LA “TAGLIOLA”? UNO STRUMENTO IMPERDONABILE PER IL PD. MA SOLO QUANDO E’ ALL’OPPOSIZIONE. QUANDO COMANDA, VALE TUTTO!

Posted on gennaio 31, 2014

tagliola imperdonabile

Quando il Pd diceva: “Applicare la ghigliottina? Sarebbe imperdonabile”

Alla fine tra mille dispute, urla, risse e azioni squadriste il decreto Imu-Bankitalia è passato. Lasciando dietro di sé un’inevitabile marea di polemiche. Non solo per il contenuto del decreto, ma soprattutto per i modi molto coreani utilizzati dalla presidente Laura Boldrini, che per la prima volta nella storia della Camera ha applicato la cosiddetta ghigliottina, impedendo de facto un sereno confronto democratico tra le diverse forze politiche presenti in Parlamento.

Nel calderone delle dichiarazioni a favore e contro questo gesto discutibile, spicca su tutte quella del capogruppo Pd alla Camera, Roberto Speranza, il quale nell’Aula della Camera ha ribadito che “il Pd si batterà nella difesa delle Istituzioni democratiche che oggi sono in gioco. Siamo al limite – ha sottolineato Speranza, strappando per altro la standing ovation dei colleghi di gruppo – ed in questo passaggio difficile lanciamo un messaggio forte: non tentenneremo un attimo nella difesa delle Istituzioni democratiche”. Aggiungendo, peraltro, che la scelta di applicare la ghigliottina sul decreto Imu-Bankitalia “è stata ineccepibile a difesa della Costituzione e della sovranità del Parlamento”.

Insomma, tutto il contrario di ciò che quattro anni fa disse sullo stesso argomento il suo predecessore Antonello Soro, oggi presidente dell’autorità Garante per la protezione dei dati personali. Era il 30 settembre 2009, al governo c’era Berlusconi e sullo scranno più alto di Montecitorio siedeva Gianfranco Fini. In aula si discuteva il decreto sul tanto discusso Scudo fiscale. Le opposizioni (allora Pd e Idv), ovviamente, alzarono le barricate, praticando un ostruzionismo selvaggio con l’intento di far decadere il decreto.

Cosa che mandò su tutte le furie Fini (ancora, seppur per poco, nell’orbita della maggioranza di governo). Nell’ultima capigruppo prima del voto l’ex presidente della Camera minacciò la ghigliottina. “E’ una precisa responsabilità del presidente della Camera dei deputati avere la deliberazione dell’Aula prima della decadenza del decreto”, disse in quell’occasione, auspicando “una intesa di metodo per un percorso di lavoro fino al voto finale, evitando il ricorso alla ghigliottina”. Apriti cielo. L’opposizione protestò duramente, chiedendo a Fini di non fare ulteriori forzature e di consentirle di esercitare i suoi diritti.

“Sarebbe davvero imperdonabile se si applicasse la ‘ghigliottina’ per la prima volta nella storia su di un provvedimento vergognoso del quale nessun italiano, neanche quelli che sostengono la maggioranza, ha bisogno”, affermò l’allora capogruppo Pd alla Camera, Antonello Soro, riferendosi alla minaccia di Fini. “Lo stesso presidente Fini – spiegò Soro – ha condiviso il termine ‘anomalia oggettiva’ cui cui si definisce questo decreto per la sua natura e per il suo processo normativo. Peraltro, il Senato ha avuto a disposizione 50 dei 60 giorni per la conversione licenziando un decreto legge che e’ ben altro rispetto al testo inizialmente approvato dal governo. Per questo auspichiamo che il presidente Fini non applichi la ‘ghigliottina’, consentendo all’opposizione di avvalersi di tutte le sue prerogative”. Le stesse prerogative che oggi il Pd nega alle opposizioni.
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