Quanto vale Bankitalia? Dalla rivalutazione l’ultimo regalo alle banche

02 sabato nov 2013

Fonte: http://rapportoaureo.wordpress.com/2013/11/02/quanto-vale-bankitalia-dalla-rivalutazione-lultimo-regalo-alle-banche/

In queste ore i tre “saggi” (l’ex presidente della Corte Costituzionale Franco Gallo, l’ex vice presidente della Bce Lucas Papademos e il rettore della Bocconi Andrea Sironi) nominati dal Governatore di Bankitalia Ignazio Visco stanno per consegnare al Ministro dell’Economia Saccomani (anche lui tecnico sfornato dall’Istituto di Palazzo Koch) la relazione sulla rivalorizzazione delle quote della Banca Centrale “italiana”. Già, perché stando alle quote attuali, le azioni della BdI valgono appena 156 mila euro, decisamente troppo poco per gli azionisti. Ma facciamo un passo indietro.

Sappiamo che a detenere le quote dell’Istituto di emissione italiano sono una serie di cartelli bancari e finanziari come Intesa San Paolo, Unicredit, BNL,Assicurazioni Generali ecc., un pacchetto di azionisti che abbiamo conosciuto solo nel 2005, poiché era rimasto nel totale anonimato sin dal 1893, quando per espresso volere di Giovanni Giolitti, fu fondata la società anonima Banca d’Italia.

Una scoperta che spinse l’allora Ministro dell’Economia Tremonti a far approvare dal Parlamento la Legge 262/2005 con la quale “è ridefinito l’assetto proprietario della Banca d’Italia, e sono disciplinate le modalità di trasferimento, entro tre anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, delle quote di partecipazione al capitale della Banca d’Italia in possesso di soggetti diversi dallo Stato o da altri enti pubblici.” (cfr. Titolo IV, Capo I, art. 19 comma 10 della legge 262/2005).

Quindi, entro i tre anni successivi all’approvazione della legge, ovvero entro Dicembre 2008, la proprietà di Bankitalia doveva passare dal cartello di Banche e Istituti finanziari allo Stato.

Sono passati 8 anni e di nazionalizzazione della BdI non se ne è fatto più nulla. Anzi, la legge emanata approvata dal Parlamento è stata bollata dal banchiere Patuelli, presidente dell’Abi, come illiberale.

Nel 2005 l’Italia non era ancora nella spirale recessiva, solo pochi temerari come il Prof.

 Don Giacinto Auriti

Giacinto Auriti denunciavano la truffa dell’euro e il sistema delle Banche Centrali.

Se la legge fosse stata rispettata oggi saremmo qui a raccontare una storia diversa. Invece i facili pronostici di Auriti si sono avverati: tra tasse, tagli e dismissione del patrimonio pubblico il sistema finanziario sta distruggendo il tessuto sociale ed economico nazionale, la rarefazione monetaria è letteralmente causa di fame, di suicidio e di disperazione.

 Draghi

In questo contesto si inserisce, magicamente, l’operazione di rivalutazione delle quote della Banca Centrale “italiana”. I rumors dicono che i 3 magi venuti dall’Occidente decadente, seguendo la stella cometa Mario Draghi (che li benedice e li conduce), offriranno alla mangiatoia allestita da Letta e Saccomanni un bell’aumento di valore del pacchetto azionario di Palazzo Koch, stimato in 5-7 MILIARDI di EURO, elevando all’ennesima potenza l’irrisoria cifra dei 156 mila euro attuali. Perché? Perché così i vari Istituti di Credito “italiani” potranno mettere nelle poste attive di bilancio il valore creato dai “savi” di Visco, resistendo quindi allo stress-test che Draghi imporrà a tutte le banche d’Europa. Un vero e proprio artifizio, una magia, una creazione di valore monetario dal nulla ad opera del sistema finanziario.

E i media, che fanno? Ovviamente benedicono l’operazione perché lo Stato tasserà queste nuove quote e otterrà finalmente i tanto agognati 1,6 MLD di Euro per non reintrodurre l’IMU per il 2013. Che ovviamente è stato nel frattempo sostituito da un’altra serie di gabelle create ad arte dal governo Alfetta.

 Banksters

Si signori miei, siamo di fronte ad una vera e propria truffa ai nostri danni: non solo la legge italiana non conta più nulla, non solo il sistema bancario crea valori a suo uso e consumo per far quadrare i conti e arricchirsi, ma addirittura tutto ciò è fatto a “fin di bene”, per alleggerire il cuneo fiscale. Quei 5-7 MILIARDI dovrebbero essere nostri, una legge nazionale lo ha stabilito 8 anni fa. La Banca dovrebbe essere nostra, addirittura qualcuno dovrebbe pagarci i danni. La speranza è che qualche politico onesto e sufficientemente preparato su questi temi si faccia sentire, perché siamo di fronte al ribaltamento totale della realtà: i signori del denaro approfittano della nostra ignoranza per fare il bello e cattivo tempo. A Roma si dice contenti e cojonati.

 

SACCOMANNI, BAIL-IN E LOTTA AL CONTANTE

RISPARMIATORI E LAVORATORI SACRIFICATI ALLE BANCHE IN CRISI PER TRUFFE DEI BANCHIERI
Nei secoli passati, i saccomanni erano i razziatori dei campi di battaglia, che, dopo la fine dei combattimenti, andavano a spogliare feriti e caduti dei loro oggetti di valore. Prima, questo vocabolo designava i furieri, gli addetti alle salmerie; poi però, nel tempo, si trovò ad esso si addiceva maggiormente il significato di “predatori”.
S.E. il ministro Fabrizio Saccomanni, con tutto il rispetto, absitque iniuria verbis, è fiduciario dei banchieri nostrani, dato che viene dall’ABI, Associazione Bancaria Italiana, già presieduta dal noto Mussari, accusato, assieme ad altri, di aver “svuotato” il MPS dei suoi soldi pagando Antonveneta un multiplo del suo valore.
In tutto il mondo “democratico”, il  contrasto di interessi dei banchieri  rispetto alla popolazione  è il dato emergente dai disastri economici-finanziari degli ultimi anni, causati dagli azzardi, dalle speculazioni e dalle mega-frodi della grande finanza (quella che socializza le sue perdite e ultimamente sceglie i capi di governo che la aiutano a fare questa socializzazione – vedi MES).
Fabrizio Saccomanni preme per proibire i pagamenti in contanti, che sono già proibiti sopra i 999 euro, ma a Saccomanni non basta, vuole abbassare ancora il tetto, dicendo che obbligare a pagare con strumenti bancari aiuterebbe a ridurre l’evasione.
Qualcuno, con spirito pratico, gli obietta che, invece, scoraggiare l’uso del contante imponendo l’uso della carta di credito (che ha un costo, e che non tutti possono ottenere) scoraggia i consumi, quindi riduce la domanda aggregata e produce ulteriore recessione. Peraltro, è palese che, evasione o non evasione, gli italiani già ora pagano più tasse di tutti, e che se tutte queste tasse non bastano, è perché quelli che le mettono e le raccolgono – politici, amministratori, burocrati – sono (salve le poche eccezioni) una masnada di ladri incapaci, sicché anche se si eliminasse l’evasione senza eliminare loro, la situazione non migliorerebbe affatto, anzi peggiorerebbe.
Io aggiungo: in Italia e in tutta l’Eurozona, in forza del Trattato di Maastricht, vi è una sola valuta legale, ossia quella emessa in via esclusiva dalla BCE e dalla Banca d’Italia: il contante, le banconote. Le altre forme di moneta  – assegni, bonifici, carte di credito/debito – sono moneta (lecita, convenzionale, ma) non legale, non primaria, creata da soggetti diversi dalla BCE. Quindi il proibire o limitare l’uso della moneta legale, è illegale, contraddittorio, antinomico. Idem l’imporre per legge l’uso di monete non legali.

E osservo: l’imporre l’uso della moneta non-legale, bancaria, è un favore che si fa ai banchieri, nemici della società, perché essi lucrano le commissioni, perché essi così incamerano dati commercialmente utili sulla vita della gente, e perché il cittadino in tal modo è praticamente spinto ad affidare il suo contante alla banca, la quale quindi acquisisce la proprietà e la disponibilità delle banconote, cioè della moneta primaria, high power money, dal cittadino, a costo zero, anziché pagandola alla banca centrale o ad altre banche.

Ma non solo. Le banche italiane, complessivamente, sono in grave pericolo di crisi di liquidità. Dichiarano circa 140 miliardi di crediti inesigibili, ma i crediti inesigibili sono molti di più, perché le banche, con vari espedienti, non dichiarano in bilancio molti ulteriori crediti inesigibili (contenzioso sommerso),siccome non hanno i soldi liquidi che sarebbero necessari per costituire i fondi di svalutazione credito implicati da tali registrazioni in bilancio.
E Draghi ha detto ultimamente che l’anno prossimo la BCE eseguirà sulle banche stress test severi, e che non sarà indulgente; quindi potrebbero saltar fuori quelle scomode verità, e le banche italiane allora dovrebbero essere salvate – anche questo si dice da tempo – con un bail-in, ossia coi soldi non dello Stato o di altre banche, ma degli azionisti, degli obbligazionisti e dei risparmiatori-depositanti, come già fatto a Cipro. Quindi i banchieri hanno interesse a che la “legge” imponga ai cittadini di non usare il denaro contante nelle loro transazioni, e renda difficile, nonché pericoloso fiscalmente, sia ritirare che depositare il contante, in modo che, se non altro per ragioni pratiche e per paura di segnalazioni al fisco, i cittadini siano indotti a lasciare i loro soldi in banca e a pagare attraverso di essa anziché per contanti!  In tal modo, quando arriverà il bail-in, i banchieri potranno colmare coi nostri soldi i buchi scavati dalle loro truffe.
Ma c’è di più: tali misure restrittive anti-contente, che forzano la gente a usare come moneta solo quella privata, contabile, putativa emessa dai banchieri in via creditizia, finiscono per imporre questa moneta dei banchieri al posto e in sostituzione della moneta legale, un tempo pubblica e ora semi pubblica, e sopprimendo il diritto a usare quest’ultima, realizzano nel tempo un vero atto di usurpazione e colpo di Stato economico-finanziario.
30.10.13       Marco Della Luna
http://marcodellaluna.info/sito/2013/10/30/saccomanni-bail-in-e-lotta-al-contante/

Il governo della borghesia privilegiata

SOTTO altri links che mostrano come la piana di firenze sia tutta dei Ligresti

2 novembre 2013

Di Luciano Lago – Fonte: http://www.controinformazione.info/il-governo-della-borghesia-privilegiata/

Dalle ultime vicende relative allo scandalo del ministro Cancellieri (quella che telefonava per fare scarcerare la figlia dei Ligresti) i cittadini italiani, quasi tutti alle prese con salassi fiscali, aumenti di tariffe, stangate sulla casa, figli disoccupati e difficoltà di arrivare a fine mese, apprendono casualmente particolari che denotano lo “stile di vita” della borghesia privilegiata oggi presente al governo e nei vertici delle istituzioni.

Si apprende dai giornali che il figlio del ministro Cancellieri ha gestito per un anno, come direttore generale, la società dei Ligresti, la SAI, percependo alla fine del suo incarico di 12 mesi più di 5 milioni di euro. Il brillante giovane non è però rimasto poi disoccupato ma al contrario ha ricevuto un nuovo importante incarico come consigliere  (CEO)di Telecom Italia, una nuova posizione di prestigio con remunerazione milionaria.

La retribuzione del figliolo della ministra (apprendiamo dal “Il Fatto”) è stata più alta anche di quella dei figlioli di Ligresti, Paolo e Jonella, rispettivamente liquidati con 1,1 milioni e 937.000 euro (una miseria) dalla stessa società.

D’altra parte lo stesso quotidiano ci informa che anche il figlio di La Russa (vecchio amico e compaesano dei Ligresti) Geronimo ha percepito il suo obolo di 560.000 euro per “prestazioni professionali” dalla medesima SAI, per la quale operava come consulente legale, assieme a lui anche tutti gli amici di famiglia, come l’ex amministratore delegato liquidato con 1,82 milioni, il vice presidente Talarico 2,33 milioni.

Si sa che i figli sono “pezzi e core” e non gli si può negare un “giusto compenso” anche se la società SAI accusa un deficit di 800 milioni circa, impossibilitata a pagare i risarcimenti per gli assicurati, non è però questo un reale problema, si potrà metterà poi “sotto cura delle banche”, magari quelle banche amiche dove le nomine dei presidenti sono sempre fatte da “lor signori”.

Gli italiani avevano iniziato da poco a capire e si stavano adeguando alle prediche  moraliste   fatte dai ministri come la Fornero, la quale sosteneva  “i ragazzi non debbono essere “choosy” ma accettare anche qualsiasi incarico”,  si certo proprio come i figli dei ministri che passano dalle assicurazioni alla Telecom, dalle università, dove lavora  mammà (la figliola della Fornero), ad altri incarichi.

 Magari  si poteva prendere esempio dal  figliolo del prof. Monti, quello che lavorava come manager (vice presidente) nella  prestigiosa banca, Morgan Stanley ,una delle banche tanto care al papà che gli ha fatto bonificare ben 2 milardi e 567 milioni (di denaro pubblico) durante il suo governo, questo perché si sa che i debiti con le banche da parte dello Stato non devono essere ritardati , quelli con le imprese private invece possono anche attendere.

Difficile aspettarsi una vera posizione critica da parte di questo o quel partito poiché tutti più o meno hanno utilizzato questo sistema per piazzare figli e mogli, quando non amanti e cognati, esemplari in proposito le vicende dell’ex presidente della camera Gianfranco Fini, che si adoperava con forti pressioni sui manager della RAI (Mazza e Paglia) per “sistemare “ il caro cognatino Giancarlo Tulliani. Naturale quindi una certa omertà su tali questioni da parte di quasi tutti i politici.

Che ci volete fare, si tratta forse di uno “stile di vita” adeguato,come ha saputo affermare la ministra della Sanità Lorenzin, ministra della Sanità per “meriti speciali”, la quale pur non essendo un medico (diplomata di liceo), ha definito uno “stile di vita sbagliato” quello dei cittadini dei paesi della Campania facili ad ammalarsi di tumore, si presume per le loro cattive abitudini, visto che la presenza di avvelenamento dei terreni è stata per molti anni negata o sottovalutata dalle autorità pubbliche.

Si potrebbe fare una indagine e verificare i rapporti di “familismo” che legano gli esponenti politici al governo con gli incarichi dei figli e parenti e si scoprirebbe quello che già sappiamo, che in Italia la disoccupazione o il lavoro precario sono riservati ai cittadini comuni ma per i figli dei politici, si intende quelli governativi, un posto di trova sempre, e che posto! Ma si sa che i ragazzi che crescono in casa dei politici sono tutti molto bravi e dotati, si capisce, hanno un marcia in più.

 La distanza dei personaggi del governo dai problemi della gente comune non potrebbe essere  più grande, sembra che questi politici  vivano come i nobili francesi prima della rivoluzione in un mondo incantato dove posti milionari  e privilegi non si negano a nessuno basta che appartieni alle famiglie giuste. Sono gli stessi che predicano austerità e sacrifici ma sempre per gli altri, mai per loro che nel mondo delle banche , delle assicurazioni, delle società partecipate, delle burocrazie parassitarie e ben pagate, si sono comunque garantiti i loro interessi e la collocazione di figli e parenti.

Tutto questo dura da molto tempo e persisterà fino a quando non arrivi una di quelle “ventate rinnovatrici” della Storia che spazzi via tutto e chiuda con questo sistema per il quale difficilmente si avranno dei rimpianti.

 http://www.informarexresistere.fr/2012/02/08/monti-versa-25-miliardi-nelle-casse-della-stanley-morgan-nel-silenzio-piu-assoluto/

 http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/29/fondiaria-sai-800-milioni-di-buco-attorno-a-22-milioni-spesi-in-stipendi-ai-vertici/546347/

http://www.stampalibera.com/?p=68071#more-68071

Firenze Castello: Il Piano Fondiaria, gli affari di Salvatore Ligresti e gli interessi della città
http://italianostrafirenze.wordpress.com/2011/11/27/firenze-castello-il-piano-fondiaria-gli-affari-di-salvatore-ligresti-e-gli-interessi-della-citta/

 FONDIARIA-SAI:ASSOLTI LIGRESTI E CIONI,1 ANNO BIAGI

(ANSA) – L’ex presidente onorario di Fondiaria Sai, Salvatore Ligresti, e l’ex assessore di Palazzo Vecchio Graziano Cioni sono stati assolti perché “il fatto non sussiste” al processo sulla trasformazione urbanistica dell’area di Castello a Firenze. Condannato a un anno l’altro ex assessore della giunta Domenici, Gianni Biagi. Biagi è stato condannato solo per abuso d’ufficio e turbativa d’asta, ed interdetto per un anno dai pubblici uffici. La pena però è stata sospesa e non ci sarà menzione. Il giudice Francesco Maradei ha poi assolto anche Fausto Rapisarda, Gualtiero Giombini e Marco Casamonti oltre ad Aurelio Fontani, Fondiaria-Sai, Europrogetti e Archea Associati.
 
5 – FONDIARIA-SAI: LIGRESTI, UNA GRANDE SODDISFAZIONE
(ANSA) – In un periodo per lui non proprio bello, “questa, pur piccola, diventa una grande soddisfazione”. Così, secondo quanto riferito dal suo legale, l’avvocato Gian Luigi Tizzoni, l’ex presidente onorario di Fondiaria-Sai, Salvatore Ligresti, ha accolto la sentenza del tribunale di Firenze. Ligresti, insieme ad altre 6 persone, era accusato di corruzione nell’ambito della ristrutturazione dell’area di Castello, alla periferia nord-ovest di Firenze.
GRAZIANO CIONI tratto da DAGOSPIA
http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/milano-ignora-i-record-di-wall-street-e-chiude-a-04-spread-in-calo-52023.htm

Israel bomb Syria

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PCN-TV & SYRIA COMMITTEES/ ISRAELI WARPLANES STRUCK A SYRIAN BASE NEAR LATAKIA. MOVIES AND REPORT …

 PCN-TV & Syria Committees/

with RT – PCN-SPO / 2013 11 02/

https://www.facebook.com/PCN.NCP.TV https://vimeo.com/pcntv

 Reports:

Israeli planes strike Syrian military base to destroy Russia-made missiles.

Israeli warplanes struck a Syrian air defense base near the port city of Latakia on Thursday , US official have confirmed to media.

Israeli strike this Syrian defense base an attempt to derail peace talks …

 Video 1 on: 

Israeli strike on Syrian defense base an attempt to derail peace talks ...

https://www.facebook.com/photo.php?v=1425458381005657

 Video 2 on:

Israeli planes strike Syrian military base to destroy Russia-made missiles

https://www.facebook.com/photo.php?v=1425461011005394

  I : WHAT WE KNOW OF THE ISRAELI ATTACK ?

 An Obama administration official told AP that the attack happened overnight on Thursday, but provided no details. Another security official told the news agency that it took place in the Syrian port city of Latakia, and that the targets were Russian-made SA-125 missiles. Another US official told CNN that the Israelis believed the base near Snobar Jableh, south of Latakia, had sensitive and sophisticated missile equipment that may have been transferred to the Lebanese Shiite militant group Hezbollah. Earlier, Dubai-based broadcaster al-Arabiya reported two attacks carried out by the Israeli Air Forces – one in Latakia and the other one in Damascus.

 Neither the Syrian nor Israeli governments have commented on the alleged attacks. No casualties have been reported. A spokesman for the Israeli Defense Ministry declined to speak on the matter. “We’re not commenting on these reports,” he told Reuters. However, an Israeli official speaking anonymously to the news agency said he was inclined to believe that Israel had carried out a strike, although he was not entirely certain. 

 The Lebanese military said it observed six Israeli jets flying over Lebanese territory on Wednesday, Reuters reported. Israeli jets frequently fly over Lebanon, but such high numbers have in the past been an indication of a military strike against Syria.  Meanwhile, a Syrian security source said that “a rocket fell near the base, causing a fire to break out,” AFP reported. However, RT Arabic’s source within the Syrian security forces has denied the media reports.

 FIVE ISRAELI ATTACK PREVIOUSLY

 There have been five previous incidents in which Israel is believed to have struck inside Syria. The first of those took place in January. In all of the alleged attacks, the reason given was that Israel feared that weapons were making their way into the hands of Hezbollah. But many critics said that it was just an excuse for a blatant direct attack inside Syria, RT’s Paula Slier explained.

In the past, Damascus has threatened to strongly retaliate against such attacks. 

 ISRAELI STRIKE THIS SYRIAN DEFENSE BASE AN ATTEMPT TO DERAIL PEACE TALKS (EXPERT JAMES PETRAS)

 The Israeli strike on a Syrian air defense base near the port city of Latakia late Thursday had multiple purposes – not least of which was to undermine Syrian peace negotiations, former US Senate foreign policy analyst James Petras told RT. An Obama administration official told AP that the attack happened overnight on Thursday, but provided no further details. Another security official told the news agency that it took place in the Syrian port city of Latakia, and that the targets were Russian-made SA-125 missiles.

 “The Israelis’ efforts to undermine [peace talks] by supporting the opposition have failed,” Petras said. “I think this is clearly an effort to sabotage the negotiations that may take place shortly.” Petras also sees Israel’s aggressive stance against Syria as part of a “policy…to destroy any adversary of its land grabs in Palestine, and Syria is certainly an ally of the Palestinians.”

 II : WHAT EXPERT PETRAS TOLD TO RT ?

 RT: Do these reports surprise you?

 James Petras: I think they’re quite reliable. I think there’s no question that Israel is deeply involved in trying to undermine the peace process in Syria. The international community is looking very favorably on Syria’s destruction of the chemical weapons. There’s an effort clearly underway to organize peace negotiations between the opposition and the government in Geneva. The Israelis’ efforts to undermine that by supporting the opposition have failed. I think this is clearly an effort to sabotage the negotiations that may take place shortly.

 RT: Why do you think Israel would resort to such actions and undermine peace talks when an unstable Syria would be more of a threat?

 JP: I think the reason is that Israel’s policy is to destroy any adversary of its land grabs in Palestine, and Syria is certainly an ally of the Palestinians. They support Palestinian self-determination. And Syria is also an ally of Iran. So the Israeli policy is rule or ruin. And they are now supporting the opposition, not because they expect the opposition to be any better but because the continuing support for the opposition will perpetuate and destroy the economy of Syria and undermine civil society and any modus vivendi. I also think this is a precedent for a possible attack on Iran. I think the Israelis have been pushing here in the US Congress, going whole-hog to push legislation that would strangle the Iranian economy just as the peace negotiations between the 5+1 is underway. So I think this attack on Syria has multiple purposes. One, as a distraction from its building 1,500 new apartments in East Jerusalem. I think it’s a way of signaling its superiority in the region, and I think it’s a way of undermining Syria’s resistance to the opposition.

 RT: But if these strikes are targeting Hezbollah – which Israel considers a terrorist organization – isn’t that a justification?

 JP: I think this is ridiculous. Hezbollah did not invade Israel, Israel invaded southern Lebanon. Israel violates the skies over Lebanon. They violate the borders of Lebanon, and not vice versa. Everything points to an aggressive Israel. Normally, these kinds of acts of war by Israel would receive sanctions and strong criticism.

 RT: If it is proven that Israel has attacked another sovereign state without provocation, would that constitute a war crime?

 JP: Exactly right, and the only way Israel can act with impunity is because in the United States, the Israeli Fifth Column is so influential on Capitol Hill and, in particular, it is influential within the Obama regime. There is hardly an appointment that goes on in the Obama regime which doesn’t result in a pro-Israeli official. Look at Commerce, look at Treasury, look at Trade. All the appointments – [US Trade Representative Michael] Froman, [Dept. of Treasury Secretary Jack] Lew, [Dept. of Commerce Secretary Penny] Pritzker – are all pro-Israel zealots. I think this is one of the problems. The US does not act in accordance with international law when it comes to Israeli war crimes.

 RT / PCN-TV & PCN-SPO / SYRIA COMMITTEES Website

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 http://www.syria-committees.org/

https://www.facebook.com/syria.committees

http://www.scoop.it/t/pcn-spo

Manganelli e lacrimogeni: ecco il piano casa di Letta

31 ott 2013 – Checchino Antonini – L’appuntamento questa mattina era a Piazza Montecitorio: movimenti per il diritto all’abitare, studenti, migranti e tutte le altre realtà sociali che hanno animato la giornata del 19 ottobre scorso contro l’austerità. La manifestazione, che ha visto la partecipazione di 70mila persone, si era conclusa a Piazza di Posrta Pia, con una “acampada” che è durata fino al martedì succressivo, giorno in cui i movimenti per il diritto all’abitare, i no tav, no muos e le altre realtà sociali hanno strappato un incontro con il Ministro deille infrastrutture e dei trasporti e il sindaco di Roma.
Dopo l’incontro, assolutamente insoddisfacente, soprattuto per i movimenti per il diritto all’abitare, la mobilitazione si è spostata ad oggi, in occasione della conferenza Stato-Enti Locali, che verteva anche sul tema della casa.
Dopo circa un’ora e mezza, il presidio numerosissimo sotto Montecitorio ha deciso di aggirare il pesante sbarramento di forze di polizia muovendosi in corteo per le strade del centro di Roma. Verso le 14 la polizia è indietreggiata su via dei Crociferi, il corteo avanza nella parallela di Via del Tritone vicino alla fontana di Trevi. Radio Onda Rossa lancia la notizia che lacrimogeni sparati prima dalla celere, poi dall’alto con l’elicottero (ancora segnalato a bassissima quota). Qualche minuto dopo la notizia è stata smentita ma comunque il gas ha colpito chi era indietro, le famiglie di sfrattati, occupanti e senzacasa. «Con i polmoni che fanno male, ma la rabbia negli occhi ed i limoni in mano», la prima linea dei manifestanti – così spiegano i siti di movimenti – aveva ripreso ad avanzare su Via del Tritone.
Tutto ciò perché il corteo spingeva per arrivare al luogo in cui si tiene il vertice Stato-Regioni in Via della Stamperia. La polizia era chiusa a testuggine, «i manifestanti iniziano a salire sui blindati!», si legge su Infoaut.Le prime cariche in Via del Tritone risalgono alle 12,30. Lo striscione in testa dice, tra i fumogeni, “Una sola grande opera: casa e reddito per tutt*”. (a suivre)

http://popoff.globalist.it/Detail_News_Display?ID=89839&typeb=0&Cariche-e-gas-ecco-il-piano-casa-di-Letta

Bretagna – La nuova rivolta dei “berretti rossi”

Il Tir de France

Dalla Bretagna è partita la rivolta contro la tassa voluta da Hollande sui trasporti su gomma in favore di quelli marittimi o su rotaia. Il sindacato e l’estrema sinistra guidano la lotta: i temi ecologici non tirano più?

Negli ultimi giorni gli animi si sono alquanto scaldati in Bretagna per l’introduzione dell’écotaxe, una nuova tassa che verrà applicata sui mezzi pesanti superiori alle 3,5 tonnellate che percorreranno le strade francesi a partire dal 1 gennaio 2014. L’idea di base è quella di tassare i proprietari dei mezzi pesanti e spingere il trasporto di beni il più lontano possibile dalle strade, a vantaggio della viabilità e delle casse delle Stato che deve occuparsi della manutenzione del manto stradale, favorendo così il trasporto ferroviario, fluviale o marittimo. La tassa verrà applicata a tutti quei mezzi, indipendentemente dalla nazionalità, che transitano su strade pubbliche francesi, non a pagamento.

Eppure i Bretoni proprio non ci stanno, e per diverse ragioni. La Bretagna è una regione in cui il settore agro-alimentare è prevalente, un settore che è già stato fortemente affossato dalla crisi economica e questa ulteriore imposta non potrebbe che peggiorare la situazione: in primo luogo perché coloro i quali ne faranno le spese saranno soprattutto i produttori stessi, sui quali i proprietari dei mezzi pesanti si rifaranno per dover mettere mano al portafogli a causa della nuova tassa; in secondo luogo, l’écotaxe penalizza considerevolmente le regioni più periferiche, come appunto la Bretagna, tant’è che i “no” più decisi arrivano proprio dal Finistère, il département più occidentale, e questo perché l’ammontare della tassa verrà calcolato sulla base dei kilometri percorsi e il conto diventerà quindi alquanto salato quando si tratterà di raggiungere grandi centri urbani come Parigi o Lione.

Una doccia fredda per agricoltori e addetti del settore e un’ingerenza che alla maggior parte dei bretoni proprio non piace. Nel corso della giornata di sabato molti manifestanti hanno risposto all’appello del “collettivo per l’impiego in Bretagna” e insieme ad altri con 250 tra camion, trattori e diversi mezzi agricoli si sono dati appuntamento a Pont-de-Buis, luogo in cui l’ultimo rilevatore per il pagamento dell’écotaxe doveva essere installato. La manifestazione ha preso una piega abbastanza violenta e le forze dell’ordine sono dovute intervenire. Bilancio: un manifestante ha perso una mano, un altro è stato gravemente ferito, così come un gendarme e un cameramen dell’emittente France 3. La lotta all’écotaxe ha risuscitato amari dissapori e i manifestanti hanno addirittura indossato dei bonnets rouges (berretti rossi) in ricordo della rivolta contadina dei bretoni nel lontano 1675, quando questi si ribellarono all’aumento delle tasse da parte di Louis XIV e a un Paese del quale si trovavano, più nolenti che volenti, a far parte. L’indipendentismo bretone e il forte senso di appartenenza a questa terra è infatti prerogativa della regione, che da sempre mal sopporta l’ingerenza di uno stato centralista del quale farebbe volentieri a meno e dal quale vorrebbe affrancarsi.

Il presidente Hollande si è trovato così con questa patata bollente tra le mani, eredità dell’era Sarkozy, manifestanti per le strade che hanno dato vita a scene di vera e propria guerriglia, sondaggi che vedono il 74% dei bretoni contrari all’introduzione della tassa, e allora che fare? Meglio temporeggiare. Ed è di qualche ora fa l’annuncio da parte del Primo Ministro Jean-Marc Ayrault della sospensione dell’écotaxe su tutto il territorio francese, per lasciare tempo al dialogo e al confronto sull’argomento.

Ma la collera bretone non si placa, tant’è che sono particolarmente dure le parole di Nadine Hourmant, delegata sindacale di Force Ouvrière, (sindacato considerato finora vicino al Partito Socialista di Hollande, NdR), che invita il primo ministro a cercare nel dizionario francese la lettera A, ossia quella di “Annullazione”. Questo è quello che si richiede, insieme a politiche concrete sul territorio bretone che possano salvare il settore agro-alimentare e l’equilibrio di un sistema economico già fortemente compromesso.

“Ça ne souffira pas”. La Bretagna ha detto no.

2 Novembre 2013

Elisa Campana

http://www.succedeoggi.it/2013/10/il-tir-de-france/

UN AVVERTIMENTO DI MORTE?

Chi è Cesare Geraci? Un soggetto realmente esistente o soltanto uno pseudonimo? E che significa l’allusione a Franco Caddeo, un’attivista contro le scie chimiche, scomparso in Sardegna il 28 agosto 2009 e mai più ritrovato?

Perché scrivere di aver contattato la trasmissione televisiva CHI L’HA VISTO, associando al nome di Caddeo sparito da 4 anni, quello di Gianni Lannes vivo e vegeto? Che vuol dire? Uno scherzo di pessimo gusto? O una minaccia neanche tanto velata per quello che potrebbe accadere se l’ex giornalista si occuperà ancora fattivamente di aerosolterapia bellica, segreta e pericolosa? E’ in atto un crimine contro l’umanità? A qualcuno importa? Non basta cliccare “mi piace” sulla tastiera o esprimere “solidarietà” a parole. Anzi il gesto non serve a niente, se non a scaricare la coscienza, ma solo per modo di dire. E’ in gioco la vita di tutti! E’ l’ora di una mobilitazione popolare.

http://sulatestagiannilannes.blogspot.nl/2013/11/un-avvertimento-di-morte.html

SCIE CHIMICHE: ATTENZIONE, STRANI AVVERTIMENTI A GIANNI LANNES!

A parte le continue offese personali e le minacce dirette tutte di origine anonima contro Gianni Lannes, stasera alle ore 20:03 e poi 20:06 sono giunti due messaggi al blog SU LA TESTA! a firma di tal Cesare Geraci. Nel primo si fa riferimento alla sparizione in Sardegna di Franco Caddeo, una persona mai più ritrovata neanche sotto forma di cadavere, che si era occupata concretamente ed attivamente di lotta alle scie chimiche.

http://quintoelementomusical.wordpress.com/2012/06/04/franco-caddeo-inghiottito-nelle-scie-del-nulla/
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2013/09/attentati-e-minacce-di-morte-contro.html

Nel successivo, lo sconosciuto Geraci si riferisce espressamente e testualmente alla sparizione preannunciata di Gianni Lannes, con una segnalazione alla trasmissione tv Chi l’ha visto.

Di che si tratta allora? Di uno scherzo di pessimo gusto? Oppure di un avvertimento, o addirittura di una previsione a breve termine in vista di un incontro riservato che Gianni Lannes terrà a Roma l’8 novembre? In quell’occasione l’ex giornalista incontrerà un gruppo di parlamentari. L’appuntamento è alle ore 11,30 alla libreria Feltrinelli international in via V. E. Orlando (nei pressi di piazza della Repubblica), per metterli al corrente sulla reale situazione sulla guerra ambientale in atto in Italia, e sulle gravissime responsabilità dello Stato, ovvero del Governo e dello Stato maggiore Difesa e Aeronautica, nonché della Nato.

Come ben sanno i servizi di intelligence, a casa Lannes non ci sono computers da sequestrare né documentazione di qualsiasi genere, al sicuro all’estero, ma soltanto libri.

A parte l’impegno su questo fronte, stanno per essere pubblicati alcuni libri dirompenti, tra cui STRAGE DI USTICA: ABBATTUTO IL MURO DI GOMMA.

Gianni Lannes gode di ottima salute e non ha alcuna intenzione di suicidarsi. Restano in campo poche altre possibilità per tappargli la bocca: incidente o eliminazione. Tutte le minacce subite non hanno avuto su di lui alcun effetto.

Alla mia richiesta alla redazione della trasmissione Chi l’ha visto, di intervenire sul caso della scomparsa del giornalista Gianni Lannes, mi rispondono chiedendomi un numero telefonico per potermi contattare ! Cosa devo pensare….? su BOMBARDAMENTO QUOTIDIANO DI SCIE CHIMICHE

cesare geraci
alle 20.06

Ho chiesto alla Redazione della trasmissione “Chi l’ha visto” come mai non avessero mai preso in considerazione il caso della scomparsa del giornalista Franco Caddeo, ma dopo due mie sollecitazioni, mi rispondono chiedendo il mio numero telefonico per potermi contattare! Tale richiesta mi sembra insolita, in quanto non vedo cosa possono aver necessità di chiedermi che non possono fare via E-Mail! Forse vogliono sapere da me come o dove trovare notizie per poter aprire il caso…..?? Non capisco…!! Accetto consigli o suggerimenti ! Grazie, un saluto. Cesare su BOMBARDAMENTO QUOTIDIANO DI SCIE CHIMICHE
cesare geraci
alle 20.03

Gianni Lannes ha già subito alcuni attentati, denunciati all’autorità giudiziaria e minacce di morte: le indagini della magistratuira, però brancolano nel buio. Ha vissuto quasi due anni sotto la protezione della Polizia di Stato per la sua persona e la sorveglianza dei carabinieri presso la sua abitazione. Il 19 luglio 2011 con una semplice telefonata un funzionario del ministero dell’Interno gli aveva annunciato la revoca della scorta, ma senza alcuna motivazione. Non è mai stata fornita una risposta al caso da parte di due governi Berlusconi e Monti), nonostante i numerosi atti parlamentari (interpellanze e interrogazioni).

http://sulatestagiannilannes.blogspot.nl/2013/11/scie-chimiche-attenzione-avvertimenti.html

Siria: Opac, tutte le armi chimiche poste sotto sigillo – Attacco di Israele?

Posted By Redazione On 1 novembre 2013
Fonte Irib
http://italian.irib.ir/notizie/mondo/item/133904-siria-forse-aggressione-aerea-di-israele-a-due-basi-aeree,-conferma-da-usa,-silenzio-da-damasco [1]

Adesso la Siria è davvero nei guai,  senza il deterrente delle armi chimiche, in balia di chi le armi chimiche le usa per davvero, senza render conto ad alcuna istituzione; ed infatti ecco puntuale la risposta del vicino.    (NDR)
 Siria: Opac, tutte le armi chimiche poste sotto sigillo [2]
ROMA – Tutti gli stock di armi e agenti chimici della Siria, per un totale di circa 1.000 tonnellate, sono stati posti sotto sigillo antimanomissione e resi inutilizzabili: lo ha annunciato l’Organizzazione per la proibizione di armi chimiche (Opac).
 ”Tutti gli stock di armi e agenti chimici sono stati posti sotto sigilli che sono impossibili da manomettere”, ha detto il portavoce dell’Opac, Christian Chartier, insistendo sul fatto che gli stessi sigilli sono “a prova di manomissione”.

“Si tratta di 1.000 tonnellate di agenti chimici e 290 tonnellate di armi chimiche”, ha detto Chartier, sottolineando che tutti gli stock sono rimasti “sui siti”: “non siamo ancora in fase di movimento”, ha detto.

La Siria dispone anche di 1.230 munizioni non ancora “riempite” di agenti chimici. Il consiglio esecutivo dell’Opac, che si riunirà il 5 novembre prossimo, dovrà decidere la road map per la distruzione delle armi e degli agenti chimici sulla base di un documento, il “piano generale per la distruzione” delle armi, consegnato dalla Siria il 24 ottobre.

Siria: forse aggressione aerea di Israele a due basi aeree, conferma da Usa, silenzio da Damasco

DAMASCO – Un nuova aggressione aerea israeliana avrebbe colpito due basi aeree della repuibblica siriana a Latakia e Damasco: ne da’ notizia Al Arabiya, precisando che nei bombardamenti sono state distrutte due distinte forniture di missili anti-aerei.
A poca distanza di tempo e’ giunta la conferma del governo statunitense fatta da alcune fonti alla CNN. La notizia va comunque presa con la dovuta cautela visto che da Damasco non perviene alcuna conferma. Ed infatti nessuna reazione ufficiale dal governo siriano che pero’ l’ultima volta che si era verificato un attacco aereo da parte di Israele aveva promesso una immediata risposta, qualora l’affronto alla nazione si fosse ripetuto.

La notizia e’ comunque da prendere con la dovuta cautela perche’ Al Arabiya e’ una rete finanziata dall’Arabia Saudita, la nazione piu’ ostile al governo Assad che finanzia i terroristi che combattono in Siria.

La conferma degli Usa e’ altresi’ da considerare in tale contesto e non puo’ essere convalidata come qualcosa che dimostri che l’attacco si sia veramente verificato.
http://www.stampalibera.com/?p=68010

Spunta rete spionaggio europea coordinata da Londra dal 2008

15:04 02 NOV 2013

(AGI) – Londra, 2 nov. – Quando la National Security Agency ha accusato nei giorni scorsi i servizi segreti dei Paesi europei di essere loro ad aver fornito i dati di cui gli Usa avevano bisogno, aveva di fatto ragione. A dimostrarlo sono nuovi imbarazzanti – una volta tanto non per Washington – documenti pubblicati dal britannico Guardian, ancora parte del ‘tesoro’ di dati trafugati dalla talpa dell’Nsagate, Edward Snowden. Gli 007 britannici del Gchq (l’agenzia di spionaggio elettronico gemella della statunitense Nsa, cui e’ legata da un accordo di collaborazione totale) attraverso il sistema di raccolta dati Tempora realizzato nel 2008, coordinavano di fatto una rete di intercettazione europa. Rete che violava direttamente le grandi dorsali dei cavi in fibra ottica da cui passa ogni forma di comunicazione ed era alimentata dagli stessi servizi segreti dei singoli Paesi. Tra questi i piu’ coinvolti erano gli 007 francesi, tedeschi, spagnoli e svedesi, cui il Gchq arrivava anche a consigliare escamotage legali per collaborare senza violare formalmente le loro leggi. I meno collaborativi erano gli italiani, perche’ “divisi” tra di loro e per le leggi italiane che ‘legavano loro le mani’. E’ quanto riferisce il britannico Guardian secondo il quale gli agenti britannici – abituati come i cugini americani ad avere accesso senza limiti alle comunicazioni degli altri Paesi – esprimevano “frustrazione” per le “frizioni interne tra le agenzie italiane (Aise e Aisi, ndr) e i limiti imposti dalla legge alle loro attivita’. “Gchq ha gestito alcune (attivita’) di antiterorismo e ha avuto discussioni concentrate sulla (sicurezza) di internet con entrambe le agenzie di intelligence ma hanno scoperto che i servizi italiani sono divisi e si sono dimostrati non in grado e/o non intenzionati a collaborare tra di loro”, si legge nel rapporto interno. In un aggiornamento di sei mesi successivi il Gchq lamentava di essere ancora in attesa di, “una risposta dall’Aisi (il controspionaggio civile) su una recente proposta di collaborazione….gli italiani si sono dimostrati ansiosi (di collaborare) ma gli ostacoli legali potrebbero aver ostacolato la loro capacita’ di rispettare l’impegno assunto”. Nel pezzo del Guardian gli 007 del Gchq elogiano invece la collaborazione, apparentemente priva di ostacoli o complicazioni, di Germania, Francia, Spagna e Svezia. (AGI) .

http://www.agi.it/estero/notizie/201311021504-est-rt10095-rete_di_spionaggio_europea_gestita_da_berlino_parigi_e_madrid

FATTO GRAVISSIMO: Le Autorità di Ravenna non concedono Piazza Garibaldi

Le Autorità di Ravenna non concedono Piazza Garibaldi (la piazza su cui si affaccia la banca del presidente ABI Patuelli)
Forse al presidente dell’ABI non piace la manifestazione dei bancari ?

Noi non ci fermiamo
Confermata la manifestazione PACIFICA E DEMOCRATICA per difendere il Contratto

giovedì 31 ottobre 2013 a Ravenna

ore 10.30 concentramento in Piazza Farini (piazzale della stazione)

ore 11. 00 partenza del corteo che passerà sotto la banca del presidente ABI

ore 11.30 Piazza del Popolo con intervento dei Segretari Generali Nazionali di Categoria del Credito

Giovedì 31 ottobre scioperiamo compatti e partecipiamo numerosi alla manifestazione

FABI – Dircredito – Fiba/Cisl – Fisac/Cgil – UILca – Sinfub – UGL Credito

http://www.fisac-cgil.it/wp-content/uploads/2013/10/commanifetsazione31ottobre.pdf

Bancari in sciopero giovedì, l’Abi ha disdetto il contratto   
Una volta erano una categoria invidiata, considerata “ricca” a prescindere dalle figure professionali presenti.

Una volta i bancari venivano tranquillamente confusi con i banchieri, perché era ovviamente anche una categoria “tranquilla”, abituata a risolvere i problemi senza conflitti. Tanto…

Anche per loro le cose si mettono male. Anni di contratti a perdere, licenziamenti, fusioni che hanno ridotto il numero degli istitui, informatizzazione che ha eliminato buona parte delle operazioni che bisogna “fisicamente” fare allo sportello, marginalizzazione del “rapporto col piccolo cliente” rispetto alla centralità assunta daigrandi investimenti… e ora è arrivata anche la disdetta del contratto nazionale. Unilaterale, senza se e senza ma, da parte dell’Associazione delle banche italiane (Abi), quel covo di indagandi in attesa di arresto (il penultimo presidente è stato Roberto Mussari, per anni capo assoluto di MontePaschi prima del crack)

Per lo sciopero della categoria, il primo da 13 anni, tutti i sindacati – anche i “complici”, che qui contano una sigla in più, in onore al corporativismo – hanno organizzato giovedì 31 ottobre un corteo a Ravenna, città del presidente Abi Giovanni Patuelli (numero uno della locale Cassa di Risparmio) e manifestazioni a Roma, Genova, Padova e Milano. L’evento sarà anche preceduto il 30, in occasione della giornata del Risparmio dell’Acri, da un presidio a Roma e a Milano.

Qui di seguito la posizione della Falcri che, per le caratteristiche della categoria, può essere considerato un sindacato di base.

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LA DISDETTA DEL CONTRATTO NAZIONALE

La disdetta unilaterale del Contratto Nazionale, rassegnata formalmente da ABI nell’incontro di ieri, va letta come un atto gravissimo. ABI, evidentemente, non ritiene più sufficiente nemmeno quella politica concertativa che, tra le altre cose, aveva consentito la gestione di migliaia di esuberi nell’ultimo decennio. Tale decisione rappresenta un violento schiaffo a tutte le lavoratrici ed i lavoratori del settore e dimostra come i banchieri siano incapaci di rinunciare ai loro enormi benefit e di calarsi in una realtà complessa, come quella che sta attraversando il nostro Paese, mostrando quell’umiltà e quella consapevolezza necessarie per dare risposte efficaci agli interessi generali delle imprese, delle famiglie, dei giovani, delle comunità locali e dell’occupazione.

Come sono stati utilizzati i tantissimi soldi ricavati dai continui tagli sul costo del lavoro, dalla forte riduzione degli organici e degli sportelli, dalle continue ristrutturazioni e concentrazioni?
Negli ultimi anni nulla è stato fatto per dare risposte alle sollecitazioni provenienti dal mondo del lavoro, delle imprese e della clientela in generale. Al contrario si è assistito ad una costante crescita dei privilegi dei banchieri e del top management.
La gravissima forzatura operata dall’ABI dimostra ancora una volta come i vertici delle banche, anziché affrontare i problemi strutturali del settore, vogliano affrontare la crisi più difficile di sempre facendo gravare sulle spalle dei lavoratori i costi della loro manifesta incapacità di modernizzare il sistema bancario.
Unisin si è espressa – richiedendo anche specifici interventi del Governo ed inviando un documento alla forze politiche – affinché la politica potesse eliminare le distorsioni regolamentari e fiscali (il c.d. cuneo fiscale, il regime fiscale sui crediti ed altro) che penalizzano le banche italiane rispetto ai competitor europei.
Il Sindacato, tuttavia, non può certo avallare un simile scenario dove continua a non essere chiaro quali strade le banche vogliano percorrere per rilanciare l’economia del Paese e valorizzare le opportunità offerte dalla tecnologia e da un personale molto qualificato e professionale.
E’ finito il tempo dei tentennamenti! Soprattutto la parte datoriale ha il dovere di assumere concretamente il ruolo che le compete, con grande responsabilità e con idee innovative e costruttive. Chi non vuole, o non è capace di farlo, deve avere l’umiltà di rinunciare ai propri incarichi.
Adesso il Sindacato e le migliaia di lavoratrici e di lavoratori bancari sono chiamati ad una risposta forte ed unitaria ed Unisin, come sempre, sarà parte attiva e determinata.

Roma, 17 settembre 2013

LA SEGRETERIA NAZIONALE UNISIN FALCRI – SILCEA
http://www.contropiano.org/lavoro-conflitto/item/19971-bancari-in-piazza-giovedi-l-abi-ha-disdetto-il-contratto

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Banche: giovedi’ sciopero e cortei contro Abi, rose a clienti
http://www.fisac-cgil.it/20021/banche-giovedi-sciopero-e-cortei-contro-abi-rose-a-clienti

Bancari in piazza contro la disdetta del contratto

http://www.fabi.it/news/news-in-evidenza/bancari-in-piazza-contro-la-disdetta-del-contratto.html

I bancari sfilano per le vie di Ravenna: ‘contestato’ il presidente dell’Abi Patuelli

Oltre il 90% dei lavoratori del settore bancario ha aderito giovedì mattina, sia a livello regionale che nazionale, allo sciopero proclamato da DirCredito, Fabi, Fiba/Cisl, Fisac/Cgil, Ugl Credito, Uilca, Unisin Falcri – Silcea e Sallca/Cub

I sindacati dei bancari sottolineano il grande successo della mobilitazione e dalla partecipazione alla manifestazione regionale che si è svolta a Ravenna. La chiusura delle filiali è stata quasi totale in tutta la regione.

La manifestazione a Ravenna ha visto la partecipazione di numerosissimi lavoratori, oltre un migliaio, che sono giunti, con pullman e mezzi propri, da tutta l’Emilia Romagna per protestare contro la disdetta del contratto nazionale. I lavoratori del credito si sono apertamente schierati contro le scelte dell’Abi.

Nel corso della manifestazione gli organizzatori hanno distribuito centinaia di volantini per spiegare le ragioni della protesta. I lavoratori hanno dato vita, per le vie della città, a un lungo corteo che si è concluso in piazza del Popolo dove hanno preso la parola Massimo Masi, segretario generale della Uilca, Giuliano Calcagni, segretario nazionale della Fisac Cgil, e Giuliano Romani, segretario generale della Fiba Cisl.

I tre esponenti sindacali hanno condannato la scelta dell’Abi di disdettare il contratto nazionale e chiesto a gran voce che l’associazione delle banche torni sui suoi passi: “Oltre 300mila lavoratori del credito hanno deciso di aderire allo sciopero. Chiedono che le banche si rimettano al servizio del Paese e che non siano i bancari e le bancarie a pagare il prezzo delle politiche sbagliate che hanno caratterizzato gli ultimi 10 anni. La disdetta del contratto nazionale di lavoro giunge in un momento delicato, in cui ci sono 12 banche commissariate e la dichiarazione di altri 20mila nuovi esuberi. L’associazione della banche non vuole rinnovare l’ammortizzatore di settore, che non pesa in alcun modo sul bilancio dello Stato, e con cui fino ad oggi sono stati gestiti i 50mila lavoratori bancari in esubero”.

Infine dai sindacati è partita una stoccata nei confronti degli stipendi dei manager: “Senza fare la minima autocritica l’Abi, permette, nonostante i richiami di Banca d’Italia e dell’Unione Europea, che le retribuzioni dei top manager raggiungano importi vergognosi ed ingiustificati. L’ultimo esempio, davvero intollerabile e offensivo per tutti, è quello dell’ex amministratore delegato del Gruppo Intesa, Cucchiani: 7 milioni di euro per 21 mesi di lavoro”. Al termine della manifestazione una delegazione dei sindacati è stata ricevuta dal Prefetto di Ravenna.

Foto :

http://www.ravennatoday.it/foto/cronaca/lo-sciopero-dei-bancari-foto-di-massimo-argnani/m-a-01.html

Le percentuali d’adesione allo sciopero nazionale dei lavoratori bancari, indetto oggi giovedì 31 ottobre unitariamente dai sindacati di categoria, si attestano tra l’85% e il 90%, nonostante banche e gruppi bancari si siano rifiutati di accettare l’adesione allo sciopero di quei lavoratori che avevano già programmato una giornata di ferie.

Oltre il 92% delle filiali e delle agenzie in Italia sono rimaste chiuse.
Questa è la risposta della categoria alla scellerata disdetta del contratto nazionale di lavoro dei 309mila bancari italiani.