“Vergogna!”. La storia si ripete

http://blog.ilmanifesto.it/scienziato/2013/11/07/vergogna-la-storia-si-ripete/

IL MANIFESTO BLOG
   D’ambiente, nucleare, TAV e altri mostri…di Massimo Zucchetti
 
  • Mio padre mi diceva scherzando, quando negli anni 70 e 80 andavo a quasi tutte le manifestazioni: “Procurati un cartello con su scritto “VERGOGNA!”, vedrai che ti serve sempre e lo puoi riciclare per ogni occasione o quasi”

    Come aveva ragione.

    Oggi, come un anno fa, hanno di nuovo sgomberato con la forza la “Verdi Quindici”, la residenza universitaria occupata e una delle sedi del collettivo, già oggetto di sgombero proprio un anno fa (30 ottobre 2012).

    E’ successo questa mattina all’alba.  Alle 7:00 circa, provvisti di una ariete, un numero consistente di forze di polizia ha sfondato il portone  di corso Farini 20 a Torino e iniziato lo sgombero della Verdi occupata 3.0, uno dei luoghi nei quali continuava l’esperienza di riappropriazione del diritto allo studio negato e di coesione sociale iniziata con la residenza universitaria in via Verdi 15, chiusa dal signor Cota e tenuta aperta dagli studenti fino allo sgombero di un anno fa.

    Io scrissi un articolo, un anno fa:

    Io sto con gli studenti della Verdi 15 sgomberati a Torino

    Non mi resta che utilizzare di nuovo il mio articolo e ribadirlo: anche questa volta io sto con loro.

    Segnalo che questa sera, a Torino, ci sarà una  manifestazione di solidarietà per la Verdi 15, con partenza alle ore 20:30 in piazza Santa Giulia, a Torino.

    Elaborazione grafica di "Verdi 15 occupata"

    Elaborazione grafica di “Verdi 15 occupata”

    Poscritto: la madre di uno dei ragazzi sgomberati ha scritto ad un noto editorialista del quotidiano “La Stampa” di Torino una lettera molto bella. La riportiamo qui sotto e vediamo cosa ne sarà leggendo il noto quotidiano piemontese, domani.

    “Sono la mamma di uno dei ragazzi che oggi a torino sono stati sgomberati in malo modo (diciamola così). Sono i ragazzi della VERDI 15, studenti che rivendicano il diritto allo studio che di fatto viene negato, che hanno occupato nel quartiere Dora Vanchiglia una vecchia caserma abbandonata sporca e piena di immondizia, le hanno ridato vita, hanno imbiancato i muri, l’hanno resa vivibile anche con l’aiuto degli abitanti del quartiere che invece di gettare nei cassonetti dei rifiuti le cose (poltrone, qualche scaffale o quant’altro), le hanno regalate: un riciclo solidale ammirevole. I ragazzi da parte loro, in quest’anno di occupazione, si sono integrati perfettamente nel tessuto sociale del quartiere e anzi hanno dato il loro contributo con varie iniziative ( incontri, concerti ecc..). Oggi lo sgombero. Che la ex caserma ritorni pure ad essere inghiottita dallo schifo e dall’immondizia, tanto a chi importa? 
    Le scrivo Gramellini perchè penso che lei, sia una persona attenta, disponibile a fare da eco a situazioni che altrimenti rimarrebbero confinate nell’angusto spazio del privato o dei pochi interessati. Sono amareggiata e non perchè mio figlio si è beccato una denuncia insieme ai suoi compagni, ma per come non funziona quest’Italia che non lascia intravedere un filo di speranza. Cosa dovrei dire a mio figlio: tornatene a casa? No! Gli dico lotta per i tuoi diritti, rivendicali, fatti sgomberare e ricomincia, continua a lottare oggi per avere un tetto sulla testa, domani per la tua vita, se smetti di credere che è impossibile cambiare le cose, le cose non cambieranno mai! Lei che di favole se ne intende mi dica, sto insegnando a credere ancora nelle favole?

      di massimozucchetti 

pubblicato il 7 novembre 2013 

Pd, segretario inquisito è scontro sui social network

http://torino.repubblica.it/cronaca/2013/11/07/news/pd_segretario_inquisito_scontro_sui_social_network-70430104/

Dopo l’articolo di “Repubblica” scoppia la lite tra il senatore Esposito e la deputata Bragantini: E da Zoggia forse già oggi arriverà la convocazione della commissione provinciale per decidere che fare

di VERA SCHIAVAZZI

Pd, segretario inquisito è scontro sui social network

Paola Bragantini 


Decine di commenti, indignazione, accuse reciproche: da questa mattina il “caso Iatì”, la vicenda dei precedenti penali per furto e ricettazione, della successiva riabilitazione e dell’arresto per maltrattamenti in famiglia del neo-eletto segretario del Pd a Barriera di Milano anima le polemiche dentro e fuori il partito.  Ma tra i due parlamentari del Pd torinese Stefano Esposito e Paola Bragantini è  scoppiata una vera e propria rissa. L’ex segretaria del Pd torinese ha dapprima polemizzato con Esposito che fin dal mattino aveva pubblicato su Facebook l’articolo di Repubblica. Poi Esposito l’ha accusata di  “essere stata beccata con le mani nella marmellata” (il Circolo di Barriera di Milano è quello da cui proviene Bragantini, e dove è tuttora molto influente) e Bragantini non ci ha visto più: “I tuoi modi violenti, le tue spifferate, i dossieraggi… tutte cose a cui siamo abituati… da quando ero una ragazzina. Ma io non ho paura dei tuoi ricatti”. E ancora: “Non sei stato sentito dai magistrati sulla Seta (un consorzio di gestione dei rifiuti, ndr)?”, e Esposito: “No, nonostante la mia richiesta”. Bragantini: “Non ti ricordi quello che dici nelle tue numerose telefonate”. Esposito: “Non dare la colpa a me se non capisci”. Bragantini: “Ripeto, non ti ricordi le tue telefonate. Pagate da… da… ah, non ricordo”.

Barriera Milano, il segretario è un pregiudicato

Se questo è il clima di metà giornata, con Bragantini che accusa “i  dossier anonimi fatti pervenire ai giornali al momento buono” e Esposito che ribatte “se avessi saputo ciò che ho letto stamattina su Repubblica sarei intervenuto per cercare di impedire l’elezione di Iatì”, c’è da chiedersi che cosa accadrà di qui a stasera. Nel frattempo, dopo aver consultato il responsabile nazionale dell’organizzazione Davide Zoggia, il Pd torinese sta cercando di convocare già in giornata o al più tardi domani la Commissione provinciale di Garanzia presieduta da Tina Pepe per sentire l’interessato e valutare il da farsi

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The new ‘Somalia. Libya is spliting

PCN-TV/ ALTERNATIVE INFORMATION (018): ‘RT’ NEWS OF THE DAY

 Central topic: The new ‘Somalia. Libya is spliting /

PCN-TV with RT – PCN-SPO / 2013 11 05/ The Russian TV channel ‘RT’ daily news – former Russia Today – for an alternative information to the dual language, double standards, lies and propaganda of the NATO’s medias …

 Video on:

https://vimeo.com/78765119

 Today main topics:

The world’s faceless march – protest movement Anonymous spread their message across the globe, with crowds rallying against online snooping and government corruption;

More spy revelations – with Britain reportedly running a secret listening post in the heart of Berlin, right on the roof of the UK embassy;

And, Eastern Libya swears in its own government, as the oil-rich region tries to breakaway from Tripoli, blaming authorities for failing to maintain peace and security in the country.

 RT / PCN-TV

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 https://vimeo.com/pcntv

https://www.facebook.com/PCN.NCP.TV

NEWS OF THE DAY

PCN-TV/ ALTERNATIVE INFORMATION (019): ‘RT’ NEWS OF THE DAY

 Central topic: the Million Mask March against corruption and corporate greed/

PCN-TV with RT – PCN-SPO / 2013 11 06/ 

The Russian TV channel ‘RT’ daily news – former Russia Today – for an alternative information to the dual language, double standards, lies and propaganda of the NATO’s medias …

 Video on:

https://vimeo.com/78762132

 Today main topics:

Crowds in hundreds of cities across the globe take part in the Million Mask March against corruption, corporate greed and online privacy breaches. The world’s faceless march – protest movement Anonymous spread their message across the globe, with crowds rallying against online snooping and government… ;

Tensions between Germany and the UK over spying allegations grow – Berlin accuses London of breaching international law by using its embassy as a surveillance post;

And reaching for the stars: The Olympic torch for the Winter games in Sochi prepares for lift-off and it’s first-ever space walk. We report from the launch site.

 RT / PCN-TV

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 https://vimeo.com/pcntv

https://www.facebook.com/PCN.NCP.TV

Tav – Missione Val di Susa. La clonazione di Herat

http://www.tgvallesusa.it/?p=3058

WRITTEN BY: VALSUSA REPORT – NOV• 07•13

Lo Stato e il fascino della divisa. Un soldato ogni due abitanti a Chiomonte, posti di blocco e veicoli militari in costante spostamento, elicotteri dal cielo, pattugliamenti nei boschi. Ma non è militarizzazione. 

Gli ultimi lanci di agenzia danno la Val di Susa occupata militarmente mentre le testate nazionali smentiscono replicando sulle necessità dettate dall’ordine pubblico, spiegando che gendarmi e militari servono alla tranquillità dei valsusini e dei lavoratori del cantiere.

cara2Dal Fatto Quotidiano del 26 Ottobre 2013: Gli attivisti vogliono protestare contro la militarizzazione della Valsusa: “Sembra di essere a Belfast” dice un NoTav dal palco a cui subito fa eco Alberto Perino, uno dei leader storici del movimento, “non è una situazione normale, sembra ci sia una dittatura.

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Video. Un giorno qualsiasi per le strade della valle

Da Repubblica del 20 Settembre 2013:Tenere alto il livello di attenzione e vigilanza sul cantiere Tav in Val di Susa. Per questo, arriveranno in Piemonte altre 200 unità per esigenze di sicurezza. Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha presieduto questa mattina al Viminale una riunione del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza alla quale hanno partecipato i vertici nazionali delle forze di polizia e dei servizi di intelligence e il Capo di Stato Maggiore della Difesa.

Da Repubblica del 20 Settembre 2013: Il governo ha deciso di mandare un segnale duro al popolo No Tav: sono in arrivo 200 militari di rinforzo per vigilare sul cantiere; a Torino è stata nominata prefetto Paola Basilone, ex vicecapo della polizia ed esperta di ordine pubblico; e domani a Chiomonte si farà vedere il capo della polizia, Alessandro Pansa. “Lo Stato fa lo Stato. La Tav si farà. Delinquenti e bombaroli si rassegnino”, dice il ministro dell’Interno, Angelino Alfano.

 jeep2Da La Stampa di Torino 1 Novembre 2013: Oggi riusciamo a far fronte a tutti gli impegni a cominciare dall’Afghanistan, dove stiamo trasferendo i poteri alla polizia e all’esercito locale, per arrivare al cantiere Tav in Valsusa: stiamo lavorando a un modello di difesa molto più snello rispetto ma che richiede investimenti in tecnologie sempre più sofisticate».  – «Abbiamo destinato alla tutela del cantiere quattrocento soldati. I militari hanno acquisito le funzioni della polizia giudiziaria, con la possibilità di fermare persone che abbiano tenuto un comportamento illegale. Sono tutti uomini di grande esperienza, che hanno prestato servizio all’estero, in Afghanistan, in altri scenari internazionali, alle prese con situazioni complesse e delicate. Ovviamente operano in perfetta sintonia con le altre istituzioni dello Stato presenti in Valsusa, con i carabinieri e la polizia, per tutte quelle funzioni connesse all’obiettivo da raggiungere, cioè la tutela del sito e la sicurezza di chi ci lavora.

Da notav.info: Ricordiamo che in Afghanistan, nella provincia di Herat, il rapporto è di 1 soldato ogni mangu1517 abitanti. A Chiomonte su 931 residenti ci sono 415 soldati. 

Ci siamo occupati spesso dei confronti tra No Tav e forze di Polizia. A vari livelli si sono a voltejeep1fronteggiati, a volte scontrati, la politica italiana ha fatto sì che lo scontro e quindi il piano militare si estendesse a dismisura nel conflitto fino a oggi, quando la presenza sul territorio della Val di Susa diventa a tratti asfissiante, tanto da portare alla cronaca le raccolte firme di entrambi gli schieramenti o condurre anche a proteste nei luoghi di soggiorno, per testimoniare il grado di intollerabilità della presenza anche solo di riposo negli alberghi: a Chiomonte ci sono due soldati e mezzo ogni abitante.

Abbiamo percorso la valle alla ricerca di questa famigerata occupazione del territorio. Se il cantiere è alla Maddalena di Chiomonte, ci si aspetterebbe di trovare nei pressi del paese le truppe a guardia della zona. Così è: 416 tra Alpini e Ff.Oo all’interno del cantiere, sparsi un po’ ovunque fuori e dentro la zona interessata dai lavori; check-point alle entrate dell’autostrada e nella zona della centrale elettrica dell’Iren – zona non di cantiere ma comunque cinta a sorveglianza armata -; e nei boschi le pattuglie del reparto elitrasportato Cacciatori di Calabria e Sardegna che fermano e identificano chiunque si avvicini alll’area proprio come si trattasse di zona di guerra.

I luoghi di soggiorno delle truppe li troviamo per primi a Susa, distante 7,4 km, cioè a 9 minuti di strada statale dal cantiere; poi mappatot scendendo verso Torino a Sangano, a 49 km, cioè a 39 minuti percorrendo la A32 e la statale SS 589; poi a Val della Torre, a 50,4 km, a 47 minuti di percorrenza  tra A32 e SS24; ad Avigliana, a 40,9 km e 34 minunti di A32; a Rosta, a 48,7 km, cioè 36 minuti tra A32 e SS25. Salendo verso l’Alta valle i primi soggiorni si trovano a Bardonecchia, distante dal cantiere 29,2 km, a cioè 31 minuti di percorrenza tra autostradaA32 e statali SS24 e SS335; al Colle del Sestriere, a 38,2 km, cioè 42 minuti tra A32, SS24 e SS23. Per i militari, gli appoggi al vettovagliamento sono la caserma degli Alpini di Oulx, distante 17 km, cioè 17 minuti tra A32 e SS24 e la caserma degli Alpini di Rivoli distante47,9 km, a 37 minuti dal cantiere tra A32 e SS25 (fonte google maps). Insomma sono dappertutto.

Il cantiere geognostico della Maddalena di Chiomonte, tunnel che ricordiamolo ancora una volta serve acara1 capire quali materiali ci sono nella montagna per poter affrontare lo scavo del tunnel di percorso della linea Av, ha come entrata la zona del paese di Venaus. Di fatto la dislocazione delle truppe a guardia del cantiere invade tutta la Valle di Susa, valle che da Rivoli a Bardonecchia misura 77,5 km, con una percorrenza media necessaria di 1 ora e 2 minuti. Se si considerano i posti di blocco sempre dislocati lungo il percorso e il normale avvicendamento nella turnificazione al cantiere, è impossibile per chiunque non incontrarepulmini, blindati e fuoristrada di Polizia e Carabinieri in qualunque momento del giorno.

Novità del mese è l’intensificazione del controllo dai cieli: costanti, a cadenze settimanali, elicotteri da guerra perlustrano la Valle di Susa dal cielo. Quattrocento militari provenienti da Herat, addestrati non soltanto militarmente ma anche nella gestione dell’ordine pubblico giungeranno al cantiere di Chiomonte direttamente dall’Afghanistan per affiancare i militari già presenti nell’area.

A questo si aggiunga l’incontro avvenuto a Parigi martedì 5 novembre tra il capo della Polizia, prefetto Alessandro Pansa, il generale di Corpo d’Armata Leonardo Gallitelli, comandante generale dell’Arma dei Carabinieri e le più alte cariche delle forze di polizia francesi: il prefetto Claude Baland, direttore generale della Polizia Nazionale e il generale di Corpo d’Armata Denis Favier, direttore generale della Gendarmeria. Immigrazione clandestina, radicalizzazione delle lotte No Tav, terrorismo e traffico di esseri umani i temi trattati nella riunione, nella quale Italia e Francia hanno gettato le basi per lavorare in sinergia, in vista dell’elaborazione della futura strategia dell’Unione Europea in materia di sicurezza interna. Ovvero: rafforzamento dei controlli di frontiera a pattuglia mista, maggiori controlli sui treni; operazioni ad Alto Impatto di cui si conosce a ora soltanto il nome altisonante;  attività di indagine congiunta sulle reti che favoriscono l’immigrazione “clandestina”, ma anche l’intensificazione degli scambi di informazione in tema di terrorismo, al quale si associa la ”gravità della radicalizzazione del movimento di opposizione italiano alla realizzazione della linea ad alta velocità Torino-Lione” e la preoccupazione francese di una sua deriva al di là delle Alpi (di fatto, già il 3 dicembre scorso, un pulmino della Digos italiana aveva seguito i manifestanti alla frontiera francese e poi a Lione, dove si teneva il vertice Monti-Hollande). Terrorismo e No Tav sono espressioni che godono ormai dell’ovvietà con cui vien naturale formularle assieme, come insieme Italia e Francia si armano per combatterle.

TARANTO: LA CITTÀ IN CUI UNA PARTE DELLA MAGISTRATURA SI È TOTALMENTE RIBELLATA AL POTERE POLITICO

http://lanotteonline.com/2013/11/07/taranto-la-citta-in-cui-una-parte-della-magistratura-si-e-totalmente-ribellata-al-potere-politico-1/

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Procede nel caos più assoluto l’opera risanatrice – se così si può chiamare – dell’Ilva di Taranto. I fatti più recnti sono che il g.i.p. Patrizia Todisco ha respinto un’istanza del comissariio governativoSandro Bondi intesa a ottenere il reimpiego nell’opera di risanamento di 230 milioni di euro sequestrati alla famiglia Riva come disposto dalla legge minacciando un nuovo sequestro senza facoltà d’uso da parte del Procuratore della Repubblica Franco Sebastio perchè i lavori di risanamento si stanno svolgendo con ritardo.

Ormai tutti a Taranto hanno compreso che, al di là della vicenda giuridica e dell’opera risanatrice, due schieramenti sono a confronto in singolar tenzone fra loro. L’uno che vuole ribaltare la titolarità dello stabilimento e passarlo dai Riva ad un altro gruppo industriale, segnatamente i Gavio, dei quali – secondo taluni – sarebbe socio occulto il potente ex Ministro dei Trasporti tarantino Claudio Signorile, l’altro invece che vorrebbe risanare l’Ilva nel segno della continuità della famiglia Riva.

Il primo schieramento si fa forte di alcuni segmenti mediatici e politici. Scrive l’Huffigston post un blog molto vicino al settimenale “L’Espresso” e quindi all’ex Sinistra democristiana di Carlo De Benedetti e ora di Matteo Renzi: La storia dell’Ilva è nota, ed è noto che dopo anni di colpevole distrazione la magistratura è intervenuta per riportare legalità nel polo siderurgico tarantino, uno dei più grandi e dei peggio gestiti, rispetto all’impatto su ambiente e salute, del mondo. Diranno le sentenze, se e quando arriveranno, in che dimensione e fino a quale profondità la politica nazionale e locale si sia fatta autrice o complice di reati; in particolare complice dei reati contestati alla famigliaRiva, che acquistò per poche lire la fabbrica dall’Iri negli anni ’90 e per quindici anni ha accumulato miliardi di profitti (Falso: Riva ha gestito l’Ilva per quindici anni l’ha pagata un milardo e mezzo di vecchie lire nel 1995 ilmassimo che potesse pagare un imprenditore privato dell’acciaio italiano in quanto la produzione di acciaio era stata fino ad allora quasi tutta in mano pubblica e negli anni buoni i profitti sono ammontati fino a un massimo di 800 milioni di euro ma poi ci sono stati anche gli anni di crisi n.d.r.) senza impiegarne lo “zero virgola” per ridurre, come prescrive la legge e come si è fatto nella siderurgia di mezzo mondo dalla Germania alla Corea (con il concorso finanziario al 50% dello Stato n.d.r.), la potenza di avvelenamento dei forni e dei depositi (tuttora a cielo aperto) di ferro e carbone. Falso anche questo: Riva ha investito in ambientalizzazione (elettrofiltri sistema dell’urea, altoforno 4 rifatto ex novo e altre opere) oltre 4 miliardi di euro n.d.r.

Ma in attesa dei processi e delle sentenze – continua l’Huffigton post – alcune verità già sono assodate. Una è che dei veleni dell’Ilva e delle omissioni dei Riva si sa da tempo. Le prime denunce sull’altissimo impatto inquinante della fabbrica di acciaio tarantina risalgono a più di vent’anni fa, merito di associazioni ecologiste e di gruppi auto-organizzati di abitanti di Taranto che a lungo sono stati gli unici a urlare che mettere lavoro contro ambiente e salute era una scelta senza dignità e senza futuro.

riva emilioGli altri, quasi tutti gli altri, hanno lasciato che il problema marcisse: l’azienda naturalmente, il sindacato, la politica. Di questa fitta rete di silenzi, compiacenze e aperte complicità ha fatto parte integrante la sinistra, che governa la Regione da 8 anni e Taranto da 6. La sinistra che con troppi suoi esponenti sia locali che nazionali ha intrattenuto robuste relazioni “informali” con i Riva: valgano per tutti gli esempi di Pierluigi Bersani (ieri osannato in quanto supporter di Prodi presidente della Repubblica oggi invece criminalizzato inqaunto ostile a Matteo Renzi n.d.r.), che da responsabile economico dei Ds accolse dai proprietari dell’Ilva nel 2006 un finanziamento elettorale di 100 mila euro – formalmente lecito ma quanto meno “inopportuno” -, o di Ludovico Vico, già deputato Pd e oggi commissario del Partito democratico a Lecce, che nel 2010 al telefono con Girolamo Archinà(“spicciafaccende” dei Riva) prometteva di far “buttare sangue” a uno dei due scriventi, colpevole di battersi in Parlamento contro un’ennesima norma “ad aziendam” inventata per legalizzare l’illegalità dell’Ilva.

Il segmento politico che appoggia i Gavio è quello che ruota attorno al ministro dell’economiaFabrizio Saccomanni dell’allegra brigata Saccomanni, Draghi, gitanti del Britannia e  vari e della rediviva corrente del P.D. che fa capo all’on.le Claudio Signorile.

L’imprenditore Beniamino Gavio aveva dato notizia tramite il quotidiano “Republica” di essere a capo di una cordata di imprenditori interessata a rilevare l’Ilva e a risanarla. Tra questi aveva incluso anche l’imprenditore Vittorio Malacalza imprenditore notoriamente molto0 liquido. Ma intervistato da “Il Messaggero” Vittorio Malacalza lo ha parzialmente smentito e ha detto: “La cordata di imprenditori per l’Ilva proposta da Beniamino Gavio “non e’ una boutade”, ma “e’ un”operazione difficile” e la famiglia Malacalza al momento non intende farsi coinvolgere. Ho letto le dichiarazioni di Gavio e, dopo quell’ipotesi qualcuno mi ha anche chiamato dal ministero dell’Economia per sapere se veramente eravamo interessati.

. Dunque il ministrodell’Economia Fabrizio Saccomanni spinge in questa direzione.

andrea-orlandoMa Gavio ha bleffato e quindi – allo stato – l’ipotesi più plausibile per un risanamento rimane ancora quella dei Riva, i quali sono già titolari dello stabilimento e quindi non devono alcunchè per rilevarlo e inoltre sono gli imprenditori dell’acciaio in Italia dotati ancora di maggiori disponibilità finanziarie. MaEmilio Riva il capostipite ormai ottantaseienne sta morendo e i figli vorrebbero – giustamente – una garanzia politica che lo stabilimento dopo il risanamento rimanga il loro e non passi invece, risanato e per un piatto di lenticchie a qualche altro imprenditore sostenuto da parti politiche a loro avverse.

A livello mediatico i Riva non hanno alcuno sponsor mentre a livello politico essi sono – forse – sostenuti dall’attuale ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, il quale recentemente ha autorizzato con decreto ministeriale senza prescrizioni alcune discariche interne all’Ilva per le quali la Procura della Republica di Taranto, ritenendole illegittime, aveva disposto addirittura l’arresto del presidente  della Provincia Gianni Florido ultimo dei moikani P.D. pro-Riva e tuttora detenuto per questo motivo ossia per aver tentato di farle autorizzare con prescrizioni

florido

Ma i Riva sono mal visti dal gruppo pelilliano-signoriliano che attualmente spdroneggia nel P.D. tarantino. All’ultimo congresso provinciale del P.D. i floridiani (ossia i seguaci del presidnete della Provincia Gianni Florido attualmente detenuto per la questione delle discariche e di tendenza lavorista) sono praticamente scomparsi e tutta la segreteria comunale e provinciale si compone ora di pelilliani-signoriliani (pelilliani da Michele Pelillo deputato unico rappresentate del P.D. tarantino in Parlamento e vicino alle posizioni dell’on.le Claudio Signorile) i qauli ora si atteggiano ad ambientalisti. C’è stato alcuni mesi fa un referendum cittadino in questo senso cha ha visto la partecipazione di solo il 15% della cittadinanza, a riporva del favore della cittadinanza per il risanamento e non per la dismissione dell’impianto. Ebbene il nuovo segretario del P.D. Walter Musillo appena eletto, ha significativamente dichiarato: “Al referendum  per la dismissione o la continuità dell’Ilva ho votato per la totale dismissione dell’Ilva”. Quasi a voler far intendere quale sarà la sua linea politica: spingere per la dismissione totale dell’impianto per assimilare il P.d. alla Todiscoagli ambientalisti e ai grillini e al tempo stesso però favorire lo spossessamento della titolarità dello stabilimento in capo ai Riva se dovesse prendere piede il piano Gavio-Signorile.

Michele Imperio 1. continua

Costi della politica, Camera. M5S: “Ecco tutti gli stipendi dei dipendenti”

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07/16/costi-della-politica-camera-m5s-ecco-tutti-stipendi-dei-dipendenti/657489/#.UnsvjOLYguA.facebook

Riccardo Fraccaro, deputato membro dell’Ufficio di presidenza è stato incaricato di raccogliere i dati sulle spese di Montecitorio: “Abbiamo incontrato un muro di gomma. Nessuno vuole che si tocchino questi privilegi”. Ecco la presentazione del primo dossier a 5 Stelle sull’argomento con un’ipotesi di riduzione

Deputati Movimento 5 stelle

Una Camera “oscura” di conti, stipendi e privilegi intoccabili al prezzo di 280 milioni all’anno. Il Movimento 5 Stelle racconta così l’entrata nelle istituzioni e il tentativo di realizzare uno dei punti chiave del loro programma: l’abbattimento dei costi della politica. Tetti retributivi e tagli alle indennità, l’ipotesi di riduzione delle spese è già sul tavolo dei parlamentari a 5 Stelle. E’ l’impresa che sognano, ma che ha già una prima difficoltà: la resistenza dei protagonisti.

Non volevano darci i dati ufficiali, siamo stati ostacolati in tutti i modi”, raccontano i deputati. Riccardo Fraccaro, membro dell’Ufficio di Presidenza e del Comitato per gli Affari del personale è stato il parlamentare incaricato di raccogliere le informazioni, ma il risultato è stato “trovare un muro di gomma” e uno status quo difficile da toccare. “Fraccaro”, ha denunciato Beppe Grillo sul blog, “ha chiesto di conoscere il trattamento retributivo nominativo percepito mensilmente da tutti i dipendenti appartenenti alle diverse qualifiche. Gli è stato risposto che in capo al deputato non esiste “un interesse giuridicamente rilevante alla conoscenza dei dati”.

All’appello mancano stipendi nominativi e il curriculum vitae dei dipendenti:”Nelle ultime ore”, ha dichiarato Riccardo Fraccaro, “è arrivata l’autorizzazione a pubblicare gli aumenti di stipendio e ci hanno dato accesso a 91 curriculum strutturali. E’ un passo avanti, ma non basta. Continueremo a chiedere”. Gli eletti a 5 Stelle hanno deciso di pubblicare un dossier sui costi di Montecitorio prima di affrontare la questione nell’ufficio di presidenza.

“Noi pensiamo”, ha continuato il deputato Fraccaro, “che questa crisi si debba combatterechiedendo a chi ha di più di dare di più. E possiamo farlo solo chiedendo coerenza. Vediamo quello che ho scoperto: il costo per il personale è di 280 milioni di euro. Per i dipendenti in pensione 220 milioni di euro. Se aggiungiamo le spese per i parlamentari, quasi 23 del bilancio della Camera è destinato a pagare dipendenti di Montecitorio”. Le proposte di riduzione e trasparenza sono state in parte accolte dagli altri partiti: “Il problema è che non hanno intenzione di essere efficaci veramente, ma vogliono fare scelte di facciata. Ho chiesto di vedere i curriculum, ma si sono opposti Pd e Sel. La Boldrini ha scelto invece di pubblicare le curve retributive fino al 35esimo anno di carriera, ma si tratta di una presa in giro: gli stipendi aumentano automaticamente e senza merito”. Secondo Fraccaro, l’intervento annunciato sulle curve retributive “non intacca i diritti acquisiti e i tagli si applicheranno solo ai futuri dipendenti e per quelli attuali non è stata accettata neppure l’introduzione di un tetto massimo. “Tra le proposte che abbiamo avanzato, c’è quella di inserire il merito nell’aumento di stipendio. Provvedimenti sono stati presi sulle ferie, maggiori rispetto ai dipendenti pubblici al di fuori della Camera. Un’altra battaglia: divieto di cumulare le pensioni con ulteriori incarichi. Poi temporaneità degli incarichi e dei vicesegretari generali.Temporaneità che permette di non creare poli di potere“. 

La denuncia del Movimento 5 Stelle riguarda tutta l’attività parlamentare. “L’ufficio di presidenza”, ha aggiunto Luigi Di Maio, vice presidente della Camera, “non ha fatto che approvare privilegi. Tanti i capitoli da affrontare. Intanto i vitalizi ci costano 91,8 milioni di euron e con la nostra proposta di stipendi ridotti potremmo risparmiare 42 milioni di euro”. Per stipendi e pensioni di dipendenti, parlamentari ed ex vanno via 784 mln l’anno mentre gli stipendi apicali dei consiglieri ammontano a quasi 400mila. C’è poi il capitolo dell’affitto degli immobili, che costa alla Camera, “dunque ai cittadini, 30 milioni di euro l’anno”. Soldi spesi, a detta dei 5 Stelle, in barba a possibili e semplici risparmi. “Gli uffici degli ex presidenti Bertinotti e Fini sono incredibilmente ancora qui: 10 stanze del Theodoli-Bianchelli. Senza dimenticare gli appartamenti dei questori: la scorsa legislatura erano a palazzo Marini 1, edificio poi dismesso, ci si è affrettati ad adeguare il nuovo palazzo: costo 200 mila euro. Inizia nuova legislatura: li dismettiamo”. Spazi che Di Maio propone di utilizzare per farli diventare uffici, aspettando che scadano i gli affitti senza possibilità di recesso..

Tanti gli sprechi denunciati: “Qui dentro si stampano atti parlamentari per 9 milioni di euro, è giunto il momento di informatizzarci. Si spendono ogni anno 4 milioni per l’acquisto software, noi proponiamo di usare i software open source. Poi l’assicurazione per la vita ci costa 110 milioni di euro. Si regge sui contributi dei parlamentari” . Nel dossier presentato alla stampa anche una lista di proposte: “Noi vogliamo aggredire i diritti acquisiti. Non lo dico solo per la Camera dei deputati. I vitalizi ad esempio sono una spesa enorme e credo che potremmo affrontare un ricorso per l’abolizione. Se non cominciamo, scarichiamo sempre sulla generazione futura”. Ci sono poi le erogazioni ad enti esterni: 100 mila euro per il circolo di Montecitorio, 20 mila per il rettore della Chiesa San Gregorio Nazianzeno, 260 mila per l’Unione Interparlamentare. Altri risparmi, secondo il dossier, si potrebbero ottenere intervenendo sui contributi alle assicurazioni dei parlamentari e tagliano di qualche punto percentuali altre spese: per esempio, 7,1 milioni di euro l’anno per le pulizie, 3,8 per la gestione dei servizi informatici più altri 3,1 per la manutenzione software ed hardware, 3 milioni di euro per l’ufficio stampa

Ecco i primi dati che il Movimento 5 Stelle ha potuto consultare:

Il personale e i livelli retributivi
I dipendenti pubblici in servizio alla Camera sono 1521, divisi in cinque livelli a cui corrispondono diverse retribuzioni. Al quinto livello troviamo 183 consiglieri parlamentari: 121 generali, 33 con la funzione di stenografi, 18 bibliotecari e 8 tecnici. Questi arrivano a guadagnare fino a 400 mila euro lordi all’anno a fine carriera, dopo 41 anni di servizio. Cominciano guadagnando € 2.920,44 netti al mese, e poi ogni due anni scatta l’aumento di stipendio. Così dopo 25 anni passano a 341, 947 annuali lordi. A cui si aggiunge, per 170 circa di loro, l’indennità di funzione che aumenta secondo il grado. Si parte con circa 3900 euro lordi per il segretario generale fino a scendere sui 600 euro mensili per le qualifiche minori.

Il quarto livello invece riguarda 293 dipendenti pubblici, che comprendono documentaristi, tecnici e ragionieri. Cominciano con uno stipendio di € 1.876,57 netti al mese e dopo 25 anni hanno un guadagno pari a 227 786 lordi all’anno. E a fine carriera arrivano a quasi 270mila euro. Senza dimenticare che 139 di questi godono di un aggiunta mensile, ovvero dell’indennità di funzione.

Il terzo livello: comprende  777 dipendenti che svoglono la professione di segretari, assistenti di settore, infermieri di reparto, coordinatori. Il loro stipendio è di 40 968 euro lordi iniziali all’anno per poi crescere fino a 167 400 euro a fine carriera. Di questi, 118 hanno lo stipendio aumentato grazie all’indennità di funzione.

Il secondo livello è composto da 262  persone tra segretari, assistenti parlamentari, collaboratori tecnici. La retribuzione iniziale è di circa 40mila euro all’anno lordi e a fine carriera arriva a 156mila euro circa. 

Il primo livello sono invece gli operatori tecnici. Un assunto risulta alla Camera, che guadagna dopo 25 anni circa 35 644 euro lordi.

Indennità
La proposta dei 5 Stelle riguarda anche la riduzione dell’indennità di funzione percepita dai dipendenti di Montecitorio. La spesa attuale complessiva arriva a 4 150 334, 16 euro lordi e l’idea è quella di dimezzarla a 2 594 534, 53 con riduzioni che vanno dal 70% per il segretario generale fino al 30% per i vice assistenti.

CARCERE DI LECCE: 22 SECONDINI, 15 IMPIEGATI E ZERO DETENUTI. DA 5 ANNI IN ATTESA DI NOTIZIE DAL MINISTERO, AL COSTO DI 5 MILIONI DI EURO L’ANNO

http://piovegovernoladro.altervista.org/blog/2013/11/06/carcere-di-lecce-22-secondini-15-impiegati-e-zero-detenuti-da-5-anni-attesa-di-notizie-dal-ministero-al-costo-di-5-milioni-di-euro-lanno/

Il carcere senza detenuti e con 30 dipendenti

Si spreca anche in carcere. Accade a Lecce, dove il carcere minorile è vuoto: zero detenuti. Ma nonostante la mancanza dei carcerati, la struttura è ancora in piedi, perfettamente attiva, con i relativi costi di gestione. A partire dai dipendenti, 28 persone a libro paga per non fare nulla, con una spesa annua pari a 5 milioni di euro.

Come spesso accade in questi casi nessuno si prende la responsabilità dello spreco e i dirigenti dell’istituto di Lecce dicono soltanto che sono in attesa di notizie, e ordini, dal ministero di Giustizia. A Roma potrebbero così partorire un’idea semplice ed efficace: chiudere l’ìstitituto fantasma ed utilizzare i fondi risparmiati per un altro carcere dove i detenuti ci sono davvero e oggi vivono in condizioni disumane.

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“Ventidue agenti, nessun detenuto” L’altra faccia del caos penitenziario

«I GUARDASIGILLI passano, ma l’emergenza resta. Considerando che, quanto all’edilizia carceraria, le costruzioni realizzate dal 2006 a oggi sono frutto, in buona sostanza, degli impegni assunti dall’allora ministro della Giustizia Clemente Mastella, bisogna concludere che in Italia concetti come ‘fare chiarezza’ e ‘razionalizzare’ sono parole d’ordine rivoluzionarie». Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo della Polizia penitenziaria (Sappe) porta il punto di vista degli agenti di custodia nel dibattito sulla strategia per disinnescare la bomba a tempo del sovraffollamento nelle celle, dopo il pesante monito della Corte europea per i diritti umani.

Fare chiarezza e razionalizzare, dunque. Invece di costruire nuove carceri?
«Se a suo tempo fossero state concentrate le risorse disponibili per ristrutturare il patrimonio edilizio esistente, anziché privilegiare i grandi appalti dalle lunghe ombre, forse non saremmo a questo punto. Eppoi nel sistema tutto si tiene, quando si parla con leggerezza dei famosi 22mila posti letto in più da assicurare alla popolazione detenuta non si può eludere la domanda che nasce spontanea: e gli agenti per sorvegliarli, dove si vanno a prendere?».

Anche su questo fronte c’è spazio per riformare a costo zero?
«C’è un esempio grande come una casa: la giustizia minorile, articolata in Centri di prima accoglienza e Istituti penali. Nel Cpa di Taranto transitano in un anno 3 detenuti al massimo, mentre risultano impegnati ogni giorno 9 agenti e un ispettore. L’Ipm di Lecce forse è un caso limite: da cinque anni non passa un detenuto, ma lì sono in servizio 22 agenti e 15 impiegati. E segnalazioni non molto distanti da questa realtà arrivano anche da Salerno, Ancona e Caltanissetta. In Italia, su 450 minorenni in carcere sono chiamati a vigilare 900 agenti, senza contare i circa 1200 amministrativi. Razionalizzare vuol dire restituire il 50% di queste forze al circuito ‘maggiore’. Dove peraltro esistono casi di squilibrio in controtendenza».

Casi troppo ‘virtuosi’?
«Nella Casa circondariale di Gela, inaugurata da Alfano quando era Guardasigilli, 90 agenti per 60 detenuti; ad Avezzano il rapporto è di 85 a 65; situazioni analoghe a Lucera e San Severo. Che senso ha? Di contro, in un alveare come San Vittore 790 agenti devono fare i conti con 1600 detenuti, ma solo sulla carta: perché 299 di loro sono distaccati ad altri servizi».

Telecamere per sostituire i sorveglianti e ‘braccialetti’ per monitorare gli scarcerati?
«Le telecamere non vedono dentro le celle e i braccialetti, su 2000 del nuovo stock ordinato, finora sono stati applicati a 7 persone».

Fonte: (Qui)

Hanno rubato 620 miliardi di euro al 99% degli italiani. È tempo di riprenderseli

http://www.rivieraoggi.it/2013/03/09/161739/hanno-rubato-620-miliardi-di-euro-al-99-degli-italiani-e-tempo-di-riprenderseli/

In 20 anni l'economia italiana si è vista sottrarre 620 miliardi di euro per ottemperare ai parametri europeiIn 20 anni l’economia italiana si è vista sottrarre 620 miliardi di euro per ottemperare ai parametri europei

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In media spariscono dalla circolazione circa 30 miliardi all’anno, necessari a sostenere gli impegni di Maastricht, fin dal 1992. 250 sono andati alle banche straniere, circa 150 a quelle italiane. Ecco perché siamo più poveri. E le banche centrali scrivono: “Il debito pubblico non serve a garantire la spesa pubblica, ma a garantire investimenti sicuri”

di: 9 marzo 2013 @16:53

Eccoci qui: dal 1992 al 2012 gli italiani hanno versato 620 miliardi di tasse superiori all’ammontare della spesa dello Stato: 620 miliardi di avanzo primario (o anche saldo primario), benedetto da tutti gli economisti mainstream e dai loro politici di riferimento. L’obiettivo di tanto sadismo? Entrare nei parametri di Maastricht (1992) ed essere dentro l’eurozona. Nonostante l’immane sforzo, l’Orco Cattivo dei nostri tempi, l’Antipaticissimo Debito Pubblico, è passato da 958 a 2 mila miliardi di euro. Non c’è verso, eh? Per la cronistoria, vai al termine dell’articolo*.

UN PROBLEMA, TANTE RISPOSTE Non esiste un solo modo per affrontare un unico problema. Ogni soluzione ha vinti e vincitori: di seguito, cercheremo di proporre la soluzione a favore del 99%, o forse qualche frazione in più.

STATO ATTUALE: EURO E AUSTERITA’ Se in questi 20 anni non si fossero “rubati” 620 miliardi dalle tasche dei cittadini, avremmo un debito pubblico di 2.600 miliardi, quindi nel 2012 avremmo pagato circa 115 miliardi di interesse anziché una novantina. Tuttavia, va detto, in tutti questi anni avremmo avutoconsumi superiori per 620 mld, che equivalgono ad un centinaio di miliardi di Iva, e poi Irpef, Irpeg, nuovi assunti, imprese che non avrebbero chiuso. Capitolo lungo, ad ogni modo si tratta di una base tra l’1 o al 2% del Pil, più l’effetto moltiplicatore, sottratta alla ricchezza degli italiani. So cosa vi dicono i politicanti da quattro soldi. Ma la realtà è che tutto questo serve perché “scopo del debito pubblico non è di garantire la spesa pubblica ma di fornire investimenti sicuri“: lo si scrive chiaramente, sulFinancial Times, e il virgolettato è della Bank of International Settlements, “la superbanca delle Banche centrale”. Lo scopo dello Stato è di fornire titoli di stato sicuri ai grandi investitoriAnd you, pay.

3% L’Italia nella zona euro è stato il paese più penalizzato dai vincoli di bilancio: per questo l’enorme sforzo è servito, essenzialmente, a riempire di lire prima ed euro poi i forzieri di lor signori. Il debito deve convergere verso questo fantomatico 60% del Pil (il che non significa nulla, così come oggi sappiamo che nessun Re è designato dalla Provvidenza Divina). Fino al 2007, prima della Grande Recessione, erano stati destinati alla riduzione del debito pubblico 270 miliardi di euro, per portare la percentuale dal 121,8% del 1994 al 103,6% del 2007. Venti miliardi di euro all’anno sottratti alla circolazione privata per 13 anni.

TESORETTO SPRECATO? Nessun tesoretto dunque, nessun “dividendo euro”. Questa favola la lasciamo ai plurilaureati. Ne abbiamo già parlato qui: gli interessi sono scesi in tutto il mondo. Ora il problema è chela contrazione del debito pubblico in rapporto al Pil, con una moneta straniera quale l’euro, deve essere pagata dai cittadini con tasse e tagli alla spesa. Oltre quei 270 miliardi di cui sopra, altri 350 sono semplicemente finiti in pagamento degli interessi sul debito. Quando poi le cose sono cambiate a causa del crack finanziario, il castello è saltato. Monti, Rehn, Merkel hanno la stessa identica ricetta per vincere la sfida con l’Orco Cattivo: meno spesa, tasse invariate, o anche aumentate, riduzione di salari e stipendi, esportazioni con riduzione consumi interni. La via del Bangladesh. L’evidenza li ha sconfitti, ma non molleranno. E questo impone o un cambiamento dei paradigmi fin qui adoperati, o il perseverare sugli stessi (buona fortuna).

CON L’EURO E i vincoli attuali, però, non c’è alternativa, e non ci sarà neppure per il prossimo governo che li accetterà. Il debito pubblico, da saldo contabile, è diventato lo strumento attraverso il quale sottrarre potere a masse di popolazione sottoposte a shock informativi ed economici. Punto.

NEL 1980 Nonostante l’inflazione indotta dalla quadruplicazione dei prezzi del petrolio (si era al 21%), un italiano medio risparmiava il 25% del proprio reddito, e così fino al 1991. Gli operai compravano case anche per i figli. Si facevano vacanze di un mese. Oggi, con le regole dell’austerità, abbiamo una inflazione del 3% ma gli stipendi salgono solo dell’1,5%; il mercato immobiliare è fermo; il risparmio è crollato al 6%, le famiglie in dieci anni hanno aumentato i loro debiti del 140%, quasi tutti intaccano i risparmi di una vita, o sono sul punto di giocarsi i 9 mila miliardi di euro di risparmio privato nazionale, la ricchezza sulla quale sono puntate le fauci delle corporation internazionali che tengono in pugno i finti leader politici italiani. Mentre noi ce la sbattiamo per 4 miliardi di Imu.

NEL 1978 Sarebbe stata la Banca Centrale, esclusiva monopolista della moneta, a fissare il tasso di interesse; a bloccare l’espansione del deficit negativo, quello per interessi. Ed è quello che dobbiamo chiedere a gran voce, subito. Inutile chiederlo alla Bce. Dal 1946 al 1981 il tasso reale di interesse è stato di -1,5%; dopo, circa 4%. Vogliamo tornare al denaro sudato con il lavoro e  garantito dall’ingegno e non dalla pura speculazione. Il tasso naturale di interesse è zero.

CHI CI HA GUADAGNATO I 620 miliardi rubati agli italiani sono andati per il 43% all’estero (quasi tutte banche estere), quindi circa 250 miliardi sono espatriati; il 3,7% alla Banca d’Italia; il 26,8% ad istituzioni finanziarie (banche, assicurazioni) italiane; il 13% (circa 80 miliardi) sono tornati direttamente nella disponibilità di privati cittadini italiani, ovviamente per lo più delle classi medio-alte.

VERO FURTO Siamo abituati ad ascoltare parole come “la corruzione ci costa 60 miliardi”, “l’evasione fiscale ci costa 120 miliardi”. In realtà per quanto disdicevoli e da perseguitare legalmente, queste voci (i cui importi sono poi da verificare) rappresentano una partita di giro interna con vinti e vincitori. I 620 miliardi di avanzo di bilancio 1992-2012 sono invece una precisa scelta politica: sono soldi sottratti veramente ai cittadini e scomparsi dalla circolazione dell’economia vera per garantire alla grande finanza.

Aver trasformato il debito pubblico da puro dato contabile a cappio reale attorno al collo della società italiana è la più grande responsabilità della classe politica dell’ultimo trentennio. Nessuno, però, sta chiedendo scusa. A tal proposito val la pena di citare le parole dell’ex ministro del governo Prodi,Tommaso Padoa Schioppa, riportate dal Corriere della Sera nel 2003: “Nell’Europa continentale, un programma completo di riforme strutturali deve oggi spaziare nei campi delle pensioni, della sanità, del mercato del lavoro, della scuola e in altri ancora. Ma dev’essere guidato da un unico principio: attenuare quel diaframma di protezioni che nel corso del Ventesimo secolo hanno progressivamente allontanato l’individuo dal contatto diretto con la durezza del vivere“. Sì, è stato un ministro del “centrosinistra”: ecco perché non vincono mai.

FUTURO Gli impegni sottoscritti nel 2012 dal governo Monti fanno felice Draghi, garante del pagamento degli interessi degli italiani. Un po’ meno felici gli italiani. Con il pareggio di bilancio in Costituzione i circa 30 miliardi annui fin qui pagati dagli italiani saliranno a circa 90 (per coprire del tutto la spesa per interessi), con il Fiscal Compact dal 2015 si salirà a circa 140 (per abbattere il debito…). Con l’Iva al 23%, l’inflazione al 2%, una trentina di miliardi di tagli e altrettanti di dismissioni del patrimonio pubblico, ce la si fa. Se poi si è poveri, chi se ne frega.

 

*Nel 1992 gli italiani hanno pagato 14,5 miliardi di euro più di quanto lo Stato abbia speso per servizi. C’era il governo Amato, la super-finanziaria, della Dc e del Psi e Tangentopoli, tutte insieme. Tutte insieme soprattutto al cambio semi-fisso al quale era stata costretta da anni la lira: insostenibile. Così, indossando vestiti inappropriati, iniziano le crisi finanziarie moderne. Anzi: vengono fatte iniziare.

Poi, nel 1993, la cifra è salita a 21,5 miliardi, con Ciampi e nel 1994, con il primo governo Berlusconi e la Seconda Repubblichetta 20,1 miliardi, quindi di seguito, quasi 40 miliardi nel 1995 con l’altro tecnico Lambertow Dini, addirittura 46 l’anno successivo con l’Ulivo di Prodi, per arrivare alla batosta del 1997: c’era da entrare in Europa coi conti in ordine, e gli italiani pagarono 69 miliardi di euro più di quanto lo Stato avesse loro concesso con i servizi (strade, sanità, scuole, giustizia, ordine pubblico, finanziamenti alle imprese, pensioni…).
Ma non bastava: 1998, arriva l’ex comunista D’Alema e mentre si bombarda la Serbia di nuovo 55,6 miliardi a vantaggio dello Stato, nel 1999 torna Amato e si supera, altri 55 miliardi, quindi nel 2000, sospinti dall’ultimo boom della new economy negli Stati Uniti, altri 65,5 miliardi che dal settore privato nazionale entrano nelle tasche dello Stato. L’ultimo anno della lira vede ancora 40 miliardi scomparsi dai portafogli di operai, imprenditori e studenti e finire nelle casse pubbliche, sotto gli occhi del Dottor Sottilissimo, mister 31 mila euro al mese di pensione, l’Amato.
Arriva l’euro, e i vincoli con i quali l’Italia viene soggiogata continuano: gli italiani si ritengono sporchi, brutti e cattivi, non ancora Maiali, e quindi la tosatura continua: 35 miliardi “del nuovo conio” nel 200221,4 nel200316,7 nel 20044,3 nel 2005, il tutto sotto la regia di Silvio II da Arcore. Nel 2006 torna Romano II da Bologna, e il ritmo riaumenta, perché, è incredibile, il centrosinistra è più finanziarizzato del centrodestra:19,3 miliardi nel 2006, ben 54 nel 2007, fino a 37,7 nel 2008, quando, con Silvio III, il mondo cambia (non per merito o colpa sua, ma qualcosa accade dalle parti di una strada chiamata Wall, a New York).
Il mondo cambia e per la prima volta dal 1992 il governo Silvio III-Tremonti deve allentare la morsa: difatti nel 2009 è lo Stato che concede una piccola mancia, pari a 11,8 miliardi; praticamente si fa pari e patta l’anno successivo (356 milioni dallo Stato a favore dei cittadini), per poi, con l’avvento dell’Austerità nuda e cruda che Silvio III non riusciva ad imporre ad un Parlamento sgangherato, corrotto (ladri di polli) e tramortito dai referendum del giugno 2011, tornare a menare duro su una economia nazionale in Grande Recessione: altri 15,6 miliardi di euro nel 2011, ben 44,9 previsti nel 2012 e addirittura a crescere, 63,8 nel2013 e record dei record, 71,8 nel 2014. Professor Monti, record dei record: l’ultima tosatura, per restare Nudi&Vegeti.
Se tutti questi numeri vi hanno annoiato, sappiate che si tratta del “Saldo Primario” dello Stato italiano dal 1992 al 2012, e la somma complessiva è di circa 620 miliardi di euro (escluse le previsioni future: si arriverebbe a 750 circa).

Firenze, “la moglie del sindaco Renzi usa pass marito per corsie preferenziali”

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/11/06/la-moglie-di-renzi-con-il-pass-del-marito-per-percorrele-le-corsie-preferenziali/768793/

Il servizio fotografico pubblicato sul prossimo numero di Panorama immortala Agnese Landini alla guida dell’auto del primo cittadino lungo il tragitto da casa a scuola. Lei: “Non succederà più”

Firenze, “la moglie del sindaco Renzi usa pass marito per corsie preferenziali”

Il marito va in bicicletta, la moglie usa il suo pass per le corsie preferenzialiAgnese Landini, consorte del sindaco di Firenze Matteo Renzi, è stata immortalata dal settimanale Panoramamentre, alla guida della vettura del primo cittadino, percorre il tragitto tra l’abitazione di Pontassieve e Poggio Imperiale, dove insegna. Una vettura dotata del permesso che qualifica l’autovettura come impegnata in “servizio istituzionale”.

Le fotografie sono state realizzate il 31 ottobre scorso per Panorama da un freelance  fiorentino e verranno pubblicate nel numero del settimanale in edicola domani

Secondo Panorama la Landini, ogni volta che le è stato possibile, ha attraversato le corsie preferenziali lungo i 20 chilometri che separano la casa dalla scuola, evitando così code e ingorghi. “Ero in ritardo per andare a scuola, ho preso una corsia preferenziale, ho sbagliato. Non succederà di nuovo. Mi scuso se ho offeso la sensibilità di qualcuno e mi spiace richiamare su di me e sul mio lavoro un’attenzione che non voglio”, ha detto la moglie di Renzi aggiungendo che “d’ora in poi starò attentissima a togliere il tagliando del permesso del Comune di Firenze quando userò io l’auto, ma sentirmi  paragonata alla casta mi sembra profondamente ingiusto”.

L’attacco politico a Renzi parte dal consigliere comunale d’opposizione Tommaso Grassi: “Mentre il sindaco Renzi sarà stato da qualche parte di Firenze o dell’Italia a farsi fotografare in bici o su una macchina elettrica, o a farsi riprendere da tv e rincorrere dai giornali per inaugurare qualche nuova opera o avvio di cantiere, o a enunciare uno dei punti programmatici per l’Italia, sua moglie, utilizzando la macchina di famiglia, percorreva le corsie preferenziali, vietate ai comuni cittadini, fruendo del permesso riservato al sindaco per servizio istituzionale”. Secondo Grasso “anche se non ci fosse alcuna conseguenza né penale né sanzione, il problema è evidente e il sindaco – sostiene Grasso – è smascherato: quanti bluff, quante contraddizioni tra il dire e il fare, quanti slogan a cui è seguito perfettamente il contrario, quanti attacchi contro la casta e i privilegi, e il risultato? L’ennesima dimostrazione che Renzi predica bene, ma razzola male”.