Una “rivoluzione colorata” in Bosnia

 di Stefan Karganovic –

I disordini sociali in Bosnia Erzegovina non possono essere distinti da ciò che accade in Ucraina. A Sarajevo come a Kiev sono gli Stati Uniti a manovrare. Ma qui l’obiettivo principale è finirla con la regione autonoma della Republika Srpska.

“La rivoluzione colorata” [1] attesa in Bosnia da più di un anno, è finalmente arrivata. Tuttavia, il fatto fondamentale da sottolineare è che, contrariamente a ciò che gli analisti si aspettavano, il “cambio di regime” non è solo destinato alla parte serba, la Republika Srpska. C’è un colpo di Stato in questo momento nel Paese, la Federazione di Bosnia ed Erzegovina e, infine, arriverà nella Republika Srpska. Questo è un fatto molto importante perché suggerisce che i servizi d’intelligence occidentali, e naturalmente i loro Stati, vogliono ripulire il terreno politico nel Paese. Il piano è  sfruttare il malcontento sociale crescente, più che giustificato, per causare il caos totale. Il caos e l’illusione di una “vita migliore” che media e centri di propaganda occidentali incoraggiano nella coscienza delle masse, saranno poi utilizzati per installare un nuovo governo di burattini, non solo nelle regioni ma anche nel governo centrale.
L’obiettivo principale è sempre sbarazzarsi del presidente Milorad Dodik e porre fine alla politica indipendente della Republika Srpska di Banja Luka per installarvi un gruppo dipendente che permetta l’incorporazione dell’entità autonoma serba nello Stato centralizzato bosniaco. Altri obiettivi sono: l’inserimento di tutta la Bosnia-Erzegovina nella NATO e il suo pieno adeguamento alle strutture euro-atlantiche occidentali. Secondo l’attuale costituzione, ciò non è possibile senza il consenso del governo della Republika Srpska. Questo è il motivo per cui il primo passo è la costituzione di un governo così cooperativo. Assai rapidamente, l’attuale protettorato, dall’autonomia assai limitata, si trasformerà in una colonia sotto il controllo totale dell’occidente. I manifestanti in Bosnia, come quelli di Kiev, sono motivati dall’illusione che solo “cacciando i malvagi” avrà una “vita migliore”, un concetto vago e indefinito. Ma non accadrà mai se il compito è affidato alle marionette occidentali che metteranno al potere. Come abbiamo visto in Ucraina,  solo la Russia ha le capacità per migliorare la loro qualità di vita. L’Unione europea ha chiarito che  non ha risorse le materiali per poter contribuire a ricostruire l’Ucraina, anche se ha abbastanza soldi per pagarsi i teppisti di piazza. Ciò che è vero in Ucraina, lo è anche in Bosnia e Republika Srpska.
Le rivolte accesesi pochi giorni fa nella Federazione di Bosnia ed Erzegovina a Tuzla, a Sarajevo e in altre città della Federazione, sono segnate fin dall’inizio della violenza estrema dei manifestanti. Tenuto conto del fatto che le operazioni di “cambio di regime” di solito sono orchestrate attraverso scenari da “resistenza non violenta”, immaginate da Gene Sharp, può sembrare strano che in Bosnia la fase non violenta sia stata semplicemente cancellata. Nella prima fase, il modello usuale secondo cui dopo la provocazione fa seguito l’esplosione delle manifestazioni, prevede invece di costringere il governo ad attaccare i manifestanti pacifici, in modo che possano presentarsi da vittime innocenti. Tuttavia, sembra che qui i mandanti occidentali siano ansiosi di finire il lavoro il più rapidamente possibile nei due Paesi presi di mira, Ucraina e Bosnia-Erzegovina. Questo potrebbe essere il motivo per cui hanno deciso di accelerare il processo d’insediamento al potere dei fantocci, mentre è ancora possibile mantenere l’illusione di una “vita migliore” promossa dall’occidente e prima che le cattive notizie sulla crisi nei Paesi occidentali arrivi alle orecchie delle masse arrabbiate in Oriente. Il modo in cui è guidata la rivolta, è brevemente mostrato da questa immagine, che appare su uno dei siti web di sostegno all’opposizione:

Tale suggestiva immagine mostra almeno tre cose. Il primo è l’aggressività dei manifestanti di piazza, compreso l’incendio di pneumatici. Il secondo è il noto simbolo di Otpor, il pugno chiuso, che caratterizza tutte queste operazioni sin dalla prima rivoluzione colorata che mise sotto controllo occidentale Belgrado, nell’ottobre 2000, indicando senza dubbio la vera forza motrice delle manifestazioni attuali. Infine, il testo inglese fuori luogo su un adesivo presunto bosniaco.  Chiaramente un lapsus che sarà corretto, in quanto dimostra molto chiaramente chi sia dietro tale  sciarada. Oltre a quanto descritto, gli altri classici indicatori delle operazioni ispirate dalle idee di Gene Sharp, sono presenti. L’infrastruttura per il cambio di regime, che gli studiosi occidentali in Bosnia hanno costruito pazientemente per due anni, finalmente ha ricevuto il segnale d’attivazione. Ora assistiamo alle attività delle reti altamente organizzate e reciprocamente correlate, che coprono tutta la Federazione inclusa la Republika Srpska, e operano per raggiungere gli stessi obiettivi utilizzando tutti i mezzi della moderna tecnologia a disposizione. Una demagogia adeguatamente vaga, su questioni non chiaramente definite come ad esempio “Il rispetto dei diritti umani”, “un  domani migliore”, senza dubbio ha un ampio sostegno in Bosnia, come l’idea di far smettere le radiazioni avrebbe grande successo a Fukushima. Ma, sorpresa, nessuno dei ribelli propone misure concrete per conseguirli. Tuttavia, l’idea di invitare la polizia ad unirsi ai manifestanti arriva direttamente dal manuale di Sharp. Organizzatori anonimi delle rivolte di Tuzla, con l’acronimo “Udar” (colpo), in ovvio riferimento all’organizzazione politica di Vitalij Klishko in Ucraina. [2]
I governi di entrambe le entità della Bosnia-Erzegovina sono chiaramente impreparati ad affrontare il destino riservatogli. Nella federazione, i politici musulmani stupidamente vedono l’appoggio tattico occidentale come una garanzia a lungo termine, compiendo lo stesso errore del presidente egiziano Hosni Mubaraq prima di loro, che considerava la sua posizione sicura, mentre negli USA gli attivisti del Movimento Giovanile del 6 aprile furono addestrati per rovesciarlo. Nella Republika Srpska non solo la coalizione di governo non è riuscita a valutare la situazione in tempo e a prendere misure efficaci, ma l’opposizione ha anch’essa chiaramente giudicato male gli eventi. I leader dell’opposizione forse si sveglieranno un giorno, e capiranno che anche loro sono stati ingannati dai padroni occidentali, il cui unico scopo è usarli per cacciare il Presidente Dodik e sostituirlo con un nuovo governo protetto e discretamente addestrato dall’occidente.

[1] Le “rivoluzioni colorate” hanno per scopo il cambio di regime, non trasformare la società, secondo le teorie formulate da Gene Sharp per la NATO. Vedasi “L’Albert Einstein Institution: non-violenza secondo la CIA“, Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 4 giugno 2007.
[2] Vitalij Klishko è un pugile ucraino datosi alla politica nel 2006, sotto l’etichetta del Pora!, il partito fondato dagli uomini di Gene Sharp, controparte del serbo Otpor! Poi, nel 2012, Klishko guidò la coalizione Alleanza democratica ucraina per le riforme, il cui acronimo è Udar (“colpo” in ucraino). È un gioco di parole sulla capacità del pugile e la presa del potere. Ed.

Fonte: Rete Voltaire

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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Una “rivoluzione colorata” in Bosniaultima modifica: 2014-02-19T08:40:06+01:00da davi-luciano
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