OFFENSIVE DE L’ARMEE DU DONBASS A SAUR-MOGILA !

LM avec Correspondance au Donbass / 2014 07 13 / 1-sh-uukrain

Le front des forces de Kiev brisé à Saur-Mogila (près de la Frontière russe) …

Alors que l’AFP expliquait ce matin même que « la frontière était presque sous contrôle de Kiev » (sic), l’Armée du Donbass, que les médias de l’OTAN disaient « sur la défensive », a lancé une offensive pour sécuriser la frontière avec la Russie vitale pour les Républiques de Novorossiya.

Les hommes de Strelkov, tacticien de première force, malgré un armement et des effectifs nettement moindres que les soudards de Kiev, ont brisé la ligne de front des forces de la Junte.

L’AFP ferait bien de cesser de prendre ses « informations » bidon sur la page Facebook du criminel Avakov, ex escroc de haut vol devenu ministre de l’intérieur de la junte néofasciste, et spécialiste des médiamensonges triomphalistes …

LM

SARKOZY RATTRAPE PAR KADHAFI ET LE TRIPOLIGATE !

Le duplex de Bruxelles avec ‘Afrique Media TV’ de ce 6 juillet 2014

Filmé en direct par PCN-TV à Bruxelles PCN-TV - AMTV LM sarkozy rattrapé par Kadhafi (2014 07 06) FR

Luc MICHEL analyse les conséquences de la garde-à-vue et de la mise en examen de Sarkozy – « la vengeance posthume de Kadhafi » dit-il – sur le retour en politique de l’ancien président  …

 Il répond aux questions :

Voilà Sarkozy rattrapé par « la vengeance de Kadhafi » ? C’est la fin de ses projets de retour en politique ?

Tripoligate, Karachigate, Qatarigate : on est au coeur de la corruption française ?

La mise en examen de Sarkozy ne serait qu’un des aspects d’ « une crise de régime » en France ?

 Il parle des sujets suivants :

KADHAFI / DESTRUCTION DE LA JAMAHIRIYA / TRIPOLIGATE / KARACHIGATE / QATARIGATE / CORRUPTION FRANCAISE / CRISE DU REGIME PARLEMENTARISTE FRANÇAIS / VEROUILLAGE DE LA POLITIQUE ET DES MEDIAS /

 Video sur : https://vimeo.com/100611190

 Luc MICHEL sur AFRIQUE MEDIA TV

– la grande Télévision panafricaine –

dimanche 6 juillet 2014 dans le ‘Débat panafricain’

avec Bachir Mohamed Ladan.

______________________

https://vimeo.com/pcntv

https://www.facebook.com/PCN.NCP.TV

Il capitale naturale, l’unico di cui non possiamo fare a meno

di Fabrizio Maggi – 07/07/2014
 
Fonte: L’intellettuale dissidente
 
Nella smania di monetizzare ogni aspetto dell’esistenza, abbiamo dimenticato di includere nei costi di produzione di beni e servizi la tassa occulta che ognuno di noi sarà costretto a pagare (in particolar modo le generazioni future), il mancato rinnovamento della capacità del pianeta di accogliere i nostri rifiuti e di fornire materia prima per i nostri prodotti e per le nostre esigenze fisiologiche.
 
Se errare è umano ma perseverare è diabolico, siamo sulla buona strada per guadagnare la coda luciferina.
Attribuire un valore nullo a ciò di cui abbiamo più bisogno e gareggiare per stabilire chi se ne sbarazza più velocemente: miracoli del Prodotto Interno Lordo.
Il capitale naturale, ovvero l’insieme delle risorse naturali e dei servizi che svolgono per noi e per il pianeta, è un patrimonio definito, esauribile, insostituibile. Eppure ci comportiamo come se fosse illimitato, rigenerabile all’infinito, insignificante. Nella smania di monetizzare ogni aspetto dell’esistenza, abbiamo dimenticato di includere nei costi di produzione di beni e servizi la tassa occulta che ognuno di noi sarà costretto a pagare (in particolar modo le generazioni future), il mancato rinnovamento della capacità del pianeta di accogliere i nostri rifiuti e di fornire materia prima per i nostri prodotti e per le nostre esigenze fisiologiche.
 
Una definizione più precisa del concetto di “capitale naturale” si trova nella Dichiarazione sul Capitale Naturale dell’Institute for Sustainable Development, dove viene definito come il capitale che “comprende i beni naturali della Terra (il suolo, l’aria, l’acqua, la flora e la fauna) ed i relativi servizi ecosistemici che rendono possibile la vita sul nostro pianeta. I beni ed i servizi ecosistemici derivanti dal Capitale Naturale equivalgono ad un valore superiore a milioni di milioni di dollari per anno e sono fonte di cibo, fibre, acqua, salute, energia, sicurezza climatica ed altri servizi essenziali. Né i servizi né gli stock di Capitale Naturale da cui derivano tali servizi sono adeguatamente valutati se confrontati con il capitale sociale e finanziario. Nonostante essi siano alla base del nostro benessere, il loro utilizzo quotidiano passa quasi del tutto inosservato nel nostro sistema economico.”
 
I servizi ecosistemici sono suddivisi in quattro categorie principali:
 
1)      Servizi di approvvigionamento (si pensi al sistema idrologico che garantisce la fornitura di acqua dolce.
 
2)      Servizi di regolazione (come la prevenzione dell’erosione del suolo e il mantenimento della fertilità della terra assicurati dalle foreste).
 
3)      Servizi culturali (l’innegabile piacere che deriva da una passeggiata nel verde).
 
4)      Servizi di supporto o habitat che garantiscono protezione alle specie animali e vegetali, assicurando la biodiversità.
 
L’unica certezza su cui si può scommettere è la nostra incapacità di sostituirci alla biosfera per fornire gli stessi servizi, incapacità manifestata in particolare da parte delle famiglie, delle imprese e dello Stato, gli unici attori degni di considerazione negli indicatori di riferimento sulla crescita economica.
 
Gettiamo via con noncuranza ciò che non siamo in grado di procurarci da soli con gli occhi puntati solo al portafoglio, senza pensare che i soldi sono solo mucchi di carta o stringhe in un sistema informatico. E tutto per appropriarci di beni che non ci sono di alcuna utilità.
 
Come sottolinea Herman Daly, “la crescita diventa anti-economica quando gli incrementi della produzione costano, in termini di risorse e benessere, più del valore dei beni prodotti. Una popolazione in crescita anti-economica arriva al limite di futilità, il punto in cui l’aumento dei consumi non aggiunge alcuna utilità; una crescita anti-economica produce rapidamente più mali che beni, e ci rende più poveri invece che più ricchi. Una volta superata la dimensione ottimale, la crescita diventa ottusa nel breve periodo e insostenibile nel lungo. Volendo, noi possiamo incrementare ulteriormente la produzione, ma questi incrementi costano, in termini di risorse e benessere, più del valore dei beni prodotti. L’ulteriore crescita del PIL non fa aumentare il benessere, ma lo blocca o lo riduce.”
 
Una delle soluzioni di maggior buonsenso è quella proposta da Nicholas Georgescu-Roegen, fondatore della Bioeconomia: l’energia libera presente a cui attingiamo ostinatamente è costituita da uno stock delimitato ed esauribile (soprattutto combustibili fossili) ma l’energia libera esiste anche in un’altra forma, ovvero il flusso di radiazioni solari provenienti dal Sole, un flusso costante che ha come orizzonte temporale diversi miliardi di anni.
 
Fonti
 
 
Herman Daly, L’economia in un mondo pieno, in Le Scienze, numero 447, novembre 2005
 
Tante altre notizie su www.ariannaeditrice.it

Basta diktat Usa, la Cina avrà la sua Banca Mondiale

Basta con l’egemonia di Wall Street, la Cina vuole una sua Banca Mondiale orientata da Pechino e non dal capitale finanziario occidentale. Mentre gli Stati Uniti premono sulla Russia con l’escalation in Ucraina e minacciano di accerchiare la Cina spostando nel Pacifico la loro flotta da guerra dopo aver imbrigliato l’Europa nella tela atlantica con il Ttip e il Tisa, i trattati segreti su merci e servizi per imporre l’american way of life a colpi di deregulation e privatizzazioni, il gigante asiatico aumenta il suo pressing per creare un’istituzione finanziaria globale in grado di fronteggiare e competere con la Banca Mondiale e l’Asian Development Bank, che Pechino ritiene troppo influenzate dagli Stati Uniti e dai loro alleati. Nelle ultime settimane, segnala “La Stampa”, la Cina ha proposto di raddoppiare il capitale per l’antagonista della Banca Mondiale a 100 miliardi di dollari. Al momento, secondo il “Financial Times”, sono già 22 i paesi che hanno mostrato interesse nell’iniziativa. 

«La banca allo studio dovrebbe chiamarsi Asian Infrastructure Investment Bank (Aiib), e dovrebbe puntare inizialmente a costruire la nuova versione Yuandella Via della Seta, l’antica strada degli scambi commerciali fra Europa e Cina», scrive il quotidiano torinese. «Fra i progetti anche una ferrovia diretta da Pechino a Baghdad». Per il giornale di New York, «la Cina ritiene di non poter ottenere niente dalla Banca Mondiale o dal Fondo Monetario Internazionale (Fmi) e così vuole una sua banca mondiale». E’ molto vasto l’interesse internazionale per l’iniziativa, ma in ogni caso «la Cina è pronta ad andare avanti anche se nessun altro vi prendesse parte». Se gli Stati Uniti arrivano a minacciare anche militarmente l’Eurasia, pretendendo di mantenere l’attuale controllo egemonico sui grandi capitali, la Cina – il maggior creditore dell’America – organizza un’evidente controffensiva, che (d’intesa con la Russia) potrebbe portare all’abbandono del dollaro come moneta internazionale, a favore dello yuan, per le forniture di gas e petrolio.

L’Aiib, aggiunge “La Stampa”, sarebbe una sfida per l’Asian Development Bank, che i cinesi valutano troppo influenzata dal Giappone. «Se partisse con 100 miliardi di dollari, Aiib sarebbe già due terzi dell’Asian Development Bank, che può contare su 165 miliardi di dollari». Il Giappone e gli Stati Uniti sono i maggiori azionisti dell’Asian Development Bank, con rispettivamente il 15,7% e il 15,6%, e il presidente dell’istituto è giapponese da quando è stata fondata nel 1966, mentre la Cina controlla appena il 5,5% del colosso finanziario, anche se la sua economia è molto più grande di quella del Giappone. Pechino, che ha organizzato diversi incontri per promuovere l’iniziativa, avrebbe già firmato un apposito “memorandum of understanding” con 10 paesi. Il mondo si avvia ad essere sempre meno americano, a cominciare dal motore dell’economia globale.

Fonte: www.libreidee.org

Londra,decine di migliaia in solidarietà con Gaza

ma a Londra non erano tutti diventati cattivi e xenofobi da quando votano Ukip? AH giusto, antisemiti

I manifestanti di Londra: “Via l’ambasciatore israeliano”

The Palestine Telegraph – 11 luglio 2014

Decine di migliaia sono scesi per le strade di Londra venerdì sera per protestare contro l’uccisione dei civili palestinesi a Gaza.
La protesta è iniziata intorno alle 17:30 e ha superato le aspettative in termini di presenze. La polizia secondo le nostre fonti si aspettava solo 5 mila persone. Invece, più di 40.000 sono scese in piazza per protestare contro i massacri a Gaza.

La manifestazione è stata organizzata dalla Palestine Solidarity Campaign e da altre organizzazioni con sede a Londra.
Tom Hughes è arrivato da Liverpool per prendere parte alla protesta. Ha parlato al nostro corrispondente alla manifestazione.
“Sono senza parole davvero. Il nostro governo deve mettere un limite a questo brutale stato di Israele. Non possiamo permettere il supporto continuo del nostro Paese a Israele. Questo è contro i valori della Gran Bretagna. Israele ha ucciso oltre 100 Palestinesi in meno di 3 giorni. Penso che faremmo meglio ad allontanare il loro ambasciatore ora”, ha dichiarato Tom.

Suzann A., un’altra partecipante che è arrivata da Oxford per prendere parte alla dimostrazione. Ha espresso la propria rabbia nei confronti dei crimini israeliani e ha invitato il governo ad azioni reali per staccarsi da Israele e dal suo governo di coloni radicali.

Traduzione di Edy Meroli

http://www.infopal.it/i-manifestanti-di-londra-via-lambasciatore-israeliano/

Produzione in calo, chiacchiere in aumento

di Claudio Romiti

 12 luglio 2014 EDITORIALI 
Mentre il teatrino della politica si occupa delle misteriose alchimie che si celano dietro al “nuovo” Senato, l’Istat ha divulgato un dato piuttosto inquietante sulla produzione industriale di maggio, scesa dell’1,8 per cento rispetto al 2013. Ciò, innescando un altro tracollo a Piazzaffari e un repentino rialzo dello spread sui Btp (buoni del tesoro) decennali, è risultato in netta controtendenza rispetto alle positive previsioni del Governo.
 
Comincia dunque a delinearsi quanto ci siamo permessi di sottolineare su queste pagine dal momento in cui si è resa manifesta la linea strategica del premier Matteo Renzi. Ossia un Paese in preda ad un evidente e inesorabile avvitamento dal quale è impensabile poterne uscire con i generici appelli, fin qui lanciati a piene mani dal giovane leader fiorentino, all’ottimismo della ragione e ad uno scatto di rinnovata fiducia. Proprio perché ci troviamo di fronte ad un declino sistemico, quindi di natura profonda e strutturale, se non si mandano concreti segnali nella direzione di un vero cambiamento, gli autorevoli incoraggiamenti e i richiami al logoro stellone italiano espressi dal premier e dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan lasciano veramente il tempo che trovano.
 
Occorre ben altro, a cominciare da un deciso allentamento di una pressione fiscale oppressiva oltre ogni immaginazione, che pure l’attuale Esecutivo si è premurato di inasprire, come testimoniano le strette sul mattone, sui risparmi e persino sui telefonini e computer. E sotto questo aspetto – mentre si profila all’orizzonte un’ulteriore sciabolata tributaria su sigarette e carburanti – è sembrata del tutto surreale l’altisonante dichiarazione d’intenti pronunciata dallo stesso Padoan, intervenendo all’assemblea annuale dell’Abi (Associazione bancaria italiana). “La pressione fiscale deve essere ridimensionata, non c’è dubbio”, ha dichiarato il ministro di fronte ai banchieri italiani. Parole vuote, inutili e, se mi è consentito, quasi offensive rispetto al popolo dei tartassati, soprattutto quelli legati al mondo delle piccole e medie imprese ai quali era stato promesso un miracolo e si ritrovano a operare dentro un inferno fiscale ancor più aspro.
 
Non c’è dubbio, caro ministro Padoan, che questa moltitudine di invisibili da qui in avanti non potrà accontentarsi delle chiacchiere e degli annunci. Prima o poi il “cammello” bisognerà farlo vedere.

CATANZARO: DEVE 0,01 EURO AL COMUNE PER LA TASSA PER I RIFIUTI, GLI SEQUESTRANO LA MOTO

siamo un branco di evasori…..
 

12 luglio 2014
Ebbene sì, un centesimo di euro. Ma il creditore era il Comune di Catanzaro, evidentemente molto solerte quando si tratta di riscuotere: così Equitalia ha sequestrato la moto al «debitore». Lui si chiama Orlando Parentela, impiegato, residente nel capoluogo calabrese. Doveva al Comune un centesimo di euro a titolo di integrazione di quanto già pagato per la tassa di riscossione dei rifiuti: a fronte degli 83,67 euro pagati tramite bollettino postale ne avrebbe dovuti pagare invece 83,68. Ma – elemento importante – il contribuente non si è sbagliato: ha versato quanto il Comune stesso gli aveva richiesto. Risultato: per un errore del Comune Parentela si è visto sottoporre a fermo amministrativo la sua moto, per colpa di un centesimo dovuto al Comune stesso. Il danno e la beffa. Anche perché al «gravissimo» centesimo non versato si aggiunge una mora di ulteriori 1,40 euro.(…)
http://www.crisitaly.org/notizie/catanzaro-deve-001-euro-al-comune-per-la-tassa-per-i-rifiuti-gli-sequestrano-la-moto/

I nomi delle 120 vittime dei bombardieri israeliani dello stato illegale ebraico:

Informare Per Resistere
tv sion
1. Rashad Yassin, 27 anni, campo profughi Nuseirat;

2. Abduallah Kaware, Khan Younis;
3. Mohammad Ashour, 13, Khan Younis;
4. Riyadh Kaware, 50, Khan Younis;
5. Mahmoud Judeh, 26, Khan Younis;
6. Bakir Mahmoud Judeh, 22, Khan Younis;
7. Ammar Mohammad Judeh, 22, Khan Younis;
8. Hussein Mohammad Kaware, 13, Khan Younis;
9. Fakhri Saleh Ajjouri, 22; Abraj al-Sheikh Zayed;
10. Ahmad Moussa Habib, 48, al-Shujaiyeh – Gaza City;
11. Ahmad Ahed Habib, 19, al-Shujaiyeh – Gaza City;
12. Mohammed Shaaban, 24, Gaza City:
13. Amjad Shaaban, 30, Gaza City;
14. Khader Shaaban, 45, Gaza City;
15. Siraj Iyad Abdulal, 8, GazaCity;
16. Ra’ed Shalat, 27 anni, Gaza City;
17. Hafik Hamad, 30 anni, Beit Hanuna;
18. Ibrahim Mamedhmed Hamad, 26, Beit Hanuna;
19. Mahdi Mohammed Ahmad Hamad, 46, Beit Hanuna;
20. Fawzia Khalil Hamad, 62, Beit Hanuna;
21. Mehdi Hamad, 16, Beit Hanuna;
22. Suha Hamad, 25, Beit Hanuna;
23. Abdul-Hadi al-Sufi, 24, Rafah;
24. Suleiman Salman Abu al-Sawaween, 30, al-Qarara;
25. Abd al-Nasser Abu Kweik, 60, campo di Nuseirat;
26. Khaled Abu Kweik, 29, campo di Nuseirat;
27. Nayfa Farajallah, 80, al-Mughraqa;
28. Rafiq al-Kafarna, 30, Beit Lahiya;
29. Muhamad Malakah, un anno e mezzo, Zeitun;
30. Amnah Malakah, 27, Zeitun;
31. Sahr Hamdan Al-Misri, 40, Beit Hanun;
32. Ibrahim al-Misri, 14 anni, Beit Hanun;
33. Mohammed Khaled al-Nimra, 22, Zeitun;
34. Hatem Abu Salem, 25, Zeitun;
35. Amir Arif, 13, Zeitun;
36. Nariman Abd al-Ghafur, un anno e mezzo, Khan Younis;
37. Sumoud al Manasrah, campo profughi Al Maghazi;
38. Mohammed Khalaf al Manasrah, 4, campo profughi Al Maghazi;
39. Nidal Khalaf al Manasrah, 5, campo profughi Al Maghazi;
40. Salah Awwad al Manasrah, 6, campo profughi Al Maghazi;
41. Amal Youssef Abdel Ghafour, 27, Khan Younis;
42. Ranim Jawde Abdel Ghafour, 18 mesi, Khan Younis;
43. Ibrahim Daoud al-Balawi, 24;
44. Abdul Rahman Jamal Zamili, 22;
45. Ibrahim Ahmed Abdeen, 42;
46. Mustafa Abu Mar, 20;
47. Khaled Abu Mar, 23;
48. Faraj a-Jarba, 30, Deir al Balah;
49. Marwan Hassan Isleem, 27;
50. Hani Saleh Hamad, 57, Beit Hanoun;
51. Ibrahim Hamad, 20, Beit Hanoun;
52. Samia al Arja, 65, Rafah;
53. Meriam Al Arja, 11, Rafah;
54. Hamdi Hishab, 27, Gaza City;
55. Mohammad Qanan, 26, Khan Younis;
56. Hammad Qanan, Khan Younis;
57. Ibrahim Qanan, 24, Khan Younis;
58. Hamdi Sawali, 33, Khan Younis;
59. Ibrahim Sawali, Khan Younis;
60. Suleiman al Astal, 55, Khan Younis;
61. Ahmad al Astal, 24, Khan Younis;
62. Musa al Asta, 50, Khan Younis;
63. Mohammed Al ‘Aqad, 24, Khan Younis;
64. Asmaa al Haj, 22, Khan Younis;
65. Tareq al Haj, 18, Khan Younis;
66. Najlaa al Haj, 29, Khan Younis;
67. Amna al Haj, 12, Khan Younis;
68. Sa’ad al Haj, 17, Khan Younis;
69. Omar al Haj, 20, Khan Younis;
70. Basma al Haj, 57, Khan Younis;
71. Baha Abu al Lail, 35;
72. Ra’id Al-Zaura’, 33;
73. Mahmoud al Haj, 58, Khan Younis;
74. Salem Qandeel, 27, Khan Younis;
75. Amer al Fayiumi, 30, Khan Younis;
76. Ramadan Abu Gazal, 5, Beit Lahyia;
77. Ismail Abu Jami, 19, Khan Younis;
78. Mohammad Ehsan Farawneh, 27, Khan Younis;
79. Mohammed Wulud, 26, Jabaliya;
80. Hazem Ba’lusha, 30, Beit Hanoun;
81. Ala’a ‘Abd al-Nabi;
82. Mohammed Kamal al Kahlot, 25, Jabalya;
83. Ahmad Hamda, 24 anni, Beit Hanoun;
84. Sami Shaldan, 25 anni, Gaza City;
85. Yasmin Mohammad al Matouq, 4 anni, Beit Hanoun;
86. Hasananu Jame’, 75 anni, Khan Younis;
87. Noor al Sultan, 27, Jabaliya;
88. ‘Abed al Rahman Khattab, 8 anni;
89. Ghaliya Dib Jaber Ghannam, 7, Rafah;
90. Wissam Abdulraziq Hassan Ghannam, 23, Rafah;
91. Mahmoud Abduloraziq Hassan Ghannam, 26, Rafah;
92. Kifah Shihada Dib Ghannam, 20, Rafah;
93. Muhammad Munir Ashur, 25, Rafah;
94. Raid Abu Hani, 50, Rafah;
95. Anas Abu al-Kas, 33, Gaza City;
96. Nour al-Ajdi, 7, Rafah;
97. Nour Abu al-Najdah, neonato, Rafah;
98. Adnan al-Ashhab, 40, campo profughi al-Nuseirat
99. Mazen Asla, 63, centro di Gaza;
100. Mazen Abu Kas, 42, centro di Gaza;
101. Mohammed Rabih Abu Humeidan, 65, Jabaliya;
102. Saher Abu Namous, 4, Jabaliya;
103. Shahd al-Qarnawi, 5, centro di Gaza;
104. Hussein al-Mamlok, 47, al-Shujaiyya;
105. Saber Sukkar, 80, al-Shujaiyya:
106. Mohammad Samiri, 24, Deir al-Balah;
107. Rami Abu Mosa’ed, 24, Deir al-Balah;
108. Nasser Rabah Sammama, 46, Gaza City,
109. Abdul-Halim Abdul-Mo’ty Ashra, 52, Deir al-Balah;
110. Anas Yousef Qandil, 17, Jabalia;
111. Yousef Mohammad Qandil, 47, Jabalia;
112. Mohammad Edrees Abu Sneina, 20, Jabalia;
113. Abdul-Rahman Saleh al-Khatib, 38, Jabalia;
114 Husam Thieb ar-Razayna, 38, Jabalia;
115. Hasan Ahmad Abu Ghush, Gaza City;
116. Ibrahim Nabil Hamadah, Gaza City;
117. Ahmad Mazin al-Balawi, Gaza City;
118. Nabil Basal, Gaza City;
119. Muhammad al-Halabi, Gaza City;
120. Rifat Siyouti, Gaza City

Bombardati ospedali , orfanotrofi, case, un massacro ignobile.

la tv non le trasmette? Eh no sono immagini forti. Meglio occultare il dolore e la tragedia, soprattutto se palestinese

Maurizio Barozzi ha condiviso la foto di اليوم السابع.
E sua indecenza l’istrionico PAPA Francesco, un lupo con la faccia da agnello, già intimo e succubo del rabbinato argentino, che dice?
E sapete come questo massacro lo stanno edulcorando i mass media farabutti, tutti di proprietà di lobby ossequiose nei confronti dei sionisti, le televisioni di Stato e le fogne di Mediaset o quelle direttamente sioniste di La7 ?
Stanno rilanciando le veline, i comunicati della propaganda di guerra israeliana, che dicono che i razzi di Hamas (quei razzi che si sparano nei fuochi di artificio paesani e che non hanno fatto neppure una vittima) , dicono che vengono nascosti e sparati, appunto dagli ospedali, da case popolari o dagli orfanotrofi.
E I TESTA DI CAZZO CI CREDONO. PROPAGANDA DI GUERRA, come le foto dei bambini del Belgio con le mani mozzate, si diceva dai tedeschi, pubblicate durante la prima guerra mondiale. Dieci anni dopo il governo inglese chiese scusa alla Germania per l’uso i quella menzogna.
MA STATE CERTI ISRAELE NON CHIEDERA’ MAI SCUSA A NESSUNO
 
untitled661

“Tutto il popolo palestinese è il nemico compresi anziani e bambini, città e paesi, immobili e infrastrutture anche le madri che partoriscono piccoli serpenti”

Ayelet Shaked giovane deputata israeliana terrorista e genocida,sul popolo palestinese:
untitled427
Dalle porte dell’inferno – Fulvio Grimaldi.
Non è coincidenza quanto sta accadendo in Iraq, Siria, Nigeria, Ucraina, Africa sub sahariana, Unione Europea, per quanto,utili idioti e amici del giaguaro insistano a ignorarecontro la lezione di Maria Montessori, i dettagli in comune,le connessioni organiche,i fili che uniscono i puntini e ci presentino ogni fatto come episodio a se stante.In modo che al disegno complessivo della belva non si sappia che opporre un impotente volta per volta.Lo scatenamento in Palestina della belva israeliana cum lobby ebraica mondiale, passata dagli antipasti del genocidio a bassa intensità al piatto forte dell’olocausto,è tappa del tour du monde imperialista capeggiata dall’asso con stella di David e gregari in maglia a stelle e strisce,o con 12 stelle su fondo blu.Ripeto da altri miei pipponi geopolitici:dalla calata delle cavallette del terrorismo jihadista in Siria e Iraq,Israele si ripromette la definitiva liquidazione di quello che,con Saddam,ma poi anche con il blocco Damasco- Baghdad-Tehran,costituiva il principale ostacolo al dispiegarsi del Grande Israele(non tanto, per ora,con l’estensione dei confini,quanto con il dominio geo-strategico e geo-economico).Gliene viene il petrolio dal protettorato curdo e dalle aree tra Arabia Saudita e Iran e il definitivo annientamento della prospettiva nazionale panaraba.Ultime notizie parlano di un maggiore impegno congiunto di Russia e Iran,oltre all’invio dei cacciabombardieri Sukhoi e di combattenti Pasdaran, per sostenere il governo iracheno e quindi l’arco scita fino a Damasco.Damasco che,di suo,sta riconquistando il nord di Aleppo e prova anche a insidiare il controllo islamista(ISIL e AL Nusrah,che, peraltro,si scannano fra di loro),sull’est inserito nel califfato.La situazione è in movimento.
Le False Flag,bandiere dei pirati issate dai corsari di Sua Maestà al momento degli attacchi contro i galeoni spagnoli,oggi svettanti sulle schiere degli ascari jihadisti scatenati in Siria e in Iraq da sauditi,Israele e Occidente imperialista,per frantumare questi poli della resistenza antimondialista,hanno la stessa autenticità di quelle assegnate a Hamas in occasione dell’autorapimento e assassinio Mossad dei tre membri dell’insediamento dei sionisti a Hebron.E qui è indifferente se rapimento e uccisione sono stati fatti direttamente dai servizi israeliani,o da qualche surrogato pseudo-islamista da questi manipolato.
Come al solito la tracotanza e quindi il pressapochismo del terrorismo USraeliano,già visti in tante occasioni,dall’11 settembre in qua,i cui buchi i media si affannano a ricucire,anche stavolta si è lasciato dietro indizi che sono prove.Il tasso di infamia della giunta di Tel Aviv supera ogni precedente storico.Ricordiamoci gli agenti del Mossad che esultavano,saltellando sul tetto di fronte,mentre filmavano le Torri Gemelle in fiamme.Furono arrestati da poliziotti inconsapevoli e poi subito rispediti a casa.
L’urgenza dell’operazione è stata dettata a Netaniahu dalla crescente insubordinazione sociale interna,che si cerca di neutralizzare con la classica invenzione del nemico esterno,dal crescente isolamento di Israele perfino tra la sedicente “comunità internazionale”(i paesi Nato) determinato dal sostegno internazionale al “governo di unità nazionale Fatah-Hamas”. Un governo che potrebbe assumere il ruolo di interlocutore più credibile per molti Stati e che rafforzerebbe la prospettiva di un riconoscimento dell’ONU E perfino negli Stati Uniti,trascinati da una classe dirigente ricattata finanziariamente,mediaticamente,ed elettoralmente dall’onnipotente lobby ebraica,contro gli interessi degli stessi Usa,al traino della folle aggressività israeliana interna ed esterna,si moltiplicano le voci che sollecitano un cambio di direzione e un freno al genocidio portato avanti con il dilagare delle colonie e con le stragi.
Ci deve essere qualcosa di molto insidioso nell’atteggiamento israeliano verso Israele, se perfino un ultrà sionista, come Furio Colombo su “Il Fatto Quotidiano”,piagnucola sull’ “isolamento” dell’ ”Unica Democrazia del Medioriente”,pur davanti “all’assassinio da parte di Hamas dei tre ragazzini israeliani”
Il rallentamento di Netaniahu non susciti illusioni. E’ tattico e basterà un qualche 11 settembre fatto meglio e ancora più raccapricciante a rinsaldare l’internazionale filo-israeliana e la stessa società degli occupanti. Israele ha altri fronti da curare e da cui trarre le soddisfazioni affidate,a seconda della situazione specifica, ai nbeeo nazisti imperversanti in Ucraina,o agli affini teocrati islamisti in Siria,Iraq, Nigeria.Qui,come nella controffensiva imperialistae turbocapitalista, condotta contro i paesi antagonisti latinoamericani (Venezuela con il terrorismo,Argentina con i crimini bancari),con l’ausilio di regimi vassalli e sostenuta da intelligence e teste di cuoio israeliane,gestori della “sicurezza” per i governi amici e quinte colonne negli altri, il tiro a due USA-Israele procede unito e avanza al galoppo.Lo stesso vale per altri scenari,a partire dall’Ucraina,passando per i vari conflitti della strategia del “caos creativo” accesi dagli ausiliari islamisti in Africa, nei cinesi Xinyang e Tibet e arrivando fino al Myanmar,paese promesso agli Usa dal loro agente Aung San Suu Kyi,dove la destabilizzazione del “divide et impera” è invece affidata ai pogrom contro la minoranza musulmana(4% di 60 milioni) condotti dai buddisti.Caos creativo.
Nella foto:
Mohammed Abu Khdeir, 16 anni, bruciato vivo. T
Tari Abu Khdeir, suo cugino, 15 anni, massacrato dai soldati.