Il Pd chiede l’intervento dell’Onu in Libia

20 – 05 – 2014Michele Pierri

Il Pd chiede l’intervento dell’Onu in Libia Conversazione di Formiche.net con Andrea Manciulli (Pd), vicepresidente della commissione Esteri della Camera e presidente della delegazione presso l’assemblea della Nato.
La crisi libica preoccupa il governo Renzi, che chiede un maggiore protagonismo dell’Europa e delle Nazioni Unite per evitare che il collasso del Paese – con i suoi riflessi su un aumento dei rischi energetico, terroristico e migratorio -, si ripercuota sull’Italia e sul resto del Vecchio Continente.
Scenari e prospettive in una conversazione di Formiche.net con Andrea Manciulli (Pd), vicepresidente della commissione Esteri della Camera e presidente della delegazione presso l’assemblea della Nato.

Onorevole, come commenta quanto accade in Libia?

L’esecutivo è molto preoccupato, il deserto libico è ormai fuori controllo, ed è dominio incontrastato di bande armate, che hanno più di qualche correlazione con il traffico degli essere umani e gli sbarchi sulle nostre coste.Che cosa dovrebbe fare la comunità internazionale per la Libia?
Condivido quanto detto dal presidente del Consiglio Matteo Renzi e dal ministro degli Esteri Federica Mogherini. È necessario un impegno della Nazioni Unite e maggiore sensibilità da parte dell’Europa e premeremo in tutte le sedi internazionali perché ciò avvenga. La Libia deve diventare una priorità assoluta per il Vecchio Continente. A mio parere è arrivato il momento che anche Bruxelles e i singoli Paesi ancora reticenti inizino a preoccuparsi delle sorti del Mediterraneo.

Immagina un ruolo attivo dell’Alleanza Atlantica?

Cogliamo la disponibilità della Nato che con il suo segretario generale Rasmussen ha garantito l’impegno a migliorare la sicurezza nel Paese, ma penso che in questa fase a recitare un ruolo maggiore debbano essere le Nazioni Unite.In che modo l’Onu potrebbe aiutare a pacificare il Paese?
Sicuramente non immagino per la Libia un intervento di enforcing (che non è adatto al Paese), né la perdita di altro tempo con la demagogia. Sarebbe piuttosto il caso di mandare un inviato che si occupi del tema della pacificazione, lavorando seriamente per favorire il dialogo tra le varie anime che compongono la nazione. Lo scopo è quello di rafforzare lo Stato libico, ora talmente debole da essere quasi inesistente.

Il generale Khalifa Haftar può essere considerato un interlocutore fondamentale e utile per l’Occidente?

Questo non sono in grado di dirlo. Ma è importante che ci sia un solo interlocutore per tutti. Uno dei problemi dell’attuale instabilità della Libia è, in qualche modo, la proliferazione di voci.Quale il ruolo dell’Italia?
Il nostro Paese deve rafforzare il suo impegno per costituire quel ponte culturale ed economico tra il Sud dell’Europa e la Libia. Lo sta già facendo addestrando le forze militari del Paese. Auspico che questi sforzi si moltiplichino, in questo come in altri frangenti.

Quali i rischi maggiori di un perdurare della crisi?

Ad alcuni ho già accennato: aumento di flussi migratori incontrollati e del rischio di attentati terroristici. Fenomeni spesso collegati tra loro visto che i proventi del primo finanziano i secondi. Ma l’altra grande questione è la sicurezza energetica. La ridotta capacità produttiva che deriva dal controllo dei pozzi da parte di gruppi ribelli rischia di mettere in ginocchio il nostro Paese. Se per il gas dipendiamo dall’est, per il petrolio dipendiamo dal sud e dall’approvvigionamento di greggio dalla Libia. Un quadro come quello attuale in cui entrambe le fonti incerte è di assoluto allarme. Mi stupisco che non sia un tema centrale della campagna elettorale per le elezioni europee. Spero che nel Parlamento cresca l’attenzione per questi temi. Ed è altrettanto allarmante come il dibattito verta solo sulla riduzione dei nostri sistemi di difesa, proprio in un momento in cui i rischi aumentano.

http://www.formiche.net/2014/05/20/libia-crisi-manciulli/
marcopa
La bomba libica rischia di scoppiare soprattutto per l’ Italia.

Prepariamoci a ricordare i tre anni partiti dal febbraio 2011…..
L’ avventurismo USA che destabilizza molti paesi può diventare improvvisamente evidente agli italiani con la crisi libica che rischia di esplodere in questi giorni.

Nuovi profughi, uno scenario siriano o egiziano in Libia porterebbero all’ Italia enormi problemi per l’ arrivo di profughi e per la nostra economia.

Oltre che per la perdita di influenza del nostro paese che aumenterebbe ancora di più……
Si, in Italia l’ avventurismo USA questa volta potrebbe essere avversato da una opposizione non piccola…..

Libia,Ue a Italia: noi già molto attivi
20 maggio 2014

15.15

“L’Ue ha già un ruolo molto attivo in Libia. Stiamo facendo tutto il possibile. Stiamo lavorando con i nostri partner internazionali”. Sono le parole di Michael Mann, portavoce dell’Alto rappresentante Ue per la Politica estera e la Sicurezza, Catherine Ashton. Rispondendo alle sollecitazioni che gli arrivano dall’Italia, il portavoce conclude: “Abbiamo una delegazione a Tripoli che è estremamente attiva”

http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/ContentItem-b865c4e0-6ceb-4c76-ba17-e816e8da8be6.html#sthash.Yi3FlhgQ.dpuf

Libia: Scontro tra Renzi e Ue. ‘Faccia di più’. ‘Già attivi’
Renzi, campi profughi Onu su coste. Da Ue 130 mln in tre anni

20 MAGGIO, 17:55

(ANSAmed) – MILANO/BRUXELLES – ”Abbiamo bisogno di un’Europa diversa che si occupi di Libia”. Si è espresso così il presidente del Consiglio Renzi, intervenendo a un incontro elettorale a Milano e spiegando che l’Unione Europea, quando si parla di diritto di asilo, non può girare la testa. Renzi ha ricordato che ”il 96% dei nostri fratelli e sorelle” africani che cercano ”rifugio nella nostra terra” partono dalla Libia e alcuni di loro purtroppo ”trovano la morte”. Renzi ha anche ricordato che l’Ue nell’operazione Mare Nostrum ”non mette un uomo”.

Lo stesso premier aveva oggi chiesto che l’organizzazione dell’Onu per i rifugiati si metta a fare i campi profughi sulle coste libiche. La mancata presenza della comunità internazionale e dell’Onu in Libia “rischia di aprire le porte all’accesso, che ormai è già una presenza in una parte” del Paese, a “fondamentalisti che non erano lì prima, erano più lontani, ha detto ancora Renzi, parlando alla rivista Vita. Il modo con cui l’Europa si occupa della Libia è sotto gli occhi di tutti”, ha detto ancora il premier: manderà “inviati speciali dei singoli Paesi e lo faremo anche noi.

Ma poi qual è l’idea dell’Ue? Intendo porre la questione martedì al Consiglio europeo, e il 4-5 giugno al G7, così come ho già fatto con il segretario dell’Onu”. Ma da Bruxelles è subito giunta la risposta. “L’Ue ha già un ruolo molto attivo in Libia – ha detto Michael Mann, portavoce dell’Alto rappresentante Catherine Ashton . Stiamo facendo tutto il possibile. Stiamo lavorando con i nostri partner internazionali, abbiamo una delegazione a Tripoli che è estremamente attiva”.

“E’ chiaro che tutta la comunità internazionale è estremamente preoccupata per l’instabilità politica e della sicurezza nel Paese e per questo stiamo cercando di lavorare assieme”, ha proseguito Mann, evidenziando come Bernardino Leon, diplomatico “di grande esperienza”, che ha già fatto un “grande lavoro nel Mediterraneo meridionale” sia stato nominato inviato speciale Ue per la Libia. “Stiamo lavorando con l’Italia, con tutti gli altri partner, con le Nazioni Unite per cercare di stabilizzare la situazione in Libia e continueremo a farlo”, ha concluso il portavoce.

Per sostenere il popolo libico negli ultimi tre anni – fanno sapere dal Servizio di azione esterna europeo – dall’Ue sono giunti aiuti per un totale di 130 milioni di euro negli ultimi tre anni, e la missione civile europea Eubam. Dalla sicurezza all’economia, dai flussi migratori all’educazione.

Per quanto riguarda la gestione dei migranti sono in corso sei programmi per un totale di circa 30milioni di euro.

Altri 30 milioni sono stati spesi per la missione Eubam, iniziativa che – pur tra mille difficoltà – persegue l’obiettivo strategico di sostenere le autorità libiche nel miglioramento della sicurezza delle proprie frontiere nel breve termine, col proposito di arrivare ad una gestione integrata.

Tra i risultati raggiunti negli ultimi mesi dallo staff, anche l’addestramento di 110 guardiacoste. Dieci milioni vanno per il programma “Giustizia e sicurezza” che punta al rafforzamento della democrazia e della buona governance in questi due settori specifici, mentre 26 milioni sono stati assegnati a vari progetti per il rafforzamento della società civile e della dimensione istituzionale.

Nel 2014 al via anche la spesa di 25 milioni di euro di fondi Enpi, per supportare l’integrazione economica del Paese, proteggere i gruppi più vulnerabili e rafforzare il sistema di asilo.(ANSAmed).

Il Pd chiede l’intervento dell’Onu in Libiaultima modifica: 2014-05-21T19:49:38+02:00da davi-luciano
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