Monti o non Monti, lo spread scende a 292 punti

Il debito è salito di 6 punti sul Pil rispetto al 2011, il governo si dimetterà ma mercati e speculatori stanno fermi 

Filippo Ghira

Lo spread tra i Btp e i Bund tedeschi è sceso di nuovo sotto quota 300, a 292 punti.

A dimostrazione che si tratta di un indicatore che lascia il tempo che trova e che risente di dinamiche per le quali lo stato della finanza pubblica di uno Stato conta relativamente. Era stato il direttore generale della Banca d’Italia a sostenere che tenendo conto dei fondamentali dell’economia italiana, come la ricchezza delle famiglie e la filiera delle imprese, lo spread dovrebbe essere stabile a circa 200 punti. Ieri ha chiuso a 295.
Silvio Berlusconi, che sull’onda di uno spread a 570 nel novembre 2011 era stato obbligato a dimettersi e a lasciare il posto di capo del governo ad un uomo dell’Alta Finanza come Mario Monti, è tornato giorni fa sulla questione definendo lo spread “un imbroglio politico-mediatico” e parlando testualmente di “una congiura politico-finanziaria ancora da chiarire”. La quale, e qui sta il passo interessante, “deriva tutta dalla vendita dei titoli di Stato italiani iniziata dalla finanza tedesca e proseguita da quella statunitense”. Insomma, siamo stati commissariati dai tedeschi che volevano rimetterci in riga sulla spesa pubblica e dagli americani che volevano risistemare i rapporti di forza nel Mediterraneo ributtando fuori i russi dalla Libia e spazzando via i residui regimi arabi “laici”.
La Germania, ha replicato il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, non è responsabile dei problemi dell’Italia e del suo elevato debito pubblico In altre parole, non è vero che l banche tedesche abbiano venduto a man bassa i Btp che avevano in portafoglio per spingerne giù il valore di mercato e portare alle stelle il differenziale di rendimento con i Bund. Proprio la situazione che ha portato alla caduta del Cavaliere. La Germania non vuole essere additata come il mastino della stabilità in Europa e non vuole che la politica del rigore dei conti pubblici, che nell’attuale situazione risulta sempre e comunque recessiva, inneschi delle derive populiste nei cittadini che finiranno per accentuare la rabbia verso l’Unione europea e incrinare i legami tra i Paesi membri. E non solo nei Paesi come l’Italia che stanno risentendo più della crisi. Resta in ogni caso inquietante il comportamento dello spread perché 12 mesi fa il debito pubblico era al 120,1% del Prodotto interno lordo ed ora con Monti ha superato il 126%. Eppure il suo livello continua a premiare un premier che è riuscito soltanto a portare il disavanzo poco sopra il livello del 3%, in attesa di arrivare al pareggio di bilancio con qualche altra manovra alla lacrime e sangue.

E nemmeno l’annunciata crisi di governo che porterà alle elezioni anticipate entro marzo ha provocato conseguenze sul livello dello spread. Ed è un fatto curioso perché negli anni scorsi bastava il più piccolo sommovimento politico per innescare un immediato rialzo. Monti come garante dello smantellamento dello Stato sociale e come demiurgo delle future privatizzazioni di Eni, Enel e Finmeccanica, rappresenta l’uomo giusto al posto giusto nella fase giusta. Si vede che il suo ruolo avrà altre occasioni per essere utilizzato nel completare il lavoro iniziato. Un lavoro che, seppure per motivazioni diverse, piace sia a Berlino che a Washington e Londra. Un ruolo chedovrebbe vedere l’ex consulente di Goldman Sachs e di Moody’s nelle vesti di super ministro dell’Economia in un esecutivo che assicuri di realizzare compiutamente gli impegni presi.
Peraltro, se Roma (Atene) piange Sparta (Berlino) non ride. Il livello della spesa pubblica tedesca e il relativo debito pubblico cominciano a preoccupare la tecnocrazia europea. Una situazione che era rimasta quasi nascosta per tutto il 2011 considerato che l’economia tedesca cresceva ad un tasso del 3%. Ma ora che il tasso di crescita tocca appena l’1% annuo, anche su Berlino incominciano a cadere i primi strali. E molti si domandano: lo spread più basso è merito dell’Italia o è demerito della Germania?
La Commissione europea ha chiesto al governo di Angela Merkel di ridurre entro il 2030 il debito pubblico dall’attuale 80,5% sul Pil al 60% previsto dal Patto europeo di bilancio. Pure i tedeschi dovranno varare misure di austerità sulle quali ovviamente la signora Merkel nicchia
perché l’anno prossimo in Germania si vota e gli elettori potrebbero punirla più di quanto abbiano già fatto alle elezioni per il rinnovo dei Laender. In realtà la Germania non se la passa poi così male considerato che resta pur sempre il primo contribuente di risorse per il funzionamento dell’Unione e che per il 2014 è stato previsto un avanzo di bilancio del 2,5% contro l’1,8% dell’anno scorso. Ma la Commissione europea punta il dito sui problemi che una popolazione sempre più vecchia creerà in futuro per il sistema pensionistico e per quello sanitario. Il sistema sarà sostenibile? Questa è la domanda che si fanno i tecnocrati di Bruxelles, facendo il verso alla Merkel che giorni fa aveva sollevato proprio il problema di un aumento dei costi fissi del settore pubblico di fronte a minori entrate fiscali e contributive.

Stesse preoccupazioni la Commissione le ha manifestate per la Finlandia il cui debito pubblico l’anno prossimo arriverà al 55% e nel 2018 “rischia” (sic) di arrivare al 60% Anche in questo caso il suggerimento è di tagliare la spesa pubblica, smantellare lo Stato sociale. Per la cronaca, i titoli pubblici di Germania e Finlandia, per quel che conta, sono gratificati della tripla A da parte delle agenzie di rating, il massimo voto sulla loro affidabilità e solvibilità futura. Ma alla tecnocrazia nemmeno questo sembra bastare.
 
 20 Dicembre 2012 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=18498

 

PD alla Riscossa – I “Montiani” Bersani e Benigni a caccia di voti, tra Bruxelles e Roma

Martedì, Dicembre 18th/  2012

 

I Montiani si organizzano e litigano per le poltrone all’ombra del partito unico di centro-destra-sinistra 

L’infelice monologo di Benigni su Rai Uno dinnanzi alle macerie di una Costituzione tradita a morte e calpestata

Bruxelles, Roma – Mentre la casta italica si riorganizza – sia pur tra palesi dissensi e defezioni illustri – con la sua dittatoriale “Agenda Europea, nel tentativo  di assicurare la continuità della cosiddetta “Cura Monti” anche dopo il 2012 – evidenemente al fine di completare l’opera di spoliazione nazionale e di distruzione del tessuto economico e delle Pmi in favore delle grandi lobby – all’interno del largo partito unico di “centro-destra-sinistra“, i nostri cari leader si arrovellano in cruente lotte intesine per l’accaparramento delle poltrone migliori.

 Bruxelles e Il viaggio della speranza 

Allora, nelle scorse ore, è accaduto anche che  Pierluigi Bersanifresco di primarie (acclamato ormai in varie “regioni” della rete, come il nuovo “Gargamella“) abbandonato il “villaggio dei puffi” sia volato strategicamente nella “terra dei Puffi” (il Belgio) a Bruxelles. E ciò  al fine di ottenere dai nuovi “garanti della Costituzione italiana” (si fa per dire) una sorta di investitura ufficiale per lo scranno più alto di Palazzo Chigi. Una pratica medievale tipica – qualche storico noterà – del vassallaggio più becero. Ma tutto sommato una carta da giocare, soprattutto nella prospettiva che comunque dovessero andare le prossime elezioni, a dettar legge nell’ex Bel-Paese saranno ancora i plutocrati di Bruxelles, Berlino e Francofore, con il benestare di Londra. Quest’ultima, dal canto suo, azionista di maggioranza relativa della Bce (pun non essendo parte dell’Eurozona) in veste di spettatrice divertita ed “indipendente” di questa sorta di fiction tv, nonché saldamene al comamdo del mercato finanziario continentale. Specie ora che con l’approvazione dellaTobin Tax “parziale”, a farne le spese saranno le finanze dei “soliti” Pigs, accanto a qualche altra nuova vittima sacrificale.

 Nella Repubblica del Porcellum 

Certo, nella “Repubblica del Porcellum” (e dei porcellum) andare a bocca asciutta per Bersani sarebbe davvero il colmo dopo tutto il lavoro fatto nell’interesse dell’euro-casta. Uno smacco pesante per un Pd (in netto calo di popolarità, ma ancora – malgrado tutto – probabilmente il primo partito del Paese) che potrebbe vedersi battuto addirittura da un rigurgito di ex DC riciclati. Ovvero da una nuova specie di moderati ibridi che potremmo definire “democristiani liberisti” senza bussola (involuzione della specie) o “demo-montiani liberisti“, che dir si voglia. Ibridi politici che, scordati ed accantonati in un gelido ripostiglio i principi più sani della prima Repubblica – quelli cioè da salvare, in mezzo a tanti sfaceli, e che indubbiamente ed obiettivamente permisero all’Italia del dopoguerra di arrivare ad essere la settima potenza economica al mondo –  hanno finito per prostrarsi indecorosamente ai piedi del professore, ed al suo “europeismo illuminato“, finendo per naufragare sull’infausta isola montiana in cerca di “cibo” e sicurezze.

 La salvezza dei pirati nel mare tempestoso dell’Eurozona 

Un tempo i pirati – come noto, dalla letteraura classica di Emilio Salgari e non solo – rappresenavano evidenemente la minaccia dei mari per eccellenza. Una sorta di peste, di morbo da evitare assolutamente. Ora invece lo stendardo del teschio e delle ossa sembra esser diventato un vessillo di comunione e vittoria attorno al quale stringersi e farsi scudo. Un’icona, questa, espressione di potere (non importa se “nero” o “bianco”) sotto la quale trovare rifugio. Rifugio da che cosa? Dall’inferno che si scatenerà di qui a poco – con nuovo e violento furore – sugli schiavi (Pigs) dell’Eurozona del Sud: unico modo per ottenere quei privilegi di casta tali da non far affondare i logori zatteroni politici – ed i loro impresentabili passeggeri – in un mare di debiti, austerity e tasse. Film sapientemente orchestrato e retto dalla sessa Troika (Ue, Bce, Fmi) in compagnia con la Germania, e girato sullo sfondo di una moneta – l’euro –artefice e primo complice dei nostri più grandi drammi. Cosa che il professor Prodi sapeva benissimo fin dalla decisione di abbandonare la cara vecchia lira. Ricordate lo spot tv che lanciò l’euro? Recitava così: “Cambia la moneta, non cambia la vita!”. Mai nulla fu più falso!

 Tra Purgatorio e Paradiso – L’insipido monologo di Benigni 

Come del resto piuttosto falso ci è parso un altro spot pro-casta, quello andato in onda su Rai Uno ieri sera ed officiato dal Benigni Nazionale. Retorica-politica pura (antiberlusconiana prima e malcelatamente “montiana” poi) sulla bontà di una Costituzione degna di lodi – e su questo non avevamo dubbi – ma, in effetti, mai come quest’anno infangata e calpestata. E sotto gli occhi degli stessi personaggi che oggi ne cantano le lodi con faccia di bronzo. D’altronde lo stesso decantatore di Dante, mesi orsono poneva il professorepaladino dei banchieri non all’inferno, ma bensì in una zona non del tutto definita tra purgatorio e paradiso.

 2012, “La fine di un mondo” – Giù la maschera! 

Una costituzione bistrattata – ironia della sorte – dopo miliardi di euro spesiper futili e vuote celebrazioni per il 150° compleanno della nostra (loro?) Italia. Ma su questo dal deludente ed “insipido” Benigni non una parola spesa. Nulla in merito ull’infausto golpe tecno-bancario; non una critica sull’Articolo 1 della stessa Costituzione distrutto dalla Fornero; non una parola sull’Articolo 11 distrutto dall’ammiraglio Di Paola con folli e spropositati acquisti di giocattoli di morte per per un valore pari a 230 miliardi di euro. Qualcosa come 5 finanziarie. Saldi natalizi che hanno trasformato l’Italia in una Repubblica che – contrariamente a quanto recita lo stesso Art. 11 – non ripudia la guerra, ma in effeti la auspica. E il paradigma siriano, in tal senso, resta un ottimo parametro di valutazione. Beh, una cosa è certa! Il 21/12/2012 contrariamente a quanto predetto dal vaticinio dei Maya non verrà nessuna fine del mondo, ma da un verso la “fine di un mondo” è già avvenuta in questo 2012: la fine di un mondo fatto di ipocrite maschere ideologiche ed intellettuali, targhette, onorificienze internazionali, lodi pubbliche e divinizzazioni personali di politici, artisti, comici, cantautori e tecnici illuminai. Personaggi “in cerca d’autore” di pirandelliana memoria che alla fine sembrano aver gettato la maschera, svelando al mondo il loro vero volto. E quel che appare, amici, non so a voi… ma a noi non piace per nulla!

Sergio Basile (Copyright © 2012 Qui Europa)

http://www.quieuropa.it/bersani-e-benigni/

Banche estere condannate per i derivati

La truffa dei titoli venduti al Comune di Milano che si sono rivelati più onerosi del previsto 

Andrea Angelini

Diceva Bertolt Brecht che c’è una cosa molto peggiore che rapinare una banca ed è quella di crearne una.
A questa considerazione fa pensare la vicenda di 4 banche estere, l’americana Jp Morgan, le tedesche Deutsche Bank e Depfa Bank e la svizzera Ubs, che sono state condannate da un giudice milanese a pagare una cifra di 88 milioni di euro.
I quattro istituti erano stati accusati di avere truffato il Comune di Milano spinto a stipulare contratti su titoli derivati per ridurre al minimo i rischi finanziari sul lungo termine. In realtà poi quei titoli si erano rivelati molto più onerosi del previsto, una circostanza questa della quale i dirigenti delle banche sarebbero stati  perfettamente coscienti. E’ sull’esistenza di questa consapevolezza che si è basata la sentenza milanese. Ci saranno  da pagare quindi 24 milioni per Depfa Bank, altri 24 per Deutsche Bank, quasi 25 per Jp Morgan e 15 milioni per Ubs. Condanne penali ci sono state per numerosi dirigenti degli istituti che nel 2005 avevano garantito al Comune della affidabilità dei titoli derivati sottoscritti.
L’importanza della sentenza sta nel fatto che si tratta di uno dei primi processi del genere che si svolge nell’Unione europea ed ovviamente uno dei primi nei quali delle banche vengono condannate in quanto ritenute corresponsabili di scorrettezze, per usare un eufemismo, compiute da propri funzionari e dirigenti. Il procuratore Alfredo Robledo, che ha sostenuto l’accusa, non ha nascosto la propria soddisfazione parlando di “una sentenza storica” che richiama le banche alla necessità di garantire la trasparenza in tutte le proprie operazioni. Significativo è il fatto che il magistrato abbia ricordato che la crisi finanziaria scoppiata negli Usa nel 2007 è stata innescata da operazioni tra l’azzardo e la speculazione vera e propria compiute sui derivati. Con le banche Usa, il cui esempio è stato subito seguito da quelle europee. Oltretutto, ha ricordato, l’Italia in questi anni è restata un teatro libero per le scorribande delle banche. Una accusa, seppure implicita, piuttosto precisa verso quelle autorità, amministrative e di controllo, che avrebbero dovuto muoversi per contrastare tale andazzo, e che invece hanno brillato per la propria assenza. In ogni caso, sarebbe bastato applicare la normativa vigente.
Le repliche dei direttivi delle banche sono state all’insegna della sorpresa, della delusione e della difesa del proprio operato, manifestando la convinzione che la sentenza di appello ribalterà quella di primo grado ed assolverà con la formula più ampia sia i dirigenti che le banche in quanto tali.
 
 
20 Dicembre 2012 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=18496

 

Referendum sull’acqua utilizzato per truffarci? Sembra di sì

Posted by Daniele Di Luciano on 20, dic, 2012

– di Daniele Di Luciano –

Leggo su Dailystorm:

…una brutta notizia, di estrema gravità e di interesse nazionale. Da tempo si sa che l’Autorità Energia Elettrica ed il Gas (AEEG) intende apportare alcune modifiche determinanti al Metodo Tariffario Transitorio. In sostanza, si tratta del riconoscimento dei costi sostenuti dai gestori del servizio idrico, che secondo la proposta dell’Autority dovranno essere interamente coperti dalla tariffa esattamente come scritti nei bilanci delle aziende. Tra questi rientrano anche quelli relativi ai debiti contatti prima del 2013. Di che costa stiamo parlando? Di un ritorno, di fatto, alla cosiddetta “remunerazione del capitale investito“, abrogata dal secondo quesito referendario con la consultazione del 12 e 13 giugno 2011. Perciò, non soltanto si sta andando contro il referendum, ma siamo di fronte anche ad un arretramento normativo e a quella che, di fatto, si tradurrà in una sanatoria delle irregolarità che caratterizzano molte gestioni. Le modifiche dovrebbero essere approvate entro il 31 dicembre 2012 e la situazione è molto grave: è l’ennesimo attacco all’esito referendario e alla democrazia, dovuto ai provvedimenti del governo Monti (in questo caso il decreto “Salva Italia”), che si traduce in una truffa ai danni dei cittadini che, in tempo di crisi, pesa ulteriormente sulle nostre tasche.

Stupiti? Io no. Molto probabilmente il referendum del 12 e 13 giugno 2011 è servito proprio per questo. In che modo? Qualcuno provava a dirlo già il 10 giugno, in tempi non sospetti…

 

Ho sbagliato a votare – VIDEO

http://www.losai.eu/ricordate-referendum-sullacqua-monti-ci-si-lava-le-mani/#.UNM-p0LPX-E

 

Lettera aperta al Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti.

Egregio Presidente, durante una Sua conferenza riportata recentemente al telegiornale, ha espresso una opinione sui docenti della scuola italiana che ci ha stupito ed addolorato. Riferendosi a supposti esasperati comportamenti corporativi degli insegnanti, Lei ha affermato che i docenti hanno spesso e volentieri usato gli alunni come “scudi umani” per “volgari” rivendicazioni salariali. Premesso che il quotidiano di Torino “La Stampa”, di posizione moderata, più volte ha fatto notare in diversi articoli che gli insegnanti italiani hanno “perso” mediamente 600euro di retribuzione netta mensile in questi ultimi dieci anni, i docenti, firmatari di questa lettera, dell’Istituto Alberghiero di Torino “Colombatto”, non possono accettare un confronto così tragico che ricorda, temiamo intenzionalmente, le accuse del governo di Israele verso la resistenza palestinese a Gaza. Impoverire gli insegnanti e nel contempo ventilare l’idea che il loro costo impedisce investimenti nell’edilizia scolastica e nell’organizzazione di laboratori è vergognoso, ingiusto e destabilizzante. Non è accettabile da parte Sua un tale linguaggio, offensivo e portatore di conflitti pericolosi per la legalità che qui nell’Istituto difendiamo con orgoglio, passione, dovere e anche per contrastare, nel nostro compito di educatori, i continui esempi negativi provenienti da una larga fetta di classe politica coinvolta in fatti di corruzione, pesantissimi.

I docenti, firmatari, del Colombatto respingono con sdegno e preoccupazione il Suo suddetto intervento e si augurano in un Suo ripensamento espresso in modo adeguato ed esplicito attraverso i mezzi di comunicazione televisivi.

 distinti saluti

Boris Bellone

seguono 24 firme

 

 

P.s.

Apprendiamo dai quotidiani che Lei intende dimettersi a seguito della mancata fiducia del partito di maggioranza.

Altre forze politiche invece La apprezzano per “il gesto nobile”.

Pur condividendo in parte il Suo ruolo di “contenimento” della crisi economica in atto, riteniamo che il “Suo gesto nobile” poteva essere usato ben prima per costringere la classe politica a ridurre il proprio costo in modo significativo, cancellando anche quegli automatismi di aumento degli stipendi che la classe lavoratrice ha accettato da decenni con l’abolizione della “scala mobile”. Inoltre Lei promette di dimettersi da Presidente del Consiglio, solo dopo l’approvazione della legge sul bilancio che prevede tagli nei servizi, nelle pensioni e nell’occupazione, quasi che il Suo compito fosse proprio quello di impoverire la classe lavoratrice, soprattutto dipendente. Finito questo “compito”, lascia che la classe politica, non rinnovata, ritorni a governare o a non governare, forse proprio per tutelare gli interessi dei “ricchi” e dei “potenti”: legge elettorale non modificata, province moltiplicate, rete delle frequenze invendute, e tutto quello che noi modesti sudditi (mi spiace ma cominciamo a non sentirci trattati da cittadini) non sappiamo.

Che tristezza. Ci sentiamo presi in giro, umiliati e rapinati. Il “gesto nobile” appare così molto molto preoccupante.

 

Boris Bellone

 

Nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario

Perché i gangster di Bruxelles non si fidano di Bersani

Scritto il 19/12/12 • nella Categoria: idee

Non so se Monti ci starà a scendere in campo, di sicuro c’è che lui sarebbe di gran lunga la soluzione preferita in Europa: dalla Bce alla Merkel, da “The economist” al Ppe e persino al socialista Hollande premono tutti perché scenda in campo, assumendo la leadership di una coalizione di centro. Il Cavaliere, ormai ridotto allo stremo, ha fatto una mossa abile facendo cadere Monti ed imponendo le elezioni a febbraio, ma questo non è bastato (né poteva bastare) a rimetterlo in corsa: come dice Ferrara, il ciclo berlusconiano è finito, anche se il vecchio può ancora tentare qualche scherzo da prete. Dunque, qui il problema è se il Pd vincerà per assenza di qualsiasi avversario (visto che la coalizione del Cavaliere è comunque in liquidazione ed il centro di Casini, in quanto tale, non è competitivo) o se il Pd dovrà misurarsi con un avversario credibile, cioè la coalizione montiana.

Dunque, le sollecitazioni europee significano che quegli ambienti non vogliono che vinca il Pd. Perché tanta ingratitudine, dopo che il Pd ha fatto tutto quello che gli si era ordinato di fare? Forse perché temono che il Pd abbia un improvviso soprassalto di socialismo o azzardi qualche riforma sgradita al capitale finanziario? Nemmeno per sogno: lor signori sanno che a Bersani non passa nemmeno per l’anticamera del cervello di fare qualcosa che possa dispiacere ai poteri forti e che le sue (rare) sparate sulla solidarietà sociale sono il ruggito del topo. Il problema non è questo. I problemi sono altri.

Primo: Bersani non è omogeneo alla cultura dei poteri finanziari e, per quanto si sforzi di capirne la lingua e di assecondarne i desideri, resta pur sempre un parvenu, un apparatnik antropologicamente estraneo a quel mondo. Ci sono dei “caminetti” intorno a cui ci si riunisce in 5 o 6 per decidere se occorre far passare il bailout  per la Grecia o se bisogna intervenire e come sulle manipolazioni dell’Euribor, il che presuppone sia una preparazione finanziaria di base (e non siamo sicurissimi che Bersani la abbia) sia l’accesso ad informazioni molto riservate che vengono solo dalla antica appartenenza a certi salotti (e questo è molto meno probabile che Bersani la abbia). E non si può stare a spiegare all’ultimo venuto perché la Merkel non è d’accordo con Draghi. Semplicemente, Bersani non è in condizione di sedere alla tavola in cui si prendono quelle decisioni, che non capirebbe, pur non sognandosi di contraddirle.

Secondo: prima della crisi si poteva anche tollerare un governo alla Prodi attraversato da interminabili discussioni e con tempi biblici per approvare questa o quella “riforma”, ora i ritmi sono quelli che ha avuto Monti in questi 18 mesi: “riforma” delle pensioni (cioè bastonata storica  ai pensionandi) in poche settimane e giusto perché abbiamo un Parlamento bicamerale perché se fosse per loro basterebbe un decreto legge con conversione immediata ed automatica. Non è che Bersani penserebbe mai di disobbedire e fare una “riforma” meno onerosa per chi va in pensione (per carità!), solo che pretenderebbe di fare il teatrino della “concertazione”: chiamare la Confindustria, la Cgil, la Cisl, la Uil, l’Arci, la filodrammatica di Legnano, le femministe di Pesaro…

Fare un diluvio di riunioni, poi stare a sentire Renzi, mediare con gli emendamenti di Vendola, telefonare a Casini ecce cc. Per poi fare esattamente quello che l ‘”Europa” comanda. Ma ormai l’ “Europa” (cioè quella associazione a delinquere fra banchieri, tecnocrati, ministri e faccendieri che va sotto questo nome) non tollera tutto questo, perché la “riforma” non solo la vuole esattamente in quel modo e senza l’emendamento più innocuo e di facciata che si possa immaginare, ma la vuole anche subito, possibilmente per la prossima settimana. Bersani rappresenta una cultura politica che – solo nelle liturgie – conserva le forme del sistema di governo parlamentare, una cosa che i mercati finanziari guardano con disgusto come il rottame di una diversa epoca.

Infine, sulla sinistra grava il ricordo dei precedenti governi Prodi, D’Alema, Amato, segnati da liti continue, gelosie di pollaio per conquistare un attimo di “visibilità”, inconcludenza e pasticcioneria. Non è un buon biglietto da visita. Nella “costituzione materiale” europea (che ormai conta assai di più delle neglette costituzioni formali  nazionali) per il Pd è previsto un ruolo di “opposizione di Sua Maestà” mentre è esclusa sia l’ipotesi che possa essere una forza di governo sia che possa fare opposizione vera.

(Aldo Giannuli, “Perché in Europa non si fidano del Pd?”, dal blog di Giannuli del 16 dicembre 2012).

Non so se Monti ci starà a scendere in campo, di sicuro c’è che lui sarebbe di gran lunga la soluzione preferita in Europa: dalla Bce alla Merkel, da “The economist” al Ppe e persino al socialista Hollande premono tutti perché scenda in campo, assumendo la leadership di una coalizione di centro. Il Cavaliere, ormai ridotto allo stremo, ha fatto una mossa abile facendo cadere Monti ed imponendo le elezioni a febbraio, ma questo non è bastato (né poteva bastare) a rimetterlo in corsa: come dice Ferrara, il ciclo berlusconiano è finito, anche se il vecchio può ancora tentare qualche scherzo da prete. Dunque, qui il problema è se il Pd vincerà per assenza di qualsiasi avversario (visto che la coalizione del Cavaliere è comunque in liquidazione ed il centro di Casini, in quanto tale, non è competitivo) o se il Pd dovrà misurarsi con un avversario credibile, cioè la coalizione montiana.

Dunque, le sollecitazioni europee significano che quegli ambienti non vogliono che vinca il Pd. Perché tanta ingratitudine, dopo che il Pd ha fatto Angela Merkel e François Hollandetutto quello che gli si era ordinato di fare? Forse perché temono che il Pd abbia un improvviso soprassalto di socialismo o azzardi qualche riforma sgradita al capitale finanziario? Nemmeno per sogno: lor signori sanno che a Bersani non passa nemmeno per l’anticamera del cervello di fare qualcosa che possa dispiacere ai poteri forti e che le sue (rare) sparate sulla solidarietà sociale sono il ruggito del topo. Il problema non è questo. I problemi sono altri.

Primo: Bersani non è omogeneo alla cultura dei poteri finanziari e, per quanto si sforzi di capirne la lingua e di assecondarne i desideri, resta pursempre un parvenu, un apparatnik antropologicamente estraneo a quel mondo. Ci sono dei “caminetti” intorno a cui ci si riunisce in 5 o 6 per decidere se occorre far passare il bailout  per la Grecia o se bisogna intervenire e come sulle manipolazioni dell’Euribor, il che presuppone sia una preparazione finanziaria di base (e non siamo sicurissimi che Bersani la abbia) sia l’accesso ad informazioni molto riservate che vengono solo dalla antica appartenenza a certi salotti (e questo è molto meno probabile che Bersani la abbia). E non si può stare a spiegare all’ultimo venuto perché la Merkel non è d’accordo con Draghi. Semplicemente, Bersani non è in condizione di sedere alla tavola in cui si prendono quelle decisioni, che non Bersanicapirebbe, pur non sognandosi di contraddirle.

Secondo: prima della crisi si poteva anche tollerare un governo alla Prodi attraversato da interminabili discussioni e con tempi biblici per approvare questa o quella “riforma”, ora i ritmi sono quelli che ha avuto Monti in questi 18 mesi: “riforma” delle pensioni (cioè bastonata storica  ai pensionandi) in poche settimane e giusto perché abbiamo un Parlamento bicamerale perché se fosse per loro basterebbe un decreto legge con conversione immediata ed automatica. Non è che Bersani penserebbe mai di disobbedire e fare una “riforma” meno onerosa per chi va in pensione (per carità!), solo che pretenderebbe di fare il teatrino della “concertazione”: chiamare la Confindustria, la Cgil, la Cisl, la Uil, l’Arci, la filodrammatica di Legnano, le femministe di Pesaro…

Fare un diluvio di riunioni, poi stare a sentire Renzi, mediare con gli emendamenti di Vendola, telefonare a Casini ecce cc. Per poi fare esattamente quello che l ‘”Europa” comanda. Ma ormai l’ “Europa” (cioè quella associazione a delinquere fra banchieri, tecnocrati, ministri e faccendieri che va sotto questo nome) non tollera tutto questo, perché la “riforma” non solo la vuole esattamente in quel modo e senza l’emendamento più innocuo e di facciata che si possa immaginare, ma la vuole anche subito, possibilmente per la prossima settimana. Bersani rappresenta una cultura politica che – solo nelle liturgie – conserva le forme del sistema di governo parlamentare, una cosa che i mercati finanziari guardano con disgusto come il rottame di una diversa epoca.

Infine, sulla sinistra grava il ricordo dei precedenti governi Prodi, D’Alema, Amato, segnati da liti continue, gelosie di pollaio per conquistare un attimo di “visibilità”, inconcludenza e pasticcioneria. Non è un buon biglietto da visita. Nella “costituzione materiale” europea (che ormai conta assai di più delle neglette costituzioni formali  nazionali) per il Pd è previsto un ruolo di “opposizione di Sua Maestà” mentre è esclusa sia l’ipotesi che possa essere una forza di governo sia che possa fare opposizione vera.

(Aldo Giannuli, “Perché in Europa non si fidano del Pd?”, dal blog di Giannuli del 16 dicembre 2012).

QUEL CHE HA FATTO MONTI NON VA TOCCATO, CHIUNQUE VENGA ELETTO!

sono certo che cotanta nobile ed integerrima magistratura, Corte Costituzionale in primis,  con la società civile al seguito, tanto devota a difendere la costituzione interverrà quanto prima per far abolire l’art 81 (pareggio di bilancio). E l’Europa poi? Se si arrabbia l’amatissima europa? Si sà, a quel meraviglioso tempio di bontà che è la Ue non si può rinunciare

 

QUEL CHE HA FATTO MONTI NON VA TOCCATO, CHIUNQUE VENGA ELETTO!

– Stefano Davidson –

Non credo che riuscirò a scrivere più di tanto dopo “il magone” che ho avuto ieri sera (meno male dirà la maggior parte di quelli che mi leggono!) ma non vi fidate. Ho avuto il magone perché ho assistito, e ciò poiché sono un peccatore e non resisto alle tentazioni anche quando so a cosa sto andando incontro, a due spettacoli che a mio modo di vedere ritengo essere stati vergognosi e avvilenti.

Il primo è stata l’esibizione assolutamente ignobile, bieca, esecrabile e meschina del nostro (ahimé) Capo dello Stato (sempre che ne sia rimasto uno!) che in un discorso che dell’ipocrisia, della malafede e della disonestà intellettuale ha fatto un unico stendardo da sventolare pur di proteggere e sdoganare agli occhi dei più “semplici” l’operato scellerato di Mario Monti (e sottolineo per l’ennesima volta che questa non è una mia valutazione, benché la sostenga, la condivida e nel mio piccolo l’avessi fatta anch’io da molto tempo, bensì da schiere di Nobel per l’economia e di economisti delle scuole più svariate.). A questo proposito le sue parole esatte sono state:
“E’ eccessivo mettere in guardia, come in questo momento faccio, perché in quel fuoco polemico non si bruci il recupero di fiducia nell’Italia che si è manifestato negli ultimi tempi in Europa, nella comunità internazionale e negli stessi, pur poco trasparenti, mercati finanziari? Attenzione, in giuoco è il paese, è il nostro comune futuro, e non solo un fascio di voti per questo o quel partito.”
IN SOLDONI HA QUINDI DETTO SENZA MEZZI TERMINI CHE QUEL CHE HA FATTO MONTI (PER LA GRANDE SPECULAZIONE INTERNAZIONALE, PER LE GRANDI BANCHE D’AFFARI, CONTRO OGNI LOGICA DI CRESCITA ECONOMICA) NON VA TOCCATO, CHIUNQUE VENGA ELETTO.

Il nostro Presidente ha poi avuto anche il coraggio di dirci in faccia, quasi a irriderci a mio avviso: “Il Parlamento ha poi, più di recente, approvato – REDIGENDOLA CON GRANDE PONDERAZIONE – la legge di riforma costituzionale (la sola importante adottata in questi 5 anni) che ha introdotto nella nostra Carta fondamentale, all’art. 81, il principio del pareggio di bilancio : E SALUTO LO SFORZO GRAZIE AL QUALE IN QUESTI GIORNI SE NE STANNO VARANDO LE NORME DI ATTUAZIONE.” Che significa che lui applaude l’inserimento di una norma evidentemente incostituzionale all’interno della nostra Carta Costituzionale di cui lui dovrebbe essere il primo garante e difensore. Già, perché lui non sa che i nostri “legislatori” quelli che hanno “redatto con grande ponderazione” l’articolo 81 hanno sì rispettato le regole del procedimento di revisione disciplinate dall’art. 138 della stessa Costituzione, ma per poi adeguarsi supinamente alle prescrizioni sovranazionali e alle indicazioni contenute nella Lettera della BCE, violando così non solo i Principi fondamentali della Legge Costituzionale negli artt. 1, 2, 3 e 4 ma anche i principi contenuti nella Prima parte agli artt. 41, 42, 43, 47 e 81.
Il compito della revisione costituzionale è, infatti, quello di emendare singole norme che richiedono un adeguamento agli sviluppi della vita sociale e della democrazia MA NON POSSONO E NON DEVONO ESSERE UTILIZZATE PER SOSTITUIRE I PRINCIPI CONCERNENTI L’INDIRIZZO POLITICO, ECONOMICO E SOCIALE DELLA COSTITUZIONE, CON QUELLI DIFESI ED ENFATIZZATI DA ORDINAMENTI LIBERAL-LIBERISTI, COME QUELLO DELL’UNIONE EUROPEA!
I Principi fondamentali che caratterizzano la nostra forma di stato democratico-sociale, costituiscono, pertanto, un’ipotesi di limite all’esercizio del potere di revisione costituzionale e, quindi, alla prevalenza del diritto comunitario sul diritto interno, SPECIE SE LE NORME COMUNITARIE SONO UTILIZZATE, DAI POTERI FORTI DEI MERCATI FINANZIARI, PER INTRODURRE REGOLE EVERSIVE DEI PRINCIPI CHE COSTITUISCONO GLI ASSI PORTANTI DEL PATTO FONDATIVO DELLA NOSTRA COMUNITÀ SOCIALE.
LA CORTE COSTITUZIONALE HA STABILITO, DEL RESTO, CHE I PRINCIPI SUPREMI DELL’ORDINAMENTO, OVVERO QUELLI ESPRESSIVI DELLA SUA ESSENZA, NON POSSONO COSTITUIRE OGGETTO DI REVISIONE COSTITUZIONALE (V. SENT. C. C. N. 1146/1988).

Il nuovo art. 81 applaudito da quell’inqualificabile essere che finge di essere il nostro garante, andrebbe cassato all’istante in quanto contiene previsioni lesive dei diritti inviolabili (leggi art. 2 ), nonché contrastanti con il programma di trasformazione economico-sociale recepito dalla Costituzione (art. 3, 2° comma).
Il resto del lunghissimo discorso del Presidente Monarca è stata un accozzaglia di demagogia, falsità mescolate a interpretazioni storico sociali di comodo, con qualche passaggio lacrimevole, classico di chi si autocommisera poiché sa, e nessuno mi toglie dalla testa che egli sia perfettamente conscio di cosa è stato responsabile, e per cosa verrà ricordato, se verrà ricordato, prima con le assenze inspiegabili durante i passaggi a vuoto o abominevoli della gestione della res pubblica da parte del Governo Berlusconi poi con le ingerenze inaccettabili e reiterate una volta nominato (ovviamente incostituzionale anch’essa) su suggerimento dei suoi padroni il Mario Monti da Varese.

Preferisco non continuare nel commento dell’intervento fiume perché ho finito gli antiemetici. Me ne rimane una compressa che prendo ora prima di proseguire.

Il secondo spettacolo stomachevole, stantio, inutile e servile è stato poi lo show “Costituzionale” di Roberto Benigni.

Il potere costituito attualmente ancora in carica, e gli ultimi dei suoi leccapiedi ovvero Bersani e chi l’ha votato hanno deciso per contrastare la discesa in campo di Berlusconi (che, si badi bene, io aborro!) di giocarsi il Jolly, o meglio il giullare, una sorta di antigrillo che canta e suona gli spartiti che gli vengono forniti con linguaggio e modi che, secondo il parere di chi lo glieli ha forniti, sono anti-convenzionali al massimo.

Io una volta credevo nella sinistra, quando ero giovane, forse quando ero idiota e pensavo fosse qualcosa di diverso (e forse allora qualcosina di diverso lo era), oggi oltre ad aver capito che destra e sinistra sono le facce della stessa medaglia (che al collo del popolo non arriverà mai), mi rendo anche conto che invece ci troviamo di fronte a una banda di dilettanti allo sbaraglio che non sono in grado neppure di imparare la lezione dai propri errori. Io vorrei sapere chi sono le “menti pensanti” del PD chi sono i “curatori d’immagine” e quelli che organizzano le campagne elettorali. Quelli che si fan venire in mente le ideone, i copyrighters, gli art directors, quelli che consigliano a Bersani che presentarsi in maniche di camicia con il sigaro alla Guevara gli porterà consensi. Quelli che SOPRTTUTTO hanno già ricominciato a impostare la campagna elettorale sulla denigrazione dell’avversario piuttosto che sulla valorizzazione del proprio ESSERE. Nessuno si è accorto che le ultime campagne elettorali sono state perse dal PD proprio per questo tipo di “politica” e di atteggiamento? Ma nessuno si rende conto che tutti quelli che sono dalla parte di Berlusconi a vedere una “puttanata” di luoghi comuni, cose sentite e risentite, battute grevi e assolutamente gratuite nei confronti del proprio “candidato” ne usciranno rafforzati nelle proprie convinzioni di almeno 100 volte?
Nessuno è in grado di capire che “i moderati” indecisi, la gente per bene, quella che vorrebbe un’Italia decente a vedere un attacco così scalcinato e disperato probabilmente porteranno il loro voto alla “vittima” (che penseranno non aver poi tutti i torti quando si lamenta di essere costantemente attaccato senza che ci siano valide proposte alternative)?
Nessuno ha afferrato che il punto fondamentale è che la GENTE È STUFA DI QUESTI TEATRINI PER METTERSI IN RIDICOLO L’UN CON L’ALTRO?
Nessuno ha realizzato che il calo dell’interesse nella politica nasce semplicemente dal fatto che la politica NON È PIÙ POLITICA?

A prescindere che il giochino PROPAGANDISTICO Benigni è costato alla RAI, quindi agli abbonati, quindi a noi, la bellezza di 6.000.000 (sei milioni) di euro, con cui magari qualcuno a Finale Emilia o magari ancora a L’Aquila avrebbe potuto risolvere un po’ di problemi, qualcuno sa che la Melampo (o se preferite la Benigni spa) solo considerando i film di cui possiede diritti e quant’altro ha un valore che si aggira sui 120 milioni di Euro?
Qualcuno sa per caso che nel bilancio di questa società c’è anche un credito di 6 mila euro vantato nei confronti di GiulioTremonti nella sua qualità di ministro dell’Economia. I Benigni avevano infatti aderito al vecchio condono fiscale per evitare guai con l’amministrazione finanziaria, ma poi hanno scoperto di avere pagato più del dovuto e quindi hanno chiesto indietro proprio quei 6 mila euro. Ovvero, hanno i milioni e chiedono 6.000 euro!!! Per far beneficenza dirà qualche serafico utopista. Non direi, infatti qualcuno sa che il premio Oscar nel 2011 prese per la sua apparizione a cavallo a San Remo dello scorso anno ben 250mila euro che assicurò avrebbe devoluto all’ ospedale pediatrico Meyer di Firenze, ma che il direttore dello stesso ha più volte dichiarato che: “Quei soldi non sono MAI arrivati”?
Qualcuno è al corrente del fatto che quando il Benigni ha fatto le sue belle 12 serate sulla Divina Commedia in Piazza Santa Croce (gentilmente OFFERTA dal comune di Firenze) ad ogni serata erano presenti circa 5000 persone. Questo significa che per 12 serate il signor Benigni ha avuto il piacere di farsi pagare ben 60.000 biglietti che, tenuto conto che il biglietto costava in media 20 euro, il comico (ora “genio”) toscano ha incassato la bellezza de 1.200.000 euro. Considerando poi che a tutti i suoi 12 spettacoli erano presenti telecamere ovunque si immagina che fra poco uscirà (come già accadde nel 1996) la cassetta/dvd dello spettacolo quindi il Roberto nazionale incasserà altri soldoni. Ma il bello della faccenda è questo: sapete quanto il fine decantatore della “commedia” ha offerto al comune di Firenze che gli ha ceduto gratis la Piazza o magari donato in beneficenza? NULLA!!!!

ECCO, E QUESTO È IL “TESTIMONIAL” CHE IL POTERE COSTITUITO E LA SINISTRA TROVANO GIUSTO PORTARE IN TV (pubblica, RAI 1, vista e pagata da elettori di sinistra, centro e destra)?
UNA SCELTA INATTACCABILE DIREI (sic!).

POI CI SI LAMENTA CHE LA GENTE PREFERISCE L’ANTIPOLITICA, CHE VOTA GRILLO, CHE NON VOTA…
Ah, a proposito di NON VOTO, il comico toscano stasera ha avuto anche il coraggio di affermare con una verve demagogica degna del miglior melodramma che: “l’indifferenza è un grave errore, io vi dico di amare più che rispettare la politica, è la cosa più alta per organizzare la pace, la serenità e il lavoro. Non avere interesse per la politica è come dire di non avere interesse per la vita. L’INDIFFERENZA E IL NON VOTO SONO I NEMICI, SE TI TIRI FUORI DAI IL POTERE ALLA FOLLA, CHE SCEGLIE SEMPRE BARABBA!”

 

MA SANTIDDIO MA A VOTARE NON VA PROPRIO LA FOLLA? LA MASSA?

E CHI HA VOTATO FIN’ORA CHI CI HA MESSO AL GOVERNO LEGISLATURA DOPO LEGISLATURA?

GESÙ CRISTO?

GHANDI?

MARTIN LUTHER KING?

O UN’ABBIETTA SCHIERA DI OMUNCOLI CHE DA SEMPRE FANNO I PROPRI PORCI COMODI?

E SE LA GENTE NON VOTA, O SCEGLIE IL VOTO DI PROTESTA PER L’ANTIPOLITICA È SOLO A CAUSA DI CIÒ. QUINDI COSA SIGNIFICANO QUESTE PAROLE A VANVERA BUTTATE LÌ PER FARE EFFETTO?

NULLA, ANZI PEGGIO DI NULLA, PERCHÈ QUANTO DETTO SONO SOLO FALSE STUPIDAGGINI, COLPI AD EFFETTO DI UN EX-GUITTO, EX COMUNISTA, CHE IMPROVVISAMENTE SI SENTE IL “PORTATORE DELLA VERITÀ E DELLA SAGGEZZA” (poiché benedetto dai poteri forti ed eletto paladino, anzi nel suo caso direi principe, di quella che il mio amico Fabio Norcini da Firenze chiama l’ “AVANGUARDIA MILIARDARIA DELLA SINISTRA” di cui fanno parte ad esempio elementi del calibro della Litizzetto che insulta il BERLU ogni pié sospinto e poi pubblica con Mondadori dal 2001, o di Roberto Vecchioni che “marxisticamente” incide per la Universal Music Group (UMG), precedentemente MCA Music Entertainment, che è solo una delle quattro più grandi etichette discografiche (major) nell’industria musicale, con circa il 25,5% del mercato. È posseduta dalla società francese Vivendi che è la proprietaria della Vodafone. E questi sono solo due dei nostri comunisti, predicatori doc. Risparmio il seguito della lista perché in fondo non ce la faccio a infierire a sinistra anche se, avviso, NON LI VOTERÒ NELLA MANIERA PIÙ ASSOLUTA! MA DEL RESTO NEMMENO A DESTRA O AL CENTRO SI POTRANNO ASPETTARE IL MIO VOTO. )

Sulla lettura degli articoli della Costituzione da parte del Benigni stenderei poi un velo pietoso, poiché, a parte la scontatezza delle parole e dei concetti, ovviamente NON SI È SENTITA NEMMENO UNA PAROLA CONTRO GLI OLTRAGGI CHE A QUESTO DOCUMENTO SONO STATI PORTATI DAL GOVERNO ANCORA IN CARICA. Nessun accenno nei confronti delle cicatrici che la nostra Costituzione ha riportato dall’avvento del duo Napolitano Monti in avanti, nessuna nota di biasimo per questi obrobri da parte di chi nel 1983 sosteneva il Pci impegnato ad agitare la questione morale e giurava che il più serioso dei politici era un “comunista garantito”, neanche una parola sullo scempio Costituzionale da chi un tempo (prima dei Baudo e delle Carrà) prendeva in braccio Enrico Berlinguer! E dire che ai tempi di Televacca, Berlinguer ti voglio bene, Tu mi turbi e mettiamoci pure anche “Il Piccolo Diavolo” Benigni mi piaceva, mi convinceva. Mi sa tanto che o sono cresciuto io, o è calato lui! Ma mi sa che è la seconda che ho detto considerato che prima dell’esibizione “costituzionale” Benigni è andato in visita al Presidente Napolitano al Quirinale ( la struttura che ci costa 23.000 euro all’ora, per un totale di 129 milioni di euro all’anno) ma che su questo paradosso economico non ha trovato nemmeno una parola da aggiungere al suo sketch di apertura.
L’ordine del resto era: “Bombarda Berlusconi, poi dai una bottarella in qua e in là agli altri ma non far danni!” e questo lo ha capito anche il più idiota degli elettori.

Per concludere posso aggiungere solo un particolare direi tragicomico: ieri mi ero beccato anche una buona parte di Berlusconi dalla D’Urso, seguito a ruota da Casini da Fazio!
Che rimpinzata di indecenze, infingardaggini, falsità e voltafaccia in soli due giorni.
Peggio che due cenoni di Natale (che in compenso, come credo la maggior parte di voi non mi sentirò, ne mi potrò permettermi di fare!)

La cosa che più mi fa impazzire comunque è che in questi giorni, in Televisione, in radio e sui giornali sento parlare e leggo della “casta” e dei privilegi da togliere alla “casta” e degli scandali della “casta” e tutti, ma proprio tuttituttitutti quelli che di questa “casta” parlano, fanno in un modo o nell’altro parte della suddetta (giornalisti compresi)!!!

Come si dice a Genova e ripeto spesso: “mi ma tastu se ghe sun!”

E poi ci si chiede perché la gente vota M5S, non vuole votare, o pensa a come riconsegnare la scheda secondo la legge Art. 104, comma 5, del Testo Unico delle Leggi Elettorali D.P.R. 30 marzo 1957, n. 361.


Tratto da: QUEL CHE HA FATTO MONTI NON VA TOCCATO, CHIUNQUE VENGA ELETTO! | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/12/18/quel-che-ha-fatto-monti-non-va-toccato-chiunque-venga-eletto/#ixzz2FXeRThAn 
– Nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario! 

DSM-5: IL NUOVO MANUALE DI PSICHIATRIA CLASSIFICHERÀ TUTTE LE EMOZIONI UMANE COME UN DISORDINE MENTALE

L’industria della psichiatria moderna è ufficialmente impazzita. Praticamente ogni emozione vissuta da un essere umano – la tristezza, il dolore, l’ansia, la frustrazione, l’impazienza, l’eccitazione – saranno classificate come “disturbi mentali” che necessitano di un trattamento chimico (ovviamente, tramite prescrizione farmacologica).

La nuova “bibbia della psichiatria”, DSM-5 (Diagnostic and statistical manual of mental disorders, quinta edizione), si è trasformata da un manuale di riferimento medico ad una testimonianza della follia della industria farmaceutica.
I “disturbi mentali” citati nel DSM-5 comprendono il “Disturbo d’Ansia generale” o GAD in breve. Il GAD può essere diagnosticato in una persona che prova dell’ansia, ad esempio, nel parlare con uno psichiatra. Pertanto, il semplice atto di uno psichiatra, nel formulare un diagnosi, farà magicamente apparire i “sintomi” diagnosticati.
Questa si chiama scienza ciarlatana, ma è tuttavia indicativa dell’attuale settore psichiatrico, diventato ormai una barzelletta nei circoli scientifici, tanto da disgustare anche i più scettici. La psichiatria non è più “scientifica” dell’astrologia o della lettura della mano, ma i suoi praticanti si autodefiniscono “dottori” della psichiatria, al fine di rendere tali baggianate, credibili.

COME FUNZIONA REALMENTE LA PSICHIATRIA MODERNAEcco come funziona veramente la psichiatria moderna: Un gruppo di intellettuali auto-referenziati e strapagati che vogliono fare più soldi inventano una malattia che chiamerò “Hoogala Boogala Disorder” o HBD.
Per alzata di mano, poi, votano quali “sintomi” sono associati all’Hoogala Boogala Disorder. In questo caso, i sintomi potrebbero essere: il canto spontaneo o il mettersi le dita nel naso.
Convincono poi insegnanti, giornalisti e autorità di regolamentazione governative che l’Hoogala Boogala Disorder è reale – e soprattutto che ne soffrono milioni di bambini! Come potremmo guardarci ancora allo specchio se non offrissimo a tutti questi bambini un trattamento adeguato? ..

Comincia così la richiesta di una “cura” per una malattia del tutto inventata. Da qui, è un gioco da ragazzi far si che la Big Pharma fabbrichi qualsiasi dato “scentifico” di cui si ha bisogno, al fine di “dimostrare” che lo speed, le anfetamine, il crack o qualsiasi veleno che vogliono vendere “riduca il rischio del Hoogala Boogala Disorder.”
Dei “seri” psichiatri – che se la ridono nascosti nei loro laboratori – “diagnosticano” poi l’Hoogala Boogala Disorder ai bambini prescrivendo farmaci che dovrebbero curarli. Grazie a questo trucchetto, gli psichiatri, guadagnano tangenti direttamente dalla Big Pharma.
Al fine di massimizzare tangenti e omaggi dalla Big Pharma, gruppi di questi psichiatri si riuniscono ogni pochi anni e inventano i disturbi più strani, espandendo il loro tomo immaginario chiamato DSM.

Il DSM è ora più grande che mai e include disturbi come l’”Obedience Defiance Disorder” (ODD), definito come il rifiuto di leccare il culo e seguire le false autorità. Agli stupratori che provano eccitazione sessuale nel corso delle loro attività, viene concessa l’attenuante del “Paraphilic coercive disorder”, pertanto, non sono responsabili delle loro azioni. (Ma avranno bisogno di farmaci, ovviamente!)

Potrebbero diagnosticarvi anche l’”Hoarding Disorder” se doveste fare scorta di cibo, acqua e munizioni, tra le altre cose. Sì, prepararsi per eventuali calamità naturali vi rende malati mentali agli occhi della psichiatria moderna (e del governo).

L’EX PRESIDENTE DEL DSM SI SCUSA PER AVER CREATO “FALSE EPIDEMIE”
Allen Frances presiedette al DSM-IV, rilasciato nel 1994. Ammette ora che si trattò di un errore enorme il quale portò a diagnosticare malattie mentali in persone del tutto sane. Il DSM-IV “… involontariamente contribuì a tre false epidemie – il disturbo da deficit dell’attenzione, l’autismo e il disturbo bipolare infantile”, scrive Allen in un pezzo del Los Angeles Times.
Egli continua dicendo:

La prima bozza della prossima edizione del DSM … è piena di suggerimenti che moltiplicheranno i nostri errori ed estenderanno drammaticamente la portata della psichiatria nel dominio sempre più piccolo della normalità. Questa monopolizzazione della normalità potrebbe potenzialmente creare decine di milioni di innocenti scambiati per dei malati mentali.

Tutti questi disturbi fabbricati, naturalmente, si traducono in un certo numero di falsi positivi. Come Allen scrive:

La “sindrome da rischio di psicosi” avrebbe utilizzato la presenza di pensieri strani per prevedere un futuro episodio psicotico. La previsione, però, risulterebbe sbagliata almeno tre volte su quattro – in questo modo molti ragazzi riceverebbero, erroneamente, farmaci che causerebbero loro un enorme aumento di peso, il diabete e un’aspettativa di vita ridotta.

Ma questo è il punto di psichiatria: prescrivere farmaci a persone che non ne hanno bisogno.

Immaginate: un intera industria che poggia sul nulla! E sì, c’è bisogno di immaginarlo perché nulla all’interno dell’industria farmaceutica è reale.

COSA SIGNIFICA NORMALITA’ IN PSICHIATRIA? ESSERE UNO ZOMBIE SENZA SENTIMENTI
L’unico modo per essere “normali” quando si è sottoposti alla “diagnosi” di uno psichiatra – un processo che è del tutto soggettivo e del tutto privo di qualcosa di simile alla vera scienza – è quello di mostrarsi assolutamente privi di emozioni.

Una persona in coma è una persona “normale”, secondo il DSM, in quanto non presenta alcun sintomo che potrebbe indicare la presenza di quelle terribili cose, chiamate sentimenti.

Anche una persona morta è “normale”, secondo la psichiatria, soprattutto perché i morti non si qualificano per il rimborso Medicare e quindi non vale la pena diagnosticarli o curarli.

E’ tutta una crudele beffa. La psichiatria dovrebbe essere del tutto abolita in questo momento, togliendo i psicofarmaci ai bambini e sostituendoli con alimenti sani.

IL CONCETTO PERDUTO DI NORMALITA‘

Ecco alcune semplici verità che devono essere riaffermate quando aboliremo la scienza ciarlatana che è la psichiatria:

La normalità non si raggiunge attraverso i farmaci. La normalità non è l’assenza di emozioni. La vita implica necessariamente emozioni, esperienze e comportamenti che, di volta in volta, “superano” il confine della patetica sobrietà. Questo non significa che la gente sia “mentalmente disturbata”. Significa soltanto che non sono dei robot biologici.

LA NUTRIZIONE E’ LA RISPOSTA, NON I FARMACI

Le carenze nutrizionali, tra l’altro, sono la causa principale di quasi tutte le “malattie mentali”. Gli squilibri di zucchero nel sangue causano malfunzionamenti del cervello in quanto la sua fonte energetica primaria sono proprio gli zuccheri. Carenze di zinco, selenio, cromo, magnesio e altri elementi causano squilibri di zucchero nel sangue che provocano emozioni o comportamenti apparentemente “selvaggi”.

Quasi tutti coloro i quali sono stati diagnosticati con un disturbo mentale nel nostro mondo moderno soffrono in realtà di squilibri nutrizionali. Troppi cibi spazzatura, non fanno bene al nostro organismo. A volte, questi cibi sono avvelenati dai troppi vaccini (alluminio e mercurio) o per aver mangiato troppi cibi tossici (mercurio nel pesce, cadmio, arsenico, ecc), la carenza di vitamina D è ridicolmente diffusa, soprattutto nel Regno Unito e in Canada, dove la luce solare è nettamente meno intensa.

La ragione per cui la nutrizione non è mai stata proposta come soluzione ai disturbi mentali è perché l’industria farmaceutica fa soldi solo vendendo “trattamenti” chimici per condizioni mentali fittizie e dai nomi complessi in modo che assumano una apparente credibilità. Se il cibo e gli integratori alimentari potessero mantenere il vostro cervello sano – e credetemi, possono! – Allora chi avrebbe bisogno di costosi prodotti farmaceutici? Chi avrebbe bisogno di costosi psichiatri? Chi avrebbe bisogno di pilloline magiche?

Nessuno! Questa è la semplice ed evidente verità: la nostra società sarebbe molto più felice, più sana e più produttiva, se l’intera industria farmaceutica e psichiatrica sparissero.

Con il DSM-5, la moderna psichiatria si è fatta beffa di se stessa. La psichiatria stessa sembra essere completamente impazzita.

 

   

Col nuovo manuale psichiatrico 3 milioni di malati in più

 

Con la quinta edizione del DSM si diagnosticheranno fino a 3 milioni di nuovi malati in più e il Ritalin negli Usa si potrà prescrivere ai bimbi già a 4 anni.

 

Fonte: Giù Le Mani dai bambini

La denuncia non è di qualche movimento anti-psichiatrico, ma del Dott. Allen Frances coordinatore della task-force del DSM IV, che sta per essere soppiantato dalla nuova edizione, la quale conterrà molte più malattie mentali classificate. Frances (team DSM) “Ormai i produttori di droghe legali sono più responsabili delle dipendenze dei produttori di droghe illegali”. + 40% per i disturbi bipolari, raddoppiate le diagnosi di iperattività infantile.

Poma (Giù le Mani dai Bambini): “In Italia siamo a rischio con 3 milioni di potenziali nuovi pazienti, non dobbiamo commettere gli errori fatti in USA”.

Costa (psichiatra La Sapienza): “Tra le nuove possibili sindromi, il lutto e la dipendenza da caffè: noi medici e specialisti siamo vittima delle mode diagnostiche lanciate dalle multinazionali, attenzione perchè è a rischio l’indipendenza della classe medica”

“La semplice tristezza e l’astinenza da caffeina stanno per diventare malattie mentali. La prossima edizione del manuale, il DSM-V, in uscita nel 2013, potrebbe far diagnosticare come malati mentali milioni di persone sane, affette da normalissimi problemi di tristezza o sofferenza”. La dichiarazione sarebbe normale se rilasciata da un fervente attivista di un movimento anti-psichiatrico, ma diventa eccezionale se consideriamo che è di un “big-boss” della psichiatria americana,Allen Frances, coordinatore del team di specialisti che ha curato l’edizione attualmente in uso del Manuale Diagnostico per le Malattie Mentali, utilizzato per perfezionare diagnosi da psichiatri di tutto il mondo, la cui 5° revisione vedrà appunto la luce tra meno di 18 mesi. “Negli ultimi anni abbiamo assistito a una vera e propria inflazione diagnostica – prosegue Frances, che è intervenuto al convegno “Pharmageddon” organizzato presso la Comunità di San Patrignano – e già oggi, ogni anno, il 25% della popolazione statunitense – circa 45 milioni di persone – si vede diagnosticare un disordine mentale, eventualità che sale al 50% degli abitanti se consideriamo le persone anziane. Nel DSM-IV (l’edizione attualmente in uso del Manuale, curata da Frances, ndr) abbiamo cercato di essere il più cauti possibile ma non abbiamo comunque evitato l’aumento delle patologie e la conseguente tendenza all’incremento delle diagnosi, a cause della quale i disordini bipolari sono ‘aumentati’ del 40% rispetto a quanto avveniva con la precedente edizione del Manuale (il DSM-III, ndr), quelle di autismo sono cresciute del 25%, e quelle di ADHD, la Sindrome da iperattività e deficit di attenzione dei bambini, sono addirittura raddoppiate, mentre gli antipsicotici sono venduti con un giro d’affari di 50 miliardi di dollari all’anno”. Quella di Frances è una vera confessione-shock, con anche il sapore di un “j’accuse” verso molti Suoi colleghi: “Ormai i produttori di droghe legali sono più responsabili delle dipendenze delle persone rispetto ai produttori di droghe illegali. Il problema non è nella malafede dei membri della Commissione del DSM – prosegue lo psichiatra – ma nella loro appartenenza all’élite del settore psichiatrico: non si rendono conto che le loro indicazioni, in mano a medici frettolosi e non sempre competenti e con la pressione irresponsabile delle industrie farmaceutiche, possono portare a gravi abusi. Le nostre attuali conoscenze fra l’altro non ci permettono la prescrizione preventiva degli psicofarmaci, e sarebbe quindi importante che i medici non eseguano le diagnosi con disinvoltura e valorizzino le terapie relazionali rispetto a quelle farmacologiche”, ha concluso l’esperto americano.

Sul punto è intervenuto Luca Poma, giornalista e portavoce di “Giù le Mani dai
Bambini” ( www.giulemanidaibambini.org), il più rappresentativo comitato indipendente per la farmacovigilanza pediatrica nel nostro paese: “La situazione è assai preoccupante, perchè come ha dichiarato sul Corriere della Sera il giornalista Mario Pappagallo ‘un mondo di pazzi sarebbe un gran bel mercato’, dal momento che solo in Italia ci sarebbero almeno 3 milioni di nuovi potenziali ‘pazienti’, e non pochi tra loro sono in fascia pediatrica. Ci renderemo conto a brevissimo – e a spese della salute nostra e dei nostri bambini – di quanto ciò sia assolutamente vero”, ha concluso Poma.

Anche Emilia Costa, decana di psichiatria, già titolare della 1° Cattedra dell’Università “La Sapienza” di Roma e Primario di Psicofarmacologia all’Umberto I°, era nel panel dei relatori di “Pharmageddon”, e ha commentato ironicamente: “Dovrei fare istanza al team di colleghi del DSM V affinchè inseriscano una nuova patologia, la “bulimia da diagnosi”, perchè questo è quello che sta accadendo in America, con influssi concreti anche in Italia: una sistematica medicalizzazione del disagio ad opera di ‘inventori di categorie diagonistiche’ che sono tra l’altro in palese conflitto d’interessi. I miei corrispondenti oltreoceano mi dicono che persino un lutto, che è parte della vita di una persona, potrebbe essere diagnosticato come episodio depressivo sul nuovo Manuale, e che tra le patologie che stanno valutando di inserire c’è anche una non meglio precisata ‘astinenza da caffeina’. Tutto ciò è folle, noi medici e specialisti siamo vittime delle mode diagnostiche lanciate dalle multinazionali: attenzione – ha concluso l’esperta italiana – perchè è veramente a rischio l’indipendenza della classe medica”.

Intanto, il Wall Street Journal annuncia che l’American Academy of Pediatrics ha stilato le nuove linee guida per la diagnosi della contestata Sindrome da deficit di attenzione e iperattività (bambini agitati e distratti), che suggeriscono di consigliare la prescrizione di Ritalin (metilfenidato) anche a bambini in età prescolare, fin dai 4 anni. Le linee guida americane sono poi recepite in molti paesi del mondo.

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Cari colleghi,
Allen Frances, capo della task force del DSM-IV, è appena tornato negli Stati Uniti dopo aver tenuto alcuni seminari in Italia nei quali ha parlato delle sue critiche alle proposte del DSM-5, previsto per il 2013. Mi ha chiesto il favore, e lo faccio volentieri, di diffondere in Italia la notizia che pochi giorni fa alcune associazioni americane hanno deciso di iniziare una grande raccolta di firme, su scala mondiale, per chiedere alla task force del DSM-5 di ritirare alcune delle proposte fatte. Queste proposte del DSM-5 possono far aumentare esageratamente alcune diagnosi psichiatriche (quindi creare moltissimi “falsi positivi”), con risultato che non solo si distorcerebbero i dati epidemiologici ma soprattutto a molti cittadini verrebbero prescritti farmaci non necessari e a volte pericolosi (è fin troppo evidente in questa operazione l’interesse delle case farmaceutiche, che condizionano pesantemente la cultura e la pratica della psichiatria).

Sarebbe troppo lungo qui entrare nel dettaglio di quali sono le proposte diagnostiche discutibili del prossimo DSM-5. Si può solo accennare a quella di “Sindrome da rischio psicotico”, per cui molti giovani potrebbero essere etichettati in questo modo e ricevere gli antipsicotici atipici che, oltre a essere molto costosi, possono provocare aumenti di peso (e tra l’altro pare che non diminuiscano il rischio di schizofrenia). Oppure si pensi all’ampliamento dei criteri della Depressione Maggiore che vorrebbe includere aspetti del lutto, per cui, per così dire, a molte persone verrebbe tolta la legittimità di essere tristi (con tutti gli aspetti adattivi e di “salute mentale”), verrebbero etichettate come “depresse” e riceverebbero farmaci antidepressivi (peraltro di  poca efficacia, come è emerso da molte ricerche controllate), senza contare che già l’11% della popolazione americana li assume (una percentuale impressionante, che fa pensare che vengano prescritti anche a molti che non ne hanno bisogno). Oppure si pensi al Binge Eating, anch’esso ampliato nei criteri, e così via. In generale, insomma, il DSM-5 abbasserebbe molto la soglia di molte diagnosi. Le implicazioni sociologiche ed economiche di questa problematica sono fin troppo ovvie che non c’è bisogno di menzionarle.

La campagna che Frances assieme a Bob Spitzer (che era stato capo della task force del DSM-III) e altri sta conducendo contro la bozza del DSM-5 ha ottenuto alcuni effetti ma non è ancora riuscita a far modificare in modo sostanziale gli aspetti più pericolosi del DSM-5, ed è per questo che è stato deciso di fare una petizione. L’idea è che, se molti membri della professione protestano contro questa bozza, gli autori del DSM-5 temano che il manuale poi venda poco o non venga seguìto, e che questa loro paura possa indurli a fare delle modifiche.

La petizione è stata promossa innanzitutto da alcune Divisioni della American Psychological Association:  la Division 32 (Society for Humanistic Psychology), la Division 27 (Community Psychology), la Division 49 (Society for Group Psychology and Psychotherapy), e poi dalla Association for Women in Psychology, dalla Society for Descriptive Psychology, ecc., e anche da associazioni di altri paesi. 

Per firmare la petizione occorre andare alla pagina web
 http://www.ipetitions.com/petition/dsm5/#sign_petition

e scorrerla fino in fondo dove c’è il modulo per firmare. In questa pagina vi è una “Open letter” che illustra in modo abbastanza dettagliato alcuni problemi del DSM-5. Per chi non legge l’inglese, in italiano è uscita una anticipazione di questo dibattito a pp. 247-262 del n. 2/2011 di Psicoterapia e Scienze Umane, con interventi di Bob Spitzer e Allen Frances (“Guerre psicologiche: critiche alla preparazione del DSM-5”). L’annuncio del seminario che Frances ha tenuto a Bologna il 22 ottobre scorso, organizzato dalla rivista Psicoterapia e Scienze Umane in collaborazione con la AUSL di Bologna che lo ha inserito all’interno della “Settimana della Salute Mentale”, è alla pagina web:http://www.psicoterapiaescienzeumane.it/Frances_22-10-11.htm (a questa pagina è linkata una intervista di Frances apparsa sul Corriere).
La bozza del DSM-5 è all’indirizzo Internet http://www.dsm5.org

Grazie per l’attenzione.


Paolo Migone
Condirettore di Psicoterapia e Scienze Umanehttp://www.psicoterapiaescienzeumane.it