I magistrati di Torino su TAV e mafia. Riflessioni.

post5 luglio 2014 at 11:26

Quando le indagini sulla presenza della mafia in Piemonte cascano sugli appalti TAV, i toni di gran parte dei giornalisti e dei politici diventano meno aspri, compaiono distinguo, precisazioni e sottodimensionamenti, e ne esce il ritratto di un sistema che sarebbe in perfetta salute, non intaccato da poche mele marce, subito individuate.

Anche la Procura di Torino (che pure indaga sulla mafia) ha una sua prospettiva: stando alle dichiarazioni di alcuni giornali, dopo l’operazione che ha portato all’arresto di 20 persone per mafia anche in Val Susa, il procuratore aggiunto Ausiello avrebbe dichiarato in conferenza stampa che

La ’ndrangheta ha tentato di infiltrarsi negli appalti della Torino-Lione, ma non ci sono riusciti

e che

il Tav è pulito”.

Se è vero che questo ha detto, c’è da rimanere confusi.

Infatti è l’indagine dello stesso Ausiello a dimostrare che la ‘ndrangheta, nella persona di un associato esterno con relativa ditta, ha realizzato lavori di asfaltatura dentro il cantiere del tunnel esplorativo di Chiomonte (http://www.notav.info/post/in-val-di-susa-una-ndragheta-ad-alta-velocita-lespresso-ha-letto-bene-lordinanza/).

Soldi pubblici che sotto il naso degli investigatori presenti in massa nel luogo del delitto, finiscono in mano a società ritenute dalla stessa Procura stare nell’orbita della ‘ndrangheta.

Usando il parametro che i giornali attribuiscono al Dr. Ausiello, è evidente che “il Tav è sporco”.

Però in conferenza stampa si sarebbe detto sostanzialmente qualcosa come ‘pericolo sventato’.

Come spiegare la contraddizione? Se davvero la frase è stata pronunciata, quale norma autorizzava Ausiello ad esprimere quelle rassicurazioni del tutto infondate secondo la stessa indagine? E se invece Ausiello si riferiva al presente, che mezzi ha per dirlo con quella certezza? Siamo sicuri che il malaffare ‘ndranghetista sia infilato solo a livello di sub-subappalti? Tenete conto che proprio pochi giorni fa addirittura il presidente della Commissione Antimafia Rosi Bindi aveva detto “Non si può escludere un’attuale presenza”.

A questo punto ne approfittiamo e facciamo una piccola carrellata di scelte procedimentali e processuali del pool no tav della procura di Torino quando si è toccata la materia mafia in collegamento con le vicende dell’alta velocità ferroviaria, già che ci siamo ricordando che è lo stesso ‘pool’ che in certi casi impiega il triplo del tempo ad indagare a favore dei no tav, rispetto a quando indaga contro di loro:

—Ritiene che non sia reato la mancata affissione da parte di LTF, in luogo visibile al pubblico, dei cartelloni obbligatori per legge antimafia, che devono riportare i nomi delle aziende che lavorano nel cantiere (cfr. ad es. http://www.notav.info/post/legalita-del-cantiere-ltf-il-comune-di-chiomonte-vigila/).

Qui sotto la foto di uno dei cartelli esposti da RFI per i cantieri AV del ‘terzo valico’ e che ha permesso ai no tav di mettere a fuoco fra i subappaltatori l’impresa Mussano & Baracco.

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In Val Susa LTF si rifiuta di metterli.

di fronte ad un esposto del 2012 che ne denunciava la mancanza, il ‘pool no tav’ della Procura chiede eottiene l’archiviazione.

Morale, LTF (nonostante gli inviti formali del Comune di Chiomonte, e le garanzie del direttore generale, fatte in video)da anni non espone in pubblico i dati e i nomi delle ditte subappaltatrici, cottimiste, affidatarie di noli a caldo o di contratti similari per la realizzazione di alcune parti delle opere, e quindi non ha neanche reso pubblico il nome dell’azienda in orbita ‘ndrangheta che ha asfaltato la strada di cui abbiamo appena parlato. Ovviamente sono condizioni in cui il pubblico è tenuto all’oscuro e non può effettuare controlli e verifiche sul dove confluiscono i denari pubblici italiani, francesi e comunitari. Condizioni che contribuiscono ai ritardi delle ‘autorità inquirenti’ nell’individuazione delle ditte collegate o controllate dalla criminalità organizzata mafiosa. Ripetiamo: è proprio una legge antimafia a prevedere quei cartelli, art. 18 commi 6 e 12 della legge n. 55 del 19/03/1990 “Nuove disposizioni per la prevenzione della delinquenza di tipo mafioso e di altre gravi forme di manifestazione di pericolosità sociale”.

—Indaga i no tav che, non potendo evidentemente conoscere i nomi delle ditte subappaltatrici per la mancanza dei cartelli, monitorano le targhe dei mezzi che entrano ed escono dal cantiere di Chiomonte.

—Fa processare i no tav che nel 2011 si opposero allo sgombero del presidio della Maddalena da parte della polizia e di alcune dittee nello stesso processo non vuole che entrino documenti che provano i rapporti tra capi di ‘ndrangheta e quelle ditte: Italcoge (assunzione di Iaria B.; cerniera per far entrare a Chiomonte la ditta che ha asfaltato la strada), e Martina (partecipazione a riunione a casa di Iaria G.).

Ora, in linea di principio e in una teorica scala di valori, il fatto che i no tav abbiano tentato di bloccare società sospettate di essere in rapporti con mafiosi dovrebbe essere visto con estremo favore dalla Procura, no? In altre parti d’Italia lo sarebbe. E invece qui non se ne può nemmeno parlare tangenzialmente in un processo. Perchè? http://www.notav.info/post/mafia-appalti-tav-la-procura-di-torino-non-vuole-che-nel-maxi-processo-entrino-le-prove/

—Nello stesso maxiprocesso definisce “eventuali” i rapporti della ‘ndrangheta con quelle ditte.

Ma perché mettere in discussione – sminuendolo pubblicamente – un rapporto circostanziato degli investigatori della Procura stessa, che definisce certe quelle infiltrazioni e quei rapporti, dandone le prove? Dal rapporto del dicembre 2011 dell’inchiesta Minotauro:

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Eventuali, certo, come no.

Chiudiamo ricordando le parole di uno dei membri dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata in occasione di una recente visita a Torino:

Al Nord, i mafiosi se sono sconfitti arretrano e invece…vengono ancora percepiti come folklore, sottovalutati. Di fronte a questo fenomeno, molti continuano a vivere nel paese delle nuvole. Devono capirlo tutti compresi i politici e alcuni magistrati».

Cordialmente.

‘Ndrangheta, intercettazioni inchiesta Tav: il ruolo di Lazzaro

post — 2 luglio 2014 at 00:21

Pubblichiamo senza ulteriori commenti stralci delle intercettazioni a corredo dell’operazione San Michele avvenuta il 1°luglio dove si denota l’interesse della ‘ndrangheta per il tav e il ruolo di Ferdinando Lazzaro in questa vicenda, uno degli imprenditori osannato dal ministro Lupi e da vari politici, nella propaganda sitav.

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Torino, 1 lug. (da La Presse) – “Adesso parte a giugno la prima trivella…e dobbiamo iniziare a capire che tra Rondissone…tra Cogefa…che si prende tutto lo smarino….e una parte noi… e una parte i Lupo….dobbiamo pulire la valle dello smarino…e i soldi devono arrivare nei buchi…e i buchi ce ne abbiamo uno anche noi…”. E’ uno dei passaggi di una conversazione intercettata tra Giovanni Toro e Gregorio Sisca, indagati nell’operazione contro la ‘ndrangheta ‘San Michele’, che il gip di Torino riporta nell’ordinanza di custodia cautelare in merito alla Tav.

Dopo aver premesso la “fortissima capacità di infiltrazione nella vita politica ed imprenditoriale piemontese” degli indagati, il giudice scrive dell’esistenza della “volontà di Ferdinando Lazzaro di inserire Toro nel consorzio Valsusa al fine di garantirgli un’ulteriore via di accesso ai lavori dell’alta velocità” e della “volontà da parte dei medesimi di ‘monopolizzare’ di fatto i lavori in val di Susa, escludendo soggetti a loro non graditi”.

Il giudice denota come Lazzaro, anche dopo il fallimento della Italcoge, di fatto sarebbe stato il gestore della Italcostruzioni, l’azienda nata successivamente. E argomenta come, nonostante Ltf non avesse concesso formalmente incarichi alla Italcostruzioni al cantiere di Chiomonte nel 2011, Lazzaro fosse comunque uno dei principali “punti di riferimento” per i lavori al cantiere. Proprio Lazzaro, secondo i Ros, avrebbe introdotto Giovanni Toro nel cantiere per un lavoro di asfaltatura, che sarebbe stato eseguito in nero.

Fracking in frenata dagli Stati Uniti all’Europa. Provoca terremoti

Dalla rivista Science uno studio che rivela la correlazione tra l’attività estrattiva del fracking e i sommovimenti tellurici. In Inghilterra si teme la contaminazione del 70% delle falde acquifere. In Germania si vieta fino al 2021.

di Massimo Bonato

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Giovedì 3 luglio è comparso sulla autorevole rivista scientifica «Science» un articolo che dimostra come esista una diretta correlazione tra l’uso della tecnica estrattiva del fracking  e l’intensificarsi di fenomeni sismici. A destare preoccupazione è stato il moltiplicarsi di terremoti in aree statunitensi normalmente poco soggette a fenomeni tellurici, come l’Ohio, la Pennsylvania, ma soprattutto l’Oklahoma, in cui dal 1976 al 2006 è stato registrato un solo terremoto l’anno, ma tra il 2008 e il 2013 i terremoti sono saliti a 44 l’anno. Sono solo 4 gli impianti operativi in questo Stato, ma stando alle ricerche di Katie Keranen della Cornell University (Oklahoma), sarebbero bastati a provocare le centinaia di terremoti di questi ultimi cinque anni. Oltretutto, i sismi sono stati registrati anche molto più distante dagli impianti, di quanto ci si sarebbe aspettato.

Il fracking adotta forti getti d’acqua e agenti chimici che spaccano le rocce del sottosuolo a parecchi chilomentri di profondità, per estrarre quello che viene chiamato gas di scisto, utilizzabile come combustibile come il metano.

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Uno dei problemi ambientali più cospicui è la gran quantità di Co2 emessa da questi impianti durante la lavorazione. Ora la dottoressa Keranen ha dimostrato che non solo le spaccature prodotte nel sottosuolo produrrebbero terremoti, ma anche l’acqua di scarto, che insinuandosi nelle lesioni del terreno raggiunge le linee di faglia, attivando le faglie sismiche in zone dove normalmente sono inattive, e accelerando il movimento in quelle già attive, anche a chilometri di distanza dall’attività estrattiva.

Sul fracking gli Stati Uniti stanno puntando poderosamente da qualche anno, ma anche l’Europa, con a capo l’Inghilterra sta pensando di rivolgersi a questa attività estrattiva. Trivellazioni per valutare la possibilità di utilizzare questa tecnica per estrarre idrocarburi sono state effettuate perfino in Sudafrica e in Botswana.

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Proprio in Inghilterra, la British Geological Survey e l’Agenzia per l’ambiente (EA) hanno mappato di recente le aree a rischio di contaminazione idrica. Il rilascio di metano durante le attività estrattive potrebbe infatti inquinare le maggiori falde acquifere inglesi, dal momento che i bacini più grandi si trovano proprio in corrispondenza dei maggiori giacimenti di gas scisto e petrolio. Falde acquifere che forniscono tra il 30 e il 70% di acqua potabile all’Inghilterra. La EA ha quindi dichiarato che non consentirà trivellazioni qualora i giacimenti si collocassero troppo vicini ai bacini d’acqua sotterranei, proibendo l’impiego di additivi chimici inquinanti.

Intanto in Germania, il ministro dell’Economia Sigmar Gabriel (Spd) e la ministra dell’Ambiente Barbara Hendricks (Spd) hanno scritto in una lettera i piani del governo per mettere fuori legge il fracking fino al 2021, chiedendo che nel frattempo si varino norme più severe delle attuali per regolare l’uso di qualsiasi simile tecnologia in futuro.

M.B. 06.07.14

Detroit. Gli abitanti chiedono aiuto all’Onu per l’accesso all’acqua

La città del Michigan sempre più simbolo del fallimento del modello di sviluppo in occidente
In una città in fallimento, gli abitanti sono obbligati a rivendicare in sede Onu il loro diritto di accesso all’acqua. La classica storia dall’Africa desertica che non fa più notizia in occidente?  Non proprio…
Nella città fantasma nel cuore della culla della “prosperità occidentale”, come vi avevamo documentato in quest’articolo, cioé Detroit, sta avvenendo qualcosa di molto grave, sintomatico delle politiche neo-liberiste impostesi dagli anni’80 negli Stati Uniti ed in Europa. Dall’inizio della crisi, nella città del Michigan oltre 150 mila abitanti della città non sono più in grado di pagare le loro fatture e non hanno accesso all’acqua. Per disperazione, hanno addirittura fatto appello all’Alto Commissario dei diritti umani dell’Onu perchè venga garantito loro un diritto inalienabile. In un rapporto inviato all’Onu, Maud Barlow, dell’associazione Progetto Pianeta Blu spiega: “Chiediamo all’Alto Commissario di spiegare al governo americano che sta violando il loro diritto all’accesso all’acqua”. Lo riporta Focussur.
In 10 anni, il prezzo dell’acqua a Detroit, così come il tasso di povertà, è aumentato in maniera allarmante. Oggi, le fatture dell’acqua sono superiori ai 55 dollari al mese, il doppio della maggior parte delle altre città degli Stati Uniti. Sempre più persone sono sopraffatte dai debiti e la metà dei clienti delle municipalizzate dell’acqua non riesce a pagare le sue bollette. I debiti dei cittadini solo sull’acqua hanno superato i 118 milioni di dollari. E la situazione peggiora di giorno in giorno. La storia di Detroit deve far riflettere i molti in Italia ed in Europa che hanno abbracciato le politiche neo-liberiste come la panacea di tutto. Le conseguenze sono palesi: la Grecia e Detroit sono sempre più i topi da laboratori di un occidente che ha bisogno di una rapida sterzata…

Vi siete messi nella cacca… [il Sap, i gabinetti e il cantiere Tav]

post — 7 luglio 2014 at 20:50

TRAINSPOTTING7da SpintadalBass Riuscite a immaginare qualcosa di più triste di qualcuno che alimenta, difende e sostiene un sistema e che poi si lamenta quando quel sistema lascia cadere su di lui poche e scadenti briciole? No?! Vi aiutiamo noi!

Pochi giorni fa il segretario generale del Sap Tonelli e il suo portavoce Montebove sono andati a far visita al cantiere di Chiomonte. Sono usciti dal cantiere turbati, pieni di dubbi, di ansie e di indignazione. Hanno scritto un vibrante editoriale per denunciare la situazione di quel cantiere.

Innanzitutto i gabinetti. Latrine che traboccano di escrementi. Bagni in cui le forze dell’ordine sono costrette a espletare i loro bisogni anche a -10 o -20 gradi (!), col rischio di rimanere con le chiappe incollate alla gelida asse (non stiamo esagerando lo scrive proprio Tonelli!).

Poi la prese di coscienza, non sarà che sto cantiere spende un mucchio di soldi inutilmente? “Cifre iperboliche vengono spese per questa opera avveniristica, ma non si trovano quattro spiccioli per dare dignità alle nostre esigenze fisiologiche, fornendo un gabinetto degno di questo nome”. Ma quale Tav, ciò che serve all’Italia e agli italiani sono Vespasiani dignitosi!

E infine l’illuminazione, sto Tav è una presa in giro! “Pensavo, parlando di alta velocità, di trovarmi di fronte, per quanto di nostra competenza, ad un concentrato di tecnologia e di un distillato di super logistica in un cantiere all’insegna di perfezione e confort, ma mi sbagliavo.
 I colleghi sono stati posizionati nella zona peggiore, in pieno cantiere e nel piazzale ove transitano e manovrano i mezzi d’opera in mezzo a rumore e polvere.

Rumore, polvere, montagne di quattrini, persino il capo del Sap se si ferma a pensare qualche minuto può convergere sulle posizioni dei no tav. Però a noi che Tonelli denunci la situazione del cantiere di Chiomonte fa scappare più di una risata.

Già, perchè il sindacato di polizia che applaudì agli assassini di Federico Aldrovandi, in Valle si è distinto per le posizioni di totale aderenza ai fautori dell’opera e di attacco continuo e personale contro il movimento e gli attivisti no tav.

Il Sap arrivò addirittura a richiedere la militarizzazione dei nostri paesi: “serve il pugno duro, la valle va militarizzata” giunsero a dire.

Ma è il loro portavoce, lo stesso che denuncia la polvere, il rumore e le condizioni del cantiere, che più di ogni altro si è distinto in tempi recenti nell’attacco contro il movimento no tav. Un breve florilegio dei suoi tweet rende bene l’idea.

Le manifestazioni dei no tav sono per lui “inutili”:

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L’azione di protesta e di controllo di ciò che capita nel cantiere viene messa da lui in relazione con la disoccupazione e con chi muore per la crisi:

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I no tav sono dei senza cervello

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E addirittura bisognerebbe sciogliere i no tav. E, a parte l’ideologia diversamente democratica che traspare e il paragone incredibile con il fascismo, fatichiamo a capire come sciogliere decine di migliaia di persone. Montebove sicuramente ha qualche idea.

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Viceversa la “lucidità” sta nei si tav (questo deve essere capitato prima dell’illuminazione avuta dentro un bagno chimico)

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Gli attivisti no tav che partecipano a una discussione in un programma televisivo sono addirittura “fomentatori di odio e violenza”, e chi li ospita è un criminale. Stiamo parlando di un talk show!

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E allora bisognerebbe che lo Stato lasciasse mano libera a Montebove e compagnia, loro si che avrebbero i metodi adeguati per risolvere una volta per tutte il problema dell’opposizione alla linea ad alta velocità.

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E poi ricordate l’aggressione inventata dall’autista del pm Rinaudo? Quella che poi si rivelò una bufala? Ecco il sempre misurato commento del sempre sobrio e garantista portavoce del Sap:

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Naturalmente l’idea che a sostenere la causa dei no tav ci possano essere giuristi e avvocati appare sconvolgente a Montebove.

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L’attività di monitoraggio del cantiere da parte dei valsusini? Quella che ha portato a denunciare ditte senza la certificazione antimafia? Per Montebove è roba da fascisti (meglio occuparsi dei gabinetti del cantiere che della ‘ndrangheta che prende appalti).

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A essere buoni possiamo dire che il Sap, Tonelli e Montebove, non hanno proprio il background adeguato per denunciare la condizione ambientale/sanitaria del cantiere Tav, dato che fino a due giorni fa hanno attaccato e detto peste e corna di chi quella situazione denuncia da anni.

A essere cattivi viene da pensare che determinati personaggi vivono e prosperano solo con il polverone mediatico che riescono a sollevare. E allora vale tutto. La denuncia delle situazione nel cantiere, l’attacco ai no tav, la richiesta di briglia sciolta contro gli oppositori. E vale persino l’applauso a chi ha ammazzato un ragazzo che potevamo essere tutt* quant* noi.

Intervista al sindaco di S. Ambrogio, Dario Fracchia

post — 6 luglio 2014 at 13:05

da TG Valle Susa, Eticamente corretto, riesce a mettere i bastoni tra le ruote alla Toro srl. Unico ostacolo alle mire espansionistiche di una ‘ndrina distaccata di Crotone

Ne era all’oscuro, i ROS da tempo registravano anche lui. L’unico ostacolo alle mire espansionistiche di quella che viene definita, nell’ordinanza cautelativa, come una ‘ndrina distaccata di Crotone.

Siamo andati a trovare il Sindaco Fracchia che in questa video intervista ce ne spiega i passaggi. “Sono venuti in Comune piangendo, dicendo che avevano 32 operai a rischio, volevano costruire dei capannoni ed espandersi nella zona”. Dalle indagini, probabilmente, gli operai della Toro srl, smaltivano fusti tossici senza le precauzioni di sicurezza, ed il Dpi personale, in un cassetto vengono rinvenute le lettere di licenziamento in bianco e già firmate.

“Vi erano dei titoli non proprio chiari rilasciati dagli allora funzionari degli enti sovracomunali e dall’allora Ufficio Tecnico del Comune”, probabilmente il Sindaco si riferisce agli anni dell’autostrada quando a movimentare la cava era Ferdinando Lazzaro della Italcoge, ed oggi quei titoli venivano vantati dalla Toro srl “in passato facevano così e avevano i permessi”.

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…E io pago!!!

5 luglio 2014 alle ore 19.06
 
   I poliziotti sono fenomenali nel loro zelo. Passeggiando presso le reti del mitico cantiere TAV arrivando da Giaglione, insieme a pacificissimi amici di tutt’Italia che erano curiosi di vedere il cantiere più famoso del mondo, ad un certo punto vedo spuntare un nugolo di caschi blu che circonda prontamente gli amici. Siccome sono un cittadino pacifico, tengo famiglia e non voglio rogne vere o inventate, siccome ero qualche metro più indietro, mi volto senza dare nell’occho e mi avvio tranquillamente sulla via del ritorno, anche perchè era tardi e alle 20,30 ci aspettava una polentata all’agriturismo. Fatta un po’ di strada, mi fermo seduto su un masso ad aspettare gli altri e a guardare le telecamere che sorvegliano il terreno fuori del fortino. Ce ne sono almeno due ogni 20 metri, una fissa puntata sul bosco ed una mobile, impressionante… e io pago! Siccome non arriva nessuno, riprendo il cammino e arrivo quasi a Giaglione, dico quasi perchè alle prime case del paese mi si para davanti un enorme fuoristrada dal quale scendono due signori che si qualificano (in realtà non ce n’era bisogno, l’atteggiamento inquisitorio rivelava la loro natura) e cominciano un interrogatorio che neanche Kafka avrebbe potuto immaginare. -Perchè scappava di corsa?- -Perchè, ho fatto qualcosa che non va?- – No, niente- – E allora perchè secondo lei sarei dovuto scappare?- -Non lo so, me lo dica lei- -Semplice, io non scappavo, io tornavo indietro- -E allora perchè correva?- -Se lei ha visto qualcuno correre, non ero io perchè, anche volendo, i miei handicap non mi consentono di correre- -Non ha visto le telecamere? E’ tutto registrato, si è anche fermato a rifiatare per la corsa- -Guardi che non sono nato ieri, secondo lei io scappo e mi siedo proprio davanti alle telecamere?- -Lei correva- -No non correvo- -Lei correva, è tutto registrato- -Se è tutto registrato, mi faccia vedere le immagini- A questo punto il poliziotto “buono” della coppia (il “cattivo” l’ho ignorato) mi guarda la carta d’identità e mi fa: -Aaaah, così lei è di Torre Pellice!- -Già, qual è il problema?- -Niente, niente, così per dire…- Visto che a questo punto la surreale converszione si era comicamente incartata, il “buono” mi fa: -così alle 8,30 avete la polentata…- -Sì, e rischiamo di fare tardi, lei sa proprio tutto- gli dico -Complimenti!- -E’ il nostro mestiere- A questo punto gli ho stretto la mano e li ho salutati. Per inseguire il fuggiasco questi due zelanti ed efficienti poliziotti hanno preso il fuoristrada, sono saliti fino a Chiomonte, sono scesi per i mille tornanti fino a Susa, sono risaliti fino a Giaglione e tutto questo solo per me! Per un attimo sono lusingato, ma poi mi viene prepotentemente in testa l’immagine di Totò, e mi monta la rabbia per una simile assurdità, perchè la morale vera e unica è sempre la stessa: -E io pago!-
Tullio Guazzotti

Il TAV, dal nulla al nulla…passando per le casse pubbliche

BLOG | 30 GIUGNO, 2014 – 16:09 | DA FERNANDO ROSSI
 
Dal Campo estivo PBC di Venaus abbiamo raggiunto il cantiere TAV di Val Susa, in località Maddalena di Chiomonte.
Durante l’avvicinamento apprendiamo che il museo che si staglia sopra l’ampia area occupata dal cantiere e dalle truppe che lo difendono è ora chiuso e le autorità o le maestranze hanno deciso di distruggere scavi e reperti che ne ‘ostacolavano’ l’uso a foresteria e/o caserma militare; subito il pensiero è andato al saccheggio e distruzione dei reperti storici iracheni da parte degli eserciti occupanti e a quello delle chiese cristiane in Siria, da parte dei mercenari inviati da NATO e USraele.
Attraversiamo due borghi in cui apprezziamo la presenza di alcune bandiere e striscioni NO TAV, nonostante l’oppressiva e nutrita presenza delle divise di polizia, carabinieri, esercito e guardia di finanza, nonché di uomini dei servizi e Digos.
Temevamo che il sentiero fosse sbarrato, come già sperimentato l’anno scorso, invece, giunti in vista del cantiere, l’unico dissuasore era rappresentato dalle videocamere fisse e dai militari che dall’interno del fortino/cantiere, con i binocoli, seguono passo per passo, coloro che si avvicinano.
Siamo così giunti fino alla recinzione.
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La struttura è quella già vista nei film sui campi di prigionia: doppia recinzione con corridoio di passaggio per gli automezzi ‘di ronda’, intensa rete di videocamere di sorveglianza e fari a giorno (ma erano le sette di sera di fine giugno e si vedeva benissimo anche senza, credo li avessero accesi ‘in nostro onore’…).
La polvere. I nastri trasportatori del materiale estratto sono schermati da teli e plexiglass, ma tutta l’area e le relative strutture sono ricoperte da un visibilissimo manto di polvere bianca, modello cementificio mal gestito…; un attimo e il medico che è con noi ci invita a proteggere i polmoni con un fazzoletto bagnato, o ad andarcene.
Mentre parlavamo tra noi sulla palese inutilità di tale opera ( a fronte della ferrovia e della relativa galleria già esistente e quasi inutilizzata, in grado di reggere un traffico N/volte superiore), dalla sommità del sentiero sono sbucati dai venti ai venticinque poliziotti, mentre due squadre di militari tagliavano il bosco per arrivarci alle spalle. Ci hanno circondato, con modi e sguardi per nulla rassicuranti, mentre un poliziotto in borghese ci ha civilmente chiesto e ritirato i documenti e altri ci hanno individualmente e contemporaneamente chiesto perché eravamo lì e cosa ci facevamo.
Una decina di minuti, massimo un quarto d’ora e :“Potete andare ..”
Ci siamo presi la soddisfazione di trattarli amichevolmente, da persone educate, avvertendoli che stando all’interno del fortino/cantiere, già con la mascherina rimanevano forti rischi, ma senza, era proprio un andarsela a cercare.. Lo stesso graduato, o funzionario più alto in grado che aveva ritirato i documenti, ci ha risposto che loro stavano lì poco tempo e che il peggio non era loro ma nostro.
(?) Voleva dire” Voi che siete sempre qui a rompere”…oppure, nonostante i documenti attestassero la nostra provenienza da 11 diverse parti d’Italia, “Voi che abitate qui” ? Mah.
Poco prima di arrivare alle auto ci siamo ritrovati di fronte ad un fuoristrada che si è parato di fronte al nostro attivista ‘medico’, richedendogli i documenti e informandolo che avevano dovuto inseguirci , facendo il giro delle montagna, perché le telecamere lo avevano visto fuggire di corsa.. proprio lui, con quella maglietta verde (strano, visto che per vari acciacchi, il nostro attivista non può riuscire a correre da più anni di quanti i ‘nostri dipendenti’ in oggetto non abbiano scelto di portare, più o meno onorevolmente, quella divisa). Telefonate a qualcuno, da qualche parte e … in altri dieci, quindici minuti tutto finito.
Se queste scenette sono finalizzate ad intimidire le persone che abitano la valle o che vanno a vedere lo scempio in atto, farebbero molto meglio a cambiare copione perché ciò che ottengono, verificato con due abitanti del borgo, è l’esatto contrario; e cioè: “E noi paghiamo le tasse per buttare così i nostri soldi ? Ma quanto ci costerà ogni giorno sto ‘ambaradan’ di imprese, esercito, polizia…? ”
Nel fortino/cantiere nessuno usava mascherine, né i “gregarianti” (nome composto da ‘gregari ‘ della CMC-che non contano un mazza e quindi non sono soci della Coop ma gregari dei capi decisi dal partito – e Greganti , storico procuratore di denaro pubblico per Coop e società finanziatrici di ciò che resta del PCI) né le truppe italiane di occupazione. Tale ‘leggerezza’ , nel caso dell’uranio impoverito ci è poi costata decine di vite e milioni di Euro per cure croniche e indennizzo a vedove e famiglie dei militari mandati in guerra da D’Alema; anche nel caso dell’uranio e dell’amianto scavato in Val Susa, i ‘costi’ non li avremo subito, bisognerà infatti attendere che le malattie facciano il loro corso.
Ma perchè a pagare questo alto prezzo sanitario, oltre agli operai piddini, più o meno votati alla causa del finanziamento al partito, debbono essere anche i militari e gli abitanti delle aree limitrofe ? Ma una risposta la meriterebbe anche la domanda: “Perché con le nostre tasse, tariffe, accise, IVA e balzelli vari, dovremmo noi pagare i milioni di Euro (anche se è augurabile che per allora si sia già tornati alle lire emesse da una Banca Centrale Nazionale, di proprietà pubblica) per i danni alla salute delle persone intossicate dalle migliaia di tonnellate di polveri scavate, depositate a cielo aperto e rimosse senza le opportune cautele ?”
Non sarebbe più giusto che a pagare fossero le multinazionali e le banche che hanno voluto il TAV, i politici che, ubbidendo, hanno assunto le necessarie deliberazioni ed i tecnici che le hanno avvallate e controfirmate ?
Giustizia vorrebbe che anche i costi di questa opera, tanto grande quanto inutile, ricadessero sulle persone sciagurate che l’hanno ‘inventata’ e condita di menzogne, nonché sulle proprietà e risorse finanziarie da loro accumulate, anche se nel frattempo fossero state ereditate di figli, intestate a parenti e/o ‘amici’.
Quando tutte le peggiori previsioni e studi su tale inutilità/dannosità saranno acclarate dal totale fallimento di tutta l’opera ( che non verrà mai completata negli altri paesi e che non trasporterà mai merci e persone neppur lontanamente vicine alle fantasiose previsioni degli studi di comodo, commissionati dagli arraffatori di denaro pubblico), chi rifonderà gli abitanti della Val Susa di tutti i danni economici ? E i danni ambientali ? E chi rifonderà lo Stato dell’inutile spreco di tanti miliardi di Euro che, se impiegati per sostenere le attività economiche e la difesa e tutela del territorio, avrebbero fatto della Val Susa e di mezzo Piemonte un paese del bengodi ?

Anche Sel contro l’abolizione di Equitalia.Politica

e chi dubita I PRIVILEGI DELLA SOCIETA’ CIVILE COSTANO anche in virtù dei SERVIGI RESI ALLE BANCHE NON POSSIAMO FAR MANCARE AGLI ESTORTORI ogni sostegno aguzzini e difensori delle banche, la parte debole della società per questi signori.
Non è la priorità, dice il costoso occupante di una potrona, per lui no di sicuro.

 — 07 luglio 2014
Oggi si discuteva alla Camera dei Deputati una proposta di legge del M5S per abolire Equitalia. il PD, Sel, e la maggioranza si sono schierati contro e l’hanno bocciata. La bocciatura di questa proposta di legge era scontata conoscendo quelle che sono state in questi anni le politiche dei vari governi che si sono succeduti, ma venire a conoscenza che un parlamentare, e per di più di sinistra, abbia rilasciato la dichiarazione sotto scritta, mi ha fatto veramente schifo…Tommaso Grappa

Alessio Villarosa, deputato pentastellato, riporta le dichiarazioni di un collega di SEL: “Paglia di SEL Sinistra Ecologia & Libertà ha appena affermato : “noi pensiamo che l’abolizione di Equitalia non sia la priorità per questo paese”.
http://www.politicicorrotti.it/sel-contro-labolizione-equitalia-2/

I BRICS E L’ALLEANZA ANTI-DOLLARO

Postato il Venerdì, 04 luglio
 
DI TYLER DURDEN
Mentre i governi di tutto il mondo sono occupati a nascondere alla loro devastata classe media la vera faccia del mercato e a distrarla dal progressivo impoverimento della sua esistenza, dietro le quinte sta avvenendo qualcosa di veramente importante, di cui solo pochissimi si rendono conto: è già iniziata la de-dollarizzazione del mondo.
 
Uno nuovo sistema di scambio monetario tra le banche centrali dei BRICS faciliterà il finanziamento del commercio, bypassando completamente il dollaro e potrà agire anche come sostituto de facto del FMI.
 
Nella foto: il governatore della Banca Centrale Russa, Elvira Nabiullina
 
Mentre molte delle amministrazioni pubbliche, con un enorme debito pubblico, di tutto il mondo sono occupate a distogliere l’attenzione di quel che resta della loro devastata “classe media” dal quotidiano impoverimento della loro esistenza e a distrarla con fuochi d’artificio e effetti speciali, per mostrare loro una faccia del tutto diversa del mondo in cui vivono tutti i giorni, dietro le quinte sta avvenendo qualcosa di veramente importante, di cui solo pochissimi si rendono conto: è iniziata la de-dollarizzazione del mondo.
Come esempio più recente di quanti siano i paesi che stanno gettando le basi per questa guerra valutaria finale, andiamo di nuovo in Russia dove Valentin Madrescu di Vor ci spiega quanto avviene, lentamente ma inesorabilmente, nei paesi del BRICS –  acronimo concepito con orgoglio da Goldman per perpetuare l’“american away of life”  e per portare miliardi di debito in dollari in quei mercati senza protezioni mercati che si stanno trasformando in una alleanza antica dollaro.
 
I BRICS si stanno trasformando in una alleanza anti-dollaro, da VOR
 
Prima della sua visita cruciale a Pechino la prossima settimana, il governatore della Banca Centrale Russa, ElviraNabiullina ha incontrato Vladimir Putin per riferire sui progressi dell’imminente accordo di swap rublo-yuan con la Banca Popolare Cinese. Il Cremlino usato la riunione per far conoscere al mondo i dettagli tecnici della sua alleanza internazionale anti-dollaro.
 
Il 10 giugno, Sergey Glaziev, consigliere economico di Putin ha pubblicato un articolo che delinea la necessità di creare un’alleanza internazionale di paesi disposti a sbarazzarsi del dollaro per i loro commerci internazionali e a rifiutarsi di continuare a stoccare dollari come riserve valutarie. L’obiettivo finale sarebbe quello di far ingripparela  macchina-stampa-soldi di Washington che serve ad alimentare il suo complesso militare e industriale e che sta permettendo agli USA di diffondere il caos in tutto il mondo, fomentando le guerre civili in Libia, Iraq, Siria ein Ucraina. I critici di Glaziev ritengono che una questa alleanza sarebbe difficile da realizzare e che la creazione diun sistema finanziario globale non basato sul dollaro sarebbe estremamente impegnativo da tutti i punti di vista tecnici. Tuttavia, nel suo colloquio con Vladimir Putin, il capo della Banca Centrale Russa ha presentato una elegante soluzione tecnica per questo problema e ha lasciato trasparire un chiaro indizio per i membri dell’alleanza anti-dollaro che nascendo con gli sforzi di Mosca e Pechino:
 
“Abbiamo fatto un sacco di lavoro per l’accordo di swap rubloyuan, per  semplificare il finanziamento del commercio. Su questo tema ho una riunione la prossima settimana a Pechino” – ha detto quasi per caso e poi ha lanciato la bomba:“Stiamo discutendo con la Cina ed con i nostri  parters del BRICS sull’istituzione di un sistema  di scambi multilaterali che permetterà di trasferire risorse da un paese all’altro paese, se necessario.Una parte delle riserve valutarie potrà essere destinata a questo scopo [il nuovo sistema]. (Prime news agency)
 
Sembra che Cremlino abbia scelto l’approccio all-in-one per costruire la sua alleanza anti-dollaro. Uno scambio monetario tra le banche centrali dei BRICS faciliterà il finanziamento del commercio, bypassando completamenteil dollaro. Allo stesso tempo, il nuovo sistema potrà anche agire come sostituto de facto del Fondo Monetario Internazionale, perché permetterà ai membri dell’alleanza di usare le risorse per finanziare i paesi più deboli.
 
Come importante bonus, che scaturirà da questo “sistema quasi-FMI”, i BRICS utilizzeranno una parte (molto probabilmente la “parte del dollaro”) delle proprie riserve valutarie per sostenerlo, riducendo drasticamente la quantità di strumenti in dollari acquistati dai più grandi creditori esteri degli Stati Uniti.
 
Gli scettici sicuramente diranno che una alleanza dei BRICS, basata su un sistema anti-dollaro, non riuscirà a privare il dollaro del suo status di valuta di riserva globale, ma invece di discutere contro questa linea di pensiero, sarebbe più facile osservare che Washington sta facendo del suo meglio per allargare le fila dei nemici del dollaro.
Quando il canale TV Russia 24 ha chiesto a Sergey Kostin, di commentare le dichiarazioni della Nabiullina, Presidente della banca statale  VTB e una delle più convinte sostenitrici delle politiche anti-dollaro, ha ottenuto una prospettiva interessante sulla situazione in Europa:
 
“Credo che il lavoro di swap tra rublo e yuan sarà finalizzato nel prossimo futuro e che la forma per chiarire i pagamenti rublo-yuan sarà lasciata libera. Ma comunque, noi non siamo gli unici che stanno prendendo questa iniziativa. Sappiamo delle affermazioni fatte da Mr. Noyer, Chairman della Banca di Francia e come corollario a quanto gli Americani  hanno fatto alla BNP Paribas,  egli ritiene che il commercio con la Cina debba essere gestito in yuan o euro.”
 
Se la tendenza attuale dovesse continuare, presto il dollaro sarà abbandonato dalle più importanti economie globali e sbattuto fuori dalla finanza del commercio globale. Il bullismo di Washington porterà anche i suoi alleati storici a dover scegliere l’allenza dei BRICS, invece del sistema monetario attuale basato sul dollaro.
 
Il punto di non-ritorno per il dollaro potrebbe essere molto più vicino di quanto si creda. Infatti, camminando camminando, potrebbe aver già sceso quello scalino che indica il punto di non-ritorno, senza che nessuno ci abbia fatto ancora caso.
 
 
 
2.07.2014