L’equivoco è l’idea di “tirare la Cinghia”

  23 Novembre 2012  12:04

·  L’equivoco è l’idea del “tirare la cinghia” che convince perchè richiama alla memoria i sacrifici dei nonni, ma che oggi quando è adottato come comportamento da tutti, stato, banche, imprese e famiglie porta al collasso dell’economia moderna


In un economia di sussistenza quando c’è una “crisi” è andato male il raccolto o c’è stata un epidemia e allora se consumi meno, se “tiri la cinghia” e fai durare di più le provviste rimaste nei granai e tutti si sfamano. Nella memoria ancestrale di tutti forse c’è ancora questa nozione che in tempi di crisi bisogna sacrificarsi, mangiando meno carne o consumando meno vino o uova per far durare le provviste fino al prossimo raccolto. I discorsi sull’austerità fanno leva su questi istinti radicati dai tempi antichi per cui c’è una data quantità di cibo e bisogna razionarlo.

Ad esempio una volta se c’era una crisi potevi metterti a pescare al fiume o andare a caccia o raccogliere frutti o funghi o aiutare chi pascolava le pecore e dandoti da fare così sfamavi la famiglia senza usare moneta. A dire la verità andare a pesca la gente lo faceva ancora non molto tempo fa per procurarsi da mangiare. Oggi se c’è crisi non manca il cibo, ma la moneta. Se sei disoccupato oggi non puoi andare in giro e dandoti da fare sfamare la famiglia (a meno che non hai una pistola in mano)

Purtroppo non siamo più nell’economia rurale o di caccia e pesca e non usiamo il baratto, ma la moneta per ogni transazione e le aziende possono produrre poco o molto a seconda della moneta che circola. Se molti tirano la cinghia la situazione non migliora, ma peggiora. Se la moneta non circola in misura proporzionata alle risorse tecniche e umane disponibili, le aziende e chi lavora in proprio riducono l’attività, vanno in perdita, licenziano, falliscono e chiudono, non si pagano i debiti ai fornitori e non si rimborsano i fidi e i mutui, le banche richiedono salvataggi ecc.. L’economia moderna è basata sulla circolazione di moneta, non sul risparmaire la farina o i polli rimasti e consumare baccalà invece di maiale

E da dove viene la moneta ? Dallo stato quando spende, cosa dimostrata dal fatto che tutti gli stati da un secolo hanno sempre dei deficit di qualche genere. E dalle banche quando creano credito, cosa dimostrata dal fatto che ne hanno creato per 20 anni a ritmi del 10% l’anno indipendentemente da quanti depositi avevano

Il deficit pubblico italiano oggi è il 2% del PIL, 30-35 miliardi e dato che paghiamo di interessi circa 70 miliardi lo stato incassa quanto spende (circa metà degli interessi vanno all’estero). Oggi lo stato ogni anno assorbe con le tasse circa 780 miliardi e ne spende (inclusi interessi) circa altrettanti, per cui fa pari, non influisce su quanta moneta hanno le imprese e le famiglie italiane. Tanto lo stato spende di stipendi, opere pubbliche, pensioni, interessi… e tanto risucchia in tasse.

Quello che hanno fatto Trichet e Draghi è stato di spingere lo stato italiano ad aumentare le tasse, per ridurre i deficit (“tirare la cinghia”!) e quindi RIDURRE LA MONETA A DISPOSIZIONE DEL SETTORE PRIVATO. Questo è stato un errore clamoroso, perchè le banche, che per anni e anni hanno creato moneta sotto forma di credito, avevano di colpo ridotto il credito e in tutto il mondo occidentale simultaneamente

Draghi, Monti e la Troika hanno ridotto la moneta che circola nell’economia nel mezzo di una Depressione. Fanno la stessa identica manovra del 1930-1934 che creò la Grande Depressione, tanto è vero che nel sud-europa si parla ora di Depressione, l’unica differenza è che è circoscritta al sud-europa. Sono degli idioti o dei criminali economici perchè a fianco a noi abbiamo l’esempio di americani, inglesi, giapponesi e asiatici che non si sognano di “fare i sacrifici” come noi fessi, ma cercano di vendere, spendere e produrre.

Il fatto che i BTP quotino a 70 o alla parità a 100 grazie ai programmi di Draghi non cambia la situazione di chi chiude l’attività perchè è giù del -30% con le vendite e paga sempre più tasse

Quello che qui si sostiene, citando la MMT o la Bibbia o il Corano o quello che ti pare perche è solo buon senso, è che lo stato NON doveva ridurre la moneta a disposizione nell’economia italiana visto che ci sono tante risorse da impiegare. Quello che si deve fare urgentemente è immettere almeno 100 miliardi nell’economia italiana. In che forma ? Dato che abbiamo le tasse più alte del mondo riducendo le tasse sia ai dipendenti che alle imprese

·  Cobraf

Un milione di malati in fila, greci ,curati dalle Ong internazionale

Thursday 29 november 2012

Le dichiarazioni di Monti sulla sanità in Italia sono da paura. Si è tentato di farle ” rientrare”, ma la sostanza rimane. A forza di pagare interessi, considerando che il grado di spremitura dei cittadini ha un limite ( per mancanza di fondi, alla fine), mancheranno i soldi per i servizi sociali, sanità in primis.

Potremmo scrivere fiumi di parole su questa indecenza, che è una vera e propria vergogna, ma ci limitiamo ad una sola considerazione: uno Stato che non sa dare un lavoro, una casa, una famiglia, una tutela sociale, sempre con la sanità in primis, che Stato è? Se da Napolitano in giù, invece di blaterare sui ” massimi sistemi” si cercasse di agire per alleviare le sofferenze del popolo, mettendo in atto situazioni concrete, forse potremmo dire di vivere in una nazione civile.

Ma li sentite in televisione? Si dovrebbe fare, andrebbe fatto, dovremmo attuare, ma se non lo fanno loro che sono al governo chi lo deve fare? Io ?

Buona troika a tutti. C.M.

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  Helena Dimitriadis e ilsuo belpancione («disettemesi, due gemelli!») oggi ce l’hanno fatta. «I novecento euro da pagare per esami e parto non ce li ho», si scusa lei. Così stamattina si è alzata alle 6.30, ha preso il tram dal Pireo e adesso è in pole position («devo fare la flusso-metria dopplen») tra i fantasmi della sanità greca in coda sotto il tiepido sole ateniese davanti alla porta dell’ospedale di Doctors of the World, ad Atene. Il serpentone umano dietro di lei è colorato elungo. Duecento persone in paziente attesa di un a visita o di una vaccinazione gratuita nella clinica della Ong, l’avamposto di quegli 1,2 milioni di “dannati” che — per il solo peccato di essere disoccupati da piùdi un anno inGrecia (einEuropa) — hanno perso il più elementare dei diritti: quello alla salute. Un esercito invisibile senza mutua, cure e medicinali se non a pagamento. «Vede la gente là sotto? — dice amaro dal suo studio Nikitas Kasaris, responsabile di Doctorsofthe World—. E’ una catastrofe umanitaria. Ogni giorno la coda è più lunga. Siamo sull’orlo delcracsociale». LaTroika ha acceso i fari sulla tragedia del bilancio ellenico. Ma lontano dai riflettori della crisi finanziaria «si sta consumando una tragedia silenziosa» dove i danni non si contano in euro ma in vite umane. Soldi, nel paese, non ce ne sono più. «Ed essere poveri e malati nella Grecia di oggi è un’Odissea», assicura quello che qui tutti chiamano l’angelo di Atene. L’austerity ha costretto il governo a ridurre da 15 a 11,5 miliardi in tre anni i fondi perla sanità. Obiettivo ufficiale: ridurre gli sprechi in un sistema dove per farsi operare bisognava pagare una “falekaki” (alias mazzetta) tra 150 e 7.500 euro (dati Transparency International) e dove le forniture ospedaliere costavano quasi il doppio del resto dell’Europa. I risultati sono stati però differenti. «Abbiamo innescato una bomba ad orologeria pronta a scoppiare», dice Katerina Kanziki, 25enne infermiera volontaria alla clinica di Psiri. «Le nostre farmacie hanno finito le scorte di 100 medicinali di prima necessità tra cui insulina e ipertensivi» ha annunciato venerdì l’associazione panellenica di settore. «Abbiamo esaurito gli anti-retrovirali per i malati di Aids enon ci sono soldi per ordinarli», hanno scritto al ministero della salute i medici dello Tzaneio al Pireo. «Noi siamo senza siringhe, guanti chirurgici e coto ne per op erare la gente», snocciola Thomas Zelenitas, rappresentante dei dipendenti dell’ospedale Geniko Kratico. Appelli destinati a cadere nel vuoto: lo Stato versa in ritardo di mesi gli stipendiai medici e molte multinazionali (la Merck l’ha fatto persino con un anti-cancro) hanno sospeso o rallentato le forniture di farmaci perché la Grecia, in arretrato di 2 miliardi, non onora i suoi debiti sanitari. Il risultato è scontato: festeggiano virus e parassiti (nell’Est dell’Attica è ricomparsa dopo decenni una forma endemica di malaria) e pagano i più deboli. «Tre anni fa da noi venivano solo immigrati—calcola Kasiris. Oggi il 50% dei pazienti di Doctors of the World è greco». Christos Kasirs, appoggiato al suo bastone di ciliegio di fronte alla farmacia di piazza Dragatsaniou ad Atene, è una delle vittime collaterali di questo disastro. «Guardi qua — borbotta aggrottando le sopracciglia bianche— 75 euro per 12 pastiglie». Lui degli antiartritici non può fare a meno («senza, non riesco nemmeno ad alzarmi dalla poltrona…». Il problema è che la ricetta della mutua che ha in tasca ècarta straccia. Il governo non rimborsa le farmacie. E loro, per rappresaglia, fanno pagare il prezzo pieno ai clienti. «Non ho scelta! — dice Maria Hatzid i mitriou, farmacista con i capelli rossi e gli occhi color ghiaccio che ha fatto strapagare gli antiartritici aChristos—. Cosa crede? Spiace anche a me. E a chi ha bisogno davvero facciamo credito. Lo Stato mi deve 40mila euro. Se va avanti così, chiudo». Come è successo a cento suoi colleghi che negli ultimi mesi si sono visti sequestrare il negozio dalle banche. «E’ vero, le cose vanno male. Ma stiamo provando a rimettere in piedi un sistema al collasso — dice dal suo ufficio vista Egeo Michael Theodorou, numero uno di Evangelismos, l’ospedale più grande del Paese—. Guardi i nostri conti: nel 2009 spendevamo 157 milioni l’anno, oggi siamo a 113 senza aver tagliato servizi e qualità». Un miracolo? No, basta andar giù di forbice dove gli sprechi sono più evidenti. «Fino a tre anni fa il corpo medico prescriveva i farmaci più costosi e incassava sottobanco le mance delle compagnie farmaceutiche», racconta in corridoio uno dei più noti fisioterapisti dell’istituto. Oggi si comprano i medicinali on line, privilegiando i generici, e i risultati si vedono: «Il costo dei farmaci è crollato in due anni da 39 a 26 milioni malgrado i pazienti siano cresciuti de120%», conferma Theodorou. Peccato non sia bastato a de *** bellare i “furbetti della corsia”. «Che devo fare? Mi hanno ridot to lo stipendio da 1.300 a900 euro — ammette un pediatra dell’ospedale — e ho il mutuo da pagare. Non ho scelta, curo in nero molti più pazienti di prima!». Vecchia storia. Quando gli agenti del fisco di Atene hanno passato ai raggiXi 150 primari di Kolonald, il quartiere più elegante della capitale, hanno scoperto — senza sorprendersi più di tanto—che più della metà dichiarava meno di 30mila euro l’anno. Pagassero le tasse pure loro, forse i gemelli di Helena potrebbero dawero sperare di vivere in un Grecia migliore di questa.

Fonte: rassegnastampa.usl11.toscana.it – Reportage di: Livini Ettore

http://www.frontediliberazionedaibanchieri.it/article-un-milione-di-malati-in-fila-greci-curati-dalle-ong-internazionale-112961578.html

Un riconoscimento o un’operazione di marketing?

30 NOVEMBRE 2012 DI DONATO 

La Palestina si aggiunge al Vaticano tra i membri osservatori delle Nazioni Unite, dunque non effettivi o “a pieno titolo”. Praticamente, si riconosce così un insieme di due (o tre) enclavi arabe in territorio coloniale israeliano, senza chiarire quali siano i confini legali di Israele e quali siano quelli dell’entità definita col nome “ANP”, e tanto meno si riesce a capire se l’ONU prenderà mai seriamente in considerazione l’ipotesi di discutere la proposta già avanzata da gran parte dei Paesi che ieri hanno votato a favore del riconoscimento, ossia quella di riconsiderare la suddivisione territoriale anteriore al 1967. Sorprende che ai membri tradizionalmente favorevoli al riconoscimento della Palestina come Stato (Russia, Cina, Iran, Venezuela, Brasile, India ecc. …) se ne siano aggiunti altri del tutto inaspettati, tra i quali l’Italia che, malgrado i pesanti legami militari, commerciali e politici con Israele, ha votato a favore della risoluzione che dà il via all’ingresso di un delegato dell’ANP all’interno del consesso del Palazzo di Vetro.
Il punto, però, è proprio questo. Perché i Paesi europei della NATO hanno votato a favore di questo (semi)riconoscimento o si sono astenuti, mentre gli alleati statunitensi e canadesi hanno votato contro? Forse la risposta l’ha fornita l’analista, nonché ex consigliere strategico del presidente Jimmy Carter, Zbigniew Brzezinski, quando – l’altro ieri – ha ricordato, coerentemente con la sua concezione di politica estera statunitense, che Washington non dovrà seguire ciecamente Israele, se non vuole rischiare di compromettere ancora una volta i suoi rapporti con il mondo islamico, ai quali Brzezinski tiene in maniera particolare, considerandoli fondamentali per ricostruire la capacità di attrazione di Washington sulla cerniera “verde” che va dal Marocco al Pakistan. Gli ostacoli ad un simile progetto della Casa Bianca resterebbero, a questo punto, la Siria e l’Iran: la prima perché strettamente legata alla Russia da un insieme di cooperazioni di natura militare ed economica; il secondo perché, oltre al fatto di essere legato alla Cina da intensi rapporti di natura commerciale, è l’unico Paese a maggioranza assoluta sciita e viene dunque percepito dunque come uno Stato estraneo, quando non addirittura “eretico”, da gran parte del mondo sunnita più settario.
In sostanza, l’operazione di marketing politico appare evidente. L’Occidente nel suo complesso mostra al resto del mondo di poter contare su una dialettica interna, che in realtà non esiste: anzitutto, perché la NATO è un organismo di fatto unilaterale, dove sono gli Stati Uniti a far valere uno schiacciante primato militare e a prendere, così, l’ultima decisione in ogni situazione critica; inoltre perché Israele, dopo la recente votazione favorevole a larga maggioranza dei protocolli ACAA presso il Parlamento Europeo, è praticamente ad un passo dalla completa integrazione economica all’interno dello spazio comune dell’Unione Europea.
In questo modo, Stati Uniti ed Unione Europea prendono due piccioni con una fava: da un lato, Washington esce “pulita” agli occhi del governo guidato da Benjamin Netanyahu, lasciando esporre gli alleati europei (tra i quali l’insospettabile voto italiano) in un riconoscimento dimezzato, che in realtà è probabilmente stato Barack Obama a volere o a consigliare. Dall’altro lato, la Turchia e l’Egitto presenteranno questo “contentino” come un biglietto da visita per tentare nuovamente di accreditarsi presso il mondo musulmano come referenti credibili.
Gli Stati Uniti, dal canto loro, potranno continuare a giocare su due tavoli in Medio Oriente, come hanno sempre fatto nella loro storia ad eccezione della fase neocon, spesso cedendo terreno soltanto su pressione dell’AIPAC durante le elezioni e non certo per ferma e convinta adesione ideologica alla causa sionista di Israele.

 Fonte

LA GOLDMAN SACHS HA COMPLETATO LA CONQUISTA DELL’EUROPA… UN SUO UOMO ANCHE A GOVERNATORE DELLA BANK OF ENGLAND

 
Con l’annuncio a sorpresa della nomina del canadese Mark Carney a Governatore della Bank of England, Goldman Sachs completa il proprio dominio, virtualmente su tutte le principali economie europee.

Carney ha un curriculum di 13 anni passati in Goldmam Sachs e può vantare di aver preso parte alla crisi finanziaria russa del 1998, esasperata dalla Goldman Sachs che metteva in guardia la Russia mentre, contemporaneamente, giocava contro la capacità del Paese di ripagare il proprio debito.
Il fatto che Carney sia canadese è stata certo una sorpresa per molti, ma rimane comunque persona sottoposta alla Regina d’Inghilterra, che ne ha confermato l’incarico, dopo esserle stato raccomandato dal Primo Ministro David Cameron.

La presenza di Carney alla riunione Bilderberg di quest’anno lo ha senza dubbio aiutato ha raccogliere i favori dell’élite globalizzatrice e ad assicurargli la nomina a Governatore della BoE, così come ha già aiutato altri luminari a salire ad alti incarichi. È il caso di Herman Van Rompuy, scelto come Presidente dell’Unione Europea esattamente alcuni giorni dopo aver partecipato alla cena Bilderberg.

Lo scorso anno, l’ex commissario europeo Mario Monti è stato scelto per rimpiazzare Silvio Berlusconi, il Primo Ministro italiano democraticamente eletto. Monti è consulente internazionale della Goldman Sachs, Presidente Europeo della Commissione Trilaterale – creatura di David Rockefeller – e membro emerito del Bilderberg Group.  
 
Alessandro Sallusti , direttore del quotidiano italiano Il Giornale, commentava così: «Questa è proprio la banda di criminali che ci ha portato al disastro finanziario». [noi italiani sappiamo che fine gli stanno facendo fare per questo genere di dichiarazioni,]

Analogamente, quando il Primo Ministro greco George Papandreou ha osato suggerire che il popolo greco potesse esprimere il proprio parere tramite referendum, si è ritrovato sostituito in pochi giorni da Lucas Papademos, ex vice-Presidente BCE, visiting Professor ad Harvard, ed ex-economista senior alla Boston Federal Reserve.  Papademos dirigeva la Banca Centrale greca proprio mentre supervisionava all’affare sui derivati concluso dal governo greco con la Goldman Sachs, affare che ha permesso alla Grecia di nascondere la vera dimensione del proprio colossale debito, conducendo quindi all’attuale crisi europea del debito. 

Papademos e Monti sono stati piazzati con lo status di capi non eletti proprio perché, in questo modocome ha fatto notare Stephen Faris sul Time Magazinenon sono direttamente responsabili verso il popolo. Una volta di più ecco quali sono le fondamenta dittatoriali ed anti-democratiche dell’Unione Europea. (Poco dopo, anche Mario Draghi – ex vice Presidente Goldman Sachs International – veniva nominato Presidente della Banca Centrale Europea). 

Zero Hedge – che ha anch’esso aveva ben previsto la nomina di Carney alla BoE – fa osservare che: «È necessario comprendere una cosa soltanto: è Goldman Sachs che guida i giochi. Tutto il resto è secondario».   
 
 

Il gigante bancario internazionale, noto per la sua corruzione e l’insider trading, esercita (ora più che mai) una massiccia influenza praticamente su tutte le principali economie occidentali del pianeta.

>> TUTTO L’ARTICOLO QUI:
http://www.effedieffe.com/index.php?option=com_content&view=article&id=204619:goldman-sachs-ha-completato-la-conquista-economica-delleuropa&catid=83:free&Itemid=100021
Traduzione per EFFEDIEFFE.com a cura di Massimo Frulla, revisione di Lorenzo de Vita 

VENDOLA: ” COM ME ALL’ILVA FUMI REGOLARI”, MA IL GIP LO SMASCHERA

Vendola raggiunto dall’ennesima tegola si barrica dietro una difesa d’ufficio: “Non ho fatto alcuna pressione per favorire l’Ilva”. Ma le responsabilità politiche emerse dal decreto del gip non si lavano con un colpo di spugna.

 

 

Premesso che il gip di Taranto, Patrizia Todisco, non ha ravvisato illeciti nel comportamento di Vendola, resta un nodo da sciogliere. Sono mesi che il caro governatore pugliese va blaterando dei suoi presunti ed eccezionali meriti – guarda il video – sulla gestione dei rapporti con l’IlvaGuarda caso proprio da quando l’acciaieria del patron Riva era in odor di sequestro, e i personaggi – non direttamente coinvolti nell’inchiesta – che vi gravitavano attorno cercavano di defilarsi. Secondo Vendola durante il suo mandato non solo l’Ilva ha diminuito le emissioni nocive, ma ha pure adeguato gli impianti a norme ambientali più severe abbassando i livelli generali d’inquinamento. Peccato dottor Vendola che tarantini e pugliesi non se ne siano minimamente accorti, stretti nella morsa del ricatto occupazionale su quale lei ha giocato non poco. “Il lavoro non si tocca” è sempre stato il motto della politica collusa coll’imprenditoria sporca di Riva. Il quale ha dormito sonni tranquilli per lunghi anni, fino a quando il cancro di Taranto non ha bussato alle porte della magistratura.

 

Le indagini parlano di un’insorgenza tumorale di gran lunga sopra la media regionale e nazionale, e quantificano persino un numero di vittime certo direttamente imputabile ai miasmi dell’acciaieria. Purtroppo il presidente pugliese non è riuscito a dare un segno di discontinuità con le politiche conniventi del passato, come dimostrano le affermazioni del gip Todisco nell’ordinanza d’arresto dei vertici Ilva. Nel documento si legge infatti che Vendola avrebbe esercitato “pressioni” per “far fuori” il direttore generale dell’Arpa Puglia, Giorgio Assennato, autore di una relazione allarmante sulla tossicità dello stabilimento. Entrambi gli interessati si sono affrettati a smentire la ricostruzione dell’ordinanza (*), ma si sa quanto sia facile concordare versioni di comodo specialmente se non si è imputati. Tuttavia i riscontri del gip si basano su una serie diintercettazioni – clicca qui per leggerle – ritenute attendibili che inchiodano Vendola alle sue responsabilità. Delle due l’una: o mente il governatore pugliese o il gip Patrizia Todisco… Suggerimenti?

 

http://marcomachiavelli.altervista.org/vendola-con-me-allilva-fumi-regolari-ma-il-gip-lo-smaschera/

Ilva: un futuro di salute per decreto

In un paese serio, magari governato dalla politica e non dalle banche, dopo avere preso atto dei devastanti danni alla salute causati alla popolazione di Taranto, oltre che agli operai, dalcancrificio dell’Ilva, le autorità si sarebbero mosse immediatamente, attraverso una serie di passi logici di fatto irrinunciabili.

Avrebbero preso per le orecchie la famiglia Riva (quella che regalava milioni a Bersani e ad altri intrallazzatori politici per avere il diritto di distribuire cancro a profusione) intimandole di chiudere immediatamente gli impianti e procedere a proprie spese a tutte le bonifiche necessarie, permettendone la riapertura solamente quando gli impianti fossero stati realmente a norma. Avrebbe preteso che tutti gli operai (non solo quelli di Taranto ma anche delle altre sedi che dalla produzione di Taranto dipendono) venissero lasciati a casa, regolarmente stipendiati dalla famiglia Riva, fino al momento del loro rientro in azienda…..

 E nel caso la stessa famiglia Riva, dopo avere accumulato per anni ed anni, con l’aiuto dello stato, profitti miliardari, si fosse rifiutata di adempiere al proprio dovere, avrebbe proceduto all’esproprio coatto degli impianti, facendosi carico in prima persona dei salari degli operai, della bonifica e della riapertura o riconversione ad altro uso degli impianti stessi.

 Non avendo invece l’Italia neppure la parvenza di un paese serio, non esistendo la politica ma solamente camerieri prezzolati stipendiati dalla stessa famiglia Riva e mancando un governo legittimo, sostituito dal regime dei banchieri, le cose sono andate molto diversamente.

 Si é preferito tergiversare per lungo tempo in un braccio di ferro fra istituzioni, con il sottofondo della guerra fra poveri, per poi arrivare ad un decreto, firmato da Mario Monti, disceso per l’occasione dall’Olimpo, che magicamente risolverebbe ogni cosa.

Per decreto l’Ilva continuerà a lavorare come prima, ma i suoi miasmi tossici non avveleranno più nessuno. Il territorio verrà bonificato come per incanto (in gran parte con i soldi dei contribuenti) mentre nel frattempo le ciminiere continueranno a dispensare veleni, la famiglia Riva a lucrare miliardi, gli operai a lavorare in un ambiente malsano nel quale però non si ammaleranno più e forse un giorno verrà perfino presa in considerazione l’ipotesi di mettere gli impianti a norma, o meglio di adeguare la norma alle emissioni degli impianti.

 Dopo avere eliminato il problema dei suicidi, semplicemente facendoli scomparire dalle pagine dei giornali, Monti ha dunque deciso di renderci partecipi di un nuovo miracolo. In barba a tutti i miliardi dissipati negli anni per la ricerca oncologica, sarebbe bastato un decreto per sconfiggere il cancro e un usuraio per avere successo laddove finora hanno fallito migliaia di medici. Per fortuna almeno un “cervello”, anziché fuggire all’estero è tornato qui a lavorare per il nostro bene e non sembra avere alcuna intezione di andarsene.

La luce in fondo al tunnel!

Chi è in cerca di lavoro, o lo vorrebbe cambiare come me, si è ritrovato sicuramente a dover scorrere i vari siti che offrono  (?) il lavoro.

Oltre alla tristezza degli annunci ove non “ci resta che piangere” non si può non notare un particolare, sintomo della crisi senza precedenti: innumerevoli annunci dove cedono la propria attività. Magari scappa anche un sorriso quando scrivono i loro guadagni “certi” : ovvio che se fossero stati “certi”, col piffero che avrebbero ceduto il proprio capitale. Un disastro. Pensate che io dovrei in teoria lavorare nel campo sociale o sanitario, e immaginate il dramma quando ci sono solo cooperative che come sciacalli utilizzano i contratti “a chiamata” o a progetto per fare solo sostituzioni.

Immaginate anche che il settore in questione è quello più colpito. Chiudono gli ospedali, le varie comunità chiudono per i pagamenti in ritardo da parte dei comuni e per adempire alle emergenze (soluzione del ministro “tecnico”), gli ospedali utilizzano lo stesso numero degli operatori facendo i famigerati “turn-over”.

Poi passeggiando per la città, avreste sicuramente notato un altro particolare: spuntano come funghi tante attività del “Compro oro”.

Un settore in crescita, e di fatto negli ultimi anni questo genere di attività è quadruplicato. In pratica si ricorre ai “gioielli di famiglia” pur di racimolare denaro per far fronte a qualsiasi tipo di spesa, dal pagare la bolletta a comprare generi di prima necessità al supermercato. Chi vende è quasi sempre in forte difficoltà economica e ha ben poco da contrattare per alzare il prezzo, quindi finisce per accettare prezzi molto bassi.

Un business in tempo di crisi. E tralascio il fatto che molto spesso, queste attività, sono anche un ottimo riciclaggio per il denaro sporco: in tempo di crisi la criminalità organizzata trova linfa vitale.

Eppure non molto tempo fa, il Presidente non eletto Monti disse che stiamo finalmente intravvedendo la luce in fondo al tunnel e che la crisi è agli sgoccioli. Poi però leggiamo i dati emessi dalla BCE (quindi da loro stessi) e scopriamo che nel 2014 la disoccupazione aumenterà di molti punti. In pratica la percentuale dei senza lavoro toccherà l’11,3% nel 2012, l’11,6% nel 2013 e l’11,2% nel 2014 e rispetto alle attese, si tratta di un peggioramento di 0,1, 0,2 e 0,4 punti percentuali.

Di quale luce starà parlando quindi Monti? Non si riferirà al quel famoso tunnel verso la luce, ovvero quella che vediamo prima di morire?

La Drammatica Testimonianza di un Giovane Cristiano Siriano scampato alla Morte

Venerdì, Novembre 30th/ 2012 

 – Tratto da Agenzia Fides – 

 La Drammatica Testimonianza di un giovane cristiano siriano scampato alla morte 

 Un esodo per scampare alla morte. Pulizie etniche ed epurazioni: altro che “Esercito Libero Siriano”.

 Una banda di criminali e mercanarti appoggiati dall’esterno per destabilizzare il Paese

 Sanguinosi Raid di elicotteri turchi nel cuore della notte in territorio siriano

 Hassakè, Aleppo (tratto da Agenzia Fides) – “Le minoranze della società siriana, vulnerabili e indifese, vengono schiacciate in un conflitto che cresce di intensità, si caratterizza sempre più come lotta fra fazioni diverse, si colora di settarismo e confessionalismo”: è quanto dice, in una nota inviata all’Agenzia Fides, un giovane cristiano, sfollato con la sua famiglia ad Hassake, raccontando l’esperienza della cittadina di Ras al-Ain, cittadina al confine con la Turchia, nell’alta Mesopotamia. La popolazione civile nella zona al di là dell’Eufrate (Siria Orientale), è stata sconvolta dal conflitto che ha provocato un esodo di civili, rifugiatisi soprattutto nelle città di Hassakè e Kamishly.

  L’Appello dei Vescovi Locali al Papa 

 Da lì i Vescovi locali hanno inviato un accorato appello alla comunità internazionale e al Papa, per “evitare la catastrofe umanitaria” (vedi Fides 22 e 23/11/2012). A Ras al-Ain, presa dalle truppe dell’Esercito Libero l’8 novembre scorso, oggi sono in corso scontri tra fazioni militari curde e arabe, in precedenza alleate contro l’esercito regolare siriano, segno del tasso di conflittualità generale che aumenta. Il giovane cristiano, che si professa vicino all’opposizione siriana e chiede l’anonimato per ragioni di sicurezza, spiega in un racconto inviato a Fides la drammatica condizione delle minoranze (arabi, curdi, siriaci, assiri, cristiani) in Mesopotamia.

  La drammatica Testimonianza di un giovane cristiano scampato alla morte 

 “Nel cuore della a notte, alle due dell’8 novembre, i residenti di Ras al-Ain sono stati svegliati dal rumore di esplosioni, di elicotteri e mitragliatrici. Erano i combattenti dell’Esercito Libero e gli elicotteri turchi scesi in territorio siriano, che hanno facilmente conquistato il valico di frontiera e la città. I militari hanno iniziato a sequestrare le case dei civili per usarle come postazioni da combattimento. Tra le case sequestrate, quella di mio nonno, dove c’erano donne, bambini e mia nonna paralizzata. Tutti i civili sono stati espulsi dalle loro case in pigiama, senza poter prendere documenti, soldi o qualsiasi altra cosa. Militari e combattenti sono andati oltre: con una ‘lista nera’, sono andati casa per casa a cercare i loro nemici. Fra questi c’erano i nomi dei capi di famiglie cristiane. Perché?”.

  Decenni di Pace e Fratellanza 

 “Da quanto detto – spiega il giovane – non si deve concludere che il nostro popolo è diviso da odio settario. Senza l’intervento di un vicino di casa della mia famiglia, un musulmano sunnita che ha pregato gli uomini armati di non farci del male, saremmo morti. Siamo salvi e siamo fuggiti. La popolazione di Ras al-Ain, musulmani e cristiani, curdi e arabi, siriaci e assiri, ha vissuto per decenni in pace e fratellanza. Ma ora ci vogliono mettere gli uni contro gli altri. Perché?”.

  Cristiani – Gli unici ad essere stati immediatamente espulsi dalle loro case 

 Il testo prosegue: “A Ras al-Ain, le vittime non erano solo cristiane, ma i cristiani sono stati gli unici ad essere stati immediatamente espulsi dalle loro case, portando i bambini in braccio, messi in fuga per le strade disseminate di cadaveri. Un simile intervento è quello di un esercito di invasori e non di un esercito di liberatori, come si definisce l’Esercito dell’opposizione”.

   70.000 persone sono fuggite, per scampare alla morte 

 La nota giunta a Fides continua: “Curdi, arabi e cristiani, più di 70.000 persone sono fuggite, per la maggior parte verso Hassakè. In poche ore la città si è trasformata in una città fantasma. Gli alawiti hanno avuto la sorte peggiore: uccisi perché alawiti.

  La sorte di un maestro di Scuola 

 Una delle vittime era un maestro di scuola, che ha tanto amato la città e ha istruito per molti anni i ragazzi di tutte le famiglie. Alcuni miliziani lo hanno cercato, preso e ucciso davanti alla moglie e ai figli, che sono stati sequestrati”.

  Pulizie Etniche ed epurazioni dei “non sunniti” 

 Il drammatico racconto conclude: “Oggi le strade sono bloccate. Un bus di linea fra Hassaké e Aleppo è stato fermato e tutti i passeggeri identificati, per eliminare quelli che non sono sunniti. Ma chi ha dato alle milizie l’ordine di uccidere sulla base di criteri religiosi? E anche se il criterio non fosse confessionale, che diritto hanno di uccidere civili innocenti? Il diritto internazionale stabilisce che, anche in guerra, è dovere dei conquistatori garantire la sopravvivenza e i diritti dei civili. Ma questo principio non sembra essere incluso fra quelli che regolano le fazioni militari dei ribelli. Perché? Abbiamo sempre accusato il regime di questi disastri. Ora parliamo dei crimini che abbiamo visto con i nostri occhi, perpetrati dal cosiddetto Esercito libero siriano”. (Agenzia Fides 30/11/2012)

 Agenzia Fides

2011: 20 guerre e 388 conflitti, mai così tanto.

e fortuna che grazie all’Ue e alla scomparsa dei “nazionalismi” sono finite le guerre e viviamo un’epoca di pace….ah ma quando le bombe sono umanitarie la cosa cambia….

 2011: 20 guerre e 388 conflitti, mai così tanto.

Mai così tante guerre come nel 2011. E mai così tanti soldi spesi per gli armamenti

Il Conflict Barometer ( http://www.hiik.de/en/konfliktbarometer/index.html ) è una pubblicazione annuale ad opera dell’Università di Heidelberg che descrive le recenti tendenze e gli sviluppi per quanto riguarda i conflitti e, più in generale, le situazioni di crisi in corso nel mondo. E’ suddiviso in cinque sezioni (una per ogni macroarea geografica) e offre delle schede dettagliate, corredate da didascalie, in cui sono presentate tutte le guerre accese, concluse e in corso in un determinato anno. L’approccio metodologico consiste nella definizione di conflitto e nella misurazione dell’intensità dello stesso.
Stando all’ultima edizione, nel 2011 sono state registrate 388 situazioni di conflitto armato. Il numero più alto dal secondo dopoguerra ad oggi.
Globalist ( http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=35983&typeb=0&388-guerre-nel-mondo-per-risorse-e-energia ) ne offre una sintesi (da leggere per intero):

Dal 2010 al 2011 il numero totale di conflitti è passato da 370 a 388: 18 in più. Particolarmente significativo l’aumento nel numero di guerre: dai 6 casi del 2010 si è passati ai 20 del 2011. Un confronto storico con i dati in possesso dell’Heidelberg Institute, raccolti a partire dal 1945, dimostra che il 2011 è l’anno con il numero più elevato di guerre mai registrato dalla fine del secondo conflitto mondiale. Sei guerre già registrate nel 2010 hanno mantenuto nel 2011 il medesimo livello di gravità: Iraq, Afghanistan, Pakistan, Sudan, Somalia e Messico. Altre 14 situazioni di conflitto sono esplose ex novo o degenerate in guerre aperte.

“L’assetto economico è sempre stato decisivo nel contribuire a determinare il grado di conflittualità delle relazioni internazionali, sia per via dei conflitti che riguardano l’accaparramento di risorse strategiche (petrolio, acqua, terra) sia per le acute tensioni che si possono generare nelle relazioni tra creditori e debitori, all’interno del mercato internazionale.

Negli ultimi 50 anni, la condivisione forzata dei bacini ha prodotto 37 conflitti violenti. “Oltre 50 paesi nei prossimi anni potrebbero entrare in dispute violente sulla gestione di laghi, fiumi, dighe e acque sotterranee” [ma ho già spiegato perché le guerre per l’acqua sono meno probabili di quanto si creda (http://geopoliticamente.wordpress.com/2011/03/22/il-mito-delle-guerre-per-lacqua/ ) ]. Negli ultimi 5-6 anni, il prezzo reale del cibo è sostanzialmente raddoppiato. L’indice del prezzo mondiale del cibo, pari a 107 nel 1990, è aumentato progressivamente, fino a raggiungere nel febbraio 2011 la vetta di 209.3. A febbraio 2012, l’indice era ancora molto alto (195.2).

la principale causa degli aumenti di prezzo risiede nella “finanziarizzazione del mercato delle commodities“, ossia nel ruolo giocato dagli speculatori e dai mercati finanziari mondiali nel plasmare le politiche fiscali delle potenze mondiali e, perciò, il panorama macroeconomico dentro al quale ogni economia è costretta a muoversi.

Nel 2011 la spesa militare aggregata a livello globale ha raggiunto i 1.630 miliardi di dollari. […] Le democrazie nel mondo sono 77, con caratteristiche molto variabili e diversi gradi di rispetto dei diritti umani […] ono invece 34 i paesi che vivono sotto regimi dichiaratamente autocratici o oligarchici. A cavallo tra i diversi sistemi politici ci sono 43 paesi definiti fragili

Più di un miliardo di bambini e adolescenti (dati Unicef) vive in scenari di guerra; tra questi, circa 300 milioni hanno meno di 5 anni d’età (2009).

Secondo i dati del Sipri di Stoccolma, la spesa militare aggregata a livello globale ha subito un incremento in termini reali di circa il 26% dal 2007 al 2011, raggiungendo i 1.630 miliardi di dollari, risentendo in modo limitato degli effetti negativi della crisi economico-finanziaria. “La spesa militare globale -evidenzia il rapporto- assorbe circa il 2,7% delle risorse mondiali.

In proposito, è inutile sottolineare che il mercato delle armi è forse l’unico business al mondo che non conosce crisi – droga e traffico di esseri umani a parte. Anche a causa di un (mancato) Trattato sul disarmo ( http://www.unimondo.org/Notizie/Il-mercato-delle-armi-e-un-Trattato-che-non-arriva-137743 ) auspicato dalle Nazioni Unite ma che non si riesce a firmare. Tanti, troppi gli interessi contrari.

Fonte: http://geopoliticamente.wordpress.com
Link: http://geopoliticamente.wordpress.com/2012/11/16/mai-cosi-tante-guerre-come-nel-2011-e-mai-cosi-tanti-soldi-spesi-per-gli-armamenti/
16.11.2012

Fonte

Gaza: appello italiana Rosa Schiano, Israele continua ad arrestare palestinesi durante ‘tregua’

Gaza: appello italiana Rosa Schiano, Israele continua ad arrestare palestinesi durante ‘tregua’

Posted by Antimo Merolla on nov 29, 2012

 

Altri 6 pescatori sono stati arrestati questa mattina dalla Marina militare israeliana, all’interno delle 6 miglia nautiche dalla costa, la barca su cui si trovavano è di Fahed Baker, il più giovane dei pescatori ha 16 anni. Pregherei i media di avere un minimo di attenzione su quello che sta succedendo nella Striscia di Gaza nella cosiddetta “tregua”. Grazie.