei problemi ambientali nel cantiere Tav (arsenico nelle roccie, ripetuti sforamenti delle polveri sottili e moria dei pesci in Clarea) questo dato non sia stato neppure citato.

Abbiamo invano cercato fra i documenti che Arpa ci ha messo a disposizione altre analisi sulla silice cristallina, ma non abbiamo trovato traccia di questo dato nei rapporti settimanali (anche se in teoria dovrebbe essere analizzata ogni 3 mesi, ma data la lacunosità dei documenti dati da Arpa non azzardiamo conclusioni). Abbiamo però trovato un altro documento che analizza l’aria nell’ambiente di lavoro. L’analisi risale al 30 luglio 2013, 2 mesi e mezzo dopo il primo campionamento. Curiosamente vengono quantificate le polveri respirabili ma non la silice cristallina! Ci sarà sicuramente una buona motivazione per questa mancanza del parametro che era oltre i limiti nell’analisi precedente. Non avendo a disposizione tutti i documenti non possiamo trarre conseguenze da questa mancanza, e ci limitiamo a constatarla. Rimane tuttavia curioso che Arpa ci abbia dato una prima analisi che comprende polveri respirabili e silice cristallina, in cui questo secondo parametro è oltre i limiti. E poi una seconda analisi in cui sono presenti le polveri respirabili ma non la silice.

Come è ovvio i no tav monitorano con assiduità il cantiere e così pure i dati che da li escono. Non ci pare un atteggiamento trasparente da parte di Ltf e Arpa essere omissivi nel rendere pubblici i dati sui monitoraggi ambientali. Se nulla c’è da nascondere non vediamo perchè non mettere a disposizione di tutti questi dati. E soprattutto sarebbe auspicabile che TUTTI i dati fossero pubblici e consultabili. Anche perchè quando saltano fuori dati che superano i limiti consentiti risulta difficile capirne la reale portata se la serie è lacunosa.

Rimane questo allarmante dato sulla Silice, sarebbe curioso sapere come tale sforamento sia stato trattato dal Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione. A guardare le foto che provengono dal cunicolo e dal cantiere qualche dubbio lo abbiamo sulle precauzioni prese e sui Dispositivi di Protezione Individuale adottati. (anche qui per questioni di privacy abbiamo reso non riconoscibili i lavoratori)

interno badile

A più riprese i proponenti l’opera, Ltf e il direttore dell’Arpa hanno cercato di far passare il cantiere di Chiomonte come la terra della salute: aria salubre da respirare a pieni polmoni. Peccato che i dati raccontassero una storia diversa e queste ulteriori analisi sull’aria respirata dai lavoratori nella galleria non fanno che confermare quel quadro.

opeeraio nel fango

polvere sulla strada

polvere dal tunnel

esterno polvere

Rai, sull’Europa pubblicità regresso

di Diego Fusaro – 22/07/2014

Fonte: Lo Spiffero  
Non è sfuggita ai più la pubblicità che la Rai sta facendo da qualche tempo dell’Unione Europea. Non sfugge perché è martellante e ossessiva, ritorna con incredibile frequenza. Ma non sfugge, poi, per il suo taglio sfacciatamente ideologico. Che – a quel che ne so io – nessuna voce si sia levata a denunciarla è l’ennesima prova circa il fatto che stiamo vivendo nell’epoca più ideologica della storia umana, quella che bolla come ideologico ogni pensiero non millimetricamente allineato con il coro virtuoso del politicamente corretto al servizio del monoteismo del mercato ovunque imperante.
 
Poiché – come diceva Althusser – non esistono letture innocenti, dirò subito di che lettura sono colpevole. La pubblicità Rai dell’Unione Europea è vergognosa e inqualificabile. Essa presenta l’Europa odierna come un paradiso, come un sogno finalmente realizzato: nasconde, cioè, il fatto che l’odierna Europa è un vero e proprio lager economico, al cui interno si consumano “tragedie nell’etico” (Hegel) come quella subita dal popolo greco (provate ad andare in Grecia a fare l’elogio dell’Europa!); è una Guernica sociale in cui il capitale celebra le sue orge, uccidendo i popoli e trascinando nell’abisso i lavoratori e le classi medie. Di tutto questo, ovviamente, nella suddetta pubblicità non vi è traccia!
In seconda battuta, la pubblicità Rai presenta agli Italiani l’Europa come un destino ineluttabile, come un fato intrasformabile, come un “processo irreversibile” (sono parole del Presidente Napolitano). Cioè, appunto, come un orizzonte naturale-eterno, né criticabile né trasformabile: come una realtà data a cui occorre adattarsi cadavericamente.
 
Ma non è forse questa la cifra dell’ideologia tanto deprecata nell’odierna epoca che si dichiara anti-ideologica per nascondere il fatto che vi è oggi un’unica ideologia – quella neoliberale – , che si pretende il solo modo naturale di pensare? L’ideologia – Marx docet – ha questo di proprio: naturalizza ciò che naturale non è, riconducendo alla dimensione della natura ciò che invece è storico e sociale, di modo che non lo si debba né possa criticare o trasformare, e ci si limiti a contemplarlo così com’è, proprio come si fa con l’arco alpino o con la distesa marina. E poi l’ideologia – è la sua essenza – mira a sottrarre alla discussione critica ciò che è massimamente discutibile, dirottando la discussione sempre e solo su questioni secondarie, di modo che la “rabbia appassionata” (Gramsci) degli oppressi non si organizzi mai contro la contraddizione principale, resa invisibile dallo spettacolo organizzato dal circo mediatico e dal clero giornalistico. Ancora una volta, se si crede alla TV e alle sue pubblicità, si finisce per amare gli oppressori e odiare gli oppressi! “Per informare, non influenzare”: così recita una scritta che compare nel corso della pubblicità Rai. Excusatio non petita, accusatio manifesta!
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=48956

A GAZA L’IMPERIALISMO PERFETTO

Di comidad del 24/07/2014
 
La scorsa settimana una giornalista inglese, Sarah Firth, ha lasciato l’emittente Russia-Today in quanto, a suo dire, indignata dalle “menzogne” della stessa emittente sul caso del jet di nazionalità malaysiana abbattuto in Ucraina. Sembra un tipico esempio di quel senso dell’asimmetria che caratterizza l’atteggiamento occidentale. Non si capisce infatti perché il mentire debba essere un appannaggio esclusivo dei media occidentali.
Nel 1988, nel corso della guerra Iran-Iraq, la Marina statunitense abbatté un airbus iraniano e, nella circostanza, la propaganda occidentale attuò le medesime tecniche ritorsive. A quel tempo gli USA erano i principali alleati dell’Iraq di Saddam Hussein, e risposero in pratica alle proteste iraniane con un “ve la siete voluta, non si fa volare un aereo civile in mezzo a manovre militari”. I media occidentali non manifestarono alcuna indignazione per le vittime, ed insinuarono che fossero stati gli stessi Iraniani a volere l’incidente per cercare di screditare il nemico.
Che l’abbattimento dell’airbus fosse invece stato un segnale di guerra totale da parte degli USA, fu dimostrato dal fatto che di lì a poco l’Iran fu costretto ad un armistizio con l’Iraq, nonostante che lo stesso Iran stesse vincendo quella guerra. Delle scuse formali ed un parziale risarcimento da parte degli USA alle famiglie delle vittime dell’airbus, arrivò solo sette anni dopo; ma il contesto era radicalmente cambiato: Saddam Hussein era diventato il super-nemico e bisognava ottenere almeno l’acquiescenza dell’Iran.
La menzogna è un’arma di guerra, ed i media sono stati creati per questo. Che la Firth preferisca mentire a pro della Gran Bretagna, piuttosto che della Russia, è del tutto comprensibile, ma, in fatto di menzogne, è proprio la Russia che ha tutto ancora da imparare. In questi giorni il presidente Obama ed il suo segretario di Stato Kerry hanno dimostrato che si può fare molto meglio, semplicemente adottando la tattica del basso profilo.
Nella sua apparizione televisiva dopo l’abbattimento del jet malaysiano, Obama si è abilmente servito della sua dichiarata mancanza di prove contro i ribelli filo-russi per riuscire ad accusarli ugualmente. In tono dimesso, dicendo che non voleva fare propaganda e che aspettava l’inchiesta sul campo, ha detto anche che gli unici possibili colpevoli sono i filo-russi ed, ovviamente, quel malvagio di Putin che li arma. L’impressione dello spettatore è stata di un Obama debole ed esitante, ma l’accusa contro Putin non avrebbe potuto essere mossa in modo mediaticamente più efficace.
Il segretario di Stato Kerry però non è da meno. Attorno a questo personaggio la propaganda di destra scatenò nel 2004 una campagna mediatica tendente a presentarlo come un pacifista ed un filo-islamico. Quando Kerry fu sconfitto da Bush nelle elezioni presidenziali del 2004, le destre celebrarono l’evento come se si fosse trattato di una vittoria contro il comunismo. Destra e “sinistra” non possono essere definite banalmente “uguali”, ma insieme costituiscono un bel gioco delle parti. Ad una destra perennemente sbracata, corrisponde una “sinistra” che ostenta un’ipocrita compostezza. Così, al sionismo sguaiato di un Giuliano Ferrara, si “contrappone” il sionismo dolente e problematico (un contor-sionismo) di un Furio Colombo; ma sempre di sionismo si tratta.
Il gioco delle parti che in ambito politico viene spacciato come confronto tra destra e sinistra, è peraltro riscontrabile anche in molti altri contesti sociali ed organizzativi, anche all’interno delle stesse formazioni politiche, ovunque vi siano interessi e relazioni inconfessabili da coprire. All’atteggiamento pretestuosamente insolente e provocatorio di alcuni, fa da sponda l’atteggiamento da “maestri di cerimonie” di altri, ed in tal modo la comunicazione viene intasata, bloccando ogni tentativo di ritornare alle vere questioni in campo.
Le ipocrite “buone maniere” di Kerry celano di fatto un’arroganza degna di un neocon. Sul caso di Gaza, Kerry ha messo sù una vera e propria messinscena mediatica per defilarsi dalle responsabilità per la strage in atto: un finto “fuori onda” in cui metteva in ridicolo le pretese “chirurgiche” dell’attacco israeliano. Ma nella stessa performance televisiva, Kerry non ha esitato ad avallare il ridicolo vittimismo di Netanyahu, che sarebbe stato “costretto” ad interrompere una comunicazione telefonica con lui per correre al “rifugio antiaereo” (sic!).
Nella vicenda di Gaza gli USA si mostrano al solito come l’alleato fedele e succubo di Israele, ma ormai i dati di fatto dovrebbero smentire queste mistificazioni. Nel 2008 l’operazione “Piombo Fuso”, giustificata con il pretesto della “minaccia” dei soliti razzi Qassam, vide un’aggressione altrettanto vile e feroce contro Gaza da parte dell’esercito israeliano. A quell’epoca si diceva che il principale sostenitore e finanziatore di Hamas fosse l’Iran.
Ancora adesso alcuni media cercano di far passare questa notizia con i più vieti trucchi giornalistici. Il settimanale “Panorama”, in un’intervista – chiaramente fasulla e inventata – ad un anonimo soldato israeliano, tenta di attribuire le posizioni “oltranziste” di Hamas a presunti rapporti con la Siria e l’Iran; e ciò sebbene Hamas si sia schierato contro Assad nel corso dell’aggressione alla Siria, alla quale è rimasto solo l’appoggio dell’Iran e di Hezbollah.
Da tempo quindi il principale finanziatore di Hamas non è più l’Iran. Uno dei più importanti finanziatori di Hamas è invece notoriamente il Qatar, che è stato anche uno dei protagonisti dell’aggressione NATO alla Libia. I recenti soccorsi finanziari alla macchina amministrativa di Hamas da parte del Qatar sono stati riportati persino dalla stampa israeliana.
Un altro sostenitore e finanziatore di Hamas è l’EAU (Emirati Arabi Uniti). EAU e Qatar sono inquadrati in un accordo di partenariato con la NATO dal 2004, ed infatti hanno operato di concerto con il sedicente Occidente sia per l’aggressione alla Libia che per quella alla Siria, ed anche nell’attuale “guerra per il Califfato” in Iraq.
Ancor di più del Qatar e degli Emirati Arabi Uniti, il maggior finanziatore di Hamas è però un Paese membro della NATO a tutti gli effetti, la Turchia. Dal 2010, il presidente turco Erdogan si è assunto il ruolo di primo protettore di Gaza e di Hamas, anche se bisognerebbe entrare nel dettaglio di questa “protezione”, visto che, a tutt’oggi, Hamas non dispone di un armamento che possa fare da deterrente. I razzi Qassam, oltre che quasi innocui, sembrano messi lì apposta per favorire la propaganda israeliana, tanto che – e non da oggi – fioriscono i sospetti che si tratti di un “false flag”.
Qatar, Emirati Arabi Uniti ed Israele, tutti insieme, hanno condotto l’aggressione contro la Siria. Nella vicenda di Gaza gli USA non possono più dare la colpa ad un cattivo esterno, come l’Iran, così come sino all’inizio degli anni ’90 davano la colpa all’URSS ed allo scontro dei blocchi. Oggi tutti gli attori, in modo diretto o indiretto fanno parte della commedia NATO; e ciò vale anche per Hamas, visto il suo appoggio alle aggressioni occidentali contro la Libia e la Siria. Eppure questo rientro nell’assetto imperialistico da parte di Hamas e di Fatah non ha migliorato di una virgola la condizione dei Palestinesi.
Questo è l’imperialismo perfetto, quello che riesce fare anche a meno di un nemico vero, poiché la destabilizzazione mondiale è molto più agevole se ce la si fa tra “alleati”, senza l’imprevedibilità di avversari fuori controllo. Tutte le gerarchie, soprattutto quelle internazionali, si giustificano in nome di un “ordine”, come vorrebbe farci credere anche lo slogan massonico – caro ai Bush ed a Napolitano – del “Nuovo Ordine Mondiale”. In realtà la gerarchia si afferma e si riproduce proprio a scapito dell’ordine.

Traffico pesante in diminuzione al tunnel Fréjus

 di Augusto Grandi, 26 luglio 2014

 Ansa

 Un calo del traffico pesante nel tunnel del Fréjus (-2,20% nel 2013 rispetto all’anno precedente, ma la flessione è del 24,55% rispetto al 2007) non ha impedito alla Sitaf di chiudere il bilancio con un utile di oltre 26 milioni, in progresso del 3,9%, mentre i ricavi sono pari a 135,3 milioni. La Sitaf, che gestisce l’autostrada Torino-Bardonecchia oltre al traforo di collegamento con la Francia, è una società pubblico-privata che vede l’Anas controllare il 31%, il Comune di Torino il 10,6% e la Provincia di Torino l’8,7%.

 Gianni Luciani, amministratore delegato della società piemontese, spiega che il futuro non sarà solo legato a traffico ed asfalto che, pure, continueranno a rappresentare il core business. Sitaf, insieme a Terna, realizzerà un’opera del valore di 800milioni di euro per la sola parte italiana (ed altrettanti sul versante francese), per la posa di un cavo interrato per il trasporto di energia elettrica tra i due Paesi. A partire dal prossimo anno, e per una durata dei lavori di 4 anni, sarà realizzato un cunicolo di 3 metri di diametro che dovrà attraversare viadotti e gallerie. Accanto al condotto sarà ospitata una infrastruttura telematica con 3 fasci di fibre ottiche per il traffico nazionale e due per quello internazionale, oltre alle stazioni per la trasmissione di dati.

 Il progetto è della Musinet, società controllata da Sitaf. E il know how servirà alla Musinet anche per analoghe operazioni a Ventimiglia, sempre tra Francia ed Italia, ed al Gran San Bernardo, tra Italia e Svizzera.

 Ma anche altre società controllate stanno beneficiando di questa diversificazione di Sitaf. La Tecnositaf, che si occupa di tecnologie di controllo per la sicurezza stradale, si è aggiudicata una commessa in Algeria, del valore di 10 milioni di euro.

 Al di là dei benefici economici, queste iniziative di sviluppo consentono di rafforzare il gruppo anche sotto l’aspetto occupazionale. Gli addetti, complessivamente, sono 500 e TecnoSitaf, proprio grazie a questi nuovi interventi, ha assunto 30 giovani ingegneri. Ma Luciani ricorda anche che Sitaf distribuisce in Val Susa – nel cuore della contestazione per l’alta velocità ferroviaria – oltre 13 milioni di euro in stipendi a cui si aggiungono 115mila euro per sponsorizzazioni e donazioni.

 Quanto agli investimenti per il core business, Luciani sottolinea che si sta lavorando alla realizzazione del tunnel di servizio all’attuale galleria del Fréjus, per un investimento di 204 milioni che saliranno a 275 con la successivatrasformazione in seconda canna transitabile regolarmente. I lavori dovrebbero concludersi nel 2019.

Le notizie sono bombe

La guerra culturale in corso è dunque tra un Occidente liberal-totalitario, dove il “circo mediatico” è il nuovo clero, e gli oppositori della globalizzazione (Stati, nazioni, popoli ancora per così dire, borghesi primitivi o comunque non pienamente addomesticati ai processi di ridefinizione delle classi sociali in senso di un primato ideologico e politico neo-borghese come sopra illustrato), considerati tout court soggetti politici e sociali “vecchi”, nostalgici di un passato “totalitario” estinto e sublimato nei radiosi orizzonti della “fine della Storia”, “fuori dalla realtà” e “fuori dal mondo”. Costanzo Preve suddivise il “nuovo clero” politicamente corretto in due ramificazioni tra esse distinte:
– clero regolare (i detentori del sapere universitario scientifico, i professori liberal unificati al dogma di Francis Fukuyama della fine della Storia e dell’estensione della democrazia di libero mercato in ogni angolo del mondo);
– clero secolare (i controllori e gli operatori dei media generalisti, a mezzo tv e stampa, ossia i diffusori presso il volgo del mantra “non c’è alternativa” all’Occidente, alla NATO, all’economia di mercato, al dileguare di ogni forma di socialità e di “economia morale”, all’estinzione dell’idea stessa di comunità, politica, economica o nazionale).

Nell’ambito di questo quadro d’insieme è doveroso descrivere alcuni passaggi relativi al più eclatante caso di manipolazione della percezione, presso l’opinione pubblica, di abusate tematiche lessicali quali “rivoluzione”, “dittatura”, “guerra”, “invasione” ed “annessione” tutt’ora in corso, ossia il caso ucraino del dicembre 2013-giugno 2014.
La Russia (insieme alla Siria, all’Iran ed a qualche Stato latinoamericano disobbediente al padrone a stelle e strisce) è infatti il bad boy da punire, non in quanto significante un manifesto caso d’insubordinazione geopolitica (Putin non è Chavez o Fidel Castro, è chiaro…) bensì perché (per molti versi, insieme alla Repubblica popolare cinese), con la sua stessa esistenza come Stato nazionale retto da una leadership nazional-globalista e non liberal-globalista, con una prospettiva  geopolitica euroasiatica, pone in discussione, in quanto new global palyer, il dominio transatlantico a livello mondiale. Il golpe realizzato in Ucraina tra il dicembre 2013 ed il febbraio 2014 ha potuto contare sullo schieramento a favore della causa di Euromaidan da parte dell’intero “circo mediatico” atlantista occidentale. Le vicende dell’Ucraina ci sono state arbitrariamente raccontate come quelle di un popolo in lotta contro una brutale dittatura repressiva eterodiretta da Mosca, che soltanto il provvidenziale “intervento democratico” occidentale avrebbe potuto aiutare nell’intento di liberare se stesso dal “giogo” imposto dalla Russia, attraverso la successiva integrazione del Paese nelle strutture dell’Unione europea e della NATO. Giornalisti di fama parlarono apertamente della necessità dell’Occidente di «vincere la partita» geopolitica e mediatica con l’«avversario» russo, ponendosi in questo senso non come osservatori, commentatori ed analisti indipendenti ma come attori protagonisti dello scontro militare, economico e mediatico in atto.”

Da La guerra culturale e mediatica dell’atlantismo contro l’Europa. La costruzione di un’opinione pubblica unificata in nome del liberalismo totalitario antitradizionale, relazione presentata da Paolo Borgognone alla rassegna giornalistica nazionale “Passepartout”.
Su gentile concessione dell’autore, il testo è disponibile qui.
http://byebyeunclesam.wordpress.com/2014/07/27/le-notizie-sono-bombe/

INDIPENDENTISTI E SOVRANISTI CONTRO LE SERVITÙ: ARMI ISRAELIANE TESTATE…

videohttps://www.youtube.com/watch?v=9wV_RqmIako


Pubblicato il 25/lug/2014

“Le armi usate nel conflitto della Striscia di Gaza sono state sperimentate nei poligoni sardi”. Lo sostengono gli indipendentisti e sovranisti in Consiglio regionale, che chiede lo stop all’ampliamento delle aree di esercitazione nell’Isola. “Ribadiamo la nostra solidarietà al Popolo Palestinese e la nostra ferma contrarietà a qualsiasi uso del territorio sardo a fini di sperimentazioni militari. Pensiamo che la Sardegna debba essere una terra di pace e per questo motivo pensiamo che le nostre istituzioni non possano più assistere impotenti a quanto sta avvendendo in queste ore a Gaza”. #stopbombingaza
http://www.mercatoliberonews.com/2014/07/indipendentisti-e-sovranisti-contro-le.html