Subito il numero identificativo per le Forze dell’Ordine!!

  • ‘Il personale di Polizia porti un numero identificativo’. Da più parti si invoca sempre una parola: “Europa, Europa”. Entrambe le Istituzioni rappresentative comunitarie, Consiglio d’Europa e Parlamento Europeo, hanno già parlato chiaro, ma i partiti in Italia da anni ignorano questo esplicito invito. L’importanza di questa proposta, che in primo luogo a tutela degli agenti delle Forze dell’Ordine che ogni giorno compiono il loro lavoro con serietà e sacrificio, è emersa agli occhi della grande opinione pubblica grazie al servizio denuncia della trasmissione Presa Diretta.
Su questo argomento, il Movimento 5 Stelle con la prima firma del portavoceCarlo Martelli, in data 25 settembre 2013 ha presentato una mozione in Senato. Il documento, se approvato, impegnerebbe il Governo “ad assumere le opportune iniziative, di carattere normativo regolamentare, affinché il personale dei corpi di Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di finanza e di ogni altro corpo chiamato a svolgere funzioni di ordine pubblico sia munito di targhetta identificativa chiaramente leggibile la cui tonalità di colore sia in contrasto con quella della divisa, riportante codice identificativo personale, nome puntato e cognome per esteso, applicata altresì sugli strumenti di protezione individuale”. Un emendamento a prima firma Vito Crimi era stato depositato nei mesi scorsi ed è stato bocciato da tutti i partiti! Una proposta di legge è stata preparata a prima firma del portavoce Marco Scibona ed ora è in discussione sul Sistema Operativo del Movimento 5 Stelle, dove i 100.000 iscritti possono dire la loro, criticarla e migliorarla con loro proposte.
Le Istituzioni Europee si sono espresse chiaramente con la Raccomandazione Rec(2001)10 del Consiglio D’Europa adottata dal Comitato dei ministri il 19 settembre 2001, ha varato il codice europeo di etica per la polizia (Ceep).All’articolo 45 si legge chiaramente: “Il personale di Polizia in occasione dei suoi interventi deve normalmente essere in grado di dar conto della propria qualità di membro della Polizia e della propria identità professionale”.La raccomandazione n. 192 del Parlamento Europeo inequivocabilmente “esorta gli Stati membri a garantire che il personale di polizia porti un numero identificativo”.

numero identificativo.jpg

10 milioni al giorno per le spese militari e nessuno alza la voce

http://www.agoravox.it/10-milioni-al-giorno-per-le-spese.html?fb_action_ids=736768603001655&fb_action_types=og.likes&fb_source=other_multiline&action_object_map=%5B1385027288386406%5D&action_type_map=%5B%22og.likes%22%5D&action_ref_map=%5B%5D

Nessuno dei “nuovi che avanzano” ne parla, a riprova che si può essere nuovi arrivati ma vecchi nei contenuti. O meglio obsoleti e ripetitivi del vecchio, ma sempre comodo e utile per alcuni. Un po’ per pigrizia mentale, o meglio di impotenza mentale, ma molto per opportunismo o per appartenenza di classe. L’argomento sono i 10 milioni di euro al giorno che ci apprestiamo a spendere in più nel solo 2014 per le spese militari. In più, oltre ai 350 milioni dei tre F35 già acquistati e per i prossimi altri tre da 430 milioni (già, perché il prezzo aumenta con il tempo).
Oltre al tutto il resto che non sto qui a ricordare. 10 milioni di euro al giorno per le spese militari sotto la voce di spese produttive e che non rientrano nel bilancio del ministero delle Difesa (della guerra, occorrerebbe sottolineare visto di cosa si sta comprando e del loro impiego), ma in quello delle attività produttive. E qui senza entrare nel merito moralistico o etico si deve dare atto che di attività produttive si tratta anche se per fini militari e di guerra, di distruzione di cose e di uomini. Dietro quegli investimenti vi sono anche le aziende italiane che ne ricavano benefici e commesse, anche se solo briciole, ma pur sempre di lavoro, come ebbe a dire l’allora sottosegretario alla difesa allora in forza al PDL (ora a Fratelli d’Italia) Crosetto. E non si guarda in faccia al caval donato se si tratta di lavoro.
E come lui tutti, e dico tutti, i nostri politicanti sia al governo che all’opposizione, sia vecchi che nuovi, scommetto vincendo facile, sono d’accordo con lui. Ma allora dove sarebbe il nuovo se non in queste cose? Se quei 10 milioni al giorno invece di spenderli per produrre strumenti di morte e distruzione si spendessero per cose utili e per i bisogni della gente non sarebbero comunque spese produttive, non si investirebbero per il lavoro, non sarebbe questo il vero “nuovo che avanza” invece delle stronzate che ci ripropongono con una litania di canto gregoriano?
Ma siamo abituati a sentir il canto delle sirene o il piffero del pifferaio e non a ragionar con la nostra testa.

LO STATO CHE TORTURA E UCCIDE – da: “PRESA DIRETTA”

Da IL FATTO – LO STATO CHE TORTURA E UCCIDE “P R E SA D I R ETTA” – di Chiara PAOLIN

8 gennaio 2014 alle ore 14.00

LO STATO CHE TORTURA E UCCIDE LA RABBIA DI CHI GUARDA   “P R E SA D I R E T TA” MANDA SU RAI TRE LE STORIE DI ABUSI E VIOLENZE SU SEMPLICI CITTADINI EMOZIONE E SDEGNO TRA GLI UTENTI, IL SINDACATO CONSAP: “FANGO SU DI NOI”

di Chiara Paolin

La verità più indicibile diventa semplice se si raccontano i fatti, uno dopo l’altro. Lunedì sera Presa-diretta ha messo in fila gli episodi accertati dalla cronaca negli ultimi anni: tutte le volte che un poliziotto, un carabiniere, un agente penitenziario hanno negato il diritto alla dignità di un cittadino; tutte le volte che, invece di applicare la legge, gli uomini di Stato hanno schiaffeggiato, bastonato, preso a calci e pugni una persona affidata alla loro responsabilità.    Chi legge il Fatto Quotidiano conosce molte di quelle storie, perché ha seguìto nel tempo la fatica delle famiglie, la rabbia di chi ha disperatamente lottato per veder riconosciuta la violenza inferta ai propri cari. Riccardo Iacona e Giulia Bo-setti, autori della puntata, hanno mostrato le foto dei morti insanguinati, i video delle aggressioni registrati fortunosamente da qualche testimone, gli sguardi persi di chi ha vissuto un abuso. E gli italiani hanno capito. Hanno lanciato allarmi via Facebook e Twitter: guardate che cosa sta andando in onda, accendete su Rai3, è un dovere civile. Bisogna per forza guardare la mamma di Federico Aldrovandi, la sorella di Stefano Cucchi, gli amici di Giuseppe Uva, la faccia di chi ha temuto di non poter mai arrivare alla verità sul proprio dolore.    SONO STATI LORO lo strumento più efficace per far prendere a tutti coscienza piena di un fenomeno su cui nessuno può tacere. Soprattutto quando i dettagli spiegano la banalità del trattamento riservato a esseri umani strapazzati come bambole. “A Federico gli sono saltati addosso, sulla schiena, gli hanno fermato il cuore, si sono rotti due manganelli su quattro” ha detto la mamma di Aldrovandi. “In Italia non esiste la pena di morte, non la possono fare loro. Io madre te l’ho dato sano, me l’hai dato morto” piange ancora Rita Cucchi.      Ma il valore più riconoscibile per i “Morti di Stato” è la sequenza meccanica delle storie meno famose, di chi è arrivato con la sua pena scandalosa fino ai giornali locali, ai dubbi di un cronista blandito dalle rassicurazioni ufficiali: nessun abuso, il problema è stato il soggetto violento, ubriaco, fanatico, malato di mente.    A VOLTE BASTA essere fratelli e mettersi a litigare un po’ più forte del normale per essere portati in Questura e rimediare una scarica di legnate (Tommaso e Niccolò De Michiel). Basta rispondere storto a un poliziotto durante un controllo per finire ammanettato e stramazzare al suolo senza che un solo testimone   voglia spiegare come e perché (Michele Ferrulli). Oppure, vai allo stadio, finisci in un pestaggio alla stazione e resti disabile per tutta la vita (Paolo Scaroni).    “Dedichiamo Presadiretta a uomini   delle Forze dell’ordine che ogni giorno cercano di essere all’altezza della divisa e della Costituzione” ha twittato Iacona a fine serata. “Una trasmissione vergognosa che infanga la professionalità: invitiamo tutti   i colleghi a non pagare il canone” ha risposto il sindacato Consap. Nessuna reazione ufficiale è arrivata dal governo, dalle forze politiche, da carabinieri e polizia. Il silenzio, ancora.     FEDERICO ALDROVANDI    Viene ucciso a Ferrara la notte del 25 settembre 2005 a soli 18 anni. A colpirlo con calci e manganellate sono quattro poliziotti, condannati in via definitiva a tre anni e sei mesi di reclusione. Scontata la pena, sono tornati in servizio.    RICCARDO RASMAN    Viene ucciso a Trieste il 27 ottobre 2006. Ha 34 anni e gravi disturbi psichici. Tre poliziotti fanno irruzione in casa sua dopo la segnalazione di un vicino e lo incaprettano col filo di ferro. La Cassazione ha confermato la condanna a sei mesi.    GIUSEPPE UVA    Muore il 14 giugno 2008 a Varese dopo una notte in caserma dei Carabinieri. Inutile un primo processo. Il pm dell’inchiesta, Agostino Abate, è oggetto di un’azione disciplinare da parte del ministero ed è accusato dal Csm di ignoranza e negligenza. STEFANO CUCCHI    Muore nel reparto detentivo dell’ospedale romano Pertini una settimana dopo il suo arresto per droga. È il 22 ottobre 2009. Il processo di primo grado ha visto l’assoluzione di tre agenti penitenziari e la condanna dei soli medici imputati. GABRIELE SANDRI    Ucciso mentre con altri ultras laziali sta lasciando in auto l’autogrill di Badia al Pino l’11 novembre 2007. A sparare un colpo di pistola, dall’altra parte dell’A1, è il poliziotto Luigi Spaccarotella, condannato in Cassazione a 9 anni e 4 mesi di reclusione. STEFANO BRUNETTI    Muore il giorno dopo essere stato arrestato per un tentato furto il 9 settembre 2008. Quattro poliziotti del commissariato di Anzio sono stati accusati di omicidio preterintenzionale, ma il Tribunale li ha assolti con formula piena. MICHELE FERRULLI    Muore il 30 giugno 2011 a Milano durante un controllo di polizia. Viene ammanettato e crolla a terra. A giudizio ci sono 4 agenti ma, dopo i primi giorni, nessuno dei tanti testimoni sembra più disposto a testimoniare contro di loro.

Il Financial Times sull’imminente viaggio del segretario al Tesoro USA in Europa

speriamo che arrivino i magnanimi banchieri Usa che ci libereranno dai cattivi tedeschi che non vogliono pagare i debiti altrui.
Ci penseranno gli yankees a regalarci un altro piano Marshall, magari trasformando la BCE in Fed reserve che con i suoi 85 miliardi al mese sta debellando la povertà negli Usa……..

A più di due mesi dal report del Tesoro USA che denunciava l’eccessivo surplus delle partite correnti della Germania, accusata di provocare una “depressione deflazionistica” sull’economia europea e su quella mondiale, il segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Jack Lew, farà un tour di tre giorni in Europa, nel corso del quale incontrerà a Berlino Wolfgang Schäuble, il ministro delle finanze tedesco. Il Financial Times riporta che l’amministrazione USA continua a nutrire preoccupazioni sulle politiche di austerità e che Mr. Lew farà nuove pressioni sulla Germania per ottenere delle assicurazioni in proposito:
 
“Dopo il report del Tesoro pubblicato alla fine di ottobre, la Germania ha reagito con vigore alle critiche, sostenendo che non ci sono squilibri da correggere e che il suo surplus delle partite correnti non desta “alcun motivo di preoccupazione” né per la zona euro né per l’economia globale.
 
E’ probabile che anche questa volta Mr Lew otterrà la stessa risposta. Con l’economia che cresce a un ritmo che si può considerare sano per gli standard europei e con un basso tasso di disoccupazione, i funzionari tedeschi non vedono la necessità di spingere i consumi. Gli economisti tedeschi prevedono che l’aumento delle pensioni e il salario minimo programmati dal nuovo governo  dovrebbero far crescere modestamente i consumi – ma ci vorrà del tempo per vederne gli effetti.
 
Nel frattempo, la nuova coalizione di governo ha promesso di rispondere alle richieste di maggiori investimenti nelle ormai precarie infrastrutture del paese, ma solo se non porteranno ad aumenti della pressione fiscale o a nuovo debito.
 
Un alto funzionario del Tesoro Usa ha detto che Mr Lew vuole essere informato più nel dettaglio da Schäuble sulle riforme economiche interne previste dal nuovo accordo di coalizione e vorrebbe portare avanti un confronto su quali riforme possano meglio stimolare la domanda interna”.
 
Gli Stati Uniti vogliono anche fare pressioni sulla Germania e sugli altri paesi dell’eurozona perché si facciano ulteriori passi avanti verso un’unione bancaria, che considerano essenziale per attenuare gli effetti di un altro eventuale shock finanziario.
 
Mr Lew è segretario del Tesoro da meno di un anno, in sostituzione di Tim Geithner, ed ha acquistato sempre più familiarità con i suoi colleghi europei. La salute dell’economia della zona euro rimane una preoccupazione fondamentale per l’amministrazione Obama, ma i funzionari Usa hanno un’influenza limitata e incontrano delle difficoltà nei loro tentativi di spingere i governi europei verso un certo tipo di politiche, senza che questo appaia come un indebito mettersi in cattedra.
 
Ted Truman, senior fellow del Peterson Institute for International Economics di Washington, sostiene che degli incontri in Germania potrebbero aiutare a chiarire le cose dopo le tensioni sul rapporto del Tesoro, anche se non è probabile che nessuna delle due parti possa cambiare posizione.”
 
Oltre a far pressioni sulla Germania per stimolare la domanda interna, secondo il Financial Times è probabile che Mr. Lew cercherà di spingere gli altri paesi ad allentare il loro consolidamento fiscale, ove possibile, puntando su qualche lieve segnale di miglioramento delle prospettive economiche dell’area:
 
“In Francia, Mr Lew incontrerà il presidente François Hollande e Pierre Moscovici, il ministro delle finanze, e spingerà su Parigi per una “strategia di crescita equilibrata”.
In Portogallo, si prevede che Mr Lew lascerà un messaggio di incoraggiamento a un paese che sta emergendo dalla crisi e “ha abilmente navigato in uno spazio ristretto per portare avanti le sue politiche economiche e garantirsi il sostegno dei suoi finanziatori ufficiali “.
 
Ma lo scopo del viaggio del segretario al Tesoro è anche un altro:
 
“Il funzionario del Tesoro ha detto che il viaggio di Mr. Lew serve anche a portare avanti i negoziati commerciali UE-USA , che sono in corso da circa sei mesi. Il Tesoro deve risolvere molte spinose questioni nei negoziati relativi al settore dei servizi finanziari, dall’ accesso al mercato alla regolamentazione.
 
Sicuramente i media italiani ci terranno ben informati su quello che bolle in questa pentola, per evitare che le istituzioni UE come loro solito ci mettano di fronte al fatto compiuto…
 
E per valutare  le possibilità reali di incidere per un cambio di direzione della politica economica europea, invitiamo alla lettura dell’analisi svolta dal prof. Sebastian Dullien, della  HTW di Berlino, sul programma della coalizione CDU/SPD, molto opportunamente riassunta qui da Mauro Poggi.

Solo il 30% degli europei ha un’opinione positiva sulla UE. Numeri che parlano chiaro.

questi europei sono diventati tutti antisemiti populisti (come scrisse Berardi Bifo, chi è contro l’Europa è nazista) Va da se che chi è con l’Europa sta con le banche quindi per essere una persona per bene si deve essere con le banche

nigel farage
L’Ukip di Nigel Farage è al primo posto nei sondaggi in vista delle elezioni europee!!
 
Inoltre…Nel 2007 il 57% degli europei aveva un’opinione positiva sulla UE.
Oggi solo il 30% !!!
 
Solo il 16% degli europei ritiene che non ci sia un’alternativa credibile alle politiche di austerità.
Il 51% degli europei la ritiene fallimentare;
Il 67% ritiene che ne abbiano beneficiato solo alcuni paesi, in particolare la Germania (77%)
(per maggiori dettagli vedi:
 
In Olanda il primo partito è contro l’Europa
 
In Francia Marine Le Pen supera nei sondaggi socialisti e neogollisti
 
In Austria gli eredi di Heider sono in testa
 
Se si votasse oggi il 53% dei cittadini britannici voterebbe per l’uscita della Gran Bretagna dalla UE
 

Chi paga il caos della tares

ma questo è il governo dei responsabili con elevatata statura moraled

“A pochi giorni dalla scadenza della TARES i cittadini italiani non sanno nemmeno quanto devono pagare. L’artefice principale del “caos Tares” è il governo che ha cambiato mille volte idea sulla gestione dell’imposta. La Tares è suddivisa in due voci distinte: la tassa rifiuti di competenza degli enti locali ed il tributo per i servizi indivisibili che va allo Stato. Il decreto “Imu-2” consentiva ai Comuni la possibilità di applicare anche per il 2013 la Tarsu e la Tia utilizzate nel 2012. Facoltà che molti comuni avevano colto con favore per non vessare ulteriormente i cittadini già tartassati oltre misura. Il Governo però ha preteso il pagamento della maggiorazione di competenza statale (0,30 euro a mq) costringendo i Comuni alla predisposizione e l’invio ai contribuenti del modello di pagamento, F24 o bollettino postale. Il costo più alto lo pagano i cittadini. Lo Statuto del Contribuente (art.3) stabilisce che le disposizioni tributarie non possono prevedere adempimenti a carico dei contribuenti la cui scadenza sia fissata anteriormente al sessantesimo giorno dalla data della loro entrata in vigore. Quindi molti potrebbero decidere di non pagare semplicemente perchè stanno ricevendo il bollettino con i calcoli dela Tares praticamente a ridosso della scadenza stabilita il prossimo 24 gennaio.” Carla Ruocco, M5S Camera