No Tav, tre arresti a Milano e Lecce per assalto a cantiere Chiomonte

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Il Fatto Quotidiano

La Digos ha fermato a Milano e Lecce tre anarchici su ordine del gip di Torino. Sono accusati di aver partecipato all’azione di protesta lo scorso 13 maggio e devono rispondere di danneggiamento, incendio, violenza a pubblico ufficiale e detenzione e fabbricazione di ordigni

No Tav, tre arresti a Milano e Lecce per assalto a cantiere Chiomonte
Tre anarchici sono stati arrestati a Milano e Lecce dalla Digos su ordine del gip di Torino. Sono accusati di aver partecipato all’assalto notturno del cantiere della Tav di Chiomonte lo scorso 13 maggio 2013, così come i quattro No Tav arrestati il nove dicembre scorso. L’inchiesta è coordinata dai pm Antonio Rinaudo e Andrea Padalino. Gli arrestati devono rispondere di danneggiamento, incendio, violenza a pubblico ufficiale e detenzione e fabbricazione di ordigni esplosivi o da guerra, ma non di terrorismo. Quello della notte tra il 13 e il 14 maggio 2013 fu “un attacco in piena regola” al cantiere Tav del cunicolo esplorativo di Chiomonte (Torino). 

“Hanno usato molotov e mortai accerchiando il cantiere e coordinandosi da un punto all’altro attraverso telefonini. Erano armati di ordigni pericolosi, dentro c’erano lavoratori che hanno rischiato molto quella notte. Tutte le tecniche del commando richiamavano quelle da guerriglia”. Così Bruno Megale, capo della Digos di Milano, intervenendo a una conferenza stampa a Milano. Il capo della Digos di Torino, Giuseppe Petronzi, ha spiegato che quella sera hanno partecipato all’assalto al cantiere una trentina di persone, quasi tutte incappucciate, o vestite di nero. Dai boschi avevano accerchiato le reti, tagliandole in un punto, e impedendo, in un altro punto, l’uscita dei mezzi e dei poliziotti. Poi il lancio di ordigni esplosivi. “Finora – ha detto Petronzi – abbiamo arrestato sette persone. Puntiamo a completare l’inchiesta nel miglior modo possibile”. Nel resoconto della Questura di Torino si parlava di circa 30 persone, tutte travisate, che attorno alle 3.15 avevano preso d’assalto il perimetro del cantiere in un caso tagliando un piccolo tratto di recinzione, in altri cercando di bloccare con cavi di acciaio alcuni varchi normalmente utilizzati dalle forze dell’ordine. Azioni simultanee, su più fronti, utilizzando bengala, razzi esplosi da un rudimentale mortaio, artifici pirotecnici, bombe carta e bottiglie incendiarie.

I tre arrestati sono Lucio Alberti, di 24 anni, Francesco Nicola Sala, di 26, e Graziano Mazzarelli, di 23, tutti appartenenti al circolo anarchico “La mandragola” e gli ultimi due con precedenti in materia di ordine pubblico. Mazzarelli, in particolare aveva ricevuto lo scorso 19 giugno 2013 gli arresti domiciliari per i disordini avvenuti in occasione dello sgombero dell’aula Cuem all’università Statale di Milano. I reati contestati sono fabbricazione e porto di armi da guerra e congegni esplosivi, danneggiamento seguito da incendio, violenza a pubblico ufficiale. Per lo stesso episodio lo scorso 9 dicembre sono state eseguite 4 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altri appartenenti ai circoli di Milano e Torino. Fondamentale per le indagini un’intercettazione ambientale in cui uno dei tre ha ammesso a un’altra persona la partecipazione all’assalto al cantiere di Chiomonte e ha descritto i dettagli del blitz.

Non luogo a procedere per Luca e Nicoletta

di Leonardo Capella

Non luogo a procedere per Luca Abbà e Nicoletta Dosio, questa la decisione di oggi, 10 luglio, da parte del GIP Alessandra Pfiffner. Viene contestualmente richiesto alla Procura di Torino di ridimensionare l’accusa rivolta a Gianni Vattimo. 
I fatti contestati risalgono all’agosto 2013 quando Vattimo, entrando nella casa circondariale Lorusso e Cotugno di Torino, facendo visita a Davide Giacobbe (Giobbe) si fece accompagnare, in qualità di collaboratori dell’europarlamentare, da Abbà e Dosio. I Pubblici Ministeri Padalino e Rinaudo intravidero in questa azione i fondamenti di un reato, quello di “falso ideologico” ritenendo non veritiera l’affermazione che Abbà e Dosio fossero collaboratori di Vattimo.  L’europarlamentare aveva già confermato la posizione dei due attivisti No TAV, in quanto proprio sulla questione alta velocità avevano collaborato con lui nello sviscerare i progetti LTF. “L’accusa come formulata dalla procura – ha spiegato l’avvocato Carlo Blengino, legale di Vattimo – è stata ritenuta non sussistente. Per il solo Vattimo sono stati rimessi gli atti alla procura affinché valuti l’eventuale sussistenza di un altro reato. Ora vedremo come intende procedere la procura”. Gli avvocati Emanuele D’Amico e Valentina Colletta, legali di Dosio e Abbà si sono dichiarati “molto soddisfatti”.

(L.C.10/07/2014)

LTF PERDE LA CAUSA CONTRO DANIEL IBANEZ, MEMBRO DELL’OPPOSITION AU LYON -TURIN

IL TRIBUNALE DI CHAMBERY HA RESPINTO LA RICHIESTA DELLA SOCIETA’ LTF DI DANNI A DANIEL IBANEZ, MEMBRO DELL’OPPOSITION AU LYON-TURIN


Il Tribunale di Chambéry, davanti al quale è comparso stamattina 11 luglio 2014 Daniel IBANEZ, membro dell’Opposition au Lyon-Turin, ha respinto la domanda della società LTF – Lione Torino Ferroviaria che lo aveva citato per diffamazione. Daniel IBANEZ ha contestato le osservazioni che gli erano state attribuite da un giornale locale.

Questo processo rappresenta una manipolazione della giustizia per mettere a tacere gli oppositori che da anni dimostrano l’inutilità del progetto di una nuova linea ferroviaria tra Torino e Lione e l’enorme spreco di risorse economiche. Un processo non può sostituire il dibattito pubblico che è stato espropriato da anni.

Secondo i rapporti pubblici sullo stato pietoso della rete ferroviaria francese, nulla può giustificare lo spreco di denaro pubblico per un progetto ingiustificabile, dato che :

– sulla linea tra Lione e Torino il traffico è in diminuzione dal 1994,

– la linea ferroviaria esistente può già portare oggi almeno l’80% delle merci che circolano tra la Francia e l’Italia,

– non usare oggi questa linea mette in pericolo la vita dei residenti, come confermato dalla Organizzazione Mondiale della Salute (cfr. http://www.presidioeuropa.net/blog/?p=4098).

Gli oppositori:

– condannano le azioni penali messe in atto dalla società LTF contro gli oppositori in Francia e in Italia per imporre un progetto inutile,

– esigono l’utilizzo della linea ferroviaria esistente che è già stata ammodernata alla sagoma GB1 e che è utilizzata solo per il 17% della sua capacità,

– chiedono la messa in servizio della stazione modale a Ambérieu come previsto dagli accordi tra RFF e RFI,

– chiedono che siano avviati i lavori di raddoppio della linea tra Chambéry e Annecy città che
sono ancora servite da binario unico,

– chiedono la messa in sicurezza della rete ferroviaria francese sulla quale da molti anni non è stata
effettuata un’adeguata manutenzione, come era già stato rivelato nel 2005,

– chiedono che sia bloccato lo spreco di fondi pubblici nel momento in cui il Governo francese cerca 50 miliardi di € nelle tasche dei contribuenti.

Gli oppositori continuano a denunciare i conflitti di interesse, le irregolarità, la mancanza di interesse  pubblico e tutte le altre dissolutezze di questo progetto.

Quante scuole e quanti ospedali saranno chiusi o quanti servizi pubblici aboliti per finanziare la Torino-Lione?

Quanto tempo ci vorrà per vedere finalmente le merci sui treni ?


 Daniel Ibanez entra nel Tribunale di Chambéry

Daniel Ibanez all’uscita dal Tribunale di Chambéry

 L’aula del Tribunale

 Communiqué

Le Tribunal de Chambéry devant lequel comparaissait ce matin Daniel IBANEZ a rejeté la demande de Lyon Turin Ferroviaire qui l’avait fait citer pour injure.
Daniel IBANEZ avait contesté les propos qui lui ont été attribués par un journal local.

Ce procès est à l’évidence une instrumentalisation de la justice pour faire taire des opposants qui démontrent l’inutilité d’un projet et l’immense gâchis financier.

Ces procès ne peuvent remplacer le débat public qui a été confisqué depuis tant d’années. Après les rapports sur l’état déplorable du réseau ferré français, on ne peut que regretter que l’argent public soit dilapidé pour un projet que rien ne peut plus justifier :

– les trafics sont en baisse depuis 1994,

– la ligne ferroviaire existante permet de transporter dès aujourd’hui au moins 80 % des marchandises qui circulent entre la France et l’Italie,

– ne pas l’utiliser aujourd’hui, conduit à la mise en danger de la vie des riverains comme l’a confirmé l’OMS.

Les opposants ne peuvent que condamner les poursuites judiciaires de LTF pour imposer ce projet inutile.

– Les opposants exigent l’utilisation de la ligne ferroviaire existante qui a été rénovée,
mise au gabarit GB1 et qui n’est utilisée qu’à 17 % de sa capacité.

– Ils demandent la mise en service de la gare de report modal à Ambérieu comme
prévu par RFF et RFI.

– Ils demandent que soient engagés les travaux de doublement des voies ferrées pour
Chambéry et Annecy qui sont encore desservies par des voies uniques.

– Il demandent également la mise en sécurité du réseau ferré national qui depuis de
longues années n’a pas été suffisamment maintenu et entretenu comme le révélait
déjà l’audit remis en 2005.

– Ils demandent que l’on cesse de dilapider les deniers publics alors que le
gouvernement cherche 50 milliards dans les poches des contribuables.
Les opposants continueront à dénoncer les conflits d’intérêts, les irrégularités,
l’absence d’utilité publique et toutes les autres turpitudes de ce dossier.

Combien d’écoles, combien d’hôpitaux ou de services publics sont ou seront
supprimés pour financer le Lyon-Turin ? Combien de temps faudra-t-il attendre
pour que les marchandises circulent enfin sur les trains ?

Contact :

Daniel IBANEZ 06 07 74 10 17 contact@lyonturin.eu

Jean-Paul RICHARD 06 15 72 57 19 jepari111@gmail.com

http://lyonturin.eu/

Appello per l’immediata scarcerazione di Michele

Spoleto 10 luglio 2014

Pochi minuti fa alle ore 16,40, tre agenti di PS hanno prelevato Michele dalla sua abitazione per condurlo nel carcere di Maiano di Spoleto. E’ l’ultimo atto di una storia disonesta, battezzata dagli stessi organizzatori Brushwood. Per noi, da ora,  inizia una battaglia quotidiana per la liberazione immediata di Michele.
Nei due allegati l’ordine esecutivo di carcerazione
Comitato 23 ottobre
segue un nostro primo comunicato:

MICHELE LO VOGLIAMO SUBITO LIBERO PERCHE’ BRUSHWOOD E’ UNA STORIA DISONESTA LA CUI MORALE E’:

Lo Stato non è neutro, non è arbitro, è strumento dei poteri economici, politici, militari, giudiziari e mediatici che dominano il sistema dei rapporti sociali in Italia.

Se sei anarchico e hai venti anni e sei accusato di terrorismo, per te ci sarà l’arresto preventivo, farai 400 giorni di reclusione, per nove mesi ti terranno in isolamento e nel carcere speciale e chiederanno per te  9 anni dietro alle sbarre, poi in appello ti diranno che l’associazione sovversiva non c’era e ti condanneranno a 2 anni e tre mesi. (Michele Fabiani)

Se sei Generale, Comandante dei ROS dei carabinieri, e sei accusato di  traffico di stupefacenti, di armi, e anche di peculato e associazione a delinquere, reati per i quali ti verranno richiesti 26 anni di carcere, non solo non farai un giorno di prigione, ma dopo essere stato condannato a 14 anni,  avrai la solidarietà del Ministro degli Interni e continuerai a Comandare per anni il Reparto Speciale dell’Arma fino alla pensione. (Generale Giampaolo Ganzer)

Se continuerai ad essere anarchico non importerà se sono passati 7 anni, se ti sei sposato, laureato, se hai fatto il servizio civile con Legambiente e collabori con una Casa Editrice, perché quando la Cassazione dirà che i 2 anni e tre mesi sono la pena che ti meriti, ti verranno a prendere di nuovo per portarti in prigione. (Michele Fabiani)

Se sei ricchissimo e sei un politico di questo stato, accusato di corruzione, peculato, di reati fiscali e sessuali, dalle procure di mezza Italia,  quando la tua prima Cassazione dirà: 4 anni; non finirai in prigione ma passerai un po’ del tempo della tua condanna a concertare con il Presidente del Consiglio le future Istituzioni del Paese. (Silvio Berlusconi)

Ma anche se non sei così importante potrai avere un trattamento di riguardo,  quando ti arresteranno con l’accusa di associazione a delinquere e corruzione, per te ci saranno gli arresti “buoni” dei domiciliari, in fin dei conti non sei un Sindaco Comunista scomodo, né uno “stronzo terrorista” (l’architetto Fabio Zita della Regione Toscana secondo la Lorenzetti) ma presiedi Italfer e hai governatol’Umbria. (Maria Rita Lorenzetti)

E’ lo Stato di sempre che “assolve” dalle pene dei loro reati e protegge dai meccanismi delle sue leggi la propria “ragione sociale” e  i propri servitori mentre punisce gli oppositori, al di là di ogni certezza e credibilità delle accuse.

Non accettiamo perciò come parenti, amici e compagni di Michele l’ingiustizia di ciò che si fa chiamare giustizia, non ci rassegniamo ad essa, protestiamo e torniamo a lottare, a denunciare la verità e chiediamo l’immediata libertà per Michele.

Comitato23Ottobre (Spoleto 9 luglio 2014)

“Io sto con Michele Fabiani e chiedo per lui la sospensione della pena. Chiedetelo anche voi, chiediamolo tutti.!

MICHELE LIBERO SUBITO
Gridiamolo insieme sabato 12 luglio alle ore 19 in Piazza del Comune a Spoleto

HANNO SOTTOSCRITTO L’APPELLO ALLE ORE 24 del 10 LUGLIO 2014

Alessandra Paciotto segretaria regionale Legambiente
Maura Coltorti segretaria PRC Spoleto
Slow gas Gruppo d’acquisto Spoleto
Edizioni Era Nuova
Stefano Galiotto Medico Gualdo Tadino ex Assessore Spoleto
Michael Jacob scrittore
Daniela De Gregorio scrittrice
Stefania Catoni (madre di Michele)
Orfeo Goracci Consigliere Regionale dell’Umbria del gruppo Comunista
Luigia De Biasi Disoccupata
Valerio Bruschini COBAS Scuola Perugia
Salvatore Ferraro Storico Napoli
Federico Giusti Operaio COBAS Pisa
Scarficcia Anna Maria Insegnante Narni
Francesco Raspa RSU SMMT
Comitato Occupazione L’Evasione Spoleto
Vimille Fallavollita Cobas Perugia
Yuri Di Benedetto Consigliere Comunale Campello
Diletta Giannoni Giornalista
Marco Fabiani (fratello di Michele)
Francesca Fabiani (sorella di Michele)
Gioia Maria Mazzitelli Insegnante
Marco Marcucci operatore teatrale
Francesco Fogliani
Katia Belillo ex ministro PdCI della Repubblica italiana
Enrico Santopaolo Assisi
Massimo Panella COBAS Perugia
Francesca Terreni Insegnante Perugia
Oranelli Ottaviano PRC Spoleto
Fabiani Settimio Insegnante
Pelliccia Patrizia Insegnante
Iolida Tizi Restauratrice
Comitato No debito Terni
Fabio Faina ex assessore PdCI Comune di Perugia
Luciana Raspa Operatrice sociale
Alessandro Asinari di San Marzano, Monza
Felice La Rocca, Perugia
Aldo Tosi, Perugia
Giacomina Maltempi, Sellano
Monica Mattioli, Spoleto
Lorella Natalizi, Spoleto
Stefania Gubbiotti, Spoleto
Massimo Montinaro, Umbertide
Cristina Biscarini, Spoleto
Vanessa Rotheia Frade, Campello sul Clitunno
Davide Romano
Tiziano Antonelli
Roberto Gargamelli
Filippo Lilli

Maurizio Fratta giornalista

Paola Raponi

Rsvp
Agostini Pierbruno RSU IMS (ex Pozzi) Spoleto
Vanessa Pallucchi Legambiente Resp. Naz. Scuola
Vincenzo Di Benedetto Rete dei Comunisti Terni
Femi Albi CSA Germinal Cimarelli Terni
Ettore Magrini RSU SMMT segretario territoriale USB Spoleto
Circolo culturale “1° Maggio” Assisi/Bastia
Luigino Ciotti Circolo culturale 1° Maggio
Michele Vecchietti Terni
Moreno Pasquinelli Movimento Popolare di Liberazione
Asi Cuba Umbria
Serena Bartolucci Asicuba Umbria
Elisabetta De Persio
Ilia Montani
Lucilla De Angelis Palermo
Michele Ramadori segretario PRC Corciano
Antonio Briguori medico ex Cons. Comunale Spoleto
Giuliana Rosamilia Perugia
Fucchi Luigi Assisi
Sana Utopia Perugia
Antonio Pedone Sana Utopia Perugia
Enrico Cardinali Operatore Sociale Terni
James Metelli
Sandro Di Marco Operatore sociale
Miriam Montani Cascia
Mirko Pacioni Cobas Orvieto
Christine Schilling Rete dei Comunisti Terni
Tiziana Santoni insegnante
Maria Rita Panetti operaia SMMT
Fabio Pinchi ex consigliere comunale Spoleto
Michele Ramaz Corciano
Andrea Venturi Spoleto
Legambiente Spoleto
Francesco Simone Forlani Legambiente Spoleto
Alberto Bocchini Spoleto
Luca Baldelli PRC Gubbio
Giorgio Mariottini Spoleto
Cinzia Stella Spoleto
Marco Tosti, Perugia
Irene Maturi, Spoleto
Rita Narcisi, Teramo
Francesca Pacifici, Campello sul Clitunno
Alberto Arseni, Foligno
Tonino Meloni, Gubbio
Luigina Renzi insegnante Spoleto
Antonio Romano Terni
Paola Santilli Spoleto
Stefano Petruccioli Impiegato pubblico
Simonetta Bandini Educatrice ambientale
Katia Castignani Foligno
Tenzi Emiliano Spoleto
Manuela Troiani
Micaela Marignoli Spoleto
Vittoria Mazzoni Cobas Perugia
Samuele Strati Spoleto
Marinella Marinelli
Confederazione Cobas Terni
Cobas della scuola Terni
Franco Coppoli, insegnante IIS Industriale e per Geometri-Terni
Sabina Paladini, insegnante CPT-Nardò (LE)
Catia Coppo, insegnante Liceo Scientifico “Donatelli” Terni
Carlo Romagnoli Perugia
Alessandra Massari Coordinamento SEL Perugia
Fabio Binaglia Operaio SMMT
Adelinda Vergili Operaia SMMT
Maurizio Laudenzi RSU SMMT
Claudio Valeri Operaio SMMT
Donatella Filippucci Operaia SMMT
Paola Gobbini Impiegata
Enrico Peroni Operaio SMMT
Sandro Scalseggi Operaio SMMT
Fiorella Giontella Operaia SMMT
Emma Gravagna Operaia SMMT
Emanuele Agostinelli Operaio Precario
Maria Piera Salviani Operaia SMMT
Vania Pinchi Operaia SMMT
Loriana Chiocci Operaia SMMT
Agostino Bolletta Musicista
Partito Comunista dei Lavoratori dell’Umbria
Fabio Vergari PCL Gubbio
Marco Bistacchia – Castiglione del Lago
Monica Lobato – Castiglione del Lago
Mario Poli Sandri Spoleto
Vasco Bistacchia – Castiglione del Lago
Laura Traica- Castiglione del Lago
Osvaldo Fressoia Micropolis Perugia
Casaglia Luana Restauratrice Spoleto
Michela Pazzaglia, Perugia
Giuseppe Ciuffreda, Perugia
Bianca Alessi Foligno
Fabrizio Giorgi Insegnante
Stefano Decenzo Insegnante Direttore Responsabile di Micropolis
Redazione di Micropolis
CSA Germinal Cimarelli
Nicoletta Bernardi M5S Passignano sul Trasimeno
Marco Celentano Ricercatore universitario
Salvatore Lo Leggio Perugia
Maurizio Mori Perugia
Maria Grazia Ardizzone Impiegata Perugia
Francesco Basile Roma
Marina Del Bello Spoleto
Stefania Guerrucci
Fabrizio Cuniberti
Luciano Spadoni
Enrica Pizzi
Julio Avila Viel Studente Universitario
Valerio Lanieri Studente Universitario
Renato Cipolla Cobas scuola Perugia
Claudio Coltorti PRC Spoleto
Giulia Marconi Perugia
Luigi Marocco operaio SMMT (USB)
Donatella Rossi
Patrizia Puri Cobas Scuola Perugia
Fabrizio Colasurdo Bettona
Danilo Rapastella

Giuseppe Ardizzone Perugia
Daniela Di Marco portavoce Marcia della Dignità

don Gianfranco Formenton, parroco di S.Martino in Trignano e S.Angelo in Mercole

Giancarlo Donati Consigliere ANPI Spoleto
Maurizio Getti operaio Spoleto
Andrea Armati, Perugia, Eleusi Edizioni
Davide Aghayan Ferrara

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Altri tre arresti questa mattina per il defunto compressore, ma non fu terrorismo

L’operazione è stata condotta da agenti coperti da passamontagna, armati di pistola. Lunghe perquisizioni, poi il trasferimento in questura (per due di loro, Milano). Sarebbero coinvolti nell’episodio per il quale Chiara, Claudio, Niccolò e Mattia sono già sotto processo con l’accusa di terrorismo e detenuti in AS2 (isolamento) da oltre sei mesi. Ma nel loro caso sembra mancare il capo d’imputazione terrorismo, le accuse contestate ai tre sono quelle di danneggiamento, incendio, violenza a pubblico ufficiale e detenzione e fabbricazione di ordigni esplosivi o da guerra. L’avv. Losco, difensore anche di due dei tre arrestati di oggi, non ha ancora potuto avere copia dell’ordinanza di arresto pertanto non è chiaro se sia stata la Procura a rivedere l’accusa o il GIP a modificare la richiesta della procura.
Questo arresto, pochi giorni dopo l’operazione “San Michele”, che ha reso evidente come la malavita sia inserita nel contesto locale, infiltrandosi anche negli appalti per il TAV, sembra ancora una volta il tentativo di criminalizzare il movimento riportandolo ad una più mansueta “espressione del dissenso”. Come abbiamo sentito più volte ripetere da noti volti dell’istituzione, “Dissentire è legittimo, ma basta con le violenze”.
Mafia e ‘ndrangheta, indubbiamente, ringraziano.

Qui l’articolo su TGMaddalena:

http://www.tgmaddalena.it/altri-tre-arresti-per-il-defunto-compressore-ma-non-fu-terrorismo/

Caccia made in Italy per i raid israeliani a Gaza

http://www.marx21.it/internazionale/pace-e-guerra/24315-caccia-made-in-italy-per-i-raid-israeliani-a-gaza.html#

Cattura914

10 Luglio 2014 18:49 – Internazionale – Pace e guerra
gaza uomini macerie
di Antonio Mazzeo

antoniomazzeoblog.blogspot.it

Mentre nella striscia di Gaza è in atto l’operazione militare “Bordo protettivo”, la più devastante degli ultimi due anni, la testata giornalistica Heyl Ha’Avir annuncia che nelle prossime ore due caccia addestratori avanzati M-346 “Master” di produzione italiana saranno consegnati alle forze armate israeliane. Si tratta dei primi velivoli prodotti dagli stabilimenti di Venegono Superiore (Varese) di Alenia Aermacchi, gruppo Finmeccanica, ordinati da Israele nel febbraio 2012. Gli M-346 giungeranno nella base di Hatzerim, nei pressi di Beersheba, deserto del Negev, dove – secondo le autorità militari – saranno impiegati per la formazione di piloti e operatori di sistemi. I “Master” saranno denominati “Lavi” (leone in ebraico), come il progetto per un sofisticato caccia di produzione nazionale, cancellato nel 1987 per i suoi insostenibili costi finanziari. “I Lavi consentiranno uno sviluppo qualitativo e quantitativo nell’addestramento dei futuri piloti”, ha dichiarato il generale Shmuel Zucker, capo delle acquisizioni di armamenti del ministero della difesa d’Israele. Alenia Aermacchi conta di concludere la consegna dei restanti 28 esemplari entro il 2016.

Il governo israeliano ha deciso di assegnare i caccia M-346 alle Tigri volanti del 102° squadrone dell’Aeronautica militare per addestrare i piloti alla guida dei cacciabombardieri di nuova generazione come “Eurofighter”, “Gripen”, Rafale, F-22 ed F-35, ma potranno essere utilizzati anche per attacchi al suolo con bombe e missili aria-terra o antinave. I velivoli di Alenia Aermacchi prenderanno il posto degli obsoleti TA-4 Skyhawk di produzione statunitense, alcuni dei quali furono utilizzati nei bombardamenti di Gaza nel 2010.

Il primo addestratore M-346 è stato presentato il 20 marzo scorso nel corso di una cerimonia tenutasi presso lo stabilimento Alenia Aermacchi di Venegono Superiore, alla presenza di alti ufficiali del Ministero della Difesa e dell’aeronautica militare israeliana e dei partner industriali stranieri. Alla produzione dei caccia (la cui copertura finanziaria è assicurata dal gruppo UniCredit) concorrono infatti importanti aziende internazionali. Northrop Grumman Italia fornisce il sistema per la misura di assetto e direzione “LISA 200”, basato su giroscopi a fibre ottiche realizzati nello stabilimento di Pomezia; Elbit Systems, grande azienda israeliana specializzata nella realizzazione di tecnologie avanzate, sviluppa il nuovo software caricato sugli addestratori per consentire ai piloti di esercitarsi alla guerra elettronica, alla caccia alle installazioni radar e all’uso di sistemi d’arma all’avanguardia. In vista del nuovo “Lavi”, Elbit Systems ha costituito con IAI – Israel Aircraft Industries il consorzio denominato “TOR”, ottenendo dal governo israeliano finanziamenti per 603 milioni di dollari. Il consorzio ha già comunicato di aver completato nella base di Hatzerim la costruzione del centro di addestramento a terra destinato ad accogliere i simulatori di volo. Parte del supporto logistico e le attività di manutenzione e riparazione degli M-346 saranno garantite in loco da personale di Alenia Aermacchi, grazie ad un contratto di 140 milioni di euro sottoscritto lo scorso anno con le imprese israeliane. Altra azienda impegnata nella produzione di componenti per l’M-346 è Honeywell Aerospace Europe, con sede a Raunheim (Francoforte) ma controllata interamente dalla statunitense Honeywell International, Inc..

I bombardamenti israeliani nella Striscia di Gaza hanno preso il via martedì 8 luglio e secondo fonti palestinesi avrebbero già causato la morte di 28 civili e più di un centinaio di feriti. Il governo di Tel Aviv ha ammesso di aver compiuto 160 attacchi aerei, “colpendo 120 postazioni e rifugi di militanti di Hamas o luoghi da dove venivano lanciati razzi contro Israele”. Intanto non è escluso che nelle prossime ore venga scatenata un’offensiva via terra. Un imponente dispiegamento di militari è stato registrato alle frontiere con Gaza e il governo ha autorizzato l’esercito ad attivare 40.000 riservisti. “Se avremo la necessità d’intervenire con un’operazione terrestre, noi lo faremo”, ha dichiarato in un’intervista televisiva il ministro dell’interno Yitzhak Aharonovitch. “Quest’opzione esiste e le istruzioni del premier Netanyahu sono di prepararsi ad una profonda, lunga, continua e forte campagna a Gaza. Noi non ci fermeremo sino a quando non si arresterà il lancio di razzi contro Israele”.

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“No Tav e diritti: quel che accade in Val Susa riguarda tutti gli italiani”

http://espresso.repubblica.it/attualita/2014/06/10/news/i-no-tav-sono-un-esempio-per-tutti-la-val-susa-arriva-al-tribunale-dei-popoli-1.168724

Cattura913

Un contro-osservatorio per smontare i miti dell’alta velocità. Un esposto al Tribunale dei Popoli sulle violazioni dei diritti in Val Susa. E un invito a riaprire il confronto con i cittadini. Parla Livio Pepino, il celebre magistrato da tempo schierato contro il tunnel. Che dice: “Siamo ancora in tempo per cambiare idea”

DI FRANCESCA SIRONI

10 giugno 2014No Tav e diritti: quel che accade in Val Susa riguarda tutti gli italiani

La Val Susa? È Terzo Mondo. Ma non perché i suoi abitanti siano poveri o affamati, o perché vogliano emigrare rischiando la vita. No: ad assimilarli agli indigeni colombiani o ai contadini dell’Africa Sub-sahariana è un diritto che è stato loro strappato. Quello di difendere il proprio territorio da interessi economici imposti dall’alto. A sostenerlo sono il celebre ex presidente di Magistratura Democratica Livio Pepino e una lunga sequela di studiosi e intellettuali di tutto il mondo, dal teologo della liberazione Frei Betto al regista Ken Loach, da Serge Latouche ad Alex Zanotelli. Insieme hanno presentato un esposto ufficiale per “ violazione dei diritti fondamentali in Valle ” al Tribunale permanente dei Popoli, un organo “d’opinione” (i suoi atti non hanno conseguenze giuridiche), ma storicamente importante. E che fino ad oggi, appunto, si è occupato di violenze e danni ambientali contro i popoli dell’Est o del Sud del mondo. Mentre da venerdì (data in cui l’esposto sarà presentato anche in Italia con una conferenza stampa) dovrà studiare un caso europeo. A far partire la richiesta non è una persona qualunque. Ma un magistrato, Livio Pepino, che ha seguito da protagonista 40 anni di processi, arrivando a diventare membro del Consiglio Superiore della Magistratura, e che ha espresso tutte le sue critiche all’attuale sistema giudiziario in un pamphlet intitolato “Forti con i deboli”.

Livio Pepino

Livio Pepino

Ma come, dottor Pepino, già agli italiani importa così poco di quel che succede in questa sperduta provincia torinese, e voi chiedete che ne occupino gli eredi del tribunale istituito nel 1966 da Bertrand Russell e Jean-Paul Sartre per indagare sui crimini del Vietnam? Non le sembra un po’ esagerato? «Assolutamente no: ciò che succede a Chiomonte riguarda tutta l’Europa. Il modello avviato da queste parti, l’idea della “Grande Opera Costosa” che si impone sopra la volontà dei cittadini, sarà esportato con successo altrove, se dovesse vincere 20 anni di resistenza locale. Con due problemi: il primo è la sottovalutazione dei rischi ambientali e sulla salute. E il secondo è la ferita che si infligge all’idea stessa di democrazia e partecipazione democratica. Che repubblica è quella in cui vota solo metà degli aventi diritti e in cui quelli che chiedono d’essere ascoltati vengono esclusi dalle decisioni che li riguardano?» Partiamo da quest’ultimo punto: il Commissario della Torino-Lione sostiene che non sia vero che i cittadini non sono stati coinvolti. Anzi, dice che il progetto è migliorato proprio grazie alle 204 riunioni svolte fra il 2006 e il 2013 con le comunità locali. Non è partecipazione questa? «Ma che partecipazione: questa è propaganda! Non c’è stato alcun tipo di confronto reale. Hanno invitato i soli sindaci favorevoli alla Tav per discutere sul come fare l’opera. Nessuno ha voluto invece mettere in discussione l’utilità dell’intervento, e le sue conseguenze, insieme agli abitanti. È stato fin dall’inizio un piano unilaterale, gestito senza coinvolgere i residenti» Ma lei com’è che è diventato un così convinto No Tav? I maligni scrivono  sia perché ha una casetta a Chiomonte… «I punti di partenza sono spesso casuali. E sì, anche se non ho più quella casa, dove ora c’è il cantiere dell’Alta Velocità io andavo a correre col cane. Le conosco quelle terre, ci sono legato. Ma da magistrato e da cittadino  colgo in questa vicenda il simbolo di un modello di sviluppo che non funziona più. Che deve cambiare. Partendo dal confronto, vero, con la popolazione: questo sarebbe fare politica in grande»

Ma non è un po’ utopico pensare sia possibile mettere d’accordo gli interessi dello Stato e quelli di chi dice: “Non nel mio giardino”? «Non ho una risposta pre-costruita da dare. Quello che so è che anche il turbo-decisionismo berlusconiano, su un problema come quello dei rifiuti, ad esempio, non ha portato ad alcun risultato. È ovvio che trovare una mediazione fra interessi locali e priorità nazionali è difficile. Ma è necessario, soprattutto quando si tratta di investimenti colossali come quello dell’Alta Velocità. O facciamo nostra questa consapevolezza, oppure ci troveremo ad avviare ogni volta con vent’anni di ritardo dei maxi-processi, alla ricerca dei responsabili di danni provocati su cittadini che all’epoca non erano stati informati» Continua a parlare di confronto: ma si può ancora considerare possibile una mediazione dopo gli scontri, gli arresti, le minacce, la tensione che dura da anni? «Certamente più passa il tempo più sarà difficile ricomporre il conflitto fra Pro Tav e No Tav. Sono convinto però non sia ancora tutto perduto. Quello che chiediamo, con l’esposto al Tribunale dei Popoli, è innazitutto che venga fatta una comunicazione seria e approfondita sui potenziali rischi per la salute degli abitanti. Non due numeretti: un grande convegno che coinvolga esperti e scienziati. Poi, che sia chiarito se il Tunnel è utile o no e in base a quali analisi» La interrompo: certo che per il ministero è utile la Tav. Hanno appena stanziato tre miliardi di euro! E continuano a pubblicare studi in cui si afferma che indotto e progresso sono assicurati… «Lo so, lo so: la tecnica non è neutrale. Ma devono provarlo agli italiani, di star spendendo bene i fondi pubblici, non solo a me. E poi, c’è il confronto con la popolazione, ancora tutto da avviare»

Operai al lavoro alla Talpa in Val Susa

Operai al lavoro alla Talpa in Val Susa

Mi sembra che i termini, più che per un nuovo tavolo di discussione, siano perché la Tav non si faccia. Ma i lavori ormai non sono irrimediabilmente partiti? «No no, non c’è niente di irreparabile. La Talpa sta solo scavando un tunnel geognostico. La previsione è di iniziare quello vero e proprio solo fra cinque, sei anni. Per cui possiamo ancora tornare indietro. Finora è stata solo una fase preparatoria: costosa, ma preparatoria. E io dico: meglio smettere subito piuttosto che arrivare al quasi-cento per cento della costruzione per poi dire “Che disastro”, come sta avvenendo per il Mose a Venezia» Ma come fa lo Stato a tornare indietro? Proprio mentre due suoi magistrati portano avanti l’accusa di terrorismo contro quattro No Tav… «È vero, ormai il clima è avvelenato. Distorto da un pensiero unico che mette in luce negativa tutto ciò che riguarda quel Tunnel»

La madre di Mattia, uno degli...

La madre di Mattia, uno degli arrestati per terrorismo

È ancora convinto siano distorte quelle accuse di terrorismo, come aveva già sostenuto tempo fa? «Io sono convinto che tutti i reati vadano perseguiti. Come non potrei? L’ho fatto per decenni, da magistrato. Ma vanno perseguiti per quello che sono. Bisogna mantenere un’adesione rigorosa alla realtà. Formulare accuse equilibrate, senza enfatizzare. E soprattutto senza esagerare con le misure cautelari» Per questa sua tesi aveva già litigato duramente, a distanza, con un ex esponente di Magistratura Democratica, Giancarlo Caselli. Che se ne andò sbattendo la porta proprio per uno scritto No Tav di Erri De Luca pubblicato sulla rivista della corrente… «Chiunque critichi l’impostazione di quel processo oggi è accusato di voler delegittimare la magistratura. Non è così. Io lo ripeto sempre, anche quando vado alle assemblee in Val Susa: i reati devono essere puniti. Bisogna ristabilire un clima più sereno, anche a Torino» Erri De Luca: lunedì è stato rinviato a giudizio per istigazione a delinquere. Come commenta questa scelta? «Come sopra»

Livio Pepino e Giancarlo Caselli...

Livio Pepino e Giancarlo Caselli insieme nel 2005

Arriviamo finalmente a venerdì: oltre all’esposto presenterete la nascita del “ Controsservatorio ” della Valle. Di che si tratta? «Vogliamo costruire un gruppo di persone impegnate a raccontare l’Alta Velocità in modo diverso. A ripristinare la verità, andando in giro per l’Italia con dibattiti e convegni per far capire come quello che avviene a Susa ci riguardi a tutti. Perché lì si mette in atto un modello di sviluppo sbagliato»

Il compressore per il cui incendio 4...

Il compressore per il cui incendio 4 persone sono accusate di terrorismo

Non correrete il rischio di essere accusati anche voi di istigazione a delinquere? «Io sono un fervente non violento. Per cui mi ritengo vaccinato. Penso di sapere qual è la differenza fra il raccontare una verità, anche se ostile e dolorosa da ascoltare, e l’eccitare gli animi con delle provocazioni. Sono sicuro che il diritto mite sia l’unica strada da seguire. Partendo, appunto, dalla verità».

Giornataccia per la crociata giudiziaria contro i notav

http://www.notav.info/post/giornataccia-per-la-crociata-giudiziaria-contro-i-notav/

notav.info

 notav-autostradaDopo il mancato rinvio a giudizio per Nicoletta Dosio, Luca Abbà e Gianni Vattimo, per il quale i pm con l’elmetto ancora imprecano, il movimento notav porta a casa un’altra piccola vittoria sul piano giudiziario.

I fatti sono quelli dell’ 8 dicembre 2012, il movimento manifestò in Clarea e in autostrada, con un blocco temporaneo della circolazione. In seguito furono diverse le denunce per la giornata tra cui un notav minorenne.

Oggi, davanti al tribunale dei minori, cade l’ennesimo tassello della crociata della procura, con un non luogo a procedere per l’irrilevanza del fatto.

La mole di denunce comminate ai notav, a volte trova giudici non proprio consenzienti alla linea dettata dai pm con l’elmetto.

No Tav, in manette tre antagonisti per l’assalto al cantiere di Chiomonte

http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/14_luglio_11/no-tav-manette-tre-antagonisti-l-assalto-cantiere-chiomonte-62c58c00-08c6-11e4-89ec-c067e3a232ce.shtml

Devono rispondere di fabbricazione e porto d’armi di armi da guerra e congegni esplosivi, danneggiamento, incendio e violenza a pubblico ufficiale aggravata

di Elisa Sola

Tre antagonisti milanesi, militanti No Tav, sono stati arrestati a Milano e Lecce. Il blitz, che è scattato all’alba di venerdì, è stato coordinato dalla Digos, che ha eseguito un’ordinanza di custodia del gip di Torino. La richiesta delle misure è stata fatta dai pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo. L’operazione è il proseguimento dell’indagine che portò il 9 dicembre 2013 all’arresto di quattro attivisti No Tav, accusati di terrorismo. Dopo quei fermi in tutta Italia si erano moltiplicate, in Italia ma non solo, le manifestazioni di protesta da parte del movimento contrario alla Torino-Lione. Venerdì mattina sono finiti in manette Lucio Alberti, di 24 anni, Francesco Sala di 26 e Graziano Mazzarelli di 23, leccese. Sono accusati, così come gli arrestati del 9 dicembre, di avere partecipato all’assalto notturno al cantiere della Tav di Chiomonte tra il 13 e il 14 maggio 2013.

 Caduta l’accusa di terrorismo

I tre fermati devono rispondere di fabbricazione e porto d’armi di armi da guerra e congegni esplosivi, danneggiamento, incendio e violenza a pubblico ufficiale aggravata. Ma non di terrorismo, dopo che la Corte di Cassazione, recentemente, ha negato la configurabilità di questo tipo di reato per i quattro fermati del 9 dicembre. La sera del 13 maggio 2013 un gruppo di militanti No Tav aveva marciato nei boschi di Giaglione fino ad arrivare alle reti dell’area di lavoro. Erano state lanciate nel cantiere pietre, bottiglie, fuochi d’artificio e bombe carta. Un compressore era andato a fuoco mentre alcuni operai stavano lavorando. Non era rimasto ferito nessuno. Il 9 dicembre 2013 furono arrestati per questo episodio Niccolò Blasi, Claudio Alberto, Mattia Zanotti Chiara Zenobi. Sono ancora in carcere. Proprio a partire da venerdì, per tre giorni, il Movimento No Tav, insieme a realtà dell’autonomie torinese organizza a Venaus, paese della Val di Susa, una tre giorni di «opposizione sociale alla crisi», con dibattiti e una marcia al cantiere prevista per sabato sera.

UKRAINE VERSUS NOVOROSSIYA : POUR LE DONBASS, C’EST VAINCRE OU MOURIR !

Fabrice BEAUR pour PCN-INFO / 2014 07 10 /

avec Correspondance locale (Donbass) – lucmichel.net – PCN-SPO /

http://www.scoop.it/t/pcn-spo

https://www.facebook.com/PCN.NCP.press.office

PIH - FB novorossiya vaincre ou mourir (2014 07 10) FR 1

Il y a tellement d’information concernant la situation militaire de Novorossiya qu’il nous faudrait vous les livrer toutes les demi-heures. Cela n’aurait pas de sens et ne vous apporterait rien de plus (quoi que) que les informations que vous pouvez glaner ici et là sur le net.

Résumons tout de même la situation avant d’aborder l’actualité des affrontements en cours et des combats en préparations.

 PETIT RAPPEL DU RETRAIT DE SLAVIANSK ET KRAMATORSK

 Nous avons donc un retrait des Forces armées de Novorossiya des villes de Slaviansk et de Kramatorsk ainsi que deux autres villes du Nord du Donbass depuis quelques jours.

 Evidemment, les media bandéristes de la Junte de Kiev en font leurs choux gras. Alors même si cela ne peut être qualifié de victoire pour les républicains, cela peut s’expliquer simplement et pour de bonnes raisons :

 – Premièrement, les milices populaires avaient en face d’eux une concentration énorme de matériels lourds. Très certainement la principale force militaire de la Junte de Kiev. Et les derniers jours les bombardements étaient incessants, intensifs et aveugles.

– Deuxièmement, la ville ne se prêtait en rien à une défense plausible et efficace.

– Troisièmement, et c’est très certainement la vraie raison de toute cette histoire est que Slaviansk était devenue inutile comme zone militaire. Car on peut se laisser à penser que la prise de Slaviansk et donc de Kramatorsk par la suite par les milices populaires d’auto-défense du Donbass avait un objectif bien précis : ouvrir la voie à une offensive vers Kharkov… en cas d’intervention russe dans la région ? Nous n’aurons jamais de réponse à cette question, mais il suffit de regarder une carte pour comprendre que cette réflexion n’est en rien infondée.

 A MOSCOU A NOUVEAU (*) LES LIBERAUX CONTRE LES ETATISTES-PATRIOTES

 Surtout quand on entend les échos, ici et là, d’une certaine lutte dans les sphères politiques et sociales à Moscou concernant l’attitude à adopter vis-à-vis de cette guerre occidentale en Ukraine contre la Russie.

 Une lutte entre « libéraux » – qui pensent toujours et encore que l’on peut s’entendre avec l’occident si on développe un rapport de force – et des « faucons » – qui pensent eux tout au contraire qu’il ne peut y avoir de négociation avec l’impérialisme U.S., surtout aux portes de la Fédération de Russie – et qu’il faut intervenir dans le Donbass, non pour l’annexer mais pour stopper l’effusion de sang, donner un coup d’arrêt définitif aux menées agressives de l’OTAN. Quitte à voir d’autres sanctions s’abattre sur la Russie. « Sanctions pour sanctions autant y aller » pourrait être la position de ces derniers.

 Personnellement, nous ne nous plaçons aucunement du point de vue des “libéraux” russes mais nous ne pouvons non plus aller totalement dans le sens des faucons sans poser d’autres paramètres à la situation.

 Nous sommes d’accord pour dire que sanctions pour sanctions autant faire ce qu’il faut pour sauver le peuple du Donbass de l’agression des forces armées de la Junte bandéro-oligarchique de Kiev. Mais c’est aussi ne prendre aucunement en compte certains paramètres qui à moyen et long terme peuvent être préjudiciables à la Russie.

 Car si le but de Washington est de forcer la Russie à intervenir militairement en Ukraine, cela n’est point pour simplement crier à l’agresseur. Le but est qu’à partir de ce moment-là, l’OTAN trouvera alors une justification supplémentaire de sa présence et de son renforcement dans la région.

 L’autre résultat sera bien évidement l’éloignement de l’Europe occidentale (l’UE) d’avec l’Europe orientale (les ex républiques soviétiques). Et c’est là précisément le (vrai) but de Washington. Car la coopération véritable, voir l’union des deux Europe, celle de l’Union Européenne (je parle de la forme territoriale et non de son fond politique actuel qui en fait une colonie U.S.) et celle de l’Union Economique Eurasienne, qui naîtra officiellement le 1er  janvier 2015, est la hantise des stratèges U.S. Cela signifierait la naissance d’un bloc continental tellement puissant que cela en serait fini de la domination mondiale de l’impérialisme U.S.

 Rome serait de retour contre Carthage !

Car le destin de la Russie est bien grand-européen et non asiatique, compris dans le sens que la Russie ne serait en rien « européenne » de culture. Nous sommes en plein combat géopolitique majeur. L’Ukraine n’est que le dernier des champs de bataille. Peut-être un tournant. Très certainement un tournant.

 Nous n’avons pas toutes les informations que Moscou peut avoir. Et nous faisons confiance au Kremlin pour ne pas laisser la Russie face à une défaite dans la bataille d’Ukraine. La bataille de la Crimée a été gagnée et c’est un beau coup de pied au cul des généraux de l’OTAN. Nous demandons donc à tous les hommes et les femmes qui soutiennent la politique de redressement national de Vladimir POUTINE de ne pas participer à la campagne de dénigrement de l’action du Président de la Fédération de Russie, qui sent fortement la réactivation des réseaux « oranges » et des idiots utiles (à l’OTAN) à Moscou.

 Cela étant dit, revenons donc à l’actualité de Donetsk et de Lugansk, avec les combats en cours.

 NOUVELLE BATAILLE DES AEROPORTS A DONETSK ET LUGANSK PIH - FB novorossiya vaincre ou mourir (2014 07 10)  FR 2

La bataille des aéroports de Donetsk et Lugansk est de nouveau d’actualité.

En effet, depuis ce jeudi 10 juillet dans les deux capitales, bientôt assiégées du Donbass, ont été lancées les préparations d’un assaut sur ces aéroports, qui sont des places fortes des forces armées de la Junte de Kiev et un point de départ fort probable d’une attaque directe sur les deux villes. Pour l’Armée du Donbass, il s’agit d’éliminer ce danger immédiat aux portes des deux places fortes de l’Union des républiques populaires de Novorossiya.

Et bien que le président de la Junte à Kiev a déclaré qu’ils ne bombarderait pas les villes et n’envisageait aucunement des combats de rues, les combats et préparatifs d’invasion sont pourtant en cours. On sait ce que vaut la parole de l’oligarque Porochenko. Même pas un chocolat Roshen. Et ce jeudi même l’aviation de Kiev a bombardé le centre ville de Donetsk et l’artillerie ukrainienne a bombardé les faubourgs de Lugansk à Kamennobrodsky et le fameux et stratégique village de Metalist.

 A Lugansk, il y a des groupes d’action terroristes de la Junte qui tirent au mortiers sur la ville. Deux ou trois obus et ils se déplacent pour faire de même depuis une autre position sur un autre quartier de la ville. Et cela sans discontinuer. Selon le Comité de Sécurité de l’Etat (KGB) de Lugansk, la traque de ces groupes est en cours.

 Et la dernière déclaration du “ministre” de la Défense de la Junte de Kiev qui déclare préparer une “surprise aux séparatistes” n’indique pas que le ton est à l’apaisement. Le même KGB de Lugansk a demandé par exemple aux mineurs de signaler à l’Armée du Donbass toutes les tentatives d’infiltrations de groupes armés de la Junte de Kiev dans les galeries souterraines des mines qui sont partout dans cette région, aux portes mêmes de la ville.

 A Donetsk, les forces de la Junte tentent actuellement de prendre le village de Karlivka Galitsinovka. Mais la première vague d’attaque a été repoussée par l’Armée du Donbass et a même obligé les blindés ukrainiens à se retirer 10 kilomètres plus loin. En effet, plusieurs de leurs blindés sont restés sur place… carbonisés.

 L’importance de ce village tient au fait qu’il est sur la route nord qui mène à l’aéroport actuellement totalement encerclé par les forces républicaines. Il s’agit donc bien d’une opération de désengagement des forces de Kiev à l’aéroport, que ses forces tentent actuellement. Sans succès jusqu’à présent. Ce qui explique sans aucun doute le fait que du côté des républicains, on désire en terminer avec ce danger aux portes de la ville.

 L’objectif de l’Armée du Donbass est de se préparer à un siège ou d’éliminer les places fortes de l’ennemi bandériste pour pratiquer une guerre de guérilla, un harcèlement continue des forces ennemies pour les empêcher de se fixer. Numériquement plus faible que les forces ukrainiennes, les forces de Novorossiya se doivent ainsi jouer de leur meilleure flexibilité et connaissance du terrain pour pratiquer une guerre de vitesse. Mais avant, il faut nettoyer le terrain le plus loin possible du centre ville. C’est l’objectif de cette bataille des aéroports de Donetsk et de Lugansk.

 VERS LA CRIMEE …

 Sur la frontière de Crimée, la Junte continue depuis deux jours de concentrer du matériel militaires  lourd, comme des missiles anti-aériens et des lanceurs de roquettes multiples de type GRAD (les fameux orgues de Staline) et autres blindés divers. Une future provocation bandériste sur ordre de l’OTAN si la situation à Donetsk et Lugansk ne va pas dans le sens qu’ils souhaitent ? A suivre avec attention …

 Et nous ne parlons pas des tirs incessants de la Garde nationale d’Ukraine, en réalité les activistes nazis de Praviy Sektor, sur les postes frontière russes.

 Pour terminer, des combats féroces semblent s’approcher à grand pas dans la défense des villes de Donetsk et de Lugansk. Et nous laissons la parole de fin  au Gouverneur populaire de Donetsk, Paul GUBAREV, qui a déclaré ce jeudi 10 juillet : « Nous sommes bientôt encerclés. Pour nous, il n’y a pas d’autre choix que de vaincre ou de mourir ! »

Fabrice BEAUR,

Secrétaire-général du PCN

https://www.facebook.com/beaur.fabrice

 (*) Lire : Luc MICHEL / DE KADHAFI A POUTINE… LES LIBERAUX CONTRE L’ETAT RUSSE !

sur http://www.elac-committees.org/2011/12/28/luc-michel-de-kadhafi-a-poutine%e2%80%a6-les-liberaux-contre-l%e2%80%99etat-russe/

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