Il “regalo” dei sauditi al Libano per nascondere la propria mano nella strategia del terrore

come comprare un esercito straniero per rivoltarlo contro una parte dei connazionali. Ma noi in Occidente esaltiamo i sauditi come campiondi dei diritti umani…..

Posted By Luciano Lago On 2 gennaio 2014

di Finian Cunningham

Traduzione di Luciano Lago

“Si fa evidente la generosità saudita nel  gettare molti soldi  nuovamente – nel tentativo di coprire le proprie mani macchiate di sangue dalla violenza che colpisce il Medio Oriente ed oltre il M.O.”
L’ultima trovata di pubbliche relazioni per i sauditi è la “donazione” di $ 3 miliardi di dollari per l’esercito libanese fatta dal re saudita Abdullah durante il fine settimana. Il denaro saudita – il doppio del budget militare nazionale del Libano – viene trattato dai media occidentali come se fosse una “nobile offerta”   per proteggere il Libano dai recenti attacchi terroristici. L’annuncio è stato dato durante una visita a Riad dal presidente francese Francois Hollande, che ha incontrato il re saudita e per delega di quest’ultimo,  anche il premier Saad Hariri. Libanese.
Il nuovo aiuto militare saudita in Libano è legato alla condizione che questo deve essere impiegato per l’acquisto di armi francesi.
Stanno già emergendo i contorni di un squallido affare . Gli attori politici di cui sopra hanno fatto molto per destabilizzare il Libano con la violenza, che ora viene attribuita  alle  persone sbagliate – il partito sciita degli Hezbollah – grazie all’ abile lavoro svolto dal miliardario in esilio a Parigi, Hariri.
Uno dei principali protagonisti del terrorismo – l’Arabia Saudita – ora si presenta con un aiuto militare “regalato” che permetterà di influenzare l’esercito libanese di andare oltre il nemico dei sauditi: gli Hezbollah sciiti.
Una simile ingerenza insidiosa dell’Arabia Saudita negli affari interni del Libano non può che incitare altro che  ulteriori tensioni settarie nel conflitto tra sunniti e sciiti in quel paese, un paese che si sta ancora oggi riprendendo da una guerra civile durata 15 anni.
In cima a questo, l’altro paese principale fautore  della sovversione regionale e del terrorismo – la Francia – sta per ricevere un bel recupero nelle vendite di armi per la somma di $ 3 miliardi. E nel frattempo, i media occidentali forniscono a questa spregevole  farsa una patina di rispettabilità. E ‘davvero sorprendente come i media occidentali possono convivere con tale distorsione della realtà.  L’Arabia Saudita paga con i suoi petroldollari il  prezzo del sangue e la sponsorizzazione del terrorismo e svolge  un lavoro demoniaco in Siria, Iraq, Libano, Yemen, Pakistan e addirittura si potrebbe aggiungere a questo quanto accade nella regione del sud-est periferico dell’Iran. Inoltre, la connessione con la strategia del terrore saudita , può essere tracciata anche con il doppio attentato  del fine settimana nella città russa meridionale di Volgograd, dove sono state uccise più di 30 persone. Nel mese di ottobre, un attentatore suicida ha ucciso sei persone anche in un attacco terroristico ad un bus a Volgograd. Altre città sono stati colpite con attacchi mortali in Daghestan ed in  Russia negli ultimi mesi. I probabili   autori  ceceni  che si trovano dietro quegli attacchi – guidati da Saudi-linked Doku Umarov – sono coinvolti anche nel condurre la guerra terroristica finanziata dai sauditi  in Siria.
Ricordiamo, inoltre, che il capo dello spionaggio saudita, principe Bandar ,solo pochi mesi fa aveva fatto velate minacce a leader russo Vladimir Putin che i Giochi Olimpici Invernali di Sochi erano a rischio di atti di sabotaggio. I Giochi sono previsti con  inizio al 7 febbraio 2014.

Tuttavia, contro questo contesto di caos spaventoso, con la  dimostrabile sponsorizzazione saudita – che si estende dal Mediterraneo al Caucaso russo – abbiamo questa ultima ridicola bravata nelle  pubbliche relazioni della Arabia Saudita.  Il Re saudita Abdullah, ci viene detto, si trova a “concedere” 3.000 milioni dollari per “aiutare” l’esercito libanese a “rinforzare la sua sicurezza”. La TV France 24, tra gli altri, ha riferito che il rafforzamento militare “potrebbe aiutare la lotta dell’esercito libanese contro gruppi come Hezbollah, che hanno  provocato un’ondata di violenza nel paese. ”
Quest’ultima affermazione di France 24 è una distorsione risibile dei fatti. Il Libano ha infatti assistito ad un’ondata di violenza negli ultimi mesi, ma le principali vittime degli attacchi sono state precisamente le comunità sciite di Hezbollah e nel sud di Beirut e Baalbek nella parte orientale del paese.

La fonte primaria di questo spargimento di sangue in Libano è quella dei gruppi terroristici  legati ai servizi segreti sauditi, israeliani e occidentali.
Ad esempio, il doppio attentato suicida all’ambasciata iraniana a Beirut il 19 novembre, che ha ucciso almeno 23 tra cui l’addetto culturale  iraniano [a Beirut, Hojjatoleslam] Ebrahim Ansari, è stato rivendicato dal gruppo di al-Qaeda saudita- noto come Abdullah  Brigata Azzam.
L’atto  di generosità del re saudita per “migliorare la sicurezza” in Libano dovrebbe pertanto essere deriso dai media invece di essere lodato. Ma questo è la funzione svolta dai media occidentali, quella della doverosa distorsione della realtà. Lo spettacolo di “magnanimità” del re Abdullah  è venuto due giorni dopo che, un importante politico sunnita libanese, Mohamad Shatah, è stato assassinato in una bomba enorme esplosione che aveva come obiettivo la sua auto nella capitale Beirut il Venerdì mattina.  I media occidentali si sono affrettati a sottolineare, per le  richieste di risarcimento da Saudi-backed, leader politico libanese Saad Hariri, che gli autori dell’omicidio di Shatah erano Hezbollah. Il governo siriano del presidente Bashar al Assad è stato anche implicato per l’uccisione. Non ci sono prove per attribuire l’omicidio di Shatah a Hezbollah, queste non sono altro che congetture politicizzate. Hezbollah ei suoi alleati siriani e iraniani tutti categoricamente condannato l’uccisione.

Tuttavia, vi è una forte evidenza circostanziale che Shatah potrebbe essere stato liquidato dai suoi alleati geopolitici come pretesto nefasto di innescare ulteriore violenza settaria in Libano. L’esecuzione del suo omicidio avrebbe richiesto di conoscere  in una frazione di secondo i tempi e le informazioni riservate del suo itinerario. Era sulla via per  incontrare i membri del Hariri  che guida dal 14 marzo il gruppo.
Questo modello di fomentare un conflitto settario tra sunniti e sciiti, così come con i cristiani, è stato il principale sistema  operativo dell’intelligence saudita, dell’intelligence israeliana e di quella occidentale per destabilizzare la Siria e l’Iraq negli ultimi tre anni.

La sperpero di 3 miliardi di dollari dell’Arabia Saudita per “aumentare la sicurezza del Libano” è semplicemente un  cinico sistema di relazioni pubbliche per coprire la vera fonte di violenza nel paese, oltre a quello di  fornire una leva militare a Riyadh per andare oltre Hezbollah all’interno del Libano.
Questo segue il precedente molto più grande di $ 100 milioni che l’Arabia Saudita donò alla Anti-Terrorism Center delle Nazioni Unite lo scorso agosto.
La donazione fu fatta alla fine del Santo mese islamico del Ramadan come “un dono del Custode delle Due Sacre Moschee dell’Islam”.
Nelle precedenti quattro settimane prima che del “dono”, circa 1.000 iracheni sono stati uccisi in attacchi terroristici commessi principalmente ad opera del “franchising” -finanziato dai  sauditi- al-Qaeda ,noto come lo Stato Islamico dell’Iraq e Levante.

Questo stesso gruppo è stato impegnato in atrocità simili nella vicina Siria, insieme al [cosiddetto]   fronte al-Nusra [cosiddetto] Liwa al-Tawhid e [cosiddetto] Ahrar al-Sham – tutti  sponsorizzati dai sauditi.
La questione  è semplicemente che, lo spargimento di sangue settario che sta inondando la Siria e Iraq, e sempre più oggi coinvolge anche il Libano, così come in paesi lontani tra loro come lo Yemen e la Russia, non avverrebbe  se non fosse per il flusso di  soldi e di sangue che scorrono dall’ Arabia Saudita.

Fonte: controinformazione.info [1]

Torino – Irruzione in sede Italferr in solidarietà con prigionieri No Tav

http://www.informa-azione.info/torino_irruzione_in_sede_italferr_in_solidariet%C3%A0_con_prigionieri_no_tav

riceviamo e diffondiamo:

In concomitanza con l’udienza al Tribunale del Riesame per Claudio, Mattia, Niccolò e Chiara, arrestati il 9 dicembre, alcuni no tav hanno deciso di salutare i 4 compagni senza organizzare però un presidio davanti al tribunale. Per far sentire la propria solidarietà hanno allora occupato la sede di Italferr in corso Principe Eugenio 3/C a Torino. Entrati nella sede i solidali hanno interrotto una riunione in corso di svolgimento e affisso uno striscione alle finestre dei locali del primo piano, distribuendo e leggendo al megafono un volantino. Dopo una decina di minuti al grido: “Giu le mani dalla Valsusa”, i no tav sono usciti disperdendosi nel vicino mercato di Porta Palazzo.

Segue il testo del volantino distribuito durante l’iniziativa:

Il Tav non ci piace, i collaborazionisti neppure.

Eccoci ancora una volta… i No Tav non hanno bisogno di presentazioni. Siamo una gatta da pelare per il governo e la polizia, uno spauracchio da agitare ogni volta che fa comodo su giornali e televisioni. La nostra determinazione a lottare, a batterci per preservare la terra in cui viviamo, ci ha reso noti ovunque. Non ci siamo piegati ai ricatti e alle minacce, abbiamo resistito alle truppe d’occupazione, ai manganelli e ai lacrimogeni… neppure con gli arresti sono riusciti a intimorirci.  Oggi però hanno passato il segno, chiudendo in galera 4 nostri compagni con accuse pesantissime di terrorismo. Il fatto in questione è un gesto di sabotaggio, un attacco notturno al cantiere dell’alta velocità di Chiomonte durante il quale sono stati incendiati alcuni mezzi. Ci preme precisare subito che una tale pratica, a prescindere da chi siano gli autori, ci appartiene in pieno. Distruggere degli strumenti di devastazione per reagire ad un’occupazione militare è il minimo indispensabile e ci auguriamo che si ripeta quanto più possibile. Il terrorismo invece è quello di chi si aggrappa al profitto con qualsiasi mezzo, chi ricorre ad ogni sorta di violenza per poter continuare a devastare una valle e accelerare la circolazione di merci, valore, denaro.  Terrorista è chi racconta menzogne accuratamente preconfezionate per servire gli interessi del suo padrone, diffamando ed esponendo alla gogna chi lotta.  Terrorista è chiunque collabori alla costruzione del Tav, chi firma gli appalti, chi contribuisce a preparare la linea e cura gli aspetti tecnico- progettuali insieme alle istituzioni. Terrorista è chi sottoscrive le autorizzazioni, chi garantisce per l’impatto ambientale e molto altro…Terrorista è Italferr, la società ingegneristica del Gruppo Ferrovie dello Stato, che ricopre questi ruoli ed è responsabile di tutti i nodi dell’alta velocità in Italia, compresi la Torino-Lione ed il terzo valico. Dietro il Tav e tutta la violenza che lo sostiene ci sono anche i signori che occupano questo ufficio… per questo motivo siamo venuti a visitarli e a ricordargli che sono degli sporchi collaborazionisti. Italferr e tutti i responsabili del Tav sono nostri nemici. Non avranno vita facile.

Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò liberi! 
Terrorista è chi costruisce il Tav… Terrorista è chi ci comanda 

Gio, 09/01/2014 – 22:50

Autoporto di Susa, ecco il progetto della discordia

http://torino.repubblica.it/cronaca/2014/01/09/news/autoporto_di_susa_ecco_il_progetto_della_discordia-75529356/

Costerà 86milioni e sarà collocato in un imbuto di 68mila metri quadri di terreni, racchiusi dall’autostrada Torino-Bardonecchia e la statale 25 del Moncenisio. Servirà a fare spazio ai cantieri della Tav. La valle si mobilita

di FABIO TANZILLI

Autoporto di Susa, ecco  il progetto della discordia
Il rendering dell’autoporto 

Il nuovo progetto della discordia Val Susa è quello del futuro autoporto Sitaf, che dalla periferia di Susa traslocherà in un’area abbandonata tra San Didero e Bruzolo. Costerà 86milioni (di cui 63 milioni già accantonati da Ltf nell’ambito del progetto Tav), e sarà collocato in un imbuto di 68mila metri quadri di terreni, racchiusi dall’autostrada Torino-Bardonecchia e la statale 25 del Moncenisio. Un nuovo fronte di battaglia, perché il trasloco è collegato alla Tav, e in particolare alla nascita della stazione internazionale di Susa. Il sindaco di uno dei comuni interessati dall’opera, Loredana Bellone, annuncia: “Sarà una cattedrale nel deserto. Contro l’autoporto faremo prima le barricate di carta, presentando osservazioni tecniche ed eventualmente un ricorso al ministero e al Tar. Ma anche altri tipi di barricate, come già avvenuto in varie occasioni con il movimento contro la Torino-Lione, visto che non ci hanno coinvolto, e questo progetto è legato alla Tav”. La Sitaf la pensa diversamente: “Nel nuovo autoporto il flusso massimo di tir nell’ora di punta (dalle 7.30 alle 8.30) sarà pari a 135 veicoli totali  –  spiegano dalla società – nel giorno di maggior afflusso infrasettimanale sull’A32, il traffico attratto dal nuovo autoporto sarà pari a 1720 veicoli, di cui 770 pesanti”.

Il progetto prevede la realizzazione di un’area destinata ai Truck Station con un maxi parcheggio per i mezzi pesanti (circa 300 posti), un’area di servizio/ristorante ed un nuova centrale di controllo del tunnel stradale del Frejus. Ma non solo: per accedere all’autoporto si dovranno costruire degli appositi svincoli autostradali con rotatoria, sia in direzione Torino che Bardonecchia. E uno dei nodi del progetto, che farà più discutere per l’impatto visivo, consisterà proprio nella realizzazione delle rampe di ingresso ed uscita dalla A32: la Sitaf ha proposto di costruire un nuovo viadotto, al fine di ridurre al minimo l’interferenza con il fiume. E per dare un tocco di “creatività” all’opera, saranno installate due antenne in stile “Juventus Stadium”, alte circa 27 metri, a sostegno dei sette stralli per campata. L’area di cantiere sorgerà vicino all’A32, per una superficie di circa 22.000 mq, dove troveranno alloggiamento gli uffici e tutti i servizi logistici, insieme ai depositi di materiali. I lavori dureranno un anno: i cantieri saranno alimentati direttamente dall’acquedotto comunale, ma se ci saranno problemi, la Sitaf ricorrerà a fonti alternative. I materiali in esubero (circa 60mila metri cubi di terreno) finiranno nelle vicine cave di Bruzolo e Caprie.

Sui possibili problemi di carattere ambientale, il nuovo cantiere porterà il sollevamento delle polveri nelle operazioni di scavo, ed il transito di camion e mezzi da lavoro, con la conseguente emissione di inquinanti atmosferici. Già nel progetto la Sitaf prevede “un incremento della concentrazione nell’aria di PM10 e PM2,5”, e per questo è stato previsto un piano di monitoraggio ambientale. Dal punto di vista idrico, una volta che l’autoporto sarà attivo, la maggior criticità riguarda “un eventuale sversamento accidentale di sostanze inquinanti”. Per questo motivo la Sitaf intende realizzare un sistema di raccolta e trattamento delle acque di prima pioggia, prima dell’immissione nella Dora.

NEWS OF THE WEEK – Jihadist terror in Volgograd / Catastrophe in Centrafrica /

PCN-TV/ ALTERNATIVE INFORMATION ‘2014 – 001: ‘RT’

Main topics of the week:

Far-right rise in EU / Sochi games /

PCN-TV with RT – PCN-SPO / 2014 01 06/

The Russian TV channel ‘RT’ news – former ‘Russia Today’ – for an alternative information to the dual language, double standards, lies and propaganda of the NATO’s medias …

Video on:

PCN-TV - RT daily news 2014 001 (2014 01 05) ENGL

Main topics of the week:

RT News – January 5, 2014/

ISLAMIST TERROR: The Southern Russian city of Volgograd mourns the 34 victims of two jihadist terror attacks. With dozens of injured people still in hospital – RT brings you the story of one of the survivors – a 9-year-old girl who’s life was saved by a stranger;

CENTRAFRICA: The Central African Republic stands on the brink of a humanitarian catastrophe as violence in the country reaches critical levels, this despite a French-led military mission allegedly aimed at bringing stability to the state. The French military contingent fails to stem a wave of bloodshed that’s gripped the Central African Republic as the UN raises the alarm of a looming humanitarian crisis there; RT talks to medical group Doctors Without Borders about the carnage ravaging the state, as even hospitals and doctors become targets;

FAR-RIGHT IN EU: Europe sees a rise of far right groups across the region, as the financial crisis undermines public trust in governments – forcing people to look for alternatives;

SOCHI GAMES: And, the bright minds working on bright lights – we report on a one of a kind illumination system, set up by engineers for the Winter Olympics in Sochi.

RT / PCN-TV

http://www.lucmichel.net/2014/01/05/pcn-tv-alternative-information-2014-001-rt-news-of-the-week/

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https://vimeo.com/pcntv

https://www.facebook.com/PCN.NCP.TV

INTRIGO CONTRO LA SIRIA / INTRIGUE CONTRE LA SYRIE

STATO & POTENZA

INTRIGO CONTRO LA SIRIA /

INTRIGUE CONTRE LA SYRIE SYRIA COMMITTEES ACTIONS manifestation Parma (2014 01 10) IT + FR

Parma – Domenica 26 Gennaio 2014 – Ore 16.00

(Presso Casa Madre Saveriani – Via S.Martino 8) /

Parme (Italie) – Dimanche 26 Janvier 2014 – à 16H

(Presso Casa Madre Saveriani – Via S.Martino 8)

Con/Avec

Stefano Bonilauri – Stato & Potenza

Ali Reza Jalali – Ricercatore iraniano

Padre Abdou Rahal – Sacerdote Cristiano Maronita siriano

http://www.statopotenza.eu/

http://www.syria-committees.org/

http://www.syria-committees.org/syria-committees-website-intrigo-contro-la-siria-intrigue-contre-la-syrie/

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With total support of the

SYRIA COMMITTEES – COMITES SYRIE – SURYE KOMITESI

PCN-NCP – LA CAUSE DES PEUPLES/THE PEOPLES’ CAUSE

MEDD-RCM –  MADD-RCM – MIDD-RCM

ELAC & ALAC COMMITTEES

Firme false in Piemonte, Bresso: “Il Tar annullerà le Regionali 2010”

.le firme false e la santità della Bresso. IL Tar naturalmente esegue gli ordini della Bresso

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/01/09/firme-false-in-piemonte-bresso-tar-annullera-regionali-2010/260330/


E perché NON LO CHIEDI ANCHE PER QUESTO GOVERNO CHE OCCUPA POLTRONE DICHIARATE INCOSTITUZIONALI????
Non sono dell’Italia migliore? Lo strano senso dell’eguaglianza del PD
Preciso che per me in quanto NOTAV devono sparire Pd e la ciurma di Cota

07/01/2014
Firme false per le regionali del 2010
Ora il giudice inguaia Bresso
Esclusa la lista Pensionati e Invalidi legata al centrosinistra. Il destino
della Regione sempre più ingarbugliato. Giovedì i giudici amministrativi
del Tar si pronunceranno sulla richiesta dell’ex presidente di annullare i voti
della formazione guidata da Michele Giovine alleata di Roberto Cota

Uno scontro tra Cota e Bresso durante la campagna elettorale del 2010

Al di là di come andrà a finire l’udienza del Tar del Piemonte, che il 9 gennaio dovrà pronunciarsi sulla richiesta di annullamento dei voti della lista Pensionati per Bresso, dopo la condanna definitiva per firme false dell’ex consigliere regionale Michele Giovine, la pronuncia di un altro giudice, questa volta penale, fa emergere una situazione di diffusa illegalità del voto del 2010. I giudici, infatti, hanno accertato la presenza di almeno due liste tarocche negli schieramenti di centrodestra e di centrosinistra. Il 20 dicembre, infatti, il giudice per le indagini preliminari Felicita Bertinetti, applicando la decisione della Cassazione, ha disposto la cancellazione degli atti che hanno permesso la presentazione della lista Pensionati ed Invalidi per Bresso in tutte le 8 circoscrizioni piemontesi.

La Cassazione
Lo scorso 9 luglio, infatti, la Terza sezione penale della Corte di Cassazione, ha accolto il ricorso presentato dai consiglieri Angelo Burzi (Progett’Azione) e Mario Carossa (Lega Nord) contro la sentenza del gip di Torino che, accettando il patteggiamento di Marco Di Silvestro «per avere apposto false autentificazioni di firme a moduli di accettazione di candidature e a dichiarazioni di collegamento», non ha poi disposto la cancellazione delle liste regionali.
Per la Cassazione, invece, quel passaggio era obbligatorio. E si cita l’articolo 537 codice di procedura penale che sancisce invece «l’obbligo incondizionato di dichiarare la falsità dell’atto o del documento di cui la sentenza abbia accertata la falsità». Da qui la decisione di annullare la sentenza «in ordine alla falsità ed alla cancellazione» con rinvio al tribunale di Torino per un nuovo giudizio.

I voti in bilico
La sentenza di rinvio fissa dei paletti alla decisione del gip che sostanzialmente deve tener coto dell’articolo 537 del codice di procedura penale. E il gip si è pronunciato ordinando la cancellazione delle liste depositate presso il tribunale di Torino e di Alessandria e anche di una serie di candidature.
Alle regionali del 2010 la lista dei pensionati ed Invalidi per Bresso ha raccolto 12.564 voti. La coalizione di centrosinistra alla fine ha perso per 9372 consensi. Se i voti della lista tarocca dovessero essere giudicati non validi il centrodestra avrebbe quasi 22 mila voti di vantaggio. Vantaggio che verrebbe annullato nel caso il Tar giudichi non validi i 27 mila voti raccolti dalla lista Pensionati per Cota di Giovine. Ma secondo il centrodestra i voti eventualmente da annullare dovrebbero essere solo quelli della circoscrizione di Torino e cioè 15.765. In questo caso la vittoria resterebbe in mano al centrodestra.

I legali del centrodestra
Un rompicapo. Di sicuro la sentenza del gip di Torino contro la lista Pensionati ed Invalidi sarà usata dai legali del centrodestra. Prima di arrivare alla prova di resistenza, però, gli avvocati solleveranno altre questioni di fronte ai giudici amministrativi, prima fra tutte la necessità di attendere il giudizio civile previsto per aprile.

La partita al Tar
A quattro anni dalle elezioni del 2010 i giudici amministrativi dovrebbero pronunciarsi sulla querelle Bresso-Cota nella stessa giornata del 9 gennaio. Ma potrebbe anche finire in modo diverso: il Tar, infatti, potrebbe decidere che non c’è equipollenza fra la sentenza penale contro Giovine e quella civile che non è ancora arrivata. E, dunque, potrebbe decidere di sospendere il giudizio in attesa della causa civile (erano stati altri giudici amministrativi a richiedere espressamente che partisse quel provvedimento con querela di falso) prevista per aprile. Se invece sceglieranno diversamente allora arriverà la sentenza: o la correzione del risultato elettorale (e qui potrebbe entrare in gioco l’ultima sentenza del gip sui Pensionati per Bresso) oppure annullare l’elezione di Cota decretando così il ritorno alle urne.
http://www.lastampa.it/2014/01/07/cronaca/politica/firme-false-per-le-regionali-del-ora-il-giudice-inguaia-bresso-Adfn4nnNtqNNsTZag2CiKN/pagina.html

 

STOP TTIP!

 Cosa diavolo è il TTIP? (APT in italiano). Fose è meglio saperlo ora in modo da cercare di opporci anziche’ scoprirlo come al solito a “babbo morto” qualche anno dopo che sarà stato firmato… 

Per approfondimenti: www.attactorino.org

  STOP TTIP!

di Marco Bersani (Attac Italia)

Il 13 febbraio 2013, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama e i leader dell’Unione Europea si sono impegnati ad avviare negoziati per un accordo transatlantico per il libero commercio e la libertà degli investimenti (TTIP).

Come sempre, i negoziati vengono tenuti segreti all’’opinione pubblica, mentre vi sono direttamente coinvolti oltre 600 rappresentanti delle multinazionali.

Si tratta del tentativo di costituire la zona più grande di libero scambio sull’’intero pianeta, comprendendo economie che coprono il 60% del Pil mondiale.

L’’accordo dovrebbe chiudersi entro il 2014 e rappresenta il nuovo e ancor più massiccio attacco ai diritti sociali e del lavoro, ai beni comuni e alla democrazia, dopo i tentativi già portati avanti con l’’accordo multilaterale sugli investimenti (Mai) negli anni ’90 e con la direttiva Bolkestein nello scorso decennio, contro i quali si era costruita una fortissima ed efficace mobilitazione sociale.

“La più grossa barriera al commercio e agli investimenti non è il dazio pagato alle frontiere, ma sono le cosiddette ‘barriere non tariffarie’, spiega la Commissione Europea.

E il nucleo dell’’accordo sta infatti nel rendere “compatibili” le differenti normative tra Usa e Ue che regolano i diversi settori dell’’economia, naturalmente all’’unico scopo di rendere più libere le attività delle imprese, permettendo loro di poter muovere senza alcun vincolo capitali, merci e lavoro in giro per il globo.

Sarà così possibile per le aziende statunitensi chiedere il drastico abbassamento degli standard europei in materia di diritti del lavoro o mettere in sordina il “principio di precauzione”, cardine dell’’Ue in materia ambientale. Contemporaneamente, le aziende europee puntano ad una modifica delle severe normative Usa sui medicinali, dispositivi medici e i test e su un allentamento del più stretto regime di regolamentazione finanziaria.

Usa e Ue vogliono in sostanza spacciare per “uscita dalla crisi” il nuovo tentativo di realizzare l’’utopia delle multinazionali, ovvero un mondo in cui diritti, beni comuni e democrazia siano considerate null’’altro che variabili dipendenti dai profitti.

Con un’’ulteriore minaccia per la sovranità dei popoli : l’’accordo infatti prevede la possibilità per le multinazionali di denunciare a loro nome presso una corte speciale, composta da tre avvocati d’’affari rispondenti alle normative della Banca Mondiale, un paese firmatario, la cui politica avrebbe un effetto restrittivo sulla loro vitalità commerciale; potendolo sanzionare con pesantissime multe per avere, con la propria legislazione, ridotto i possibili futuri profitti della multinazionale denunciante.

Per fare un esempio concreto, se il governo italiano dovesse approvare la legge d’’iniziativa popolare del Forum italiano dei movimenti per l’’acqua, riconoscendo finalmente l’’esito del voto referendario del 2011, ad accordo vigente potrebbe trovarsi sanzionato per aver impedito, con la ripubblicizzazione del servizio idrico, futuri profitti alle multinazionali del settore.

Siamo di fronte ad una vera e propria guerra alla società, giocata con l’’alibi della crisi e con il tentativo di rendere strutturali le politiche di austerità, riducendo il lavoro, i beni comuni, la natura e l’intera vita delle persone a fattori per la valorizzazione dei grandi capitali finanziari.

Così come facemmo contro il Mai e contro la Bolkestein, occorre attivare al più presto una forte mobilitazione politica e sociale su entrambe le sponde dell’’Atlantico, per dire tutte e tutti assieme che è un’’altra la via di uscita dalla crisi. E passa esattamente per l’’abbandono di un modello che è contro la vita e il futuro.

‘NOIRE FINANCE’. UN DOCUMENTAIRE INCISIF SUR LA CRISE …

Agence TEM/ Trans-Europa Médias

http://trans-europa-medias-press.com/

http://www.scoop.it/t/trans-europa-medias

https://www.facebook.com/trans.europa.medias.presse

TEM posts - DVD Noire Finance (2013 01 10) (1)

Jean-Michel Meurice, Fabrizio Calvi

Editions Montparnasse

« Les auteurs, qui ont interviewé des banquiers comme Jean Peyrelevade ou l’économiste Michel Aglietta, rappellent aussi que ces événements sont loin d’être une fatalité, mais sont souvent la conséquence de pratiques contestables d’individus ou d’institutions financières sans scrupule comme Goldman Sachs. Pis, ils montrent que c’est un défaut de surveillance des boursiers et autres traders qui ont conduit aux récentes catastrophes financières. Une finance qui doit être sauvée par la puissance publique pour éviter l’explosion d’un système que personne n’est prêt à voir disparaître alors qu’il vit en complète décorrélation avec l’économie réelle »

– Le Monde

Pourquoi la crise?

Pourquoi faut-il renflouer les banques quand les entreprises ferment, quand l’euro est attaqué, et quand l’État croule sous les dettes ?

l’économie mondiale depuis 5 ans. Elle nous entraîne au cœur d’un nouveau système capitaliste que plus personne ne maîtrise. Les riches sont de plus en plus riches, les pauvres de plus en plus pauvres, et l’État n’y fait rien.

Peut-on encore arrêter la finance noire ?

Si oui, comment ?

Autre question, centrale :

Pourquoi faut-il donner de l’argent public aux banques privées en faillite ?

C’est par cette question sans ambiguïté que s’ouvre ce passionnant documentaire qui, pendant plus de deux heures, nous entraîne dans les arcanes d’un système financier devenu incontrôlable.

« Y répondre n’était pas gagné d’avance, tant est opaque l’univers de la finance. Mais Jean-Michel Meurice et Fabrizio Calvi (déjà coauteurs pour ARTE de Série noire au Crédit Lyonnais et de ELF : les chasses au trésor) nous ont habitués depuis longtemps à traiter sous une forme accessible des dossiers complexes. Noire finance s’inscrit dans cette veine : un montage très éclairant de propos de spécialistes, émaillé de scènes d’animation, retrace l’histoire politique des déréglementations qui ont abouti à la financiarisation de l’économie mondiale, au profit d’une spéculation criminelle » écrivent les éditeurs.

LES INTERVENANTS

Les intervenants délivrent un cours magistral et s’attachent à partager de manière simple leurs connaissances pointues des marchés. On retrouve ainsi de nombreux acteurs de la finance (Guillaume Hannezo, associé gérant de Rothschild et Cie, ancien conseiller technique au cabinet de Pierre Bérégovoy, puis conseiller économique à l’Elysée sous François Mitterrand ; Jean-François Hénin, surnommé dans les années 80 le « Mozart de la finance » ; Jean Peyrelevade, ancien dirigeant de grandes entreprises françaises telles que Suez, le Crédit Lyonnais)…

Mais aussi de grands spécialistes du monde économique (Michel Aglietta, membre du Haut Conseil des Finances Publiques, professeur de macroéconomie à HEC ; Jean-François Gayraud, commissaire divisionnaire de la police nationale, dont les travaux portent sur l’articulation entre phénomènes criminels et crises financières ; Paul Jorion, chercheur en sciences sociales, ancien trader et spécialiste de la formation des prix pour le milieu bancaire américain), ou encore des journalistes économiques (Michael Sauga ; Ursula Weidenfeld…).

SOMMAIRE :

Partie 1 – La Grande pompe à phynances – 1h12.

Dans ce premier volet, les auteurs remontent au fameux jeudi noir d’octobre 1929 à Wall Street, pour montrer comment une crise boursière se transforme en crise bancaire, qui elle-même se développe en crise économique mondiale. Des « barons voleurs » d’hier aux golden boys des années Tapie, des accords de Bretton Woods à la création de l’euro, il retrace ensuite les différentes étapes qui ont conduit à la libéralisation des flux financiers. Assurances, produits dérivés, fonds spéculatifs (hedge funds)… : les dispositifs techniques se succèdent pour accroître les profits, augmentant toujours plus le risque et la fraude systémiques.

Partie 2 – Le Bal des vautours – 1h07.

Le second volet montre comment, à travers l’éclatement de la bulle immobilière et la crise des subprimes des années 2000, le « piège à pauvres » s’est refermé. Il décortique les rouages de la « machine à dette » et expose avec clarté les logiques boursières qui ont mené à la crise mondiale actuelle. Dénonçant l’impunité des « banksters » et leur emprise sur la classe politique occidentale (aux États-Unis, on parle même d’un « gouvernement Goldman Sachs »), les réalisateurs concluent leur enquête sur un chiffre éloquent : les principaux dirigeants financiers mondiaux totalisent 95 milliards de dollars de salaire alors qu’ils ont accumulé 1 000 milliards de perte…

CE QU’ILS EN DISENT/

La présentation d’ARTE (qui co-produit) :

« les auteurs remontent au fameux jeudi noir d’octobre 1929 à Wall Street, pour montrer comment une crise boursière se transforme en crise bancaire, qui elle-même se développe en crise économique mondiale. Des “barons voleurs” d’hier aux golden boys des années Tapie, des accords de Bretton Woods à la création de l’euro, il retrace ensuite les différentes étapes qui ont conduit à la libéralisation des flux financiers. Assurances, produits dérivés, fonds spéculatifs (hedge funds)… : les dispositifs techniques se succèdent pour accroître les profits, augmentant toujours plus le risque et la fraude systémiques.

Pourquoi faut-il donner de l’argent public aux banques privées en faillite ?

Noire finance s’inscrit dans cette veine : un montage très éclairant de propos de spécialistes, émaillé de scènes d’animation, retrace l’histoire politique des déréglementations qui ont abouti à la financiarisation de l’économie mondiale, au profit d’une spéculation criminelle. »

LES AUTEURS :

Jean-Michel MEURICE : Peintre et cinéaste, l’un des artistes majeurs du mouvement Supports/Surfaces, il est aussi auteur, réalisateur et producteur d’un grand nombre de films documentaires. Son travail a été couronné par le Grand Prix National de la Création Audiovisuelle en 1992 et par le Grand Prix de la Société des Auteurs en 2010. Il est aussi à l’origine de la création d’ARTE.

Ses films les plus récents sont Le Vrai Pouvoir du Vatican, et Algérie Notre Histoire.

Fabrizio CALVI : Journaliste d’investigation spécialisé dans les affaires de criminalité organisée et les services secrets. Il a à son actif une dizaine d’ouvrages et une vingtaine de films, dont Série noire au Crédit Lyonnais, Elf-une Afrique sous influence, l’Orchestre noir, le FBI.

TEM / 9 janvier 2014 /

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Corte Europea: il canone RAI è illegittimo

ma sta sentenza c’è o no?

Ultimo aggiornamento 06 gennaio 2014 , ore 09:36

Per i giudici di Strasburgo l’antica imposta sul possesso della TV non è dovuta. Il 31 gennaio scadrà l’abbonamento e già si teme un’ondata di disdette. Farne richiesta è semplice e costa poco
Il canone RAI è illegittimo. Lo dice l’Europa! Così riportano alcuni importanti quotidinai nazionali. Pochi giorni fa, una sentenza della Corte eurpea dei diritti umani ha sentenziato l’irregolarità del canone RAI, a conclusione di un ricorso di un cittadino leccese che non si è fermato dinnanzi alle bocciature dei tribunali italiani. La sentenza emessa il 30 Dicembre 2013 afferma il principio per il quale il canone RAI è illegittimo in quanto non si attiene alla “materia fiscale, nocciolo duro della supremazia del potere pubblico, essendo dominante il carattere pubblico tra il contribuente e il resto della comunità”. In altre parole, la Corte asserisce che l’intervento della polizia tributaria ai danni del cittadino viola il diritto a ricevere notizie e informazioni di carattere pubblico. Di conseguenza lo Stato italiano, obbligando i cittadini a pagare un canone di abbonamento, il cui mancato pagamento ha come conseguenza l’oscuramento degli apparecchi di informazione, viola la libertà di informazione di ogni libero cittadino. Una batosta che cade alla vigilia della riscossione dell’abbonamento annuale RAI in scadenza il 31 gennaio e che potrebbe mettere a dura prova il bilancio di previsione del carrozzone pubblico italiano, già al centro di numerose polemiche sulla gestione delle spese e del denaro dei cittadini, come anche osservato recentemente dalla Corte dei Conti.

Adesso i contribuenti sono legittimati a non pagare più

Non solo. La sentenza della Corte europea – sostengono alcuni esperti di diritto che attendono di esaminare dettagliatamente il attenti al canonetesto – potrebbe adesso aprire uno squarcio nei conti pubblici della RAI. Per tre quarti di secolo, da quanto è entrato in vigore il regio decreto n. 246 del 1938 che istituiva l’imposta sulla detenzione di apparecchi atti o adattabili alla ricezione dei programmi televisivi, sono stati versati dai cittadini fiumi di denaro, non propriamente dovuti, nelle casse dello Stato. Ciò sarebbe potuto essere corretto (il condizionale è d’obbligo a questo punto) qualora le trasmissioni fossero state pubbliche e non private. Ma oggi, nell’era delle trasmissioni digitali, delle parabole, di internet, ecc. questa “tassa” è diventata più che discutibile. Ciò potrebbe costituire un deterrente per intraprendere una causa collettiva (class action) contro lo Stato per aver “abusato” di uno strumento legislativo antiquato atto a escutere somme di denaro in maniera impropria e ingiusta. Alla luce della recente sentenza della Corte europea, inoltre, da questo momento chiunque potrebbe sentirsi legittimato a non versare più i 113,50 euro dovuti alla RAI per il 2014.

Il canone RAI non è abolito. Si paga anche in Europa, ma è diverso

E’ bene comunque precisare che la Corte europea di Strasburgo non ha il potere di annullare una legge italiana e nemmeno quello di imporre veti violando la sovranità fiscale e legislativa di un paese membro. Tuttavia lo stato italiano adesso dovrà adeguarsi alle disposizioni impartite dai giudici europei nel rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini che appartengono all’Unione. Quindi, il canone RAI, così com’è stato concepito dalla legge italiana anteguerra, non è abolito, come potrebbe sembrare, ma solo messo in discussione da un organo giuridico sovranazionale. Certo è che se prima il canone era duramente contestato dai contribuenti ora lo sarà ancora di più ed è presumibile che per il 2014 la RAI incasserà meno soldi del previsto alla luce di questa sentenza. Del resto, come si fa a non rendere discutibile una legge vecchia di 76 anni, quando a quei tempi le televisioni erano possedute solo da pochissime famiglie abbienti? Va inoltre ricordato che il canone RAI si paga anche in altri paesi europei, ma l’imposta non è legata al possesso di un apparecchio radiotelevisivo, bensì all’utilizzo di frequenze pubbliche il che rende meno discutibile l’imposta.

Non pagare il canone RAI si può?

Così, in attesa che i politici e le lobby dello spettacolo di Saxa Rubra si mettano al lavoro per trovare una soluzione legislativa che superi, non solo la sentenza dei giudici europei, ma soprattutto le anacronistiche disposizioni legislative, è bene ricordare a tutti che è possibile disdire l’abbonamento RAI con una semplice raccomandata. Spendendo 4,30 euro si evita di pagarne 113,50. Basta chiedere il “suggellamento” della TV seguendo le istruzioni fornite dalla stessa RAI (http://www.abbonamenti.rai.it/Ordinari/IlCanoneOrdinari.aspx#DisdAbb). Tranquilli! Non verrà nessuno a spegnervi per sempre l’apparecchio! Ogni anno quasi 12.000 persone scrivono alla RAI per chiedere il “suggellamento” dell’apparecchio TV e la cessazione del relativo canone. Con questa richiesta chiederete alle autorità preposte di sigillare il vostro televisore, maturando il diritto a non pagare più il canone della televisione pubblica, che – ricordiamo – è una imposta collegata al possesso e all’uso dell’apparecchio.
Attenzione solo a chi possiede antenne paraboliche atte alla ricezione di canali satellitari con abbonamenti Sky e Mediaset Premium, ad esempio. In questo caso i controlli vengono svolti d’ufficio e con incrocio di dati fiscali, per cui dovranno essere cessati congiuntamente anche questi tipi di contratto.

http://www.investireoggi.it/economia/corte-europea-il-canone-rai-e-illegittimo/

Lorenzo Pascucci 09/01/2014, ore 09:46

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Gennaio porta con sé come tutti gli anni la tassa che tutti gli italiani vorrebbero evitare. Il 31 di questo mese scade infatti il termine per il pagamento del Canone Rai, una spesa in più sulle tasche dei contribuenti già alle prese con non poche tasse per questo inizio di 2014.

Quest’anno però c’è un po’ di confusione in più rispetto al solito, visto che la Corte Europea dei diritti umani ha preso di mira la tassa italiana. Dopo il ricorso di un cittadino leccese che ha continuato la sua battaglia nonostante i pareri negativi dei giudici italiani la Corte, con sentenza emessa il 30 dicembre, ha affermato il principio per il quale il Canone RAI è illegittimo in quanto non si attiene alla “materia fiscale, nocciolo duro della supremazia del potere pubblico, essendo dominante il carattere pubblico tra il contribuente e il resto della comunità”. In altre parole, la Corte asserisce che l’intervento della polizia tributaria ai danni del cittadino viola il diritto a ricevere notizie e informazioni di carattere pubblico. Ciò si verifica nel momento in cui vengono posti i sigilli sul televisore evitando così di potere accedere agli altri canali per cui non è previsto nessun pagamento.

Intanto il 19 marzo Roberto Fico, presidente della Commissione di Vigilanza Rai in quota Movimento 5 Stelle, dovrà dare spiegazioni alla Commissione Petizioni dell’Unione Europea dopo l’iniziativa presa dalla leghista Mara Bizzotto, che ha raccolto le firme di 14.000 italiani per chiedere la cancellazione del canone per manifesta iniquità. La Commissione inizierà dunque una fase istruttoria per capire quanto il canone Rai rispetti i diritti del cittadino in base proprio alla Convenzione europea sui Diritti dell’uomo. Una prima criticità emergerebbe ad esempio dal meccanismo che consente di non pagare il canone se si decide di farsi sigillare il televisore, ma ciò potrebbe violare proprio l’articolo 10. Altro punto sotto la lente di ingrandimento della Commissione sarà anche quello riguardante le ancora troppe limitazioni verso i disabili, visivi e auditivi, che si devono spesso confrontare con un sistema Rai ancora in difficoltà nel consentire l’accesso a tutti i programmi del proprio palinsesto.

Resta comunque il fatto che il canone Rai per ora non è di certo abolito, ma questa è la prima volta che l’Europa si pronuncia in materia e ora la Rai dovrà per forza di cose tenerne conto. Quello che si prospetta è sicuramente una diminuzione degli introiti da parte della TV pubblica, visto che in molti potrebbero decidere di fare richiesta di suggellamento del mezzo televisivo tramite raccomandata, così come consentito dalla legge.

http://www.webmasterpoint.org/news/canone-rai-2014-non-pagare-cosa-fare-sentenza-corte-europea-dichiara-illegittimo-ma-rimane-ancora-tassa-valida_p56090.html

Canone Rai a Bruxelles: troppe cose non tornano

Il Parlamento europeo ha deciso di mettere sotto la lente il canone Rai: qualcosa davvero non torna. Il 19 marzo Roberto Fico (Movimento 5 Stelle), presidente della Commissione di Vigilanza Rai, parteciperà a un’audizione a Bruxelles per dare spiegazioni agli eurodeputati della Commissione Petizioni. Grazie all’iniziativa della leghista Mara Bizzotto ben 14mila cittadini italiani hanno richiesto la cancellazione del canone per manifesta iniquità.

In pratica in questa fase istruttoria la Commissione UE vuole capire la portata di alcune criticità che oggi più che mai fanno imbestialire gli abbonati. Il primo su tutti è il meccanismo che consente di non pagare il canone se si decide di farsi sigillare il televisore. Questa operazione di fatto potrebbe violare l’articolo 10 della Convenzione europea sui Diritti dell’uomo.

“Ogni persona ha diritto alla libertà d’espressione. Tale diritto include la libertà d’opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza ingerenza alcuna da parte delle autorità pubbliche e senza considerazione di frontiera”, si legge nella carta dei diritti. “Il presente articolo noti impedisce che gli Stati sottopongano a un regime di autorizzazione le imprese di radiodiffusione, di cinema o di televisione”. È evidente che sigillando si preclude la possibilità di vedere altri canali TV.

Il secondo punto riguarda l’accesso ai programmi Rai da parte di disabili, visivi e auditivi: sono ancora troppo pochi i programmi che soddisfano questa esigenza. E anche in questo caso si tratterebbe di una violazione della Carta dei Diritti fondamentali dell’UE.

Terzo punto la questione dell’oscuramento dei canali Rai accedendo attraverso il decoder Sky. Per altro già oggetto di una sentenza di condanna del Consiglio di Stato nel 2013.

Un altro punto è quello che riguarda i poco comprensibili bilanci della Rai, che tra profitti e perdite poco “trasparenti” potrebbero violare la direttiva europea sui consumatori.

Infine il tema del canone: legittimo o aiuto di Stato per la Rai?

http://www.tomshw.it/cont/news/canone-rai-a-bruxelles-troppe-cose-non-tornano/52150/1.html#.Us67m6KDmSo

GRUPPI ARMATI IN LIBIA STANNO VENDENDO IL PETROLIO DA LORO REQUISITO

i tagliagole in Libia combattevano per il sacrosanto diritto di regalare il petrolio a chi pareva loro..Prima appaltano loro la “rivoluzione” e poi pretenderebbero di estrometterli? Come disse Bandar Bin Sultan

Postato il Venerdì, 10 gennaio
DI GHAITH SHENNIB E JULIA PAYNE

REUTERS

TRIPOLI / LONDRA (Reuters) – Gruppi armati che chiedono l’autonomia per la Libia orientale hanno invitato le società straniere a comprare il petrolio da loro requisito in sfida al governo centrale di Tripoli.

In un annuncio di martedì, hanno affermato di voler proteggere le petroliere che caricano il greggio, dopo che il Ministero della Difesa libico ha riferito di voler distruggere le navi che useranno i porti nell’est che sono sotto il controllo dei ribelli legati a un sedicente governo regionale.

Questo evento aggiunge altro caos proprio mentre il debole governo di Tripoli lotta per imbrigliare i gruppi armati che hanno collaborato alla cacciata di Muammar Gheddafi nel 2011, ma che hanno tenuto in pugno le armi e che stanno chiedendo potere politico e una fetta maggiore della ricchezza del sottosuolo del paese.
Il conflitto sta facendo danni alle entrate petrolifere, che servono per finanziare i governi dei paesi OPEC e le importazioni di grano e di altri generi alimentari. Il governo ha avvertito che non sarà capace di pagare gli stipendi se rimarrà la situazione di stallo.

Lunedì la marina militare libica ha detto di aver sparato colpi di avvertimento a una petroliera stava tentando di caricare petrolio dal porto orientale di Es-Sider, che fu requisito in agosto dai gruppi autonomi assieme ad altri due terminali. Prima di questi eventi i tre porti riuscivano a far salpare 600.000 barili al giorno.

Ma il gruppo, condotto da leader tribali e dall’eroe civile di guerra civile Ibrahim Jathran, ha ignorato l’avvertimento di Tripoli, invitando le società straniere a comprare petrolio dall’est.

LE COMPAGNIE PETROLIFERE

“Noi diamo il benvenuto alle compagnie petrolifere globali […] Le guardie di sicurezza garantiranno la sicurezza delle petroliere”, ha detto Abd-Rabbo al-Barassi, primo ministro del sedicente di Jathran nella regione orientale della Cirenaica.

Ha anche affermato che i lavoratori dei porti requisiti sono tornati alla loro occupazione. Una società petrolifera fondata di recente, Libya Oil and Gas Corp, tratterà con i potenziali acquirenti. Un nuovo esercito e una nuova guardia costiera, composte dai combattenti fedeli a Jathran, garantiranno la sicurezza dei porti.

Ma Barassi ha anche affermato che il suo gruppo non ha niente a che fare col colpo scagliato domenica contro una petroliera libica sulla rotta per Es-Sider. Tripoli ha riferito che la petroliera voleva caricare petrolio al porto requisito, ma Barassi ha respinto l’affermazione come “una bugia”.

Lo scontro ha sollevato preoccupazioni che la Libia, che sta anche lottando contro le milizie islamiste e le tribù armate, potrebbe dividersi visto che la Cirenaica e la regione meridionale di Fezzan chiedono l’autonomia politica.

Barassi ha però detto in una trasmissione televisiva che il suo gruppo non ha alcun progetto di secessione.

Ha anche invitato Tripoli a spedire una delegazione per aiutare a sorvegliare la vendita di petrolio: “Noi assicuriamo tutti i libici che la vendita di petrolio avverrà secondo la legge.”

Il gruppo sta spingendo per una condivisione federale del potere e della ricchezza petrolifera tra Cirenaica, Tripolitania nell’ovest, e il Fezzan, come avveniva nel regno che precedette il regime di Gheddafi. Le vendite di petrolio venivano divise tra le varie regioni.

STALLO

Il ministero di difesa libico aveva già dissuaso i potenziali acquirenti dal raggiungere i porti requisiti. “Se una nave attraccherà in uno dei terminali che sono chiusi, e non abbandona subito il porto, verrà distrutta”, ha detto il portavoce del Ministero di Difesa Said Abdul Razig al-Shbahi.

I leader tribali hanno cercato di negoziare sotto mandato del governo con i gruppi insorti che controllano i porti. Queste trattative sono sfociate in un nulla di fatto nonostante le pressioni dei leader tribali, alcuni dei quali considerano Jathran come un signore della guerra che sta portando il paese nel caos.

I rischi di un’intensificazione erano chiari già il fine settimana, quando la marina militare libica ha detto di aver aperto il fuoco su una nave che stava tentando di raggiungere Es-Sider prima che la petroliera, la Baku, tornasse verso Malta.

Il proprietario della petroliera ha detto martedì che la nave era in acque internazionali e ha negato che stesse tentando di contrabbandare petrolio greggio.

Il proprietario, Palmali, ha affermato che un vascello libico ha sparato colpi di avvertimento anche dopo che aveva recapitato la conferma scritta alla Società Petrolifera Nazionale Libica (NOC) che non si sarebbe più diretta verso Es-Sider.

LE PROTESTE DEI MEMBRI DELLE TRIBÙ

Anche se le trattative con Jathran sono fallite, le tribù si sono comunque mosse: la produzione al campo petrolifero controllato dal governo del sud di El Shahara sono arrivate martedì ai due terzi della piena capacità e ha riaperto una conduttura che trasporta condensato –greggio molto leggero – verso un porto occidentale ora riaperto.

Le trattative hanno concluso una protesta dei membri delle tribù indetta a El Sharara, e la produzione è risalita martedì a 277.000 barili al giorno; ci si aspetta di raggiungere mercoledì i 340.000 bpd. A luglio, prima che iniziassero gli scioperi, la produzione petrolifera della Libia era superiore al milione di barili al giorno.

“Credo che se manteniamo questo ritmo arriveremo domani alla piena capacità produttiva”, ha detto il portavoce dell’ NOC, Mohamed al-Harari.

I contestatori, che avevano bloccato il bacino di El Sharara per due mesi, stavano chiedendo la formazione di un consiglio locale e il conferimento delle carte di identità nazionali ai membri d’una tribù della minoranza Tuareg.

La conduttura che porta il condensato dal giacimento di Wafa al porto di Mellitah, gestita congiuntamente con l’italiana ENI nell’ovest, è stato riaperta dopo che i contestatori avevano bloccato per breve tempo la linea, con la produzione ridotta a circa 30.000 bpd, ha riferito il NOC.

(Informazioni supplementari da parte di Ayman al-Warfalli e Ulf Laessing; testo di Patrick Markey e Ulf Laessing; editing di Giles Elgood)

 

GHAITH SHENNIB AND JULIA PAYNE, REUTERS

FONTE: BUSINESS INSIDER

LINK: http://www.businessinsider.com/armed-groups-in-libya-own-oil-2014-1

08.01.2014

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da SUPERVICE
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=12778&mode=&order=0&thold=0