Processo contro 4 attivist* NOTAV – 30 Giugno 2014

di LaSpia

Questa volta ho sperimentato una forma di supporto diversa dalle altre volte, più artigianale e “divertente da vedere, ma che poco si presta alla scansione e alla pubblicazione: il diario a fisarmonica al posto del tradizionale taccuino. Riporto così delle fotografie fatte con la mia macchinetta fotografica, trascrivendo inoltre le parti scritte a mano magari poco comprensibili a monitor.

Torino, 30 Giugno 2014. Aula Bunker delle Vallette.

Questa mattina la sveglia (per me) suona decisamente presto: sono le 5:00del mattino, mi alzo,accendo il pc e invio le ultime e-mail di lavoro, poi preparo la borsa, i diari, le matite e mi metto di corsa in viaggio per raggiungere Torino prima possibile.

Arrivare al carcere delle Vallette ,infatti, non è semplice e in tangenziale non esistono cartelli che diano una mano in tal senso.

Arrivata presso l’entrata principale del carcere (dove fermano anche i bus, per intenderci), prendo il sentiero che mi ha insegnato Gianni e questa volta, a distanza di qualche mese dall’ultimo processo a cui avevo partecipato, trovo a darmi il benvenuto delle alte piante di mais che, naturalmente, la scorsa volta non c’erano! Indecisa sul da farsi, taglio per la strada esterna e mi avvio a piedi al parcheggio della “famosa” aula bunker.

 

Non sono la prima ad arrivare, insieme a me trovo tanti attivisti amici di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò. Sono venuti tutt* a salutarli.

Prima di entrare nella “gabbia”, passo i due controlli di rito: registrazione dei documenti prima, svuotamento della borsa con scansione completa del corpo nel caso in cui possa avere qualcosa di nascosto nelle tasche, nelle mutande o nel reggiseno.

Una volta dentro comincio subito a disegnare, voglio cercare di riprendere la follia che queste sbarre trasmettono e il forte senso di oppressione.

Ad un certo punto alzo la testa e Chiara è lì, chiusa in una delle tante gabbie. Si sporge come può e saluta tutt* noi. Appena la vediamo, altr* compagn* si arrampicano alla meglio e le parlano, la salutano. Una ragazza richiama l’attenzione di Chiara, le chiede se la posta arriva a destinazione, se le arrivano le lettere. Chiara risponde con un cenno: “così così”…

 

Il processo ha inizio e, grazie a Massimo di Tg ValleSusa (sono sua collaboratrice) ho la possibilità di accedere al settore degli avvocati e dei giornalisti. Sono molto contenta di questo perché da qui – manco a dirlo- la visuale è migliore e posso distinguere le facce. Non perdo tempo e mi metto al lavoro.

Ora ai/alle 4 imputat* hanno fatto cambiare cella e sono vicini a dove mi trovo io.

Le guardie penitenziarie sono tantissime.

 

Questo per me è il secondo processo a cui prendo parte e faccio fatica a capirne subito le dinamiche. Più che altro guardo le persone, osservo gli atteggiamenti e noto come le guardie carcerarie coprano i/le 4 attivist* NoTav quando quest* vogliono far vedere un foglio al resto dei/delle compagn*.

Oggi ci sono tanti testimoni, più che altro dipendenti al lavoro nel cantiere di Chiomonte, dove è stato incendiato l’ormai famoso compressore.

Tutti i lavoratori ripetono la stessa cosa al giudice, ovvero che no vogliono essere ripresi dalle telecamere.

Io non sono una telecamera e nemmeno una macchina fotografica, posso quindi continuare il mio lavoro e disegnare sul diario!

 Il primo teste riporta la situazione da lui vissuta nel momento in cui fuori bruciava il compressore: si trovava in galleria e, ad un certo punto, ha sentito entrare fumo dalla bocchetta di ventilazione, fumo acre che pizzicava il naso, bruciando naso e gola… che sia fumo di lacrimogeni, aggiunge una giornalista a me vicina?

La cosa particolare è che non tutti hanno gli stessi ricordi… le versioni non coincidono.

Coincide invece un punto: in un determinato momento le bocchette di areazione del tunnel invece di aria spingevano in galleria fumo che prendeva naso e gola impedendo di respirare, fumo che brucia gli occhi.

(nda: particolare la testimonianza di un perforatore Geomont che, a differenza di altri teste, dice di aver portato a termine quel giorno il lavoro senza accorgersi del baccano fuori dal tunnel)

Gli avvocati della difesa introducono la questione del lancio di lacrimogeni da parte delle forze dell’ordine, lacrimogeni il cui uso sarebbe vietato (ufficialmente) per via della loro tossicità , ma sull’argomento vengono zittiti e si continua con le domande sulla pericolosità (??) delle fiamme.

Fiamme che qualcuno non nota e che qualcun altro vede particolarmente alte!

Mancano all’appello alcuni teste, poi è la volta di due agenti del Quinto Reparto mobile di Torino.

Da profana mi accorgo che sono molto preparati e le loro testimonianze risultano dettagliate se confrontate con quelle degli operai.

Sembra di capire che quella sera stavano quasi aspettando l’arrivo dei NoTav ma nessuno dei due agenti ha potuto ammettere di aver visto fisicamente un braccio lanciare qualcosa.

Si parla del lancio di oggetti.

Per il momento (ed è una mia conclusione) l’unico fatto certo è il lancio di lacrimogeni.

In ultimo viene mostrato il video girato il giorno seguente l’incendio del compressore (nda: nel diario ho sbagliato ed ho scritto inceneritore al posto di compressore…!) video che mostra i sentieri adiacenti al cantiere con rimasugli di fuochi artificiali (artifizi pirotecnici) cesoie metalliche, una maschera antigas, un binocolo, ecc.ecc.

Gli avvocati della difesa insistono che il video mostrato non risulta agli atti e loro non sapevano nulla di tale girato. Padalino smentisce.

Riprendo velocemente Chiara che si è aggrappata alle sbarre e ascolta giudice e avvocati mentre si accordano sulle nuove date delle udienze. Si riprenderà a Settembre, dopo un mese di meritate vacanze.

Nel frattempo i/le 4 NoTav rimarranno inutilmente a soggiornare in carcere.

(LaSpia 21/07/2014)

Processo contro 4 attivist* NOTAV – 30 Giugno 2014ultima modifica: 2014-07-22T11:32:04+02:00da davi-luciano
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