Siccome c’è Deflazione, l’Italia ha I Ristoranti e gli Hotel più Cari del Mediterraneo

nooo…le tasse che aumentano i prezzi? quando mai…..vedi costo e prezzo della benzina o si crede che la benzina sia un’eccezione?

8 luglio 2014
 
 
Eh si la deflazione, brutta bestia.
 
E siccome c’è grande deflazione (che come noto NON è un effetto della crisi economica ma ne è la causa… come no!) Hotel e Ristoranti Italiani sono i più cari del mediterraneo, ed anche quelli che hanno alzato di più i prezzi.
 
Viene il sospetto che tale aumento generalizzato sia originato da una “leggerissima” pressione fiscale in aumento verticale sugli immobili (e su tutto il resto) ma ovviamente fa comodo pensare che sia un complotto dei malvagi albergatori e dei malefici ristoratori.
 
Meno male che c’è Matteo Renzi e il governo a vigilare contro la deflazione.
 
Ewwiwa l’inflazione, un toccasana per l’economia!
 
p.s. a parte gli scherzi, il turismo italiano rischia di finire veramente in ginocchio per l’assurda pressione fiscale che subisce. L’Italia è un paese di pazzi.
 
 
L’Italia si classifica come la meta turistica piu’ costosa del mediterraneo
Fare le vacanze in Italia è piu’ caro con la spesa per hotel e ristoranti che è superiore del 10 per cento rispetto alla media europea e si classifica come la piu’ elevata tra le diverse mete del mediterraneo. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Eurostat del 2013 che evidenziano come, superato lo spread finanziario, a frenare gli incassi turistici in Italia è il sovrapprezzo che i vacanzieri nazionali e stranieri devono pagare nel Belpaese.
Nonostante la crisi i conti che i turisti devono pagare per mangiare fuori e alloggiare in Italia durante le vacanze sono – sottolinea la Coldiretti – nettamente superiori rispetto alle mete concorrenti del mediterraneo. La destinazione piu’ conveniente per hotel e ristoranti è infatti – precisa la Coldiretti – il Montenegro dove si paga il 37 per cento in meno rispetto alla media comunitaria, seguito dalla Croazia con il 26 per cento in meno, dal Portogallo dove il risparmio è del 23 per cento e dalla Turchia dove il conto è inferiore del 22 per cento rispetto alla media europea. Il confronto – continua la Coldiretti – è pesante anche con Paesi tradizionalmente rivali dell’Italia come la Grecia dove l’esborso per ristorazione e alloggio è inferiore del 12 per cento e la Spagna che costa il 9 per cento in meno della media.
Il gap nazionale trasmette purtroppo i suoi effetti sui flussi turistici internazionali. L’Europa rimane nonostante la crisi una delle destinazioni preferite del turismo internazionale con il flusso di viaggiatori da tutto il mondo in Europa che è  aumentato del 5 per cento nel  2013, con i migliori risultati registrati nell’Europa centrale e orientale (+7%) e dai Paesi del Sud e del Mediterraneo (+6%) secondo i dati dell’Unwto World Tourism Barometer  del 2013. Nel dettaglio la Spagna ha pero’ conquistato il primo posto con un aumento dei visitatori internazionali del 4 per cento, in Grecia l’aumento è stato del 9 per cento, a  Malta del 10 per cento e in Portogallo dell’8 per cento. L’ Italia – sottolinea la Coldiretti – si colloca al posto di onore tra le mete europee preferite ma secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale del Turismo si è verificato nel 2013 un calo del 4,3 per cento degli arrivi che ha riguardato sia gli italiani (-8 per cento) che gli stranieri (-0,2 per cento).
E non è un caso che per l’estate 2014 meno di un italiano in vacanza su tre alloggerà in albergo (28 per cento) mentre piu’ gettonate secondo l’Coldiretti/Ixe’ sono le abitazioni in affitto (19 per cento),  di proprietà (14 per cento) o di parenti e amici (17 per cento). A seguire i villaggi turistici (7 per cento), i bed and breakfast (7 per cento) e gli agriturismi (3 per cento) che fanno segnare un aumento rispetto allo scorso anno soprattutto nelle presenze straniere,  anche grazie alla qualificazione e diversificazione dell’offerta ma anche all’ottimo rapporto tra prezzi/qualità con la scelta che avviene sempre piu’ di frequente attraverso siti come www.terranostra.it o www.campagnamica.it.’
A salvare l’Italia è il fatto che – continua la Coldiretti – è tra le mete piu’ ricche di attrazioni dal punto di vista culturale, paesaggistico, ambientale ed anche enogastronomico. L’Italia è infatti il paese piu’ ricco al mondo di siti di interesse culturale ma è in grado di offrire al turista anche la piu’ grande varietà di opportunità, dal mare alla montagna, dai laghi al verde con le campagne che offrono paesaggi di una bellezza unica come dimostra ad esempio il recente via libera all’iscrizione dei “Paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato” nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco ma anche l’oltre 10 per cento del territorio nazionale che è coperto da parchi e aree protette. L’Italia – conclude la Coldiretti – è peraltro l’unico Paese al mondo che puo’ vantare la leadership la leadership europea con 262 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp), puo’ contare sul maggior numero di produttori biologici nell’Unione e garantisce livelli di sicurezza da record con un numero di prodotti agroalimentari con residui chimici oltre il limite di appena lo 0,2 per cento che sono risultati inferiori di nove volte a quelli della media europea (1,6 per cento di irregolarità) e addirittura di 32 volte a quelli extracomunitari (7,9 per cento di irregolarità), sulla base delle elaborazioni Coldiretti sulle analisi condotte dall’Efsa.
 

LA DIFFERENZA DI PREZZI PER HOTEL E RISTORANTI IN EUROPA

MEDIA UNIONE EUROPEA A 28 100
ITALIA +10 %
SPAGNA -9 %
GRECIA -12 %
CROAZIA – 26 %
PORTOGALLO -23 %
MONTENEGRO -37 %
TURCHIA -22 %
  
Fonte: Elaborazioni Coldiretti su dati Eurostat 201

QUINTA EDIZIONE DEL CINEFORUM “PATIO LATINO” CHE GUEVARA FUORI DAGLI SCHEMI

Nel racconto di Jean Paul Sartre, il suo incontro a Cuba con il rivoluzionario argentino, un Che Guevara non convenzionale e al centro di interpretazioni controverse. Ce ne parla l’editore italiano del Che, Roberto Massari, che presenterà anche la sua edizione del Diario del Che in Bolivia, edizione fotografica a colori, la più completa al mondo. Vedremo un manufatto prezioso: la copia identica delle due agende sulle quali il Che scrisse il suo Diario. Copia che, realizzata dal governo Morales, è stata donata alla Fondazione Guevara di cui Massari è presidente. Verrà proiettato un filmato mai visto dalle nostre parti.
Interviene l’editore ROBERTO MASSARI

MANZIANA, 18 LUGLIO, ORE 21.00, VIA GARIBALDI 48, INGRESSO DAL VICOLOALN. 40

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Supertifone verso Okinawa: massima allerta in Giappone

Emessi avvisi di evacuazione per 500mila persone. La tempesta è arrivata con piogge fortissime e raffiche di vento a 250 chilometri orari. Nelle zone sulla sua rotta, chiusi gli aeroporti e spente le centrali nucleari
http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Il-Giappone-affronta-Neoguri-il-tifone-si-abbatte-su-Okinawa-bd231dd6-f1ec-4de0-bd3d-4006975a69db.html#sthash.qsA9W1NE.dpuf

Con un carico di pioggia torrenziale stimato in 200 mm, venti potenti fino a 250 km all’ora e onde di 14 metri di altezza, il tifone Neoguri si dirige sull’arcipelago di Okinawa, nel profondo sud del Giappone, dove comincerà già in piena notte a dispiegare il suo potenziale distruttivo, prima dell’impatto vero e proprio atteso poche ore dopo
07 luglio 2014Un potente tifone, l’ottavo della stagione ribattezzato Neoguri, è atteso a Okinawa, estremo sud del Giappone, tra la tarda serata di oggi e domani mattina con un carico di piogge torrenziali, venti fino a 250km all’ora e onde alte 14 metri.

Uno scenario estremamente pericoloso, al punto da spingere la Japan meteorological agency a emettere in serata diversi casi di allerta di “livello altissimo”, testando per la prima volta la scala di prevenzione dei grandi rischi naturali varata ad agosto del 2013: il provvedimento ha interessato l’isola di Miyako e alcuni isolotti vicini, seguiti da quella principale di Okinawa, sulla base di diverse ragioni: onde, venti o piogge. Lo scenario più critico è a Miyako dove le autorità locali hanno invitato un totale di 55.000 residenti all’evacuazione prudenziale. Muovendosi da sud verso nord, Neoguri dovrebbe guadagnare forza e diventare il più minaccioso degli ultimi decenni, di sicuro il peggiore da ‘Ise-wan’, che nel 1959 causò ben 5.000 vittime.

Nel corso di una riunione d’emergenza del governo sulla crisi in atto, il ministro per la Gestione dei disastri, Keiji Furuya, che ha annullato un viaggio negli Usa per un evento dedicato alla prevenzione delle catastrofi, ha invitato le prefetture e i comuni a prendere tutte le dovute iniziative e a consigliare per tempo, se necessario, le evacuazioni. “Ho chiesto di non esitare e di non avere paura a eccedere in cautela”.

Il governo ha istituito un’unità di collegamento al centro di gestione delle emergenze dell’Ufficio del primo ministro. “Si profila uno dei più grandi tifoni mai avuti a luglio”, ha ammesso in conferenza stampa Satoshi Ebihara, capo della sezione delle previsione meteo della Jma, ” necessaria la massima vigilanza”.

Nel frattempo, un fronte di piogge torrenziali sta colpendo l’isola meridionale di Kyushu, dove in alcune aree sono stati misurati più di 350 millimetri di acqua. Livelli straordinari, tali da spingere la Jma, a consigliare la massima cautela a causa di smottamenti e inondazioni. Neoguri sarà sul Kyushu domani pomeriggio.
– See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Supertifone-verso-Okinawa-venti-250-km-massima-allerta-in-Giappone-07d51d11-8494-47a2-a657-0ddef53fb085.html#sthash.4M4gLHfT.dpuf

http://www.youtube.com/watch?v=kFltQ8T-s04

Okinawa, l’isola principale dell’antico, indipendente e prospero Regno delle Ryukyu divenuta oggi, suo malgrado, la prefettura più povera del Giappone. Di fatto, inoltre, è ancora “occupata” dagli Usa, che qui posseggono, interamente pagate dal Giappone, ben 32 basi militari ….

Nelle prossime 48 ore la Russia potrebbe iniziare un’operazione di peacekeeping in Ucraina

Giovedì sera il sito znak.Com, vicino alla direzione del Ministero degli Esteri, riportava la notizia che non e’ preclusa la possibilità di iniziare un’operazione di pace da parte della Federazione Russa sul territorio dell’Ucraina orientale nei prossimi due giorni. C’è una disposizione … la situazione è così difficile. Due giorni fa, Petro Poroshenko (Presidente ucraino) ha proposto un “raffreddamento”
del conflitto nelle regioni Donekkzk e Lugansk per alcuni mesi affinché sia le milizie che l’esercito ucraino cessassero reciprocamente il fuoco, la Russia non riconosce ne la Repubblica popolare di Donezk che la Repubblica popolare di Lugansk. Poroshenko questo piano non l’ha adottato venga adottato e tutti i giorni vengono uccisi civili. L’operazione di mantenimento della pace da parte della Russia è pronta; se avverrà, diverse unità russe semplicemente prenderanno posizione attorno alle principali città per garantire la sicurezza dei civili ” ha spiegato la fonte al sito internet. Sulla questione del perché il Presidente Vladimir Putin abbia rivolto al Consiglio della Federazione la richiesta di revocare l’autorizzazione ottenuta in febbraio ad utilizzare le truppe russe sul territorio dell’Ucraina, la fonte risponde che questo è stato necessario per i colloqui tra Putin e l’ Austria e per dimostrare a Poroshenko la buona volontà. «La decisione finale non è stata presa, ma la situazione è molto grave” ha concluso la fonte.

Fonti: http://comunicati.russia.it/una-fonte-del-ministero-degli-affari-esteri-nelle-prossime-48-ore-la-russia-potrebbe-iniziare-un-operazione-di-peacekeeping-in-ucraina.html

http://informare.over-blog.it/2014/07/nelle-prossime-48-ore-la-russia-potrebbe-iniziare-un-operazione-di-peacekeeping-in-ucraina.html

Gaza:Israele lancia offensiva “protective edge”

pioggia di razzi da Gaza nel sud di Israele


(ANSA) – TEL AVIV, 07 LUG – Prosegue la pioggia di razzi palestinesi nel Sud di Israele. Nove razzi sono stati sparati da Gaza verso il Neghev occidentale nell’ultima ora. In precedenza un altro razzo, un Grad, e’ stato sparato verso la citta’ di Beer Sheva, a 50 chilometri dalla Striscia. In mattinata erano caduti in Israele un’altra dozzina di ordigni. Non si segnalano vittime; ma fonti locali riferiscono che e’ forte lo stress a cui da diversi giorni e’ esposta la popolazione locale.

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2014/07/07/israele-ancora-pioggia-razzi-da-gaza_0a741244-55af-4aa9-acf5-d720f033aa58.html

Non ne va mai a segno nessuno di questi razzi.
O i palestinesi hanno un sacco di soldi da buttar via ed amano i fuochi artificiali o forse non sono i palestinesi a tirarli.

The Daily Star (08/07/2014). Israele ha lanciato oggi quella che potrebbe essere una lunga offensiva militare contro la Striscia di Gaza. Secondo l’esercito israeliano, i siti colpiti sarebbero almeno 50. L’operazione è stata chiamata “Protective Edge” (bordo di protezione).

http://arabpress.eu/gaza-israele-lancia-offensiva-militare-protective-edge/

Servo encomio, codardo oltraggio tra Italia, Palestina e Ucraina

  da www.fulviogrimaldicontroblog.info:

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Dico con tutta la forza della mia anima che il nostro paese è realmente un paese che fa parte del quadro occidentale, appartiene all’Unione Europea, alla NATO e questo non si mette in discussione …” (Alexis Tsipras – intervista ad Antenna tv (emittente greca) maggio 2014)
ULTIMISSIME DELLA NOTTE DEL 7/7/2014 dopo la chiusura di questo post.
Il leader di ISIL, Abu Bakr al Baghdadi, è stato colpito e ferito gravemente da un pilota siriano su un Sukhoi russo nella provincia orientale irachena di Anbar. Il califfo del neo-istituito Califfato Islamico di Siria e Iraq si troverebbe in stato di coma e dovrebbe essere trasportato in Turchia. Se la notizia è confermata, si tratterebbe del più breve califfato della storia. Fonte: l’agenzia siriana “Syrian Perspective”.
In ogni caso, viva la Siria e la sua aviazione.Vi  consiglio di leggere, sul blog di Beppe Grillo, il discorso che il leader Cinque Stelle ha pronunciato all’apertura del Parlamento Europeo e poi confrontarlo con quello pronunciato dal berluschino clonato dalla Cupola in occasione dell’assunzione della presidenza del semestre a presidenza italiana. L’elencazione delle malefatte della cosca di Bruxelles mi pare eccellente e del tutto condivisibile, densa di contenuti di denuncia e proposte, salvo l’ormai cronica carenza nei Cinque Stelle – al netto di sporadici riferimenti corretti a situazioni specifiche (Ucraina, Medio Oriente, Iran…) – di  un programma generale di politica estera. Sta alla sfilza di bolle sparate dal bullo di sapone, con quella burina grandinata di citazioni e nomi per esibire una cultura che non c’è, come le Catilinarie di Cicerone stanno a uno sketch di Panariello. Un misto di fanfaronate da guappo di borgata e di battutine all’insegna del servo encomio ai serialkiller di classe che hanno raso al suolo l’Europa meridionale e fanno da ausiliari alle guerre imperiali, e del codardo oltraggio alla verità e all’onestà. Roba che solo la messa cantata dei media, TG3 berlingueriano (nomen omen) in testa, riesce a trasformare da naufragio in crociera di lusso.
clown
 A palazzo Chigi
Lasciamo l’argomento sul clown da tunnel degli orrori a un prossimo articolo, quando potremo celebrare le sue ultime imprese a rafforzamento di legalità e democrazia, come  il nuovo senato di sfaccendati, tratti dal vivaio del malaffare regionale e comunale, con l’immunità concessagli per poter continuare a delinquere (un bell’assist ai Cinque Stelle), o come la ghigliottina sulla dialettica parlamentare di cui l’autoriciclata (da SEL al PD) Boldrini  ha fatto il pilastro della rinata Camera delle Corporazioni. Di servo encomio e di codardo oltraggio (di cui si dichiarava “vergin” Alessandro Manzoni nei confronti del glorificato Napoleone) non è “vergin” rispetto ai potenti neanche il meno ortodosso membro della classe dirigente renziana. E siccome la testa del pesce ne fa puzzare perfino la coda, servo encomio e codardo oltraggio sono la regola deontologica dei velinari del genocidio in corso in Iraq e Palestina (e in Siria, Ucraina, Venezuela, Nigeria e via snocciolando il rosario delle nefandezze occidentali). Servo encomio nell’avallo alla truffa False Flag di Usa, Israele e Arabia Saudita, che vorrebbe far passare per jihadisti fuori controllo i propri lanzichenecchi mandati a realizzare una frantumazione tripartita dell’Iraq finora fallita. Raggiunge l’apice, come sempre con taglio bipartisan, nei due pesi e due misure applicati all’apocalisse palestinese. Specularmente, il codardo oltraggio sono le menzogne, faziosità, distorsioni e i depistaggi che colpiscono alle spalle le vittime di coloro a cui si riserva il servo encomio.
 
Dalle porte dell’inferno
israele b rucia
Non è coincidenza quanto sta accadendo in Iraq, Siria, Nigeria,  Ucraina, Africa sub sahariana, Unione Europea, per quanto, come ho ricordato nel post precedente, utili idioti e amici del giaguaro insistano a ignorare, contro la lezione di Maria Montessori, i dettagli in comune, le connessioni organiche, i fili che uniscono i puntini e ci presentino ogni fatto come episodio a se stante. In modo che al disegno complessivo della belva non si sappia che opporre un impotente volta per volta. Lo scatenamento in Palestina della belva israeliana cum lobby ebraica mondiale, passata dagli antipasti del genocidio a bassa intensità al piatto forte dell’olocausto, è tappa del tour du monde nazi-imperialista capeggiata dall’asso con stella di David e gregari in maglia a stelle e strisce, o con 12 stelle su fondo blu.
Ripeto da altri miei pipponi geopolitici: dalla calata delle cavallette del terrorismo jihadista in Siria e Iraq, Israele si ripromette la definitiva liquidazione di quello che, con Saddam, ma poi anche con il blocco Damasco- Baghdad-Tehran, costituiva il principale ostacolo al dispiegarsi del Grande Israele (non tanto, per ora, con l’estensione dei confini, quanto con il dominio geo-strategico e geo-economico). Gliene viene il petrolio dal protettorato curdo e dalle aree tra Arabia Saudita e Iran e il definitivo annientamento della prospettiva nazionale panaraba. Ultime notizie parlano di un maggiore impegno congiunto di Russia e Iran, oltre all’invio dei cacciabombardieri Sukhoi e di combattenti Pasdaran, per sostenere il governo iracheno e quindi l’arco scita fino a Damasco. Damasco che, di suo, sta riconquistando il nord di Aleppo e prova anche a insidiare il controllo islamista (ISIL e AL Nusrah, che, peraltro, si scannano fra di loro), sull’est inserito nel califfato. La situazione è in movimento..
ISIL_SYRIA_ALALAM
Le False Flag, bandiere dei pirati issate dai corsari  di Sua Maestà al momento degli attacchi contro i galeoni spagnoli, oggi svettanti sulle schiere degli ascari jihadisti scatenati in Siria  e in Iraq da sauditi, Israele e Occidente imperialista, per frantumare questi poli della resistenza antimondialista, hanno la stessa autenticità di quelle assegnate a Hamas in occasione dell’autorapimento e assassinio Mossad dei tre membri dell’insediamento di nazisti sionisti a Hebron. E qui è indifferente se rapimento e uccisione sono stati fatti direttamente dai servizi israeliani, o da qualche surrogato pseudo-islamista da questi manipolato.
Come al solito la tracotanza e quindi il pressapochismo del terrorismo USraeliano , già visti in tante occasioni, dall’11 settembre in qua, i cui buchi i media si affannano a ricucire, anche stavolta  si è lasciato dietro indizi che sono prove. Cosa che nessuna voce della cosiddetta informazione ha lontanamente preso in considerazione. Tutti a implicare che è stato Hamas, per quanto questo abbia smentito. Dieci minuti dopo che i tre integralisti sionisti avevano fatto l’autgostop in area C1, cioè sotto totale controllo israeliano, dove non si muove neanche una mosca senza che piombi la Gestapo, e su una strada rigorosamente riservata agli israeliani, alla polizia dell’occupante è arrivata una telefonata che tutto rivelava. Una voce disperata gridava “sono stato rapito” e subito si sono sentiti quattro colpi di arma da fuoco e poi alcuni gemiti e silenzio. Chiamata interrotta. Nessuna reazione da parte dei gendarmi, se non quando, otto ore dopo, i genitori degli scomparsi gli denunciavano il fatto. Ci vuole altro per almeno sospettare un’operazione sporchissima?  Il tasso di infamia della giunta di Tel Aviv supera ogni precedente storico. Ricordiamoci gli agenti del Mossad che esultavano, saltellando sul tetto di fronte, mentre filmavano le Torri Gemelle in fiamme. Furono arrestati da poliziotti inconsapevoli e poi subito rispediti a casa.
 israeliano rapito
 Uno dei “ragazzini” israeliani rapiti e uccisi alla prese con “terroristi” palestinesi.
Lo Stato infanticida
L’urgenza dell’operazione è stata dettata a Netaniahu dalla crescente insubordinazione sociale interna, che si cerca di neutralizzare con la classica invenzione del nemico esterno, dal crescente isolamento di Israele perfino tra la sedicente “comunità internazionale” (i paesi Nato), determinato dal sostegno internazionale al “governo di unità nazionale Fatah-Hamas”. Un governo che potrebbe assumere il ruolo di interlocutore più credibile per molti Stati e che rafforzerebbe la prospettiva di un riconoscimento dell’ONU. Isolamento vistosamente evidenziato dal rafforzarsi della campagna BDS (Boicottaggio Disinvestimenti Sanzioni) con l’adozione, da parte di governi, imprese, banche, di misure contro l’export di prodotti israeliani originati dai territori occupati. E perfino negli Stati Uniti, trascinati da una classe dirigente ricattata finanziariamente, mediaticamente, ed elettoralmente dall’onnipotente lobby ebraica, contro gli interessi degli stessi Usa, al traino della folle aggressività israeliana interna ed esterna, si moltiplicano le voci che sollecitano un cambio di direzione e un freno al genocidio portato avanti con il dilagare delle colonie e con le stragi.
palestinese morto

Carbonizzato dai coloni

Ci deve essere qualcosa di molto insidioso nell’atteggiamento israeliano verso Israele, se perfino un ultrà sionista, come Furio Colombo su “Il Fatto Quotidiano”, piagnucola sull’ “isolamento” dell’ ”Unica Democrazia del Medioriente”, pur davanti “all’assassinio da parte di Hamas dei tre ragazzini israeliani”. Se finora il vittimismo ebraico-israeliano di questi corifei della giunta nazista di Tel Aviv, ribadito all’infinito dall’uso speculativo dell’olocausto, rappresentava il trucco per mascherare le azioni dello Stato più violento del mondo, oggi le riserve e perplessità internazionali, perfino tra gli amici più saldi, danno all’isolamento delle giunta israeliana una consistenza vera. La belva ha fatto il passo più lungo della gamba. Se oggi il regime sionista si limita a polverizzare un po’ di gente e un po’ di case a Gaza (“Obiettivi terroristi”, li chiama la RAI), ma è costretto a sospendere una nuova operazione “Piombo Fuso”  e ulteriori sfracelli in Cisgiordania, se oggi nel mondo ci si indigna per coloni nazisti che bruciano vivi sedicenni e per l’ ”esercito più morale del mondo” che massacra di botte quindicenni con passaporto americano, oltre a fucilare ragazzetti che lanciano sassi, distruggere migliaia di case palestinesi e sbattere in carceri della tortura a tempo indeterminato donne e bambini, si potrebbe sospettare che lo “Stato degli ebrei” inizia a suscitare perplessità anche fuori dai recinti delle persone perbene e della storica solidarietà con i palestinesi.
palestinese ucciso
Israele+brutalità
Mohammed Abu Khdeir, 16 anni, bruciato vivo. Tari Abu Khdeir, suo cugino, 15 anni, massacrato dai soldati.
Sviluppo positivo, ma dalle gambe corte finchè il destino dei palestinesi resterà nelle mani dell’attuale classe dirigente. Le prospettive di salvezza dall’estinzione del popolo più perseguitato dei nostri tempi non saranno assicurate dal raffreddamento della complicità internazionale con Israele senza che vi sia una ripresa della resistenza, armata di sassi, molotov o altro. La solidarietà compassionevole con le vittime, come praticata dai filo-palestinesi da poltrona alla finestra, ai genocidi fa l’effetto di una zanzara. Fastidioso, ma sostenibile con un po’ di Fargan marca Shoah. La ciurma di ladroni attorno al miserando Abu Mazen, avendo cospirato con Israele per l’eliminazione di Arafat ed essendosi impinguiti con gli aiuti Usa e del Golfo, dunque ricattabile fino al midollo, non può esimersi neanche oggi dall’agghiacciante collaborazione con la Gestapo dell’occupante nella repressione di quanto ancora vive in Palestina. E che ci sia vita in Palestina, nonostante una vicenda peggio e più lunga della Shoah, lo dimostrano gli shebab che ancora una volta oppongono poco più dei loro corpi ai terminator nei carri armati. Ma senza leadership e relativa organizzazione e visione strategica, senza un Marwan Barghuti cui gli israeliani hanno inflitto sei ergastoli, il respiro della rivolta sarà corto. E gli stretti rapporti di Hamas con il Qatar e  la sua appartenenza ai Fratelli musulmani, che operano ovunque nella regione contro gli interessi nazionali dei popoli arabi, non fanno pensare a un’alternativa.
intifada
Il rallentamento di Netaniahu non susciti illusioni. E’ tattico e basterà un qualche 11 settembre fatto meglio e ancora più raccapricciante a rinsaldare l’internazionale filo-israeliana e la stessa società degli occupanti. Israele ha altri fronti da curare e da cui trarre le soddisfazioni affidate, a seconda della situazione specifica, ai nazisti imperversanti in Ucraina, o agli affini teocrati islamisti in Siria, Iraq, Nigeria. Qui, come nella controffensiva imperialista, fascistizzante e turbocapitalista, condotta contro i paesi antagonisti latinoamericani (Venezuela con il terrorismo, Argentina con i crimini bancari) con l’ausilio di regimi vassalli  e sostenuta da intelligence e teste di cuoio israeliane, gestori della “sicurezza” per i governi amici e quinte colonne negli altri, il tiro a due USA-Israele procede unito e avanza al galoppo. Lo stesso vale per altri scenari, a partire dall’Ucraina, passando per i vari conflitti della strategia del “caos creativo” accesi dagli ausiliari islamisti in Africa, nei cinesi Xinyang e Tibet e arrivando fino al Myanmar, paese promesso agli Usa dal loro agente Aung San Suu Kyi, dove la destabilizzazione del “divide et impera” è invece affidata ai pogrom contro la minoranza musulmana (4% di 60 milioni) condotti dai buddisti. Caos creativo.
La costola irachena dell’umanità è in corso di frantumazione, definitiva almeno per il tempo prevedibile. Il cuore siriano della nazione araba rischia l’infarto grazie all’inserimento della parte orientale del paese, quella petrolifera, nel cosiddetto califfato islamico dichiarato dal fantoccio Abu Bakr al Baghdadi (clone dall’altro fantoccio, Osama bin Laden). Il quale, per rendere più convincente il ruolo di nemico mortale dell’Occidente di cui a Washington, Riad e Tel Avivi lo hanno rivestito, dopo aver annunciato la prossima conquista di Gerusalemme, ora promette addirittura la marcia su Roma. L’opinione pubblica occidentale può e deve spaventarsi del nuovo Saladino. Ne verranno altri benefici all’1% in termini di strumenti di “sicurezza” e totalitarismo. Basta vedere le misure subito prese dagli Usa per seminare il terrore e militarizzare aeroporti e rispettivi passeggeri in tutto il mondo.
 Pratiche ISIL
 crocefissione
Il martirio dei russi d’Ucraina
Nel fronte Nord della guerra dei nuovi feldmarescialli SS, le cose non sembrano andare meglio. Ore fa ho saputo, con un botto allo stomaco, della caduta di Slaviansk e poi di altre quattro città delle repubbliche popolari in rivolta contro il regime nazista di Kiev. Il ricordo non può non correre, desolato, alla Repubblica spagnola, quando i precursori dei criminali di oggi, sostenuti, come in Ucraina, dalle potenze canaglia nazifasciste videro accorrere da tutto il mondo volontari della libertà e dell’antifascismo. Il segno della degenerazione antropologica a cui ci hanno ridotto i regimi totalitari occidentali sta nel l’indifferenza, quando non complicità, tacita o manifesta, di tutti coloro i cui referenti storici si erano sacrificati in Spagna.
Sull’immane bagno di sangue, perpetrato in Donbass dai proconsoli neonazisti della cupola criminale alla conquista del mondo, è calato il silenzio. A onore del foglio “comunista” che, su tutti gli altri fronti scodinzola al seguito dei diritti umani come interpretati dai masnadieri imperiali, va citato un Simone Pieranni che, insieme a uno sparuto gruppo di redattori resistenti (Colotti, Giorgio, Dinucci), tiene testa alla lobby e a collaborazionisti vari.
E qui si pone la questione Putin, la cui linea d’azione ho fin qui difeso. La sua disponibilità a condurre negoziati con Kiev e relativi sponsor, spintasi fino a prendere per buona la truffa della “tregua”, servita a nient’altro che a far arrivare in Donbass gli armamenti pesanti che ne stanno radendo al suolo le città, fino a riconoscere come legittimo interlocutore l’oligarca Poroshenko scaturito da elezioni burletta e fino a far ritirare dalla Duma l’ipotesi di un intervento a salvezza dei propri fratelli minacciati di genocidio, sembra rivelarsi tattica debole e perdente. L’immensa popolarità guadagnata dal ricostruttore della Russia con la riconquista della Crimea, ne risulta compromessa sia in Donbass, sia in patria. E un Putin dalla credibilità minata nella propria circoscrizione nazionale e internazionale non può che incoraggiare l’aggressività del mostro mondialista.
slavianks

Donbass

 Putin al crocevia
Forse Putin conta in cambio su un’attenuazione dell’aggressione alla Siria (che nel frattempo sta però perdendo un suo pezzo con le principali aeree petrolifere) e delle minacce all’Iran (peraltro indebolito dalle concessioni nucleari di Ruhani, sempre più contrastate nel paese). Forse spera che gli interessi economici di Germania e Francia nei rapporti con la Russia possano spingersi fino a rallentare il delirio militarista degli psicopatici angloamericani. Con più ragione potrebbe voler vedere l’effetto che fa la costruzione del nuovo blocco euroasiatico con Cina e repubbliche ex-sovietiche, gradito anche dagli altri BRICS e, nell’immediato, la corsa di questi paesi verso valute sostitutive del dollaro (si parla di un rublo russo basato sull’oro, denominato “Doppia Aquila”), in grado effettivamente di  mandare in rovina quella parte dell’economia globale che si fonda sulla moneta Usa. Ma sono prospettive di medio e lungo periodo, mentre intanto i russi del Donbass vengono massacrati e ricondotti al dominio di chi li definisce alla nazista “Untermenschen”, subumani,  e se ne augura lo sterminio atomico.
Ora i patrioti antifascisti russi si sono ritirati a fortificare l’estrema resistenza lungo l’asse Donetsk-Gorlovka-Lugansk. Putin ha ancora una possibilità per confermarsi il difensore del diritto internazionale, dell’autodeterminazione dei popoli e dei paesi aggrediti dagli antropofagi della Vandea occidentale. Fu la  concreta ipotesi di un intervento in difesa della Siria, oltre allo smascheramento russo della False Flag chimica attuata da turchi e sauditi, a fermare, lì per lì, l’attacco Usa-Nato. Se ora Putin si ripromette un contrasto allo squartamento dell’Iraq attraverso l’impiego dei propri cacciabombardieri, cosa gli impedisce di adottare un’analoga linea per quella metà dell’Ucraina che è stata russa e vuole tornare russa? La risposta è nota: si rischia un first strike, primo colpo nucleare, degli Stati Uniti e, dunque, una conflagrazione mondiale, al termine della quale non ci resterebbe che il “day after”. Preoccupazione pienamente giustificata, ma, al momento, nulla sarebbe peggio di una persistente inattività russa.
Il nuovo nazismo che sta prosperando in tutta la “comunità internazionale” (da noi sotto forma di trucido avanspettacolo) impiega in Donbass i tagliagole dalla croce uncinata e tutta la panoplia di forze speciali, squadroni della morte, armamenti sofisticati, mezzi di comunicazione,  che la Nato mette a disposizione di ogni crimine di guerra e contro  l’umanità. E allora cosa impedisce a Putin di sostenere con forze equivalenti le ragioni dei suoi compatrioti nel Donbass? Forse Putin potrebbe battere con più forza i pugni sul tavolo diplomatico, forse potrebbe fare la mossa dimostrativa di denunciare gli stragisti di Kiev al Tribunale Penale Internazionale. Forse, soprattutto potrebbe chiudere all’Ucraina e ai suoi complici europei il rubinetto del gas, non lasciando passare nemmeno più un centimetro cubo (hai voglia di aspettare il gas da scisti Usa). Un mio eccellente, indignato e sarcastico interlocutore sul blog vorrebbe consegnare a Putin il “Premio Yeltsin”. Io aspetterei ancora un attimo. Ma insomma, quest’uomo si deve muovere. Al momento non ci rimane altro.
manifesto vignetta
 L’osceno cerchiobottismo del vignettista del “manifesto”
Pubblicato da alle ore 19:52

polizia sgombera una casa occupata e ruba una bandiera notav

torino, martedì 8 luglio 2014Questa mattina, all’alba la polizia si è presentata per effettuare lo sgombero del Chuncho, casa occupata, nata il 5 aprile 2014

Appena la polizia è entrata dentro la casa c’erano 5 occupanti, di cui alcuni sono stati rincorsi sul tetto, mettendoli in serio pericolo.

Numerosi solidali, maschi e femmine, sono accorse sotto la casa per dare solidarietà agli occupanti , ma la polizia ha impedito qualsiasi contatto, blindando la zona, chiudendo il traffico su via Bologna, costringendo i mezzi pubblici ad effettuare variazioni di percorso.

La polizia, per provocazione, ha rubato la bandiera notav che era issata sul balcone della casa occupata.

Gli occupanti non sono stati portati in questura ma sono stati denunciati per invasione di terreno… bah.

Solidarietà a chi occupa e resiste

ascolta “il giornale malandrino

Si parlerà di Anarchia, Autogestione, Repressione, Tav ecc…

in onda tutti i venerdì dell’anno – o quasi –
(dalle ore 17:00 alle 18:30)
sui 105:250 fm di Radio Blackout Torino
ed in diretta in span>streaming

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Rivelato il piano segreto britannico per invadere la Siria con 100.000 uomini

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La Gran Bretagna aveva preso in considerazione l’opzione di addestrare un forte e grande esercito di 100.000 uomini in Turchia e Giordania per sconfiggere il Presidente Bashar al-Assad, secondo un piano elaborato da uno dei maggiori generali britannici. L’invasione è stata scartata in quanto troppo rischiosa.
La strategia, rivelata dalla BBC durante ‘Newsnight, coinvolgeva la Gran Bretagna nell’addestramento di un esercito ribelle di 100.000 soldati in Giordania e Turchia per un periodo di 12 mesi. I ribelli sarebbero stati addestrati da una coalizione internazionale dotata di armi di alta qualità, e avrebbero dovuto marciare su Damasco con una copertura aerea fornita dalla Gran Bretagna e dai suoi alleati. Il piano imitava la campagna “colpisci e terrorizza” usata nell’invasione dell’Iraq del 2003. L’idea era stata sviluppata due anni fa da Lord Richard, allora Capo di Stato Maggiore della Difesa britannica. Durante il suo mandato, ha attivamente fatto pressioni sul Primo Ministro David Cameron affinché intensificasse gli sforzi bellici in Libia e colpisse direttamente l’ex leader Muammar Gheddafi, invece che proteggere i civili. Il governo britannico si è rifiutato di commentare le rivelazioni di ‘Newsnight’.
L’idea è stata valutata da Cameron e Dominic Grieve, Ministro della Giustizia britannico, e mandata al Consiglio Nazionale di Sicurezza e alla Casa Bianca, riferiscono delle fonti alla BBC. Ma è stata ritenuta troppo rischia, hanno detto. Altre opzioni della Gran Bretagna per intervenire sono state allo stesso modo scartate, ed i deputati hanno votato contro un’azione militare in un voto al Parlamento l’anno scorso. Questa non è la prima volta che l’occidente medita su un possibile intervento da quando, nel 2011, è iniziata la Guerra civile in Siria.
Dopo un attacco con armi chimiche, il 21 agosto 2013, del quale è stato accusato il governo siriano, ma che non è mai stato provato, il Presidente americano Barack Obama è stato messo sotto pressione affinché inviasse truppe americane ad aiutare i ribelli siriani, avendo esposto pubblicamente una “linea rossa” sull’uso di armi chimiche. Tuttavia, il piano è stato ridimensionato in quanto i sondaggi mostravano che una maggioranza schiacciante di americani erano contrari ad ulteriori interventi militari oltreoceano. Ciononostante, l’occidente è significativamente coinvolto nella Guerra in Siria.
L’anno scorso, dei rapporti hanno mostrato che degli ufficiali degli eserciti britannico, americano e francese stavano addestrando gruppi ribelli in Giordania, in uno sforzo per rafforzare le parti più secolari dell’opposizione siriana. Inoltre, la CIA ha assistito i ribelli siriano fin dall’inizio della Guerra –rifornendoli con dati di intelligence da usare contro le forze di Bashar al-Assad. Altri rapporti riferiscono che la CIA ha mandato armi e missili anticarro attraverso gli Stati del Golfo.
Commentando sulla richiesta [da parte dei ribelli, ndt] di finanziamenti, il portavoce della Casa Bianca Caitlin Hayden ha detto: «Mentre continuiamo a credere che non vi sia alcuna soluzione militare a questa crisi e che gli Stati Uniti non dovrebbero mandere truppe americane a combattere in Siria, questa richiesta segna un altro passo avanti nell’aiutare al popolo siriano a difendere se stesso dagli attacchi del regime, a respingere il numero crescente di estremisti, come l’ISIL, che trovano rifugio nel caos, e a prendere il proprio futuro in mano sviluppando la sicurezza e la stabilità a livello locale». Secondo le ultime stime dell’ONU, sono morti circa 140.000 siriani dall’inizio della guerra civile, mentre più di 7 milioni sono diventati rifugiati – un numero che crescerà, in quanto il vicino Iraq diventa sempre più instabile.
 
Fonte: RT
Traduzione di Leonardo Olivetti

Tav e cosche/ 1 L’operazione San Michele mette un dito sulla piaga delle cave che, utilizzate a fini criminali, diventano miniere d’oro

http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/07/03/tav-e-cosche-1-loperazione-san-michele-mette-un-dito-sulla-piaga-delle-cave-che-utilizzate-a-fini-criminali-diventano-miniere-doro

Cominciamo col fare chiarezza: secondo la Dda di Torino la ‘ndrangheta che corre sul binario “Torino-Crotone” a papparsi alcuni (ripeto: alcuni, non tutti!) i lavori della Tav non c’è riuscita. Così sgombriamo subito il campo dagli equivoci e dagli allarmismi. Merito proprio della Procura della Repubblica di Torino (i pm dell’indagine sono Roberto Sparagna e Antonio Smeriglio) che, con l’operazione San Michele, condotta dai Ros dei Carabinieri, due giorni fa, ha inferto un durissimo colpo ad una presunta associazione ‘ndranghetista che, oltre alle solite attività, cercava di inquinare gli ambienti politici (come se non fossero già inquinati di loro!) e tentava, appunto, di accaparrarsi commesse in occasione dell’apertura dei cantieri della Tav. Questo è quanto sostiene l’accusa. Lo dico e lo riscrivo sempre perché la presunzione d’innocenza fino a sentenza passata in giudicato è un cardine della nostra democrazia

La presunta associazione (come vedete nomi e cognomi degli indagati e degli arrestati, del resto reperibili su centinaia di siti, non mi interessano perché voglio andare come sempre al sodo, vale a dire all’analisi dei fenomeni evolutivi delle mafie) avrebbe fatto perno su San Mauro Marchesato, paese del Crotonese del quale ignoravo persino l’esistenza. Ebbene lì sarebbe addirittura attiva, secondo la ricostruzione degli inquirenti, una ‘ndrina dipendente dalle cosche di Cutro.

Nulla di nuovo: autonomia sì ma indipendenza no.

Ebbene, dicevamo, gli appetiti della criminalità organizzata non sarebbe stata saziata, nonostante le spacconate di uno degli indagati che al telefono con un sodale diceva: « … e ricordati queste parole… che ce la mangiamo io e te la torta dell’alta velocita’… ma loro non devono rompermi il cazzo/…». Tipini fini…

In tutta onestà bisogna comunque dire che, ad un certo punto gli inquirenti scrivono (e il Gip Elisabetta Chinaglia sottoscrive) che alcune imprese di un presunto affiliato alla ‘ndrangheta, per le quali non andrà a buon fine nel consorzio Valsusa, beh, forse qualche lavoretto lo hanno già svolto. Roba di poco conto, comunque e nessuna prova di disegno o profitto criminale.

Al netto di questo analizziamo un primo fenomeno che emerge da questa operazione alla quale dedicherò ben più di un servizio.

Bene, il primo fenomeno da analizzare è quello delle cave che, come da sempre denuncia Legambiente, sono un elemento sensibilissimo nella filiera criminale delle mafie (ne sanno qualcosa in Campania).

Ebbene nell’ordinanza si legge dell’«l’interesse strategico del gruppo che intravedeva nella gestione della cava l’occasione per infiltrarsi nei lavori di realizzazione della linea ad alta velocità Torino – Lione c.d. Tav. Come si vedrà, infatti, le intenzioni degli indagati vertevano sull’utilizzo della cava come deposito di rifiuti speciali per le ditte “amiche” che avrebbero lavorato nella Tav nonché come luogo per la frantumazione dei rifiuti già presenti sul posto o comunque acquisiti, da reimpiegare (senza alcun controllo e bonifica, oltre che in assenza di autorizzazione) nei lavori della Tav».

Più avanti si leggeranno, a proposito delle indebite pressioni che porteranno il sodalizio a gestire la cava con annesso impianto di produzione di bitume al confine tra i comuni piemontesi di Chiusa San Michele e Sant’Ambrogio anche dopo la scadenza del contratto, avendo ottenuto la proroga dello stesso, le ragioni per le quali una cava può stare tanto a cuore.

Innanzitutto perché, come detto sopra, la cava può diventare il deposito di rifiuti speciali per le ditte “amiche” che lavoreranno nella Tav. Sempre in alcuni dialoghi intercettati tra sodali, si sente questo scambio di battute: «… adesso parte a giugno parte la prima trivella … e dobbiamo iniziare a capire che tra Rondissone… tra… che si prende tutto lo smarino… e… e una parte noi… e una parte i… dobbiamo pulire la Valle (di Susa ndr) dello smarino… e i soldi devono arrivare nei buchi… e i buchi ce ne abbiamo uno anche noi…»

II termine “smarino” indica il materiale roccioso generato da trivellazione. Il materiale previsto per la Tav viene quantificato in circa 15 milioni di metri cubi che, come riportato nella deliberazione della Giunta regionale 29 aprile 2011 n.18-1954, è previsto venga trasportato in siti di stoccaggio (alcuni individuati ed altri ancora da individuare) nella provincia di Torino. Parte dello smarino, previe analisi e classificazione potrà essere riutilizzato per la composizione di aggregati, mentre la restante parte, contenente sostanze nocive dovrà essere conferita in discariche autorizzate.

Circa l’utilizzo del sito per la frantumazione dei rifiuti già presenti sul posto, da reimpiegare (senza alcun controllo e bonifica, oltre che in assenza di autorizzazione) nei lavori della Tav, facendo riferimento al cumulo di rifiuti presenti sul sito i due soliti commentano nel modo in cui segue:

S: e quella porcheria… che c’è fuori. Troveremo un sistema un po’ come portarla via… T:…ma non scherzare! che la frantumiamo… adesso., ci stiamo battendo con il Comune che forse nel marasma della Tav… ce la fanno frantumare e la infiliamo nel misto cementato… ma minchia ma lì è un business che non finisce più … 20.000 metri cubi già… già è lì come materiale… ma stai scherzando! e il mio… il mio scovo era frantumare e fare mistocementato…

Insomma, più che cave…miniere d’oro!

Ora mi fermo, domani torno con un nuovo appuntamento

r.galullo@ilsole24ore.com

1 – to be continued

Tav e cosche/ 2 Ci sono i “No Tav” che “rompono” nei cantieri? Fa nulla: basta salire sull’escavatore e schiacciarli!

Cari lettori, da ieri sto trattando dell’operazione San Michele con la quale, tre giorni fa la Dda di Torino (indagine condotta dai pm Roberto Sparagna e Antonio Smeriglio) con il supporto dei Ros dei Carabinieri hanno smantellato una presunta cellula di ‘ndrangheta che operava sull’asse con San Mauro Marchesato (Crotone) e che voleva tra le altre cose, secondo le accuse e la ricostruzione, “papparsi” alcuni lavori della Tav. Mica tutti, alcuni ma sostanziosi. Compito non riuscito, come abbiamo visto ieri (http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/07/03/tav-e-cosche-1-loperazione-san-michele-mette-un-dito-sulla-piaga-delle-cave-che-utilizzate-a-fini-criminali-diventano-miniere-doro/).

Un aspetto particolare di questa operazione (la prossima settimana daremo conto di altre analisi) è il fatto che i sodali di questa presunta associazione mafiosa (la presunzione d’innocenza, lo ricordo sempre, vale fino a eventuale passaggio in giudicato della sentenza) non si fermava di fronte a nulla in vista dei lavori che, porcaccia la miseria, dovevano partire ma non partivano mai. Meglio, comunque, farsi trovare pronti. E così figuriamoci sei quattro sbrindellati dei movimenti “no tav” (lo dico ironicamente) potevano intimorire questa manciata di calabro-piemontesi pronti a tutto.

E così, “schiacciare” (voglio sperare metaforicamente) quanti si fossero intromessi nei lavori nei cantieri non avrebbe certo rappresentato un problema. Leggete questo dialogo registrato dagli investigatori il 23 maggio 2011 tra due indagati (che chiameremo A e B).

LA TELEFONATA

A: quindi sono due gare che interessano alla… al Consorzio., quindi le faremo tutte e due… ehhh domani sera c’è l’Associazione… c’è… alle 9 in Piazza a Sant’Antonino… domani sera c’è ehhh diciamo l’Assemblea…

B: oggi parlavano che … ieri hanno fatto un pò di bordello gli operai… che ci sono operai…

A: hanno paura no!… di andare lì… a fare il lavoro… ma si! mi viene da ridere va!… mi viene da ridere… mi viene da ridere se inizi a fare qualche lavoro… ma infatti il Consorzio nasce per… nascondersi dietro il Consorzio no!… voglio dire… vince…. vince la gara il Consorzio… e chi cazzo!…. a me mi ha chiamato il Consorzio… se arrivano i Notav… con l’escavatore… ci giriamo ne becchiamo qualcuno!

B: eheheheh (risata)

A: che cazzo! stiamo lavorando! non è che!…. spostatevi che dobbiamo lavorare!… con rullo gli vado add…. cioè salgo io sul rullo ehhh accelero! che cazzo!…. devo rullare!… se non ti togli ti ti devo…ma ormai

B: ti schiaccio! ma no!… ma che dobbiamo fare la guerra!… ma vaaaa

Sino no… ma parlava ade… ma parlavano gli operai di… omissis … gli operai di …omissis… che sono un po’… tirati su le maniche… non so come cazzo si diceva lì… che forse prenderanno…. perché anche loro… avanzavano gli stipendi a…omissis…che…

A: non li ha pagati?!?

B: non erano pagati fino adesso… allora… e grazie a sto lavoro

A: può essere… perché un mese fa… ho sentito che era in difficoltà… può essere che non li ha pagati… sai

B: ed erano 65 operai… che aveva a Susa… non so… l’ho guardato su i giornali… lo diceva il telegiornale… l’ho sentito quando viaggiamo… sempre all’ultimo momento…

A: si si ma può essere che non li ha pagati…

B: va bene

A: ehhh ognuno ha i suoi problemi… io non ho sto problema

B: domani… domani… ci sentiamo… domani tanto ci sentiamo…qualche novità c’è… riguardo uno…riguardo l’altro…l’avvocato mi dirà qualcosa per domani.

Per oggi concludo qui, tra un rullo che accelera per “schiacciare” i “no tav” e un impresa che non riesce a pagare i suoi operai. Non c’è che dire, l’Italia è un Paese per le persone oneste.

Buon fine settimana e alla prossima settimana con altri servizi sull’operazione San Michele.

r.galullo@ilsole24ore.com

2 – to be continued (per la precedente puntata si veda http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/07/03/tav-e-cosche-1-loperazione-san-michele-mette-un-dito-sulla-piaga-delle-cave-che-utilizzate-a-fini-criminali-diventano-miniere-doro/)