Una misteriosa struttura appare sul fondo della voragine siberiana

voragine

Nuovi elementi vengono fuori dalle analisi di un team di scienziati russi appena tornati dalla prima spedizione dentro il gigantesco buco. Il primo elemento sono i segni di erosione sul bordo scuro del cratere. Il team esplorativo ha trovato un lago ghiacciato sul fondo, formatosi in seguito alla caduta dell’acqua lungo le pareti del cratere, erodendo il permafrost. Il sopralluogo ha appurato che il diametro del buco
è tra i 50 e i 100 metri. «Il cratere ha più la forma di un ovale che di un cerchio, cosa che rende difficile calcolare l’esatto diametro», ha raccontato Andrei Plekhanov dello Scintific Research Center dell’Artico. I ricercatori pensano che il fenomeno si sia formato negli ultimi due anni. Non appaiono tracce di esplosione. Le osservazioni inoltre eliminano la possibilità che un meteorite abbia colpito la regione.  Beh, dobbiamo continuare la nostra ricerca per rispondere a questa domanda – continua Plekhanov- Le ultime sue estati sono state relativamente calde per il Yamal. Forse, questo ha in qualche modo influenzato la formazione del cratere. Ma dobbiamo continuare le nostre ricerche per dire qualcosa di definitivo. Quello che possiamo dire per certo è che è stata un’espulsione nel permafrost e non un’espulsione, quindi non c’è stato rilascio di calore. Comunque, non ho mai visto niente di simile, anche se sono stato molte volte nella regione di Yamal» conclude Plekhanov. Gli esperti spiegano che il fenomeno è forse il segno di un riavvio di un processo che non si vedeva da 8 mila anni, quando il paesaggio di Yamal si è andato formandosi su quello che una volta era un mare.
video https://www.youtube.com/watch?v=6CnnXrKLGdA#t=56
http://www.ladiscussione.com

Pericolo nucleare a Tokio. Non dovrebbe più essere abitata. L’appello di un medico giapponese

Tokyo non dovrebbe più essere abitata e bisogna evacuarla. È la ferma convinzione di un medico giapponese, che mette in guardia i residenti sulla contaminazione radioattiva causata dall’incidente nucleare dell’11 marzo 2011 avvenuto alla centrale di Fukushima Daiichi, in seguito a un terremoto e a uno tsunami.
 
Lo fa nero su bianco, in un saggio indirizzato ai suoi colleghi dal titolo “Perché ho lasciato Tokyo?”,pubblicato nel bollettino dell’Associazione dei Medici di Kodaira. Si chiama Shigeru Mita e si è allontanato dalla città per riavviare la sua professione nel Giappone occidentale. Per lui Tokyo non è più sicura  e, ormai da anni, è pericolosa seriamente per i bambini, per i loro genitori, e per chi nascerà in futuro.
 
Vorrei che i pazienti si recassero in luoghi più sicuri, ma la maggior parte delle persone vuole trasferirsi. Raccomando vivamente a tutti coloro che vivono nella zona a rischio di andare in un posto più sicuro almeno uno o due mesi l’anno. Incoraggio tutti coloro che vivono a Tokyo di effettuare le analisi del sangue il più frequentemente possibile“, spiegava in un’intervista il medico che, dopo 50 anni di attività, ha lasciato la clinica del padre per aprirne un’altra a Okayama.
 
Mita rileva anche che, negli ultimi 10 anni, aveva lavorato per convincere il governo municipale di Tokyo a distribuire pillole di iodio alla popolazione in caso di incidente nucleare. La sua preoccupazione era proprio che un terremoto protesse innescare un tracollo presso la centrale nucleare di Hamaoka. Tutte le sue richieste sono state respinte, con la scusa che non c’era motivo di aspettarsi un tale incidente.
 
Quando il disastro si è verificato – anche se in un impianto diverso da quello indicato – Tokyo non ha agito per proteggere la popolazione e non ha ancora preso alcun tipo di provvedimento. Tuttavia, sulla base di indagini del suolo, la contaminazione da radiazione è chiara anche nell’area metropolitana. E i livelli sono peggiori di quelli di varie parti d’Europa a seguito del disastro di Chernobyl.
 
Prima del 2011, a Shinjuku (la regione di Tokyo, che ospita il governo) si registravano solo 0,5-1,5 Bq/kg. Oggi, nella vicina Kodaira si arriva 200-300 Bq/kg. Tra i 23 quartieri di Tokyo, la contaminazione nella parte orientale è di 1000-4000 Bq/kg e di 300-1000 Bq/kg nella parte ovest. E la situazione sembra peggiorare, per via della pratiche urbane di concentrare i rifiuti solidi in piccole aree come le discariche comunali e gli impianti di depurazione.
 
Ecco perché, dice, i livelli di radiazione a Tokyo sono aumentati negli ultimi due anni“Tokyo non dovrebbe più essere abitata, e … chi si ostina a vivere a Tokyo deve fare pause regolari in zone più sicure”, scrive il medico, convinto che le sorti dei giapponesi siano più che mai simili a quelle diucraini e bielorussi.
 
Roberta Ragni
 

Avvisi orali per 4 militanti No Tav Noterzovalico

post — 24 luglio 2014 at 09:59

Zunysha_05da notavterzovalico –

Nei giorni scorsi sono stati notificati avvisi orali da parte del Questore di Alessandria nei confronti di quattro militanti dei comitati piemontesi No Tav – Terzo Valico. L’avviso orale consiste in un invito a cambiare condotta ed ha la funzione di costituire presupposto per la richiesta di applicazione della sorveglianza speciale nei confronti degli avvisati che non abbiano recepito l’ingiunzione a mutare vita.

Ai quattro militanti No Tav viene contestato di associarsi a persone dalla dubbia moralità (nella fattispecie trattasi degli altri membri dei comitati contrari alla realizzazione del Terzo Valico) e pertanto gli viene fatto divieto di possedere apparati di comunicazione radiotrasmittente, radar, visori notturni, indumenti e accessori  per la protezione balistica individuale, mezzi di trasporto blindati, armi di qualsiasi tipo compresi i giocattoli, prodotti pirotecnici, sostanze infiammabili, nonché programmi informatici ed altri strumenti di cifratura o crittazione di conversazione e messaggi.

Avete letto bene, siamo davanti ad una follia vera e propria considerato che l’unica colpa dei quattro ragazzi non è quella di essere mafiosi o affiliati alla ‘ndrangheta o uomini del Cociv, ma quella di difendere con amore e passione la terra in cui vivono e di farlo insieme a centinaia di donne e uomini che si oppongono alla realizzazione del Terzo Valico. Così, dopo le denunce, gli avvisi di garanzia, le perquisizioni, i fogli di via e le misure cautelari siamo arrivati agli avvisi orali nella disperata ricerca di fiaccare un movimento popolare che continua, nonostante questi atti repressivi, a camminare a testa alta e senza tentennamenti.

Vivessimo in un paese normale questi ragazzi meriterebbero un premio per la passione con cui si occupano di difendere il bene comune e si interessano attivamente alla loro comunità. Invece per loro arrivano gli avvisi orali e per i banditi del Cociv un’infinità di pacche sulle spalle e ringraziamenti per la dedizione con cui lavorano alla devastazione della nostra terra.

Se il Questore di Alessandria Mario della Cioppa e il suo fido scudiere capo della digos Flavio Buffa smettessero di essere ossessionati dai No Tav potrebbero accorgersi che tutte le ditte interessate ai lavori della nuova linea ferroviaria hanno dei curricula spaventosi e magari deciderebbero di avvisare oralmente il signor Pietro Paolo Marcheselli, direttore del Cociv, già condannato per traffico illecito di rifiuti per il Tav del Mugello.

Non ci stancheremo mai di scrivere che magistrature e questure rappresentano la prosecuzione della politica con altri mezzi davanti al fallimento di una classe politica che non è riuscita minimamente a convincere le popolazioni locali della bontà del progetto del Terzo Valico e allora demanda ad altri il compito di reprimere la legittima protesta. La politica e la democrazia, parola sempre più svuotata di senso, hanno già perso sulla questione del Terzo Valico.

Ai quattro ragazzi va la solidarietà piena e incondizionata di tutto il Movimento No Tav – Terzo Valico.

Siamo tutti socialmente pericolosi e non abbbiamo nessuna intenzione di fare un passo indietro. Ci vediamo per le strade il 30 luglio.

Presidio Gravella. Scontri alla moviola.

Non ce l’hanno fatta, non c’è giorno senza cs e idranti. Turi il pacifista la scusa buona per dinuovo titoli denigranti il movimento No Tav.

di Valsusa Report

Diverse centinaia di persone sono rimaste nell’area del presidio No Tav in località Gravela a Chiomonte. Numerosi banchetti con materiali vari, cibo e bevande e un forno che per ore ha sfornato pizze. 

gravella3

Come nel programma del campeggio itinerante presentato il 16 luglio la serata voleva dare un momento di tranquillità e festa per il popolo No Tav.

Intorno alle ore 20 sono cominciate le esibizioni dei gruppi musicali. Sul palco, intervallate dagli aggiornamenti, del blocco in corso in Clarea ad opera degli Over 50 No Tav. Arriva la notizia del fermo di Turi il pacifista, l’accusa è di danneggiamento. Alcuni cavi dell’illuminazione del cantiere, sono stati strappati dalle morsettiere, – nulla di irreparabile, un elettricista esperto,  i contatti li salda e così non si sfilano. forno pizze2

Ma si sa nel cantiere milionario tutto viene dipinto perfetto, anche alle scolaresche, se non poi scoprire che i fili si sfilano – diranno le voci dei presenti. Subito alla notizia è cominciata una battitura ai cancelli. Alcune centinaia le persone coinvolte, pochi gli agenti di guardia; verso le ore 22 giunge un idrante con la scritta sulle portiere, Polizia. Inizia a colpire con i getti a pressione i manifestanti intenti alla classica battitura di protesta, come viene definita dal movimento.

forno pizze

Alcuni colpiti vengono scaraventati a terra, – erano pochi e impauriti , scivolavano sul terreno , prima hanno iniziato a bagnarci con l’idrante la risposta dei più giovani è stata farsi la doccia ridendo, qualcuno, io compreso ci siamo spostati un pò indietro per evitare il bagno tutti continuando la battitura e lanciando slogan e canti – dirà un manifestante. L’innaffiamento abbondante dura più di 15 minuti, l’idrante si scarica e i manifestanti tornano a battere sui guardrail e sul cancello in ferro arrugginito. Arriva la volta del cs, l’area del ponte si impregna del lancio di una dozzina di lacrimogeni, inziano con dei lanci di prova poi a mirano contro. Usciti dai gas , due signori over 60 commentano – ormai sono fuori controllo – indicando gli occupanti dietro alle reti; alcuni lacrimogeni al cs raggiungono il campeggio. Era nell’aria, non si sono tenuti, cosa avrebbero detto al tg di domani? – queste le testimonianze raccolte – Stamattina erano nervosissimi, se non picchiano non sono contenti – e ancora – Oramai sappiamo che devono raccontare bugie, vedrete domani i titoloni con i No Tav cattivi, non esistono buoni e cattivi, qui siamo tutti incazzati dei loro soprusi!!!
Dopo poco tutto è rientrato alla normalità di una festa in presidio con il concerto andato avanti per ore.
lancio cs

 V.R. (27/07/14)

Passività internazionale di fronte al massacro dei palestinesi

Gaza è stata considerata il più grande carcere o campo di concentramento del mondo, con una situazione totalmente diversa da tutti gli altri; quello che lo ha realizzato è il regime di Israele, lo attacca quando vuole e non permette l’ingresso di medicinali, né di acqua, né di energia elettrica, né di qualsiasi altra cosa. In quel grande carcere non c’è un anziano, un bambino, una donna o un adolescente che possa ritenersi in salvo dalla sua aggressività.Le aggressioni del regime di Israele si realizzano con tutti i mezzi aerei, marittimi e terrestri possibili, si è anche ricorso all’utilizzo di armi illegali. Secondo il centro palestinese per i diritti Umani (CPDH), l’Eserito israeliano ha fatto uso di bombe al fosforo  contro il popolo palestinese nella striscia di Gaza.

Il regime di Tel Aviv sostiene che l’obiettivo egli attacchi sono i componenti del Movimento di Resistenza palestinese (Hamas), nonostante che, secondo le cifre consegnate da fonte medica e dal Ministero dell’educazione della Palestina, i bambini e le donne costituiscono la maggior parte delle vittime. Gli incessanti attacchi israeliani hanno prodotto centinaia di morti e migliaia di feriti. Inoltre la scarsezza dei medicinali e mezzi di soccorso ha aumentato a dismisura le vittime anche tra i civili.

Le aggressioni e l’ostilità di questo regime (di Israele) si realizzano mentre le organizzazioni e quei governi che si proclamano “difensori dei diritti umani” sono rimasti in silenzio o si sono limitati a condannare gli attacchi senza nessun altro tipo di azione. Neppure il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che, secondo il suo statuto, dovrebbe essere il principale garante della pace del mondo ha potuto o, meglio dire, non ha voluto mettere fine a queste aggressioni e prendere misure efficaci per sanzionare il regime di Tel Aviv.

Intanto, mentre si realizza un crimine di questa ampiezza, in qualsiasi altro paese o contro lo stesso regime di Israele, di sicuro la situazione sarebbe un’altra; un esempio si può apprezzare in quanto avvenuto ultimamente, poco dopo che l’aereo civile della Malasia Airlines era stato abbattuto in Ucraina. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha convocato subito una riunione urgente ed i suoi rappresentanti, oltre a condannare l’azione, hanno sottolineato l’importanza di di effettuare una approfondita indagine su questo fatto.

Al contrario, nel caso della reazione all’avvenuta aggressione israeliana su Gaza non c’è stato niente di simile. Non solo non hanno condannato gli attacchi contro la popolazione palestinese ma neppure hanno qualificato come aggressore un regime che, con i suoi attacchi sproporzionati con le bombe al fosforo e dardi d’acciaio, sta commettendo crimini di guerra ed ha portato a termine un genocidio nel quartiere di Shejaiya, nella zona est della Striscia di Gaza,dove i palestinesi non possono neppure raccogliere i cadaveri delle proprie vittime per trasferirli negli ospedali.

Nonostante gli appelli e gli sforzi alle Nazioni Unite, nell’Assemblea Generale, per approvare risoluzioni contro il regime israeliano, c’è sempre stato il grande ostacolo del veto degli Stati Uniti a qualsiasi risoluzione di condanna.

Questo nonostante che il regime israeliano si era impegnato, all’atto del suo ingresso nell’ONU, grazie all’appoggio delle superpotenze e di Washington in particolare, ad accettare ed adempiere una serie di condizioni fra cui riconoscere le frontiere stabilite ed il diritto all’autodeterminazione per le migliaia di palestinesi scacciati dalle loro terre a rientrare in patria. Nonostante questo il tempo ha dimostrato che, non soltanto non hanno rispettato gli impegni ma con l’appoggio indiscriminato di USA, Francia e Gran Bretagna, è peggiorata giorno dopo giorno la situazione dei palestinesi così come il blocco di Gaza e gli attacchi indiscriminati contro i civili.

Attualmente, mentre è in corso il massacro dei palestinesi a Gaza, le superpotenze, invece di prendere delle misure per bloccare questo spargimento di sangue nella striscia, il Senato degli Stati Uniti ha approvato in forma unanime la continuazione della guerra contro i palestinesi, lo scorso 11 Giugno 140 deputati della Camera dei Rappresentanti USA ha approvato una risoluzione di appoggio agli attacchi del regime di Netanyahu contro i palestinesi
.

La situazione a Gaza mette in risalto la continua politica del “doppio standard” svolta dall’Occidente in quanto al tema dei diritti umani che gli stessi USA, Francia e Gran Bretagna proposero nella decade degli anni ’80, mediante la quale aprirono alla possibilità di intervento in qualsiasi paese volessero, tramite il pretesto della difesa dei diritti umani.

In questo modo hanno potuto attaccare la Libia sostenendo che il regime di Gheddafi violava sistematicamente i diritti dei suoi cittadini. Con lo stesso pretesto hanno effettuato pressioni su vari paesi , incluso l’Iran, ed interventi diretti in Iraq ed in Afghanistan. Nonostante questo, il problema della violazione dei diritti si è verificato in molti altri paesi senza che le grandi potenze sentissero il bisogno di intervenire. (…..)

Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, con le sue parole, durante questa guerra, ha dichiarato “che Israele si sta difendendo di fronte ai missili di Hamas” ed in questo modo ha preteso di legittimare l’aggressione del regime di Tel Aviv. Forse che non è stato il regime israeliano quello che ha iniziato la guerra ed ha attaccato Gaza con missili, bombe, droni e carri armati? Nelle norme internazionali si enuncia chiaramente che un paese aggredito ha il diritto di difendersi fino a che entra in scena il Consiglio di sicurezza ONU ed è quello che sta facendo la Palestina. Nonostante che Netanyahu, grazie alla luce verde dei suoi soci occidentali, dice che non ci sarà una tregua mentre che seguono gli attacchi di Hamas, come se siano stati questi il detonante della guerra.

Forse che appare logico che uno inizi una aggressione e poi dichiari che è disponibile ad una tregua? Questo è quello che sta accadendo con il regime israeliano che lancia una guerra contro i palestinesi ed i suoi soci propongono un cessate il fuoco. Così il regime, una volta che torna a riorganizzarsi per un’altra guerra non adempie alle condizioni della tregua ed attacca un’altra volta tranquillamente senza preoccupazioni, già che può contare sull’appoggio dei membri del Cons. di Sicurezza.

In questo momento i palestinesi della striscia di Gaza non hanno accesso alle cure mediche, non dispongono di acqua potabile, né di elettricità, qualche cosa che già in tempi di pace causa gravi problemi, incluso se questo avviene durante una guerra e si trasforma in tragedia come quella che sta avvenendo in Palestina. Non bisogna dimenticare che sono bambini, donne ed anziani quelli che stanno perdendo la vita per l’ambizione di potere di alcuni e nell’indifferenza di molti altri. Tuttavia fino a quando si può restare indifferenti davanti alla morte di persone innocenti e seguitare con la politica del doppio standard in appoggio ad un regime che solo pensa a se stesso.

Rasul Gudarzi

Fonte: Hispantv

Traduzione: Luciano Lago
http://www.controinformazione.info/passivita-internazionale-di-fronte-al-massacro-dei-palestinesi/

La marcia No Tav in Valsusa dopo una notte di guerriglia

Oggi parte da Giaglione la mobilitazione pacifica per cancellare gli ultimi scontri

Manifestazione No Tav
MASSIMO NUMA – MAURIZIO TROPEANO
Di nuovo in marcia per un corteo pacifico, popolare e aperto alla famiglie e ai bambini. Il Movimento No Tav ritorna oggi pomeriggio sul sentiero che dal campo sportivo di Giaglione porta al cantiere di Chiomonte: «Ci aspettiamo un’ampia partecipazione», fanno sapere gli organizzatori. L’appuntamento è nel primo pomeriggio di oggi con l’adesione ufficiale del Movimento 5 Stelle e del partito della Rifondazione comunista. Il corteo segna di fatto la chiusura del campeggio itinerante che dalla metà di luglio sta toccando diverse località della Bassa Valle anche se la mobilitazione dei comitati andrà avanti per tutto agosto.

 

L’assedio notturno

Sempre da Giaglione sono partiti i 250 attivisti, in particolare di area autonoma e anarchica, che l’altra notte hanno tentato di avvicinarsi alle recinzioni del cantiere Tav di Chiomonte. Non ci sono riusciti ma una parte del corteo, composta da persone con il volto coperto, ha occupato le corsie dell’autostrada Torino-Bardonecchia, incendiato una ventina di copertoni e alzato barricate a pochi metri dagli automobilisti che si sono trovati di fronte a un muro di fuoco e immersi nel fumo. Salvati dalla polizia stradale che è riuscita a bloccare il traffico appena in tempo. La circolazione è stata ripristinata solo verso le tre di ieri mattina dopo l’intervento dei vigili del fuoco.

 Agente ustionato

Nel corso della manifestazione sono state lanciate, nella parte del cantiere dove ci sono gli impianti di depurazione, decine di bombe-carta contro i poliziotti e i carabinieri del presidio. Un agente, colpito da un ordigno a una gamba, è rimasto ustionato. Poi una lunga sequenza di fuochi d’artificio, diretti soprattutto contro le corsie dell’A32 e solo in parte verso il cantiere. Ieri mattina è stato recuperato, nell’area degli incidenti, i primi così gravi del 2014, un vero e proprio arsenale della guerriglia: borse piene di pietre, bombe-carta, bengala, rudimentali scudi di plastica e una molotov con un innesco di polvere pirica. Alcuni ordigni hanno una gettata di 100-150 metri e sono stati diretti ad altezza-uomo.

 L’inchiesta

La Digos ha controllato le 82 auto con cui gli attivisti sono arrivati, parcheggiate nella frazione Ramat e nel campo sportivo di Giaglione, risalendo così all’identità dei proprietari. Filmati anche gli autori dei vari attacchi, prima e dopo gli incendi e le azioni di natura violenta. Già identificati una prima parte degli attivisti, saranno al più presto segnalati alla procura, dove è stato già aperto un fascicolo.

Le bandiere palestinesi

Ieri pomeriggio nel centro di Bussoleno il movimento No Tav ha organizzato un presidio in solidarietà con il popolo palestinese. Nicoletta Dosio, leader storca del movimento, annuncia: «La Valsusa è a fianco della Palestina e dei popoli oppressi. Oggi alla marcia saremo presenti con le bandiere palestinesi. Chiediamo che l’Italia rompa le relazioni diplomatiche con Israele perché lo schierarsi con la Palestina non siano solo parole vane». Il corteo cercherà di raggiungere le reti del cantiere.

 La Francia mette i soldi

Intanto l’Agenzia francese per il finanziamento delle infrastrutture di trasporto (Afitf) ha stanziato 105 milioni per la galleria geognostica di Saint-Martin-La-Porte, in Savoia. I lavori, al via all’inizio del 2015, segnano la ripresa delle attività di cantiere per la Torino-Lione in Francia. Con questo finanziamento Parigi ha coperto i costi per la realizzazione dell’opera di sua competenza.

No Tav, marcia pacifica in Valsusa Ma nella notte nuovo attacco al cantiere

26/07/2014

Al corteo anche alcuni parlamentari e consiglieri regionali 5 stelle. 
A Chiamparino: «La Valsusa non vuole l’alta velocità». Ferita anche una funzionaria di polizia, colpita all’addome da una pietra. Agenti contusi

Un momento della marcia no tav da Giaglione in direzione Chiomonte. Foto di Dario Nazzaro/Reporters

MASSIMO NUMA
CHIOMONTE
 

No Tav «buoni» di giorno, violenti di notte. Luci e ombre, primo bilancio degli incidenti di sabato notte p La marcia popolare è stata pacifica, come annunciato dagli organizzatori. Ma quando è calata la notte, attorno al cantiere della Torino-Lione sono ripresi i disordini, con un nuovo assalto al cantiere e il lancio di pietre contro le forze dell’ordine – ferita una funzionaria di polizia – che hanno risposto con lacrimogeni e idranti. Una scena già vista molte volte nella Valle di Susa in cui si lavora alla nuova linea ferroviaria ad Alta Velocità. E che cancella di colpo gli slogan, i balli e le canzoni della protesta alla luce del sole. 

 «Turi libero»  

Circa 250 gli attivisti in serata hanno preso d’assalto le recinzioni, nella zona dei vigneti dell’Avana’. A scatenare l’attacco, partito dalla zona di Gravella, dove molti antagonisti si erano radunati alla fine della manifestazione pacifica di oggi pomeriggio, il fermo, a scopo di identificazione, di Turi Vaccaro. Il noto attivista pacifista No Tav, che oggi ha preso parte al sitin in Val Clarea, nei giorni scorsi era stato protagonista di un blitz nella ditta Martina di Susa, impegnata nei lavori della Torino-Lione, e aveva danneggiato un suo mezzo versando acqua e sabbia nel serbatoio. Rilasciato poco dopo il fermo, agli occhi degli antagonisti la notizia che Turi Vaccaro `fosse nelle mani del nemico´ è stata la scintilla che ha acceso la miccia della protesta violenta. E che, dopo l’assalto di giovedì notte a colpi di razzi e bombe carta, ha fatto tornare la guerriglia. «I soliti delinquenti, pronti a vanificare tutto ciò in cui i pochi cittadini valsusini credono», è uno dei numerosi commenti sui social network scatenati dall’azione di forza di questa sera. 

 Espostito Pd: «Come volevasi dimostrare»  

«Come volevasi dimostrare – scrive su Facebook il vicepresidente della Commissione Trasporti del Senato, Stefano Esposito (Pd), noto per le sue posizioni a favore della Torino-Lione -: nel pomeriggio marcia pacifica di un migliaio, scarso, di No Tav senza incidenti, stasera la solita teppaglia anarco/autonoma. Spero ne arrestino qualcuno». L’attacco rappresenta una sconfitta per il movimento che nel pomeriggio aveva sfilato pacificamente per i sentieri della Val Clarea con le bandiere e, al collo, il foulard del treno crociato di rosso. E che, con slogan, balli e canti, aveva respinto l’accusa di essere «a due facce» mossa dal presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, proponendo di sé stesso l’immagine di «un popolo sempre in marcia per difendere il proprio futuro». 

 Sindacato Sap: «Cercano di far male»  

Massimo Montebove, consigliere nazionale del Sap osserva che «i numeri sempre più bassi di attivisti in una delle manifestazioni tradizionalmente, negli anni scorsi, più partecipate, dimostra che la maggioranza dei valsusisini ha colto finalmente il pericolo della deriva estremista del movimento No Tav, votato al sabotaggio e alla violenza fine a se stessa. Gli scontri di giovedì, con il lancio di bombe-carta contro gli agenti è il segno di una volonttà di fare male alle persone, sino alle più estreme conseguenze».

Chiamparino: “Basta con la retorica del popolo No Tav buono e pacifico”

26/07/2014

Il presidente della Regione: queste violenze sono intollerabili, il Pd deve prendere una posizione netta»

“Renzi ha dato forti segnali politici sull’asse Nord-Sud, andando al Brennero e alla apertura della Brebemi: serve anche per la Tav»

MAURIZIO TROPEANO

TORINO
Il centrodestra, naturalmente, ci mette del suo nel sottolineare l’ambiguità del Pd sul tema Tav. Ma una domanda analoga – «da che parte sta il Pd» – potrebbe arrivare anche dalle forze economiche e produttive del Piemonte e così Sergio Chiamparino, massima carica istituzionale piemontese del partito la mette giù così: «In Valsusa sono tornate le scene di vera e propria guerriglia, quando si blocca un’autostrada e si incendia un tunnel non c’è altra parola da usare. Mi sembra difficile continuare con questa retorica del popolo No-Tav buono e pacifico, è del tutto evidente che quando vogliono farsi vedere buoni e pacifici organizzano manifestazioni con le bande musicali e poi invece in altre situazioni lanciano le bombe».

 La sua posizione è chiara. Resta da capire quella del Pd.

«Serve una reazione efficace a livello locale, perchè tutti devono rendersi conto che se non si pone rimedio ben presto nessuno vorrà più andare in Valsusa per investire o per fare turismo. E il Pd piemontese deve prendere in mano questa situazione».

 E quello nazionale?

«Il presidente Renzi nei giorni scorsi ha dato forti segnali politici sull’asse Nord-Sud, andando al Brennero e alla apertura della Brebemi, lo invito a Chiomonte per dare un segnale altrettanto chiaro anche sull’importanza dell’asse Est-Ovest. La sua presenza qui completerebbe quel messaggio».

 Presidente Chiamparino, Sandro Plano, sindaco Pd di Susa, afferma di appartenere al popolo buono No-Tav….

«Difficile trovare qualcosa di buono nel bruciare i copertoni per impedire la circolazione su un’arteria internazionale o usare le bombe carta. Dobbiamo impedire che la Valsusa resti in mano ad estremisti e a chi usa il cantiere come una palestra di allenamento per l’antagonismo».

 Gli amministratori Pd valsusini si sono sempre detti a favore di una protesta popolare, pacifica e legale….

«Sono dieci anni che non capisco quale sia la posizione del Pd valsusino sulla Torino-Lione. Dal punto di vista del Pd il problema è nelle mani degli organismi di garanzia. Non sono un fan delle sanzioni amministrative ma credo che questi amministratori debbano smettere di venire a Torino per spiegare che loro lo fanno per cercare di cavalcare il malcontento. Sono contro la Tav? E allora lascino il partito. Da questo punto di vista sono più coerenti i militanti dei centri sociali».

 Addirittura?  

«Plano e gli altri sindaci non hanno capito che stanno portando la Valsusa in un cul-de-sac. Come si fa a tollerare la guerriglia dell’altra notte? Io non credo si possa chiedere di più alle forze dell’ordine. Tocca alla politica intervenire: dobbiamo sconfiggere politicamente Plano».

 Intanto i pochi sindaci che si sono schierati a favore del progetto si dicono delusi dalla Stato per via delle compensazioni: tante promesse, niente certezze. Che cosa farà adesso la regione?

«Nei prossimi dieci anni in Valsusa si possono spendere 200 milioni in progetti di sviluppo. Credo che sarebbe meglio realizzare questi progetti in accordo con le amministrazioni locali e non malgrado le amministrazioni locali».

[M.tr.]

Disordini al cantiere Tav dopo la marcia pacifica finita dei mille

http://torino.repubblica.it/cronaca/2014/07/26/news/disordini_al_cantiere_tav_dopo_la_marcia_pacifica_finita_con_un_flop-92480905/A scatenare l’ira degli attivisti l’identificazione del pacifista Turi Vaccaro. La polizia ha risposto con i lacrimogeni e getti. d’acqua. Ferita un’agente

di FEDERICA CRAVERO, CARLOTTA ROCCI e FABIO TANZILLI

 

26 luglio 2014

 Disordini al cantiere Tav dopo la marcia pacifica finita dei mille
Il pacifista Vaccaro, identificato 

La marcia è stata pacifica come annunciato. Ma dopo lo scenario è cambiato. Attorno al cantiere, quando è calata la notte, sono scoppiati disordini. Così è andato in scena uno scenario visto già tante volte nelle estati della Valsusa al tempo della Tav. Tutto è cominciato intorno alle dieci: circa 250 manifestanti si sono riuniti a ridosso delle reti nella parte bassa del cantiere, dal lato dell’Avanà, in zona Gravella dove nel pomeriggio si erano radunati  alcuni antagonisti. Sono iniziati lanci di pietre e altri oggetti contro polizia, carabinieri e guardia di finanza. Le forze dell’ordine hanno risposto con il lancio di lacrimogeni e getti d’acqua per disperdere i manifestanti. Secondo la testimonianza di alcuni No Tav i lacrimogeni hanno raggiunto anche il campeggio degli attivisti, allestito vicino al cantiere. Ad originare l’attacco è stata l’identificazione da parte delle forze dell’ordine di Turi Vaccaro, l’attivista pacifista che oggi ha partecipato al sit in Val Clarea e che nei giorni scorsi era stato protagonista di un blitz nella ditta Martina di Susa dove aveva danneggiato un mezzo versando nel serbatoio dell’acqua e della sabbia. Il fermo di Turi è stata la scintilla che forse tutti attendevano. Così in Valsusa si è riaccesa la notte dei fuochi. Nel bilancio finale c’è una poliziotta ferita da un sasso alla schiena.

La fotogallery/Sfila il popolo No Tav

Nel pomeriggio, invece, la protesta contro la Tav aveva rinunciato a razzi e bombe carta, ma soltanto slogan, canzoni e balli. Una protesta pacifica contro la Torino-Lione, l’ennesima del popolo No Tav, che non vuole però sentir parlare del movimento “a due facce”, come ha fatto il presidente della Regione Sergio Chiamparino poche ore dopo l’ultimo attacco al cantiere di Chiomonte. “Su di noi ne abbiamo sentite di tutti i colori – hanno detto -: il fatto che ci sarebbe un’alternanza di manifestazioni pacifiche e violente è una deduzione che fanno altri e che non appartiene a noi”. Della serie “non siamo buoni a giorni alterni”, dicono mentre sfilano lungo i sentieri della val Clarea, il foulard con il treno crociato di rosso al collo. I boschi sono gli stessi che due notti fa hanno visto esplodere la guerriglia su cui ora indaga la procura di Torino. Gli stessi anche i motivi della protesta, l’opposizione alla nuova linea ferroviaria ad Alta Velocità.

Dall’archivio/Chiamparino: basta con la retorica dei No Tav buoni

Il corteo – cinquecento manifestanti secondo alcuni, almeno un migliaio secondo altri, comunque meno del solito se confrontati con analoghe marce del passato che avevano richiamato in Val Clarea anche diecimila persone – parte dal campo sportivo di Giaglione e termina a Chiomonte. Tutto senza incidenti, come già annunciato nei giorni scorsi dagli organizzatori, sotto lo sguardo attento della polizia che ha aspettato i manifestanti dietro i jersey piazzati in una strettoia del sentiero che porta verso il cantiere. Lì la ‘marcia popolare’ si è divisa in due: un centinaio di persone, i più anziani, in basso, a dare vita ad un sit in a pochi metri dalle forze dell’ordine; gli altri attivisti, alcune centinaia hanno invece proseguito arrampicandosi sulla montagna, fino a battere pietre e bastoni sulle grate che delimitano l’area strategica dei lavori.
Tra loro anche parlamentari e consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle. “La manifestazione pacifica di oggi – dicono gli esponenti grillini – è la migliore risposta alle farneticazioni di Chiamparino”, che ha detto “basta alla retorica dei valligiani buoni” e ha auspicato un “segnale forte e nitido”, come la visita del premier Renzi al cantiere di Chiomonte.

“Il vero volto del movimento No Tav è quello visto oggi – ribattono i grillini -: migliaia di cittadini che marciano insieme per far valere i propri diritti. Adesso chi racconta falsità sulla Val di Susa e su coloro che la difendono deve fare i conti con la realtà”

Chiomonte, in serata lacrimogeni sul campeggio

post — 27 luglio 2014 at 11:17

scontri-no-tav-29-febbraio21Dopo la partecipata marcia del pomeriggio, diverse centinaia di persone sono rimaste nell’area del presidio NO TAV in località Gravela a Chiomonte. Numerosi banchetti con materiali vari, cibo e bevande e un forno che per ore ha prodotto ottime pizze.

Verso le 20 sono cominciate le esibizioni dei gruppi musicali sul palco intervallate dagli aggiornamenti sull’iniziativa in corso in Clarea e, dopo la notizia del fermo di Turi per il danneggiamento di alcuni cavi dell’illuminazione del cantiere, è cominciata una battitura ai cancelli.

Alcune centinaia le persone coinvolte, molto pochi gli agenti di guardia; verso le 22 è giunto l’idrante che per un quarto d’ora ha innaffiato abbondantemente l’area del ponte insieme al lancio di una dozzina di lacrimogeni di cui alcuni hanno raggiunto il campeggio.

Dopo questa ennesima dimostrazione di nervosismo da parte della polizia si è rientrati al presidio e i concerti sono ripresi.