Spagna e Italia, i “guai” che lo spread non vede

Martedì sera ho visto Ballarò e sono stato colpito dal servizio dedicato alla situazione economica della  Spagna. Il succo era questo: da un lato il Paese sembra rinascere, vista la quantità di nuovi palazzi che stanno sorgendo in centro, dall’altro i lavoratori per tenersi il posto di lavoro devono garantire più ore e con decurtazioni dello stipendio anche del 40%. Insomma, il paradiso: privatizzano anche la donazione del sangue, ti trattano come uno schiavo perché tanto se tu dici no c’è la fila di altri schiavi pronti a dire sì, ma, in compenso, Zara apre un nuovo mega-store. Ora, al netto di tutto questo, vediamo di mettere in fila un po’ di cose e cercare di capire qual è davvero l’aria che tira.
Guardate il primo grafico a fondo pagina, parla più di mille parole. Il tasso a cui le banche spagnole prestano soldi alle nuove imprese è al 4,04%, un balzo bimestrale che non si vedeva da dieci anni e il massimo dal 2008. Per capirci, a quel livello i prestiti alle aziende che vogliono entrare sul mercato tradano a circa 300 punti base più del rendimento del bond biennale sovrano spagnolo. Sapete cosa vuol dire? Primo, che la Bce ha completamente fallito il suo obiettiv o di riattiv are la trasmissione del credito.
Secondo, che con tassi simili parlare di ripresa è una presa in giro, soprattutto in un Paese che ha il tasso di disoccupazione giovanile superiore alla Grecia e le sofferenze bancarie al record di tutti i tempi. Ma si sa, lo spread spagnolo è basso, più basso del nostro, quindi per la vulgata generale significa che il Paese è sano.
Ora proviamo a sfatare anche questo mito, per l’ennesima volta e dati alla mano. Il mondo sta tornando a comprare debito periferico europeo, è un fatto, ma non perché ci sia ripresa, bensì perché offre rendimenti ancora abbastanza alti in un mondo di profitti bassi e spesso al di sotto del tasso d’inflazione.
Direte voi, bene, si è evitata la balcanizzazione dell’obbligazionario sovrano europeo, ovvero il fatto che a comprare quei bond fossero solo le banche dei vari paesi perché la domanda estera si è completamente prosciugata. Attenzione, guardate il secondo grafico: ci mostra le detenzioni di titoli di Stato da parte delle banche di sette paesi europei. Bene, date un’occhiata al dato riguardante noi, la Spagna e il Portogallo relativo al settembre 201 3 e in generale. Siamo comunque stra-esposti.
Detto questo, per venire incontro alle necessità di bilancio di fine anno e per imbellettare un po’ i conti da mostrare nell’Asset Quality Review della Bce, negli ultimi tre mesi dello scorso anno le nostre banche hanno venduto un po’ delle loro detenzioni. A chi? Ad esempio a Pimco, il più grosso fondo obbligazionario al mondo e altri money market funds americani, che proprio nel quarto trimestre dello scorso anno hanno aumentato dell’1 1 % la loro esposizione al debito sovrano della periferia dell’eurozona.
Addirittura, Andrew Balls, capo della gestione portafoglio europeo di Pimco, definisce la posizione d’investimento su Spagna e Italia “overweight”, più ampia di quanto non fosse prima dello scoppio della crisi del 2008. Ma c’è anche il Portogallo, la cui asta della scorsa settimana per il nuovo bond a 5 anni ha avuto domanda pari a 11 miliardi di euro da 280 potenziali acquirenti a fronte di un’offerta di 3,25 miliardi: l’88% dei compratori era non portogheseMa attenzione, nemmeno statunitense o asiatico: erano tutti europei, ovvero banche o fondi in cerca dell’ennesimo carry trade sul rendimento. Molto probabilmente, anche banche italiane che ora hanno in pancia anche il “rischio Lisbona”, oltre al nostro.
 
Diverso il discorso per l’Irlanda, il cui nuov o decennale ha visto domanda per 1 4 miliardi di euro a fronte di un’offerta di 3,7 5 miliardi: in quel caso, il 1 4% dei compratori è stato statunitense ma per ragioni strategiche. Prendete, ad esempio, il più grosso detentore al mondo di debito irlandese, il fondo statunitense Franklin Templeton che detiene il 10% di tutto il debito di Dublino: è entrato in giostra ora? No, ha cominciato a speculare su quel debito da metà del 2012. E ora che tutti lo vogliono potrebbe decidere di disfarsene a prezzo di enorme realizzo.
C’è poi chi invece ammette di non credere troppo alla ripresa, ma solo alla riduzione del tail-risk sull’eurozona, ovvero il rischio improbabile ma non impossibile di un evento traumatico come la fine dell’euro o l’uscita di un Paese membro dall’eurozona. È il caso del fondo inglese Barings Asset Management, il cui manager del reddito fisso, Alan Wilde, ammette che «non abbiamo partecipato a nessuna asta, ma abbiamo aumentato in maniera modesta le nostre esposizioni a Irlanda, Spagna e Italia negli ultimi mesi». Business, non fiducia nella ripresa o nella tanto sbandierata stabilità. E ora arriva il meglio, ovvero la spiegazione plastica del perché lo spread italiano e spagnolo sembri confermare una ripresa vigorosa a fronte di dati macro orripilanti. Guardate questo altro grafico a fondo pagina: ci mostra come, stando a dati ufficiali del ministero delle Finanze giapponese, gli investitori nipponici nel mese di novembre scorso abbiano acquisto titoli di Stato spagnoli per 1,5 miliardi di dollari e titoli di Stato italiani per 709 milioni di dollari, rispettivamente il dato più alto dal 2006 e dal 2010. Certo, niente di sconvolgente, ma il maggiore inflow nel mercato obbligazionario dal
2009 e un trend che, unito alla debolezza post-taper del Bund, ha facilitato la discesa dello spread, senzache in Italia venisse varata una singola riforma. Oltretutto, gli investitori asiatici sono a dir poco riluttanti a comprare debito europeo: pensate che solo il 4% dei bond emessi la scorsa settimana dall’Irlanda sono stati acquistati da investitori che non fossero europei o nordamericani. C’è da sperare, quindi, che sia l’Asia a dare un po’ di respiro nell’immediato futuro al nostro differenziale e quindi ai costi per il servizio del debito? Non sperateci, per due motivi. Primo, alcuni grossi fondiasiatici – come il Kokusai Asset Management che gestisce assets per 1 27 miliardi di dollari – hanno sì comprato bond europei, ma solo quello con rating dalla A in su. E la Spagna, ad esempio, ha rispettivamente rating BBB- e Baa3 per S&P’s e Moody , il livello più basso del cosiddetto “investment grade”, mentre il Portogallo è ancora nello status di “junk” e l’Irlanda è un notch sopra la A per S&P’s e Fitch ma ancora spazzatura per Moody ’s. Secondo motivo, c’è già qualcuno che comincia a dire addio al nostro debito e a quello spagnolo e potrebbe far cambiare opinione agli stra-liquidi investitori nipponici. Come, ad esempio, il gigante statunitense BlackRock, 4 triliardi di assets in gestione, il quale preferisce i bond portoghesi ai nostri e a quelli iberici. Motivo? La stabilità, forse? No, c’è maggiore spazio per operare ancora sul carry trade.
Scott Thiel, gestore del dipartimento global bonds, non ha vergogna ad ammetterlo: «Stiamo investendo sia su Italia che Spagna, ma abbiamo un po’ limato le nostre detenzioni negli ultimi due mesi». Ora, credete davvero che il “fair value” del Bonos sul Bund sia tra i 1 50 e i 200 punti base? E, soprattutto, cosa pensate che succederà se per caso, come pare molto probabile, in febbraio la Fed deciderà di annunciare l’abbassamento di altri 1 0 miliardi di dollari dei suoi acquisti mensili, aumentando il
volume del taper?
 
I tassi, a livello globale, subiranno uno scossone mai visto ed è più che probabile che si tornerà a guardare verso i Treasuries americani e il Bund, dimenticando il carry trade e scegliendo il bene rifugio. Martedì all’asta di Bills a quattro settimane, il rendimento è stato pari a 0,00% ma la ratio domanda/offerta è stata la più alta dal 2011 : sta per prendere corpo, già ora che le acque sembrano calme, la rotazione. E con l’Abenomics giapponese che stenta e non poco a raggiungere gli obiettivi prefissati, ovvero creare inflazione comprando qualsiasi cosa si muova sul globo terracqueo, anche gli investitori nipponici potrebbero scegliere non tanto il rendimento, quanto la sicurezza. Tanto più che lo yen si sta apprezzando e molto sia su dollaro che su euro. Inoltre, ormai il gioco è svelato: se si dovesse andare verso una rotazione in grande stile, come pensate che reagirà la grande speculazione sapendo che banche e fondi pensione sono strapieni di debito sovrano dei loro traballanti paesi, magari comprati a 100 sul finire del 201 3 e ora in caduta libera, magari già a 60 sull’euro?
Inoltre, ricordate le parole di Sabine Lautenschlager, vicepresidente della Bundesbank, proposta dall’Ecofin come successore di Joerg Asmussen al consiglio esecutivo della Bce, che ho riportato ieri.
Avvertendo il Parlamento europeo sui rischi di tassi di interessi bassi, ha sottolineato come alcune misure «dovrebbero finire il prima possibile a causa degli effetti collaterali». E tassi in rialzo, nonostante Draghi abbia assicurato tassi praticamente a zero per un lungo periodo, significherebbero manna per Bund e Treasuries ma sell-off per il nostro debito e quello spagnolo, non più attraente nemmeno per il carry -trade (non essendolo già ora a livello di investimento, stante la situazione macro dei nostri due Paesi). Attenzione, quindi.
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Bertorotta (M5S) : “Renzi e B. e la grande truffa della contro-riforma articolo V della Costituzione”

Renzi e Berlusconi preparano la grande truffa della contro-riforma dell’articolo V della Costituzione.

Ovvero: come impedire da Roma che le comunità locali fermino democraticamente opere inutili, dannose e costose come il Tav, centrali inquinanti, autostrade senza senso.

Il condannato in 1° grado dalla Corte dei Conti Renzi ed il condannato per frode fiscale ed espulso dal Senato Berlusconi, riprendendo la bozza dei “saggi di Napolitano” sono pronti a varare non solo una legge elettorale truffa ma anche una riforma costituzionale che uccide la volontà democratica dei cittadini sul territorio.

Come?

“Riformando” (le virgolette sono d’obbligo) il Titolo V della Costituzione ed affidando allo Stato in maniera esclusiva competenze come energia, grandi opere e tanto che ci siamo magari pure l’edilizia e le professioni.

Un pò di storia.

Il Titolo V della Costituzione fu riformato nel 2001 dall’allora governo di centrosinistra.

La riforma del 2001 prevedeva che diverse competenze passassero dallo Stato alle Regioni.

Una riforma costituzionale che democraticamente ottenne il via libera da oltre 10 milioni d’italiani (64,2% di SI) che si espressero tramite un referendum.

Dopo oltre dieci anni l’esperienza ha dimostrato che la gestione regionale di alcune materie come la Sanità, è stata fortemente negativa.

Sono aumentate spaventosamente clientele, corruzione e debito pubblico.

Ricordate gli scandali della Sanità in Lombardia e Lazio?

Casualmente Renzi e Berlusconi non si occupano di Sanità come propone il Movimento 5 Stelle.

Propongono invece di centralizzare totalmente la produzione e distribuzione nazionale di energia e le grandi opere…

Il perchè è presto detto.

Con energia e grandi opere in mano esclusiva dallo Stato, le comunità locali direttamente interessate non potranno più opporsi democraticamente ad opere devastanti per il loro territorio.

Stiamo parlando per fare qualche esempio del Tav, di centrali inquinanti, di autostrade inutili come la Cispadana o la Orte-Mestre che vogliono solo i signori del cemento e devasteranno il territorio.

Infine con questa oscena proposta si mette un freno al processo di democratizzazione dal basso della produzione dell’energia, da realizzare attraverso reti locali alimentate da fonti rinnovabili ed interconnesse tra loro.

STAY TUNED!!!

Ornella Bertorotta
Portavoce M5S Senato

INTERVIEW OF THE PRESIDENT BASHAR AL-ASSAD TO FRENCH AFP : ‘THIS IS A DECISION FOR THE PEOPLE’

Syria Committes Website /

with Syrian Presidential Website – SANA  – PCN-SPO / 2014 01 20 /

http://www.syria-committees.org/

https://www.facebook.com/syria.committees

http://www.scoop.it/t/pcn-spo

SYRIA - Assad interview à l'Afp complète (2014 01 20) ENGL 2

President Bashar al-Assad gave an interview to Agence France Presse.

Following is the full text of the Syrian official version of the interview:

# AFP: Mr. President, what do you expect from the Geneva conference?

President Assad: The most basic element, which we continuously refer to, is that the Geneva Conference should produce clear results with regard to the fight against terrorism in Syria. In particular, it needs to put pressure on countries that are exporting terrorism, – by sending terrorists, money and weapons to terrorist organisations, – especially Saudi Arabia and Turkey, and of course the Western countries that provide political cover for these terrorist organisations. This is the most important decision or result that the Geneva Conference could produce. Any political solution that is reached without fighting terrorism has no value. There can be no political action when there is terrorism everywhere, not only in Syria but in neighbouring countries as well. From the political side, it is possible for Geneva to contribute to a process of dialogue between Syrians. There has to be a Syrian process within Syria and whilst Geneva could support this, it cannot be a substitute for it.

SYRIA - Assad interview à l'Afp complète (2014 01 20) ENGL 1

# AFP: After nearly three years of devastating war and the big challenge of reconstruction in the country, is it likely that you will not be a candidate for the presidency?

President Assad: This depends on two things: It depends on personal aspirations or a personal decision, on the one hand, and on public opinion in Syria, on the other. As far as I am concerned, I see no reason why I shouldn’t stand; as for Syrian public opinion, there is still around four months before the election date is announced. If in that time, there is public desire and a public opinion in favour of my candidacy, I will not hesitate for a second to run for election. In short, we can say that the chances for my candidacy are significant.

# AFP: In these past years, have you thought for a moment about losing the battle, and have you thought of an alternative scenario for you and your family?

President Assad: In any battle, there is always the possibility of winning and losing; but when you’re defending your country, it’s obvious that the only choice is to win. Should Syria lose this battle that would mean the spread of chaos throughout the Middle East. This battle is not confined to Syria and is not, as Western propaganda portrays, a popular uprising against a regime suppressing its people and a revolution calling for democracy and freedom. These lies have now become clear to people. A popular revolution doesn’t last for three years only to fail; moreover, a national revolution cannot have a foreign agenda. As for the scenarios that I have considered, of course these types of battles will have numerous scenarios – 1st, 2nd, 3rd……tenth, but they are all focused on defending the country not on running away from it. Fleeing is not an option in these circumstances. I must be at the forefront of those defending this country and this has been the case from day one.

# AFP: Do you think you are winning this war?

President Assad: This war is not mine to win; it’s our war as Syrians. I think this war has, if you will, two phases. The first phase, which took the form of plans drawn up at the beginning, was the overthrow of the Syrian state in a matter of weeks or months. Now, three years on, we can safely say that this has failed, and that the Syrian people have won. There were countries that not only wanted to overthrow the state, but that also wanted to partition the country into several ‘mini-states;’ of course this phase failed, and hence the win for the Syrian people. The other phase of the battle is the fight against terrorism, which we are living on a daily basis. As you know, this phase isn’t over yet, so we can’t talk about having won before we eliminate the terrorists. What we can say is that we are making progress and moving forward. This doesn’t mean that victory is near at hand; these kinds of battles are complicated, difficult and they need a lot of time. However, as I said, and I reiterate, we are making progress, but have not yet achieved a victory.

# AFP: Returning to Geneva, do you support a call from the conference for all foreign fighters to leave Syria, including Hezbollah?

President Assad: Clearly the job of defending Syria is responsibility of the Syrian people, the Syrian institutions, and in particular the Syrian Army. So, there would be no reason for any non-Syrian fighters to get involved had there not been foreign fighters from dozens of countries attacking civilians and Hezbollah especially on the Syrian-Lebanese border. When we talk about fighters leaving Syria, this would need to be part of a larger package that would see all the foreign fighters leave, and for all armed men – including Syrians – to hand over their weapons to the Syrian state, which would consequently achieve stability. So naturally, yes, one element of the solution in Syria – I wouldn’t say the objective – is for all non-Syrian fighters to leave Syria.

# AFP: In addition to the prisoner exchange and a ceasefire in Aleppo, what initiatives are you ready to present at Geneva II?

President Assad: The Syrian initiative was put forward exactly a year ago, in January of last year. It’s a complete initiative that covers both political and security aspects and other dimensions that would lead to stability. All of these details are part of the initiative that Syria previously put forward. However, any initiative, whether this one or any other, must be the result of a dialogue between Syrians. The essence of anything that is proposed, whether it’s the crisis itself, fighting terrorism, or the future political vision and political system for Syria, requires the approval of Syrians. Our initiative was based on a process to facilitate this dialogue rather than a process to express the government’s point of view. It has always been our view that any initiative must be collective and produced by both the political actors in Syria and the Syrian people in general.

# AFP: The opposition that will participate in Geneva is divided and many factions on the ground don’t believe it represents them. If an agreement is reached, how can it be implemented on the ground?

President Assad: This is the same question that we are asking as a government: when I negotiate, who am I negotiating with? There are expected to be many sides at Geneva, we don’t know yet who will come, but there will be various parties, including the Syrian government. It is clear to everyone that some of the groups, which might attend the conference, didn’t exist until very recently; in fact they were created during the crisis by foreign intelligence agencies whether in Qatar, Saudi Arabia, France, the United States or other countries. So when we sit down with these groups, we are in fact negotiating with those countries. So, is it logical that France should be a part of the Syrian solution? Or Qatar, or America, or Saudi Arabia, or Turkey? This doesn’t make any sense. Therefore, when we negotiate with these parties, we’re in fact negotiating with the countries that are behind them and that support terrorism in Syria. There are other opposition forces in Syria that have a national agenda; these are parties that we can negotiate with. On the issue of the vision for Syria’s future, we are open for these parties to participate in governing the Syrian state, in the government and in other institutions. But as I mentioned earlier, anything that is agreed with any party, whether in Geneva or in Syria, must be subject to people’s endorsement, through a referendum put to Syrian citizens.

# AFP: In this context, could the ceasefire agreements that have been started in Moadimiya and Barzeh be an alternative to Geneva?

President Assad: The truth is that these initiatives may be more important than Geneva, because the majority of those fighting and carrying out terrorist operations on the ground have no political agenda. Some of them have become professional armed robbers, and others, as you know, are takfiri organisations fighting for an extremist Islamic emirate and things of that kind. Geneva means nothing for these groups. For this reason, the direct action and the models that have been achieved in Moadamiyeh, in Barzeh and other places in Syria has proven to be very effective. But this is separate from the political process, which is about the political future of Syria. These reconciliations have helped stability and have eased the bloodshed in Syria, both of which help pave the way for the political dialogue I mentioned earlier.

# AFP: Are you prepared to have a prime minister from the opposition in a future government?

President Assad: That depends on who this opposition represents. When it represents a majority, let’s say in parliament, naturally it should lead the government. But to appoint a prime minister from the opposition without having a majority doesn’t make any political sense in any country in the world. In your country, for example, or in Britain or elsewhere, you can’t have a prime minister from a parliamentary minority. This will all depend on the next elections, which we discussed in the Syrian initiative; they will reveal the real size of support for the various opposition forces. As to participation as a principle, we support it, of course it is a good thing.

# AFP: Are you prepared to have, for example, Ahmed Jarba or Moaz Khatib, be your next prime minister?

President Assad: This takes us back to the previous question. Do any of these people represent the Syrian people, or even a portion of the Syrian people? Do they even represent themselves, or are they just representatives of the states that created them? This brings us back to what I mentioned earlier: every one of these groups represents the country that created them. The participation of each of these individuals means the participation of each of those states in the Syrian government! This is the first point. Second, let’s assume that we agreed to the participation of these individuals in the government. Do you think that they would dare to come to Syria to take part in the government? Of course they wouldn’t. Last year, they claimed that they had control of 70% of Syria, yet they didn’t even dare to come to the areas that they had supposed control of. They did come to the border for a 30-minute photo opportunity and then they fled. How can they be ministers in the government? Can a foreigner become a Syrian minister? That’s why these propositions are totally unrealistic, but they do make a good joke!

# AFP: Mr. President, you said that it depends on the results of the elections, but how can you hold these kinds of elections if part of Syria’s territory is in the hands of insurgents?

President Assad: During this crisis, and after the unrest started in Syria, we have conducted elections twice: the first was municipal elections and the second was parliamentary elections. Of course, the elections cannot be conducted in the same way they are conducted in normal circumstances, but the roads between Syrian regions are open, and people area able to move freely between different regions. Those who live in difficult areas can go to neighbouring areas and participate in the elections. There will be difficulties, but it is not an impossible process.

# AFP: Now that opposition fighters are battling jihadists, do you see any difference between the two?

President Assad: The answer I would have given you at the beginning of the events or during its various phases, is completely different to the answer today. Today, there are no longer two opposition groups. We all know that during the past few months the extremist terrorist groups fighting in Syria have wiped out the last remaining positions that were held by the forces the West portrays as moderates, calling them the moderate or secular forces, or the Free Syrian Army. These forces no longer exist. We are now dealing with one extremist group made up of various factions. As to the fighters that used to belong to what the West calls ‘moderate forces,’ these have mostly joined these extremist factions, either for fear or voluntarily through financial incentives. In short, regardless of the labels you read in the Western media, we are now fighting one extremist terrorist group comprising of various factions.

# AFP: Would it be possible for the army and the opposition to fight against the jihadists side by side?

President Assad: We cooperate with any party that wants to join the army in fighting terrorists, and this has happened before. There are many militants who have left these organisations and joined the army to fight with it. So this is possible, but these are individual cases. This is not an alliance between ‘moderate’ forces and the army against terrorists. That depiction is false and is an illusion that is used by the West only to justify its support for terrorism in Syria. It supports terrorism under the pretext that it is backing moderation against extremist terrorism, and that is both illogical and false.

# AFP: The state accuses the rebels of using civilians as human shields in areas under their control, but when the army shells these areas, do you not think this kills innocent people?

President Assad: The army does not shell neighbourhoods. The army strikes areas where there are terrorists. In most cases, terrorists enter particular areas and force out the civilians. Why do you think we have so many displaced people? Most of the millions of displaced people in Syria have fled their homes because terrorists forcefully entered their neighbourhoods. If there are civilians among these armed groups, why do we have so many displaced people? The army is fighting armed terrorists, and in some cases, terrorists have used civilians as human shields. Civilian casualties are unfortunately the consequences of any war. There is no such thing as a clean war in which there are no innocent civilian victims. This is the unfortunate nature of war, and that is why the only solution is to put an end to it.

# AFP: Mr. President, some international organisations have accused the government and the opposition of committing abuses. After this war ends, would you be ready for there to be an investigation into these abuses?

President Assad: There is no logic to this claim made by these organisations. How can the Syrian state be killing its own people, and yet it is still standing three year on, despite the fact that there are dozens of countries working against it. Had the Syrian state been killing its people, they would have revolted against it long ago. Such a state could not survive for more than few months; the fact that it has resisted for three years means that it has popular support. Such talk is more than illogical: it is unnatural. What these organizations are saying is either a reflection of their ignorance of the situation in Syria, or, in some cases, it shows they are following the political agenda of particular states. The Syrian state has always defended its civilians; it is well documented, through all the videos and the photos circulating, that it is the terrorists who are committing massacres and killing civilians everywhere. From the beginning of this crisis, up until today, these organizations do not have a single document to prove that the Syrian government has committed a massacre against civilians anywhere.

# AFP: Mr. President, we know of foreign journalists who were kidnapped by the terrorist groups. Are there any foreign journalists in state prisons?

President Assad: It would be best for you to ask the relevant, specialised agencies on this issue. They would be able to give you an answer.

# AFP: Would a reconciliation be possible, one day, between Syria on the one hand, and Saudi Arabia, Qatar and Turkey on the other?

President Assad: Politics changes constantly, but this change depends on two factors: principles and interests. We share no common principles with the states you mention; these states support terrorism and they have contributed to the bloodshed in Syria. As for interests, we need to ask ourselves: will the Syrian people agree to shared interests with these countries after everything that has happened and all the bloodshed in Syria? I don’t want to answer on behalf of the Syrian people. If the people believe they share interests with these states, and if these states change their policy on supporting terrorism, it is plausible that the Syrian people might agree to restore relations. I can’t individually as President, answer on behalf of all the Syrian people at such a time. This is a decision for the people.

# AFP: Mr. President, you were welcomed on the occasion of July 14 (Bastille Day) in the Elysee Palace in Paris. Are you now surprised by France’s position, and do you think France may one day play some kind of role in Syria?

President Assad: No, I am not surprised, because when that reception took place, it was during the period – 2008 to 2011 – where there was a attempt to contain Syria’s role and Syria’s policy. France was charged with this role by the United States when Sarkozy became president. There was an agreement between France and the Bush administration over this, since France is an old friend of the Arabs and of Syria and as such it is better suited to play the role. The requirement at that time was to use Syria against Iran and Hezbollah, and to pull it away from supporting resistance organisations in the region. This French policy failed, because its goal was blatantly obvious. Then the so-called Arab Spring began, and France turned against Syria after it had failed to honour the pledge it had made to the United States. This is the reason behind the French position during that period why it changed in 2011.

As for France’s role in future, let’s talk frankly. Ever since 2001 and the terrorist attacks on New York, there has been no European policy-making to speak of (and that’s if we don’t look back even further to the 1990s). In the West, there is only an American policy, which is implemented by some European countries. This has been the case on all the issues in our region in the past decade.

Today, we see the same thing: either European policy is formulated with American blessing, or American policy is adopted by the Europeans as their own. So, I don’t believe that Europe, and particularly France, which used to lead the European policy in the past, is capable of playing any role in the future of Syria, or in neighbouring countries. There is another reason too, and that is that Western officials have lost their credibility. They no longer have double standards; they have triple and quadruple standards. They have all kinds of standards for every political situation. They have lost their credibility; they have sold their principles in return for interests, and therefore it is impossible to build a consistent policy with them. Tomorrow, they might do the exact opposite of what they are doing today. Because of this, I don’t think that France will play a role in the immediate future, unless it changes its policy completely and from its core and returns to the politically independent state it once was.

# AFP: How long do you think Syria needs to rid itself completely of its chemical weapons stockpiles?

President Assad: This depends on the extent to which the Organisation for the Prohibition of Chemical Weapons (OPCW) will provide Syria with the necessary equipment to carry out the process. So far, the process of making this equipment available has been quite slow. On the other hand, as you know dismantling and neutralizing the chemical materials is not taking place inside Syria nor by the Syrian state. A number of countries in different parts of the world have accepted to carry out that process; some have agreed to deal with the less dangerous materials, whilst others have refused completely. Since, the timeframe is dependent on these two factors – the role of the OPCW and the countries that accept to neutralize the materials on their territories – it is not for Syria to determine a timeframe on this issue. Syria has honoured its part by preparing and collecting data and providing access to inspectors who verified this data and inspected the chemical agents. The rest, as I said, is up to the other parties.

# AFP: Mr. President, what has changed in your and your family’s daily, personal lives? Do your children understand what has happened? Do you talk to them about this?

President Assad: There are a few things that haven’t changed. I go to work as usual, and we live in the same house as before, and the children go to school; these things haven’t changed. On the other hand, there are things which have affected every Syrian household, including mine: the sadness which lives with us every day – all the time, because of what we see and experience, because of the pain, because of the fallen victims everywhere and the destruction of the infrastructure and the economy. This has affected every family in Syria, including my own. There is no doubt that children are affected more deeply than adults in these circumstances. This generation will probably grow up too early and mature much faster as a result of the crisis. There are questions put to you by children about the causes of what’s happening, that you don’t usually deal with in normal circumstances. Why are there such evil people? Why are there victims? It’s not easy to explain these things to children, but they remain persistent daily questions and a subject of discussion in every family, including my own.

# AFP: Through these years, what was the most difficult situation you went through?

President Assad: It’s not necessarily a particular situation but rather group of elements. There are several things that were hard to come to terms with, and they are still difficult. The first, I believe, is terrorism; the degree of savagery and inhumanity that the terrorists have reached reminds us of what happened in the Middle Ages in Europe over 500 years ago. In more recent modern times, it reminds us of the massacres perpetrated by the Ottomans against the Armenians when they killed a million and a half Armenians and half a million Orthodox Syriacs in Syria and in Turkish territory. The other aspect that is difficult to understand is the extent of Western officials’ superficiality in their failure to understand what happened in this region, and their subsequent inability to have a vision for the present or for the future. They are always very late in realizing things, sometimes even after the situation has been overtaken by a new reality that is completely different. The third thing that is difficult to understand is the extent of influence of petrodollars in changing roles on the international arena. For instance, how Qatar was transformed from a marginal state to a powerful one, while France has become a proxy state implementing Qatari policies. This is also what we see happening now between France and Saudi Arabia. How can petrodollars make western officials, particularly in France, sell their principles and sell the principles of the French Revolution in return for a few billion dollars? These are only a few things, among others, which are difficult for one to understand and accept.

# AFP: The trial of those accused of the assassination of former Lebanese Prime Minister Rafic Hariri has begun. Do you think it will be a fair trial?

President Assad: Nine years have passed since the beginning of this trial. Has justice been served? Every accusation was made for political reasons. Even in the past few days, we have not seen any tangible proof put forward against the parties involved in the case. The real question should be: why the timing? Why now? This court was set up nine years ago. Have the things produced in the last few days been uncovered only now? I believe that the whole thing is politicized and is intended to put pressure on Hezbollah in Lebanon in the same way that it aimed at putting pressure on Syria in the beginning, immediately after al-Hariri’s assassination.

# AFP: You have said the war will end when terrorism is eradicated. But the Syrians and everyone else want to know when this war will end. Within months? After a year? In years to come?

President Assad: We hope that the Geneva conference will be able to provide an answer to part of this by exercising pressure on these countries. This aspect has nothing to do with Syria; otherwise we would have put pressure on these states from the beginning and prevented terrorism from entering Syria. From our side, when this terrorism stops coming in, ending the war will not take more than a few months.

# AFP: It appears Western intelligence agencies want to re-open channels of communication with Damascus, in order to ask you for help fighting terrorism. Are you ready for that?

President Assad: There have been meetings with several intelligence agencies from a number of countries. Our response has been that security cooperation cannot be separated from political cooperation, and political cooperation cannot be achieved while these states adopt anti-Syrian policies. This was our answer, brief and clear.

# AFP: You have said in the past that the state has made mistakes. In your view, what were the mistakes that could have been avoided?

President Assad: I have said that mistakes can be made in any situation. I did not specify what those mistakes were because this cannot be done objectively until the crisis is behind us and we can assess our experience. Evaluating them whilst we are in the middle of the crisis will only yield limited results.

# AFP: Mr. President, without Russia, China and Iran’s help, would you have been able to resist in the face of the wars declared against you?

President Assad: This is a hypothetical question, which I cannot answer, because we haven’t experienced the alternative. Reality has shown that Russian, Chinese and Iranian support has been important and has contributed to Syria’s steadfastness. Without this support, things probably would have been much more difficult. How? It is difficult to draw a hypothetical picture at this stage.

 

# AFP: After all that has happened, can you imagine another president rebuilding Syria?

 

President Assad: If this is what the Syrian people want, I don’t have a problem with it. I am not the kind of person who clings to power. In any case, should the Syrian people not want me to be president, obviously there will be somebody else. I don’t have a personal problem with this issue.

Thank you very much Mr. President.

SANA / SYRIA COMMITTEES Website

http://www.syria-committees.org/syria-committees-website-interview-of-the-president-bashar-al-assad-to-french-afp-this-is-a-decision-for-the-people/

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Version française intégrale sur :

http://www.syria-committees.org/syria-committees-website-interview-du-president-bachar-al-assad-par-lafp-cest-au-peuple-syrien-de-decider/

INTERVIEW DU PRESIDENT BACHAR AL-ASSAD PAR L’AFP : ‘C’EST AU PEUPLE SYRIEN DE DECIDER’

Syria Committes Website /

Avec Syrian Presidential Website – SANA  – PCN-SPO / 2014 01 20 /

http://www.syria-committees.org/

https://www.facebook.com/syria.committees

http://www.scoop.it/t/pcn-spo

SYRIA - Assad interview à l'Afp complète (2014 01 20) ENGL 2

Al-Assad à l’AFP: « la Conférence de Genève doit aboutir à des résultats clairs concernant la lutte contre le terrorisme en Syrie, et l’envoi de terroristes » …

Voici le texte intégral de l’interview du président Bachar al-Assad avec l’Agence France Presse dans sa version diffusée par SANA :

# Le Journaliste de l’AFP : Monsieur le Président, l’Agence France Presse vous remercie infiniment pour cet entretien, certainement très important puisqu’il intervient avant la conférence de Genève. – Qu’attendez-vous de cette conférence ?

Le président Bachar Al-Assad : la chose évidente dont nous parlons constamment est que la Conférence de Genève doit aboutir à des résultats clairs concernant la lutte contre le terrorisme en Syrie, et l’envoi de terroristes, ainsi que d’argent et d’armes aux organisations terroristes, notamment par l’Arabie Saoudite et la Turquie, et bien entendu par les pays occidentaux qui assurent la couverture politique à ces organisations terroristes. Telle serait la décision ou le résultat le plus important de la Conférence de Genève. Tout autre résultat politique auquel sans la lutte contre le terrorisme n’aura aucune valeur. Il n’est pas possible d’avoir une action politique avec un terrorisme qui se propage partout, non seulement en Syrie, mais dans les pays voisins. Sur le plan politique, la Conférence pourrait être un catalyseur du processus du dialogue entre les syriens eux-mêmes. Il faut qu’il y ait une action syrienne qui se produise à l’intérieur de la Syrie, et Genève pourrait être un catalyseur mais non une alternative à une action politique qui se produise entre les syriens eux-mêmes et à l’intérieur de la Syrie.

SYRIA - Assad interview à l'Afp complète (2014 01 20) ENGL 1

# Le Journaliste de l’AFP : Monsieur le Président, après trois ans d’une guerre destructive en Syrie et le grand défi de la reconstruction du pays, serait-il possible que ne soyez pas candidat aux prochaines élections présidentielles ?

Le président Bachar Al-Assad : Cela dépend de deux choses : ma propre volonté ou ma décision personnelle, et l’opinion publique en Syrie. En ce qui me concerne, je considère que rien n’empêche que je me porte candidat Quant à l’opinion publique en Syrie, il nous reste encore 4 mois environ avant l’annonce des dates des élections. D’ici là, s’il y a une volonté populaire, si l’opinion souhaite que je me porte candidat, je n’hésiterai pas une seconde à le faire. Bref, on peut dire qu’il y a de fortes chances pour que je me porte candidat. # Le Journaliste de l’AFP : : Avez-vous pensez, même pour un instant durant ces dernières années, que vous allez perdre la bataille ? Avez-vous pensé à un scénario alternatif pour vous-même et votre pour famille ? Monsieur le Président : Dans toute bataille, les possibilités de gain et de perte sont toujours présentes, Mais quand on défend son pays, on n’a qu’une seule alternative, c’est celle de gagner. Car si la Syrie perd la bataille, cela signifiera le chaos pour toute le Moyen Orient. Il ne s’agit pas seulement de la Syrie. Il ne s’agit pas d’une révolte populaire contre un régime qui opprime son peuple, ni d’une révolution en vue de la démocratie et de la liberté, comme les médias occidentaux voulaient présenter les choses. Tous ces mensonges sont désormais clairs pour tout le monde. Une révolution populaire ne saurait durer 3 ans puis échouer. Une révolution ne saurait répondre à des agendas extérieurs. Quant aux scénarios que j’ai établis, dans ce genre de bataille il y en a évidemment plusieurs et cela peut aller d’un seul scénario jusqu’à dix. Mais tous ces scénarios consistent à défendre la patrie et non à fuir. Fuir n’est pas un choix dans ce cas-là. Je dois être au premier rang des défenseurs de la patrie. C’étaient les seuls scénarios dès le premier jour de la crise et jusqu’à l’heure actuelle.

# Le Journaliste de l’AFP : Monsieur le Président, pensez-vous avoir gagné la guerre ?

Le président Bachar Al-Assad : Cette guerre n’est pas la mienne pour que je la gagne. C’est notre guerre à tous, syriens. Je pense qu’il y avait deux étapes dans cette guerre : ce qui a était planifié au début, à savoir renverser l’Etat syrien en quelques semaines ou quelques mois ; et maintenant, au bout de trois ans, nous pouvons dire que cette étape a été vouée à l’échec, c’est-à-dire que le peuple syrien a gagné cette étape à travers laquelle certains pays voulaient faire effondrer l’Etat pour aboutir à la division de la Syrie en petits mini-états. Cette étape a donc certainement échouée et le peuple syrien l’a emporté. Mais il y a une autre étape de la bataille, à savoir la lutte antiterroriste, que nous vivons quotidiennement. Elle est donc toujours en cours, et nous ne pouvons pas parler de victoire dans cette étape sans irradier définitivement les terroristes. Nous pouvons dire que nous réalisons un progrès dans ce sens. Nous allons tout droit vers notre but, mais cela ne signifie pas que la victoire est imminente. Ce genre de bataille est compliqué. Il n’est pas facile et demande beaucoup de temps. Mais j’affirme et je répète que nous réalisons un progrès, sans pouvoir dire à présent que nous avons emporté la victoire.

# Le Journaliste de l’AFP : Monsieur le Président, de retour à Genève, seriez-vous favorable à un appel lancé par la conférence pour que tous les combattants étrangers quittent la Syrie, y compris ceux de Hezbollah ?

Le président Bachar Al-Assad : Il va de soi que la défense de la Syrie une mission qui incombe aux syriens eux-mêmes, à leurs institutions, notamment à l’armée syrienne. Aucun combattant non syrien ne serait entré, s’il n’y avait pas des combattants de plusieurs dizaines de nationalités venus de l’extérieur et qui ont attaqué Hezbollah et des civils au Liban, notamment sur les frontières syriennes : lorsque nous parlons du départ des combattants, il faut absolument que cela soit une partie d’un ensemble visant à ce que tous les combattants sortent et qu’ils remettent leurs armes à l’Etat syrien, y compris les syriens. Il faudrait par conséquent établir la stabilité. Ma réponse évidente serait : oui, je ne dirai pas que le départ de toute personne non syrienne est un objectif, mais c’est un des éléments de la solution en Syrie.

# Le Journaliste de l’AFP : Monsieur le Président, concernant l’échange des détenus et le cessé le feu à Alep, quelles sont les initiatives que vous êtes disposé à présenter à Genève 2 ?

Le président Bachar Al-Assad : L’initiative syrienne a été lancée il y a juste un an, en janvier de l’année dernière. Il s’agit d’une initiative intégrée avec un côté politique et un côté sécuritaire, ainsi que tous les points qui aboutissent à la stabilité. Tous ces détails font partie de l’initiative déjà lancée par la Syrie. Mais toute initiative, qu’elle soit celle-ci ou une autre doit absolument être le résultat d’un dialogue entre les syriens eux-mêmes. Tout ce que nous proposons nécessite au fond l’aval des syriens, à commencer par la question du règlement de la crise et de la lutte antiterroriste, et à terminer par la vision des syriens de l’avenir politique de la Syrie et du système politique en Syrie. Aussi, notre initiative était-elle un processus facilitateur de ce dialogue et non un point de vue du gouvernement syrien. Notre point de vue était toujours que toute initiative devait être collective et émaner de toutes les forces politiques en Syrie, et du peuple syrien en général.

# Le Journaliste de l’AFP : l’opposition qui participera à Genève est divisée. Plusieurs factions sur le terrain estiment qu’elle ne les représente pas. Si les deux parties parviennent à un accord, comment pourrait-on l’appliquer sur le terrain ?

Le président Bachar Al-Assad : c’est justement la question que nous posons en tant que gouvernement. Lorsque je négocie, avec qui je le fais ! A Genève, il devrait y avoir plusieurs parties. Nous ne savons pas qui viendra encore. Il devrait y avoir plusieurs parties dont le gouvernement syrien. Tout le monde sait maintenant que quelques-unes des parties avec qui on pourrait négocier étaient inexistantes, et qu’elles sont apparues durant la crise à travers des services de renseignement étrangers, que ce soit au Qatar, en Arabie Saoudite, en France, aux États-Unis ou dans d’autres pays. Lorsque je m’assois avec ses gens-là, cela veut dire que je négocie avec ces pays. Est-il logique que la France fasse partie de la solution en Syrie, ou encore le Qatar, les États-Unis, l’Arabie saoudite ou la Turquie par exemple ? C’est insensé. Lorsque nous négocions avec ces forces, nous négocions avec les pays qui les appuient et qui soutiennent le terrorisme en Syrie. Mais il existe en Syrie d’autres forces de l’opposition avec un agenda national. On peut négocier avec elles, comme je viens de le dire, sur la vision de l’avenir de la Syrie. Elles peuvent contribuer avec nous à gérer l’Etat syrien, au sein du gouvernement et dans les diverses institutions. Mais tout accord avec toute partie, que ce soit à Genève ou en Syrie, doit absolument obtenir l’aval du peuple, et ce à travers un référendum général auquel participe le citoyen syrien.

# Le Journaliste de l’AFP : Dans ce cadre, est-ce que les accords de cessé le feu entamés à Barza et à Mouaddamieh peuvent être une alternative à Genève ?

Le président Bachar Al-Assad : En effet, cette initiative pourrait être plus importante que Genève. C’est vrai. Car la plupart des forces rebelles qui perpètrent des actes terroristes n’ont aucun agenda politique. Certaines d’entre elles sont des bandes de voleurs, d’autres – comme vous le savez- sont des organisations Takfiristes qui visent à établir des émirats islamistes extrémistes, ou quelque chose de la sorte. Toutes ces forces ne sont nullement concernées par Genève. C’est pourquoi, travailler de près avec ces forces, et ce qui a été réalisé à Mouaddamiyeh, à Barza et dans d’autres régions de la Syrie s’est prouvé utile dans ces mêmes régions. Mais c’est différent du volet politique qui concerne l’avenir politique de la Syrie. Ces réconciliations permettent de rétablir la stabilité et d’atténuer l’effusion du sang en Syrie. Mais c’est le début du dialogue politique que je viens d’évoquer.

# Le Journaliste de l’AFP : Monsieur le Président, êtes-vous prêt dans un futur gouvernement transitoire d’avoir un premier ministre de l’opposition ?

Le président Bachar Al-Assad : Cela dépend de ce que représente cette opposition. Lorsqu’elle représente une majorité, disons une majorité parlementaire par exemple, il serait normal qu’elle préside le gouvernement. Cependant, avoir un premier ministre de l’opposition qui ne dispose pas de la majorité, ce serait contraire à la logique politique dans tous les pays du monde. Dans votre pays par exemple ou dans des pays comme le Royaume Uni, le premier ministre ne peut pas appartenir à une minorité parlementaire. Cela dépend donc des prochaines élections évoquées dans l’initiative syrienne, lesquelles détermineront le vrai volume des diverses forces de l’opposition. Quant à la participation en soi, nous sommes pour, et c’est nouveau.

# Le Journaliste de l’AFP : Est-ce que par exemple vous êtes prêt à avoir comme premier ministre Ahmad Al-Jarba ou Mouaz El-Khatib ?

Le président Bachar Al-Assad : cela nous ramène à la question précédente. Est-ce qu’ils représentent le peuple syrien, ou même une partie du peuple syrien ? Est-ce qu’ils représentent leur propre opinion, ou plutôt l’Etat qui les a fabriqués ? S’ils participent, cela veut dire que ces Etats participent au gouvernement syrien !! Et de un. Et de deux : supposons que nous acceptons que ces gens-là participent au gouvernement. Vous savez bien qu’ils n’osent pas le faire. L’année dernière, ils prétendaient dominer 70% de la Syrie. Mais ils n’osent pas venir à ces 70% soi-disant libérés. Ils viennent aux frontières pour une demi-heure puis prennent la fuite. Comment peuvent-ils alors devenir membres du gouvernement ? Est-ce qu’un ministre peut exercer ses fonctions de l’extérieur ? Aussi de telles idées sont totalement irréalistes. On peut les considérer comme une plaisanterie.

# Le Journaliste de l’AFP : Monsieur le Président, vous dites que ça dépend des élections. Mais comment pouvez-vous faire des élections alors qu’une partie du pays est sous la main des rebelles ?

Le président Bachar Al-Assad : Durant cette crise, après le déclenchement des troubles de sécurité en Syrie, nous avons mené des élections à deux reprises : la première fois des élections municipales, et la deuxième des élections parlementaires. Evidemment les élections ne pourront pas être similaires à celles qui se déroulent dans des conditions normales. Mais les chemins sont praticables entres les différentes régions de Syrie, tout le monde peut se déplacer d’une région à une autre. Par conséquent, les personnes qui se trouvent dans les régions sous tension peuvent venir dans des régions voisines pour participer aux élections. Il y aura des difficultés certes, mais ça ne sera pas impossible. Il n’y a vraiment aucun problème à ce sujet.

# Le Journaliste de l’AFP : Puisque les rebelles combattent à présent les djihadistes, est-ce que vous faites la distinction entre les deux ?

Le président Bachar Al-Assad : J’aurais pu donner une réponse au début des événements, ou avant même la crise. Mais aujourd’hui, je peux dire que la réponse à cette question est totalement différente, car il n’y a pas à présents deux groupes. Tout le monde sait qu’il y a quelques mois, les organisations terroristes extrémistes qui se trouvent en Syrie se sont emparées des derniers postes de rassemblement des forces que l’occident voulait présenter comme modérées, et qu’il appelle « forces modérées » ou « laïques », ou ce qu’on appelait « l’armée libre ». Ces forces n’existent plus. Nous sommes à présent devant une seule partie, à savoir les forces extrémistes qui sont des groupes divers. Quant aux combattants qui étaient du côté des forces dites « modérées », selon la logique occidentale, la plupart d’entre eux ont été obligées de rejoindre les organisations extrémistes, soit en les terrorisant, soit pour l’argent. Car ces organisations disposent d’énormes moyens financiers. Bref, nous combattant à présent une seule partie, à savoir les organisations terroristes extrémistes indépendamment des appellations que vous voyez dans les médias occidentaux.

# Le Journaliste de l’AFP : Il est donc impossible que l’armée et les rebelles combattent côte à côte les djihadistes ?

Le président Bachar Al-Assad : Nous collaborons avec quiconque souhaite se joindre à l’armée pour combattre les terroristes. Cela a déjà eu lieu, car beaucoup de personnes armées ont quitté ces organisations et rejoint l’armée. C’est possible, mais ce sont des cas individuels, et on ne peut pas dire ici que l’armée s’est alliée avec des forces modérées contre des forces terroristes. Cette image est irréelle. Elle est illusoire. L’occident y a recours uniquement pour justifier son soutien au terrorisme en Syrie. Il veut soutenir un terrorisme déguisé en modéré pour combattre un terrorisme extrémiste. C’est illogique et complétement faux.

# Le Journaliste de l’AFP : L’Etat accuse les rebelles d’utiliser les civils comme boucliers humains dans certaines régions qu’ils contrôlent. Mais ne considérez-vous pas que lorsque l’armée bombarde ces régions, elle tue des innocents ?

Le président Bachar Al-Assad : l’armée ne bombarde pas des régions, elle frappe les endroits où se trouvent les terroristes. En général, et dans la plupart des cas, lorsque les terroristes pénètrent une région, les civils en sortent. Sinon pourquoi nous avons des déplacés ? La plupart des déplacés en Syrie, ils comptent par million, ont quitté leurs régions lorsque les terroristes y sont entrés. Il est donc impossible qu’il y ait des civils là où il y a des groupes armés. Sinon on n’aurait pas eu tant de déplacés. L’armée combat les terroristes armés. Il y a eu des cas où les terroristes se sont servis des civils comme boucliers humains. Quant aux victimes parmi les civils, malheureusement cela arrive dans toutes les guerres. Il n’y a pas de guerres propres qui ne font pas des victimes parmi les civils. C’est dans la nature des guerres. La solution c’est donc d’arrêter la guerre. Il n’y en a pas d’autres.

# Le Journaliste de l’AFP : Monsieur le Président, Il y a des organisations internationales qui ont accusé à la fois les rebelles et l’armée d’abus. Est-ce qu’à la fin de la guerre vous accepterez une enquête sur les abus commis en Syrie ?

Le président Bachar Al-Assad : selon quelle logique peut-on imaginer que l’Etat syrien tue son peuple, comme disent ces organisations, alors que des dizaines de pays œuvrent contre la Syrie, et que malgré tout cela l’Etat a résisté pendant 3 ans. C’est totalement illogique. Si vous tuez votre peuple, le peuple se soulèvera contre vous, et l’Etat ne pourra pas résister plus de quelques mois. Il s’effondra nécessairement par la suite. Si vous résistez durant 3 ans, c’est grâce au soutien de votre peuple.

Est-il possible que le peuple se tienne à notre côté alors que nous le tuons ? Non seulement c’est illogique, mais c’est aussi contre nature. Ce que disent ces organisations reflète leur ignorance de ce qui se passe en Syrie, ou alors, du moins pour certaines d’entre elles, il s’agit d’un discours qui sert l’agenda politique des pays qui leurs demandent de parler de la sorte. Cependant, l’Etat syrien défend toujours les civils. Les séquences vidéo et les photos confirment que ce sont les terroristes qui commettent des massacres, et tuent partout les civils. On dispose de documents qui le confirment, alors que ces organisations ne disposent d’aucun document qui prouve que le gouvernement syrien a commis un massacre à l’encontre des civils nulle part depuis le début de la crise et jusqu’à l’heure actuelle.

# Le Journaliste de l’AFP : Monsieur le Président, Nous savons qu’il y a des journalistes étrangers qui sont aux mains des organisations rebelles ou des organisations terroristes. Est-ce qu’il y a des journalistes étrangers dans les prisons gouvernementales ?

Le président Bachar Al-Assad : Il vaut mieux poser la question aux organes concernés et spécialisés. Ils vous donneront la réponse.

# Le Journaliste de l’AFP : La réconciliation est-elle possible un jour entre la Syrie d’une part, l’Arabie Saoudite, le Qatar et la Turquie de l’autre ?

Le président Bachar Al-Assad : La politique change toujours, mais elle change en fonction de deux choses : les principes et les intérêts. Nous ne partageons pas les mêmes principes avec ces pays. Ils soutiennent le terrorisme, et ont contribué à l’effusion du sang syrien. Quant aux intérêts, il y a une autre question à poser : le peuple syrien accepte-t-il de partager avec ces pays les mêmes intérêts, après tout ce qui s’est passé… après tout le sang qui s’est coulé en Syrie ? Je ne veux pas répondre à la place du peuple syrien. Si le peuple estime qu’il a des intérêts avec ces pays, et si ces derniers changent de politiques et cessent d’appuyer le terrorisme, le peuple syrien pourrait alors accepter de rétablir ses relations avec eux. Mais je ne peux pas seul, et comme président, répondre à cette question à la place de tout le peuple syrien dans les circonstances actuelles. C’est au peuple de décider.

# Le Journaliste de l’AFP : Monsieur le Président, vous avez été accueilli en France, vous avez été reçu à l’Elysée, vous étiez représenté comme le nouvel espoir arabe. Comment êtes-vous surpris par la position de la France, et pensez-vous que la France un jour pourra revenir en Syrie ?

Le président Bachar Al-Assad : Non je ne suis ni étonné ni surpris. Car cet accueil et cette étape entre 2008 et début 2011 était une tentative d’assimiler et d’attirer le rôle de la Syrie et sa politique. La France a été chargée par les Etats-Unis de jouer ce rôle lorsque Sarkozy est arrivé à la présidence de la république. Il y avait un accord entre la France et l’administration Bush sur ce point, étant donné que la France est un vieil ami des arabes et de la Syrie, et le plus apte à jouer ce rôle, à cette époque on voulait utiliser la Syrie contre l’Iran et le Hezbollah et l’éloigner de l’idée de soutenir les organisations de résistance dans notre région. Cette politique française a échoué parce qu’elle était flagrante.

Puis est intervenu le soi-disant le printemps arabe, et la France s’est tournée contre la Syrie après avoir échoué à réaliser ses promesses aux Etats-Unis. Telle est la raison de l’attitude de la France à l’époque, et de son bouleversement en 2011.

Quant au futur rôle de la France… parlons franchement. Au moins depuis 2001, il n’y a pas eu une politique européenne, sinon bien avant depuis les années 90. Mais après 2001 et les attaques terroristes du 11 septembre à New York, il n’y a pas de politique européenne, il y a seulement une politique américaine en occident, et que certains pays européens exécutent. Ce fut le cas durant la dernière décennie vis-à-vis de toutes les questions concernant notre région. A présent nous constatons la même chose : les politiques européennes prennent l’autorisation des Etats-Unis avant d’être exécutés ; ou alors les Etats-Unis chargent les pays européens d’exécuter leurs politiques. Je ne pense pas que l’Europe, surtout la France qui dirigeait jadis la politique européenne, soit capable de jouer le moindre rôle en Syrie dans l’avenir. Et peut-être même dans les pays voisins.

Par ailleurs, les responsables occidentaux ont perdus leur crédibilité. Il s’agit de responsables qui suivent une politique non seulement de deux poids deux mesures, mais de triple et de quadruple poids… ils ont toutes sortes de critères qui varient selon les cas. Ils ont perdu toute crédibilité, et ont renoncé aux principes contre les intérêts. Il est impossible par conséquent de construire avec eux une politique constante. Ils font aujourd’hui le contraire de ce qu’ils pourraient faire demain. Je ne pense donc pas que la France aura un rôle à jouer dans le proche avenir, à moins qu’elle ne change totalement et fondamentalement de politique, et qu’elle ne devienne un Etat indépendant dans ses prises de positions, comme ce fut le cas dans le passé.

# Le Journaliste de l’AFP : Monsieur le Président, Est-ce que la Syrie sera débarrassée des armes chimiques, combien de temps faut-il pour ça ?

Le président Bachar Al-Assad : Cela dépend de l’aptitude de l’Organisation pour l’interdiction des armes chimiques de procurer les équipements nécessaires à la Syrie pour le faire. D’un côté, ce processus est lent. De l’autre, le démantèlement des armes chimiques ne se fait pas en Syrie, comme vous le savez, ni par l’Etat syrien. Mais il y a des pays de plusieurs régions du monde qui se sont portés volontaires et qui effectueront cette opération. Certains pays acceptent de procéder au démentiellement de produits de faibles risques, d’autres refusent totalement de le faire. Le calendrier dépend donc de ces deux facteurs : le premier dépend de l’organisation, le second des pays qui accepteront de démanteler ces produits sur leurs territoires. La Syrie ne peut donc pas fixer des délais à ce sujet. Elle a accompli son devoir en préparant les données, et en accueillant les inspecteurs qui ont vérifié ces données et examiné les produits chimiques. Le reste, comme je viens de le dire, ne dépend pas de la Syrie mais d’autres pays.

# Le Journaliste de l’AFP : Monsieur le Président, qu’est-ce qui a changé dans votre vie quotidienne pour vous et votre famille. Est-ce que vos enfants comprennent ce qui se passe ? Est-ce que vous en avez parlé en famille ?

Le président Bachar Al-Assad : Certaines choses n’ont pas changé : je vais au travail comme d’habitude, et nous vivons chez nous comme auparavant. Les enfants vont à l’école. Ces choses n’ont pas changés. Par ailleurs, il y a des choses qui ont atteint tout foyer syrien, y compris le nôtre. C’est la tristesse que nous vivons dans notre quotidien et au fil des heures, en raison de ce que nous voyons et constatons, à travers les souffrances, les victimes tombées partout et qui ont affligé chaque famille, la destruction des infrastructures, des intérêts et de l’économie. Tout cela nous a affectés. Il est évident que, dans des circonstances pareilles, les enfants sont plus touchés que les adultes. Il y a peut-être une maturité précoce de cette génération dont la conscience s’est développée durant la crise. Les enfants posent des questions qu’on n’entend pas dans des circonstances normales. Notamment : pourquoi on voit de telles choses ? Pourquoi y a-t-il des gens aussi méchants ? Pourquoi y a-t-il des morts ? Il n’est pas facile d’expliquer de telles choses aux enfants. N’empêche que ce sont des questions quotidiennes, et une conversation de tous les jours entre les parents et les enfants. Nous faisons partie de ces familles qui discutent ces mêmes questions.

# Le Journaliste de l’AFP : Quelle était la situation la plus difficile que vous avez connue durant ces années ?

Le président Bachar Al-Assad : Ce n’est peut-être pas nécessairement une situation mais un fait. Il y en a plusieurs qu’il était, et qu’il est toujours difficile de comprendre. D’abord, je pense que c’est le terrorisme. Le niveau de barbarie est de sauvagerie atteint par les terroristes, et qui nous rappelle des histoires racontées sur le moyen âge en Europe depuis plus de 5 siècles. A l’époque moderne, ça nous rappelle les massacres commis par les Ottomans qui ont tué un million et demi d’arméniens et un demi-million de syriaques orthodoxes en Syrie et en Turquie. Autre chose qu’il est difficile de comprendre, c’est la superficialité que nous avons constaté chez les responsables occidentaux qui n’ont pas compris ce qui s’est passé dans la région, et qui ont par conséquent étaient incapables de voir et le présent et l’avenir. Ils voyaient toujours les choses très en retard par rapport aux événements, et étaient donc toujours dépassés par le temps. Troisièmement, on comprend mal l’influence du pétrodollar sur le changement des rôles sur la scène internationale. Par exemple, le Qatar, cet Etat marginal, se transforme en une grande puissance. La France, se transforme en un Etat qui suit le Qatar et exécute sa politique ; c’est aussi ce que nous constatons entre la France et l’Arabie saoudite. Comment le pétrodollar peut-il transformer certains responsables de l’occident, notamment en France et les porter à vendre les principes de la révolution française et à les échanger contre quelques milliards de dollars. C’était quelques exemples, il y en a beaucoup d’autres similaires qu’il est difficile de comprendre et d’admettre.

# Le Journaliste de l’AFP : : Le procès des accusés de l’assassinat de l’ancien premier ministre libanais Rafik Al Hariri a commencé. Pensez-vous qu’il sera juste ?

Le président Bachar Al-Assad : Nous parlons d’un tribunal qui date de 9 ans. A-t-il été juste ? Chaque fois, ils accusaient une partie pour des raisons politiques. Même durant les derniers jours, nous n’avons constaté aucune preuve tangible avancée sur les parties impliquées dans cette affaire. Une autre question demeure cependant : pourquoi ce timing ? Je pense que tout ce qui se passe est en corrélation et vise à faire pression sur le Hezbollah au Liban, comme sur la Syrie dans le passé tout de suite après l’assassinat de Hariri.

# Le Journaliste de l’AFP : Vous avez dit que la guerre prendra fin lorsque le terrorisme sera irradié. Mais les syriens, tout le monde veut savoir quand est-ce que la guerre prendra fin, dans un mois, dans une année, dans quelques années ?

Le président Bachar Al-Assad : Nous espérons que la Conférence de Genève apportera une réponse à une partie de la question, lorsqu’elle fera pression sur ces pays. Cette partie ne dépend pas de la Syrie, sinon on aurait dès le premier jour exercé des pressions sur ces pays et on aurait empêché l’infiltration des terroristes. En ce qui nous concerne, lorsque ce terrorisme cesse de s’infiltrer, ça ne prendra plus que quelques mois.

# Le Journaliste de l’AFP : Il semble que les services de renseignement occidentaux souhaitent rétablir des canaux de communication avec Damas et demander votre aide dans la lutte antiterroriste. Etes-vous prêt à cela ?

Le président Bachar Al-Assad : Plusieurs rencontres ont eu lieu avec plus d’un service de renseignement dans plus qu’un pays. Notre réponse était que la collaboration dans le domaine de la sécurité est indissociablement liée à la collaboration politique, et celle-ci ne peut avoir lieu lorsque ces pays adoptent des positions politiques hostiles à la Syrie. Telle fut notre réponse de manière claire et précise.

# Le Journaliste de l’AFP : Vous avez dit dans le passé que l’Etat avait commis quelques erreurs. Quelles sont celles qui auraient pu être évitées à votre avis ?

Le président Bachar Al-Assad : J’ai dit qu’il pouvait y avoir des erreurs dans toute action, mais je n’ai pas précisé quelles étaient ces erreurs. On ne peut les déterminer objectivement que lorsqu’on dépasse la crise et qu’on réévalue tout ce que nous avons traversé. Ce n’est qu’alors qu’on pourra les voir objectivement. Mais quand on est au cœur de la crise, notre évaluation sera incomplète.

# Le Journaliste de l’AFP : Monsieur le Président, Est-ce que sans l’aide de la Russie, de l’Iran et de la Chine, vous auriez pu résister à une pression aussi forte au niveau international ?

Le président Bachar Al-Assad : C’est une question virtuelle à laquelle on ne peut pas répondre car on n’a pas vécu le contraire. Selon les faits actuels, l’aide russe, chinoise et iranienne était importante et a aidé à résister durant cette période. Sans cette aide, les choses auraient peut-être été beaucoup plus difficiles. Mais comment… il est difficile d’imaginer maintenant quelque chose de virtuel.

# Le Journaliste de l’AFP : Après tout ce qui s’est passé, pouvez-vous imaginer un autre président diriger le processus de reconstruction du pays ?

Le président Bachar Al-Assad : Si le peuple syrien souhaite une chose pareille, il n’y aura aucun problème. Je ne suis pas du genre à m’accrocher au pouvoir. De toute manière, si le peuple syrien ne souhaite pas que je demeure président, il est évident qu’il y aura un autre président. Je n’ai aucun problème psychologique à cet égard.

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Salvati per il rotto della cuffia

grandiosi gli animalisti cinesi!!!!!!!!!!!!!!!

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Nella capitale Cinese, nella provincia di Hubei gli attivisti locali hanno bloccato un camion che trasportava 2.800 Gatti destinati all’industria alimentare. I volontari hanno avvisato immediatamente i media locali e Weibo. Grande apprezzamento a queste coraggiose persone di Animal Protection Assn e tutti i soccorritori che lavorano alacremente e con Amore. Hanno dovuto discutere e lottare oltre 24 ore, hanno percorso più di 100 km per riuscire a bloccare un camion che trasportava oltre 100 gabbie di Gatti. Alla fine i volontari l’hanno fermato al pedaggio autostradale verso la mezzanotte del 15 Gennaio. Ogni gabbia conteneva oltre 20 Gatti, la maggior parte di questi avevano ancora il collarino, quindi rubati ai proprietari nelle città, ovviamente da persone senza scrupoli.Tutti i Gatti sono stati portati in un grande magazzino, i volontari e il veterinario locale stanno lavorando senza sosta per prendersi cura di loro, stanno infine cercando il modo legale per citare a giudizio i ladri con l’accusa oltre al furto, di essere in possesso di documenti falsi; stanno lottando per fermare questa catena nera.
Attualmente hanno separato e trasferito tutti i Gatti in grosse gabbie, quelli malati riceveranno amorevoli cure della Wuhan Veterinary Association e dei volontari; infine saranno dati in adozione e/o restituiti al legittimo proprietario se individuato.

La Germania è riuscita a farsi rimpatriare, in 1 anno, solo 5 tonnellate d’oro dalla Fed di NY

ma si sa, la Germania è cattiva e domina il mondo, o forse rompe le scatoleùaùchi non dovrebbe?
20 gennaio 2014
 
Di Er
 
 
Submitted by Tyler Durden on 01/19/2014
 
Il 24 dicembre abbiamo postato un aggiornamento sul processo di rimpatrio dell’oro della Germania: ad un anno di distanza dall’eclatante annuncio della Bundesbank di voler rimpatriare 674 tonnellate di proprio oro conservato dalla New York Fed e dalla Banque de France, la Banca Centrale Tedesca era riuscita a trasferire solo la miseria di 37 tonnellate e cioè solo il 5% circa del target inizialmente deciso e ben al di sotto delle 84 tonnellate che la Bundesbank dovrebbe trasportare mediamente ogni anno per riuscire a raggiungere l’obiettivo di 674 tonnellate rimpatriate fra il 2013 e il 2020, negli 8 anni (!) dati come necessari per il completamento dell’operazione (e già questo la diceva lunga. Er)
 
La pubblicazione di questi numeri ha prontamente fatto arrabbiare i tedeschi e ha alimentato i dubbi che la ragione per cui il trasferimento sta prendendo così tanto tempo sia semplicemente che l’oro non sia più in possesso dei suoi custodi d’oltremare e che sia invece stato prestato o peggio, venduto, senza nessun annuncio, ne formale ne informale.
 
Ma quello che sicuramente non aiuterà a zittire i “teorici del complotto” è l’ultimo aggiornamento del Die Welt di oggi, da cui apprendiamo che in realtà delle 37 tonnellate già ripatriate solo la miseria di 5 tonnellate d’oro sono state spedite dalla Fed di New York. Il resto è arrivato da Parigi.
… il resto lo traduco stasera, ed è gustosissimo (si ride per non piangere)

Occupata la sede A2A di Milano!

eh ma questo è incoraggiare l’evasione………

#STOPDISTACCHI : acqua, luce e gas sono un diritto, non merce da profitto

Aggiornamenti dalla mobilitazione:

Ore 17.15: Il presidio si dirige in corteo verso Piazzale Cadorna, dove è previsto un presidio comunicativo.

Ore 17.10: Termina l’incontro con i vertici A2A che si rendono disponibili all’apertura di un tavolo di trattativa con Comune e Regione sul tema dei distacchi delle utenze. Un primo risultato #STOPDISTACCHI è stato oggi ottenuto, ma è la lotta che paga!

Ore 16.45: E’ iniziato l’incontro #STOPDISTACCHI con il direttore generale di A2A e una delegazione del presidio.

Ore 16.15: Oltre un centinaio di abitanti del Comitato di San Siro e As.I.A. Milano assediano gli uffici A2A, con cori e striscioni all’esterno, e all’interno distribuendo volantini, attaccando manifesti e parlando coi lavoratori dell’azienda.
Il direttore generale di A2A ha fatto sapere di essere disponibile ad incontrare i manifestanti nei prossimi minuti, che porranno i seguenti punti:

– MORATORIA SUI DISTACCHI PER MOROSITA’
– ADEGUAMENTO DEL COSTO DELLE UTENZE IN BASE AL REDDITO
– NO AL DISTACCO E SERVIZI GARANTITI PER TUTT*
– RIPRISTINO DELLE UTENZE DISTACCATE

Ore 16.00: Occupata la sede di A2A di Corso di Porta Vittoria a Milano, nella giornata di mobilitazione nazionale contro caro vita e austerità e per rivendicare casa e reddito. Questa mattina anche a Brescia è stata occupata la sede di A2A (colosso multiutility dell’energia nato dalle ex municipalizzate dei comuni di Milano e Brescia).

Lunedì 20 Gennaio ore 16.00 Piazzale Cadorna
#20G #RIBALTIAMOLAUSTERITY

La settimana di mobilitazione per casa e reddito contro il caro vita e l’austerità, indetta da Abitare nella Crisi, è entrata nel pieno. Per noi è iniziata già lunedì #13G e martedì #14G quando ci siamo trovati a bloccare 6 sfratti in 2 giorni iniziando l’anno con ben 6 rinvii. Ed è continuata con la segnalazione del vuoto e la riappropriazione di sabato #18G nel quartiere di San Siro, dove una famiglia ha trovato casa sottraendo l’ennesimo alloggio pubblico ai piani-vendita di Aler.

Ma la lotta per il diritto all’abitare non è solamente legata all’esigenza di avere un tetto sopra la testa: rivendichiamo reddito generalizzato che ci permetta di vivere dignitosamente e non soltanto di sopravvivere. Non solo sempre più persone non riescono più a pagare l’affitto o il mutuo, ma neanche a sostenere il costo delle utenze che continuano a salire. Luce, acqua e gas sono bisogni primari per vivere e quindi diritti inalienabili: non è accettabile che siano fonte di ricatto da parte di società che hanno trasformato dei beni comuni in oggetto di speculazione.

Queste multiutility non cercano di soddisfare i bisogni delle persone, non hanno a cuore il benessere dei cittadini, ma semplicemente curano i loro interessi: creare rendita e profitto per i soliti pochi, attraverso privatizzazioni e speculazioni. Si tratta di soggetti privati orientati al profitto, che viene investito in altri paesi (per esempio A2A in Montenegro) con il solo scopo di speculare. Siamo stufi di vedere gli stipendi dei manager di queste società aumentare a suon di bonus, con le rendite garantite, quando non ci si fa remore a tagliare le utenze di acqua, luce e gas a famiglie e persone che subiscono la crisi.

Per questo oggi diciamo #STOPDISTACCHI perchè tutti abbiano diritto alla fornitura minima di acqua, luce e gas indispensabile alla vita urbana. Ci dicono che la crisi è inesorabile, che per superarla servono sacrifici, ma vediamo che questi sono imposti solo a chi già non ce la fa più. Ci propongono false soluzioni, che sono in continuità con quello che ci ha portato qui, e foraggiano l’isolamento di ognuno nei propri problemi e nelle proprie disperazioni.

Ci sono persone però che decidono di non rimanere da sole, di non rassegnarsi, e attraverso solidarietà e mutuo soccorso quotidianamente sono pronti a riprendersi i propri diritti e i propri bisogni. Riteniamo fondamentale aprire una campagna sulle utenze di elettricità gas e acqua che rivendichi:

– MORATORIA SUI DISTACCHI PER MOROSITA’

– ADEGUAMENTO DEL COSTO DELLE UTENZE IN BASE AL REDDITO

– NO AL DISTACCO E SERVIZI GARANTITI PER TUTT*

– RIPRISTINO DELLE UTENZE DISTACCATE

Comitato Abitanti San Siro – As.I.A Milano

Fonte: cantiere.org
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=67090

Cronaca nascosta…NO TAV

Cronaca nascosta...NO TAV :  CHIARA ZENOBI, 41 anni, risiede formalmente a Tortoreto ma da tre anni è insediata a Torino, dove prende parte alle iniziative dell'«ala radicale anarchica». Gli investigatori osservano che «per poter parlare liberamente ed evitare di essere intercettata è solita incontrare gli altri sodali all'aperto». Numerose sono le denunce a suo carico, una delle quali per associazione con finalità di terrorismo...Chiara Zenobi è ora in carcere in stato di ISOLAMENTO: 
"Nella mattinata di oggi, un compagno e un familiare di Chiara, recatisi alle Vallette per i colloqui che svolgono regolarmente da ormai più di un mese, si son visti negare dai secondini la possibilità di incontrarla. "C'è un nuovo provvedimento del Tribunale che blocca i colloqui", hanno spiegato le guardie. Nel corso della giornata si è poi appreso che il blocco dei colloqui riguarda anche Niccolò, Claudio e Mattia, ma non si è ancora riusciti a comprendere il perché di questa decisione né la durata di questa interruzione. Responsabili di questa manovra sono naturalmente i soliti Padalino e Rinaudo. Al momento dunque i compagni oltre che non poter incontrare altri detenuti non hanno neanche alcun contatto con il mondo esterno. Se Niccolò, Claudio e Mattia si possono incontrare solo tra di loro, Chiara a questo punto è invece in un isolamento assoluto." Mar, 21/01/2014 – 01:50 
LA STORIA... Un blitz della digos scattato all’alba di questa mattina tra Torino e Milano ha portato all’arresto di quattro persone per l’assalto notturno al cantiere della Tav avvenuto tra il 13 e il 14 maggio di quest’anno. I fernati sono considerati anarchici insurrezionalisti dagli inquirenti e sono indagati dalla digos e dalla procura di Torino per attentato con finalità terroristiche. Le ordinanze di custodia cautelare sono state richieste dai pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo.In manette sono finiti Claudio Alberto, 23enne di Ivrea, Mattia Zanotti, 29enne di Milano, Chiara Zenobi, 41enne teramana residente a Torino da oltre un anno e Niccolo Blasi già in carcere, marchigiano ma residente a Torino da anni. Sono stati perquisiti due centri sociali durante l’operazione: uno in via Vagnino, zona di Porta Palazzo e l’Asilo occupato, entrambi di area anarachica a Torino.«È ravvisabile la finalità di terrorismo tenuto conto che l’azione è idonea, per contesto e natura, a cagionare grave danno al Paese, ed è stata posta in essere allo scopo di costringere i pubblici poteri ad astenersi dalla realizzazione di un’opera pubblica di rilevanza internazionale».  
Con queste motivazioni i giudici del Riesame hanno respinto la richiesta di arresti domiciliari sollevata nei giorni scorsi dai legali dei quattro attivisti No tav arrestati il 9 dicembre con l’accusa di aver organizzato gli attacchi del 14 maggio 2013 al cantiere di Chiomonte con «finalità terroristica». Oltre a prendere in considerazione il valore simbolico degli attacchi, «idonei ad arrecare danno all’immagine del Paese», hanno considerato la pericolosità dell’azione con molotov e bengala, connotata da un’organizzazione «strategica assimilabile a quella militare» e «di portata tale da porre in grave pericolo la vita o l’incolumità dei lavoratori». Nel corso dell’attacco, infatti, il fumo di un incendio raggiunse l’interno del tunnel esplorativo, dove erano al lavoro 14 operai. I giudici del riesame hanno accolto in pieno le accuse dei pm Antonio Rinaudo e Andrea Padalino ai quattro attivisti dell’area antagonista torinese e milanese: Claudio Alberto, Niccolò Blasi, Mattia Zanotti e Chiara Zenobi. I due magistrati sono stati oggetto ieri di insulti da parte di alcuni anarchici e antagonisti, presenti in un’aula del tribunale torinese per un altro processo.  «Sono allibito. Nell’ordinanza del Tribunale del Riesame mi sembra che si ripeta l’errore logico e giuridico già fatto dal Gip: sui quattro indagati, accusati per un singolo fatto avvenuto a Chiomonte la notte del 14 maggio 2013, viene rovesciata la responsabilità per ogni episodio anti-Tav avvenuto negli ultimi due anni in Val di Susa». E’ dura la reazione dell’avvocato Claudio Novaro, che assiste i quattro giovani arrestati. «I miei assistiti possono aver commesso il reato di danneggiamenti, distruggendo un escavatore - aggiunge il difensore – ma come li si può accusare di terrorismo e di aver causato un grave danno all’immagine internazionale dell’Italia? Mi sembra un grosso errore interpretativo. Ora faremo ricorso in Cassazione e speriamo che lontano da Torino, a Roma, i giudici si dimostrino più attenti e disponibili ad ascoltare le nostre tesi». 
FONTI : http://www.lastampa.it/2014/01/17/cronaca/gli-attacchi-terroristici-al-tav-recano-grave-danno-allimmagine-del-paese-bNB0x65JeeHZQc6rf8mh0N/pagina.html
http://www.informa-azione.info/prigionieri_no_tav_bloccati_i_colloqui_per_chiara_niccol%C3%B2_claudio_e_mattia
FOTO Simona Granati per il manifesto
Cronaca nascosta…NO TAV : CHIARA ZENOBI, 41 anni, risiede formalmente a Tortoreto ma da tre anni è insediata a Torino, dove prende parte alle iniziative dell’«ala radicale anarchica». Gli investigatori osservano che «per poter parlare liberamente ed evitare di essere intercettata è solita incontrare gli altri sodali all’aperto». Numerose sono le denunce a suo carico, una delle quali per associazione con finalità di terrorismo…Chiara Zenobi è ora in carcere in stato di ISOLAMENTO: “Nella mattinata di oggi, un compagno e un familiare di Chiara, recatisi alle Vallette per i colloqui che svolgono regolarmente da ormai più di un mese, si son visti negare dai secondini la possibilità di incontrarla. “C’è un nuovo provvedimento del Tribunale che blocca i colloqui”, hanno spiegato le guardie. Nel corso della giornata si è poi appreso che il blocco dei colloqui riguarda anche Niccolò, Claudio e Mattia, ma non si è ancora riusciti a comprendere il perché di questa decisione né la durata di questa interruzione. Responsabili di questa manovra sono naturalmente i soliti Padalino e Rinaudo. Al momento dunque i compagni oltre che non poter incontrare altri detenuti non hanno neanche alcun contatto con il mondo esterno. Se Niccolò, Claudio e Mattia si possono incontrare solo tra di loro, Chiara a questo punto è invece in un isolamento assoluto.” Mar, 21/01/2014 – 01:50 LA STORIA… Un blitz della digos scattato all’alba di questa mattina tra Torino e Milano ha portato all’arresto di quattro persone per l’assalto notturno al cantiere della Tav avvenuto tra il 13 e il 14 maggio di quest’anno. I fernati sono considerati anarchici insurrezionalisti dagli inquirenti e sono indagati dalla digos e dalla procura di Torino per attentato con finalità terroristiche. Le ordinanze di custodia cautelare sono state richieste dai pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo.In manette sono finiti Claudio Alberto, 23enne di Ivrea, Mattia Zanotti, 29enne di Milano, Chiara Zenobi, 41enne teramana residente a Torino da oltre un anno e Niccolo Blasi già in carcere, marchigiano ma residente a Torino da anni. Sono stati perquisiti due centri sociali durante l’operazione: uno in via Vagnino, zona di Porta Palazzo e l’Asilo occupato, entrambi di area anarachica a Torino.«È ravvisabile la finalità di terrorismo tenuto conto che l’azione è idonea, per contesto e natura, a cagionare grave danno al Paese, ed è stata posta in essere allo scopo di costringere i pubblici poteri ad astenersi dalla realizzazione di un’opera pubblica di rilevanza internazionale». Con queste motivazioni i giudici del Riesame hanno respinto la richiesta di arresti domiciliari sollevata nei giorni scorsi dai legali dei quattro attivisti No tav arrestati il 9 dicembre con l’accusa di aver organizzato gli attacchi del 14 maggio 2013 al cantiere di Chiomonte con «finalità terroristica». Oltre a prendere in considerazione il valore simbolico degli attacchi, «idonei ad arrecare danno all’immagine del Paese», hanno considerato la pericolosità dell’azione con molotov e bengala, connotata da un’organizzazione «strategica assimilabile a quella militare» e «di portata tale da porre in grave pericolo la vita o l’incolumità dei lavoratori». Nel corso dell’attacco, infatti, il fumo di un incendio raggiunse l’interno del tunnel esplorativo, dove erano al lavoro 14 operai. I giudici del riesame hanno accolto in pieno le accuse dei pm Antonio Rinaudo e Andrea Padalino ai quattro attivisti dell’area antagonista torinese e milanese: Claudio Alberto, Niccolò Blasi, Mattia Zanotti e Chiara Zenobi. I due magistrati sono stati oggetto ieri di insulti da parte di alcuni anarchici e antagonisti, presenti in un’aula del tribunale torinese per un altro processo. «Sono allibito. Nell’ordinanza del Tribunale del Riesame mi sembra che si ripeta l’errore logico e giuridico già fatto dal Gip: sui quattro indagati, accusati per un singolo fatto avvenuto a Chiomonte la notte del 14 maggio 2013, viene rovesciata la responsabilità per ogni episodio anti-Tav avvenuto negli ultimi due anni in Val di Susa». E’ dura la reazione dell’avvocato Claudio Novaro, che assiste i quattro giovani arrestati. «I miei assistiti possono aver commesso il reato di danneggiamenti, distruggendo un escavatore – aggiunge il difensore – ma come li si può accusare di terrorismo e di aver causato un grave danno all’immagine internazionale dell’Italia? Mi sembra un grosso errore interpretativo. Ora faremo ricorso in Cassazione e speriamo che lontano da Torino, a Roma, i giudici si dimostrino più attenti e disponibili ad ascoltare le nostre tesi».
FOTO Simona Granati per il manifesto

“Rifiuti tossici nascosti sotto l’asfalto” così l’A4 è diventata l’autostrada dei veleni

http://triskel182.wordpress.com/2014/01/15/rifiuti-tossici-nascosti-sotto-lasfalto-cosi-la4-e-diventata-lautostrada-dei-veleni-paolo-berizzi/

(PAOLO BERIZZI).

15/01/2014 di triskel182

L'autostrada dei veleni

Indagano le procure di Brescia e Treviso. Via agli scavi sottoterra.

BRESCIA- Non ci sono cartelli sulla terra addentata dalle pale meccaniche. Il sottopasso dove hanno infilato i binari della Tav sembra un cantiere normale. Castegnato, a sud di Brescia. La prima “buca” dell’“autostrada dei veleni” è qui. L’hanno trovata tra Natale e Capodanno. Scarti di lavorazione, scorie di fonderia. Centinaia di tonnellate. Cromo esavalente 1400 volte oltre i limiti. L’hanno ficcato sotto l’autostrada più trafficata d’Europa 25 anni fa e forse continuano a farlo. Lungo tutta la bretella che da Venezia porta a Milano (e poi a Torino). Perché ormai questa A4 è diventata la “tana” preferita: una specie di discarica tombale. Asfalto omertoso, sicuro. In particolare la terza corsia, l’ultima realizzata un quarto di secolo fa (e la più recente, la quarta tra Milano e Bergamo?). Asfalto silenzioso nonostante i 140 mila veicoli in transito ogni giorno nel tratto Milano- Brescia. «Aspettiamo spiegazioni », dice caustico Giuseppe Orizio, sindaco di Castegnato. Ha trascorso le ferie di fine anno assediato da incubi alla Erin Brockovich. In effetti guardando là sotto pensi subito all’acqua avvelenata dalla Pacific Gas & Electric. Ma forse Brescia non è ancora Hinkley, e di questo brutto film padano, per chi ha visto “Erin Brockovich-Forte come la verità”, siamo solo all’inizio. Per capire bisogna badare alle parole dei contadini bresciani. Loro la A4 la chiamano l’“autostrada dei fuochi”. Forse esagerano. Forse sono solo in anticipo. I contadini conoscono la terra meglio di tutti e la terra qui è infetta da anni. Anche se non ci sono roghi, anche se il veleno non ha ancora spappolato i polmoni dei bambini, come in Campania. Qui i sindaci fanno i pompieri e ti ripetono che l’acqua è buonissima perché la falda — almeno la prima, la seconda chissá — i “fuochi padani” (cromo, amianto, arsenico, nichel) non l’hanno ancora sfiorata. «I risultati dati dai sei perizometri per ora non sembrano creare allarmi — spiega Orizio — . Ma è un solo un riscontro parziale».
Quante migliaia di tonnellate di scorie tossiche si nascondono sotto la A4? La domanda è sul tavolo di due Procure: Brescia e Treviso. Partiamo dalla prima. A fine dicembre l’Arpa bresciana e il Comune di Castegnato presentano due denunce. Troppo quel cromo trovato nel cantiere della Tav. La pestifera composizione dell’“impasto” degli scarti va oltre la possibilità di usare scorie industriali — opportunamente
inertizzate — come sottofondo stradale. È solo nella “buca” di Castegnato, il cromo? «Non è lunare ipotizzare che altri veleni siano sparsi lungo altri tratti dell’autostrada — dice Maria Luisa Pastore, direttrice dell’Arpa — . Ma per poterlo stabilire occorre ispezionare il sottosuolo anche in altri punti. Aspettiamo gli esiti dei campioni, poi faremo le opportune valutazioni». Alcune le hanno fatte anche in Procura. L’indagine sulla A4 dei veleni è partita senza clamori per evitare il diffondersi di allarmismi. Ma le voci che arrivano da via Lattanzio Gambara parlano dell’avvio imminente di «verifiche mirate». Nuovi carotaggi disposti sotto altri punti del-l’infrastruttura: in particolare sotto la terza corsia, quella incriminata. E intorno al “filo” della Tav (Lione-Trieste). Si ipotizza il reato di smaltimento illegale di rifiuti tossici e traffico illegale di rifiuti. Ai quali potrebbe aggiungersi, qualora aumentasse l’estensione dell’area avvelenata, quello di disastro ambientale.
Apriamo una parentesi sull’Alta velocità. Dicembre 2011. Scandalo tangenti al Pirellone: l’inchiesta sulle discariche che porta in carcere, tra gli altri, l’ex assessore lombardo all’Ambiente Franco Nicoli Cristiani (“stecca” da 100 mila euro) e il suo beneficiato, l’imprenditore bergamasco dei rifiuti Pierluca Locatelli. Non sono parole da contadini quelle intercettate tra Locatelli e il suo braccio destro Giovanni Pagani. «Ho incontrato Trotta (responsabile per Pizzarotti spa del cantiere Brebemi di Urago d’Oglio)… non mi sono permesso di dirgli se si possono usare le scorie al momento…», dice Locatelli. Il clan dello smaltimento facile — dopo avere avvelenato il sottomanto della direttissima Brescia-Bergamo-Milano (Brebemi) — punta a «seppellire le scorie sotto la Tav». La tratta è la Brescia-Treviglio. Risposta di Pagani al suo boss. «Eh, una cosa per volta». «Sì, perché sai che sotto la ferrovia non volevano perché dicevano che facevano… il discorso del magnetismo ». Due anni dopo, ecco scorie che spuntano. Ecco il cromo esavalente 1.400 volte oltre il limite consentito (per la falda il limite è di 5 microgrammi/litro). Solo coincidenze?
Ora Treviso. Sempre A4. Aprile 2013. Il Noe dei carabinieri mette il naso in un cantiere a Roncade, nel trevigiano. Si lavora per il potenziamento della Venezia-Trieste. I camion dell’azienda Mestrinaro spa trasportano il materiale che finisce intombato sotto il manto autostradale. Che contiene? Arsenico e nichel. Veleno per la salute e per l’ambiente. Lo chiamano materiale inerte: in realtà agisce e fa danni. Dice Silvio Parzanini, presidente di Legambiente Franciacorta: «Smaltire questa roba costa più di 100 euro a tonnellata. Nasconderla sotto l’autostrada è un “business”!».
Prendi i 18 chilometri della “Valdastico” (A31; la A4 corre non lontana). La Dda di Venezia ha accertato che per realizzarla sono stati utilizzati 155mila metri cubi di scorie di acciaieria non inertizzate. Tra gli indagati ancora lui, l’infaticabile Locatelli. Ritorniamo da dove siamo partiti: la “buca” del cromo. In Franciacorta. Ti guardi intorno. C’è la A4. C’è la ferrovia Milano-Venezia. C’è la Tav in costruzione accanto alla ferrovia. Ci sarebbero anche i vigneti degli spumanti più pregiati d’Europa. È tutta terra intorno ai binari. Già, ma che terra è?

Da La Repubblica del 15/01/2014.

Salario minimo in California

La proposta del repubblicano Ron Unz

Domenico Maceri    

Il salario minimo della California aumenterà a dieci dollari l’ora nel 2016 secondo una nuova legge approvata dalla legislatura del Golden State e firmata dal governatore Jerry Brown. Non basta. A dircelo non è un ultra liberal socialista ma bensì un repubblicano milionario. Ron Unz, un imprenditore del software della California del Nord, lo ha scritto recentemente in un articolo sulle pagine del Los Angeles Times.
Unz vuole che il salario minimo venga aumentato a dodici dollari l’ora. Ha già iniziato la raccolta di firme per indire un referendum questo autunno che aumenterebbe il salario minimo a 10 dollari nel 2015 e 12 nel 2016. In effetti, accelererebbe la tempistica e migliorerebbe la nuova legge firmata dal governatore Brown.
La legislazione mediante il referendum è divenuta popolare in alcuni Stati e Unz ne sa qualcosa. Nel 1998 Unz divenne il paladino di un referendum per eliminare l’educazione bilingue del Golden State. Gli elettori californiani gli sorrisero e l’educazione bilingue fu smantellata notevolmente anche se non del tutto eliminata. Seguirono altri referendum con simili propositi in Colorado ed in Massachusetts con stessi risultati positivi per Unz.
Il progetto del referendum sul salario minimo conferma l’individualismo di Unz. Infatti, le sue argomentazioni sono diametralmente opposte all’ideologia repubblicana sul soggetto. Sembrano infatti essere state adottate dall’ideologia della sinistra. Unz crede che l’aumento del salario minimo non solo aiuterebbe i lavoratori ma avrebbe anche benefici per tutti i contribuenti californiani. Al momento gli individui che guadagnano il salario minimo di 8 dollari spesso qualificano per benefici del governo come assicurazione medica e social card per aiutare a comprare cibo.
In effetti, come dice Unz, i contribuenti assistono tutte le aziende che non pagano adeguatamente i loro lavoratori. Si tratta di una spesa annua di 35 miliardi di dollari. L’aumento proposto da Unz metterebbe invece 15 miliardi di dollari nelle tasche di questi lavoratori. In cifre concrete si tratta di un aumento di 5.000 dollari annui extra per un lavoratore a tempo pieno con salario minimo e 10.000 per una coppia.

Con più di trentotto milioni di abitanti la California è lo Stato più popoloso ed anche più ricco in America. Se fosse una nazione indipendente il suo PIL (Prodotto Interno Lordo) lo piazzerebbe fra i primi dieci Paesi al mondo. Ciononostante il 24 percento di californiani si trova al di sotto della soglia della povertà.
L’aumento al salario minimo proposto da Unz metterebbe questi individui oltre la soglia della povertà riducendo notevolmente i sussidi governativi.  Tutti questi soldi extra verrebbero spesi per vivere e quindi servirebbero anche da stimolo all’economia.
Per quanto riguarda i posti di lavoro persi che la destra ci dice sempre occorrono quando si aumenta il salario minimo Unz cita giustamente la storia. Nel 1996 la California aumentò il salario minimo del 35 percento e la disoccupazione fu ridotta dal 7,3 al 4,9 percento.
La proposta di Unz creerà un po’ di imbarazzo alla legislatura ed al governatore Brown il quale dovrà affrontare un repubblicano per essere rieletto. Unz in effetti ha aumentato la posta sfidando i democratici in California che dominano sia il potere legislativo sia quello esecutivo. Mette alla luce del sole la timidezza della loro legge sull’aumento del salario minimo.
I sondaggi per l’aumento del salario minimo danno ragione a Unz. Il 76 percento degli americani favorisce l’aumento e persino il 60 percento dei repubblicani è d’accordo. Dovrebbe dunque essere un gioco da ragazzi raccogliere le 500 mila firme necessarie per la qualifica del referendum. Ciò metterebbe i leader democratici nella difficile posizione di supportarlo o dichiarare l’opposizione dicendo che loro hanno già fatto il loro dovere.
Unz ha avuto poco successo personale come candidato politico. Nel 1994 fu sconfitto da Pete Wilson per le primarie repubblicane a governatore della California. Per quanto si tratta di dirigere referendum i risultati gli sono favorevoli. Vincerà anche con questo referendum? O sarà una vittoria per i lavoratori californiani?

20 Gennaio 2014 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=22893