La Grecia è prossima alla bancarotta

Standard&Poor’s continua la sua attività speculativa contro Atene ed esprime il suo parere negativo alle scelte del governo 

Andrea Perrone

È sempre in agguato la speculazione innescata dall’usura internazionale contro gli Stati membri dell’Eurozona: ieri è stata la volta della Grecia.
L’agenzia privata statunitense Standard & Poor’s, sempre pronta a speculare sui mali europei e quindi non contenta per le difficoltà che attraversa il Paese ellenico ha espresso il suo parere negativo alla politica di austerità attuata dalla Grecia portando per l’ennesima volta il rating a default selettivo da tripla C, ovvero ritenendo le capacità e le volontà di Atene assolutamente incapaci di attuare quanto promesso all’Eurogruppo e alla troika (Ue-Bce-Fmi), dai quali ha ricevuto l’ennesimo prestito oneroso da quasi 40 miliardi di euro. L’annuncio come è consuetudine è giunto nella tarda serata di mercoledì, dopo che  l’agenzia Usa si è mossa sulla scia della decisione ellenica di lanciare un piano di riacquisto del proprio debito, in accordo con quanto ha sottoscritto con i ministri degli Esteri e delle Finanze dell’Eurogruppo e con i tecnocrati della troika. In sostanza per il popolo ellenico e il governo di Atene si starebbe mettendo molto male perché l’usura internazionale – annidata a Washington e Londra – non è ritenuta in grado di rispettare alcuni dei suoi impegni nei confronti di coloro che le hanno offerto i prestiti ad usura, anche se sarebbe in grado – sempre a detta dell’agenzia di rating made in Usa – di onorare il pagamento di altre obbligazioni. Lunedì scorso la Grecia ha avviato un piano per ritirare dal mercato circa la metà dei titoli di Stato in mano a creditori privati come parte di un ultimo tentativo per tagliare l’enorme passivo che pesa sul debito pubblico dello Stato ellenico. Sebbene gli investitori abbiano reagito positivamente alla decisione messa in atto dal governo di Atene, la portata troppo ridotta del piano avrebbe sollevato diversi dubbi in merito alle capacità del Paese di ridurre il proprio debito di portata smisurata – aggravato dai prestiti ad usura della troika – nella misura sperata dagli speculatori europei ed internazionali. Ma le difficoltà per il popolo ellenico non finiscono qui. Infatti, secondo quanto emerso dai dati pubblicati dall’Agenzia di Statistica ellenica, la situazione riguardante i senza lavoro sta progressivamente e rapidamente peggiorando. In Grecia, nel solo mese di settembre, il numero di coloro che cercano un’occupazione ha raggiunto la cifra record del 26 per cento, con un aumento del 7 per cento in soli 30 giorni e di quasi sette punti in più rispetto al 18.9% del 2011. sempre l’Agenzia di statistica ha calcolato in un milione 305mila in più i disoccupati su base annua e in 22.000 in più nell’arco di un mese. Nella fascia di età che va dai 15 ai 24 anni, ha raggiunto la cifra record del 56,4 per cento, superando la stessa Spagna che da mesi deteneva il risultato peggiore nel settore occupazionale


07 Dicembre 2012 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=18240

Scuola in rivolta. In piazza slogan del maggio francese

Gli studenti e i precari protestano a Roma contro i tagli e il rigore 

michele mendolicchio

Sembra un po’ come la rivoluzione araba. Si cambia, si cambia ma al peggio non c’è mai fine. Prodi è andato a casa e poco è cambiato, in primis per la scuola; Berlusconi ha fatto il passo indietro e poco è cambiato, anzi tutto è cambiato in peggio. Monti ci sta regalando solo rigore, tasse e tagli su tutti i fronti, tant’è che anche la Sanità rischia la chiusura.

E per questo studenti e operai sono di nuovo scesi in piazza, tanto peggio di così non si può andare. L’istruzione e la ricerca sono a dieta da anni, indifferentemente dal colore del camice del dietologo. Di futuro c’è solo la fuga ma nemmeno tanto visto come stanno gli altri Paesi, a cominciare dalla Spagna. Di prospettive neanche l’ombra se non quella di mettersi a disposizione dei nuovi schiavisti “democratici”. E di luce alla fine del tunnel non se ne vede proprio. Oltretutto centrodestra e centrosinistra sono al buio completo. Da loro non c’è alcuna possibilità che venga quella luce tanto auspicata. Dagli studenti in corteo nella Capitale è arrivato un grido di protesta forte, resuscitando uno slogan del ’68 francese. “Ce n’est qu’un début continuons le combat”, questo il grido di battaglia contro tagli e rigore. Il corteo di studenti liceali e universitari si è suddiviso in più tronconi con l’intento di raggiungere determinati obiettivi più facilmente senza essere bloccati dal grosso delle forze dell’ordine. E così un gruppo di studenti è riuscito a bloccare l’ingresso della Rinascente vicino Porta Pia. “È la nostra risposta a questo Natale di austerity in solidarietà con disoccupati e precari”. C’è anche da dire che proprio nel momento della protesta è giunto l’eco del no del Pdl al decreto sviluppo. E così è scattato un grido di gioia liberatorio. Purtroppo non crediamo che il Cavaliere arrivi davvero a staccare la spina. E poi non è che il quadro cambierebbe di molto. Napolitano troverebbe subito un altro Pincopallino gradito alla Bce e all’Ue pronto a sostituirlo. Oltretutto la graticola del Cavaliere produce solo fumo e poco arrosto. Forte e giusta è stata la protesta che si è svolta dinanzi al ministero dell’Economia. Obiettivo della contestazione gli stage a 1 euro l’ora, una vera vergogna. E la Fornero fa finta di niente, tanto gli studenti sono sempre dei “ciusi”.

07 Dicembre 2012 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=18258

Torino-Lione, viaggio allucinante verso il nulla

IL MANIFESTO BLOG
   D’ambiente, nucleare, TAV e altri mostri…di Massimo Zucchetti
 
 
  • Avevo promesso di parlare delle disavventure subite dai NOTAV che hanno voluto andare a Lione, in occasione del vertice Monti-Hollande di qualche giorno fa. C’è stata una grande manifestazione del popolo NOTAV, francese e italiano, quel giorno.

    Ma ho letto una mail da parte di Mario, un mio amico della Valsusa, che conosco e con il quale condivido la militanza NOTAV e anche l’appartenenza all’ANPI. Mario ha scritto un racconto del suo viaggio allucinante, che mi ha lasciato davvero senza parole. Lui era a bordo del pullman “Bussoleno3″ in viaggio verso la terra francese. Lui c’era. Non posso che lasciargli la parola, avvertendo che volutamente ho smussato alcune punte nel racconto, secondo le regole di questo giornale – anche se online – dove scrivo.

    La polizia francese che "accompagna" i notav italiani sul pullman. Foto di Cosimo Caridi

    La polizia francese che “accompagna” i notav italiani sul pullman. Foto di Cosimo Caridi

    Certo che se mi avessero detto ciò che sarebbe accaduto varcato il confine francese del Frejus, prima di ieri, li avrei presi per pazzi. Oggi non più.

    Varcato il confine a bordo del pullman “Bussoleno 3” veniamo fermati dalla polizia francese “CRS” per il controllo dei documenti; “vabbè…” abbiamo detto, visto che Schengen non è più in vigore controlleranno, come dimostravano gli accadimenti del giorno prima, “…faranno il controllo dei documenti e poi…” macché, sale una poliziotta minuta, una biondina, fogli alla mano, guarda un po’ alla spicciolata i documenti, segna alcuni nominativi sui foglietti e scende, fatto salvo risalire alcuni istanti dopo essere stata pesantemente ripresa da alcuni colleghi. Risale e prende nota di tutti i nominativi delle persone a bordo, inclusa una bimba di 6 anni, che secondo me verrà segnalata addirittura all’Interpol.

    Ci diciamo “…fra un po’ ci lasceranno andare…” macché, sempre bloccati lì da un buon numero di poliziotti che piantonavano le porte degli automezzi. Essendoci anche degli anziani a bordo, chiediamo di poter scendere, almeno per sgranchirci le gambe e andare in bagno, la risposta è “…un moment, ancor un moment…” intanto tra un “moment” e l’altro, due ore e mezzo bloccati lì. Estenuati, decidiamo allora, a sorpresa, di aprire la porta posteriore del pullman. Scendiamo velocemente alla spicciolata in direzione dei bagni, tra l’alt dei poliziotti che non capiscono subito da dove diavolo fossimo saltati fuori e che ora ci rincorrono per accompagnarci. Facciamo finta di non vederli, né di sentirli e proseguiamo in direzione dei bagni. Lì chi troviamo ad attenderci, appostato per non farsi notare? Sorpresa, sorpresa: un noto giornalista della Stampa, cui viene attribuito dai presenti il Premio Sciaquetta 2012 per il giornalismo ed al quale ovviamente non disdegnamo di esprimere tutta la nostra ammirazione ed egli ringrazia con un: “…siete cattivi!”. Proseguiamo verso i gabinetti, dove, ad attenderci, troviamo un poliziotto davvero imbarazzato. Facciamo ciò che andava fatto e torniamo ai pullman per riprendere posto, lì siamo strapazzati da alcuni agenti che addirittura mettono le mani addosso ad alcuni compagni; quelli di noi risaliti allora decidono di ridiscendere a protezione degli altri, ma siamo brutalmente spinti, manganelli alla mano, sulle scalette. Saliamo e come d’incanto decidono di farci partire. Forse un po’ di decisione non ha guastato o forse erano semplicemente stufi di sopportarci, fatto sta che il pullman riparte per raggiungere gli altri che prima di noi erano stati lasciati andare. Ma fermi nel piazzale vi erano ancora due pullman in attesa.

    Raggiungiamo gli altri mezzi nel posteggio del primo autogrill ed attendiamo. Sembra non vogliano farli partire, qualcuno dice “…quelli se li vogliono tenere”. Dopo un breve consulto assembleare si decide che se non fossero stati rilasciati in breve tempo ci saremmo fatti “vedere” in autostrada. Il tempo di discuterne, spiegare lo striscione, ed ecco che arriva la notizia via telefono: “li hanno fatti partire”. Bene! Possiamo andare!

    Ripartiamo tutti insieme in una giornata grigia, scopriremo solo dopo quanto sarebbe poi divenuta nera! Si prefigura un viaggio parecchio noioso, ma il fatto di essere finalmente sulla strada di Lione rincuora e motiva gli animi. Chi dorme, chi chiacchera, chi telefona o chi gioca. I no Tav sono ora, finalmente, in viaggio.

    Sono le 13.30 circa, il nostro pullman rallenta, un area di servizio! – “Wow! Sarà possibile scendere, sgranchirsi le gambe e per chi vuole, andare in bagno…” – quand’ecco arrivare il contrordine: bisogna risalire c’è la Police! – “…ma come? Di nuovo?” – “Le papiers, le papiers!!!” – “ma…che papiers?…ma non li hanno controllati prima?” Decidiamo allora immediatamente di scendere nel piazzale per non rimanere nuovamente ingabbiati sui mezzi, proviamo a spostarci all’interno dell’area di servizio, ma sono davvero troppi, contiamo dopo una ventina di furgoni della polizia ed un numero inimmaginabile di robocop alti due metri, dalle facce paiono incazzati come dei puma. Per cosa poi? Per impedirci di andare in bagno o di fumare una sigaretta? No, Per impedirci di arrivare a Lione dove i compagni già ci attendono. Alcuni spintoni, qualche manganellata gratuita e risaliamo sui pullman alla notizia che ci faranno passare, almeno sembra. Parte il primo e subito riviene fermato: il capo della piazza, un gendarme sorridente, aspetta il nulla osta dalla prefettura, ride e sorride, “…Allez, allez, c’est vrai!!!”. In quel momento, li sì, lo ammetto mi sono davvero sentito preso per i fondelli! Ed intanto abbiamo perso un’altra buona mezz’ora.

    Ci rimettiamo in cammino, seguiti metro per metro da un elicottero della gendarmeria che ci sorvola e ci accompagna a Lyon. Troviamo già in periferia, su alcune passerelle che scavallano la tangenziale, gli uomini della police. Entriamo nella città francese immersa nella routine di tutti i giorni, non credo che fremessero per l’incontro tra Monti e Hollande. Al semaforo due uomini indaffarati a sistemare l’esterno di una vetrina si voltano, scrutano i nostri volti, e sembrava si chiedessero chi noi fossimo. Credo abbiano detto più o meno così: “…ma non dovevano essere i No Tav italiani, quelli brutti, sporchi e cattivi? …mah?!”, poco più avanti alzo gli occhi verso una finestra al primo piano di uno stabile e intravedo una bimba di pochi anni farci ciao con la manina, “…Allora non siamo poi così cattivi” mi sono detto. Passiamo un paio di semafori ed ecco già i primi motociclisti della police che ci indicano la strada (scopriremo più tardi essere quella dello zoo dove ci rinchiuderanno).

    Arriviamo finalmente in piazza che sono le 15 del pomeriggio, troviamo li i compagni francesi, alcuni che arrivano anche da Notre Dames del Landes. I fuochi d’artificio, in pieno giorno, ma erano fuochi d’artificio e non altro, ci accolgono e ci danno il benvenuto. Si parcheggiano i pullman direttamente nella piazza ed è lì che ci accorgiamo che non si potrebbero comunque andare altrove, neppure volendo: la piazza è immediatamente stata bloccata dopo il nostro passaggio dalla police. Grate mobili con la scritta police sigillano di fatto ogni accesso alla piazza dalle vie adiacenti, nessuna possibilità di muoverci. Tutti gli esercizi, fatto salvo un tabaccaio, un ristorantino ed un bar sono chiusi, metrò sigillata, stazione di Lyon anche.

    Vabbè ci penseremo dopo, ora salutiamo i francesi che ci accolgono alla moda NoTav, minestra calda, the e caffe. Pacche sulle spalle di chi si conosce o di chi, prima, tra un blocco e l’altro non c’è stato il modo di salutare. La banda No Tav intona l’inno, il “a Sarà Düra” in versione internazionale. “Uh! Strano…” penso, mi guardo intorno e solo ora mi accorgo che siamo pochini, vediamo dunque: “siamo circa 600 noi arrivati in pullman, qualcuno arrivato in macchina, ma in tutto saremo circa un migliaio, ciò significa che i francesi sono trecento o poco più, in prevalenza giovani”.

    Si decide dopo un breve summit di fare alcuni interventi dall’impianto preparato dai compagni, si decide poi di fare un piccolo corteo. Intanto si prova a trattare per il piccolo corteo, magari anche solo un paio di isolati, con la police francese, perché ci sono pure quelli italiani, in borghese, la Digos. Ma si sa, quelli li riconosciamo benissimo, gli stessi che trovi nelle scampagnate in Clarea, salutano un compagno con un grazioso “Bonjour!” – Bonjour un corno!!!

    Si prova a trattare dicevo, ma inutilmente. Porte chiuse, anzi grate chiuse e sempre più robocop circondano la piazza. Adesso, sarà forse l’imbrunire, appaiono decisamente più inquietanti. Non c’è verso! Allora alcune mani cominciano a battere sulle griglie, poche all’inizio poi sempre più numerose, un battitura di rito, oserei dire, ci concederanno almeno questa vista, vista la sterilità di iniziative da poter mettere in campo? No, neppure quella. Partono i primi spuzzi di spray al peperoncino o al pepe, nessuno si è dilungato a capire qual era il vero gusto. La gente si sposta, gli occhi e il naso bruciano, ci si allontana. Ma sino a quel momento non è successo nulla, almeno da parte dei dimostranti.

    Entriamo in uno dei bar aperti, per bere. Il locale è un bellissimo bistrot, una coda interminabile di persone cerca di raggiungere il bagno (in tutto lo “zoo” c’era solo quello), altri in coda al bancone, posti a sedere nessuno, tutti occupati. Il gestore in compagnia di due ragazze, si da veramente da fare, è gentilissimo. Gli dico “…les italiens son terribles” per scherzare, ma egli mi risponde sorridendo “…no, no, sont le francais qui sont terribles!” e mi spiega che, sin dal mattino la police gli ha imposto di chiudere l’esercizio e di ritirare la roba del dehors, ma lui si è rifiutato, dicendo che se c’era gente lui, giustamente, sarebbe rimasto aperto. Chissà poi come l’avrà scampata con i Bleu? …Spero bene.

    Uscendo dal locale mi rendo conto che i compagni si stanno radunando verso il lato opposto della piazza, dove ci sono i pullman. Ne incontro uno che mi dice sarebbe meglio salire tutti sui mezzi perché la cosa sta prendendo una brutta piega; in effetti la tensione sembra salire minuto per minuto. Mi avvicino a “Bussoleno 3” trovo una compagna che gentilmente, come sempre, mi offre da mangiare. Sgranocchiamo insieme un tozzo di pane e un pezzo di toma, che in mezzo a quella merda, mi pare avere un gusto davvero straordinariamente buono. Un altro compagno mi ricorda i manifesti per l’8 dicembre, me li porge ed io salgo.

    I pullman allora cominciano a fare manovra e a disporsi in fila per la partenza. La gente sale, ci si rinfranca, si chiacchera di quel delirio, ma ad un certo punto tutti cominciamo a chiederci: “…e i Francesi? …loro, come faranno ad uscire dalla piazza (ndr. dallo zoo)?” Sembra che la police voglia solo fare andare via gli italiani, gli altri, loro, i francesi, staranno li. Non possiamo lascarli soli pensiamo, da noi vale un detto: “si parte e si torna insieme”, aggiungerei sempre, anche in francia. La tensione ora è davvero alta, e grande è anche lo sfinimento di una giornata davvero brutta. Proviamo a capire, poi apriamo le porte e ne facciamo salire cinque. Sono ragazzi francesi ed hanno davvero paura, l’avremmo avuta tutti al loro posto. Gli cediamo i posti a sedere per confondere i poliziotti che li cercano e che circondano tutto il pullman. Quello avanti a noi, pullman, è riuscito ad andare un po’ più avanti, noi continuiamo a fare fatica.

    Contemporaneamente vediamo dai finestrini che altri compagni, da altri mezzi, sono scesi in sostegno dei francesi, noi non possiamo, abbiamo un cordone di sicurezza intorno che sbarra di fatto le porte. Temiamo per i cinque ma anche per noi stessi, poiché le notizie al telefonino parlano di cariche, idranti in piazza ed anche di lacrimogeni all’interno dei pullman. Siamo fermi in attesa che arrivino gli ordini al plotone che ci blinda. Nel mentre, guardo fuori, oltre i poliziotti, e vedo una Lione che se ne frega altamente di ciò che accade pochi metri più in là. Shopping, gente che passa, neppure la curiosità di affacciarsi per capire cosa stia accadendo. Davvero un altro mondo. Come dice un amico:  “ragazzi…testa sotto, che qui fuori è un brutto mondo!!!”

    Ci fanno andare, mentre dietro di noi, nel pullman fermo dietro, si scatena un battibecco tra i compagni e i poliziotti davanti alla porta, due manganellate e la porta si chiude. Partiamo scortati dalle moto della police ma subito dopo, quando la moto posteriore ci lascia, ci fermiamo bruscamente e alla fermata del bus, facciamo scendere gli amici francesi che stavolta l’hanno vista proprio brutta, ripartiamo ma il motto di prima vale sempre “si parte e si torna insieme”, decidiamo allora di fregarcene della moto che ci precede, mettiamo la freccia e – zac – svoltiamo al semaforo, di fatto nascondendoci dietro al capolinea di un tram che attende di partire. Il poliziotto della moto se ne accorge ma ormai è troppo tardi e non può tornare indietro. Non possiamo tornare indietro neppure noi, sarebbe un suicidio, ed allora decidiamo di aspettare almeno di avere notizie.

    Dopo poco una telefonata ci rassicura, i pullman stanno partendo in quel momento. Con i poliziotti a bordo, caschi, scudi e manganelli. Dentro ad uno hanno adirittura spruzzato lo spray, stanno male, ma sembra essere ancora il meno che potesse capitare. Andiamo avanti allora sino al primo autogrill. Ci fermiamo e ne approfittiamo per mangiare qualcosa. Il freddo comincia a essere davvero pungente. Mentre scrutiamo l’autostrada per aspettare i nostri compagni – “arrivano o non arrivano” – ecco giungere un drappello di moto con i lampeggianti, dietro la colonna dei nostri pullman, tutto intorno almeno una cinquantina di furgoni della polizia. Saliamo velocemente e partiamo anche noi. Adesso siamo noi la scorta della police. “Bussoleno 3” all’inseguimento…

    Si arriva così al casello, non so dire di quale località, dove i poliziotti scendono dai pullman dei compagni per rientrare a Lione, li affianchiamo ed il nostro autista accelera davvero bruscamente quasi a dire con lo scarico del pullman…”La Valsusa paura non ne ha!!!” Gli altri li sentiamo poco dopo, stanno tutti bene, stanchi, puzzolenti di gas, ma sani e salvi. Ora possiamo davvero tornare.

    Credo che, comunque, …non ci avranno mai come ci vogliono loro!

    Mario (Bussoleno – Valsusa)

    P.S.: la parola francia è scritta volutamente in minuscolo, esattamente come la loro democrazia ed il loro rispetto meritano.

di massimozucchetti 
pubblicato il 6 dicembre 2012 
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in TAV
 
     
 
 
  • Due giorni fa, in occasione dell’incontro Monti-Hollande a Lione, sono stati firmati cinque accordi riguardanti – udite udite – altre cose e non il TAV, mentre avveniva una grande manifestazione del popolo NOTAV, francese e italiano, di cui parlerò nel prossimo articolo.

    Qualcosa è stato detto anche sulla Torino – Lione, certamente. E devo da queste pagine fare un minimo di controinformazione, perché è davvero inspiegabile come tutti i media italiani (con le dovute solite eccezioni come la mia testata e poche altre) abbiano inneggiato ai risultati del vertice come “SI DEFINITIVO ALLA TORINO-LIONE”. Ma dove? Quando?  Questa non è informazione, questa è  FANTASIA PURA.

    Dal vertice di Lione, dedicato a diverse altre questioni, non è uscito assolutamente nulla di nuovo per il TAV.

    Le cose che sono davvero state decise su questo argomento – al di là delle generiche affermazioni sulla “importanza dell’opera” che sono quanto di più ovvio ci si potesse  aspettare – sono queste:

    – impegno a far ratificare dai Parlamenti l’inutile e vuoto accordo Italia-Francia che langue dal 30 gennaio 2012 e che riporta al primo articolo: “questo accordo non impegna i due paesi alla costruzione dell’opera”.

    – impegno a far nascere un “ente promotore” diverso da LTF che è in scadenza (e la Corte dei Conti francese aveva recentemente trovato da ridire sulla mancanza di un “pilotaggio” attendibile);

    – utilizzo dei 600 milioni e rotti attualmente disponibili dall’Europa per gli “studi preliminari” ed eventuali altri fondi europei “per gli studi” per realizzare uno scavo che unisce due delle tre discenderie francesi, adducendo “problematiche geologiche” emerse a Saint-Martin-de-la-Porte. (C’è chi in Italia presenta tutto questo come “l’inizio dei lavori”, sostenendo che questo scavo che unirà due discenderie francesi sarà “coincidente” con una parte del tracciato del tunnel di base: poveretti, mi fanno quasi pena, se non fosse che si gabellano da tecnici esperti).

    – “pressione” sull’UE per convincerla a erogare il famoso finanziamento del 40%, senza il quale non si va avanti.

    Punto e basta. Questo è il nulla montato a neve dei risultati del grande vertice.

    Leggiamo infatti la stampa francese (grazie all’amica Maria Cristina Ferro per le preziose informazioni):

    Le Monde: http://www.lemonde.fr/planete/article/2012/12/03/le-lyon-turin-nouveau-front-ecologiste-contre-le-gouvernement_1798764_3244.html

    Fonti governative lasciano intendere che, in mancanza del finanziamento europeo, sarà impossibile portare avanti il progetto. E non basta. Oltre a finanziare il tunnel, bisogna trovare i finanziamenti per realizzare le opere di accesso al tunnel e per rendere coerente il sistema globale di trasporto ferroviario: miliardi di euro totalmente a carico dello stato francese e degli enti locali. Mentre i sostenitori dell’opera vorrebbero rendere indipendenti le due fasi, quella nazionale e quella internazionale, molti riconoscono che sono complementari ed entrambe indispensabili per realizzare un sistema coerente.

    Le Moniteur: http://www.lemoniteur.fr/147-transport-et-infrastructures/article/actualite/19575636-lyon-turin-ferroviaire-hollande-et-monti-rassurent-a-moitie

    Monti e Hollande hanno cercato di rassicurare sulla sorte del progetto: ma resta il problema dei finanziamenti: appare sempre più difficile che l’Europa possa mettere il 40%. La prosecuzione del progetto dipende da questo finanziamento. Il presidente di Transalpine ammette la propria delusione perché Hollande non ha voluto fissare né una data di inizio dei lavori né l’eventuale durata. Dal vertice non è uscito altro che un impegno comune di Francia e Italia a “chiedere all’Europa di confermare la sua partecipazione finanziaria”.
    La Croix: http://www.la-croix.com/Actualite/S-informer/Economie/France-et-Italie-signent-l-accord-sur-la-Ligne-a-grande-vitesse-Lyon-Turin-_NG_-2012-12-03-883127

    Parigi e Roma devono ancora convincere l’Europa a finanziare il 40% del progetto. “Occorre che Francia e Italia continuino nella loro opera di convinzione”, ha dichiarato François Hollande, riconoscendo che “il finanziamento dipende molto dal bilancio europeo”, sul quale finora non è stato raggiunto un accordo.

    Io a questo punto invito caldamente certi organi di informazione italiana a:

    1) Imparare a fare il proprio mestiere con  serietà

    2) Imparare le lingue straniere e leggere le fonti e non le traduzioni

    3) Imparare che copiaincollando le “veline”  si fa poca strada, alla lunga.

di massimozucchetti 
pubblicato il 5 dicembre 2012 

Antisemitismo: “È un trucco. Lo usiamo sempre.”

Posted by Laura Caselli on dic 7, 2012

– di Laura Caselli –

Circa dieci anni fa, l’ex ministro israeliano Shulamit Aloni ha rilasciato un’intervista a Amy Goodman suDemocracy Now.


Il video seguente è parte di quell’intervista durante la quale Shulamit Aloni ha confermato il modus operandi di Israele, che consiste nell’etichettare coloro che mettono in difficoltà Israele come  razzisti e di metterli in silenzio etichettandoli come “antisemiti”. <<E’ un trucco. Lo usiamo sempre.>>

Lo Sai

Attacco alla Siria: 8 mila truppe Usa vicino a coste siriane su portaerei Eisenhower

DAMASCO – Giovedì la portaerei americana USS Eisenhower, con a bordo 8 mila militari ed 8 squadroni di cacciabombardieri è giunta dinanzi alle coste siriane nel bel mezzo di una tempesta. Secondo il sito di RT che riporta stamane la notizia è probabile che si tratti del preludio di una azione militare ai danni del governo siriano.

Secondo il Times, l’amministrazione Obama si prepara a lanciare l’attacco contro il governo di Damasco anche se la Casabianca non ha dichiarato nulla in merito. Secondo le spiegazioni del Times il governo americano entrerebbe in azione qualora Assad usasse le armi chimiche. Ma la domanda è come mai si inviano forze in Siria e si tengono preparate ad intervenire per una probabilità; è come se si sapesse già, insomma, che Assad le userà. In realtà tutto appare una farsa e probabilmente qualcuno userà armi chimiche incolpando Assad, se ciò dovesse essere il casus belli voluto dagli Usa. Secondo il sito israeliano DEBKAfile la portaerei ha raggiunto lo USS Iwo Jima Amphibious Ready Group, che include 2500 marine. “Abbiamo forze speciali per le operazioni nel posto giusto e non dobbiamo inviarne altre”, ha spiegato un ufficiale anonimo degli Usa che ha spiegato che le forze Usa sono pronte all’intervento e che sono già presenti vicino alla Siria. Secondo DEBKAfile, se gli Stati Uniti decidessero di aggredire la Siria avrebbero in questo stesso istante almeno 10 mila uomini a disposizione, 17 navi da guerra, 70 cacciabombardieri, 10 incrociatori muniti di missili cruise. Alcune di queste navi sono anche dotate dei sistemi AEGIS, in grado di abbattere i missili con cui la Siria potrebbe rispondere. “I muscoli sono già lì pronti per la flessione”, ha detto un ufficiale statunitense al London Times approposito della presenza militare americana nelle vicinanze della Siria. “È prematura dire cosa può accadere e se una decisione è stata presa per intervenire. Non è stato fatto, non abbiamo ancora raggiunto tale decisione. Ci sono tante opzioni ma un’azione militare può essere lanciata rapidamente, nel giro di giorni”.

Fonte: http://italian.irib.ir/notizie/mondo/item/117572-attacco-alla-siria-8-mila-truppe-usa-vicino-a-coste-siriane-su-portaerei-eisenhower