Dopo le intimidazioni a Esposito e Numa, i No Tav rispolverano la “strategia della tensione” Leggi di Più: I No Tav rispolverano la “strategia della tensione”

http://www.tempi.it/dopo-le-intimidazioni-a-esposito-e-numa-i-no-tav-rispolverano-la-strategia-della-tensione#.UtlLwBAuLIU

Gennaio 16, 2014 Marco Margrita

Dopo i pesanti attacchi al senatore e al giornalista, gli anti-treno rivoltano la frittata, parlando di «volontà di spingere verso una messa fuori legge del movimento»

 Visita cantiere Torino-Lione

I No Tav, senza distinzioni tra presunti moderati ed estremisti, parlano di «volontà di spingere verso una messa fuori legge del movimento». Si riferiscono alla recente condanna di tre leader per l’occupazione illegale dell’autoporto di Susa ai tempi dei sondaggi, ma soprattutto allo sdegno trasversale per le nuove intimidazioni al senatore Stefano Esposito ed al giornalista Massimo Numa. Per cui, sottolineano, non c’è stata alcuna rivendicazione. Certo, però, non è un mistero per alcuno quanto siano proprio questi due tra i maggiori obiettivi della furia polemica ed ideologica dei trenocrociati.

IL CLIMA “DA TERRORISMO”. Il senatore Stefano Esposito (Pd) e il giornalista de La Stampa Massimo Numa, hanno dovuto subire un’ulteriore escalation della pressione nei loro confronti.
L’esponente politico, tra i più decisi sostenitori della Torino-Lione ed aspro censore delle “connivenze radical-chic” di cui gode il movimento trenocrociato, qualche giorno fa, si è visto “recapitare” sul pianerottolo di casa tre bottiglie incendiarie accompagnate da un biglietto nel quale si fa riferimento a un incontro privato, proprio con il giornalista Numa, che Esposito aveva avuto qualche giorno prima.
Il giornalista è stato minacciato e pedinato, dopo essere già finito sotto scorta per le intimidazioni subite da estremisti No Tav e aver ricevuto lo scorso 3 ottobre un pacco esplosivo nella redazione del quotidiano torinese. Filmato per due anni da qualcuno che ha seguito i suoi movimenti e quelli dei suoi familiari. Per poi pubblicare in rete un video di quasi cinque minuti, nel quale vengono violati i suoi spostamenti, i suoi dati privati – compresi numero di telefono, targhe di automobili, indirizzo di casa – e si incita a fargli “visita”. Secondo gli investigatori, «quasi la premessa di un agguato in via di pianificazione, un’istruttoria brigatista».

IL PRESIDIO CONTRO LE INTIMIDAZIONI. Dopo questi episodi, per domani, con adesioni trasversali tra gli schieramenti politici, è stato convocato “un presidio per la democrazia e contro ogni intimidazione”.
Non mancano, però, gli intellettuali, in primis Marco Revelli, che paiono rispolverare i refrain dei teorici della “strategia della tensione”, sostenendo che «quello contro Numa ed Esposito è in realtà il peggiore attacco che si potesse sferrare al movimento No Tav. L’autore è il più insidioso nemico dei valsusini e di ciò che hanno costruito in questi anni».

LA CONDANNA PER L’OCCUPAZIONE. I leader del movimento No Tav Alberto Perino, ieri, è stato condannato a risarcire Ltf per i danni derivanti da una manifestazione di quattro anni fa. Con lui anche Loredana Bellone, primo cittadino di San Didero, e Giorgio Vair, vicesindaco nello stesso Comune. Dovranno pagare 192 mila euro più 22 mila per le spese processuali.
La condanna è stata emessa dal tribunale civile di Susa. I fatti contestati risalgono al gennaio 2010, quando i No Tav occuparono illegalmente alcuni terreni dell’autoporto di Susa, in località Traduerivi. Quegli stessi terreni che erano destinati alla prima fase dei sondaggi per la Torino-Lione. Perino e altri attivisti, tutti successivamente identificati, si rifiutarono di andarsene: «È resistenza passiva». Di fatto bloccarono però l’apertura del cantiere. Gli imputati, dopo la sentenza di questa mattina, hanno già annunciato che presenteranno ricorso.
Forse il punto su cui occorrerebbe riflettere è proprio, a questo punto: cosa si è costruito in questi anni?

UNA BOMBA NEL MEDITERRANEO-SOS: LE ARMI CHIMICHE SIRIANE SARANNO TRATTATE CON L’IDROLISI E POI INABISSATE NEL MEDITERRANEO TRA MALTA; ITALIA. GRECIA E LIBIA

il pacifico ormai è morto radioattivo. l’atlantico è pieno di petrolio e corexit. il mediterraneo è anch’esso radioattivo vuoi la francia emgli scarichi dei rifiuti tossici della malavita che tanto va d’accordo con i liberatori …..tanto vale assassinare definitivamente il mediterraneoUNA BOMBA NEL MEDITERRANEO

Postato il Giovedì, 16 gennaio 
  
x
FONTE: COMEDONCHISCIOTTE.ORG
 
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
 
SOS: LE ARMI CHIMICHE SIRIANE SARANNO TRATTA CON L’IDROLISI E POI INABISSATE NEL MEDITERRANEO TRA MALTA; ITALIA. GRECIA E LIBIA
 
Una “bomba” tossica estremamente pericolosa per l’ambiente, minaccia la salute pubblica e l’economia dei paesi del Mediterraneo centrale ma anche tutto il mare Mediterraneo inteso come un mare chiuso e già seriamente contaminato.
 
L’arsenale chimico della Siria inizialmente era destinato a essere neutralizzato in Albania ma, dopo le forti proteste pubbliche in quel paese e nonostante i generosi benefici contributivi offerti dagli americani, il governo e’ stato costretto a declinare “l’offerta”, e cosi questo arsenale sarà distrutto nella zona di mare ad ovest di Creta, con la connivenza delle autorità greche, italiane e maltesi.
 
L’allarme e’ dato dagli scienziati di Democritos (N.d.T. Centro Nazionale di Ricerca Scientifica) di Atene e del Politecnico di Creta che parlano di “completa distruzione dell’ecosistema e del turismo”.
 
Secondo il collaboratore scientifico di Democritos ed ex presidente dell’Unione dei Chimici Greci, Nikos Katsaros, “se una tale neutralizzazione delle armi chimiche verrà effettuata tramite il processo di idrolisi, si può parlare di uno scenario da incubo. Si tratta di un metodo estremamente pericoloso con conseguenze imprevedibili per l’ambiente mediterraneo e i popoli vicini.”
 
Questi effetti saranno la necrosi completa dell’ambiente interessato e l’inquinamento marino tra il mare Libico ed il mare di Creta. Il pesce sarà avvelenato dalla contaminazione cosi come la popolazione che lo consumerà. Da notare inoltre che il punto del mare prescelto e’ all’incirca lo stesso usato per l’inabissamento di sostanze tossiche gestite in passato dalla mafia (http://www.haniotika-nea.gr/media/2014/01/224.jpg ).
 
Solitamente le sostanze chimiche vengono distrutte tramite combustione in aree specifiche dotate di opportune infrastrutture. Queste aree esistono da tempo e svolgono questo tipo di operazioni negli Stati Uniti, in Germania, Francia, Russia, Cina ed altri paesi da molti anni. In questo caso però, trattandosi di un problema politico, nessuno vuole assumersi la responsabilità. Così ricorrono al metodo di idrolisi in mare aperto nonostante, per ammissione indiretta degli americani stessi, questo metodo sia particolarmente pericoloso: infatti, il mare Mediterraneo e’ stato scelto proprio perché chiuso. Negli oceani la contaminazione ci sarebbe stata lo stesso ma la dissoluzione delle sostanze sarebbe stata agevolata dalla più grande quantità d’acqua. In un mare aperto però la possibilità di onde marine di grande altezza e quindi di incidenti e’ sostanzialmente maggiore.
Di un grave rischio parla il professor Evangelos Gidarakos del Politecnico di Creta, che ha lanciato l’allarme alle autorità greche le quali appaiono in disparte in questo processo.
 
“Queste sostanze chimiche sono miscele di sostanze pericolose e tossiche, che non sono in grado di essere inattivate in modo da non causare danni agli organismi viventi solo con questo metodo”, sottolinea. “Questa zona tra l’Adriatico e il Mediterraneo era diventata ‘un cimitero di prodotti chimici’ dalla mafia italiana, che aveva immerso in un periodo di 20 anni circa 30 navi cariche di vari tipi di sostanze e rifiuti chimici, come e’ stato rivelato in questi ultimi anni”.
 
Secondo annunci ufficiali, le armi chimiche, dopo essere trasportate dalla Siria, saranno caricate in Italia nel recipiente di titanio della nave americana Cape Ray e saranno distrutte col processo di idrolisi in acque internazionali tra l’Italia e la Grecia, nel tratto di mare tra Malta – Libia – Creta. La procedura per la distruzione dell’arsenale chimico della Siria dovrebbe durare circa tre mesi. Non vengono forniti ulteriori dettagli.
 
Il professor Gidarakos però ha molti dubbi. “L’armamento chimico della Siria consiste di due parti”, dice. “Esistono 1.250 tonnellate di armamenti ‘principali’ come i gas sarin e i gas mostarda ed altre 1.230 tonnellate di sostanze precursori che sono utilizzate per la fabbricazione delle armi vere e proprie. Queste sostanze, principalmente composti chimici di cloro e fluoro, sono di per sé altamente velenose e tossiche. E poi esiste una gamma di altre sostanze acquistate dalla Siria dopo l’embargo per cui sono sia di provenienza sia di natura ignota. Anche prendendo per buone le 1.500 tonnellate ufficialmente dichiarate, non credo che tutto possa essere concluso in soli tre mesi. Ci vorrà probabilmente il triplo di questo tempo, sempre che non succedano degli spiacevoli imprevisti”.
 
Il professor Gidarakos sostiene che l’idrolisi di tutto questo quantitativo pericoloso produrrà una terza componente tossica che sarà formata direttamente nelle acque marine. Perché l’idrolisi non e’ più un processo relativamente sicuro come nel passato (p. es. durante la neutralizzazione delle armi chimiche della 2a Guerra Mondiale al largo del Giappone) in quanto oggi l’idrolisi produce anche degli scarti in forma liquida, cosa che non succedeva nel passato.
 
Aggiunge inoltre che si sarebbe aspettato un comportamento più responsabile da parte dell’Organizzazione per il Divieto delle Armi Chimiche, un’organizzazione direttamente coinvolta in questa faccenda, che pochi mesi fa aveva fortemente sconsigliato la neutralizzazione di tali sostanze in alto mare.
 
“Tutta questa storia ricorda molto un’operazione militare ed ha poco di scientifico”, conclude.
 
Intanto qui cominciano a circolare le varie “voci”. C’è persino chi parla della reale possibilità di condizioni che “non permetteranno a chiunque di nuotare” nelle spiagge di Creta per (almeno) i prossimi 5 anni. Catastrofisti, certo. E il primo che ci rimette, oltre al turismo, e’ il morale del già martoriato popolo greco. Ma, pensandoci bene, chi gli può garantire il contrario?
 
Un corrispondente volontario dalla Grecia
 
 
16.01.2014
 
Fonti
 
 
 
 
 
http://www.youtube.com/watch?v=YkY7sXu9qtE (intervista del professor Gidarakos)

Fukushima: “pericolo di evacuazione dell’emisfero nord della Terra”

15 gen 2014

Sta facendo il giro del mondo la notizia, trascurata dalla maggior parte dei media internazionali, compresa l’Italia. Come pubblicato dal quotidiano on-line losaioggi.it, si parla  del pericolo Fukushima e che solo adesso il governo del Giappone non sa come affrontare.

disastro nucleare fukushma di proporzioni bibliche si rischi evacuazione parte del mondo

 Le autorità hanno finora mentito, ai giapponesi e al mondo intero: Fukushima era una struttura a rischio, degradata dall’incuria. Un impianto che andava chiuso molti anni fa, ben prima del disastro nucleare del marzo 2011.

Da allora, la situazione non è mai stata sotto controllo: la centrale non ha smesso di emettere radiazioni letali. Tokyo finalmente ammette che, da mesi, si sta inquinando il mare con sversamenti continui di acqua radioattiva, utilizzata per tentare di raffreddare l’impianto.

Ma il peggio è che nessuno sa esattamente in che stato siano i reattori collassati: si teme addirittura una imminente “liquefazione” del suolo.

Gli scienziati non hanno idea del vero stato dei nuclei dei reattori, riassume il “Washington’s Blog” in un lungo reportage tradotto da “Megachip”: le radiazioni potrebbero investire la Corea, la Cina e la costa occidentale del Nord America. Perché il peggio deve ancora arrivare: gli stessi che hanno prima nascosto l’allarme e poi sbagliato tutte le procedure di emergenza, ora «stanno probabilmente per causare un problema molto più grande».

«La più grande minaccia a breve termine per l’umanità proviene dai bacini del combustibile di Fukushima: se uno dei bacini crollasse o si incendiasse, questo potrebbe avere gravi effetti negativi non solo sul Giappone, ma sul resto del mondo». Se anche solo una delle piscine di stoccaggio dovesse crollare, avvertono gli esperti in materia di allerta nucleare Arnie Gundersen e il medico Helen Caldicott, non resterebbe che «evacuare l’emisfero nord della Terra e spostarsi tutti a sud dell’equatore».

– See more at:

http://www.infiltrato.it/ambiente/fukushima-e-in-corso-un-disastro-nucleare-ma-i-media-tacciono-emisfero-nord-a-rischio-evacuazione#sthash.MxF87e9S.MhohvjZ0.dpuf

http://www.losaioggi.it/tokio-da-lallarme-lapocalisse-e-vicina-ecco-le-immagini-che-lo-confermano-guarda/
http://www.segnidalcielo.it/2014/01/13/fukushima-pericolo-di-evacuazione-dellemisfero-nord-della-terra/

Glaziev: un quadro fosco di come i paesi europei siano stati saccheggiati dall’adesione all’UE

cattiva la russia a voler negare il benessere e la meraviglia europea agli ucraini

Sergei Glaziev, consigliere economico del Presidente Putin, ha documentato in numerosi articoli di fine anno i vantaggi che avrà l’economia ucraina dalla collaborazione con l’Unione Doganale Eurasiatica e la Russia, invece di entrare a far parte dell’Unione Europea. A sostegno della sua tesi ha elencato, in un articolo pubblicato in inglese il 27 dicembre su Russia in Global Affairs, alcuni esempi scioccanti di distruzione dell’economia reale sperimentati dai paesi dell’Europa centro-orientale che sono entrati a far parte dell’UE dal 2000, ed anche dalla Grecia.

Tra gli esempi Glaziev cita:

Ungheria. È stata praticamente liquidata la produzione degli autobus Ikarus, un tempo popolari.

Polonia. Sono state chiuse il 90% delle miniere, che occupavano oltre 300.000 dipendenti, da quando la Polonia è entrata a far parte dell’UE nel 2004, e il 75% dei minatori polacchi hanno perso il posto di lavoro. Il cantiere navale di Gdansk, il più grande al mondo negli anni Sessanta e Settanta, è ormai fermo. Quanto al debito estero della Polonia, è salito dai 99 miliardi di dollari del 2004 a 360 miliardi all’inizio del 2013.

Lettonia. L’industria elettronica ed automobilistica ha chiuso i battenti.

Lituania. L’allevamento è “sceso del 75%, poiché i residenti hanno smesso di allevare bovini” a seguito delle quote latte dell’UE. Su richiesta di Bruxelles, il paese ha chiuso la centrale nucleare di Ignalina e ora dipende dalle importazioni di energia.

Estonia. L’allevamento è sceso dell’80%, e l’agricoltura è stata riorientata alla produzione di biocarburante. In ottemperanza alle richieste UE, l’Estonia ha ridotto di quasi due terzi la produzione di energia elettrica, da diciannove milioni a sette milioni di kilowattora, ed è stato chiuso lo stabilimento di macchine utensili di Tallinn.

Nel 2007, aggiunge Glaziev, la Commissione Europea inflisse una penale a questi tre stati baltici per aver tentato di creare scorte di cibo al fine di ridurre i prezzi.

Grecia. Sotto le riforme imposte dall’UE la produzione di cotone è crollata della metà, le quote agricole hanno colpito duramente i produttori di vino, la famosa cantieristica ha cessato di esistere e gli armatori greci “hanno acquistato 770 navi all’estero da quando il paese è entrato a far parte dell’UE.”

Questo crollo economico, ammonisce il consigliere presidenziale russo, insegna agli altri sei paesi presi di mira per l’associazione all’UE (Armenia, Azerbaijan, Bielorussia, Georgia, Moldavia, Ucraina) che non ne trarrebbero alcun beneficio. Glaziev suggerisce anche che paesi come Grecia, Cipro e perfino Turchia farebbero meglio ad entrare a far parte dell’Unione Economica Eurasiatica.

Come alternativa agli ovvi obiettivi politici perseguiti dall’UE, in primo luogo l’indebolimento della Russia, Glaziev propone di depoliticizzare i rapporti tra i paesi sovrani e concentrarsi sui benefici della mutua cooperazione.

Fonte: www.movisol.org
16.01.2014

SCANDALO RIFIUTI: I FONDI SE LI SPARTIVANO NELLA SEDE DEL PD

ssshhhh i diversamente onesti sono moralmente superiori, responsabili e presentabili
non sarà uno scandalo e non vi saranno titoloni in prima pagina per mesi

GENNAIO 16, 2014 REDAZIONE
Dalle intercettazioni sullo scandalo rifiuti nel Lazio spuntano che i vertici segreti per papparsi i fondi europei – che poi sono soldi che noi italiani mandiamo a Bruxelles e che poi, in minima parte tornano in Italia ma finiscono sempre ai soliti noti – avvenivano nella sede del Pd, quella dove ‘non può entrare il pregiudicato’, come dicono oggi. Intanto Cerroni, il capobanda di Malagrotta, è stato interogato dal gip sulla rete di favori ai partiti romani.
http://voxnews.info/2014/01/16/scandalo-rifiuti-i-fondi-se-li-spartivano-nella-sede-del-pd/

ARABIA SAUDITA. PREPARA LA JIHAD NEL CAUCASO PER LE OLIMPIADI ?

Il legame tra Arabia Saudita e Stati Uniti ha quasi la stessa età dello sfruttamento del petrolio. E’ noto come Roosevelt morente al ritorno dall’ultima conferenza che spartì il mondo tra i vincitori della seconda guerra mondiale, sostò al largo della costa saudita per ricevere il re Abd el Aziz – fondatore della dinastia – a bordo dell’incrociatore Quincy .
i due suggellarono il patto petrolio contro protezione.

Dal gennaio 1945 ad oggi, hanno filato il perfetto amore. Poi il capo dei servizi segreti sauditi ha dichiarato ufficialmente ( usurpando il ruolo del ministro degli esteri Saud el Faisal) che l’Arabia Saudita ha deciso di prendere le distanze dagli Stati Uniti.
Dubito.
Il capo del servizio segreto saudita Bandar Bin Sultan va visto da vicino. E’ soprannominato Bandar Bush per la sua intimità familiare con il clan dei Bush e per essere stato ventitre anni ambasciatore negli Stati Uniti da dove ha gestito le forniture di armi al regno, incluse quelle provenienti dall’inghilterra che fruttarono una tangente di oltre due miliardi di dollari.

Incriminato, l’inchiesta è stata fermata ufficialmente dal governo. Una delle sua figlie è sposata con un pari d’Inghilterra e i suoi figli hanno studiato assieme ai figli del vice presidente USA Dick Cheney, che tutti conosciamo, in località McLean che altro non è che la sede della CIA ( Langley è il nome della località più ampia, ma il posto esatto della sede CIA è McLean e alla sciola locale vanno molti figli d’arte).

E membro spurio della casa reale saudita, nel senso che è figlio bastardo del principe Sultan bin Abd el Aziz ( che è stato Crownprince), ma concepito con una concubina analfabeta. La sua fanciullezza è avvenuta sotto la protezione della nonna Hassa, la madre dei Sudairi seven il gruppo egemone tra i figli di Abd el Aziz. Egli da sempre ha messo una carica di forte aggressività nella sua scalata al potere informale, dato che per nascita non può aspirare a quello formale.
Famose sono le sue distruttive descrizioni di Gheddafi ( un Jerry Lewis che si crede Churchill) e degli analisti USA di cose arabe ( bofonchiano un po’ di arabo e credono di conoscere il mio paese) e non ha fatto mancare il suo commento su Osama Ben Laden ( l’ho conosciuto e non credo possa aiutare otto oche a traversar la strada).

conoscitore dell’animo umano usa la corruzione come strumento abituale per stabilire relazioni: gli è riuscito negli USA, in Inghilterra e in Cina con grandi commesse di armi. E indicato da Seymour Hirsch – informatissimo premio Pulitzer – come l’architetto della guerra all’Irak di cui fu informato da Bush Jr prima che il segretario di Stato Colin Powell.

La dichiarazione ufficiale di presa di distanza dagli USA è stata affidata a lui perché considerato il saudita più vicino agli USA e per questo visto con sospetto da molti membri della casa reale, specie da quelli a componente religiosa.
Ritengo che proprio per ingraziarsi questa parte della famiglia abbia calcato la mano sulla differenza tra sunniti e sciiti creando un solco mai visto in tredici secoli in seno al mondo mussulmano.
Ora, questo bastardo alla Cesare Borgia non può tornare indietro senza autodistruggersi e si appresta al salto più pericoloso della sua carriera di intrigante , iniziata col sabotare – fino a sostituirlo – l’ambasciatore saudita negli USA che lo precedette e quello che gli è succeduto ( dopo 18 mesi se n’è andato) e proseguita con ripetuti tentativi di “accomodamenti a suon di dollari” fatti con Hezbollah, i Fratelli mussulmani, gli Ayatollah , Assad ecc.
Ultimo exploit, la visita a Putin e l’offerta di un acquisto da 15 miliardi di dollari di armi in cambio dell’abandono di Assad.

In quella sede ha lasciato planare , secondo alcuni organi di politica estera, un accenno al pericolo costituito dalla organizzazione dei giochi olimpici a Sochi nell’area mussulmana della Russia ed alla capacità di tenere i guerriglieri lontani dall’evento.
Fallito l’incontro, la scorsa settimana è scoppiata la prima bomba a Volgograd in un autobus a cura – sembra- di una vedova suicida di un guerrigliero islamista. Putin al Valdai Club oltre alla battuta su Berlusconi Gay – presente Prodi – che tutti i nostri giornali hanno riportato, ha fatto ( ripetendo l’errore di indicare il punto di rottura fatto da Obama per i gas) una dichiarazione importante: ha indicato come linea rossa per la Russia eventuali tentativi di destabilizzazione interna. Questo non l’ha riportato quasi nessuno in occidente.

Con la dichiarazione ufficiale del capo dei servizi segreti sauditi, Gli Stati Uniti si sono chiamati fuori da ogni possibile chiamata di correo in caso di attacchi terroristici nell’area caucasica, Bandar bin Sultan acquisirà nuovi meriti agli occhi dell’ala tenebrosa religiosa e fondamentalista della famiglia regnante ed avrà la sua rivincita per lo smacco siriano ( primo della carriera) e i guerriglieri ceceni impiegati in Siria si sono salvati dalla cassa integrazione.

Le Olimpiadi sono a febbraio. Andrebbe fermato.

Antonio De Martini
Fonte: www.corrieredellacollera.com
17.01.2014

La NSA ha ucciso Hugo Chavez?

gennaio 15, 2014
 
Eva Golinger, Global Research, 14 gennaio 2014
 
598694
Nel 2013, il Venezuela ha avuto uno dei momenti più difficili della storia con la morte del Presidente Hugo Chavez, il 5 marzo. Chavez, un grande leader, fu vittima di un cancro aggressivo morendo nel giro di due anni. Durante i suoi quattordici anni al potere, il carismatico presidente (sempre eletto democraticamente e a stragrande maggioranza) affrontava grandi e potenti nemici: colpi di Stato, sabotaggio economico, interferenze elettorali, finanziamenti per milioni di dollari della guerra psicologica e dell’opposizione nel Paese dalle agenzie statunitensi e attacchi personali furono alcuni dei modi e delle strategie di destabilizzazione che dovette affrontare durante il suo mandato. Era in cima alla lista della CIA quale principale obiettivo degli Stati Uniti, che ampliarono notevolmente (apertamente o velatamente) la presenza militare in Venezuela durante la sua presidenza. Con tutto ciò, la morte improvvisa e inaspettata ha dato adito a molti sospetti tra i suoi sostenitori e a tutti coloro interessati alla sua visione socio-politica. Chavez ha sfidato gli interessi dei più potenti e allo stesso tempo controllava i più grandi giacimenti di petrolio del pianeta.
 
La morte di Chavez potrebbe essere stato un assassinio politico?
Pochi anni fa la questione avrebbe fatto sorridere molti, ma oggi, con la grande quantità di documenti pubblicati dall’informatore di Wikileaks ed ex agente della NSA Edward Snowden, abbiamo la prova delle gravi violazioni dei diritti umani e delle sovranità nazionali commesse dal governo degli Stati Uniti, non solo i “cospirazionisti” e gli esperti della politica sporca degli Stati Uniti si pongono domande di questo tipo. Oggi il mondo sa come il governo degli Stati Uniti spia i suoi amici ed alleati. Nessuno cittadino o nemico sfugge agli occhi e alle orecchie di Washington.  Ora sappiamo che quasi tutte le ambasciate statunitensi nel mondo sono centri di spionaggio e d’intelligence, violando così tutte le norme e le regole internazionali, a prescindere dalle conseguenze. Conosciamo le gravi violazioni dei violazioni dei diritti umani commesse dalle forze USA in Iraq e Afghanistan, e sappiamo anche come il governo di Barak Obama abbia aumentato l’uso di aerei senza pilota (droni) per assassinare innocenti via telecomando.
Oggi sappiamo con quanta rabbia il governo del primo presidente afro-americano, perseguita coloro che hanno rivelato gli abusi di Washington, e ancora di più quando si tratta di cittadini degli Stati Uniti come Bradley (Chelsea) Manning e Edward Snowden Jeremy Hammond. Sappiamo che Washington ha usato il suo potere economico per tentare di neutralizzare Wikileaks e congelarne le finanze, bloccandone l’accesso a MastercardVisa e Paypal con l’unico obiettivo di soffocarne la voce e impedire la continua pubblicazione di documenti che svelano le basse azioni della Casa Bianca. Tutte queste rivelazioni hanno reso meno scettico e più realistico il pubblico mondiale sulla capacità del governo degli Stati Uniti nel ridurre al silenzio i suoi nemici, nascondere gli errori ed utilizzare tutti i mezzi possibili per mantenere il suo dominio. Hugo Chavez fu un sassolino nella scarpa imperiale. Sottovalutato da analisti e consulenti “da guerra fredda” di Washington, Chavez ha messo fine all’influenza e al dominio degli Stati Uniti in America Latina in meno di un decennio. Ha trasformato il Venezuela da Paese dipendente, soggetto alla cultura politica degli Stati Uniti, in una nazione sovrana, libera, indipendente, dignitosa e orgogliosa delle proprie radici, storia e cultura indo-afro-americana. Ha ripreso il controllo delle risorse strategiche, non solo in Venezuela ma in tutta l’America Latina sotto la bandiera della giustizia sociale. Ha promosso l’integrazione regionale e la creazione di organizzazioni come l’Unione delle nazioni sudamericane (UNASUR), l’Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America (ALBA), la Comunità di Latina e dei Caraibi (CLAC), tra gli altri. La sua mano ferma contro le aggressioni degli Stati Uniti è stata un esempio e un’ispirazione per milioni di persone nel mondo, che hanno avuto una speranza con la rivoluzione in Venezuela e la sua espansione regionale.
Senza dubbio molti potenti interessi di Washington e altrove, volevano la scomparsa fisica di Hugo Chavez. Cercarono questo obiettivo con un colpo di Stato sostenuto da Washington, nell’aprile 2002, che fallì. Pochi mesi dopo, cercarono di cacciarlo dal potere con un grave sabotaggio economico che quasi distrusse l’industria petrolifera del paese, ma fallì anche questo. Un anno e mezzo dopo, mercenari paramilitari furono inviati dalla Colombia per ucciderlo, ma furono catturati dalle autorità venezuelane e il complotto fu neutralizzato. Negli anni che seguirono vi furono diversi attentati contro la sua persona e molti piani per destabilizzarne il governo, ma non funzionarono. Nel frattempo, la popolarità di Chavez continuava a crescere e il suo programma socialista cominciò a prendere forma nel Paese. I documenti della NSA svelati da Snowden, rivelano che il Presidente Chavez e il suo governo erano tra i sei principali obiettivi dello spionaggio statunitense almeno dal 2007Appena un anno prima, la Casa Bianca creò una speciale missione d’intelligence in Venezuela, che faceva rapporto direttamente al direttore dell’intelligence nazionale, saltando la CIA e tutte le altre 15 agenzie di intelligence degli Stati Uniti. Tale missione speciale era completamente illegale e aveva grandi mezzi finanziari e altro. C’erano solo due altre missioni di questo tipo: per l’Iran e la Corea democratica. Il Venezuela associato ai due Paesi dichiarati nemici da Washington indicava la minaccia di Hugo Chavez per il governo degli Stati Uniti.
 
La malattia
Il cancro che ha afflitto Hugo Chavez, causandone la morte improvvisa, era assai raro. Allora Nicolas Maduro disse che il cancro era insolito, ignoto e molto aggressivo. Non colpiva un particolare organo. Non vi furono casi di cancro nella famiglia Chavez, non c’era una predisposizione genetica. Fu scoperto nel giugno 2011 e nonostante le robuste cure morì in meno di due anni. Documenti declassificati dell’US Army ottenuti dalla Associated Press nel 1995 con l’Access to Information Act (FOIA) evidenziano che dal 1948 il Pentagono cerca di sviluppare un’arma da irradiamento per omicidi politici. Un’altra informazione sullo studio dell’US Army nel 1969 conferma che l’uso illegale delle radiazioni come arma può causare malattie gravi o la morte degli oppositori politici. In altre parole, si tratta di un metodo per l’omicidio attivamente sviluppato.
Si può facilmente immaginare, con Washington che testa le radiazioni per gli assassinii politici fin dal 1948, a cosa può essere giunta con la tecnologia del 21° secolo.
 
Assassinio attraverso lo spionaggio
Un cablo segreto del dipartimento di Stato del 31 gennaio 1976 avvertiva sui gravi effetti alla salute provocati dalle microonde utilizzate dal KGB per spiare l’Ambasciata degli Stati Uniti a Mosca: “Secondo i nostri medici, prolungati livelli di radioattività da microonde presso l’Ambasciata degli Stati Uniti, si dimostrano una minaccia per la salute.” Tuttavia, Washington sviluppò strumenti per lo spionaggio più potenti e dalle radiazioni di maggiore frequenza. Documenti della NSA svelati da Edward Snowden e recentemente pubblicati dal giornale tedesco Der Spiegel indicano un potente dispositivo sviluppato dall’agenzia statunitense, che emette onde radio continue e ad alta frequenza contro il bersaglio della sorveglianza e della raccolta delle comunicazioni. Secondo un documento top secret dalla NSA, il sistema CTX4000 è un’“unità radar portatile ad onda continua (CW), utilizzata per illuminare un bersaglio da cui recuperare le informazioni all’esterno della rete.” Il CTX4000 raccoglie segnali che non possono essere raccolti altrimenti, o che lo sarebbero difficilmente, così come il loro trattamento. Il documento ne descrive le capacità: “Frequenza: 1-2 Ghz; banda larga a 45MHz, potenza di uscita: 2W con l’amplificatore interno, con amplificatore esterno fino a 1KW.” Un chilowatt produce una potente onda radioattiva, che proiettata su una persona a lungo può causare seri danni alla sua salute. Lo studio dell’esercito degli Stati Uniti del 1969 (già menzionato) sugli effetti sulla salute delle radiazioni quale arma, indica che l’impatto (o evento desiderato, cioè la morte del bersaglio) può verificarsi anni dopo l’esposizione all’agente radioattivo.
Tra i documenti della NSA pubblicati da Spiegel, vi sono informazioni su altre forme di spionaggio attraverso telefoni cellulari, sistemi wireless, reti mobili che potrebbero anche avere gravi effetti sulla salute del bersaglio. Tuttavia l’uso di un’apparecchiatura radar portatile che emette un’onda continua ad alta frequenza su una persona, sembra essere più uno strumento di omicidio che di spionaggio. Hugo Chavez fu l’obiettivo principale della NSA per anni. La possibilità che i loro strumenti di spionaggio abbiano contribuito, se non causato, la malattia non sembra più fantascienza come sarebbe apparso in altri momenti.
 
 
Copyright © 2014 Global Research
 
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Anche il Mit smentisce Obama & C. sull’attacco chimico a Ghouta

di Marinella Correggia

16 gennaio 2014

Un nuovo rapporto del Massachussetts Institute of Technology contraddice nei dettagli l’amministrazione Obama la quale aveva accusato Assad dell’attacco chimico avvenuto a Ghouta, il 21 agosto 2013. A settembre si era arrivati a un passo dai bombardamenti sulla Siria e per questo lo studio Mit si intitola significativamente Le possibili implicazioni degli errori dell’intelligence statunitense riguardo all’attacco al gas nervino del 21 agosto 2013.

Richard Lloyd (ex ispettore Onu sugli armamenti) e Theodore Postol hanno stimato che la gittata del missile rudimentale trovato dagli ispettori Onu non poteva essere superiore ai due chilometri, e che dunque, sulla base della mappa delle forze in campo presentata dalla stessa Casa bianca il 30 agosto, il punto di lancio si doveva per forza trovare nelle aree controllate dai «ribelli».
Contraddizioni e contraffazioni erano del resto subito emerse dalle centinaia di video scioccanti postati dagli anti-Assad che controllavano l’area. Perfino il numero delle vittime è stranamente rimasto un mistero – le stime vanno da 300 a 1.400, il «dato» degli Usa, stimato sulla base dei corpi apparsi nei video.

Come mai non è andata come con la provetta di Powell che scatenò l’inferno in Iraq nel 2003? Il giornalista investigativo Seymour Hersh ha analizzato il caso sulla London Review of Books , citando fonti militari e dei servizi – tenute ovviamente anonime. Da mesi l’intelligence aveva avvertito la Casa bianca che «anche i ribelli potevano avere e usare il gas sarin». Ma Obama e i suoi «senza portare nessuna prova hanno cercato di vendere un bel sacco di bugie». Hanno cambiato linea quando è stato evidente che un’azione militare era sgradita ai più e le contraddizioni sarebbero state usate dagli avversari politici.

Mesi fa l’analista Sharmine Narwani ha studiato il rapporto degli ispettori Onu da Ghouta: «Alla fine non ci dice nulla su che cosa sia successo a Ghouta, né su come o su chi». Gli esperti militari che abbiamo consultato notano discrepanze fra le analisi dell’ambiente – niente tracce di sarin a Muadamya ad esempio – e quelle sulle munizioni e sulle persone esaminate – positive al sarin, forse portate lì da altri luoghi, dai ribelli che controllano l’area?». Del resto ammettevano gli ispettori stessi che tutta l’ispezione era avvenuta – cinque giorni dopo il fatto – sotto il controllo dei ribelli e con possibili manipolazioni dei reperti e dei luoghi. Un funzionario dell’Onu, anonimo, puntava il dito sull’intelligence saudita, «ma nessuno osa dirlo». Lo ha detto anche, a suo tempo, il sito di opposizione Syriatruth (e anche Sibialiria).

Di recente il New York Times ha di fatto smentito – a pagina 8 e in poche righe – la propria famosa «analisi del vettore» fatta in settembre insieme a Human Rights Watch, analisi a suo tempo così utile a Obama e agli altri interventisti che, come dice Hersh, non avevano davvero altro per le mani). Sarà interessante sentire come si giustifica l’organizzazione umanitaria… Quando ci risponderanno, riferiremo.

Marinella Correggia

http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=2117

Cittadinanza europea vendesi

certo che è un provvedimento ben strano, nemmeno i cittadini europei posseggono 650mila euri a chi è destinato questo provvedimento?

“A Malta è tutto pronto e tra meno di un mese si potrà partire con la vendita dei passaporti agli stranieri. Il provvedimento tanto discusso, in patria e all’estero, approvato dal parlamento di La Valletta a novembre, permette di acquistare la cittadinanza del Paese per 650mila euro, entrerà in vigore a febbraio. E a gestire la vendita sarà un’azienda privata inglese, la Henley & Partners, che ha vinto l’appalto pubblico e la cui missione sarà quella di vendere 1.800 passaporti facendo guadagnare alla piccola isola mediterranea ben 1 miliardo di euro, ovvero un terzo del suo intero Pil nazionale. In cambio potrà tenersi il 4% di tutti i ricavi, una fetta della torta pari a oltre 46 milioni di euro. A questi 1.800 nuovi, potenziali cittadini, si potranno aggiungere però anche coniugi e figli, che pagheranno a loro volta una tassa di “soli” 50mila e 25mila euro (e anche su questi la Henley & Partners prenderà la sua percentuale). E in Europa sono non pochi a preoccuparsi, tanto che lo stesso Parlamento europeo, discute del provvedimento. Sì perché un passaporto maltese vuol dire libero accesso e movimento nell’Ue e non solo, se si pensa ad esempio che anche per viaggiare negli Stati Uniti un cittadino europeo non ha più bisogno di un visto. Insomma qualche malintenzionato potrebbe tranquillamente farci un pensierino a investire 650mila euro per avere questa ampia libertà di movimento. Ma né il Parlamento di Bruxelles, né quello di La Valletta, in cui l’opposizione al governo si sta battendo per fermare questa vendita, hanno il potere di bloccare il provvedimento.”

Fonte: www.eunews.it
Link: http://www.eunews.it/2014/01/07/a-malta-tutto-pronto-per-la-vendita-della-cittadinanza-ue-sara-gestita-da-unazienda-inglese/11616
17.01.2014

Fermare la prossima atrocità dell’UE, il Trattato SRM

I documenti ora pubblicati relativi alla programmata Unione Bancaria mostrano non solo che si tratta della “legge più complicata mai stilata nell’UE”, come descritto dal sito euinsider.com, ma anche che essa conferisce poteri senza precedenti ad un organo ristretto di funzionari non eletti di gestione del settore privato dell’economia delle nazioni, dopo che il settore pubblico è già sotto la giurisdizione della Troika, e rendere le riforme vere quasi impossibili.

La proposta di legge esclude anche ogni tentativo da parte di stati membri dell’UE di muoversi nella direzione di una vera separazione bancaria alla Glass-Steagall. Costruire steccati tra le attività bancarie “crea ostacoli all’esercizio delle libertà fondamentali e distorce la competizione nel mercato interno”, recita il testo del trattato intergovernativo per un Meccanismo di Risoluzione Unico (SRM).

La proposta dell’UE dello “steccato” (ringfencing) era contenuta nel rapporto della Commissione Liikanen presentato nell’ottobre 2012, ma è stata ritardata dalla Commissione in modo che per quest’anno non se ne farà niente, mentre è prevista una direttiva sulla materia entro la primavera. Questo rende credibile quanto pubblicato dal Financial Times il 5 gennaio, e cioè che il Commissario Michel Barnier sta lavorando ad una versione annacquata della proposta, già blanda, dello steccato di Liikanen.

Per quanto riguarda le risoluzioni (liquidazioni) bancarie, si tratta di un tema estremamente importante, perché regola il controllo della struttura di potere delle banche e dei loro clienti in una nazione. Il processo inizia con la decisione di mettere in liquidazione una banca. Da quel momento in poi, potrebbe essere applicata una delle scelte seguenti: la banca potrebbe essere venduta o ricostituita sotto una nuova gestione; i suoi attivi potrebbero essere trasferiti a istituti-ponte (bad banks); gli attivi potrebbero essere venduti; o, con il bail-in (prelievo forzoso), i debiti nei confronti degli obbligazionisti e dei risparmiatori potrebbero essere cancellati o convertiti in azioni. In aggiunta, si può attingere al fondo di risoluzione.

Le procedure di liquidazione sono descritte in una bozza di direttiva dell’UE che non può essere respinta dagli stati membri. Per essere applicata, tuttavia, c’è bisogno che venga ratificato il nuovo Trattato RSM.

Tale trattato istituisce un Fondo di Risoluzione Unico e una speciale autorità UE per gestire le banche in crisi chiamato Meccanismo di Risoluzione Unico (SRM). Contrariamente a quanto precedentemente annunciato, i governi sono completamente esclusi dalla nuova istituzione, che sarà diretta da un consiglio (board) di cinque persone. Secondo lo stesso accordo SRM, questo consiglio “è un tipo completamente nuovo di struttura organizzativa del sistema UE”. Esso affiancherà il potente supervisore bancario unico (SSM) già istituito presso la BCE.

Le decisioni su una banca segnalata dal SSM dovranno essere elaborate dal consiglio del SRM e mandate alla Commissione per l’approvazione. Solo se la Commissione disapprova la proposta, saranno contattati i governi. La Commissione ha bisogno del sostegno dei ministri finanziari per respingere la proposta del consiglio SRM. Come si vede, i governi non hanno diritto di parola, tranne che per eventualmente sostenere l’opinione della Commissione. Il caso in cui i governi abbiano opinioni diverse dal SRM e dalla Commissione non è semplicemente contemplato.

La procedura generale per gestire le banche in crisi è codificata nella bozza di Direttiva su Liquidazioni e Salvataggi Bancari (BRRD) applicabile a tutti i 28 stati membri dell’UE. Assieme al trattato intergovernativo SRM, il contenuto della BRRD è frutto dell’accordo raggiunto al vertice UE di dicembre. L’EIR Strategic Alert ha ottenuto una copia della bozza, un documento di 336 pagine poco conosciuto.

Temendo una reazione pubblica dopo lo scandaloso prelievo sui conti bancari imposto a Cipro, le autorità UE avevano solennemente promesso che i conti delle piccole e medie imprese (Pmi) sarebbero stati meglio protetti, e che i depositi al di sotto dei centomila euro non sarebbero stati toccati (ovviamente entro i limiti del sistema di garanzia dei depositi). Di fatto, sotto “circostanze straordinarie”, i conti delle Pmi saranno privilegiati tra i creditori non assicurati. Tuttavia, permangono le priorità assegnate ad altri, tra cui i derivati, che in una crisi renderebbero insignificante la protezione alle Pmi.

I creditori privilegiati in caso di una banca insolvente saranno i possessori di debiti assicurati (compresi gli strumenti di copertura del rischio, cartolarizzazione e controparti per quei titoli, secondo l’Art. 68 (2), e tutti i debiti con maturità inferiore ai sette giorni. Non si dice esplicitamente che i derivati sono sacri, ma di fatto lo si stabilisce.

La direttiva sulle procedure di bail-in può essere applicata solo se il Trattato SRM verrà ratificato dai parlamenti nazionali e dal Parlamento Europeo. I leader dell’UE sperano di farcela prima delle elezioni europee di maggio, nel timore che un nuovo parlamento a maggioranza euroscettica renda il compito impossibile.

Finora i parlamenti nazionali hanno ratificato tutti i trattati UE, sistematicamente svendendo la sovranità nazionale e tradendo la costituzione. Questa è per loro l’ultima possibilità di redimersi, votando contro l’orrendo trattato SRM.

Fonte: www.movisol.org
15.01.2014