Com. Stampa. INDAGATO L’ARCH. MARIO VIRANO

Apprendiamo dal Corriere della Sera del 4 u.s. che il Presidente dell’Ossevatorio sulla Torino Lione, Arch. Mario Virano, è indagato dalla Procura della Repubblica di Roma per omissione di atti d’ufficio.

Si legge nell’articolo che Virano avrebbe indebitamente inottemperato ad un preciso ordine del Tribunale Amministrativo del Piemonte di consegnare documenti “ambientali” ad alcuni esponenti del Movimento No Tav.

Al di là del grave fatto specifico afferente al ruolo istituzionale del “torinese dell’anno” dedito al “confronto” e “all’ascolto”, riteniamo che il provvedimento della Procura della Repubblica di Roma apra uno squarcio su quell’opacità e strumentalità che ha sempre caratterizzato l’operato dell’Osservatorio, opacità che anche il M5S ha sempre denunciato unitamente al movimento NoTav.

L’Osservatorio nel periodo 2006 – 2008 non ha mai avuto alcun rapporto diretto con i Sindaci della Valsusa e men che mai con i cittadini (come conferma il provvedimento della Procura).

Nonostante ciò nel 2008 l’Osservatorio ha prodotto un documento ritenuto fondamentale nel processo decisionale del’inutile opera, il cosiddetto Accordo di Pra Catinat. In tale documento sottoscritto dal solo Arch. Virano, si affermava che esso era il frutto di “un grande processo democratico di confronto continuo che aveva coinvolto Sindaci, Consigli comunali, cittadini e opinione pubblica”.

E tali sono state le premesse utili a designare quest’uomo quale Torinese dell’anno?

Continua ad avere un senso l’incarico a lui affidato?
Risultando praticamente nulli i risultati ottenuti dal suo mandato e dai suoi innumerevoli incarichi, non sarebbe il caso che i soldi pubblici sprecati in questa operazione venissero restituiti?

Marco Scibona – Senatore M5S Piemonte
Alberto Airola – Senatore M5S Piemonte
Laura Castelli – Deputata M5S Piemonte
Ivan Della Valle – Deputato M5S Piemonte

Susa

Questa è la situazione a Susa, in Via Mazzini alle ore 13 di oggi 04/12/13 ( perdonate la scarsa qualità della foto).Una lunga serie di blindati e macchine di ordinanza che sono parcheggiate dall’albergo in cui risiedono le FDO fino al semaforo.Questa situazione è molto pericolosa per la circolazione infatti le vetture delle FDO occupano un intera corsia dedicata a chi da Via Mazzini deve svoltare a destra in Corso Inghilterra ( vedi il semaforo) costringendo chi deve effettuare questa manovra a rischiare un frontale con chi proviene in senso opposto, come accaduto al sottoscritto poco fa ( come si può notare dalla foto la corsia non è neanche visibile per l’occupazione di mezzi a differenza dell’altra corsia per svoltare a sinistra verso Corso Francia). Questa è solo una piccola parte del grado di militarizzazione raggiunto nella cittadina di Susa, per quanto mi riguarda assolutamente non giustificato e che non contribuisce a rendere Susa ne un luogo più sicuro, come invece qualcuno vuole far intendere (dimenticando che nell’ultimo anno c’è stato nonostante questo dispiegamento per il TAV un aumento impressionante di furti in abitazione) ne più turisticamente attrattiva, anzi la può solo far morire prima.

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Virano indagato dalla Procura di Roma

http://www.tgvallesusa.it/?p=3851

SCRITTO DA: FABRIZIO SALMONI – DIC• 05•13

Per omissione di atti d’ufficio: non aveva voluto mostrare ai No Tav le carte relative ad alcune ricadurte ambientali del progetto Tav. Ma non era il “Torinese dell’Anno?”

imagesApprendiamo dal Corriere della Sera del 4 Dicembre e dai parlamentari torinesi 5 Stelle che il Presidente dell’Osservatorio Tecnico per la Torino-Lione, Arch. Virano, è indagato dalla Procura della Repubblica di Roma per omissione di atti d’ufficio. Il procedimento sarebbe collegato al rifiuto del soggetto di ottemperare a un ordine esplicito del TAR del Piemonte di consegnare documenti pubblici riguardanti aspetti ambientali del progetto agli esponenti del Movimento No Tav che avevano il diritto di visionarli. Ricordiamo che solo pochi giorni fa, l’arch. Virano è stato premiato dalla Camera di Commercio, ente di punta della lobby del Tav, come Torinese dell’Anno per le sue capacità di “dialogo” costruttivo, di “confrontarsi” per portare a termine l’opera. In realtà il progetto è stato fin dalla costituzione dell’Osservatorio portato avanti con le falsità mediatiche diffuse dal soggetto Virano, a partire da quel primo documento firmato solo da lui che volle chiamare Accordo di Prà Catinat e venne spacciato per condiviso dai sindaci della Valle. Da quella prima impostura prese spunto tutta la successiva disinformazione sul dialogo con i sindaci mentre gli stessi abbandonavano l’Osservatorio denunciandone le finalità operative e non tecniche.

I parlamentari 5 Stelle Scibona e Airola (Senato), Castelli e Della Valle (Camera) ritengono “che il provvedimento della Procura della Repubblica di Roma apra uno squarcio su quell’opacità e strumentalità che hanno sempre caratterizzato l’operato dell’Osservatorio...” e si domandano “quali siano state le premesse utili a designare quest’uomo Torinese dell’anno...”e se continui ad avere un senso l’incarico a lui affidato. Poi aggiungono nel loro comunicato odierno una frase che sembra prefigurare un’iniziativa importante per ipotecare il futuro giudiziario dell’Architetto: “Risultando praticamente nulli i risultati ottenuti dal suo mandato edai suoi innumerevoli incarichi non sarebbe il caso che i soldi pubblici sprecati in questa operazione venissero restituiti?“, frase che potrebbe riferirsi all’intenzione accennata mesi fa, ma finora mai concretizzata, di proporre in sede parlamentare una legge per la responsabilità civile di chi spreca denaro pubblico. Una prospettiva che, nell’incerta situazione politica attuale, non dovrebbe far dormire sonni tranquilli ai solerti promotori piemontesi del Tav.

Nel frattempo, il Controsservatorio per la Democrazia di Livio Pepino propone per mercoledi 11 Dicembre all’Unione Culturale di via Cesare Battisti, a Torino, ore 17,30, la cerimonia per conferire a Luca Mercalli il titolo di “Alter-torinese dell’anno” . (F.S.)

L’EST LIBYEN S’ENFONCE DANS LA VIOLENCE …

Luc MICHEL pour ELAC & ALAC Committees /

avec AFP – Algérie1 – PCN-SPO – ELAC Website / 2013 12 04/

http://www.elac-committees.org/

https://www.facebook.com/elac.committees

LM - ELAC est libyen s'enfonce ds la violence (2013 12 04)  FR (2)

Derna – dans l’Est libyen, sur la côte entre Benghazi et Tobrouk – est, avec sa voisine Al-Baïda, depuis plus de vingt ans un fief islamiste, foyer anti-kadhafiste. La majorité des djihadistes libyens engagés en Afghanistan ou en Bosnie (1991-96) venaient de là. Un Emirat islamiste y fut même proclamé fin février 2011, aux premiers jours du coup d’état insurrectionnel organisé par les Occidentaux contre Kadhafi (*).

Comme à Tripoli ou à Benghazi, la révolte contre les islamistes radicaux gronde.

LM - ELAC est libyen s'enfonce ds la violence (2013 12 04)  FR (1)

 TIRS SUR UNE MANIFESTATION À DERNA !

Des inconnus ont tiré sur une manifestation contre les violences ce lundi soir 2 déc. 2013 à Derna, faisant au moins quatre blessés, selon des témoins et une source hospitalière. Quatre blessés par balles ont été admis en début de soirée, dont deux dans un état grave, a confirmé à l’AFP une source à l’hôpital de Derna. Selon un témoin, des habitants manifestaient pour le deuxième jour consécutif contre les violences et les milices islamistes qui font la loi à Derna, quand ils ont essuyé des tirs.

Dimanche 1er décembre des dizaines de manifestants avaient déjà bloqué plusieurs routes, incendié des pneus et appelé à la grève pour mettre fin à l’anarchie dans la ville, « fief des islamistes radicaux » confirme l’AFP. Cette manifestation intervenait après qu’un groupe, se faisant appeler la brigade d’Abou Bakr Al-Siddiq, eut collé des tracts sur les murs des mosquées de la ville, menaçant quiconque manifesterait contre les islamistes.

Derna a été le théâtre ces derniers mois de nombreux assassinats contre des membres des forces de sécurité et des juges. Sans que l’on sache si c’était l’œuvre des islamistes ou de la RESISTANCE VERTE (**), qui ne revendique jamais ses actions.

LM - ELAC est libyen s'enfonce ds la violence (2013 12 04)  FR (3)

 A BENGHAZI AUSSI LE DESORDRE S’EST DURABLEMENT INSTALLE

Benghazi, chef lieu de l’est libyen, est également frappé par les violences. Ce lundi, un militaire de 21 ans y a été tué, a-t-on appris de sources locales, l’hôpital al-Jala précisant que la victime avait reçu deux balles dans la tête.

Cet assassinat s’ajoute à des dizaines d’autres perpétrés contre des officiers de l’armée et de membres de sécurité dans l’Est libyen, fief des islamistes radicaux et régulièrement touché par des violences meurtrières. Ici aussi, comme à Derna, sans que l’on sache si c’était des réglements de compte entre factions islamistes ou des exécutions de kollabos par la RESISTANCE VERTE.

LM - ELAC est libyen s'enfonce ds la violence (2013 12 04)  FR (4)

Dans la nuit de dimanche à lundi, une clinique caritative du groupe salafiste jihadiste Ansar Asharia a été visée par une bombe artisanale, provoquant des dégâts mais sans faire de victimes, a indiqué à l’AFP un membre du groupe sous couvert d’anonymat. Aucun des membres du groupe présents dans la clinique au moment de l’attaque n’a été blessé, a-t-il dit.

Les violences se sont multipliées ces derniers jours après des heurts meurtriers entre l’armée et le groupe d’Ansar Asharia.

« Experts libyens et étrangers attribuent régulièrement les attaques menées dans l’Est à des groupes islamistes, dont Ansar Asharia » indique l’AFP. Et uniquement à eux. Faux experts qui mentent car dans les médias de l’OTAN la RESISTANCE VERTE pro Kadhafi est un sujet interdit …

Luc MICHEL

Photos : Visages de l’Islamisme radical libyen.

Un bureau de vote en juillet 2012, dans un fief islamiste (sans doute Misratta). La burqua à l’Aghane, celle que BHL et ses complices disent ne pas exister. C’est çà la ‘nouvelle Libye’ made in NATO …

http://www.lucmichel.net/2013/12/04/elac-website-lest-libyen-senfonce-dans-la-violence/

______________________

(*) Al-Qaïda avait établi un émirat à Derna, dirigé par Abdelkarim Al-Hasadi, un ancien détenu (du centre de détention américain) de Guantanamo. Abdelkarim Al-Hasadi avait un “adjoint” établi à Al-Baïda, “membre aussi d’Al-Qaïda et s’appellant Kheirallah Barâassi”.

Ils commencèrent immédiatement à imposer la Burqa. Comme à Misratta, autre fief islamiste, chez les grand amis de BHL.

(**) Que sait-on de la Résistance Verte ?

Lire : http://www.elac-committees.org/2013/10/28/elac-alac-committees-le-chef-de-la-police-militaire-fantoche-%e2%80%98libyenne%e2%80%99-abattu-a-benghazi/

Il racconto di due proteste: Ucraina e Thailandia

dicembre 3, 2013
 
Tony Cartalucci, Global Research, 2 dicembre 2013
 
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Quando una protesta è buona, progressiva e difendibile? Uno potrebbe pensare che ci sia una sola risposta a questa domanda, basata su una serie di metri oggettivi. Ma in realtà, secondo l’occidente, le proteste sono buone fintanto servano ai suoi interessi. Le proteste in Ucraina e Thailandia sono caratterizzate da manifestanti che tentano di assaltare e occupare edifici governativi. Entrambe sembrano preparare il lungo assedio di edifici che non possono prendere, ed entrambe hanno come obiettivo estromettere i rispettivi governi nazionali. Tuttavia, l’occidente trova solo una di queste nobile, l’altra no.
 
Le “nobili” proteste ucraine
 
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Il saluto a tre dita della neo-nazista Svoboda appare nelle proteste pro-UE. La natura effettiva del tumulto non viene mai menzionata nei media occidentali, perché porterebbe i lettori più curiosi in siti come “Unità della Nobiltà – De-Kosherized News & Material Research”, che presentano Svoboda in articoli come “Nazionalisti ucraini urlano contro i ratti ebrei.”
 
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La CNN fornisce una chiara dimostrazione di tale ipocrisia. Nell’articolo “La polizia ucraina accusata di violenta repressione delle proteste pro-UE“, la CNN afferma: “Circa 10000 manifestanti contrari alla decisione dell’Ucraina di non firmare l’importante accordo commerciale con l’Unione europea sono scesi in piazza davanti al monastero, sabato mattina, in risposta ad un giro di vite della polizia sulle precedenti proteste. I coraggiosi manifestanti sventolavano bandiere ucraine ed europee e cantavano l’inno nazionale davanti al Monastero dalle cupole dorate di San Michele, dove gruppi di manifestanti si sono ritirati in precedenza, dopo una carica della polizia antisommossa lasciando sette persone ferite e decine di arresti a Piazza Indipendenza. I tre principali leader dell’opposizione hanno chiesto le dimissioni del Presidente Viktor Janukovych e nuove elezioni presidenziali e parlamentari, secondo una dichiarazione rilasciata da Vitalij Klichko, Arsenij Jatsenjuk e Oleg Tjagnybok”. Riguardo la “violenta repressione” la CNN riporta: “…La polizia antisommossa è intervenuta sabato mattina” e “ha brutalmente disperso diverse centinaia di persone che manifestavano pacificamente a sostegno dell’integrazione europea dell’Ucraina, secondo una dichiarazione del ministero degli Esteri della Polonia. La violenta dispersione delle pacifiche manifestazioni non aiuta la causa dell’integrazione dell’Ucraina nell’Europa”, ha detto il portavoce del ministero Marcin Wojciechowski. “Si avvertono le autorità ucraine contro l’uso della forza, in quanto possono comportare conseguenze imprevedibili e irrevocabili.”
Gli Stati Uniti hanno condannato quello che definiscono “violenze contro i manifestanti” in un comunicato pubblicato online dall’ambasciata statunitense di Kiev. “Una dichiarazione rilasciata dal dipartimento di Stato USA afferma, “Esortiamo i leader dell’Ucraina a rispettare il diritto alla libertà di espressione e di riunione del popolo… Chiediamo al governo ucraino di promuovere un ambiente positivo per la società civile e proteggere i diritti di tutti gli ucraini ad esprimere le proprie opinioni sul futuro del Paese in modo costruttivo e pacifico a Kiev e in altre parti del Paese. La violenza e l’intimidazione non dovrebbero avere luogo nell’Ucraina di oggi”.” I manifestanti ucraini hanno usato il fuoco e anche bulldozer nel tentativo di spezzare gli sbarramenti della polizia, come riferito sia dall’Independent che dalla BBC. Certo, dovrebbe essere ovvio perché Stati Uniti, Regno Unito e Unione europea e gli interessi di Fortune 500 che dirigono i loro governi, appoggino i manifestanti, finanziando la maggior parte delle loro attività. L’Unione europea ha semplicemente collettivizzato l’Europa riducendo il protezionismo che ostacolava le potenti multinazionali, offrendo ai responsabili politici aziendali da esse finanziati, la possibilità di creare un programma da applicare a tutte le nazioni in una volta sola. Un comodo passaggio aziendal-fascista.
 
Le “cattive” proteste tailandesi
In netto contrasto, gli Stati Uniti sono contrari, senza mezzi termini, alle continue proteste thailandesi contro il regime di Thaksin Shinawatra e di sua sorella, nominata primo ministro, Yingluck Shinawatra: “La violenza e il sequestro di proprietà pubblica o privata, non sono metodi accettabili per risolvere le divergenze politiche.” Ulteriore ipocrisia si può leggere sul Guardian, un’altra “affidabile” fonte occidentale che affronta una protesta simile, quella in Thailandia, dipingendola come tumulto violento ed antidemocratico. Il bersaglio delle proteste? Il regime filo-Wall Street di Thaksin Shinawatra e del primo ministro da lui nominato, la congiunta Yingluck Shinawatra. Un articolo del Guardian, “Gli scontri in Thailandia: premier costretto a fuggire mentre le dimostrazioni si aggravano“, afferma: “Un sostenitore del governo thailandese è stato ucciso domenica mattina nelle proteste a Bangkok, portando il bilancio delle vittime a due mentre i manifestanti hanno invaso una caserma della polizia e costretto all’evacuazione della prima ministra, Yingluck Shinawatra, in una località segreta. Alcuni articoli affermano che i manifestanti antigovernativi hanno preso il controllo della televisione thailandese PBS. La polizia, sostenuta dai militari, tentava di proteggere gli edifici governativi nei mortali scontri di piazza tra sostenitori e oppositori di Yingluck e del fratello il miliardario ex-premier deposto Thaksin Shinawatra. Manifestanti antigovernativi hanno fatto irruzione nel club sportivo della polizia in cui la prima ministra si era recata la mattina, ma non potendo lasciare i locali si recava in una località sconosciuta, affermava un assistente. In un’altra zona della città la polizia ha sparato gas lacrimogeni contro i manifestanti, presso la sede del Governo, dove si trova l’ufficio di Yingluck, ha detto un testimone alla Reuters”.
The Guardian omette intenzionalmente almeno altri 3 morti accertati, tutti studenti e tutti uccisi prima che la morte dei “supporter del governo” venisse segnalata, nel tentativo di ritrarre i manifestanti come una folla omicida.
 
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Sopra: Tiratori del regime sparano agli studenti negli scontri che hanno provocato almeno la morte di uno studente. Al centro: la sua t-shirt è identica a quelle indossate dalla setta pro-regime delle “camicie rosse” della provincia di Phitsanulok, la roccaforte politica di Thaksin Shinawatra nel nord-est. Questa particolare setta ha stretti legami con il regime di Jatuporn Prompan, coinvolto direttamente nelle sanguinarie violenze del 2010. L’immagine di un membro del gruppo in posa con  Thaksin Shinawatra. Il gruppo fu addestrato dal defunto Khattiya Sawasdipol, meglio conosciuto come “Seh Daeng”, ucciso al culmine dell’insurrezione armata del 2010 che guidava per le strade di Bangkok per conto di Thaksin Shinawatra.
 
Le violenze hanno avuto luogo dall’altro lato di Bangkok, lontano dalle proteste antiregime in corso, dove il regime guidava la propria “contromanifestazione.” Migliaia di studenti provenienti dalla vicina università iniziarono a protestare continuamente per 24 ore al giorno e per tutta la settimana. Dopo aver avvertito gli studenti di disperdersi, i leader del regime scatenarono i militanti vestiti di nero ripresi nei video e nelle fotografie mentre sparano agli studenti. Per ore gli studenti furono  circondati e presi continuamente sotto tiro, gli scontri proseguirono mentre gli studenti tentavano di liberarsi e di fuggire. Fu in questi scontri, e non nelle proteste, che si sono avuti i morti, un fatto che nessun lettore ignaro saprà se leggesse il Guardian per documentarsi. E mentre la stampa occidentale definisce le misure antisommossa ucraine “violente”, non parla di queste “repressioni violente”, come appare sui media occidentali riguardo le proteste thailandesi, nonostante il regime utilizzi i metodi antisommossa dell’Ucraina e i militanti armati abbiano già causato vittime.
 
Perché l’occidente difende il regime tailandese?
Il regime di Thaksin Shinawatra e di sua sorella Yingluck Shinawatra, è sostenuto dall’occidente da oltre un decennio, ben prima che Thaksin assumesse l’incarico nel 2001. Thaksin fu primo ministro nel 2001-2006. Molto prima che Thaksin Shinwatra divenisse primo ministro, già lavorava per aprire la via alle opportunità di Wall Street-Londra, e contemporaneamente si lanciava nella politica thailandese. Fu nominato consigliere del Carlyle Group mentre aveva una carica pubblica, e tentò di usare i suoi contatti per rafforzare la propria immagine politica. Thanong Khanthong del quotidiano anglofono tailandese “The Nation“, scrisse nel 2001: “Nell’aprile del 1998, mentre la Thailandia era ancora impantanata nella grave palude economica, Thaksin cercò di utilizzare i suoi rapporti con gli statunitensi per rafforzare la propria immagine politica per formare il suo partito Thai Rak Thai. Invitò Bush padre a visitare Bangkok e casa sua, dicendo che la sua missione era fungere da “sensale nazionale” tra il fondo azionario degli Stati Uniti e le imprese thailandesi. A marzo ospitò anche James Baker III, segretario di Stato degli Stati Uniti dell’amministrazione Bush senior, nel suo soggiorno in Thailandia.” Dopo esser divenuto primo ministro nel 2001, Thaksin iniziò a ricompensare il sostegno che ricevette dai suoi sponsor occidentali. Nel 2003,  impegnò le truppe thailandesi nell’invasione statunitense dell’Iraq, nonostante le diffuse proteste sia dei militari che dell’opinione pubblica tailandese. Thaksin avrebbe anche permesso alla CIA di usare la Thailandia per il suo aberrante programma di estradizioni. Nel 2004, Thaksin tentò d’imporre l’accordo di libero scambio (FTA) USA-Thailandia senza l’approvazione del Parlamento, ma con il sostegno del Business Council USA-ASEAN che nel 2011, poco prima le elezioni che videro la sorella di Thaksin Shinawatra, Yingluck, andare al potere, ospitò i leader delle “camicie rosse” del “Fronte unito per la democrazia contro la dittatura” (UDD) di Thaksin.
Nel 2004 comparivano nel Consiglio i profittatori di guerra Bechtel, Boeing, Cargill, Citigroup, General Electric, IBM, la famigerata Monsanto, ed attualmente anche le banche Goldman Sachs e JP Morgan, la Lockheed Martin, Raytheon, Chevron, Exxon, BP, Glaxo Smith Kline, Merck, Northrop Grumman, il doppelganger OGM della Monsanto Syngenta, così come Phillip Morris.
 
Former Thai PM Thaksin greets the media upon his arrival at the Siem Reap International Airport in Cambodia
Il deposto autocrate Thaksin Shinawatra, al CFR, alla vigilia del colpo di Stato del 2006 che lo avrebbe scalzato dal potere. Dal 2006 ebbe il pieno sostegno di Washington, Wall Street e della loro immensa macchina propagandistica nel suo tentativo di impadronirsi di nuovo del potere.
 
Thaksin sarebbe rimasto in carica fino al settembre del 2006. Alla vigilia del colpo di Stato che l’estromise dal potere, Thaksin era letteralmente ai piedi del Council on Foreign Relations finanziato da Fortune 500, dando una relazione sui progressi compiuti a New York City. Dal golpe del 2006 che rovesciò il suo regime, Thaksin è stato rappresentato dalle élite finanziere degli USA tramite le loro società di lobbying, tra cui Kenneth Adelman della società di PR Edelman (Freedom House, International Crisis Group, PNAC), James Baker della Baker Botts (CFR), Robert Blackwill della Barbour Griffith & Rogers (CFR), Kobre & Kim ed attualmente da Robert Amsterdam della Amsterdam e Peroff (Chatham House). Robert Amsterdam dell’Amsterdam e Peroff potrebbe anche rappresentare simultaneamente il movimento UDD delle “camice rosse” di Thaksin, presente alla riunione inaugurale del cosiddetto gruppo “accademico” Nitirat, frequentato per lo più da camicie rosse pro-Thaksin (che letteralmente portavano camicie rosse alla riunione). Ulteriore supporto per l’avanzata di Thaksin e del suo UDD venne fornito dal dipartimento di Stato degli USA tramite l’”ONG” Prachatai finanziata dalla National Endowment for Democracy. E’ chiaro che l’occidente ha investito cifre astronomiche, tempo e risorse nel regime di Shinwatra e la sua condanna delle manifestazioni antiregime indica che l’occidente tenta di proteggere i propri investimenti, non un qualsiasi ideale su “Stato di diritto” o “democrazia”.
 
Cosa i tailandesi possono imparare dalle proteste in Ucraina
Le proteste pro-UE in Ucraina hanno visto i bulldozer sfondare le barricate della polizia. Ciò non è stato condannato dall’occidente, e finché i manifestanti thailandesi proteggono la vita dei presenti e dei poliziotti, misure analoghe devono sicuramente essere viste “accettabili” per le “norme” internazionali. Per i manifestanti thailandesi, tuttavia, è improbabile che possa essere vantaggioso o desiderabile usare un bulldozer contro dei connazionali, potendo invece utilizzare veicoli di grandi dimensioni per sfondare punti che la polizia non può difendere, al fine di accedere agli edifici governativi. Il fuoco sembra anche essere un mezzo accettabile di protesta. Definito “pacifico” dagli Stati Uniti e da altri governi filo-europei, in Ucraina e nelle precedenti manifestazioni pro-regime in Thailandia, il fuoco può essere utilizzato (e deve essere utilizzato solo) per creare barriere difensive per limitare l’assalto della polizia. Può essere volto verso la polizia per costringerla a fare lunghi preparativi per violare tali barriere. In questo lasso di tempo, i manifestanti possono muoversi su migliori posizioni strategiche per raggiungere i loro obiettivi. E mentre le proteste in Ucraina sostenute dalla “comunità internazionale” possono dare ai tailandesi diversi spunti su cosa fare, possono anche dare ai tailandesi l’opportunità di dimostrarsi migliori. Mentre i manifestanti in Ucraina sono hooligans, razzisti, bigotti e partiti che promuovono letteralmente il neo-nazismo, come Svoboda menzionato in questo articolo della BBC, che non possono garantire un eventuale ricorso all’escalation delle violenze, i manifestanti thailandesi devono rimanere tranquilli. La polizia sopraffatta deve essere trattata con dignità, ricordando che sono dei connazionali e non i veri obiettivi dei manifestanti, il cui vero obiettivo, l’obiettivo di tutti, è la rimozione degli interessi aziendal-finanzieri dettati dall’estero.
 
Copyright © 2013 Global Research
 
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Governo ladro: Natale e Befana ci portano una raffica di tasse

4 dicembre 2013
 
 
di REDAZIONE
 
E’ iniziato il periodo più critico sul piano delle imposte da pagare. Due mesi terribili per il contribuente italiano, alle prese con la più grave crisi economica dal dopoguerra. Per numero e quantità davvero forse non basterebbe neanche la tredicesima. Ad ogni modo appare utile fare uno schema di quelle che sono le scadenze che il fisco ha di fatto calendarizzato, come riportato suhttp://www.ogginotizie.it. Peraltro inderogabili.
 
2 DICEMBRE, E’ TOCCATO A IRPEF E CEDOLARE SECCA – Scadono le rate per chi ha diluito i pagamenti Irpef ma entro oggi devono anche pagare l’acconto Irpef le persone fisiche non titolari di partite Iva e le persone fisiche che partecipano a associazioni o imprese soggette agli studi di settore, in pratica i commercianti. La scadenza del 2 dicembre riguarda anche chi ha affittato casa con la cedolare secca. Alla cassa anche artigiani e commercianti, agenti e rappresentanti di commercio che devono versare l’acconto Irap 2013. Scadenza anche per chi si avvale del regime agevolato per l’imprenditoria giovanile e i lavoratori in mobilità. Per chi ha perso l’appuntamento con la scadenza, c’è sempre la possibilità di pagare in ritardo di un mese, approfittando del ravvedimento operoso, con sanzioni ridottissime.
 
10 DICEMBRE, MEGA-ACCONTO COPRI-IMU – La scadenza di fine novembre è stata prorogata di qualche giorno visto il cambio delle carte in tavola per la cancellazione della seconda rata Imu. Banche e assicurazioni dovranno pagare un acconto del 130% per Ires e Irap. Le altre imprese il 101,5%.
 
16 DICEMBRE, ARRIVANO IMU E TOBIN TAX – Il saldo si dovrà pagare per tutte le seconde case, i capannoni e gli immobili strumentali. Come per la tranche di giugno, dovranno pagare anche le prime case di lusso, le ville e le abitazioni storiche (come i castelli). Lo stesso lunedì andrà versata l’imposta sulle transazioni finanziarie, la Tobin Tax.
 
27 DICEMBRE, ACCONTO IVA – Artigiani e commercianti, agenti e rappresentanti di commercio, lavoratori autonomi, professionisti con partita Iva, società di persone e semplici, SpA, Srl, Coop, istituti di credito e altri intermediari finanziari sono tutti chiamati a versare l’acconto Iva per il 2013. Secondo indiscrezioni, l’acconto potrebbe aumentare per coprire la cosiddetta ‘mini-Imù sulle prime case nei Comuni che hanno aumentato l’aliquota rispetto allo scorso anno.
 
29 DICEMBRE, ULTIMA CHIAMATA PER UNICO – Entro il 29 è possibile presentare la dichiarazione 2013, la cui scadenza era fissata al 30 settembre 2013. Oltre questo termine la dichiarazione si considera omessa e il Fisco può determinare il reddito in maniera induttiva.
 
16 GENNAIO, DEBUTTO TASI-TARI, ALLO SPORTELLO PER MINI-IMU – È il giorno della casa. Entro metà mese i proprietari dovranno pagare per la prima volta la nuova versione di tassa sulla casa, la Iuc, con la Tasi sui servizi indivisibili e la Tari sui rifiuti. Allo stesso tempo, i cittadini dei Comuni che hanno alzato l’aliquota nel corso del 2013 dovranno anche versare il 40% del differenziale rispetto al 2012 sulla seconda rata Imu.
 
31 GENNAIO, CANONE RAI E BOLLO AUTO – Entro la fine del mese bisognerà pagare anche i 113,50 euro per la tv pubblica e anche il bollo auto per tutti coloro la cui scadenza coincide con l’anno solare.
 
Queste le principali, ma non si escludono altri gabelle nascoste nelle pieghe della legislazione, senza contare a tutte le imposte dirette che si pagano quotidianamente. E poi si meravigliano se qualcuno evade o ha in animo di rivoltarsi…
 

Fuggi Fuggi dal MontePacchi ( Perdite Rosse )

4 dicembre 2013
 
  • Aumento di capitale da 3 miliardi su una capitalizzazione da 2,1 miliardi (per ora)
  • La Fondazione Monte dei Paschi sembra voglia vendere la propria quota per sopravvivere alla tagliola del 0,125€ per azione (capitale azzerato in quel caso e escussione delle azioni messe a garanzia) (link)
  • Anche altri soci storici (rossi, Unicoop Firenze) della banca stanno fuggendo a gambe levate
  • La stessa banca vuole vendere le azioni proprie.
Domanda… dove arriverà il prezzo delle azioni alla vigilia dell’aumento di capitale?
 
Oppure
 
Alla fine il Monte dei Paschi Verrà nazionalizzato?
 
lo vedremo presto. Intanto godiamoci le perdite rosse.
 
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Cosa c’è oltre il porcellum

Una cosa è certa la legge elettorale che il Parlamento può varare dopo la bocciatura del Porcellum non dovrà prevedere i due “errori” individuati dalla Corte Costituzionale, ovvero il premio di maggioranza senza soglia di accesso e le liste bloccate che non danno la possibilità di esprimere la preferenza.

TUTTE LE OPZIONI POSSIBILI Le opzioni a disposizione di deputati e senatori sono diverse: un sistema tedesco all’italiana, 50% maggioritario con collegio uninominale, 50% proporzionale con preferenza, o un doppio turno alla francese, oppure proporzionale puro, e perché no il sistema spagnolo. E se poi il Parlamento non dovesse intervenire, la sentenza della Consulta, al momento della pubblicazione prevista tra qualche settimana, darebbe vita a un Porcellum, mutilato: senza premio di maggioranza, verrebbe fuori un sistema proporzionale puro ma rimane il problema della preferenza. Insomma, un disastro.

COSA SUCCEDE SE IL PARLAMENTO NON FA UNA LEGGE Se il Parlamento non legiferasse, il Porcellum rimarrebbe comunque in piedi fino alla pubblicazione della sentenza. Dopodiché, potrebbe intervenire il governo con decreto legge, o lo stesso Parlamento con leggina per inserire nell’ordinamento il voto di preferenza. Andare a votare con mezzo Porcellum, proporzionale e liste bloccate, significherebbe tornar di nuovo davanti alla Consulta. Anche se diversi giuristi avvertono: non basta levare il premio per tornare al proporzionale.
Come alternativa, si era parlato del ritorno al Mattarellum, 75% maggioritario con i collegi uninominali, 25% proporzionale con listini bloccati. Ma lo sguardo al passato non ha avuto successo perché una maggioranza di otto giudici ha battuto una minoranza di sette che avrebbe voluto spingere l’opera di demolizione ben oltre il premio senza soglia e le liste bloccate.

LA CONSULTA LEGITTIMA GLI ELETTI COL PORCELLUM In linea teorica, i parlamentari eletti a febbraio del 2013, senza un voto di preferenza, sarebbero tutti “politicamente delegittimati”. Ma attenzione, nella sua nota la Consulta ha detto che ” il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali”. Il che corrisponde a una legittimazione delle assemblee parlamentari ora come dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza. Per cui le nuove regole varranno in futuro.
Ma praticamente tutti i deputati tranne quello eletto in Val D’Aosta con il maggioritario sono stati proclamati dalle corti d’Appello ma non convalidati dalla giunta delle Elezioni di Montecitorio. Tutti a casa? Anche per risolvere questo aspetto si è specificato che la sentenza “è destinata a non avere effetti sugli attuali parlamentari”, e dovrà essere rispettata “solo dopo la pubblicazione delle motivazioni e vengono fatti salvi gli effetti di legge per il passato

http://www.cadoinpiedi.it/2013/12/05/cosa_ce_oltre_il_porcellum.html#anchor

La Romania si ribella all’Fmi: “Non alzeremo le tasse” – Bucarest allo scontro con il Fmi: non alza le accise sulla benzina

come Letta. Come è risentita repubblica che questi governi vadano allo scontro con il prestigioso ed autorevole FMI- scatenano l’ira internazionale scrive repubblica,  NON LA FINANZA E QUINDI LE BANCHE per questo quotidiano SERVO.

Il presidente Basescu si oppone all’accordo tra il governo e il Fondo, che insieme all’Ue ha chiesto un piano di austerity per liberare un prestito da 4 miliardi. Un altro Paese, dopo l’Islanda, si va al muro contro muro con la comunità internazionale

MILANO – Le accise sulla benzina non vanno giù al presidente di Romania Traian Basescu, di centro destra, e così Bucarest va al muro contro muro con il Fondo monetario internazionale e l’Europa. Una situazione che ricorda quella da poco vista in Islanda, dove un altro governo di simile orientamento ha scatenato l’ira internazionale decidendo di rimborsare alcune rate di mutui a discapito dell’austerity di bilancio. Insomma, si allarga il fronte dei (piccoli) Paesi riottosi che – anche se mossi da atteggiamenti a volte al limite del populismo – antepongono i protafogli dei loro cittadini alla disciplina dei conti pubblici.

La vicenda rumena è presto riassunta: nel luglio scorso il Paese ha ottenuto da Fmi e Unione europea un finanziamento “precauzionale” da 4 miliardi, equamente suddiviso da parte delle due istituzioni. Si trattava della terza tranche di fondi richiesta dal 2009, quando Bucarest ricevette un vero e proprio salvataggio da 20 miliardi; nell’ultimo caso, però, si era parlato di un “cuscinetto” di liquidità da tenere a disposizione ma senza immediate urgenze, dal quale attingere in caso di nuovo peggioramento della crisi economica europea.

Il governo guidato dal primo ministro Victor Ponta (socialdemocratico) ha così approntato un piano austero per centrare gli obiettivi concordati a livello internazionale e vedersi assegnati i fondi. In particolare, il budget del prossimo anno è stato praticamente dettato dai creditori e prevede un deficit al 2,2% del Pil, poi innalzato al 2,5% durante l’ultima visita degli ispettori del Fondo, che hanno anche stimato una crescita del Prodotto del 2,2% per il 2013 e il 2014. Ma lo scontro istituzionale si è aperto su un’altra misura, ben frequente anche in Italia: l’aumento delle accise sulla benzina, previsto nell’ordine di 7 centesimi di euro al litro. Un inasprimento che Basescu non ha voluto accettare: senza la sua firma sul provvedimento non c’è niente da fare, visto che si tratta di un accordo inernazionale che necessita del suo placet. Di lì lo stallo internazionale e lo stop al finanziamento.

L’atteggiamento del presidente Basescu è parso prima molto intransigente, quando ha detto chiaro e tondo che “la situazione economica è migliorata e la Romania non ha bisogno di alzare le tasse” per chiedere i soldi al Fmi. Ha poi provato a correggere il tiro specificando che la sua richiesta riguarda solo una delle clausole previste nel contratto internazionale, non l’intero impianto. Sta di fatto che, come accade in Italia, una volta che gli verrà sottoposta la legge approvata dal Parlamento di segno a lui opposto, potrà rimandarla alla discussione dell’Aula una sola volta per poi essere costretto ad approvarla. Nel frattempo, però, avrà mostrato i muscoli di fronte al Fmi, un esercizio che sempre più Paesi paiono intenzionati a fare.

(04 dicembre 2013)

http://www.repubblica.it/economia/2013/12/04/news/romania_contro_il_fmi_accise_benzina-72691492/

Portogallo : per la troika 485 euro al mese sono troppi

è l’Europa dei popoli, dei nostri amati padri fondatori, un progetto di fratellanza e solidarietà…….MASSONICA e si vede
Da loro contestano, da noi non si può. CI sono una volta i manif di sinistra e non va bene. Ci sono quelli di destra e non va bene lo stesso. L’ideale regno della troika.
Di Clarissa GiganteCampare con 485 euro al mese? Chiunque direbbe che è al limite dell’impossibile, specie se si hanno affitto e bollette da pagare.
E invece per i tecnici di Commissione europea, Bce e Fmi – che probabilmente non hanno idea del costo della vita – è fin troppo, specialmente se viene percepito dai più giovani.
La cosiddetta Troika, che è in Portogallo per una nuova ispezione, vorrebbe partire contestando il salario minimo che equivale – appunto – ad appena 485 euro al mese. Secondo le anticipazioni di stampa i tecnici faranno leva su una riduzione delle buste paga per cercare di ridurre la disoccupazione, salita al 15,6%.
Difficile che ad accogliere gli ispettori ci siano folle festanti, però. Da quando il Parlamento ha varato il nuovo piano di austerity, il Paese è in preda a proteste e scioperi e le decisioni della Troika ormai sono contestate da tutti. “Non è diminuendo i salari che si farà ripartire l’economia”, ha affermato Antonio Saravia, presidente dell’equivalente portoghese di Confindustria. “Una politica di salari bassi è inaccettabile”, tuonano i sindacati, “Speriamo che il governo tenga duro su questo punto”.
Insorge persino il ministro delle Finanze, Maria Luis de Albuquerque, secondo cui i salari in Portogallo sono già calati a sufficienza nel settore privato: “Su questo punto
abbiamo una divergenza di vedute con il Fondo monetario internazionale”, ha detto. Probabile quindi che su questo punto il governo batta i pugni sul tavolo, specie dopo aver varato una manovra da 3,9 miliardi che prevede tra le altre cose il taglio del 10% delle pensioni dei funzionari pubblici e il licenziamento volontario (in cambio di un indennizzo) di oltre 3mila funzionari. Il numero è inferiore rispetto a quanto previsto inizialmente dal governo, dai 5.000 ai 15.000. Finora Lisbona ha ottenuto un piano di aiuti da 71,4 miliardi di euro totali e dopo l’ispezione potrebbe ricevere una tranche 2,7 miliardi. Fonte:http://www.ilgiornale.it/news/se-troika-485-euro-mese-sono-pure-troppi-973307.html

http://informazioneconsapevole.blogspot.it/2013/12/portogallo-per-la-troika-guadagnare-485.html