Appello del Partito Comunista Italiano ai fratelli in Camicia Nera. (P. Togliatti), 1936

E pensare che Palmiro Togliatti era definito “Il MIGLIORE”; chissà come saranno stati gli altri.

Agli operai e ai contadini,
Ai soldati, ai marinai, agli avieri, ai militi,
Agli ex-combattenti e ai volontari della guerra abissina,
Agli artigiani, ai piccoli industriali e ai piccoli esercenti, Agli
impiegati e ai tecnici,
Agli intellettuali,
Ai giovani,
Alle donne,
A tutto il popolo italiano!
Italiani!
L’annuncio della fine della guerra d’Africa è stato da voi salutato
con gioia, perché nel vostro cuore si è accesa la speranza di veder,
finalmente, migliorare le vostre penose condizioni di esistenza.
Ci fu ripetuto che i sacrifici della guerra erano necessari per
assicurare il benessere al popolo italiano, per garantire il pane ed
il lavoro a tutti i nostri lavoratori, per realizzare – come disse
Mussolini – “quella più alta giustizia sociale che, dal tempo dei
tempi, è l’anelito delle moltitudini m lotta aspra e quotidiana con
le più elementari necessità della vita”, per dare terra ai nostri
contadini, per creare le condizioni della pace.
Sono trascorsi parecchi mesi dalla fine della guerra d’Africa, e
nessuna delle promesse che ci vennero fatte è stata ancora mantenuta.
Anzi, le condizioni delle masse sono peggiorate con la fine della
guerra africana; mentre si accresce di giorno in giorno per il nostro
paese, la minaccia di esser trascinato in una guerra più grande, in
una guerra mondiale.
Perché le promesse che vengono fatte al popolo non sono mai
mantenute? Perché il nostro popolo non riesce a risollevarsi, e viene
gettato nelle guerre a ripetizione che dovrebbero salvarlo dalla
miseria e che aumentano, invece, sempre di più la sua miseria?

Italiani!
La causa dei nostri mali e delle nostre miserie è nel fatto che
l’Italia è dominata da un pugno di grandi capitalisti, parassiti del
lavoro della Nazione, i quali non indietreggiano di fronte
all’affamamento del popolo, pur di assicurarsi sempre più alti
guadagni, e spingono il paese alla guerra, per estendere il campo
delle loro speculazioni ed aumentare i loro profitti.
Questo pugno di grandi capitalisti parassiti hanno fatto affari d’oro
con la guerra abissina; ma adesso cacciano gli operai dalle
fabbriche, vogliono far pagare al popolo italiano le spese della
guerra e della colonizzazione, e minacciano di trascinarci in una
guerra più grande.
Solo la unione fraterna del popolo italiano, raggiunta attraverso
alla riconciliazione tra fascisti e non fascisti, potrà abbattere la
potenza dei pescicani nel nostro paese e potrà strappare le promesse
che per molti anni sono state fatte alle masse popolari e che non
sono state mantenute.
L’Italia può dar da mangiare a tutti i suoi figli.

Italiani!
Il nostro paese può dar da mangiare a tutti i suoi figli e non ha da
temere, come una disgrazia, l’aumento della popolazione.
Guardate, figli d’Italia, fratelli nostri, guardate i gioielli
dell’industria torinese, le mille ciminiere di Milano e della
Lombardia, i cantieri della Liguria e della Campania, le mille e
mille fabbriche sparse nella Penisola, dalie quali escono macchine
perfette e prodotti magnifici che nulla hanno da invidiare a quelli
fabbricati in altri paesi.
Tutta questa ricchezza l’avete creata voi, operai italiani: l’ ha
creata il vostro lavoro intelligente e tenace, accoppiato al genio
dei nostri ingegneri e dei nostri tecnici. Guardate, figli d’Italia,
le nostre campagne dove si è accumulato il lavoro secolare di
generazioni di contadini. Sì, il nostro è il paese del sole,
dell’azzurro cielo e dei fiori; ma la nostra Italia è bella
soprattutto perché i nostri contadini l’ hanno abbellita con il loro
lavoro.
Queste opere le avete create voi, con il vostro lavoro, operai
italiani, voi che avete fatto dare al nostro popolo il nome
di “popolo di costruttori”.
Noi abbiamo ragione di inorgoglirci. Questa Italia bella, queste
ricchezze sono il frutto del lavoro dei nostri operai, dei nostri
braccianti, dei nostri ingegneri, dei nostri tecnici, dei nostri
artisti, del genio della nostra gente.
Ma questa ricchezza non appartiene a chi l’ ha creata.
Essa è nelle mani di poche centinaia di famiglie, di grossi
finanzieri e di capitalisti, di grandi proprietari fondiari, che sono
i padroni effettivi di tutta la ricchezza del paese, che dominano
l’economia del paese.
Questo pugno di dominatori del paese sono i responsabili della
miseria del popolo, delle crisi, della disoccupazione. Essi non si
preoccupano dei bisogni del popolo, ma dei loro profitti.
A questa gente non importa che milioni di operai e di braccianti
siano senza lavoro, che migliaia e migliaia di giovani vivano
nell’ozio forzato, che la gioventù uscita dalle scuole non trovi una
occupazione, mentre utilizzando tutta questa grande forza, oggi
inoperosa, si potrebbero moltiplicare le ricchezze del paese.
I pescicani capitalisti affamano il popolo, gettano sul lastrico gli
operai, aumentano lo sfruttamento degli operai che lavorano e
abbassano il loro salano, provocano la rovina dei contadini, dei
piccoli industriali, dei piccoli commercianti, e degli artigiani; e
quando il popolo è caduto nella miseria gli dicono che bisogna fare
la guerra, che bisogna andare a farsi ammazzare per riempire le loro
casseforti.
I pescicani non vogliono pagare le conseguenze della crisi che essi
hanno provocata, anzi, si fanno pagare da tutta la Nazione i miliardi
necessari a colmare il passivo delle loro aziende!
I pescicani impongono al popolo una spesa annua di sei miliardi di
lire per la preparazione della guerra!
E per tenere a freno il popolo affamato, per imporgli i più duri
sacrifici, i pescicani hanno bisogno di un forte apparato di polizia
che costa al paese più di un miliardo all’anno.
Quarantatre milioni di italiani lavorano e penano per arricchire un
pugno di parassiti.
Sono questi grandi magnati del capitale che impediscono l’unione del
nostro popolo, mettendo fascisti e antifascisti gli uni contro gli
altri, per sfruttarci tutti con maggiore libertà.
Sono questi parassiti del lavoro nazionale e del genio italiano che
hanno tolto ogni libertà al popolo, hanno imbavagliato i lavoratori,
i tecnici, gli intellettuali, fascisti e non fascisti, per sfruttarli
meglio ed asservirli; sono questi grandi razziatori della ricchezza
del paese che hanno corrotto la nostra vita pubblica, arricchendo
certi alti funzionari e gerarchi dello Stato e del Partito fascista,
che ieri erano poveri ed oggi hanno ville, automobili e capitali
investiti, – per farsene degli strumenti servizievoli; sono questi
briganti che ci portano alla guerra, perché la guerra aumenta
enormemente i loro profitti ed offre loro la possibilità di nuove
ladrerie, di nuove ladrerie, grandi accumulazioni di ricchezze.
Popolo Italiano!
Unisciti per liberare l’Italia da queste canaglie che dispongono
della vita di quarantatre milioni di italiani, che affamano il nostro
paese, e lo portano alla rovina, alla guerra in permanenza; unisciti
per far pagare ai pescicani le spese della guerra e della
colonizzazione!

[..]

I comunisti fanno proprio il programma fascista del 1919, che è un
programma di pace, di libertà, di difesa degli interessi dei
lavoratori […]
Lottiamo uniti per la realizzazione di questo programma…
FASCISTI DELLA VECCHIA GUARDIA! GIOVANI FASCISTI!
Noi proclamiamo che siamo disposti a combattere assieme a voi
LAVORATORE FASCISTA, noi ti diamo la mano perchè con te volgiamo
costruire l’Italia del lavoro e della pace, e ti diamo la mano perchè
noi siamo, come te, figli del popolo, siamo tuoi fratelli, abbiamo
gli stessi interessi e gli stessi nemici, ti diamo la mano perchè
l’ora che viviamo è grave, e se non ci uniamo subito saremo
trascinati tutti nella rovina [.] ti diamo una mano perchè vogliamo
farla finita con la fame e con l’oppressione. E’ l’ora di prendere il
manganello contro i capitalisti che ci hanno divisi, perchè ci
restituiscano quanto ci hanno tolto
[…]

Popolo Italiano!
Noi comunisti italiani combattiamo per rovesciare il dominio dei
capitalisti nel nostro paese, per strappare dalle mani dei
capitalisti che le monopolizzano le ricchezze del nostro paese e
restituirle al popolo che le ha prodotte; noi combattiamo per fondare
in Italia uno Stato in cui ogni cittadino abbia il diritto al lavoro
e a ricevere una rimunerazione a seconda della quantità e qualità del
lavoro fornito, per ogni cittadino abbia diritto al riposo pagato ed
a tutte le assicurazioni sociali e per la vecchiaia, a spese dello
Stato; uno Stato in cui ogni cittadino abbia diritto alla istruzione
gratuita, da quella elementare a quella superiore; uno Stato di
lavoratori liberi in cui tutti i cittadini abbiano la più completa
libertà politica, di pensiero, di organizzazione e di stampa, uno
Stato che sia nelle mani dei lavoratori, governato dai lavoratori. In
uno Stato simile la disoccupazione sarà distrutta per sempre, le
crisi saranno abolite, le ricchezze del paese saranno messe a
profitto di tutto il popolo.
I nostri giovani, i nostri ingegneri, i nostri tecnici avranno largo
campo di sviluppare le loro capacità; e tutti lavoreranno un minor
numero di ore al giorno, migliorando le proprie condizioni materiali
e culturali.
I contadini non peneranno più sulla terra che non è loro.
La cultura che oggi è ristretta e compressa avrà uno sviluppo mai
raggiunto nel nostro paese.
Noi vogliamo fondare una Italia forte, libera e felice, come forte
libera e felice e la Unione dei Soviet, dove in questi giorni 170
milioni di lavoratori discutono la nuova Costituzione, la Carta della
libertà, lo Statuto di una società di lavoratori liberi. La vittoria
del programma dei comunisti, in Italia, sarà la libertà assicurata
dalla disciplina cosciente del popolo padrone dei propri destini,
sarà il pane e il benessere e la cultura garantiti a tutta la
popolazione lavoratrice, sarà la politica della pace e della
fraternità tra i popoli, garantita dal popolo al potere.
Noi comunisti difendiamo gli interessi di tutti gli strati popolari,
gli interessi dell’intera Nazione.
Perché la Nazione è il popolo, è il lavoro, è l’ingegno italiano,
perché la Nazione italiana è la somma di tutte le sofferenze e le
lotte secolari del nostro popolo per il benessere, per la pace, per
la libertà, perché il Partito Comunista, lottando per la libertà del
popolo e per la sua elevazione materiale e culturale, contro il pugno
di parassiti che l’affamano e la opprimono, è il continuatore e
l’erede delle tradizioni rivoluzionarie del Risorgimento nazionale,
l’erede e il continuatore dell’opera di Garibaldi, di Mameli, di
Pisacane, dei Cairoli, dei Bandiera, delle migliaia di Martiri ed
Eroi che combatterono non solo per l’indipendenza nazionale
dell’Italia, ma per conquistare al popolo il benessere materiale e la
libertà politica. Nella lotta per questo grande ideale di giustizia e
di libertà, diecine di comunisti sono caduti, e migliaia sono stati
condannati in questi anni a delle pene mostruose. Centinaia di questi
eroici combattenti per la causa del .popolo languono nelle prigioni e
nelle isole di confino. Diecine, .tra di essi, sono nelle prigioni da
dieci anni. Uomini come Antonio Gramsci, Umberto Terracini, Mauro
Scoccimarro, Gerolamo Li Causi, Giovanni Parodi, Battista Santhià,
Adele Bei, e cento e cento altri, il fiore della classe operaia e del
popolo italiano, i difensori eroici della cultura italiana e degli
interessi del paese che essi amano di un amore che non ha l’eguale,
ed al quale hanno dedicato la loro vita, – non hanno indietreggiato
di fronte a nessun rischio per proclamare la necessità della
riconciliazione del popolo italiano per fare l’Italia forte, libera e
felice.
Ma questo programma non potrà essere realizzato se non con la volontà
del popolo. Oggi il popolo non vede ancora possibile la lotta per
tale programma. Oggi il ‘popolo vuole risolvere i problemi più
urgenti ed attuali che lo angosciano, vuole risolvere i problemi più
urgenti del pane, del lavoro, della pace e della libertà per tutti; e
noi siamo col popolo, e facciamo appello alla sua unione e alla sua
riconciliazione perla conquista di queste rivendicazioni
indilazionabili.
Il programma fascista del 1919 non è stato realizzato!
Popolo Italiano!
Fascisti della vecchia guardia!
Giovani fascisti!
Noi comunisti facciamo nostro il programma fascista del 1919, che è
un programma di pace, di libertà, di difesa degli interessi dei
lavoratori, e vi diciamo:
Lottiamo uniti per la realizzazione di questo programma […]
Niente di quanto fu promesso nel 1919 è stato mantenuto.
I sindacati, sottratti alla libera direzione degli operai, sono
ridotti alla funzione. di impedire agli operai di far pressione sul
padronato per difendere i diritti dei lavoratori. L’assemblea
parlamentare è comandata dai pescicani e dai loro funzionari, e
nessuna voce indipendente vi si leva a difesa degli interessi sacri
del popolo. Voi rendete omaggio alla memoria di Filippo Corridoni. Ma
l’ideale per il quale Corridoni combatte tutta la vita fu quello di
conquistare alla classe operaia il diritto di essere padrona del
proprio destino. Il sindacalismo di Corridoni espresse la lotta degli
sfruttati contro gli sfruttatori, e sognò la vittoria degli
sfruttati, la loro redenzione dall’oppressione capitalistica.
Fascisti della vecchia guardia!
Giovani fascisti!
Noi proclamiamo che siamo disposti a combattere assieme a voi ed a
tutto il popolo italiano per la realizzazione del programma fascista
del 1919, e per ogni rivendicazione che esprima un interesse
immediato, particolare o generale, dei lavoratori e del popolo
italiano. Siamo disposti a lottare con chiunque voglia davvero
battersi contro il pugno di parassiti che dissangua ed opprime la
Nazione e contro quei gerarchi che li servono.
Perché la nostra lotta sia coronata da successo dobbiamo volere la
riconciliazione del popolo italiano ristabilendo la unità della
Nazione, per la salvezza della Nazione, superando la divisione
criminale creata nel nostro popolo da chi aveva interesse a spezzarne
la fraternità.
Dobbiamo unire la classe operaia e fare attorno a questa la unità del
popolo e marciare uniti, come fratelli, per il pane, per il lavoro,
per la terra, per la pace e per li libertà.
Dobbiamo ristabilire la fiducia reciproca fra gli italiani; liquidare
i rancori passati; smetterla con la pratica vergognosa dello
spionaggio che aumenta la diffidenza, dobbiamo risuscitare il
coraggio civile delle opinioni liberamente espresse: nessuno di noi
vuoi cospirare contro il proprio paese: noi vogliamo tutti difendere
gli interessi del nostro paese che amiamo.
Amnistia completa per tutti i figli del popolo che furono condannati
per delitto d’opinione. Abolizione delle leggi contro la libertà e
del Tribunale Speciale, che colpiscono i difensori del popolo, che
difendono gli interessi dei nemici del popolo e dell’Italia.
Diamoci la mano, figli della Nazione italiana! Diamoci la mano,
fascisti e comunisti, cattolici e socialisti, uomini di tutte le
opinioni. Diamoci la mano e marciamo fianco a fianco per strappare il
diritto di essere dei cittadini di un paese civile quale è il nostro.
Soffriamo le stesse pene. Abbiamo la stessa ambizione: quella di fare
l’Italia forte, libera e felice. Ogni sindacato, ogni Dopolavoro,
ogni associazione diventi il centro della nostra unità ritrovata ed
operante, della nostra volontà di spezzare la potenza del piccolo
gruppo di parassiti capitalisti che ci affamano e ci opprimono. […]
Ilya Golosov.
Zuyev workers’ club.
Mosca 1926
Ilya Golosov. Zuyev workers’ club. Mosca 1926
Giuseppe Terragni.
Novocomum,
Como 1927
Giuseppe Terragni. Novocomum, Como 1927

Slovénie : DES ÉLECTIONS AVEC UN FUTUR DIFFICILE EN PERSPECTIVE ET UN REGIME AGONISANT

Luc MICHEL pour EODE Press Office /

avec Dvenik – Agence slovène STA – Finance – Slovenia Times – AFP – Mladina –

Le Courrier des Balkans – Osservatorio Balcani e Caucaso / 2014 07 14 /

http://www.facebook.com/EODE.monitoring

http://www.eode.org/category/eode-international-elections-monitoring/international-elections-survey/

EODE - Elections news SLOVENIE (2014 07 14) FR 1

« Les élections anticipées se tiennent donc dans un climat électrique. Moins de 50% des électeurs sont attendus aux bureaux de vote. Un taux de participation faible, néanmoins supérieur à celui des élections européennes du 25 mai »

– Le Courrier des Balkans.

 « Crise, corruption, discrédits des élites : le tableau noir de la Slovénie (…) En Slovénie, les gouvernements tombent, se suivent, et se ressemblent. De politique de centre-droit en politique de centre-gauche, et d’un scandale financier à un autre, la population se sent délaissée et sombre dans le mécontentement généralisé … »

– Osservatorio Balcani e Caucaso.

 # I – L’ANALYSE DES ELECTIONS DU 13 JUILLET 2014 ET DE LA CRISE SLOVENE

 Les Slovènes ce dimanche ont plébiscité un juriste sans expérience politique lors des élections législatives anticipées, dans l’espoir de mettre un terme à l’instabilité politique et économique dont souffre ce petit pays de la zone euro.

 Car la Slovénie, ex économie-phare de l’ancienne Fédération yougoslave de Tito, est aujourd’hui un Etat en crise économique et politique grave au sein de l’UE. Avec une population désenchantée qui ne croit plus au parlementarisme …

 UN NOVICE EN POLITIQUE ET UNE CLASSE POLITIQUE SANS CREDIT …

 “Je crois que les gens voient dans notre parti celui qui sera à même (…) de sortir le pays de la crise et d’en faire un État à nouveau stable et normal”, a déclaré le grand favori du scrutin, Miro Cerar, un professeur de Droit réputé après avoir voté dans la banlieue de Ljubljana. Ce spécialiste du Droit constitutionnel, très apprécié dans une partie du pays, a fondé son “Parti de Miro Cerar” (SMS) il y a quelques semaines seulement avec une poignée d’universitaires et d’entrepreneurs. Il était crédité de 31% des suffrages dans les derniers sondages.

 « Sa campagne, axée sur un retour de la morale en politique, a rencontré un écho favorable dans la population, lasse des scandales de corruption de ces dernières années », dit l’AFP. “Je pense que les nouveaux venus en politique peuvent être une chance”, pour le pays, indique à l’AFP Nina Pirnat, la quarantaine, après avoir voté. “En particulier s’ils collaborent avec d’autres partis”. Mais le nom même du parti, centré sur un seul homme novice en politique, révèle sa faiblesse et son absence de principes idéologiques.

 Le chef du Parti démocratique slovène (SDS, droite conservatrice), Janez Jansa, qui arrivait en deuxième position dans les sondages avec environ 24%, purge d’ailleurs actuellement une peine de prison pour corruption. L’ancien Premier ministre conservateur, tête de liste de son parti aux élections, a mené depuis sa prison une campagne électorale très active via Twitter et interviews à des journaux alliés.

 Quatre autres partis – il faut franchir la barre des 4% nécessaire pour entrer au Parlement, qui compte 90 sièges – jouaient les challengers : le ‘parti des retraités’ (Desus), le parti social-démocrate (SD, ex-communiste), le parti chrétien populaire ‘Nova Slovenja’ (Nsi, membre du PPE) et l’’alliance pour Alenka Bratusek’.

 LA CRISE ECONOMIQUE GRAVE ET L’INSTABILITE POLITIQUE RECURENTE

 Autrefois considéré comme un élève modèle de la zone euro, comme elle l’avait été de la Seconde Yougoslavie de Tito (1945-1991), la Slovénie est plongée dans la tourmente depuis la crise économique de 2008. A la récession s’est greffée une instabilité politique devenue chronique. Trois gouvernements ont été renversés en trois ans.

 Fin 2013, le pays balkanique issu de l’ex-Yougoslavie est passé à deux doigts de la faillite en raison d’une crise de son secteur bancaire, qui croule sous les créances douteuses. Une recapitalisation d’urgence lui a permis d’éviter le recours à un plan de sauvetage européen, mais au prix d’une explosion de la dette à plus de 70% du Produit intérieur brut (PIB).

 La Première ministre sortante Alenka Bratusek, qui avait appliqué depuis un an comme son prédécesseur Janez Jansa une douloureuse politique d’austérité sous la surveillance de l’Union européenne, a démissionné en mai après avoir été désavouée par son parti de centre gauche ‘Slovénie Positive’. « Les observateurs doutent que ces élections puissent ramener le calme et la plupart en prédisent déjà de nouvelles d’ici un an » commente l’AFP.

 L’agence Standard & Poor’s – au rôle éminemment négatif, ici comme partout ailleurs – a récemment mis en garde contre l’instabilité politique susceptible de mettre en péril les réformes économiques en cours, notamment les impopulaires privatisations. Miro Cerar a exprimé ses réserves à ce sujet, de quoi inquiéter les marchés. Alenka Bratusek a décidé de geler le processus en attendant la formation d’un nouveau gouvernement.

 L’agence de notation financière s’est inquiétée aussi des faibles perspectives de croissance dans le pays, qui est tout de même parvenu à sortir de la récession au premier trimestre. Le taux de chômage reste élevé avec plus de 13%.

 « LA SLOVÉNIE ESPÈRE AVOIR TROUVÉ SON SAUVEUR » (AFP)

 « La Slovénie espère la fin de la folie politique qui a régné ces dernières années grâce au grand vainqueur des élections législatives, le professeur de droit Miro Cerar, mais la crise budgétaire en cours risque de lui compliquer la tâche. Ce Dimanche, ce juriste de 50 ans sans expérience politique ni programme clair a donc remporté le scrutin anticipé avec 34,6% des voix selon les derniers résultats partiels publiés ce lundi. Son “Parti de Miro Cerar” (SMC) créé il y a quelques semaines seulement avec une poignée d’universitaires et d’entrepreneurs, a axé toute sa campagne sur un retour de la morale en politique.

 “Le message du vote est que les gens en ont assez de toute sorte de folie politique, la remise en cause du système juridique, les querelles (…), et l’acceptation aveugle des programmes dictés par Bruxelles”, résume le quotidien DVENIK dans un éditorial.

Alenka Bratusek avait « appliqué une sévère cure d’austérité au pays, et lancé un programme de privatisations pour rétablir les finances publiques, sous la surveillance resserrée de l’Union européenne ». Un chemin dont Miro Cerar aimerait s’écarter autant que faire se peut. “La Slovénie va suivre les recommandations de l’Union européenne pour sortir de la crise économique, financière et sociale, mais en cherchant les moyens les plus adéquats pour s’y conformer”, a-t-il déclaré.

 UN VAINQUEUR DEJA AU PIED DU MUR

 « Pour Miro Cerar, le temps des réponses évasives sur ses projets pour le pays est révolu » soulignaient lundi les analystes politiques et les médias. « Si le nouveau gouvernement ne lance pas rapidement des nouvelles mesures pour l’économie, alors il ne durera pas longtemps », prédit le président de la Chambre de commerce slovène Hribar Milic dans un entretien à l’agence slovène STA.

 « Il sera difficile de remplir toutes les attentes », prédit la politologue Tanja Staric. « La Slovénie a besoin d’un gouvernement capable de tenir un mandat entier. Actuellement, nous ne sommes toujours pas sûrs que nous pourrons l’avoir », estime-t-elle.

 LES CARTES POLITIQUES REDISTRIBUEES

 Sept partis, dont celui de la Première ministre sortante Alenka Bratusek (centre-gauche), seront représentés dans le nouveau Parlement, qui compte 90 sièges :

 – Le Parti de Miro Cerar (SMC) a obtenu 34,8% des suffrages, ce qui correspond à 36 sièges dans une assemblée qui en compte 90, un score qui lui donne un mandat clair contrairement aux précédents gouvernements.

– Le Parti démocrate slovène (SDS) – une formation de centre droit – a fini en deuxième position, avec 20,7% des voix.

– Le Parti des retraités Desus obtient un peu moins de 10% des voix.

– Alors que le nouveau Parti de la gauche unie (ZL, gauche) a surpris en recueillant plus de 7% des suffrages, ce qui en fait le 4e force politique du pays.

– En revanche, l’ancien parti de Mme Bratusek, Slovénie positive, dirigé par le maire de Ljubljana Zoran Jankovic, est loin des 4% des voix nécessaires pour entrer au parlement (avec seulement 2,5%). Il avait remporté les précédentes élections de décembre 2011.

 Miro Cerar, qui dispose de 36 sièges sur 90 au Parlement, a entamé dès ce lundi des consultations en vue d’une coalition. Tous les partis parlementaires se sont dits prêts à discuter, à l’exception du Parti démocratique slovène (SDS) du conservateur Janez Jansa. Qui purge une peine de prison de deux ans pour corruption, mais dirige toujours son parti, ce qui en dit long sur l’état de la classe politique slovène. Arrivé deuxième avec 20,7% des suffrages, le parti a dénoncé des élections “injustes” en raison de l’emprisonnement de son leader et annoncé qu’il boycotterait les sessions au Parlement.

 Les experts jugent le plus probable une alliance de Miro Cerar avec le parti des retraités ‘Desus’, troisième force du pays, les sociaux-démocrates (SD, anciens communistes), voire le Parti d’Alenka Bratusek, qui est parvenu de justesse à entrer au Parlement et à passer la barre des 4% requise.

 Le professeur est notamment attendu au tournant sur les privatisations des entreprises slovènes, très impopulaires et qu’il a aussi remis en question, souligne le quotidien FINANCE. “Si le nouveau gouvernement devient irrationnel, nous ne pouvons rien attendre de bon”, redoute le journal.

 # II – UNE FAIBLE PARTICIPATION QUI REVELE LE DIVORCE D’UNE PARTICRATIE CORROMPUE AVEC UNE GRANDE PARTIE DE LA POPULATION

 “J’espère que la participation sera élevée et j’espère que les gens vont vraiment montrer qu’ils en ont assez et qu’ils veulent du changement”, déclare à l’AFP Urska, une mère de 35 ans, partisane de Cerar, après avoir mis son bulletin dans l’urne. La participation était en baisse dimanche matin de plus de 3% par rapport aux précédentes élections législatives de décembre 2011, avec près de 15,5% des électeurs qui se sont déplacés, contre 18,7% il y a deux ans et demi.

 “J’aime bien Cerar mais je ne pense pas qu’il puisse faire grand-chose”, estime de son côté Slokan Marija, un retraité. “Mais ce serait bien que les choses changent, nous ne pouvons pas vivre comme ça pour toujours”.

 A noter que dans « les pays de l’est de l’UE »,  les Elections européennes de Mai 2014 ont vu globalement leur taux de participation chuter. En Slovénie, il est passé de 28,37% à 20,96%, indice d’une désaffection profonde et majoritaire de la population pour le régime parlementariste …

 DES MAIRIES AU SOMMET DE L’ETAT SLOVENE : LA GANGRENE DELA CORRUPTION ET DES TRAFFICS

 L’abstention révèle le divorce de la population avec une classe politique discréditée et corrompue. « Zoran Janković, chef de l’opposition de gauche et maire de Ljubljana, est sous le coup d’une procédure judiciaire pour une vaste affaire de corruption. De son côté, le Premier ministre Janez Janša, fait déjà l’objet d’une procédure pour trafic d’armes. Depuis son indépendance en 1991, la Slovénie tente de se présenter comme un pays moderne, respectant l’état de droit. Les turpitudes de sa classe politique rappellent pourtant les scandales qui éclaboussent d’ordinaire le reste des Balkans », analyse L’OSSERVATORIO BALCANI E CAUCASO.

 Un discrédit, amorcé en 2011, et qui touche l’Etat slovène lui-même. « Durant la première moitié du mois de mars (2011), la police a mené une enquête criminelle d’envergure dans différentes villes slovènes. Pensant enquêter au départ sur une banale affaire de corruption et de délits économiques, les policiers ont en fait découvert une véritable affaire d’État impliquant plusieurs hauts responsables politique. Crime organisé, corruption, chantage, trafics d’armes et d’explosifs, la palette de ces criminels en col blanc serait large », commentait alors le SLOVENIA TIMES.

 Politiciens, oligarques locaux (la plaie de l’Est, que seul Poutine a mise au pas), pour tous la culture de l’impunité règne en Slovénie. « Si le Premier ministre, Janez Jansa, accusé de corruption depuis plusieurs années, refuse d’abandonner son poste, pourquoi les autres le feraient-ils ? Plusieurs maires slovènes ont déjà été condamnés pour leur mauvaise gestion des finances publiques, mais ils ignorent la justice. Certains députés, eux aussi condamnés, refusent de démissionner.L’élite politique slovène se moque des décisions de justice, les présentant comme faisant partie d’un complot politique », dénonçait en Février 2013 MLADINA, le plus influent hebdomadaire slovène.

 LA REVOLTE DE L’HIVER 2012-2013

 Bien vite oubliée, la révolte populaire de l’Hiver 2012-2013 a été un coup de semonce, bien vite oublié par la particratie slovéne.

 « Ça ne vous suffit pas ? Que faut-il encore pour que les choses changent ? » titre en une en Février 2013 MLADINA, l’hebdomadaire de Ljubljana, en référence aux violences qui avaient alors secoué le pays.

 Depuis fin novembre 2012, la Slovénie était en proie à des manifestations contre la politique d’austérité, dont certaines avaient dégénéré en bataille rangée avec les forces de l’ordre. A Maribor, les protestataires avaient fini par obtenir, le 6 décembre 2012, la démission du maire, Franc Kangler. Sous la pression de la rue également, le Premier ministre Janez Jansa avait annoncé la tenue d’élections législatives anticipées ainsi que plusieurs réformes dans le système politique afin de faire baisser la tension.

 « Jadis considérée comme un îlot de stabilité dans la région, la Slovénie est durement touchée par la crise. Le système bancaire, rongé par des crédits à l’origine douteuse, est considéré comme le plus grand problème par les agences de notation et le pays est souvent cité comme le prochain candidat possible à une aide européenne » commentait MLADINA. En janvier 2013, les syndicats de la fonction publique avaient appelé à la tenue d’une grève générale « pour protester contre la politique d’austérité du gouvernement ».

 L’échec annoncé de Miro Cerar et l’autisme de la classe politique slovène annoncent inévitablement une nouvelle révolte …

 Luc MICHEL

 Photo : Miro Cerar vote pour les élections législatives à Ljubljana, le 13 juillet 2014 (Photo de Jure Marovec – AFP).

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CRISI: LAVORATORI STRANIERI IN FUGA DA SPAGNA, -19% DAL 2007

 (ANSA) – MADRID, 15 LUG 

La crisi economica ha provocato in Spagna un esodo dei lavoratori stranieri: dal 2007 a oggi se ne sono andati in 385 mila, pari al 19 per cento. Moltissimi sono tornati ai Paesi di origine – soprattutto sudamericani – altri hanno scelto Germania, Gran Bretagna e Francia per cercare una nuova occupazione. A fine maggio – secondo un rapporto di Randstad, società specializzata nella ricerca di risorse umane – su 16.643.000 lavoratori, 1.609.000 erano stranieri, cioè il 9,7%. Nel 2007, invece, la percentuale dei lavoratori stranieri era del 10,4% salita addirittura all’11,1% nel 2008. Ad andare via sono soprattutto gli uomini: sette anni fa vi erano 1.228.000 lavoratori e 767.000 lavoratrici straniere mentre oggi vi è stato un livellamento: 858.800 uomini, 750.000 donne. Per settori, quello delle costruzioni registra il maggior calo di occupati stranieri (-3,8%), seguito da industria (-2%), servizi (-1,2%) e agricoltura (-0,3%). La Spagna è uno dei Paesi dell’UE con il maggior tasso di disoccupazione: secondo il ministero del lavoro sono 4,6 milioni, pari 25,93%; gli esperti prevedono che il suo mercato del lavoro non crescerà almeno fino al 2015.

(ANSA). AND 15-LUG-14

Pieghevole campeggio itinerante definitivo e docufilm di Fulvio Grimaldi

Fulvio Grimaldi presenta il docufilm FRONTE ITALIA-PARTIGIANI DEL 2000, dai No Tav ai No Muos, i  NO della resistenza”  al presidio No Tav di Vaie, Val di Susa, il 18 luglio alle 21.00.
L’evento si inserisce nella grande marcia nazionale No Tav dal 17 al 23 luglio da Avigliana a Venaus. Il film illustra, sullo sfondo dello scenario mondiale dei crimini dell’imperialismo e del neoliberismo, i principali poli di resistenza popolare alle aggressioni a territorio, ambiente, comunità e sovranità nazionale.
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L’ITALIA E’ FINITA

Sig Presidente, PENSI A QUANDO IL LAVORO LO PERDONO I GENITORI DI QUEI GIOVANI?

Crisi, il disastro dei disoccupati over 50: dal 2008 l’incremento è del 147%

 di Fabrizio Fiorini

 Con tutto il rispetto dovuto alla figura del Presidente della Repubblica, per imprescindibile senso civico nonché ai sensi dell’art. 278 del codice penale, nonché per la riverenza dovuta alla sua carica istituzionale e costituzionale che – dice la stessa Carta – dovrebbe avere come caratteristica primaria quella di “rappresentare l’unità nazionale”, quindi tutte le componenti sociali, anche i proscritti, gli esclusi, i diseredati, è tuttavia d’obbligo contestare all’ottuagenario Capo dello Stato una qualche lentezza nelle sue constatazioni, una vagamente scarsa avvedutezza nella rilevazione dei fenomeni sociali, politici ed economici che riguardano non già l’ovattato mondo dei mercati finanziari, bensì la vita e spesso, purtroppo, la mera sopravvivenza di milioni di connazionali.

 Nel corso della recente visita nella Venezia Giulia, il presidente ha affermato, lapidario: “se i giovani non trovano lavoro, l’Italia è finita”. E se ne accorge ora, signor Presidente? Lei è nella politica e nelle istituzioni da oltre sessant’anni e se ne accorge ora? Non potrà dire anche lei: “eh, ma è la crisi”; non è stato un fenomeno istantaneo, che uno si sveglia la mattina e “c’è la crisi”. Non c’è stata una guerra lampo, non hanno bombardato le fabbriche, non hanno chiuso le università e le scuole, non hanno spruzzato il diserbante sui campi e avvelenato i pozzi da un giorno all’altro. L’Italia, signor Presidente, è finita da un bel po’. Non è facendo assumere un migliaio di giovani al call-center o all’Ikea che si risolve tutto.

 A voler essere pignoli, Eccellenza, l’Italia è già “finita” centinaia di volte da quando Lei abita le stanze del potere. E’ finita, negli ultimi anni, ogni volta che un suo compatriota si è messa la corda al collo perché non aveva più di che sfamare la famiglia. E’ finita ogni volta che un governo ha preso denaro in prestito da una banca centrale chiedendolo indietro, con un sistema fiscale predatorio, ai propri cittadini. E’ finita nel 2003, quando è stato dato un colpo mortale ai diritti dei lavoratori gettandoli in pasto a ogni sorta di sfruttatori. E’ finita ogni volta che si è deciso di mantenere un immigrato clandestino piuttosto che aiutare un connazionale, perché così volevano la Caritas, Confindustria e i salotti della “sinistra”.

 E’ finita, l’Italia, nel 2002, quando abbiamo adottato la “moneta unica”; ed è finita nel 1992, quando abbiamo delegato alla Banca centrale il potere di decidere il tasso d’interesse con cui ci deve essere prestato il denaro; ed è finita nel 1981, quando l’ultimo residuale potere del ministero del Tesoro sulla Banca è stato cassato per legge. E’ finita ogni volta che la penna di un politicante ha servilmente firmato il trattato di Schengen, quello di Maastricht, il Patto di stabilità, il Fiscal compact.

E’ finita, signor Presidente, ogni volta che un nostro soldato è stato mandato a morire per guerre d’aggressione al seguito degli americani; ogni volta che è stato leso l’onore dei nostri fanti, dei nostri marinai, dei nostri paracadutisti, dei nostri avieri costretti a uccidere innocenti iracheni, afghani, serbi.

 L’Italia non rischia di finire nel 2014, perché Ella si è accorto che il 40% dei giovani non ha lavoro. E’ finita negli anni Novanta, quando avete detto “privatizziamo tutto” e tutti saremo più ricchi. Quando avete dismesso l’industria dello Stato, quando avete ucciso l’agricoltura, quando avete delegato a una cricca di eurocrati il potere di decidere anche come schiacciare l’uva e come tagliare il grano.

L’Italia è finita nel bagagliaio della R4 in cui è morto Aldo Moro, sulle spiagge della Tunisia in cui è morto Craxi, colpevoli di aver timidamente proposto modelli di sviluppo “non allineati” a questa povera Repubblica. E’ finita sull’aereo di Enrico Mattei. E’ finita a piazza Fontana, a Ustica, sul treno Italicus, alla stazione di Bologna, quando i poteri d’oltreoceano decisero di mantenere un “ordine politico” cercando di minare l’ordine pubblico.

 E’ finita, questa povera Italia, negli anni sessanta e negli anni settanta, quando le forze sane del Paese furono fatte scannare nelle piazze in nome di un “antifascismo” e di un “anticomunismo” da operetta, in una guerra di artefatti e velenosi “opposti estremismi”. E’ finita quando ci siamo inchinati alla Nato, all’Unione Europea, è finita ogni volta che una bandiera a stelle e strisce è stata piantata su una delle oltre cento basi militari che occupano il Paese da settant’anni a questa parte.

E’ finita ogni volta che viene stroncata una voce libera, ogni volta che un concittadino finisce in carcere per reati d’opinione, ogni volta che viene applicata la censura sul libero pensiero.

 Qualcuno, Eccellenza, non cade più nell’imbroglio. L’Italia non rischia affatto di finire: questa Italia, la vostra Italia, è già finita. E’ finita nel 1945, quando una buona parte della Sua generazione, in intelligenza col nemico, perse la guerra e la consegnò, da Lampedusa al Brennero e unitamente al destino di milioni di cittadini, in mano al potere apolide della finanza, alla dittatura atlantica del capitalismo selvaggio, alla tirannia del pensiero unico, al magma indistinto dell’omologazione, al mesto destino della perdita di ogni identità.

 Alla nostra generazione invece, e a quelle che verranno, il compito di mutarne le sorti, di raddrizzarne la schiena, di svegliarne la coscienza. Ad majora.

 Fonte: Rinascita.eu

Dramma lungo i binari alla Pieve, 34enne si getta sotto un treno

suicidi? Quali suicidi in Italia? Solo i lavativi si suicidano, dicono i magnapane a tradimento
MACERATA – Il giovane, Marco Pucci, si è tolto la vita buttandosi sotto il convoglio che da Fabriano viaggiava verso Civitanova. Dopo aver abbandonato l’auto poco distante, ha raggiunto la ferrovia e atteso il passaggio della littorina. Per amici e familiari un gesto inspiegabile
lunedì 14 luglio 2014 –
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Il luogo del dramma e in alto la foto di Marco Pucci
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La salma sul luogo dell’incidente
di Sara Santacchi
(foto-servizio di Lucrezia Benfatto)
Tragedia alla Pieve di Macerata dove questa mattina poco dopo le 10,30 un giovane di 34 anni, Marco Pucci, maceratese, si è buttato sotto il treno che da Fabriano viaggiava verso Civitanova. Impossibile per il conducente arrestare il convoglio. Sul posto per gli accertamenti sono intervenuti la polizia ferroviaria di Fabriano, il Norm dei carabinieri di Macerata e il 118. Secondo i primi accertamenti l’uomo avrebbe lasciato la sua auto, una Fiat Stilo di colore blu, nel distributore dismesso poco lontano dal punto in cui poi si è buttato. Non lontano dal corpo senza vita del giovane, in un canneto, sono state ritrovate le chiavi della vettura e alcuni mozziconi di sigaretta. Sembra, dunque, che il giovane abbia attraversato il terreno che separa il distributore dai binari e atteso l’arrivo del treno nascondendosi tra le canne ai lati della ferrovia, dopo una semicurva che compie il tracciato del cammino ferrato. Vedendo arrivare la locomotiva, poi, in base alle tracce rilevate dagli inquirenti, il giovane si è lanciato sui binari sotto il treno, non lasciando il tempo al conducente del convoglio di frenare. Il giovane è stato travolto, morendo sul colpo.
 
Pucci, figlio di due insegnanti, lavorava da casa per una agenzia di recupero crediti di Ancona. Familiari e amici sono rimasti sconvolti una volta saputo del tragico gesto di Marco, nulla poteva far pensare che il giovane potesse meditare di togliersi la vita. Non sarebbero stati trovati biglietti per spiegare il gesto.
Il treno è rimasto fermo circa un’ora e mezza. A bordo c’erano una trentina di passeggeri. Alle 14,53 il traffico ferroviario è ripreso.
(ultimo aggiornamento alle 18,15)

Clashes in Paris as thousands march against Israel offensive

Clashes in Paris as thousands march against Israel offensive
July 13, 2014 4:18 PM
A protester wearing a kaffiyeh and wrapped in a Palestinian flag raises his fist on July 13, 2014 in Paris

Parigi palestina

But clashes erupted at the end of the march on Bastille Square, with people throwing projectiles onto a cordon of police who responded with tear gas.

The unrest continued early Sunday evening as police announced six arrests had been made.

A small group tired to break into two synagogues in central Paris, a police source told AFP.

Riot police dispersed the group, with two members of the Jewish community and six officers slightly injured in the ensuing scuffle, the source said.

Prime Minister Manuel Valls condemned the attempted synagogue stormings “in the strongest possible terms”.

“Such acts targeting places of worship are unacceptable,” he said in a statement.

– ‘Profoundly shocked’ –

“I am profoundly shocked and revolted. This aggression towards the Jewish community has taken an absolutely unacceptable turn,” Joel Mergei, president of the Israelite Central Consistory of France, told AFP.

Paris Mayor Anne Hidalgo called for “calm in the face of tensions” in the Middle East.

In the northern city of Lille, meanwhile, between 2,300 and 6,000 people protested peacefully, according to differing figures provided by the police and organisers.

The descent into violence in the Gaza Strip began on June 12 when three Israeli teenagers were kidnapped and later murdered, triggering a major military crackdown on Hamas in the West Bank and an escalation of rocket fire from Gaza.

The brutal revenge killing of a Palestinian teenager by Jewish extremists on July 2 added further fuel to the fire, turning into an all-out conflict on July 8 when Israel launched an air campaign against Gaza militants.

The Palestinian death toll from Israel’s punishing air campaign has hit 168.

So far, no Israelis have been killed, although militants in Gaza have pounded the country with about 715 rockets since the fighting began, around 160 of which have been intercepted by the Jewish state’s Iron Dome defence system.

“I came to say no to this massacre,” Amid Hamadouch, 30, told AFP at the Paris protest while it was still peaceful, with a sticker reading “Boycott Israel, Racist State” on his jacket.

“They are bombing innocent people. There are missiles being launched by Hamas, but the Israeli response is disproportionate. They are attacking the civilian population and not Hamas officials.”

The crowd, very young, shouted slogans such as: “We Are All Palestinians!” and “Only One Solution, End the Occupation!”.

Many protesters carried banners on which they had stuck photos taken from the Internet, reportedly showing Palestinian children killed or injured, houses razed to the ground or clouds of smoke emerging from bombed districts in Gaza.

According to the UN Office for the Coordination of Humanitarian Affairs, a majority of those killed in Gaza so far — 70 percent — have been civilians, of whom 30 percent were children.
http://news.yahoo.com/clashes-paris-thousands-march-against-israel-offensive-201808294.html

MI CHIAMAVO PENNA,SONO MORTO FELICE…MA…

Bruno Pollacci

Se potete, riflettete…
io sono morto oggi!! vorrei che dedicaste 5 minuti a leggere la mia storia perché non sia vana.

penna
Sono entrato in canile a 3 mesi e mi hanno chiamato PENNA. Non era un canile “lager” ma un normale canile sovraffollato del centro nord italia, e lì ho aspettato che qualcuno si accorgesse di me…Ho aspettato…ho aspettato per 13 lunghi anni! Naturalmente non ero solo in gabbia e i miei compagni di prigionia non sono certo stati teneri , sono stato morso tante volte e più di una volta ho rischiato di morire perché non mi facevano mangiare , ma io ho resistito..e poi finalmente un angelo di nome Monica si è accorto di me! Ha deciso di tirarmi fuori di li e di darmi qualche mese di felicità. Mi ha affidato a delle sue amiche, Sandra e Silvana, che si sono prese cura di me! Ero ridotto malino ,magro e tutto storto dall’artrosi…Mi ricordo che quando sono arrivato a casa loro era inverno e mi avevano preparato un lettone morbido davanti al calorifero …Io non sapevo cosa fosse una casa e quel meraviglioso calduccio, ed ho passato 2 giorni li con la schiena appiccicata al calorifero! Per me era il paradiso!! Nonostante tutti i pronostici mi sono ripreso. Nessuno avrebbe mai creduto che avrei vissuto ancora per quasi 3 anni e in questi 3 anni sono stato amato e coccolato , ho avuto la pappa buona,ho dormito al caldo e in un letto morbido , ma la vecchiaia non si può fermare!! Ora sono morto , ma sono morto felice , perché qualcuno mi ha dato una speranza e qualche anno di felicita , ma non posso non pensare che se Monica non mi avesse salvato, di me ora non resterebbe niente , non una foto , non un ricordo , nessuno piangerebbe la mia morte ! E questa purtroppo é la sorte che tocca a tanti cani che passano tutta la vita in canile , nell’ indifferenza generale , perciò prima di far nascere nuovi cani pensa a me! E prima di comprare un cane invece di adottarne uno pensa a me!! E se puoi tira fuori un cane anziano dal canile…anche un solo giorno di felicità può riscattare una intera vita di sofferenza!!

“Spesi dieci milioni per proteggere il cantiere di Chiomonte dagli attacchi dei No Tav”

http://torino.repubblica.it/cronaca/2014/07/14/news/spesi_dieci_milioni_per_proteggere_il_cantiere_di_chiomonte_dagli_attacchi_dei_no_tav-91525956/

Lo ha rivelato il responsabile di Ltf Italia al processo contro i quattro No Tav imputati per l’assalto nel 2013. Poi i pm mostrano il video dell’attacco: “Quattro minuti di fuochi”

"Spesi dieci milioni per proteggere il cantiere di Chiomonte dagli attacchi dei No Tav"

I danni al cantiere dopo l’attacco No Tav (ansa)

Provocò danni per quasi 100 mila euro l’attacco del 14 maggio 2013 al cantiere Tav di Chiomonte, mentre per proteggere la struttura, dal 2011 ad oggi, fra videosorveglianza, barriere e illuminazione sono stati spesi 10 milioni: lo ha detto Piergiuseppe Gilli, responsabile delle costruzioni in Italia di Ltf, testimoniando a Torino alla ripresa del processo per terrorismo a quattro No Tav. Nell’attacco furono adoperate anche molotov. Per l’episodio nei giorni scorsi sono stati arrestati altri tre simpatizzanti No Tav. “Le opere di protezione – ha detto Gilli – sono considerevoli. Quel cantiere è un fortino”. 

Il video dell’assalto

Poi i pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo hanno mostrato i video dell’attacco, ripreso da alcune telecamere piazzate nel cantiere. Alle 3.13 l’area di lavoro fu colpita dal lancio di alcuni fuochi d’artificio, a cui seguirono pochi secondi dopo bombe carta e vari ordigni esplosivi, che colpirono il cantiere in più punti, quasi contemporaneamente. Un poliziotto presente quella sera ha testimoniato, commentando le immagini: “C’erano una macchia nera e delle sagome nei boschi, la telecamera le inquadra. Dal cancello otto bis si sono posizionati sulla piattaforma sovrastante il tunnel. Ci sono individui con caschi e travisati abbigliati di scuro, divisi in due postazioni, una da cinque in basso e un’altra da quattro persone. In questa zona quindi sono nove in totale e sono riusciti ad entrare dentro al cantiere”. 

Il caso/I poliziotti del cantiere: costretti a usare gli scudi come tavolo

All’interno erano stati lanciati vari ordigni e un compressore era stato incendiato.”Da altre telecamere – ha aggiunto il teste descrivendo altre immagini – si vede un personaggio con la fiamma ossidrica che incendia qualcosa”. “Questo è il gruppo denominato C – ha detto il poliziotto – e alle 3.17 si è poi allontanato per I boschi. Il gruppo A invece è quello che alle 
 3.15 era al cancello 4. Alla fine si sono ricomposti e sono andati via insieme. Anche la zona 4 e 5 era stata interessata dal lancio di molotov e altro”. Alle 3.18 l’attacco era finito. L’incursione vera e propria all’interno del cantiere durò invece circa due minuti.