STOP VIVISECTION: un enorme successo

COMUNICATO EQUIVITA

05.11.13

 STOP VIVISECTION: un enorme successo

 Carissimi amici,

siamo lieti di inoltrarvi il comunicato ufficiale di STOP VIVISECTION, che segue il termine della raccolta-firme fissato per il 1 novembre 2013

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Il primo novembre 2013 si è conclusa la raccolta firme per l’iniziativa popolare europea STOP VIVISECTION. È stato superato di molto l’obiettivo minimo del milione di firme in tutta Europa. Ad oggi però non si è ancora in possesso di dati definitivi in quanto le firme cartacee stanno pervenendo al comitato centrale dai 28 paesi dell’Unione Europea. Già è certo che ben 12 paesi hanno raggiunto e superato gli obiettivi nazionali fissati dal Regolamento europeo, a dimostrazione della diffusione europea di STOP VIVISECTION.

Si tratta della più imponente azione democratica mai condotta contro la sperimentazione animale e di uno dei primi casi di successo di una iniziativa popolare europea, il nuovo strumento di partecipazione diretta dei cittadini all’attività legislativa dell’Unione Europea previsto dai Trattati.

Il ringraziamento va a tutti coloro che col loro impegno hanno reso possibile il raggiungimento di questo storico risultato che rappresenterà per sempre una pietra miliare nella lotta all’inutile e dannosa pratica della sperimentazione animale nonché un passo fondamentale per la sua completa abolizione a favore di una scienza più efficace per la salute umana.

Dopo le fasi di conteggio che si svolgeranno nelle prossime settimane, l’iter istituzionale prevede la verifica da parte delle Autorità nazionali delle firme e la validazione del risultato finale raggiunto. Questa fase dovrebbe concludersi entro marzo 2014. A quel punto la Commissione Europea riconoscerà ufficialmente l’approvazione popolare di STOP VIVISECTION e pertanto verrà fissata la data dell’audizione pubblica e istituzionale dei rappresentanti del comitato, André Menache e Gianni Tamino, da parte della Commissione Europea. A seguito dell’audizione la stessa Commissione Europea avrà 3 mesi di tempo per predisporre una risposta scritta e pubblica relativa agli interventi legislativi che intende proporre per rispondere alla richiesta espressa da oltre un milione di cittadini.

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EQUIVITA, Comitato Scientifico Antivivisezionista Via P. A. Micheli, 62  00197 Roma

Per donazioni: c/c postale:88922000 oppure, IBAN:  IT55  N076  0103  2000  00088922000


Ruba mele e noci per fame, denunciato

In supermercato di Imperia, bottino di 4 euro
05 novembre, 12:37

Ruba mele e noci per fame, denunciato (ANSA) – IMPERIA, 5 NOV – Per aver rubato mele e noci al supermercato Eurospin di Imperia (bottino di 4 euro) un pensionato di 64 anni è stato denunciato dalla polizia con l’accusa di furto aggravato. Secondo quanto si è appreso, l’anziano avrebbe agito ”spinto dalla fame”. E’ stata la direzione del supermercato a chiamare il 113 e gli agenti, malgrado l’esiguità del bottino, non hanno potuto far altro che segnalare l’uomo all’autorità giudiziaria.
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2013/11/05/Ruba-mele-noci-fame-denunciato_9569114.html


Treviso manda un messaggio alla Romania

quando si tratta di pagare la troika si fa sentire e ci mette un attimo a ricattare i paesi UE
Quando si tratta di applicare il rispetto degli animali fa orecchio da mercante. Ma dalla Ue dei banchieri, spietata ed assassina che ci si può aspettare

 Tutti voi sapete le crudeltà che quotidianamente si compiono nei confronti dei poveri cani randagi in Romania. Ebbene, di fronte a tale inaudita e gratuita violenza non potevamo rimanere inermi spettatori. Poiché tutti noi non amiamo solo i nostri cani ma tutti i cani e poiché siamo fermamente contrari ad ogni forma di violenza nei confronti di chiunque, abbiamo deciso di agire.

Da un lato, perché riteniamo giusto e doveroso dare il segno della nostra civiltà e, dall’altro, per informare l’opinione pubblica su ciò che sta accadendo in Romania e di cui nessuno sembra sapere veramente nulla.

 Quindi OIPA, ENPA e LAV trevigiane hanno indetto per sabato 9 novembre dalle ore 10.30 una manifestazione con corteo in partenza dal Municipio (nel quale abbiamo chiesto un incontro con il Sindaco per chiedergli, visto il gemellaggio con Timisoara, di fare pressione sui colleghi rumeni per porre fine alla mattanza) per proseguire in corteo fino a P.zza Borsa, passando per P.zza dei Signori.

Ovviamente siete tutti inviati, con i vostri amici a 4 zampe, e vi prego di estendere l’invito ad amici, parenti e conoscenti affinché sia garantita un massiccia presenza.

Chi sa usarlo utilizzi Facebook e Twitter o quello che credete possa essere utile per diffondere l’evento e coinvolgere più persone possibile.

 Allego volantino manifestazione da affiggere dove potete e che ciascuno potrà stamparsi in modo da rendere esplicito il messaggio e coreografica la manifestazione. Naturalmente è auspicabile anche qualsiasi altra forma d’espressione fai da te.

 È molto importante il successo della manifestazione poiché speriamo che da questa nostra ne possano seguire moltissime altre in ogni città fintanto che riusciremo a convincere i governanti rumeni a recedere dal folle progetto di sterminio.


Come la Romania risolve il problema della disoccupazione

Fonte: Leggo

 MILANO – Un cucciolo di peluche insanguinato contro la strage di cani randagi che sta avvenendo in Romania.

Con in testa quel cagnolino di peluche insanguinato una cinquantina di attivisti del Movimento Animali Liberi con 269Life Italia e Cani Sciolti ha organizzato un presidio autorizzato di fronte al Consolato della Romania, a Milano.

Con striscioni, fischietti e megafoni gli attivisti dalla tarda mattinata hanno protestato in strada contro «Una nazione che si macchia di un crimine degno di un Paese dalla moralità ed etica inesistenti». In Romania – spiegano gli attivisti – «si sta legalizzando l’uccisione di massa degli animali con metodi atroci. I cittadini ricevono 60 euro per ogni randagio che catturano, quando costerebbe solo 25 euro sterilizzare i cani».

 In questo modo molti cittadini – denunciano le associazioni sotto la finestra del console rumeno – si stanno improvvisando ‘dog hunter‘, impiccando, uccidendo, mutilando barbaramente i cani per le strade. Al blitz organizzato a Milano hanno partecipato anche alcuni cittadini rumeni che si sono detti preoccupati, soprattutto dalle notizie che ricevono: «Su Facebook – hanno detto – da giorni circola un video in cui si vede un bambino che da’ fuoco ad un cane. Sintomo che si sta incentivando la popolazione a uccidere i randagi».

 Intorno alle 15.00, quando si è conclusa la manifestazione, due attivisti sono riusciti a entrare al Consolato e hanno consegnato a due rappresentati la documentazione raccolta dalle associazione in questi mesi.

http://freeanimals-freeanimals.blogspot.it/2013/10/come-la-romania-risolve-il-problema.html

 


Petrini: «Le proteste No Tav sono un’orgogliosa rivendicazione»

http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=50739&typeb=0&Petrini-

Anche il fondatore di Slow Food dice la sua sul Tav e sulla lotta che da vent’anni si oppone a quella ormai nota come «la grande opera inutile».
giovedì 31 ottobre 2013 11:46 www.nuovasocieta.it 
Carlo Petrini

Carlo Petrini

 

di Marta Tondo

Dopo diversi intellettuali e uomini di cultura come Erri De Luca, Ascanio Celestini, Mauro Corona che si sono espressi sulla contrarietà alla linea ad alta velocità Torino-Lione e alla vicinanza, all’appoggio e alla legittimità del movimento, ora anche Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, dice la sua sul Tav e sulla lotta che da vent’anni si oppone a quella ormai nota come “la grande opera inutile”.

«Le proteste No Tav in Val di Susa, al di là delle considerazioni di parte, rappresentano un’orgogliosa rivendicazione in difesa dell’integrità di un territorio, mentre coinvolgono ogni generazione e ceto sociale, quasi sempre in maniera molto civile, benché si tenda a dipingere tutti i contestatori come terroristi». È questa l’analisi che si legge nel suo nuovo libro dedicato ai movimenti di protesta, “Cibo e libertà”.

«È comune la richiesta, soprattutto da parte delle giovani generazioni – è l’analisi di Petrini – di un modello nuovo di sviluppo, per governare e gestire le delicate questioni ecologiche e sociali che si vanno imponendo in questo periodo storico, definito come post-moderno».

«Non si può generalizzare e accomunare tutto con facilità, perché si rischia di banalizzare le singole istanze e situazioni, ma certo – prosegue – è che dalla protesta no-global del “popolo di Seattle” durante la riunione del Wto del 1999 i casi si sono moltiplicati con sempre maggiore frequenza. Considerando anche solo gli ultimi anni».

Un viaggio attraverso i movimenti che lottano per creare qualcosa di diverso e di migliore: «Dalla primavera araba, il movimento Occupy, le mobilitazioni pacifiche degli Indignados, che dalla Spagna nel 2011 si sono diffuse nel mondo, e ci metto anche le proteste No Tav in Val Susa». Tutte quelle lotte fatte nel nome della libertà.

Intercettazioni/Sardegna. Dopo Echelon tutti sapevano che ci spiavano; perchè il Garante Rodotà era l’unico a no n sapere ?

4 novembre 2013 alle ore 10.38

La Nuova Sardegna 27/10/2013

Spiati da decenni, l’isola strategica il datagate e la rete degli 007

di Piero Mannironi

 Ciò che oggi più stupisce è che c’è ancora chi si stupisce. No, non è un gioco di parole, ma semplicemente l’estrema sintesi di una grande ipocrisia politica. Nessun governo, infatti, può sorprendersi e dichiararsi scandalizzato dal fatto che gli Stati Uniti, insieme al tradizionale e fedelissimo alleato inglese, abbiano organizzato e strutturato un gigantesco e capillare sistema globale di spionaggio. Il perché è molto semplice: nessuno può dire di non sapere e di non aver saputo. Anzi, molti paesi hanno perfino collaborato alla creazione di questo “Grande fratello” che ha il suo cervello e il suo cuore operativo a Fort Meade, nel Maryland, sede della onnipotente agenzia Nsa (National Security Agency). È infatti dal 1997 che il sistema Echelon non è più un segreto. Si tratta di una rete di intelligence controllato da Washington e al quale aderiscono Inghilterra, Canada, Australia e Nuova Zelanda, un’alleanza spionistica sintetizzata nell’acronimo Ukusa. I dati e le comunicazioni vengono intercettati da un complesso sistema di satelliti che trasmettono a 11 basi a terra che poi, a loro volta, trasferiscono l’immensa massa di informazioni nei supercomputer della Nsa. Incomprensibile, quindi, lo stupore e l’indignazione della cancelliera tedesca Angela Merkel, anche perché una delle stazioni a terra di Echelon, e più precisamente quella di Bad Aibling, si trova proprio in Germania. E l’Italia? Per dire la verità, in questo campo ha superato da anni l’età dell’innocenza. Perché il nostro Paese si trova fin dall’immediato dopoguerra al centro di uno scenario, quello mediterraneo, teatro di un sistema spionistico sottomarino estremamente efficiente e articolato nel quale la Sardegna ha avuto un ruolo importante con le basi della Maddalena e di Tavolara. L’amministrazione che cura questa branca spionistica è il misterioso Uwd (Underseas Warfare Department) che dipende direttamente dall’Oni, l’Office of Naval Intelligence. Il programma Holystone. Secondo l’analista americano Jeffrey Richelson, la nascita delle reti sottomarine americane risale addirittura all’amministrazione Eisenhower, con un programma segreto chiamato in codice Holystone che divenne operativo nel 1959. Ovviamente, l’obiettivo dei sottomarini Usa attrezzati con sosfisticate attrezzature elettroniche era esclusivamente militare. E cioè il controllo delle comunicazioni dell’Impero del male, l’Unione Sovietica. Il gioiello tecnologico di questo programma era il sottomarino-spia NR-1 (Naval Research Vessel-1), che venne varato il 27 ottobre 1969. Lungo appena 45 metri, è stato il più piccolo sommergibile a propulsione nucleare del mondo: un vero laboratorio subacqueo, dotato di attrezzature avanzatissime, che consentivano di “succhiare” dati dai cavi sommersi, prima in rame e poi a fibre ottiche, e perfino di captare le comunicazioni satellitari. Era in grado di essere operativo fino all’incredibile profondità di 800 metri. Quasi inesistente l’equipaggio: due ufficiali, due marinai e due scienziati. Fino a pochi anni fa, questo minuscolo vascello-spia era protetto dal più alto livello di segretezza possibile negli Stati Uniti. Il NR-1 era di casa nel Mediterraneo. E proprio nei mari italiani, a largo di Brindisi, concluse ingloriosamente la sua vita segreta: alle 14 del 22 giugno 2001 finì in vere e più tangibili reti, quelle del peschereccio pugliese “San Pietro”, della cooperativa di Monopoli. Il NR-1 è stato messo in disarmo nel novembre del 2008. Nei primi anni Settanta la Us Navy sviluppò un costosissimo programma di adattamento dei sottomarini ai compiti di intelligence. Il vascello più conosciuto è sicuramente l’USS 683 Parche, varato nei cantieri di Newport nel 1974. Il Parche, dismesso nel 2003, era un sommergibile nucleare della classe Sturgeon. Lungo quasi novanta metri, era armato di siluri Mk 48, Sub Harpoon e Tomahawk. Ma era soprattutto una formidabile centrale di intercettazione. Il Parche, che è passato alla storia come l’unità navale più decorata degli Stati Uniti, riuscì nel 1979 nell’impresa impossibile di piazzare un dispositivo di ascolto su un cavo sottomarino nel Mare di Barents, vicino alla base navale di Murmansk. Per 13 anni quella “cimice” aprì una voragine nelle difese dell’Unione Sovietica. Nel 1985 l’USS 683 Parche venne spostato nel Mediterraneo: per anni intercettò il flusso d’informazioni che correva nei cavi che univano l’Europa al Nord Africa e al vicino Oriente. Inutile dire che il sottomarino-spia era di casa nella base della Maddalena. Fu mandato in pensione nel 2004. Un altro sottomarino-spia americano, l’USS 653 Ray, della classe Sturgeon, era un abituale frequentatore dei mari di Sardegna. Il 20 settembre del 1977 fu vittima di un misterioso incidente a sud di Capo Carbonara che qualcuno mette in relazione al tentativo di recupero da parte della marina militare sovietica di una nave cargo russa affondata il 31 dicembre 1974, la Komsomolets Kalmykii, con a bordo un misterioso carico. Dopo aver tenuto nascosto per due giorni l’incidente, il comando della VI Flotta diffuse un comunicato ufficiale nel quale si diceva che il Ray era finito “contro una montagna sottomarina di corallo” circa 60 miglia a sud di Cagliari. Si parlò genericamente di “imperizia da parte dell’equipaggio” e si precisò che comunque non si erano verificati danni al propulsore nucleare. Versione molto dubbia. Prima di tutto perché l’incidente venne collocato nel canale di Sardegna dove i fondali sono superiori ai mille metri di profondità e i sommergibili della classe Sturgeon (ma anche i successivi Los Angeles) raggiungono una profondità massima operativa di 350 metri. E poi, in quell’area, sott’acqua, non ci sono montagne. Tanto meno di corallo. Ne deriva che l’incidente è sicuramente avvenuto altrove e su fondali molto più bassi. Le misteriose missioni del Ray. Scavando nella storia di questo sommergibile, poi, si scopre che il Ray era in quegli anni il mezzo più attrezzato per lo spionaggio sottomarino (insieme al segretissimo Nr-1) della Marina Usa. Alla fine degli anni Sessanta era riuscito per primo a fotografare il misterioso sottomarino sovietico della classe Yankee che faceva impazzire gli americani per la sua incredibile velocità in immersione. Fa riflettere infine il fatto che questa unità, una delle più decorate della Marina americana, proprio nel 1977 sia stata insignita della più prestigiosa onoreficenza: la Navy Expeditionary Medal. Strano, proprio l’anno in cui sarebbe ufficialmente finita contro una montagna sottomarina per “l’imperizia dell’equipaggio”. Di quegli anni è anche la più clamorosa operazione d’intercettazione di comunicazioni dai cavi sottomarini. Protagonista, il sottomarino USS 587 Halibut che penetrò nel sistema difensivo sovietico del mare di Okhotsk e intercettò le comunicazioni tra le basi di Petropavlovsk e Vladivostok. Alcuni sub della Us Navy piazzarono su un cavo in profondità una speciale “cimice” che per anni rubò i segreti della Marina sovietica. L’operazione, chiamata in codice Ivy Bells, andò avanti per anni, fino al 1981, quando l’agente della Nsa Ronald Pelton tradì il suo Paese e passò informazioni riservatissime al Kgb, tra le quali quella delle intercettazioni nel mare di Okhotsk. Il G8 spiato. Il salto di qualità dell’intelligence sottomarina americana è comunque avvenuto tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta. Prima con la trasformazione dell’USS 691 Memphis, un colosso della classe Ohio, che nel 1989 fu trasformato in una gigantesca stazione di intercettazione. Poi sono arrivati il Jimmy Carter, della costosissima classe Seawolf (2,5 miliardi di dollari ogni esemplare) che intercettò tutte le comunicazioni al G8 di Genova, e l’invisibile e rapidissimo Snns. Ma questa è una storia ancora tutta da scoprire.

 ladri degli abissi – I cavi a fibre ottiche vulnerabili a più di 300 metri di profondità

In un’intervista resa dieci anni fa dopo l’esplosione del caso Echelon, Franck Dennington, capo della struttura tecnica della Flag Telecom Holding Ltd, un colosso che gestisce decine di migliaia di chilometri di cavi a fibre ottiche subacquei che uniscono l’Europa al Nord Africa e al Medio Oriente, si mostrò scettico su questa possibilità di spionaggio. Disse infatti che le protezioni adottate rendevano difficilissimo e troppo costoso l’ascolto abusivo delle comunicazioni. I cavi di fibre ottiche sono protetti da guaine pressurizzate la cui effrazione viene immediatamente segnalata ai sistemi di controllo. Ma quando si scende sotto i 300 metri di profondità, certe costosissime precauzioni non vengono più ritenute necessarie per le oggettive difficoltà di manomissione per eventuali sabotaggi o intercettazioni. A quota -300, dunque, i cavi diventano vulnerabili. E proprio a quelle profondità intervengono i sommergibili che con tecnologie sofisticatissime “succhiano” telefonate, fax e, soprattutto, l’immensa mole di dati che scorre nella rete. La foglia di fico è la guerra al terrorismo, ma la realtà è che quelle informazioni rubate anche ai Paesi alleati hanno un immenso valore economico.

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